GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla Messa celebrata nel pontificio collegio Pio Latino Americano - Roma

L'omelia alla Messa celebrata nel pontificio collegio Pio Latino Americano - Roma

Titolo: Testimoniate il messaggio evangelico e predicate la dignità dell'uomo

Testo:

Amatissimi fratelli, Superiori e alunni del Pontificio Collegio Pio latino americano di Roma.


1. Accettando l'invito rivoltomi tempo fa dai vostri Superiori, prendo parte insieme a voi con grande gioia alla celebrazione della Eucaristia di questo pomeriggio, che oggi, festività del Battesimo del Signore, ci invita ad addentrarci nel mistero di Cristo.

Ho desiderato compiere questa visita al Collegio, che fa seguito a quella realizzata 19 anni fa dal mio predecessore Papa Paolo VI, per mostrare in questo modo tutta la stima che nutro verso i Centri ecclesiali di Roma, nei quali viene perfezionata la formazione intellettuale e spirituale di tanti sacerdoti che giungono qui, come voi, dai più diversi e lontani paesi del mondo.

In concreto, venendo in questa Casa mi sembrava quasi di porre piede di nuovo, come in una visita a ciascuno del vostri paesi, sul suolo delle terre del continente latino americano, la cui vita religiosa seguo con sollecitudine tutta particolare per la sua grande importanza per la Chiesa. La mia missione apostolica mi ha condotto fisicamente in quelle terre in tre occasioni, nelle mie visite nella Repubblica Dominicana, nel Messico e nel Brasile, e sempre ad esse mi ha avvicinato in molte altre circostanze il mio ministero di successore di Pietro e Pastore di tutto il gregge di Cristo.

Solo un mese fa, abbiamo celebrato insieme, nella Basilica di san Pietro, il 450° anniversario della materna presenza di nostra Signora di Guadalupe e Tepeyac. Ella che è la patrona dell'America Latina, mi ha aperto il cammino dell'incontro con i popoli di questo continente e mi ha anche guidato verso di voi che provenite da quelle nazioni profondamente radicate nella fede cristiana e mariana.


2. Sono a perfetta conoscenza che la storia del Collegio, un'opera voluta da Papa Pio IX nel 1858, è stata intimamente legata, nei suoi quasi centoventicinque anni di esistenza, alla storia di quei popoli che vanno scrivendo, nel dolore, nella gioia e nella speranza, il loro cammino di salvezza, da quando, secoli fa, hanno ricevuto la fede, fino al momento attuale.

Su questa via di salvezza in Cristo Redentore, hanno lasciato la loro impronta imperitura i 18 Cardinali e i 298 Vescovi che si sono formati in questo Collegio e che come Pastori di varie Chiese locali hanno continuato la loro opera di maestri della Verità, ministri dell'amore salvifico e difensori dell'uomo. Ad essi si è unita una vera schiera di sacerdoti, anch'essi alunni di questo Centro, che si sono poi irradiati in tutto il continente in quanto portatori del messaggio evangelico, sostenitori nella fede dei testimoni del Cristo vivo, creatori di speranza, predicatori della dignità di ogni uomo, fratello amato individualmente da Dio.

Questo breve sguardo alla storia passata del vostro Collegio, deve essere per voi un impegno riguardo al futuro, a continuare a intensificare una linea di generosa e fedele dedizione alla Chiesa, alla quale vi impegna la vostra condizione di anime consacrate e la vostra libera elezione. Sono numerose le persone che confidano in ciò e che considerano giusto ricorrere a voi per domandarvi l'aiuto che la potenza di Cristo pone nelle vostre mani per mezzo della Chiesa.


3. Per prepararvi meglio alla missione che vi compete, potete ora disporre, momentaneamente liberi dagli obblighi di un apostolato diretto che assorbirà poi ogni giorno tutte le vostre energie, di un tempo molto prezioso.

La vostra presenza come studenti in questo centro della Chiesa, non lontano dal successore di Pietro, al quale giungono i palpiti di tutto il mondo cattolico, vi offre insospettate possibilità di aprire le vostre menti e i vostri cuori a questa dimensione di universalità ecclesiale che deve essere una caratteristica della vostra vita di sacerdoti.

Nello stesso tempo, la vostra maggiore vicinanza, anche fisica, al Papa, che è anche Vescovo della diocesi che vi ospita durante questi anni della vostra permanenza romana, deve trasmettervi un più profondo "sensus Ecclesiae", una costante tensione a prendere come punto di riferimento, nella vostra vita e nel vostro ministero, le indicazioni del Magistero della Chiesa.

Questo vi aiuterà a mantenere in voi l'intima connessione con Cristo, centro del mistero ecclesiale di salvezza, e consoliderà la base sicura della guida spirituale degli altri, che come pastori di anime siete chiamati ad esercitare nei vostri rispettivi ministeri.

Questo vasto sentimento di Chiesa, nella fedeltà agli insegnamenti del magistero, vi confermerà nell'imprescindibile vincolo con i vostri rispettivi Pastori (cfr. CD 28), all'interno della porzione ecclesiale nella quale vivrete il vostro concreto inserimento nel disegno salvifico di Dio, nella delicata ed altissima missione come "parti centrali nella missione ecclesiale, come principali collaboratori dei Vescovi, come partecipanti dei poteri salvifici di Cristo, testimoni, annunciatori del suo Vangelo, animatori della fede e della vocazione apostolica del Popolo di Dio" ("Discorso ai sacerdoti", 27 gennaio 1979: "Insegnamenti", II [1979] 173).

Questo è il frutto che dagli anni trascorsi a Roma, nella meditazione e nello studio, i vostri Vescovi sperano. Così si sono espressi nella recente visita che il 7 novembre mi hanno fatto i membri della Commissione Episcopale del Collegio. E questa è anche la speranza del Papa nei vostri confronti, che cioè voi prendiate in seguito, con atteggiamento gioioso e colmo di speranza, la vostra parte di responsabilità nella guida di un continente di giovani, nel quale dovrete affrontare sfide numerose ed urgenti.


4. In questa vasta visione del vostro futuro ministero, desidero insistere su di un altro punto anch'esso essenziale: la solida preparazione spirituale sulla quale deve basarsi tutto il resto.

Infatti, questi anni che ampliano i vostri orizzonti culturali in questo vostro contatto con le Università romane, deve anche dare un forte impulso al vostro accostarvi alle grandi fonti della spiritualita. Innanzitutto alla Parola rivelata, sorgente diretta di luce e di guida divine; ed anche ai documenti del Magistero, all'Eucarestia e al Sacramento vissuti, alle sorgenti sicure dei Padri, della Liturgia, dei grandi maestri di spiritualità, ai modelli ecclesiali della ricca tradizione agiografica della Chiesa. Tutto questo nella prospettiva di creare questo atteggiamento esistenziale capace di dare un deciso orientamento di fede alla vita e al ministero pastorale, per valorizzare giustamente le diverse opzioni pratiche e saper dare la debita priorità, a partire da una chiara identità sacerdotale ed evangelica, alla opzione per i più bisognosi, gli operai, i contadini, gli indigeni, gli emarginati e i gruppi afro-americani. Impegnandosi in questo modo nella vera promozione e difesa della dignità di ogni uomo (cfr. "Puebla", 711) e in un'opera volta a garantire una maggiore giustizia in una società che tanto ne ha bisogno, come ben vi insegna la vostra esperienza personale.


5. La Parola di Dio che abbiamo appena finito di ascoltare nel brano evangelico di questa Liturgia del Battesimo del Signore, racchiude tutto un programma ed un atteggiamento di vita: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" (Mc 1,11). E' la voce del Padre che, in presenza dello Spirito, manifesta il suo amore per il Figlio. Questo mistero rivelato di amore divino rivolto ad ogni uomo in Cristo, all'ascolto del quale dobbiamo continuamente rimanere, per tradurlo in vita nella nostra realtà quotidiana e in quella degli uomini del nostro tempo.

Di questo amore del Padre nel Cristo Salvatore dovrete essere testimoni credibili nelle vostre comunità. E conseguirete questo fine nella misura in cui assumerete con gioia e generosità la vostra missione sacerdotale, con una chiara visione della vostra missione di continuatori dell'opera salvifica di Gesù, amati dal Padre, docili alla forza vivificante dello Spirito Santo, fedeli alla Chiesa che vi ha affidato il compito del servizio nella fede agli uomini, per condurli alla liberazione integrale in Cristo.


6. Non posso concludere queste brevi riflessioni senza rivolgere una parola di incoraggiamento ai membri della comunità dei Gesuiti ai quali è affidata la direzione del Collegio e la guida spirituale degli alunni. Insieme ad un vivo sentimento di gratitudine in nome della Chiesa per la vostra sollecitudine ed i vostri sacrifici, va anche la mia cordiale esortazione a non venir meno ai vostri propositi, affinché i traguardi ai quali ho accennato prima siano una realtà sempre più consolante nella vita del Collegio e dei suoi alunni.

E' cosa per me gradita esprimere la mia sincera gratitudine ai Fratelli della Dottrina Cristiana qui presenti, che con il loro impegno nascosto e coraggioso tanto han contribuito al buon andamento di questa comunità presbiterale. Che il Signore li ricompensi largamente per questo loro meritorio servizio ecclesiale. Desidero poi manifestare il mio apprezzamento ed il mio saluto nell'amore di Cristo ai collaboratori laici, presenti a questa celebrazione insieme ai loro familiari. Tutti benedico di cuore.

Continuiamo nella celebrazione della Eucarestia, presentando all'altare, attraverso la Madre di Gesù e Madre nostra, la Vergine santissima di Guadalupe, tutte queste intenzioni, affinché egli le accolga, le benedica, le faccia fruttificare in grazie abbondanti che accompagnino in ogni momento la nostra vita.

Così sia.




1982-01-10 Data estesa: Domenica 10 Gennaio 1982








Ai Vescovi della Nigeria in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La mia prossima visita in Nigeria si svolgerà nel contesto dell'evangelizzazione

Testo:

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.


1. Con l'aiuto di Dio, fra poche settimane avro il privilegio di recarmi nel vostro paese e di esprimervi personalmente l'affetto e la stima che nutro per tutto il popolo nigeriano. La mia visita sarà soprattutto una visita pastorale.

Verro per proclamare il Vangelo di Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore, e per celebrare con voi, nella fede, nella speranza e nella carità, la comunione della Chiesa cattolica. Compiro un pellegrinaggio al santuario vivente del Popolo di Dio che è la Chiesa nella vostra terra.


2. Questa visita darà a tutti noi una opportunità per fare esperienza della nostra unità in Cristo e nella Chiesa. Insieme noi potremo capire più profondamente che cosa significhi essere uniti nell'accettazione della Parola di Dio ed esprimere questa unità attraverso la preghiera, l'azione sacramentale e la sollecitudine caritativa. Noi speriamo in questo modo di manifestare la comunione ecclesiale con lo stesso fervore dei primi cristiani i quali "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna nella frazione del pane e nelle preghiere" (Ac 2,42). E, davvero, prego perchè la mia visita non soltanto rifletta questa comunione ma la intensifichi. Intanto la vostra visita "ad limina" di oggi anticipa e prepara quella che sarà una grande celebrazione della nostra unità. E' un preludio ed una preparazione a quella visita pastorale durante la quale il Papa apparterrà in modo speciale alla Nigeria.


3. Per sua stessa natura ogni celebrazione della comunione ecclesiale è connessa alla proclamazione della Parola di Dio. E' nella verità di Gesù Cristo, Verbo Incarnato di Dio, che hanno luogo tutte le nostre assemblee; è a questa verità che la nostra unità deve dare testimonianza. Come spiega san Giovanni, la nostra comunione è legata al messaggio di verità che abbiamo udito e che proclamiamo: "La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo" (1Jn 1,3).E infatti nella sua preghiera, dopo essersi rivolto al Padre suo, Cristo implora per i suoi discepoli l'unità perfetta, dicendo: "Consacrali nella verità... Per loro io consacro me stesso, perchè siano anch'essi consacrati nella verita" (Jn 17,17-19).

Tutta la comunione ecclesiale è costruita sulla verità della Parola di Dio.


4. Il più grande desiderio del mio cuore è perciò quello di proclamare al vostro popolo quel vivificante messaggio di verità che è il Vangelo di Gesù Cristo. In questo senso tutta la mia visita pastorale deve essere vista nel contesto dell'evangelizzazione. Essa viene ad essere perciò un'ulteriore proclamazione del messaggio di salvezza che è già stato predicato ed accettato dal vostro popolo.

Viene ad essere un rinnovato invito rivolto ad esso a confidare in Gesù Cristo e "a comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta" (Ep 4,1). Per concludere, si può dire che la mia visita è posta sotto il segno dell'evangelizzazione, al centro della quale vi è "una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e di misericordia di Dio stesso" (EN 27).

Intesa in questo modo, l'evangelizzazione implica la predicazione del messaggio di speranza, il portare la Buona Novella ad ogni settore della società e l'invitare individui e comunità ad un cambiamento interiore. L'evangelizzazione è la vocazione propria della Chiesa; esprime la sua identità più profonda perchè assomma l'intera missione di Gesù stesso, il quale disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio... per questo sono stato mandato" (Lc 4,43).


5. In unità con i Vescovi della Nigeria e con la Chiesa intera, cerchero nella mia visita di adempiere alla mia missione di evangelizzazione al servizio del Vangelo, invitando la Chiesa che è in mezzo a voi a divenire un segno e uno strumento sempre più efficaci del regno di Dio sulla terra. E' attraverso l'evangelizzazione, attraverso la comunicazione della potenza del Vangelo di Cristo che le Chiese locali sono purificate e rese capaci di diventare sempre più autentiche comunità di fede in cui i poveri e i sofferenti, gli ammalati e gli handicappati, i disoccupati e i diseredati, gli orfani, le vedove e i profughi trovano amore fraterno, solidarietà ed aiuto e in cui ciascuno è "desideroso di conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace" (Ep 4,3). Si, cari fratelli, desidero ardentemente di venire a trovarmi con voi ed il vostro popolo per rendere omaggio a coloro che per primi portarono a voi il messaggio evangelico e fondarono la Chiesa che è presso di voi. Desidero ardentemente celebrare insieme a voi la nostra unità sotto il segno della evangelizzazione.

Tutto ciò è finalizzato alla gloria di Dio uno e trino, al quale ognuno di noi, in quella occasione, potrà indirizzare la nostra comune preghiera di esaltazione e di gioia: "Ti lodero nella grande assemblea, ti celebrero in mezzo ad un popolo numeroso" (Ps 34 [35],18). Con il suo aiuto noi renderemo gloria a Dio tutti insieme in Nigeria! Che la Madre di Gesù ci aiuti perchè questo avvenga.




1982-01-14 Data estesa: Giovedi 14 Gennaio 1982




Ai Vescovi lombardi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Annunciare l'amore di Cristo agli uomini che vivono le contraddizioni del nostro tempo

Testo:

Venerabili e amati fratelli, Vescovi delle Chiese che sono in Lombardia.


1. Ringrazio il Signore con tutto il cuore per la gioia intensa che l'incontro con voi mi procura. Ho atteso nella preghiera la vostra venuta, anticipandola con il desiderio vivo di vedervi uno per uno e tutti insieme, "per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io" (Rm 1,11-12).

Adoriamo insieme Cristo che ci ha scelti per servire il suo Vangelo.

Adoriamolo perché ci ha fatti strumenti del suo amore misericordioso, per dare luce e consolazione agli uomini d'oggi, la cui salvezza, come per gli uomini di ieri e di sempre, si trova unicamente nella verità a noi fatta conoscere dalla divina Rivelazione, che in lui si è compiuta.

Qui, in questa Sede Apostolica che presiede alla Chiesa nella carità, a questa Cattedra del Vicario di Cristo, alla quale il Signore per l'imperscrutabile sua volontà ha chiamato l'umile mia persona, voi siete venuti per comunicare i problemi, le gioie, le ansie, le sofferenze della vostra missione pastorale. Io vi accolgo con affetto fraterno, nel desiderio di offrirvi il conforto e la comprensione, che vi aiutino a continuare nella vostra missione di "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1).


2. Voi siete Vescovi in una regione italiana, la Lombardia, nella quale l'annuncio del Vangelo e l'edificazione della Chiesa risalgono ai primi secoli cristiani.

Siete quindi eredi e custodi di una tradizione religiosa di inestimabile valore. A questa tradizione è doveroso attingere costantemente, perché essa, lungi dall'essere un freno, è quasi una forza che spinge in avanti. Basti citare il nome di sant' Ambrogio e di san Carlo per evocare un patrimonio di dottrina e di esperienza pastorale capace anche oggi, pur in tempi tanto diversi, di illuminare le menti e sorreggere le volontà di coloro che ne debbono continuare la missione.

Nel nostro secolo ben tre sommi Pontefici ebbero i natali e l'educazione nella vostra regione: Pio XI, Giovanni XXIII e Paolo VI, tutti e tre di grande e venerata memoria. Noi crediamo che lo Spirito Santo guida la Chiesa di Dio, e nella fede possiamo pensare che non manca di un significato provvidenziale il fatto che in poco più di mezzo secolo il ministero di Pietro sia stato affidato a tre Papi di origine lombarda.

Questo fatto suggerisce pensieri che riguardano in modo particolare la vostra regione e che ne evocano la lunga storia. E' storia di una popolazione seria e laboriosa; ma è soprattutto storia della progressiva penetrazione del Cristianesimo nella mentaliià e nel costume, nei quali si è venuto costituendo quel nucleo di valori essenziali a cui generazioni e generazioni di lombardi hanno nel tempo ispirato la loro vita. Non è difficile elencarne alcuni tra i più importanti: l'onore per il matrimonio; il culto della famiglia; la sollecitudine per l'educazione dei figli; l'impegno nel lavoro; l'onestà nei rapporti umani; la forza nell'affrontare le difficoltà; l'amore della libertà; la generosità; la partecipazione civile; e soprattutto una fede religiosa e un attaccamento alla Chiesa cattolica, che hanno rappresentato il faro orientatore nella vita della vostra gente.

Dalla vostra storia e tradizione sono venuti i numerosi santi lombardi che la Chiesa venera per il riconosciuto eroismo della loro virtù; sono venuti gli innumerevoli santi noti soltanto a Dio, che ogni giorno, soprattutto nelle famiglie, hanno trasmesso la fede con la preghiera, l'esempio, l'educazione; sono venute larghe schiere di sacerdoti ammirevoli per dedizione alle anime e servizio alla Chiesa, che hanno saputo guidare il loro gregge con dinamismo intraprendente, non disgiunto da saggia prudenza pastorale.


3. Nella vostra regione si trovano tutti i segni che fanno, del nostro tempo, un periodo storico meraviglioso per ciò che l'umanità è riuscita a costruire, ma anche un'epoca segnata da tante inquietudini che la turbano e la scuotono. La scienza, la tecnica, il lavoro, l'inventiva hanno seminato la terra lombarda di fabbriche; prodotto e diffuso ricchezza; richiamato un numero altissimo di persone dalle zone più povere dell'Italia; reso possibile un tenore di vita fino ad una generazione fa quasi impensabile. Ma tutto ciò ha inciso profondamente sul costume e sulla mentalità, con conseguenze spesso negative proprio in ordine a quei valori, che la tradizione cristiana aveva per secoli difeso come il bene più prezioso anche sul piano civile.

Cristo vi ha scelto e vi ha mandato ad annunciare le meraviglie del suo amore tra uomini e donne che vivono le contraddizioni del nostro tempo, con le possibilità di bene che in esso sono cresciute, ma anche con le forme antiche e nuove di male che l'accompagnano. La solitudine, che rode il cuore dell'uomo e spesso lo trascina alla disperazione, viene sperimentata in modo particolare proprio nel mezzo di società ricche. Vi è chi cerca di superare la solitudine con la droga, l'erotismo, il materialismo pratico, la stessa violenza; ma il male non lo si vince mai con un altro male.

Noi sappiamo che soltanto Cristo conosce il cuore dell'uomo e che soltanto dalla sua Parola zampilla l'acqua viva capace di saziare la sete dell'uomo. Ed è Cristo, solo Cristo che abbiamo la missione di annunciare e di testimoniare con la nostra vita. Essere pastori di anime significa oggi come non mai saper capire l'affascinante e tremenda realtà dell'uomo; cogliere il bisogno profondo d'amare e di essere amato, che egli racchiude in se stesso; valutare le sue aspirazioni alla giustizia e alla pace. Compito primario della nostra paternità spirituale è di trasmettere la fede in Cristo, perché in essa ogni uomo trovi il significato ultimo e unificante della sua vita in ogni manifestazione e direzione.


4. La vostra regione non è importante soltanto per il lavoro e l'organizzazione di esso. E' importante anche per il grande rilievo che vi hanno la cultura e l'educazione, con le innumerevoli istituzioni che ne sono al servizio. Ciò fa onore ai Lombardi. La parte esercitata dai cattolici è di notevole ampiezza, e per questo motivo vi esprimo la mia più viva compiacenza e il più cordiale sostegno.

Ben quattro vostre città sono sedi universitarie: Milano, Pavia, Brescia, Bergamo. La scuola di ogni ordine e grado vi è diffusa in modo capillare.

Esistono biblioteche prestigiose, pinacoteche, conservatori musicali, scuole d'arte, centri e istituti culturali. Si stampano in Lombardia giornali e periodici di livello nazionale. Vi hanno sede case editrici di grande fama e importanza.

Tutto questo pone un problema pastorale di fondamentale rilievo per le Chiese particolari lombarde, ma anche per tutta la Chiesa italiana a causa dell'influenza che la cultura, travalicando ogni confine, esercita nella formazione di un comune pensiero morale e nella crescita dell'intelligenza.

Se "la cultura è ciò per cui l'uomo in quanto uomo diviene maggiormente uomo" ("Discorso all'Unesco", 2 giugno 1980: "Insegnamenti", III, 1 [1980] 1640), appare di evidenza immediata la cura che dobbiamo avere per la cultura e la sua diffusione. Ne va del destino dell'uomo, e la Chiesa pertanto ne è direttamente responsabile. Tutto ciò che fate per assistere coloro che operano nelle diverse istituzioni culturali e nella scuola, e per non far mancare una forte, seria, operosa presenza culturale cattolica risponde alle più decisive attese dell'uomo e alle più gravi responsabilità della Chiesa.

In un contesto sociale come quello lombardo, compito della cultura dovrebbe essere l'offerta di un contributo d'insostituibile importanza per la comprensione del nostro tempo.

La cultura cattolica non deve mancare. La verità di Cristo, custodita e insegnata in modo autentico dal Magistero della Chiesa, illumina l'esperienza umana e permette di conoscerla a fondo. Ne deriva la possibilità, per la stessa ragione umana, della determinazione di criteri e di principi, che ispirano valutazioni e orientamenti, per essa altrimenti impervi. Anche chi non ha fede dovrebbe almeno riconoscere che il contributo della cultura cattolica alla comprensione dell'uomo arricchisce la ricerca e la conoscenza comune.

La fede non mortifica la ragione e non esclude affatto ciò che dalla ragione viene conquistato. Ma la cultura che la fede genera, quando è sinceramente vissuta, non è soltanto ragione. Nasce dalla vita cristiana, e della vita cristiana porta il sigillo. Diventa mentalità; esige coerenza; riconosce il primato della contemplazione; si dilata nella carità; si fa attenta con speciale inclinazione ad ogni uomo e da tutto l'uomo. Là dove la causa dell'uomo esige un impegno particolare perché ciò che l'uomo produce non si ritorca contro di lui, il compito di una cultura cattolica è fondamentale per motivi non soltanto religiosi, ma anche civili e sociali.


5. Di alcuni problemi particolari mi pare opportuno parlare oggi con voi, allo scopo di sottolineare l'importanza di una azione pastorale attenta e lungimirante riguardo alla cultura. Il primo è quello della cosiddetta "cultura popolare", ossia di quell'insieme di principi e valori che costituiscono l'ethos di un popolo, la forza che lo unifica nel profondo e che l'esperienza storica ha fatto maturare talvolta col duro prezzo di grandi dolori collettivi, costituendo un fondamento comune, prima e oltre i diversi indirizzi ideologici e politici. Nessun popolo si forma al di fuori di questo fondamento. Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l'appello ad una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale. Una tale "cultura popolare" è in massima parte opera, nella vostra regione, della fede cristiana e dell'educazione data nei secoli dalla Chiesa. Oggi per diversi motivi essa è minacciata; talvolta sembra in grave pericolo d'essere travolta.Vigilate con grande cura su questo punto: ne dipende il futuro della Chiesa e della stessa società.

Una seconda riflessione riguarda la scuola, soprattutto quella che i ragazzi e le ragazze hanno l'obbligo di frequentare. E' tale scuola che contribuisce in grado eminente alla formazione della "cultura popolare". Anche se riconosciamo l'influenza della cosiddetta "scuola parallela", ossia dei mezzi di comunicazione di massa, e dei gruppi che spontaneamente si formano tra i ragazzi, la funzione della scuola resta insostituibile. Resta tale, oltre che per i numerosi argomenti addotti dalla pedagogia, anche per l'azione che l'insegnante è in grado d'esercitare sugli alunni. Da qui deriva la fondamentale importanza, nella pastorale scolastica, di ciò che viene programmato e fatto per assistere religiosamente e culturalmente gli insegnanti di ogni ordine e grado, a partire dalle educatrici di scuola materna.

La storia e l'esperienza della vostra regione offrono più di una prova che la fede è stata trasmessa nel popolo ad opera dei genitori, dei sacerdoti e, in molti casi, degli insegnanti. Sono innumerevoli le persone che riconoscono di dovere alla loro maestra e al loro maestro elementare i primi, mai più dimenticati, orientamenti religiosi. I cattolici lombardi furono i primi a comprendere l'importanza del problema negli anni tra il secolo XIX e XX. Si devono alla loro capacità di guardare lontano e alla concretezza e operosità tipiche della stirpe lombarda alcune iniziative di grande rilievo che, proponendosi di "educare gli educatori", diedero un impulso fondamentale alla educazione cristiana del popolo. Fu in Lombardia che si costitui agli inizi del secolo l'Associazione nazionale dei maestri cattolici, intitolata a Niccolo Tommaseo. Fu ad opera di lombardi che ebbe origine, e continua ad operare, la provvidenziale istituzione della Editrice La Scuola. Fu l'Università Cattolica ad iniziare, appena costituita, corsi di formazione per gli insegnanti. Una tale tradizione vi sospinga a continuare nella ricerca di soluzioni sempre nuove di un problema oggi come ieri di portata veramente storica.

La "cultura popolare" è oggi in larga misura, come ho già accennato, influenzata dai mezzi di comunicazione di massa. Non si può dubitare dell'importanza di tali mezzi nella formazione del costumee dell'opinione pubblica. I cattolici italiani vi hanno già dedicato lodevolmente molta attenzione; ma bisogna moltiplicare gli sforzi affinché tali mezzi non operino in modo da scardinare una moralità di base che fu sempre la forza segreta del popolo italiano. Occorre fare ogni sforzo per aiutare e sostenere il quotidiano cattolico ed anche i settimanali cattolici che nelle vostre diocesi godono di larga diffusione tra il popolo ed entrano nelle famiglie portando la vostra parola e facendo seguire la vita della Chiesa. E altrettanto dobbiamo dire per le emittenti radiofoniche e televisive cattoliche, che operano nella vostra regione: sono mezzi di inestimabile potenza nel portare la voce cattolica in ambienti e luoghi altrimenti inavvicinabili, e meritano ogni possibile aiuto.


6. Un cenno particolare voglio riservare alla scuola cattolica, che nella vostra regione è felicemente diffusa e organizzata. Vi esprimo per essa il mio plauso cordiale. La scuola cattolica non è un fatto marginale o secondario nella missione pastorale del Vescovo. Non la si può interpretare unicamente come una funzione di supplenza nei confronti della scuola statale. Non va nemmeno intesa come un'antitesi alla scuola statale. Essa trova la vera giustificazione nella missione stessa della Chiesa, ed è pienamente comprensibile alla luce dei principi basilari della dottrina cristiana: il primato educativo della famiglia; un progetto educativo in cui si fondano in armonia la fede, la cultura, la vita; la possibilità offerta a tutti di una educazione integralmente cristiana; la libertà oltre che nelle istituzioni, anche delle istituzioni. I cattolici lombardi si batterono vivacemente in passato sia per la loro scuola sia per la scuola statale.

Bisogna continuare, sempre più considerando la scuola cattolica come iniziativa della Chiesa particolare, che per mezzo di essa evangelizza, educa, collabora alla edificazione di un costume moralmente sano e forte nel popolo.

Non possiamo dimenticare che in Lombardia, a Milano e a Brescia, si trova l'Università Cattolica del Sacro Cuore, gemma autentica della scuola cattolica in Italia. Furono la genialità e la tenacia, la fede e la passione per l'educazione dei giovani di padre Agostino Gemelli e di altri lombardi a realizzarla circa sessant'anni fa, raccogliendo il voto e il desiderio di tanti cattolici italiani. L'Università Cattolica del Sacro Cuore è oggi una realtà viva, prestigiosa, apprezzata non soltanto in Italia e non soltanto tra i cattolici.

Nella sua triplice funzione - didattica, di ricerca scientifica, di educazione permanente - essa dà un contributo inestimabile alla vita della Chiesa e della società e merita di essere sostenuta con generoso impegno.

Almeno un accenno desidero dedicare anche alle case editrici cattoliche, che sono sorte ed hanno sede nella vostra regione. Sono numerose e costituiscono una ulteriore prova dell'intelligenza e della ricchezza spirituale dei cattolici lombardi. Pur nel rispetto della loro legittima autonomia, vanno seguite, incoraggiate, assistite, affinché la loro attività rappresenti sempre un servizio alla verità e alla formazione cristiana dell'opinione pubblica.

Da ultimo desidero ricordare, nel contesto del fondamentale tema della cultura, il servizio che è chiamata a rendere, in questo campo, la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, a cui convergono sacerdoti, religiosi e laici della Lombardia, del Piemonte e del Veneto. Vi esorto a seguire da vicino l'attività di tale Centro, sostenendolo e, in pari tempo, vigilando affinché sia sempre salvaguardata la purezza della dottrina. Quali responsabili della salvezza eterna dei vostri fedeli, abbiate sempre viva coscienza del compito che vi incombe di garantire che al vostro gregge sia portato l'annuncio della vera fede e siano da esso tenuti lontani gli errori che lo minacciano (cfr. LG 25).

Solo una fede alimentata alle fonti genuine della Verità recata da Cristo, potrà consentire l'elaborazione di progetti d'azione, capaci di incidere positivamente sulla vita dei singoli e sulle stesse strutture sociali.


7. Venerabili fratelli, i frutti di una pastorale della cultura non possono essere immediati. Esigono tempo e pazienza. Dobbiamo seminare oggi, se vogliamo che il domani del nostro popolo sia cristianamente più fervido e luminoso. Importante è seminare oggi con generosità e intelligenza. Occorre farvi aiutare in questo impegno da sacerdoti e laici che alla limpida vita cristiana e alla passione apostolica uniscano una seria preparazione culturale, sicurezza di dottrina e modernità di metodi, insieme con la capacità di vedere a fondo e in avanti. Ciò che fate nel campo della cultura e dell'educazione renderà il cento per uno a gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

Ed ora, a conclusione di questo incontro, nella prospettiva ormai ravvicinata di due grandi appuntamenti quali il Congresso Eucaristico Nazionale del prossimo 1983 e il 400° anniversario della morte di san Carlo Borromeo, che ricorrerà nel 1984, mentre auspico che tali avvenimenti possano costituire momenti significativi di riflessione e di ripresa, imparto di cuore a voi ed alle popolazioni, che qui rappresentate, la propiziatrice benedizione apostolica.




1982-01-15 Data estesa: Venerdi 15 Gennaio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla Messa celebrata nel pontificio collegio Pio Latino Americano - Roma