GPII 1982 Insegnamenti - Atto di affidamento e di consacrazione alla Vergine - Fatima (Portogallo)

Atto di affidamento e di consacrazione alla Vergine - Fatima (Portogallo)

Titolo: Accogli, o Madre di Cristo, il grido carico della sofferenza degli uomini

Testo:

"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"!


1. Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, mi trovo oggi in questo luogo da te scelto e da te, Madre, particolarmente amato.

Sono qui, unito con tutti i Pastori della Chiesa in quel particolare vincolo, mediante il quale costituiamo un corpo e un collegio, così come Cristo volle gli Apostoli in unità con Pietro.

Nel vincolo di tale unità, pronunzio le parole del presente Atto, in cui desidero racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa nel mondo contemporaneo.

Quaranta anni fa e poi ancora dieci anni dopo il tuo servo, il Papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i popoli che erano particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

Questo mondo degli uomini e delle nazioni ho davanti agli occhi anch'io oggi, nel momento in cui desidero rinnovare l'affidamento e la consacrazione compiuta dal mio predecessore nella Sede di Pietro: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo odierno! La Chiesa memore delle parole del Signore: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20), ha rinnovato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, tu che "conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze", tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, come mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo Cuore e abbraccia, con l'amore della Madre e della Serva, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova! Non disprezzare! Accogli la nostra umile fiducia - e il nostro affidamento!


2. "Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Proprio questo amore ha fatto si che il Figlio di Dio abbia consacrato se stesso: "Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,19).


In forza di quella consacrazione i discepoli di tutti i tempi sono chiamati a impegnarsi per la salvezza del mondo, ad aggiungere qualcosa ai patimenti di Cristo a favore del suo Corpo che è la Chiesa (cfr. 2Co 12,15 Col


1,24).

Davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, io desidero oggi, insieme con tutta la Chiesa, unirmi col Redentore nostro in questa sua consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale solo nel suo Cuore divino ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi ed abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell'uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

A questa consacrazione del nostro Redentore, mediante il servizio del successore di Pietro, si unisce la Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, nell'unità con Cristo stesso! L'opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa.

Oh, quanto ci fa male, quindi, tutto ciò che nella Chiesa e in ciascuno di noi si oppone alla santità e alla consacrazione! Quanto ci fa male che l'invito alla penitenza, alla conversione, alla preghiera, non abbia riscontrato quell'accoglienza che doveva! Quanto ci fa male che molti partecipino così freddamente all'opera della Redenzione di Cristo! Che così insufficientemente si completi nella nostra carne "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col 1,24).

Siano quindi benedette tutte le anime, che obbediscono alla chiamata dell'eterno Amore! Siano benedetti coloro che, giorno dopo giorno, con inesausta generosità accolgono il tuo invito, o Madre, a fare quello che dice il tuo Gesù (cfr. Jn 2,5) e danno alla Chiesa e al mondo una serena testimonianza di vita ispirata al Vangelo.

Sii benedetta sopra ogni cosa tu, Serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisci alla Divina chiamata! Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il Popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere con tutta la verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.


3. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione per il mondo, mettendola nel tuo Cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli stessi uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla nostra contemporaneità e sembra chiudere le vie verso il futuro! Dalla fame e dalla guerra, liberaci! Dalla guerra nucleare, da una autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci! Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci! Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci! Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci! Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci! Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società! Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l'infinita potenza dell'Amore misericordioso! Che esso fermi il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della Speranza! Una speciale preghiera voglio ancora rivolgerti, o Madre che conosci le ansie e le preoccupazioni dei tuoi figli.

Con invocazione accorata ti supplico di interporre la tua intercessione per la pace nel mondo, tra i popoli che, in diverse regioni, contrasti di interessi nazionali o atti di ingiusta prepotenza oppongono sanguinosamente fra di loro.

Ti supplico, in particolare, perché abbiano fine le ostilità che dividono ormai da troppi giorni due grandi Paesi nelle acque dell'Atlantico meridionale, cagionando dolorose perdite di vite umane. Fa' che si trovi finalmente una soluzione giusta e onorevole fra le due parti, non solo per la controversia che le divide e minaccia con imprevedibili conseguenze, ma anche e soprattutto per il ristabilimento fra esse della più alta e profonda armonia, quale conviene alla loro storia, alla loro civiltà, alle loro tradizioni cristiane.

Che la grave e preoccupante controversia sia presto superata e conclusa: così che anche il progettato mio viaggio pastorale in Gran Bretagna possa aver luogo felicemente, in adempimento non solo del mio desiderio, ma anche di quello di tutti coloro che questa visita ardentemente attendono ed hanno con tanto impegno e con tanto cuore preparato.




1982-05-13 Data estesa: Giovedi 13 Maggio 1982




L'incontro con il clero, i religiosi e le religiose - Fatima (Portogallo)

Titolo: La persona con la sua testimonianza di vita è la via più efficace all'evangelizzazione

Testo:

Cari padri, fratelli e sorelle,


1. A voi, che siete in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo, grazia, misericordia e pace, nella verità e nell'amore dello Spirito Santo che ci è stato concesso (cfr. 1Th 1,1 Rm 5,4)! Queste parole dell'apostolo san Paolo esprimono i miei sentimenti e anticipano i miei voti, questo pomeriggio, in questo incontro, che riveste particolare importanza per me e, credo di poter dire, anche per voi. E' una grande gioia, ed è bello essere insieme a voi - sacerdoti, religiosi, religiose e seminaristi del Portogallo - e potervi salutare e parlare personalmente.

Mi sento colmo di sentimenti di giubilo, gratitudine e speranza, quando posso incontrarmi con persone consacrate o che si preparano alla consacrazione; è uno stato d'animo che ha in me l'intensità e la vibrazione di un incontro raro, come se non si potesse più ripetere, con persone a me molto care. Anch'io per grazia divina, sono sacerdote di Gesù Cristo; e cresce in me ogni giorno la stima per il sacerdozio e per la vita consacrata, per ciò che loro rappresentano e contribuiscono alla missione, vita e tesoro della Chiesa, Corpo mistico di Cristo.

Il Papa vi ama nel Signore! La comunione dei sentimenti che mi affratella a voi per tutta la vita, in questo momento, ci fa sentire, in un certo modo, la misteriosa realtà del "Corpo" della nostra santa Chiesa illuminata dallo "sguardo", maternamente affettuoso di nostra Signora. E qui in Fatima, dove Ella è tanto amata e venerata, nel salutarla con affetto, vi invito a guardare al suo esempio stimolante e, come "fratello più anziano", a nome di tutti chiedo la sua benedizione di Madre, in supplica: "Madre di misericordia, mostraci Gesù, benedetto frutto del ventre tuo"! E con la sua benedizione e patrocinio, fiduciosi eleviamo i nostri cuori a Dio, nostro Padre, e in atto di ringraziamento: perché egli ci ama ed "è stato lui ad amarci per primo" (1Jn 4,10); non fummo noi né i nostri padri a prendere l'iniziativa, a scegliere di essere creati, battezzati e incorporati nella sua Chiesa. L'iniziativa è partita dall'"amore originale", principio senza principio, da cui procede lo Spirito Santo per il Figlio; si, è stata una iniziativa liberalissima della carità di Dio Padre, che volle prodigare e non cessa di prodigare la sua bontà, essere creati dalla sua straordinaria e misericordiosa benevolenza e, poi, chiamati gratuitamente a partecipare alla sua vita e gloria (cfr. AGD 2) in questa condizione ecclesiale, che è la nostra. Benedetto sia Iddio!


2. E con il cuore in Dio, volgiamo nuovamente lo sguardo alla Madre e immaginiamo la sua risposta benedicente ed affettuosa, dicendoci: "Gesù Cristo? Osserva, puoi scoprirlo nei suoi segni. E sono tanti questi segni! E in questo momento, forse aggiungerebbe - con mia confusione - il "segno" è il Papa. Oltrepassa la sua persona perché egli presta solo la sua immagine a lui "Gesù Cristo"". Con questa immagine, voglio dire con sincerità, quanto mi sento limitato e, allo stesso tempo, responsabile davanti a lui, Cristo, e a voi.

E si presentano al mio spirito i momenti del Signore con "i suoi", con quelli che fin d'allora non chiamava "servi ma amici" (cfr. Jn 15,14), ai quali faceva confidenze e parlava da cuore a cuore: della sua pena per le moltitudini, "come pecore senza pastore" (Mt 9,36), come "campi maturi per le messi", senza avere braccia per il lavoro (Mt 9,37); del significato del "si" per questo lavoro - senza sicurezze materiali (Mt 10,9), né capacità personali (Mt 10,20) né semplice buona volontà (Jn 15,14) - ma disponibilità, nascenti da un cuore semplice, pieno di fiducia nella forza di Dio (Mt 10,16), di timore e di coraggio (Mt 10,27). Infine ai "suoi amici", parlava francamente e di ciò che a loro stava più a cuore.

E il Papa oggi desidera fare lo stesso; senza passare oltre al "segno" del grande Amico di tutti noi.


3. Voi, sacerdoti e religiosi, consacraste la vita al servizio del Vangelo, in un momento di generosità! Foste "prescelti" (Jn 15,16); e oggi siete i "chiamati" da Dio, ai quali egli affido il meraviglioso dono di questa speciale vocazione, in funzione di tutta la Chiesa "per andare a dare frutto", un frutto che rimanga (cfr. 15,16). Voi siete dono di Dio alla Chiesa in Portogallo. Mi congratulo con voi e ringrazio il Signore per la vostra generosa presenza in questo "campo" sempre lussureggiante e per la vostra collaborazione nel servire e annunciare la Buona Novella della salvezza.

Guardate: Dio è un buon conoscitore delle difficoltà, della "stanchezza del giorno e del suo calore" (Mt 20,12); ed è fedele; da parte sua, mai mancheranno le grazie necessarie alla perseveranza e felice risposta alla vocazione. E da parte vostra sono certo, non mancheranno la generosità e la docilità. E, non potrebbe essere altrimenti. Dopo tanti e tanti benefici ricevuti e tanti altri che aspettiamo ancora da Dio, non avremmo vergogna - si domanda un santo Vescovo - di negare l'unico compenso che egli chiede, l'amore per lui e per il prossimo? Oseremmo chiudere il cuore... al Padre e ricusarci di essere in verità figli e di servire gli altri, nostri fratelli? (cfr. San Gregorio Nazianzeno, Serm. "De pauperum amore", 23: PG 35, 887).


4. Mi piacerebbe intrattenermi con ognuno di voi e conversare del suo amorevole dialogo con Dio; su quella storia personale, storia bella, certamente, cominciata con il Battesimo, fino al giorno in cui "lasciaste tutto" per seguire Cristo; e poi continuata lungo il vostro cammino con lui, come prescelti da Dio.

Ma non essendo possibile voglio dire a tutti, come se parlassi a ciascuno individualmente: Cristo è l'unica via, la misura e lo scopo della vostra vita; è il Cristo delle beatitudini e della completezza del dono di se stesso "per amore del regno dei cieli".

E potremmo percorrere le diverse beatitudini. Senza possibilità di ciò, portiamo ad esempio lo spirito di povertà: "Beati i poveri in spirito perché di loro è il regno dei cieli" (Mt 5,3).

In una società che dà valore solo all'avere, nella quale sembra imperare l'aspirazione sempre nuova al benessere e alle comodità, e che tanto frequentemente si lascia affascinare dal lusso in contrasto diretto con la evidente miseria, la povertà, e soprattutto lo spirito di povertà, è una sfida.

Sfida per tutti, per i ricchi e per i poveri di beni materiali, e sfida in particolare per quelli che hanno fatto "professione" della povertà evangelica.

La povertà evangelica è qualcosa di più che una semplice rinuncia ai beni materiali; è abbandonarsi, "perdersi" in Dio. Cristo racconto, un giorno, di un mercante che scelse una perla preziosa e scambio tutto quello che possedeva, per comperarla (cfr. Mt 13,46). Valuto la scelta dei beni superiori, "di grande valore", concessa a quelli che sanno procedere con saggezza. Pietro dopo tale opzione, oso chiedere a Cristo circa questi "valori superiori", per i quali aveva lasciato tutto per seguire il Maestro; ed ottenne la nota risposta: cento volte nella vita presente e la vita eterna (cfr. Mt 19,27-29).

Al ripensare a questo scambio che anche noi facemmo, alla luce del chiarimento ottenuto da san Pietro, sarà che noi stessi e gli altri, non esitiamo a verificare la realizzazione della promessa del Signore? La nostra intima attitudine e il comportamento esterno che gli altri vedono, sarà sempre di sereno possesso di questo "cento volte" e della speranza di una vita eterna? O sembrerà più facilmente che non abbandoniamo tutto - interrogazioni, "ipotesi" senza ipotesi, "sicurezze" umane, "legami", che non ci permettono di girare al largo da tutti i rischi, ecc. - e che pertanto non riceviamo niente di più di qualsiasi altro non "scelto", che s'impegna totalmente a percorrere la vita presente?


5. Non basta, certamente, abbandonare tutto, come voi sapete, fratelli e sorelle: è necessario seguire Cristo, con uno sforzo continuo di identificazione in lui e con la sua causa. Siamo nel mondo, senza essere del mondo, rappresentando tra gli uomini i segni della verità e della presenza di Cristo nel mondo. Gli doniamo tutto il nostro essere con la sua manifestazione, perché lui continui ad esistere, facendo il bene (cfr. Ac 10,38).

Questa nostra offerta "passaggio di proprietà" ci ha marcato con un segno particolare che è divenuto la nostra identità. Con tutta la nostra dignità di persone "siamo di Cristo". Tutti quelli che ci vedono devono poter riconoscere senza difficoltà questa nostra unica identità. Per facilitare l'accoglienza reciproca nelle riunioni e incontri è oggi prassi corrente che le persone ostentino ben visibile la fotografia e i dati personali; e, senza imbarazzi ciascuno è facilmente identificato e chiamato con il suo nome. Dovrebbe essere sempre così anche per noi: permettendo agli altri di iniziare un dialogo, tacito o aperto con il sacerdote, con il religioso o la religiosa, e perfino con il seminarista già identificati, chiamati per nome come "scelti da Dio", definizione circa le attitudini e il comportamento esterno.

Così come è difficile vivere e testimoniare la povertà evangelica in una "società di consumi" e di abbondanza, è difficile anche in un'epoca di secolarizzazione, essere indicati come religiosi, in Assoluto di Dio. La tendenza al livellamento, quando non è per la inversione dei valori, sembra favorire l'anonimato delle persone: essere come i più, passare inosservato. E' invece la caratteristica di essere "sale" e "luce" (cfr. Mt 5,13ss), nel mondo, continua l'appello di Cristo, specialmente per quelli che gli si consacrano. Ugualmente rimane con tutto il vigore la promessa: "Tutti quelli che mi confessano davanti agli uomini, anch'io li confessero davanti al Padre mio" (Mt 10,32).

Amati fratelli e sorelle: la "singolarità" del Maestro gli ha meritato appellativi ben poco lusinghieri (Mt 10,24). E il discepolo non è di più del Maestro. I primi discepoli ci hanno lasciato la testimonianza apparendoci "pieni di gioia per essere stati considerati degni di soffrire tormenti per causa del nome di Gesù" (Ac 5,42); e la generazione attuale della Chiesa, deve essere portatrice di questa testimonianza.


6. La fedeltà a Dio e agli uomini esige libertà interiore e spirituale affinché alcuni possano partecipare con efficacia alla missione di Cristo. La vostra vocazione è dono in ordine a questa missione. Siete chiamati a lavorare per il regno di Dio. E qui, voglio trattenermi un poco su questa riflessione con voi: l'impegno apostolico e pastorale.

I compiti della Chiesa e nella Chiesa sono vari: dal ministero ai semplici e nascosti servizi e ai lavori che esigono cultura, insieme a persone di diversa condizione; ma sempre vicini all'uomo. E per questo sono sorte, suscitate dallo Spirito Santo, molte iniziative per rispondere ai vari appelli e necessità dei tempi e luoghi. Un semplice sguardo a questa assemblea già indica questa varietà di forme al servizio del Regno, nello stesso tempo che si manifesta la perenne vitalità della Chiesa, con la sua costante sollecitudine, incarnata dai Fondatori delle famiglie religiose e dai movimenti apostolici, ognuno con la sua opportunità e i suoi meriti.

Intanto denominatore comune, primo mezzo e via più efficace all'evangelizzazione partecipando nella Chiesa alla missione di Cristo, rimane la persona con la sua testimonianza di vita. Gli altri mezzi e vie che si concretizzano in opere ed iniziative, di maggiore o minor favore tra i destinatari della evangelizzazione, mai devono far passare inosservato e, ancora meno, far dimenticare quello che siete: sacerdoti, religiosi e religiose. Anche quando per giustificati motivi, doveste esercitare compiti secolari, che questo fatto rimanga ausiliario e subordinato alla vostra condizione e funzione primaria.

Non diminuite mai, questa identità e non dimenticate la finalità esatta del ministero e del servizio apostolico al quale siete stati chiamati: condurre gli uomini-fratelli dei nostri giorni alla comunione con la santissima Trinità. Ai nostri giorni, esiste la crescente tentazione di cercare sicurezza nella proprietà, nella scienza, nel prestigio e nel potere. Con la vostra fedeltà a tutti i compromessi assunti con l'Ordine sacerdotale e con la vostra consacrazione a Cristo, generosamente viva nella povertà, castità e obbedienza, metterete in guardia gli uomini contro questa falsa sicurezza; ricorderete la loro dimensione escatologica e indicherete il "regno dei cieli", al quale consacraste la vostra capacità di amare.


7. Il livello del rendimento pastorale e apostolico sarà sempre in proporzione alla misura della vostra fedeltà in Cristo a tale compromesso di amore. E' questa fedeltà che libera il cuore e infiamma lo spirito di amore totale per Cristo e per i suoi fratelli nel mondo (cfr. PC 1 PC 12). E sappiatelo bene, la fedeltà è ottenuta e mantenuta mediante l'unione con il Signore, con il rinnovamento costante e profondo delle preghiere e sacramenti, al fine di mantenere lo splendore della vita nella grazia: "perché senza di Me, niente potete fare" ci dice lo stesso Signore (Jn 15,5).

Qui, fratelli e sorelle, vorrei far notare che è il fulcro del mio odierno messaggio per voi. Se non ci fosse un perfetto equilibrio tra la vostra vita con Dio e le attività svolte al servizio degli uomini, sarebbe compromessa non solo l'opera di evangelizzazione nella quale siete impegnati, ma anche la vostra condizione personale di evangelizzati. La preghiera è l'anima del vostro lavoro per il Regno: la preghiera liturgica, centrata nell'Eucaristia, ricevuta e vissuta con quella purezza di coscienza che esige il ricorso al sacramento della Riconciliazione, celebrato devotamente, che non ammette palliativi; la Liturgia delle Ore, che segna il ritmo della continua adorazione, in spirito e verità, con la presenza "amata" della Vergine nella preghiera, la Serva di Dio, modello di quanti vogliono servire il Signore.


8. Con esigenza di testimone di vita, ugualmente il dovere dell'annuncio della salvezza di Cristo deve essere compreso come è stato espresso da san Pietro: "non possiamo astenerci dal parlare" (Ac 4,20). Ci sarà sempre l'opportunità di seminare; ma il seme può essere solo di verità e bene; come soltanto risulterà fecondo se avvolto in veste di preghiera e meditazione e studio della Parola di Dio, secondo la lettura del Magistero autentico.

Oggi i meravigliosi mezzi di comunicazione ci informano di tutto e non sempre con esenzione e obiettivamente; per questo ci sono molte cose che hanno bisogno di essere chiarite, orientate e aiutate nella scelta. Abbiate sempre a cuore il senso della compartecipazione alla conoscenza e dell'adesione alla Verità, che già identificaste in Cristo (cfr. Jn 14,6); e con amore, fedeli alla verità, adottaste la regola di san Francesco di Assisi: portare la fede dove c'è il dubbio.

E' per la verità, prima di tutto, che si costruisce l'unione: la comunione delle menti facilmente si trasforma in unione di cuori, nella convergenza degli intenti, alla stessa causa. Un regno diviso contro se stesso non può sussistere (cfr. Lc 11,17). L'apostolato diviso si annienta da solo. E sappiamo che si dividerà se si cede alla tentazione dell'esclusivismo, contrario alla giusta diversità dei doni e carisma, o alla tentazione di isolamento, disinteresse o arresto in relazione al lavoro degli altri, senza seguire un programma o comuni piani pastorali.

Se c'è diversità di doni, di servizi e di operazioni, la fonte è la stessa e "a ognuno è dato il manifestarsi dello Spirito per vantaggio comune" (1Co 12,7).


9. Quando cominciavo a studiare la vostra bella lingua, mi è rimasto impresso questo detto popolare: "E' con il parlare che la gente si comprende". La unione delle forze degli operai della evangelizzazione esige uno scopo e questo a sua volta si troverà mediante un dialogo autentico, anche con le sue componenti di ordine affettivo. Come è bello e importante incontrarsi come fratelli, su di un piano più profondo della sola comunicazione di concetti! Incontrarsi anche per amicizia, per dividere i beni spirituali in affermazione alla pienezza umana, nella volontaria e genuina povertà nello spirito. Tutte le volte che ci sono questi incontri - la vostra esperienza ve lo dirà, certamente - con i fratelli del ministero, della vita comune o dell'apostolato, si rinvigorisce il nostro senso della vita e partecipazione nella missione di Cristo. Dopo, osserviamo, fu il Maestro a dirci: "in questo tutti riconosceranno che siete i miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri" (Jn 13,35).

E qui sarebbe il caso di allargare le considerazioni sulla validità del dialogo nella carità a tutta una serie di situazioni vitali. Mi limito solo a due semplici indicazioni: - il caso di persone anziane (sacerdoti, religiosi e religiose), in questo Anmo Internazionale della Terza Età, e degli invalidi: a loro indirizzo una parola di viva simpatia e un saluto affettuoso, dicendo loro: siete importanti per la Chiesa di Cristo, oggi come ieri. Con san Pietro Crisologo, vi chiedo: fate del vostro cuore un altare; e, con tutta la fiducia, offrite il vostro corpo come offerta a Dio, con fede e generosità! Il Papa vi ama e vi benedice! - le relazioni con le autorità coordinatrici: qui, il dialogo, tranquillo in docile e leale collaborazione e nella obbedienza, raggiunge inestimabili e reciproci vantaggi, che si possono utilizzare per arricchirsi personalmente e per il tesoro della Chiesa, e per l'efficacia del lavoro di evangelizzazione.

E, ampliando il concetto del dialogo, direi che per ovviare al pericolo di un graduale impoverimento della vita sacerdotale e consacrata, per "difficoltà" se non per anchilosi, dobbiamo mantenere i contatti con le fonti della nostra iniziale formazione di base, dobbiamo attendere alla formazione continuata; egualmente per un adeguato annuncio della Buona Novella, s'impone un dialogo con la cultura del nostro ambiente, in costante impegno di scelta attualizzazione perché possano essere accolte le ragioni della speranza che ci anima (cfr. 1P 3,15) e desideriamo trasmetterle agli altri.


10. Mancherebbe qualche cosa alla gioia del nostro incontro, se non facessimo una breve visita, in spirito, ai fratelli e sorelle che consacrano la vita alla contemplazione, e vivono in silenzioso raccoglimento e nella clausura la propria donazione personale "per amore del regno dei cieli".

E cosa diciamo loro? Prima di tutto, esprimeremo la nostra fraterna e gioiosa gratitudine per quello che sono e per quello che rappresentano per noi, per la missione di Comunità ecclesiale e per il mondo, collocati come sono nel cuore del mistero della Chiesa. La vita contemplativa è assolutamente vitale per la stessa Chiesa e per l'umanità, sempre bisognose di ossigeno purificatore e rinnovatore di grazia, aspirato e distribuito per queste preghiere e immolazioni nascoste dei nostri fratelli contemplativi.

Di più: la loro immolazione silenziosa proclama l'Assoluto di Dio e spinge gli uomini-fratelli a interrogarsi sul senso della vita; e il suo amore applicato nella adorazione e nella supplica, si prodiga nella storia degli stessi uomini: di quelli che già conoscono e di quelli che ancora non conoscono il Signore della storia e la salvezza che egli propone; gli uni e gli altri devono costruire la giustizia e la fraterna convivenza ogni volta di più, secondo i divini disegni.

E vorrei ripetere a loro qualcosa che in questo pellegrinaggio a Fatima sento più vivamente, ma che sempre ho nel cuore, quando mi rivolgo ai contemplativi: pregate e sacrificatevi per noi e per tutti quelli che pregano, per quelli che non possono pregare, per quelli che non sanno pregare e per quelli che non vogliono pregare! E il Dio di pace sia sempre con voi!


11. E ai nuovi fratelli - i seminaristi o quelli che stanno per abbracciare la vita consacrata - voglio anche a loro indirizzare una parola di grande affetto, dall'anima e con molta fiducia. Voi occupate un posto speciale nel cuore del Papa, nella speranza della Chiesa e, in special modo nella Chiesa di questo Paese, di tante benemerite tradizioni in quanto a vocazioni sacerdotali e religiose. In voi vedo e saluto gli aspiranti al sacerdozio ed alla vita religiosa di tutto il Portogallo. E posso dirvi: che nostalgia dei miei tempi di seminarista, e che gioia stare oggi con voi! Ma all'orizzonte di questa gioia, anche qui in Portogallo ci sono le nuvole, che ci portano spontaneamente il ricordo della esclamazione del Signore: "la messe è grande, ma gli operai sono pochi" (Lc 10,2). E con tale ricordo, si leva dal mio cuore un appello a tutti quelli che sono interessati a questo problema - che è poi tutto il Popolo di Dio - a dedicare tutta la buona volontà al campo delle vocazioni: con le preghiere costanti, con l'esempio, soprattutto da parte dei già "scelti", e con un'adeguata azione pastorale, cominciando dalla famiglia, passando per le varie comunità e per la scuola, fino ai piani e programmazioni pastorali in complesso. So che già siete impegnati in questo senso e desidero che le mie parole vi confortino e vi incoraggino.

E a quelli che nei Seminari e Case di Formazione danno il meglio di se stessi per coltivare con l'affetto della Madre Chiesa queste piante destinate a fruttificare in santi sacerdoti e religiosi o religiose, voglio affermare con tutta la mia stima e ripetere loro, nonostante già lo sappiano: non siete soli, nel vostro lavoro generoso e prezioso; tutta la Chiesa vi accompagna. Sappiate che il Papa vi appoggia e vi apprezza, come fanno i vostri Vescovi e i vostri Superiori religiosi. La vostra collaborazione sia sempre benedetta da Dio! E voi, miei giovani amici, coltivate gli ideali, amate la vita e datele un nobile scopo. Siete in un momento dell'esistenza nel quale dovete parlare molto al Dio degli uomini, per poter più tardi parlare agli uomini di Dio. Esiste una frase fatta che certamente conoscete, ma che desidero ricordarvi: "ci sono tre "molto", che ne ricompensano altri tre: molto studio, molta scienza; molta riflessione, molta sapienza; molte virtù, molta pace". Coraggio! Fratelli e Sorelle: Il povero in spirito è quello che crede e si abbandona al Vangelo della carità e della misericordia di Dio e lo vive quotidianamente; il consacrato è quello che afferma e vive in se stesso il dominio assoluto di Dio, che vuole essere tutto in tutti (cfr. 1Co5r 15,28); l'evangelizzatore è quello che proclama la Buona Novella che ha nel cuore e che lo trasforma interiormente e libera spiritualmente. Siate fedeli alla vostra sublime vocazione! E che la Vergine Maria, Madre della Chiesa - nostra Signora di Fatima - sia sempre presente nella vostra vita, con il suo esempio e la sua protezione, e vi ottenga costante serenità, consolazione e gioia di suo Figlio Gesù Cristo, in nome del quale vi benedico, di tutto cuore.




1982-05-13 Data estesa: Giovedi 13 Maggio 1982




Agli addetti all'assistenza e ai lavoratori del Santuario - Fatima (Portogallo)

Titolo: Con gesti concreti di carità fate opera di evangelizzazione

Testo:

Amati fratelli e sorelle nel Signore.


1. Si leva dal mio cuore una parola di grande simpatia e apprezzamento per tutti voi, Piccole Serve di nostra Signora di Fatima, e altri collaboratori nell'assistenza che qui si presta ai pellegrini; e anche per voi, lavoratori che qui avete dato il vostro impegno, per le opere di questo imponente complesso. Mi sembra che sarebbe mancato qualcosa alla gioia profonda e indimenticabile di questo mio pellegrinaggio a Fatima, se voi non aveste detto un sentito, stimolante e cordiale "benvenuto!".

La celebrazione della santa Messa di questa mattina ha ravvivato in me il grato ricordo di molti altri pellegrinaggi cui ebbi la gioia di prendere parte, nella mia terra natale - al Santuario di Jasna Gora e di Chestochowa, soprattutto - e nelle mie visite apostoliche attraverso il mondo - da Guadalupe fino a Fatima.

Conosco bene, per esperienza diretta, il valore dei vostri servizi e dedizione, per assistere e aiutare i pellegrini a sentirsi a proprio agio in questo luogo benedetto. Ma conosco e apprezzo ancora di più quello che coscientemente o meno fate con generosità e sacrificio, per offrire l'occasione di un incontro d'amore, tramite la Madre celeste, con il Padre che è nei cieli, e per rinvigorire, nel cuore di ogni pellegrino, la fede e il senso cristiano della vita. Spesso da qui nasce un nuovo incontro con se stessi e un crescere in docilità alla voce di Maria santissima, i cui materni appelli sempre convergono nel "fate quello che lui (Cristo) vi dirà" (Jn 2,5). E quanti, e quanti, grazie al vostro intervento e interesse, tornano disposti a percorrere cammini per loro nuovi o dimenticati, di penitenza, di preghiera, di onestà, di bontà, di giustizia e di grazia.


2. Filialmente votati a nostra Signora, voi siete anche strumenti di Dio misericordioso, servendo i vostri fratelli, specialmente i malati e i più bisognosi; e questo per il vostro bene, poiché voi state ascoltando la Parola del Maestro, nella prospettiva della "vita eterna": "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25,40). E ancora, con i vostri gesti concreti di umanità e carità, voi state facendo opera di evangelizzazione: e "ai poveri è annunziata la Buona Novella" (Lc 7,22).

Non crediate, certo in altro modo: la Buona Novella deve essere proclamata, prima di tutto, con la testimonianza, fatta di capacità di comprensione e accoglienza; con l'irradiazione, in un modo assolutamente semplice e spontaneo, della fede in valori che stanno al di sopra dei valori correnti e della speranza in qualcosa che non è visibile né si riesce ad immaginare. In forza di questa dimostrazione di amore, senza parole, non mancheranno certo di affiorare al cuore di coloro che vedono le vostre "buone opere", le domande: perché costoro sono e fanno così? Cosa è - o chi è - che li ispira e li induce ad essere ripieni di bontà (cfr. EN 21)? Voglia Dio che continuiate a lasciarvi illuminare da questa "ragione della speranza che è in voi" (1P 3,15) e che sia questa a darvi coraggio per portare avanti, con serenità, gioia e amore, i compiti che avete accettato generosamente, come modo di vivere la condizione cristiana, e cerchiate che essi si tramutino in omaggio filiale alla Madre di Dio e nostra Madre.


3. E a voi, miei fratelli lavoratori, desidero dire: per ciò che siete e che qui rappresentate, state pur certi che il Papa vi stima molto; il Papa, voi lo sapete bene, rappresenta Cristo Salvatore, che non disdegno - anzi, al contrario - e con tutto l'amore pose in pratica, nelle sue opere, il "Vangelo", la Parola di eterna Sapienza, che è anche "Vangelo del lavoro", perché colui "che proclamava tale "Vangelo" era, egli stesso, uomo del lavoro, del lavoro artigiano" come falegname (cfr. LE 26).

Voi sapete che, poco tempo fa, ho scritto una lunga lettera - una enciclica - sul lavoro umano, in cui potete vedere il valore che io, nella mia missione, do al lavoro, e soprattutto a tutte le persone che lavorano, principalmente quando lo fanno con il cuore rivolto a Dio, coscienti di stare continuando e collaborando nell'opera creatrice che egli, nella sua bontà, vuole fare per noi. perciò, come ricordo di questo nostro breve incontro, come pegno di amicizia che desidererei si mantenesse sempre tra noi, perché Dio è il nostro buon Padre e in Cristo siamo tutti fratelli, vi lascio questo pensiero.

Quando guadagnate il sostentamento per voi e per le vostre famiglie, ricordatevi sempre che Dio vi vede; esercitate la vostra attività come colui che collabora al perfezionamento della creazione divina, come colui che dà un contributo personale alla realizzazione dei disegni di Dio nella storia. Pertanto, glorificate Dio, sempre, offrendo a lui il vostro lavoro, trasformandolo in carità e in servizio alla società di cui fate parte. Il vostro lavoro è importante, non solo per il progresso terreno, ma anche per il regno di Dio, per cui tutti siamo stati chiamati, e a cui vi auguro di aver parte, ora nel tempo e per sempre in cielo.

Prego per voi e spero che da parte vostra sia lo stesso; imploro per tutti voi - per intercessione di nostra Signora di Fatima - le più abbondanti grazie di bontà, di serenità e di vita in Cristo. E con questi sentimenti impartisco a voi e tramite voi a tutti coloro che vi sono cari, di tutto cuore la benedizione apostolica.




1982-05-13 Data estesa: Giovedi 13 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Atto di affidamento e di consacrazione alla Vergine - Fatima (Portogallo)