GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla parrocchia di san Ponziano - Roma


1. "Celebrate il Signore, perché è buono; / perché eterna è la sua misericordia" (Ps 118 [117],1).

Queste parole del Salmo sono risuonate per la prima volta durante la notte della veglia pasquale, per accompagnare la liturgia dell'intero periodo pasquale. Oggi le stesse parole risuonano - nella quarta domenica di questo periodo - confermando la profonda verità dell'umana esistenza, che si è svelata con la Risurrezione di Gesù di Nazaret.

"E' meglio rifugiarsi nel Signore / che confidare nell'uomo" (Ps 118 [117],8).

Infatti, colui che con l'ultimo anelito del suo umano respiro, morendo sulla Croce, esclamo: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (cfr. Lc 23,46) - si presenta di nuovo Vivo in mezzo ai suoi discepoli nel Cenacolo di Gerusalemme - e sembra continuare le ultime parole pronunciate sulla Croce col seguente versetto del Salmo: "Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, / perché sei stato la mia salvezza" (v. 21)... "Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, / sei il mio Dio e ti esalto" (v. 28).

Così sembra dire l'Uomo Risorto: Gesù di Nazaret.

Noi invece andiamo incontro a lui esclamando (come nella Domenica delle Palme, sia pure in modo tanto diverso): "Benedetto colui che viene nel nome del Signore" (cfr. Jn 12,13).


2. Con tale parola, dunque, con questa parola di esaltazione per il Signore Risorto, io vengo oggi nella vostra parrocchia - e come vostro Vescovo, tutti vi invito a questa gioia pasquale, che tutta la Chiesa sperimenta a motivo della Risurrezione del Signore.

"Celebriamo il Signore perché è buono; / perché eterna è la sua misericordia...".

Proprio perché Dio è buono, "ci ha dato amore". "Quale grande amore ci ha dato il Padre - esclama nella sua prima lettera san Giovanni apostolo ed evangelista - per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente" (3,1).

Si. Ci ha fatto figli di Dio nel suo Figlio Unigenito. Ci ha fatto "figli nel Figlio...".

"Eterna è la sua misericordia": "...Fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo pero che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1Jn 3,2).

Il bene si diffonde per sua natura ("bonum est diffusivum sui"). Dio si è rivelato come Bene onnipotente, creando il mondo, e cioè donando l'esistenza a una molteplicità di esseri. Dio si è rivelato come Bene riguardo all'uomo, creandolo a sua immagine e somiglianza.

Così l'uomo, già in questa vita, è tanto dotato. Lo è ogni uomo. Persino quello umanamente più povero e meno sviluppato. Questa misura del bene, propria dell'uomo - la misura che proviene dal Creatore - appartiene già a questo mondo.

E già in questo mondo, nella vita temporale, Dio ci fa suoi figli: figli nel Figlio, ma... non è stato ancora rivelato ciò che saremo: viviamo in attesa del "mondo che verrà".

Allora, quando vedremo Dio così come egli è, solo allora saremo "simili a lui" (1Jn 3,2) in tutta la pienezza eternamente programmata.

"... perché eterna è la sua misericordia"!


3. Cristo ci dice oggi: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Jn 10,11).

Così Cristo disse una volta in una parabola - e la Chiesa spesso rilegge questa parabola - e particolarmente nella quarta domenica di Pasqua. Oggi! Mediante questa parabola Gesù di Nazaret voleva maggiormente ribadire che Dio - il Padre - è buono. Voleva dimostrare con una metafora ciò che in realtà ha compiuto con la sua passione e risurrezione.

Ecco, ha dato la vita per le pecore: per coloro, che con lui e per lui sono diventati "figli nel Figlio". Dando la vita, ha rivelato fino in fondo quanto Dio è buono, fin dove arriva la bontà di Dio. Egli non solo ci dona l'esistenza e la somiglianza a sé nell'opera della creazione; non solo ci dona la grazia di adottarci come figli in Gesù Cristo. Ma, oltre a tutto questo, redime, mediante la morte dell'Unigenito Figlio, ogni peccato, perché gli uomini "abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (cfr. Jn 10,10).

La parabola del Buon Pastore parla di "quest'amore", che non indietreggia davanti alla morte per salvare l'uomo dal male ed assicurarlo nel bene. Questa è una parabola particolarmente eloquente su Cristo Redentore.

Nella storia dell'uomo c'è continuamente quel "lupo che rapisce le pecore" (cfr. Jn 10,12); ma c'è anche Cristo, Buon Pastore, che veglia ininterrottamente.

Il Padre, che è l'inizio di ogni bene, lo conosce come "lui conosce il Padre" (cfr. Jn 10,15). E con questa conoscenza piena di donazione Cristo abbraccia ogni uomo: "Conosco le mie pecore ed esse conoscono me" (cfr. Jn 10,14).

Il Buon Pastore conosce ognuno di noi con la conoscenza dell'amore salvifico, e ci conduce al Padre. Conduce perfino quelle "pecore che non sono di quest'ovile". (Jn 10,16). Il suo amore e la sua sollecitudine salvifica si estendono su tutti gli uomini. Anche coloro che sono fuori della Chiesa, sono compresi nell'opera della salvezza.

L'amore è la più completa rivelazione del Bene. Questo amore si manifesta in Cristo nel "dare la Vita" e contemporaneamente nel "restituire la Vita".


4. La potenza dell'amore manifestato nella morte e nella risurrezione di Cristo è divenuta l'esclusiva ispirazione e l'unica forza, nel cui nome parlavano gli apostoli: "nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti" (Ac 4,10).

Nel nome di Cristo facevano anche dei segni, restituendo la salute alle persone malate e condannate alla sofferenza.

E con quella certezza, che viene dalla luce e dalla potenza dello stesso Spirito Santo, gli apostoli annunziavano la salvezza in Gesù Cristo, soltanto in lui: "In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati" (Ac 4,12).

L'odierna liturgia pasquale è colma della verità circa la salvezza.

"Salvare" significa proprio donare amore: quell'amore che ci ha donato il Padre rendendoci suoi figli nel Figlio Unigenito; quell'amore che il Figlio come Buon Pastore ha rivelato, dando la propria vita per le pecore sulla Croce, e ricuperando per tutti questa Vita nella risurrezione; quell'amore, che con la potenza del Crocifisso e del Risorto vince il male nelle anime e nella storia dell'uomo.

E per questo il Buon Pastore è al tempo stesso testata d'angolo: "Lui è la pietra scartata dai costruttori, che è diventata testata d'angolo" (cfr. Ac 4,11).

Non hanno scartato questa pietra coloro che non hanno accettato la testimonianza della Buona Novella ed hanno emesso la sentenza della morte in Croce per Cristo? Non la scartano sempre nuovamente gli uomini che vogliono sistemare il mondo e, in esso, la vita umana fuori di lui e contro di lui? E tuttavia questa pietra scartata - tante volte scartata! - Gesù Cristo, è testata d'angolo. La costruzione dell'umana salvezza può poggiare soltanto su di lui. La costruzione dell'ordine dentro l'uomo e tra gli uomini può trovare una base sicura soltanto in lui. L'uomo può crescere spiritualmente rinnovato, e crescere a misura dei suoi destini eterni soltanto da lui. E solo per mezzo di lui il mondo umano può diventare sempre più umano.


5. Cari fratelli e sorelle! Vengo oggi nella vostra parrocchia per celebrare il Cristo Risorto. Quel Cristo che è il Buon Pastore ed insieme la pietra angolare della nostra salvezza.

Nella salvezza dell'uomo, compiuta da Cristo e che incessantemente continua a compiersi, si rivela che Dio è buono.

Nel nome di questa verità desidero oggi annunziare qui la gioia pasquale. Invito tutti a partecipare a questa gioia.

E in essa porgo il mio saluto cordiale al Cardinale Vicario, al Vescovo del Settore Monsignor Alessandro Plotti e al Parroco, Don Aurelio Screpanti, che, fin dall'erezione canonica della parrocchia, ha sempre qui lavorato con amore e con totale dedizione. Saluto poi il Vicecurato, tutti i religiosi e le religiose che si prestano con premura al servizio della Chiesa e dei fedeli; in particolare, rivolgo la mia cordiale parola ai vari gruppi organizzati, al Consiglio Pastorale, ai Catechisti, ai membri della "Caritas" e del Coro Polifonico, ai soci dell'Azione Cattolica e a coloro che si prestano per la "Pastorale Universitaria", attività attualmente molto valida ed importante.


Ma, naturalmente, voglio salutare tutti voi, cari fedeli, piccoli e adulti; voglio esprimervi il mio affetto e la mia gioia nel trovarmi qui con voi, come Padre ed Amico e, per mezzo vostro, desidero anche salutare tutte le numerose famiglie di questa cara parrocchia, ancora così giovane (appena vent'ami nel


1983!), ma così attiva e promettente! Portate il mio ricordo e soprattutto l'assicurazione della mia preghiera a tutti i vostri cari, specialmente ai malati, ai sofferenti, a coloro che sono preoccupati dai tanti problemi della vita! Vi esprimo anche il mio vivo compiacimento per tutta l'opera organica di apostolato svolta dalla vostra Comunità, seguendo le direttive del Parroco e dei suoi collaboratori. Certamente una parrocchia unita e ben organizzata, con membri responsabilizzati e docili, si dimostra tale nella realizzazione dei suoi programmi. Penso che sia particolarmente da apprezzare e da incrementare il ciclo metodico della Catechesi, che comprende tutte le categorie nel loro naturale sviluppo, dai bambini delle classi elementari, agli adolescenti ed ai giovani, con le mete della Confessione, della prima Comunione, della Cresima, fino ai genitori che devono essere maestri di dottrina e modelli di vita cristiana. Continuate ad essere attivi e diligenti nelle varie iniziative parrocchiali, specialmente nell'impegno della formazione delle coscienze mediante le varie forme di catechesi, e mediante i Riti e gli Esercizi Spirituali. La vita cristiana è permeata dalla gioia pasquale, ma è seria e severa, ed esige pertanto una profonda formazione intellettuale e morale. Continuate in quest'opera silenziosa e nascosta di formazione interiore, facendo perno sulla Celebrazione Eucaristica della Domenica, il Giorno del Signore, e anche quotidiana, per coloro a cui è possibile.

Fate in modo che la vostra parrocchia sia veramente una comunità che crede e che prega, cercando di vivere il simbolo meraviglioso della vostra Chiesa, che nella sua artistica e così significativa costruzione dà l'idea di due mani unite in preghiera. Auguro di cuore che da questa vostra parrocchia, da queste care famiglie, possano sgorgare tante e sante Vocazioni sacerdotali e religiose per il bene della Città di Roma e della Chiesa intera.


6. La gioia pasquale è la gioia che scaturisce dalla certezza della salvezza dell'uomo compiuta da Gesù Cristo sulla Croce e nella Risurrezione.

E' lui stesso, liberato dai legami della morte, che in un certo senso si pone in mezzo a noi e dice al Padre: "Ti rendo grazie perché mi hai esaudito... / Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, / sei il mio Dio e ti esalto" (Ps 118 [119],21.28).

Noi invece, riprendendo in spirito queste parole, diciamo al Risorto: "Sei stato la mia salvezza" (v. 21).

Certamente non mancano fatiche e sofferenze nella nostra vita umana. Non poche sono le nubi, che ottenebrano l'orizzonte del Bene. Non poche le esperienze, nella quali il male sembra schiacciarci.

Ma non perdiamo mai la certezza che Dio è buono e che il bene è sempre più grande! Il bene della salvezza offerta all'uomo in Cristo Crocifisso e Risorto è sempre più grande di qualunque male di questa vita.

Questa consapevolezza, questa certezza è la sorgente della gioia pasquale dell'uomo e della Chiesa: "Quale grande amore ci ha dato il Padre!" (1Jn 3,1).




1982-05-02 Data estesa: Domenica 2 Maggio 1982




Messa per la festa di Maria Regina della Polonia - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Alla grotta di Lourdes nei giardini vaticani

Testo:

Sia lodato Gesù Cristo! Carissimi fratelli e sorelle. Uniamoci oggi in modo particolare con i nostri connazionali in Patria, con i compatrioti che quest'oggi venerano Maria quale Madre e Regina di Polonia. Questa è la sua principale festività, il 3 di Maggio. Insieme a loro preghiamo, partecipiamo all'Eucaristia. Insieme a loro ascoltiamo la Parola di Dio: l'Apocalisse e la lettera di san Paolo ai Colossesi, ma soprattutto il Vangelo nel quale l'apostolo ed evangelista Giovanni tramanda il grande evento della sua vita, riafferma il momento in cui egli venne presentato da Cristo alla sua Madre come un figlio, dato, affidato, raccomandato come figlio.

Gesù disse: "Ecco la tua madre... ecco il tuo figlio!". (Jn 19,26-27) E così, nella preghiera, meditando la Parola di Dio, guardiamo, come in un eterno prisma, anche agli avvenimenti vicini e lontani della nostra storia. Soprattutto guardiamo a quell'avvenimento dal quale ci separano ormai quasi 200 anni: la Costituzione del 3 Maggio. Un evento enorme! E' significativo che esso cadde alla vigilia della definitiva spartizione della nostra Patria. Sembrerebbe dunque che la Costituzione fosse rimasta lettera morta. E pure l'esperienza storica testimonia che la Costituzione formo la vita della nazione, anche sotto il dominio straniero e nell'altro sistema. Essa divenne l'anima della vita sociale, della vita nazionale e attraverso i decenni, attraverso le generazioni preparo i nostri antenati alla ricostruzione della indipendenza. Ormai è un nostro storico destino: ciò che di per sé è già un programma di vita, deve, a volte, essere attuato nella vita a prezzo della morte. Così fu appunto con la Costituzione del 3 Maggio.

E gli avvenimenti più vicini a noi, di questi anni, sembrano avere una eloquenza simile. Siamo consapevoli che gli avvenimenti degli anni Ottanta legati alla parola "Solidarnosc" hanno anch'essi una grande portata nella vita della Nazione e nella sua aspirazione all'identità, e nella sua volontà di formare l'avvenire. Malgrado abbiano dovuto sopportare il peso dell'esperienza storica, noi non perdiamo la convinzione che questi contenuti ed anche questi avvenimenti - come una volta la Costituzione del 3 Maggio - formeranno la vita della nazione.

Perché provengono dalla sua anima, rispondono alla sua anima, e la Nazione - se deve vivere - deve vivere della sua propria anima! E' così che agli avvenimenti lontani e vicini guardiamo attraverso il prisma di queste eterne parole, che sono state pronunciate dall'alto della Croce.

Attraverso il prisma di queste parole, con le quali un uomo era stato affidato alla Madre di Dio come suo figlio. In questo singolo uomo noi tutti ci sentiamo affidati a Maria. E pertanto viviamo con la coscienza di questo affidamento alla Madre di Dio, come tutta la nazione, non soltanto ciascuno per conto suo, ma come una grande comunità. Ci sentiamo abbracciati da queste parole: "Ecco il tuo figlio"; ci sentiamo figli e la consideriamo nostra Madre. E questa sua maternità estendiamo a tutte le generazioni, a tutte le vicende lontane e vicine.

Nell'evoluzione di queste vicende, che pur nella difficoltà non hanno smesso di essere per noi sempre piene di speranza, leggiamo i segni della sua maternità.

Rimangono nostri! Rimangono nostri perché abbiamo la Madre. La maternità è la sorgente dell'identità per ciascuno di noi. Il primo diritto dell'uomo è quello di discendere direttamente dalla maternità.

E così anche questa singolare maternità di Maria, tramandata un tempo all'evangelista e apostolo Giovanni, ed estesa a tanti uomini e ad intere nazioni, e soprattutto alla nostra nazione, ci dà un particolare senso di identità. Ci permette di vivere di speranza e di procedere verso il futuro, ringraziando di tutto ciò che nel passato è stato buono e creativo.

La giornata odierna ci invita a pensare a tutto questo in modo particolare. Un particolare segno di presenza, della materna presenza della Genitrice di Dio, in mezzo a noi, è Jasna Gora. Lo ricordiamo oggi perché è il 3 Maggio. Lo ricordiamo anche perché questo è l'anno di Jasna Gora - 600 anni della sua presenza in mezzo a noi nell'immagine di Jasna Gora. E così tutti col cuore peregriniamo a questa immagine, e cerchiamo di peregrinare anche sulle strade della nostra vita. Penso al mio pellegrinaggio a Jasna Gora, penso ad esso da tempo e desidero compierlo. Ritengo questo un mio dovere, il dovere del cuore, il dovere di un figlio verso la Madre. Verso di lei e la mia nazione. Sono moralmente impegnato ad essere insieme ai miei connazionali ai piedi della Signora di Jasna Gora per questo grande anniversario. Ritengo anche che debbano essere create adeguate condizioni per questo e ci conto in nome del prestigio della Polonia e nel nome dell'onore di una nazione millenaria.

Carissimi fratelli e sorelle radunati qui, presso la Grotta di Lourdes, sentiamoci come se fossimo presenti spiritualmente a Jasna Gora e viviamo tutto il mistero di quel sacro luogo, tutta l'eloquenza di quell'immagine, di quella maternità, che è stata data in difesa della nostra nazione. Perché la maternità è sempre per la vita, per la difesa della vita. Se oggi è importante la vita di ciascun uomo, a partire dal momento del suo concepimento, nello stesso modo è importante anche la vita dell'intera nazione, della quale si sente figlio, figlio concepito sempre in continuazione, sempre generato, sempre adolescente e maturo, sempre vincolato alla sua identità ed al senso del legame con la Madre: sia con questa Madre che ha qui in terra, la sua Patria, sia con la Madre che è il più perfetto modello di tutte le madri, così della Chiesa come della Patria: con la Madre Celeste, la Regina di Polonia, la Vergine di Jasna Gora.




1982-05-03 Data estesa: Lunedi 3 Maggio 1982




Ai delegati dell'"American Committee on Italian Migration" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella vostra opera di caritativa assistenza proseguite la missione di Cristo stesso

Testo:

Cari amici.

Rivolgo il mio benvenuto cordiale a tutti voi che costituite l'"American Committee on Italian Migration". Vi siete riuniti a Roma per il vostro Congresso, insieme al Presidente del vostro Consiglio, il Vescovo Swanstrom e con il Vescovo Pernicone; nello stesso tempo state celebrando il trentesimo anniversario della vostra fondazione.


1. Nelle tre decadi passate avete lavorato nell'importante ambito della politica dell'emigrazione nel vostro paese. Come cittadini avete contribuito al miglioramento della società secondo i principi cristiani e allo scopo di elevare la vita di milioni di uomini, donne e bambini. La Chiesa non può che incoraggiare tutto ciò che con efficacia promuove l'uguaglianza e la giustizia per ogni persona nell'ambito dell'immigrazione - un ambito che tocca tanto da vicino il bene della persona umana.


2. Alcuni dei molti valori che avete giustamente cercato di proteggere sono la dignità umana di ogni individuo, la fraternità universale, la santità della famiglia e il bisogno della famiglia di essere unita. Per vostra esperienza sapete che quando questi valori sono favoriti, viene mobilitata una grande forza nuova in favore del bene comune; come risultato si hanno persone e famiglie che lavorano insieme coscienti del senso della missione, che lavorano insieme per sostenere e rafforzare la più vasta famiglia che è la nazione, chiamata a sua volta a consacrare tutte le sue energie per promuovere il benessere dei suoi membri e allo stesso tempo la causa della solidarietà mondiale e della pace universale. Per quanto riguarda le esigenze delle famiglie, l'ultimo Sinodo dei Vescovi ha offerto principi che, quando applicati, conferiranno un nuovo dinamismo all'intera società. Tutti gli sforzi fatti per aiutare la famiglia ad adempiere il suo ruolo di cellula vitale della società merita la più grande considerazione.


3. Una parte importante delle vostre attività è l'aiuto che voi offrite agli immigrati una volta entrati nel vostro paese. Questo aspetto della vostra associazione è molto significativo e apre un orizzonte tanto vasto quanto la creatività della carità cristiana. Incoraggiamento per quanti stanno incominciando una nuova vita in una nuova terra, interesse personale per i problemi della gente, assistenza sociale per chi si trova in difficoltà e calore umano sono servizi che giustificano più che mai una associazione come la vostra e raccomandano i suoi propositi. E che cosa splendida è quando tutti questi servizi sono resi nel nome di Cristo, che è vivo e vuole continuare attraverso di voi la sua missione di sollecitudine amorevole per l'umanità, con la quale egli intende identificarsi fino alla fine dei tempi. Gesù stesso testimonia: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40).


4. Il vostro Convegno vi offre anche l'occasione di recarvi nelle zone terremotate dell'ltalia del Sud. Sono felice di avere questa opportunità per ringraziarvi del vostro interessamento attivo ai problemi delle popolazioni colpite da questa calamità e per le generose donazioni mediante le quali vi siete adoperati per alleviare le loro necessità. Tutto ciò testimonia i vostri nobili fini e le vostre iniziative concrete.


5. La vostra visita a Roma e in altre parti dell'ltalia vi dà inoltre la possibilità di ampliare il vostro apprezzamento della ricca e secolare cultura del popolo italiano, molti rappresentanti del quale sono entrati nella società americana, portando il loro prezioso contributo al modo di vivere americano.

Su voi tutti e le vostre famiglie invoco le benedizioni di Dio Onnipotente. Prego che nel corso della vostra visita sarete confermati nella vostra fede e nelle sfide poste dall'amore cristiano.




1982-05-03 Data estesa: Lunedi 3 Maggio 1982




Presso la Grotta di Lourdes nei giardini Vaticani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Messa per le Guardie svizzere

Testo:

Care guardie svizzere, cari fratelli e sorelle! Ha fatto una profonda impressione sugli Apostoli il fatto che Gesù, il loro Maestro, il Messia, prima dell'Ultima Cena abbia lavato i piedi a loro, i suoi discepoli. In quel momento essi hanno immediatamente capito: qui è il centro di tutte le azioni e le parole di Gesù. La sua vita significa servizio, dono di sé; la potenza del Messia è l'amore.

Dai suoi discepoli Gesù aspetta la medesima cosa. Lo abbiamo appena sentito dire nel Vangelo: "...un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato" (Jn 13,16). Se egli serve, noi non possiamo essere padroni; se egli ama, noi non possiamo chiuderci; se egli si curva verso gli uomini, non possiamo ritenerci superiori. "Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica" (Jn 13,17). Si, Gesù ci invita tutti a prendere lui stesso come criterio del nostro vivere e del nostro comportamento, così come lui ha scelto il Padre suo celeste come unico criterio e punto focale della sua vita.

Alla fine del Vangelo odierno egli dice perfino: "Chi accoglie colui che io mandero, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato" (Jn 13,20). Si può dire, care guardie, che le molte persone, che voi incontrate nel vostro quotidiano servizio qui in Vaticano, "siano mandate da Gesù"? Se consideriamo questa circostanza abbastanza profondamente con gli occhi della Provvidenza, penso proprio che possiamo intendere così questo fatto. Anche se alcuni si avvicinano ai nostri cancelli e alle nostre porte senza fede e con animo freddo, tuttavia portano in sé almeno delle domande, domande alla chiesa, domande a noi cristiani, domande ai discepoli di Gesù: "sono mandate da Gesù!". Se voi le accogliete con amore e con attenzione, in esse accogliete dunque Gesù stesso.

Una tale visione e un tal modo di comportarsi è pero possibile solo se uno vuol essere cristiano convinto, solo se è pronto a vivere attingendo forza dalla fede, dalla speranza e dalla carità. La vostra formazione e l'ordine del vostro servizio sono importanti; ma ancor più importante è che siate convinti cattolici e cristiani. Ciò vale per il vostro comportamento verso i molteplici visitatori del Vaticano; ciò vale anche per il modo di trattarvi fra di voi in ogni momento, sia nel servizio sia nel vostro tempo libero. perciò acquista grande significato che voi incomiciate questo giorno di festa con la santa Messa. Qui ci incontriamo tutti nel Signore: le nuove guardie, che oggi pronunciamo il loro giuramento e quelle che da lungo tempo sono in servizio; i genitori, i parenti e gli amici, alcuni confratelli sacerdoti e perfino uno dei vescovi della vostra patria. E' per me una grande gioia celebrare con tutti voi questo santo sacrificio della Messa.

Vorrei anche approfittare di questa occasione per ringraziare di cuore voi, care nuove guardie, perché mettete a disposizione un certo periodo di tempo al servizio del supremo pastore della chiesa, il Papa, per contribuire ad assicurare il necessario ordine esterno e la sicurezza nel territorio del Vaticano. Spero che durante il tempo del vostro servizio rimanga vivo il legame con le vostre care famiglie e con la vostra patria, in modo che esse non vi vedano come "figli perduti", ma si rallegrino con voi per questa straordinaria possibilità di fare nuove esperienze di vita.

I santi Sebastiano, Martino e Nicola della Flüe (Bruder Klaus) siano i patroni del vostro servizio. Maria, la madre di Dio e madre di tutti noi, ci guidi sempre più verso suo figlio Gesù Cristo: "Fate quello che vi dirà!" (Jn 2,5).

Alle guardie svizzere di lingua francese desidero ripetere che sono chiamati a rendere qui un servizio di qualità, che i sovrani Pontefici apprezzano da secoli. Si tratta di servire la persona del Papa e dei suoi collaboratori, vegliando su di essi e sulla loro casa; di servire gli ospiti del Papa e anche tutti i pellegrini o visitatori che vengono a trovarlo, ad ascoltarlo e a pregare con lui, affinché tutti siano accolti con dignità e affabilità. Facendo questo, è il Cristo che accogliete, è il Cristo che servite.


[Traduzione dal tedesco]




1982-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1982




Ad un gruppo di sindacalisti cristiani belgi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa non può che incoraggiare l'impegno dei lavoratori per la giustizia sociale

Testo:

Signor Presidente, Signore, Signori.

Avete manifestato il desiderio di incontrarmi, ed io stesso sono felice di ricevervi per qualche momento per incoraggiarvi nella vostra azione di sindacalisti cristiani, provenienti dal caro Belgio.

La storia della vostra "centrale", che ha preso forma dopo una sessantina d'anni, ha le sue radici negli sforzi meritori dei lavoratori cristiani della fine secolo scorso, incoraggiati da Papa Leone XIII nella famosa enciclica "Rerum Novarum". Dall'inizio, i vostri predecessori hanno voluto unirsi, nei depositi di legna come nei cantieri di costruzione, al fine di ottenere, per loro e per i loro colleghi, una più grande giustizia sociale. E hanno voluto farlo in nome dei principi cristiani, convinti di trovare in essi ispirazione sicura ed efficace per la loro azione Come ho già sviluppato più a lungo nell'enciclica "Laborem Exercens" e in numerose altre occasioni, per esempio ricevendo il 9 febbraio scorso un gruppo internazionale di dirigenti sindacali che comprendeva anche un gruppo di vostri compatrioti, la Chiesa non può che incoraggiare una tale scelta. Dobbiamo augurarci che dappertutto, in tutti i paesi e sotto tutti i regimi, i lavoratori godano dei loro diritti inalienabili di formare associazioni libere e autogestite, per assicurare e difendere, in modo solidale e pacifico, giuste condizioni di lavoro e di salario, condizioni di vita degne per sé e per le proprie famiglie, e per esercitare così la loro parte di responsabilità nell'organizzazione del lavoro che è di loro competenza, tenendo conto del bene comune di tutta la nazione. Non si tratta per loro di cercare un potere politico, ma di vegliare affinché sia veramente rispettata la dignità dei lavoratori, che è uno dei maggiori segni di una società sana e democratica.

Nella lotta inerente al diritto sindacale, tutte le finalità non sono giustificate, tutte le vie non sono equivalenti, tutti i mezzi non sono buoni. E' normale, è di estrema importanza, che i cristiani siano vigilanti ed esigenti su questo punto, e che essi cerchino sempre di ispirarsi ai valori cristiani attinti dal Vangelo e dalla dottrina sociale della Chiesa, per ricercare, nella giustizia ciò che veramente è più conforme a tutta la verità dell'uomo in ciò che concerne l'organizzazione del lavoro, i rapporti sociali, la concezione del bene comune della società. Conoscendo il vostro impegno ad agire in questo senso, io mi felicito con voi e vi incoraggio. Vi ringrazio ugualmente del fatto che vi mostrate solidali, nella vostra preghiera e nella vostra testimonianza, con i lavoratori degli altri paesi che non hanno purtroppo le vostre possibilità.

Che Dio vi benedica! Che benedica il vostro paese, con il quale ho avuto spesso occasioni di familiarizzare e di cui conservo un caro ricordo! Ch'egli benedica ciascuno di voi, le vostre famiglie e coloro che rappresentate qui! Che il Cristo resuscitato sia la vostra pace e la vostra gioia! E che il suo Spirito vi faccia sempre ricercare ciò che corrisponde alla verità, alla giustizia e all'amore!




1982-05-06 Data estesa: Giovedi 6 Maggio 1982




Al Consiglio Superiore delle Pontificie Opere Missionarie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Promuovere la missione evangelizzatrice della famiglia in tutto il mondo

Testo:

Carissimi.

Sono lieto di incontrarmi anche quest'anno con voi, Responsabili delle Pontificie Opere Missionarie della Propagazione della Fede, di san Pietro apostolo, della santa Infanzia e dell'Unione Missionaria.

Rivolgo anzitutto il mio saluto al Cardinale Agnelo Rossi, Prefetto della Sacra Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; saluto poi Monsignor Simon Lourdusamy, Segretario della medesima Congregazione e Presidente delle stesse Pontificie Opere, i componenti del Cosiglio Superiore, il personale dei quattro Segretariati Generali, come pure i numerosi Direttori Nazionali, convenuti a Roma per prendere parte alla riunione del Consiglio Superiore.


1. Avete studiato col dovuto impegno, ispirandovi ai principi della giustizia e della carità, come suddividere tra le diverse missioni gli aiuti raccolti nelle comunità cristiane, e avete anche dedicato alcuni giorni allo studio di quei problemi pastorali che emergono dalle molteplici iniziative della cooperazione missionaria, la quale, giova ribadirlo, ha la sua ragion d'essere non soltanto nei suoi aspetti economici, ma soprattutto in quelli morali e spirituali.

Di grande attualità ed importanza mi è parso il tema prescelto: "Le Pontificie Opere Missionarie al servizio della famiglia evangelizzatrice". Come ho affermato nella recente esortazione "Familiaris Consortio", "la famiglia cristiana è la prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana in crescita e a portarla, attraverso una progressiva educazione e catechesi, alla piena maturità umana e cristiana" (FC 2). Ne consegue quindi che "la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica" (FC 52) Vi esorto ad approfondire adeguatamente questo argomento particolarmente impegnativo, presentando esso implicazioni di notevole portata circa le modalità con le quali codeste Opere possono efficacemete promuovere la missione evangelizzatrice della famiglia in tutto il mondo. Avete un vasto settore nel quale operare per una azione efficiente, coordinata e ben programmata. Il contributo che la famiglia può recare all'attività missionaria è veramente fondamentale.


2. Quest'anno ho voluto dedicare il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale al ricordo del 25° anniversario della enciclica "Fidei Donum", perché a quell'autorevole documento del mio venerato predecessore Pio XII va il merito di aver dischiuso le vie dell'evangelizzazione a nuove ed innumerevoli forze, coinvolgendo direttamente anche sacerdoti diocesani e laici in questa nobile attività. Dalla pubblicazione di quell'enciclica, molti membri del clero e del laicato, di ogni diocesi, hanno affiancato l'opera talora eroica, di missionari e missionarie di benemerite Famiglie religiose, portando loro un valido aiuto ed arricchendo nel contempo se stessi con preziose esperienze, che hanno poi comunicato ai fedeli delle diocesi di provenienza, suscitando così un fecondo interessamento all'opera di animazione missionaria.

Le varie iniziative, sorte in questi venticinque anni, dovranno essere opportunamente esaminate e vagliate in tutti i loro aspetti validi, ma anche in quelli eventualmente meno positivi, al fine di intervenire, qualora ce ne fosse bisogno, per migliorarle, rinnovarle e perfezionarle. Affido pertanto ai Responsabili della Direzione Centrale e ai Direttori Nazionali il compito di illustrare ai sacerdoti ed ai laici lo spirito della sempre attuale "Fidei Donum" per promuoverne il rilancio.


3. Sono inoltre al corrente che la maggior parte di voi prenderà parte alle celebrazioni per il 150° anniversario di fondazione del "Franziskus-Missionsverein" e del primo centenario della morte del suo fondatore Dottor Heinrich Hahn, che si svolgeranno prossimamente in Germania. Anche per questa circostanza esprimo il mio compiacimento e il mio auspicio per il buon esito di tali manifestazioni in favore delle missioni.

A chiusura di questo cordiale incontro, che vuole essere soprattutto di incoraggiamento e di stimolo per voi tutti a ben continuare nel vostro impegno così essenziale per la vita della Chiesa, non posso non sottolineare ancora una volta che le Pontificie Opere Missiinarie sono lo strumento più valido ed efficace della cooperazione missionaria, come ha dichiarato espressamente il Concilio Vaticano II (cfr. AGD 38) Vi sono pertanto profondamente grato per le vostre preghiere, per il vostro lavoro quotidiano e per i sacrifici che offrite per la causa delle missioni, mentre auspico che tutto il popolo cristiano collabori alla realizzazione di tali ideali, che costituiscono la più grande ed assillante sollecitudine del Vicario di Cristo.

Su di voi qui presenti, sui vostri collaboratori, su tutti i benefattori e su quanti vi sono cari scenda la confortatrice benedizione apostolica, che di gran cuore ora vi imparto.




1982-05-07 Data estesa: Venerdi 7 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla parrocchia di san Ponziano - Roma