GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla Messa per la famiglia nel santuario del Sameiro - Braga (Portogallo)

L'omelia alla Messa per la famiglia nel santuario del Sameiro - Braga (Portogallo)

Titolo: Il futuro dell'uomo si decide nella famiglia fonte della speranza del mondo

Testo:


1. "Non temere, Abramo, ...la tua discendenza sarà numerosa!" (Gn 15,1-5) La meravigliosa storia di Abramo, "Padre della nostra fede", evocata dalla lettura della liturgia di oggi, pone in rilievo due verità fondamentali. In esse si concentrerà la nostra attenzione e la nostra preghiera durante questa Eucaristia.

La prima è che il futuro dell'uomo sulla terra è legato alla famiglia.

La seconda, che il Piano divino della Salvezza e la storia della Salvezza passano attraverso la famiglia.

E' un incontro di famiglia - della famiglia dei figli di Dio, riuniti per celebrare il sacrificio eucaristico - che andiamo approfondendo queste verità.

Permettete che, prima di tutto, io saluti la famiglia portoghese qui rappresentata da un grande numero di coppie e famiglie della città ed arcidiocesi di Braga e di varie regioni del Portogallo: vengo a portarvi una parola di stimolo a coltivare i valori essenziali del matrimonio.

Un saluto anche ai movimenti e alle organizzazioni della famiglia, soprattutto di carattere ecclesiale, impegnate alcune nella preparazione al matrimonio, altri nella promozione della spiritualità coniugale, altri nell'attendere ai problemi che sorgono nel seno delle famiglie: vi porto un incoraggiamento a seguire una Pastorale Familiare solida, ampia, ben articolata, efficace per il bene di tanti focolari portoghesi. Che le famiglie di questo Paese si consolidino nell'amore e nell'unità, come immagine dell'amore di Cristo per la sua Chiesa (cfr. Ep 5,25) e continuino così a compiere la missione che Dio ha loro affidato: per questo preghiamo in questa Eucaristia, persuasi che anche il futuro del Portogallo passa attraverso la famiglia (cfr. FC 86 Concl.).


2. Nella famiglia risiede e, dalla famiglia più che da qualunque altra società, istituzione o ambiente, dipende il futuro dell'uomo. Questa verità risonava nel colloquio di Abramo con Dio, ascoltato momenti fa nella lettura della suggestiva pagina della Genesi. "La tua ricompensa sarà molto grande", prometteva il Signore al suo amico. "Cosa mi darai, Signore?" interrogava Abramo, con una punta di scetticismo - "Partiro senza figli..." (Gn 15,2). Alla sconsolata prostrazione di Abramo seguirà la sua gioia quando, "nel tempo fissato da Dio" (Gn 21,2) Sara gli darà un figlio. Il futuro dell'uomo è, prima di tutto, lo stesso uomo. E' l'uomo nato dall'uomo: da un padre e da una madre, da un uomo e da una donna. Per questo il futuro dell'uomo si decide nella famiglia.

Il matrimonio è il fondamento della famiglia, come la famiglia è il vertice del matrimonio. E' impossibile separare uno dall'altra. Bisogna considerarli insieme alla luce del futuro dell'uomo. Questa è una verità evidente e, ciononostante, è pure una verità minacciata. Per molte ragioni l'umanità è portata a pensare alla sua propria esistenza presente e futura più secondo categorie di quello che l'uomo produce - ossia, con categorie di mezzi - che secondo la dimensione del fine, propria dell'uomo.

Varie circostanze sembrano spiegare e giustificare tale maniera di pensare. Si può dire perfino che l'uomo fa così in "considerazione all'uomo": preoccupato di assicurargli la sua esistenza sulla terra. Su questo punto avrebbero molto da dire le pubblicazioni contemporanee nel campo della demografia e dell'economia.

Pero, pensando all'uomo, al suo futuro sulla terra, prima di tutto secondo categorie di quanto produce e fa produrre alla terra, molto facilmente commettiamo un errore fondamentale: l'uomo lascia di essere il valore principale ed essenziale. Da fine diventa mezzo.

Così, il nostro modo di pensare si allontana dal pensiero del Creatore che, tra tutte le creature della terra, solamente ha voluto per se stesso l'uomo... (cfr. GS 24).

In questo punto, precisamente, è insostituibile la vocazione della famiglia. Anche la Famiglia, per sua stessa natura, vuole "l'uomo per se stesso"; si forma come comunità di persone rivolte verso l'uomo come tale: l'uomo concreto, sempre unico e irripetibile, marito, moglie, padre, madre, figlio e figlia. Per questo, la Famiglia, nell'atmosfera attuale del mondo - specialmente del mondo "ricco", del mondo dell'"elevata civilizzazione materiale" - è minacciata. Essa rimane, ciononostante, la fonte della speranza del mondo. E' in essa che, nonostante tutto, si decide il futuro dell'uomo; e - mi sia permesso concretizzare - dell'uomo in Portogallo, impegnato a consolidare le basi sulle quali sono fondati il progresso equilibrato, la concordia e la pace.


3. "Alza gli occhi verso il cielo e conta le stelle, se sei capace... Così sarà la tua discendenza!" (Gn 15,5) dice il Signore ad Abramo. Il figlio che sta per nascere sarà l'inizio della famiglia e della stirpe, il tronco o il fondatore della tribù e della nazione.

L'Uomo non è destinato a stare solo. Non sussiste solitario sulla terra.

E' chiamato a vivere la sua vita in comunità. Per questo nascono le Comunità, la prima e la più fondamentale delle quali è appunto la famiglia. E per mezzo delle comunità, prima di esse la famiglia, l'uomo si va formando e maturando come uomo.

Così, nato nella comunità matrimoniale dell'uomo e della donna, l'uomo deve la sua educazione alla famiglia. L'educazione, d'accordo col significato particolare di questa parola, è destinata a "umanizzare" l'uomo. L'uomo, fin dal primo istante della concezione nel seno materno, gradualmente impara ad essere uomo; e questo tirocinio fondamentale si identifica esattamente con l'educazione. L'uomo è il futuro della stessa famiglia e dell'umanità intera, ma il suo futuro è inseparabilmente legato all'educazione.

La famiglia ha il primo e fondamentale diritto di educare; ma le incombe anche il primo e fondamentale dovere dell'educazione. Nel compimento di questo dovere essenziale, che appartiene strettamente alla sua vocazione, la famiglia va a bere alle fonti del grande tesoro di tutta l'umanità che è la cultura; e più direttamente, dalla cultura dell'ambiente dove è radicata. Per quest'ordine di fatti, l'uomo diventa erede del passato che in lui va trasformandosi nel futuro: non solo futuro della propria famiglia, ma anche della stessa Nazione e dell'umanità intera.


4. Allo stesso tempo che va svolgendo questo ciclo normale della famiglia, della nascita e dell'educazione dell'uomo, attraverso di lui passa organicamente il Piano divino della salvezza, proporzionato all'uomo fin dal principio, insieme all'alleanza matrimoniale, e confermato e rinnovato - dopo la caduta nel peccato - in Gesù Cristo. In Gesù Cristo, il Piano divino della Salvezza ha la sua pienezza.

Desidererei, fratelli e sorelle carissimi, nell'enunciare questa dottrina di validità universale, non dover far altro che ringraziare Dio e congratularmi con le famiglie portoghesi, perché qui sono rispettati e osservati: - i principi della centralità dell'uomo nell'istituzione familiare, - le implicazioni e gli imperativi pratici per il ruolo della cultura e per il compito dell'educazione.

Data pero la rapida generalizzazione dei fenomeni sociali, con incidenze nella mentalità e comportamento delle cellule della società e delle persone, non lascero di mettere in guardia qui la coscienza umana e cristiana di tutti, perché la grande causa della famiglia interessa a tutti; di fare un appello all'impegno dei più direttamente responsabili per la cultura, soprattutto della cultura chiamata "di massa", dei responsabili dell'educazione, degli agenti di pastorale; di fare un appello, infine, a tutti quelli che possono contribuire a mantenere e preservare una situazione favorevole alla comunità coniugale e familiare, dove, con la trasmissione della vita, esiste il gravissimo obbligo di educare la prole.

E voi, cari padri e madri di famiglia, coscienti che il vostro focolare è la prima scuola di valorizzazione umana dei figli che Dio vi ha dato, sarete coscienti anche, certamente, di quest'altro dovere che vi tocca: di disporre tutto o anche esigere che i vostri figli possano progredire armonicamente, nell'ascensione della vita, appoggiati ad una conveniente formazione umana e cristiana. La Chiesa si rallegra quando i poteri costituiti nella società, dando importanza al pluralismo e ad una giusta libertà religiosa, "aiutano le famiglie affinché l'educazione dei figli possa esser data in tutte le scuole, secondo i principi morali e religiosi delle stesse famiglie" (GE 7).


5. La prima verità sulla famiglia, presentata fino ad ora, si distingue nell'episodio della presentazione di Gesù al Tempio, episodio poco fa ricordato nella lettura del testo di san Luca.

Ricordiamo cos'è avvenuto: in conformità con la prescrizione della legge dell'Antico Testamento, è portato al Tempio un bambino, quaranta giorni dopo esser venuto al mondo. Lo porto Maria per sottomettersi alla legge rituale della Purificazione della madre, dopo aver concepito. Con lei ando anche Giuseppe per offrire il sacrificio obbligatorio in tali circostanze. Nato nella notte di Betlemme, il figlio di Maria entrava così nell'eredità spirituale di Israele - la sua Nazione. Allo stesso tempo, il Bambino portava con sé un'altra Eredità spirituale: l'eredità dell'Eterno Amore del Padre, il quale "amo tanto il mondo che gli ha dato il suo Figlio, affinché nessuno perisca, ma abbia la vita eterna" (cfr. Jn 3,16). Con Gesù Cristo, la divina Eredità della vita eterna entra, non appena nella vita di Israele, ma in quella di tutta l'umanità. Lo esprimono le parole profetiche pronunciate da Simeone, al vedere il Bambino: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo / vada in pace secondo la tua parola; / perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, / preparata da te davanti a tutti i popoli, / luce per illuminare le genti / e gloria del tuo popolo Israele" (Lc 2,29-32).

Lo stesso Simeone, nelle sue parole ispirate e profetiche, fa capire allo stesso tempo che si tratta di un'eredità difficile. Dice alla madre del neonato: "Questo Bambino è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l'anima" (Lc 2,34).


6. I beni divini dell'alleanza e della grazia sono, fin dall'inizio, uniti alla famiglia. Per questo, anche il matrimonio, in certo senso, fin dal principio, è sacramento, come simbolo della futura incarnazione del Verbo di Dio. Sacramento che Cristo confermo e allo stesso tempo rinnovo con la parola del Vangelo e col mistero della sua Redenzione.

Per la forza dello Spirito Santo, l'uomo e la donna stringono tra loro l'alleanza matrimoniale, che, per istituzione divina, "fin dal principio" è indissolubile. Radicata nella complementarietà naturale che esiste tra l'uomo e la donna, l'indissolubilità è sanzionata dal reciproco compromesso di donazione personale e totale, ed è richiesta dal bene dei figli. Alla luce della fede, si manifesta la sua verità ultima, che è di essere proposta "come frutto, segno ed esigenza dell'amore assolutamente fedele, che Dio Padre ha verso l'uomo e che il Signore Gesù vive con la Chiesa". Con queste parole ho esposto l'insegnamento tradizionale della Chiesa nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" (cfr. FC 20) a richiesta dei Vescovi di tutte le parti del mondo, riuniti in Sinodo, a Roma, per studiare i problemi della famiglia cristiana nel mondo odierno. Questa dottrina non si armonizza, certamente, con la mentalità di tanti nostri contemporanei, che giudicano impossibile un compromesso di fedeltà per tutta la vita. I Padri del Sinodo, sia pure coscienti delle attuali correnti ideologiche contrarie, dichiararono che è missione specifica della Chiesa "predicare il lieto annuncio dell'irrevocabilità di quell'amore coniugale che ha in Gesù Cristo il fondamento ed il vigore" (FC 20). E spiegarono che tale missione non si impone solamente alla Gerarchia; anche a voi, a ciascuna delle coppie cristiane, chiamate ad essere nel mondo un "segno", sempre rinnovato "della fedeltà immutabile con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti e ciascuno degli uomini" (FC 20).


7. Ciascuno degli uomini: pertanto anche quello o quella che s'incontra in un matrimonio fallito. Dio non lascia di amare quelli che si separano, neppure quelli che hanno incominciato una nuova unione irregolare. Egli continua ad accompagnare tali persone con l'immutabile fedeltà del suo amore, richiamando continuamente l'attenzione verso la santità della norma violata e, allo stesso tempo, invitando a non abbandonare la speranza. Riflettendo, in qualche modo, l'amore di Dio, anche la Chiesa non esclude dalla propria preoccupazione pastorale i coniugi separati e sposati nuovamente; anzi, mette a loro disposizione i mezzi di salvezza. Pur mantenendo la pratica, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere tali persone alla comunione eucaristica, dato che la loro condizione di vita si oppone oggettivamente a quello che l'Eucaristia significa ed opera, la Chiesa li esorta ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera e nelle opere di carità, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare in questo modo la grazia di Dio e disporsi a riceverla (cfr. FC 84) La Chiesa ha coscienza di essere nel mondo, con questo insegnamento, "segno di contraddizione". Le parole profetiche che Simeone pronuncio sul Bambino, si applicano a Cristo nella sua vita ed anche alla Chiesa nella sua storia. Molte volte Cristo, il suo Vangelo e la Chiesa, diventano "segno di contraddizione" davanti a ciò che nell'uomo non è "di Dio", ma del mondo e perfino del "principe delle tenebre". Anche chiamando il male col suo nome ed opponendosi a lui decisamente, Cristo viene sempre incontro alla debolezza umana. Cerca la pecorella smarrita. Cura le ferite delle anime. Consola 1'uomo con la sua croce. Nel Vangelo non ha esigenze a cui l'uomo non possa soddisfare con la grazia di Dio e con la propria volontà. Anzi, le sue esigenze hanno come finalità il bene dell'uomo: la sua vera dignità.


8. E' necessario che la visione del matrimonio e della famiglia, per la quale voi cercate di guidarvi, cari fratelli e sorelle, si formi a partire dalla luce portata da Cristo: che tale prospettiva sia frutto di fede viva. "Per la fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedi, partendo per una terra che doveva ricevere in eredità e parti senza sapere dove andava" (He 11,8). Questa chiamata divina che un giorno tocco ad Abramo, viene a far parte di ciascuno di noi, in primo luogo per mezzo del Battesimo. Per il Battesimo siamo chiamati ad essere "coeredi della promessa divina" per prendere la vita come "pellegrinaggio in direzione della Terra Promessa" ossia della Città eterna "il cui architetto e costruttore è lo stesso Dio".

Con questa concezione di vita, voi sapete che è costante sollecitudine della Chiesa proclamare i diritti della persona umana, subordinati ai diritti di Dio supremo Signore; e all'interno di tali diritti, il diritto alla vita occupa sempre un posto culminante. Nel matrimonio, l'uomo e la donna sono chiamati a trasmettere il Tesoro della vita ad altre creature umane, attraverso una paternità e maternità umanamente responsabili. In continuità con le norme riaffermate nel Concilio Vaticano II e nell'enciclica "Humanae Vitae" e raccogliendo il sentimento dei Padri dell'ultimo Sinodo dei Vescovi, ho ricordato nella recente esortazione apostolica "Familiaris Consortio", tra i diritti prioritari dei genitori, quello di avere i figli che desiderano, ricevendo allo stesso tempo il necessario per allevarli ed educarli degnamente. Per questo la Chiesa condanna come offesa grave alla dignità umana e alla giustizia le manovre per condizionare in maniera indiscriminata la libertà dei coniugi in relazione alla trasmissione della vita e all'educazione dei figli. Mi sono sentito in dovere di denunciare anche un'insidiosa "mentalità contro la vita", che s'infiltra nel pensiero odierno. Dio dice ad ogni uomo: "Accogli la vita concepita per opera tua!". Lo dice attraverso i suoi comandamenti e con la voce della Chiesa; e lo dice direttamente con la voce della coscienza umana. Voce potente che non si può fare a meno di ascoltare, nonostante altre "voci" dissonanti, nonostante quello che si faccia per soffocarla.

Il carattere allo stesso tempo corporale e spirituale dell'unione coniugale, sempre illuminata dall'amore personale, deve portare a rispettare la sessualità, la sua dimensione pienamente umana, e mai a usarla come un "oggetto", per non dissolvere l'unione personale dell'anima e del corpo, ferendo "la stessa creazione di Dio, nella relazione più intima tra natura e persona" (FC 32). La responsabilità nella generazione della vita umana - della vita che deve nascere in una famiglia - è grande davantia Dio!


9. Servendosi della collaborazione creatrice dei genitori, Dio-Padre vuole ripetere ancora una volta la sua chiamata a un nuovo discendente del genere umano.

Vuole chiamare anche lui a diventare "co-erede della promessa di Dio" e a partire verso la "Terra" che fu "Promessa" in Gesù Cristo a tutti gli uomini.

La Famiglia è il luogo della vocazione divina dell'uomo. E' necessario che le coppie cristiane e i genitori siano coscienti di questa responsabilità e collaborino con la migliore buona volontà a questa vocazione divina del nuovo uomo, sviluppando l'opera dell'educazione cristiana, soprattutto con quella catechesi che nasce dall'esempio di vita.

Anche le vocazioni, particolarmente importanti per la missione salvifica della Chiesa, nascono dalle Famiglie cristiane, culla dei futuri sacerdoti, religiosi, religiose, missionari ed apostoli! Sebbene esistano oggi difficoltà nell'opera educativa, i genitori cristiani devono, con fiducia e coraggio, formare i figli ai valori essenziali della vita umana, senza mai perdere di vista che, essendo responsabili per la Chiesa domestica del loro focolare, sono chiamati ad edificare la grande Chiesa nei figli (cfr. FC 38) e, chissà, ad edificarla attraverso i loro figli "chiamati da Dio". E se Dio di fatto chiamerà per il servizio del suo Regno, cari padri e madri, siate generosi con lui, come lui lo fu con voi.


10. Mi rallegro di celebrare questa Eucaristia e meditare con voi circa la famiglia nel quadro di questo Santuario del Sameiro, monumento della gente portoghese dell'amore alla santissima Vergine, qui venerata ed invocata sotto il titolo di Immacolata Concezione. I numerosi fidanzati che scelgono questo Santuario per la celebrazione del loro matrimonio, lo fanno certamente per collocare i loro focolari sotto la speciale protezione della Madonna. Sia questo gesto di devozione pegno di solidità delle famiglie cristiane di questa Regione, confermando quello che diceva Monsignor Arcivescovo: che in questa Regione, generalmente, le famiglie fondano su basi cristiane e fioriscono in esse, con frequenza, vocazioni "sacerdotali, religiose e missionarie". Ringrazio Dio per questo. Ringrazio anche Monsignor Enrico Dias Nogueira per le calorose ed amabili parole che ha voluto dirigermi. Anch'io la saluto, Monsignor Arcivescovo, così come le eccellentissime Autorità e i Bracarensi e ugualmente gli abitanti di questa bella regione del Minho e di Tràs-os-Montes (delle diocesi di Viana do Castelo, di Braganca e Miranda e di Vila Real), a tutti, senza eccezione: Vescovi, sacerdoti, religiosi e fedeli, senza dimenticare i numerosi spagnoli, venuti con i loro Pastori dalle vicine terre di Galizia. E di qui esprimo cordiali sentimenti di simpatia e di affetto in Gesù Cristo Signore a tutti gli emigranti della famiglia portoghese.

Nelle sue citazioni storiche circa la città e l'archidiocesi di Braga e la sua regione, sottolineo con piacere la elevata percentuale della pratica cristiana tra la popolazione che frequenta la Messa domenicale e gli altri sacramenti. Continui così e si intensifichi costantemente, qui e in tutto il Portogallo, la fedeltà a Dio per la fedeltà al suo passato. Ed in questo ha un ruolo insostituibile la famiglia.

Fratelli e sorelle.


E' grande il sacramento del matrimonio, che ha dato origine alle vostre famiglie e continua a vivificarle! E' grande la missione delle vostre famiglie: - il futuro dell'uomo sulla terra è legato alla famiglia; - il piano divino della Salvezza e la storia della Salvezza passano attraverso la famiglia umana! Vergine Immacolata, nostra Signora del Sameiro, / Madre del "Bambino" posto come "segno di contraddizione"; / vicino al vostro Figlio, Gesù Cristo, / le cui parole conservavi e meditavi nel tuo cuore / dà a tutte le famiglie del Portogallo / la grazia di saper udire e conservare fedelmente la Parola di Dio! Madre del Verbo divino, nella Sacra Famiglia di Nazaret, / ottieni a queste famiglie l'armonia, l'amore e la grazia! / Che in esse mai sia contraddizione "il Segno", / mai sia contraddetto l'amore di Dio misericordioso, / manifestato in Gesù Cristo! Amen. 1982-05-15 Data estesa: Sabato 15 Maggio 1982




L'incontro con i lavoratori - Porto (Portogallo)

Titolo: Il lavoro fondato sulla dignità della persona difende gli interessi dell'uomo

Testo:

Amato fratello Arcivescovo-Vescovo di Porto, venerabili fratelli nell'Episcopato, eccellentissime Autorità, cari fratelli e sorelle, lavoratori del Portogallo.


1. Ho vivamente apprezzato le amabili e calorose parole con cui il signor Arcivescovo-Vescovo di Porto ha voluto darmi il benvenuto e pure il saluto dell'operaio che ha parlato, facendosi interprete dei sentimenti delicati, rispettivamente della Comunità diocesana e degli uomini del lavoro. Molte grazie! Pace a questa assemblea! Pace a questa città e a quanti vi abitano! E' con queste parole e con molta gioia che presento anch'io cordiali saluti a tutti: alla città di Porto, questa "antica, molto nobile, sempre leale e invitta città di Porto" come si legge nel suo stemma; alla Chiesa locale portuense, Pastore, Vescovi ausiliari, sacerdoti, religiosi, religiose e tutti i fedeli diocesani e tutto il generoso popolo portuense ed anche la briosa e laboriosa popolazione di questa regione del nord, qui presente e rappresentata. Ma il mio saluto si dirige in modo speciale ai rappresentanti del mondo del lavoro: particolarmente a voi, Uomini e Donne, lavoratori dell'industria, del commercio e dei servizi. E' grande la mia gioia di vivere oggi qui questi momenti in mezzo a voi. Conservo come esperienza personale molto sentita l'essere stato nel mondo concreto del lavoro del vostro settore. E ringrazio Dio per questo.

Mi sono incontrato ieri in Vila Vicosa coi lavoratori rurali del Portogallo; non poteva mancare un incontro con i lavoratori del vostro settore.

Incontro che vuole manifestare l'amore e la speranza con cui il Papa si sente legato ai lavoratori: amore e speranza che nascono dalla profonda convinzione che i valori cristiani del Vangelo devono pure essere presenti in modo vitale e sempre crescente nel mondo del lavoro.

Voi occupate un posto speciale nel mio cuore. Sono continuamente presenti nel mio spirito i vostri legittimi diritti e le vostre aspirazioni, le vostre ansie e le vostre gioie, la preoccupazione che avete per le vostre famiglie e lo sforzo generoso che vi anima nella ricerca del bene comune.


2. Siete lavoratori! Solo questa parola già mi evoca un mondo di pensieri. La vostra stessa presenza già parla del valore del lavoro, e mi permette di leggere nei vostri volti il messaggio che in questo momento desidero dirigervi.

Vedo nei vostri lineamenti i lineamenti di Cristo, conosciuto come il falegname di Nazaret, vedo nei vostri lineamenti in questo momento radianti di una gioia festosa, l'espressione di fiducia; vedo nei vostri lineamenti stampata anche la sofferenza e la croce delle giornate dure del lavoro. Più che io, siete voi, cari lavoratori, che oggi parlate con la vostra identità.

Mi piacerebbe, in questo momento, stringere le mani di tutti per sentirle, incallite come sono, quale prova della vostra attività professionale.

Quando date la mano a qualcuno, in segno di amicizia, concedete all'interlocutore di sentire il peso ed il valore del vostro lavoro. Mano nobile che lavora! Mano che trasforma il mondo! Mano che costruisce una nuova realtà per una società più umana. Mano benefica che lavora per il vantaggio dell'umanità.

Sono venuto a Porto per onorare e per celebrare il lavoro. So bene che il popolo di questa città e di questa regione e di tutto il Portogallo si è sentito orgoglioso sempre per la sua serietà nel lavoro, per il suo culto del lavoro. Mi hanno riferito che Porto è conosciuta localmente come "città del lavoro". così, cosa potevo fare io qui se non annunciarvi la "Buona Notizia", il "Vangelo del Lavoro"?


3. Nella mia recente enciclica sul lavoro umano, per il 90° anniversario della "Rerum Novarum", grande documento del Papa Leone XIII sulla questione sociale, ho voluto prestare un omaggio speciale "all'uomo visto nell'ampio contesto di questa realtà che è il lavoro", alla luce del mistero di Cristo, per svelare la sua ricchezza e, allo stesso tempo, ciò che c'è di arduo nell'esistenza umana.

La Chiesa che crede nell'uomo e pensa all'uomo, considera come parte della sua missione "richiamare sempre l'attenzione sulla dignità e sui diritti degli uomini del lavoro, stigmatizzare le situazioni in cui sono violati, contribuire per orientare i cambi perché diventi realtà un autentico progresso dell'uomo e della società" (LE 1).

L'uomo, di fatto, secondo il primitivo disegno di Dio, è chiamato a diventare signore della terra, "dominarla" (Gn 1,28), per la superiorità della sua intelligenza e l'attività delle sue braccia; egli è il centro della creazione. "Il primo fondamento del valore del lavoro - e perciò della sua dignità - è lo stesso uomo". La dignità della stessa persona che lavora dev'essere la base ed il criterio da tener presente, quando si tratta di valutare qualunque specie di lavoro manuale o intellettuale. In realtà, il protagonista e la finalità del lavoro, il suo vero creatore ed artefice, anche nelle più umili e monotone attività, è sempre l'uomo, come persona. E' l'uomo che fu creato "a immagine di Dio".


4. Il crescente affermarsi della civilizzazione materialista, che invade il nostro mondo, tende a relegare ad un secondo piano la dimensione soggettiva del lavoro, fondata sulla dignità dell'uomo. In questa condizione, esiste il pericolo che i lavoratori diventino automi, esseri senza volto, massa amorfa spersonalizzata, alla mercé di forze potenti che non sempre cercano gli interessi di chi lavora: gli interessi dell'uomo, della famiglia e della comunità.

Il problema non è nuovo, come ben sapete. L'invenzione della macchina ha dato certamente al lavoro umano una nuova dimensione. Se l'utilizzazione dello strumento prolungava e rafforzava il braccio umano, la macchina tendeva a sostituirlo. Inventando la macchina, l'uomo sperava di eliminare l'impiego della stessa forza muscolare, l'alleviarsi di un peso.

Anche se le macchine hanno migliorato le condizioni di vita degli operai, dopo il primo impatto della novità, si è constatato che la precisione meccanica e la rapidità, ogni giorno più accelerata, iniziarono una nuova condizione della vita umana. E' la macchina che impone il suo ritmo all'uomo; non c'è più tempo per niente, né per nessuno, con tutta la somma di inconvenienti che ne derivano.

Mentre non dovrebbe essere così. Anche quando si vuole migliorare le sue condizioni e livello di vita, sottomettere l'uomo, "creato ad immagine di Dio", ad uno sforzo produttivo, orientato quasi solamente al benessere materiale e al lucro, chiudendosi alle prospettive di ordine umano e spirituale, si è contro la sua dignità.

Se il lavoro è per l'uomo e non l'uomo per il lavoro, la soluzione progressiva dei problemi del mondo del lavoro deve essere cercata nello sforzo di creare una coscienza più giusta, più cristiana e più umana.


5. Solo con alla base questa coscienza si possono affrontare convenientemente i problemi del mondo del lavoro, a cominciare dal difficile e delicato problema della relazione tra capitale e lavoro, tra proprietà e mano d'opera, tra datore di lavoro e lavoratore.

Non si può sottovalutare nessuno dei due dati del problema: senza capitale non c'è lavoro. Pertanto, i detentori o fornitori del capitale realizzano una grande opera in favore del bene comune, meritando la considerazione e il rispetto di tutti, perché aprono nuove possibilità di lavoro e di impieghi.

D'altra parte, il lavoro umano non può essere considerato appena in funzione del capitale. Lo trascende assolutamente. L'uomo non è fatto per la macchina, ma la macchina per l'uomo.

L'argomento che le macchine non possono fermarsi non è valido per tentare di rendere l'uomo schiavo del suo ritmo, privandolo del meritato riposo e di un tenore di vita veramente umano. Recenti trasformazioni profonde se, da un lato, rivelano una reale volontà di creare un clima di benessere economico e di giustizia sociale sempre più perfetta, non nascondono pero le inevitabili tensioni, perplessità e debolezze che accompagnano talvolta la ricerca di soluzionie di aggiustamenti che seguono i grandi mutamenti di ordine socio-politico.

In queste circostanze, ogni cittadino deve accettare il dovere di collaborare sinceramente per costruire, col suo lavoro serio e fedele, una comunità nazionale sempre migliore, dove sia promossa la giustizia sociale - nuovo nome del bene comune - dove sia rispettata in ogni momento la dignità della persona. Alla luce di questo bene comune, si deve giudicare l'opportunità e la giustizia di certe forme rivendicative, che, mentre sembrano difendere i legittimi interessi dei lavoratori, causano a volte gravi danni a tutta la comunità.


6. E' certo, carissimi lavoratori, che non potrete mai ottenere la soluzione migliore per i vostri problemi se ciascuno di voi rimane isolato. Perché possiate partecipare alla soluzione dei problemi sociali, avete anche il diritto di formare associazioni o unioni, con la finalità di difendere gli interessi vitali degli uomini impiegati nelle differenti professioni. Questi interessi sono, fino ad un certo punto, comuni a tutti; ma ogni lavoro, ogni professione, possiede una sua specificità, che dovrebbe riflettersi in queste organizzazioni. Mi riferisco, come ben sapete, ai sindacati.

La dottrina sociale cattolica non pensa che i sindacati siano solo il riflesso di una struttura "di classe" della società, come non pensa che essi siano l'esponente di una lotta di classe, che inevitabilmente governi la vita sociale.

Essi sono invece l'esponente di una lotta in favore della giustizia sociale, dei giusti diritti degli uomini del lavoro, secondo le loro diverse professioni. Pero, questa "lotta", come già dicevo nella citata enciclica "Laborem Exercens", "dev'essere compresa come un impegno normale delle persone in favore del giusto bene: nel caso, in favore del bene che corrisponde alle necessità e ai meriti degli uomini del lavoro, associati secondo le loro professioni; ma non è una lotta "contro" gli altri" (LE 80).

E' pure in vostra mano, perciò, cercare la soluzione dei vostri problemi. Mai, pero, con l'odio o la violenza.

Il Cristianesimo ci insegna ad amare tutti gli uomini, anche quando difendiamo i nostri interessi e si è impegnati in una lotta rivendicativa. Non si può pensare solo a sé o alla propria categoria sociale. Tutto deve essere subordinato al bene comune. Non è giusto e non è cristiano che una classe, perché ha maggiori possibilità di pressione, date per la posizione che occupa nel contesto sociale, o per la forza combattiva che è riuscita ad ottenere, prevalga sulle altre trascurando i legittimi diritti degli altri. Ogni persona ed ogni classe, quando esige giustizia per sé, deve ugualmente avere in vista la promozione della giustizia e dei diritti degli altri.


7. In questa linea di pensiero, ci si presenta, al polo opposto, la situazione di coloro che non "hanno l'opportunità" e, per questo, sono impediti di avere "voce": i disoccupati. "E' risaputo che nel vostro Paese - scrissero recentemente i vostri Vescovi in una lettera Pastorale - si verifica una grave crisi di occupazione, che genera situazioni intollerabili, nel piano personale, familiare e sociale". Faccio mie le parole che essi aggiungevano poi: "Si deve tentar tutto per risolvere o diminuire, nel più breve spazio di tempo, questo problema cruciale... E' autentico imperativo patriottico e morale che tutte le forze interessate s'impegnino, mettendo da parte divergenze, recriminazioni e conflitti, in uno sforzo concertato in ordine ad un piano di riduzione accelerata della disoccupazione, che impegni veramente la comunità nazionale nel suo insieme. Con questa finalità, nessuno deve considerarsi dispensato di fare i sacrifici necessari".

Si sente, nei nostri giorni, l'aspirazione generale al lavoro. Lavorare è integrarsi attivamente al processo di sviluppo umano e, con ciò, sentirsi utile in relazione agli altri. La persona umana ha innato questo desiderio di collaborare con le grandi realizzazioni della comunità in cui è inserita. Ciascuno pare che senta la sua parte di responsabilità. Difatti, ogni uomo che viene a questo mondo deve dare un suo reale contributo al progresso umano, nel senso di far diventare lo stesso mondo più aderente alle vere aspirazioni umane. Per questo, la considerazione dei valori soggettivi e sociali del lavoro richiede che in tutta la comunità politica sia riconosciuta non solo l'importanza del lavoro stesso, ma anche il diritto al lavoro e tutto sia tentato per eliminare la disoccupazione e la sotto-occupazione.


8. In qualche modo in relazione con questo problema della disoccupazione, sta il problema del giusto salario. Senza mai dimenticare che la proprietà privata dei beni è sempre sotto ipoteca sociale e dunque deve servire al bene comune, viene qui a proposito ricordare i criteri per stabilire il giusto salario. Questo rimane, in tutti i casi, la prova concreta di qualunque sistema socio-economico.

Ma sono certo che non si lascerà di dedicargli sempre la dovuta attenzione. Non dubito, inoltre, che si cercherà di guardare in faccia un altro fenomeno, che ha assunto enormi proporzioni in diversi Paesi e che è molto sentito in Portogallo: l'emigrazione, con tutte le sue incidenze, e legato ad essa il fenomeno dell'urbanesimo.

Pero urge terminare, cari fratelli e sorelle, il nostro colloquio. Ed io non voglio farlo senza un accenno speciale alle vostre famiglie. Vedendo voi, uomini del lavoro, penso pure a coloro che vi sono cari: le vostre spose, le vostre mamme, i vostri figli, i vostri malati. Penso a tutti quanti fanno parte delle vostre case. Voi, che vi stancate nel lavoro per mantenere il vostro focolare e sostentare i vostri figlioli, continuate ad essere fedeli ai sani valori tradizionali della famiglia portoghese! Continuate ad amare le vostre famiglie. Perché voi pure avete bisogno della vostra famiglia! Non lasciate che il lavoro disgreghi la vita familiare. Non lasciate che un certo stile di vita separi i genitori dai figli. Non permettete che la vostra casa sia appena un luogo per consumare i pasti e per riposare! Siate voi gli educatori dei vostri figli! Nel focolare occupa un posto di rilievo la madre. Da lei dipende in gran parte il benessere della famiglia. Che non si veda forzata, per la mancanza di mezzi; per i salari bassi, a dover sacrificare il tempo che normalmente dedicherebbe alla casa e all'educazione dei figli. Che essa non sia mai vittima di situazioni inumane. E se deve assumere un lavoro fuori di casa, che questa occupazione non sacrifichi beni più profondi né la allontani dal focolare, dal marito, dai figli! Un ultimo appello a voi lavoratori! Aprite le vostre famiglie a Cristo Lavoratore! La presenza del Signore illuminerà le vostre case, vi farà comprendere meglio la vostra dignità di lavoratori e la vostra missione nella famiglia.


9. Amati lavoratori: concludendo, vi ricordo, ancora una volta, la grande nobiltà del vostro lavoro; desidero che esso non vi dispiaccia mai; che non cediate mai alla facile demagogia, né vi lasciate illudere da ideologie non aperte allo spirituale.

Stareste sognando un mondo poco umano, se vi impegnaste appena nell'"avere" ogni giorno di più. Come uomini, come persone e come lavoratori, vi incoraggi sempre l'ideale di "essere" sempre di più. Ricordo qui, come in altre occasioni, la beatitudine evangelica: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli": quelli che hanno beni, devono aprire il loro cuore ai poveri, in una conversione interiore, senza la quale non si otterrà un ordine sociale giusto e stabile; e quelli che non hanno beni, devono imparare anche a vivere la povertà in spirito, perché la povertà materiale non li privi della loro dignità umana, che è sempre più importante di tutti i beni. Nella sua forma più esaltante e bella, il "Vangelo del lavoro" fu scritto e proclamato da Cristo. Egli, essendo Dio, si fece simile a noi in tutto, eccetto nel peccato, e dedico la maggior parte degli anni della sua vita sulla terra al lavoro manuale, assumendo così il lavoro e il riposo nell'opera della Redenzione venuto a realizzare.

Ma nel pensiero di Dio, il lavoro, "fin dal principio" si inquadrava nella prospettiva meravigliosa del "Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza" (Gn 1,26), come leggiamo nell'inizio della Genesi. Non incontriamo già qui la prima espressione del "Vangelo del lavoro"? La ragione di essere della dignità del lavoro sta in questa divina "somiglianza". Per questo, l'uomo, quando lavora, imita Dio, suo Creatore, perché porta impressa in se stesso - solo lui - la somiglianza di Dio. Per lavorare, è necessario essere uomo, essere persona; per lavorare, è necessario essere "immagine" di Dio.

Da qui deriva che la dignità del lavoro si appoggia non solo sull'aspetto naturale, ma anche sulla dimensione spirituale. E' certamente prerogativa dell'uomo-persona; è fattore di realizzazione umana, è servizio alla comunità degli uomini.

Il mio pellegrinaggio nei luoghi portoghesi è stato tutto segnato dalla presenza di Maria: Fatima, Vila Vicosa, Sameiro! Concludendo questo viaggio apostolico nella città di Porto, lo faccio ancora all'ombra di Maria. Non è Porto la "civitas Virginis", la città della Vergine, che mostra nel suo stemma l'immagine di nostra Signora? A nostra Signora affido tutti quelli che qui vivono e lavorano, nella costruzione di un mondo più umano e più cristiano; affido i lavoratori del Portogallo, chiedendole che conduca tutti a Gesù Cristo, Redentore dell'uomo!




1982-05-15 Data estesa: Sabato 15 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - L'omelia alla Messa per la famiglia nel santuario del Sameiro - Braga (Portogallo)