GPII 1982 Insegnamenti - Alla comunità polacca - Wembley (Gran Bretagna)

Alla comunità polacca - Wembley (Gran Bretagna)

Titolo: La storica testimonianza dell'emigrazione polacca

Testo:

Cari fratelli e sorelle, amati connazionali!


1. Con mirabile forza si sono impresse nella mia memoria le parole, che pronunzio il Cardinale Heenan, Primate d'Inghilterra, quando durante il Concilio visito i Vescovi polacchi che alloggiavano nel Collegio all'Aventino. Egli inizio il suo discorso con queste parole: "Gli aviatori polacchi hanno salvato la Gran Bretagna!".

Faccio riferimento a queste parole in questo giorno, perché mi sembra che in esse si debba cercare una risposta alla domanda sulla vostra identità, qui.

Chi siete voi? Siete soltanto una comunità di emigrati, simile a tante altre, che esistono sul globo intero? Certamente si. E certamente bisogna cercare qui l'analogia con la Grande Emigrazione del secolo scorso, che si è concentrata principalmente in Francia. E tuttavia c'è qualcosa di particolare che, in un certo senso, non permette di pensare a voi con le categorie di "emigrazione"; almeno non permette di pensare così nei riguardi di quelli che aveva davanti agli occhi il Cardinale Heenan, quando diceva: "Gli aviatori polacchi hanno salvato la Gran Bretagna!".

Non si può pensare a voi partendo dal concetto di "emigrazione"; bisogna pensare, partendo dalla realtà "Patria". E' vero che prima della seconda guerra mondiale ci fu in Inghilterra un certo numero di Polacchi-emigrati. Tuttavia, coloro che vi si sono trovati nel quadro degli avvenimenti bellici, non erano emigranti. Erano la Polonia strappata dalle proprie frontiere, dai propri campi di battaglia; la Polonia risvegliata, appena venti anni prima, all'esistenza indipendente; la Polonia che rapidamente si stava ricostruendo dalle distruzioni e lesioni secolari; la Polonia, infine, che hanno tentato ancora una volta di dividere, come nel secolo XVIII, imponendole una orribile guerra omicida, con le forze prevalenti degli invasoni.

E' così. Quella che oggi noi siamo abituati a chiamare "Polonia inglese", si è formata come il midollo stesso della Polonia combattente per la santa causa della sua indipendenza. Tale Polonia costituivano gli aviatori, che difendevano le isole britanniche; le divisioni e le brigate combattenti presso Narvik; le divisioni e le brigate, che raggiungevano dal fondo delle repubbliche sovietiche dell'Europa Orientale e dell'Asia, e poi attraverso la Persia, il Medio Oriente, l'Egitto e la Libia sulla penisola appenninica, Monte Cassino, "contribuendo alla restituzione della libertà alla terra italiana". Ho ancora davanti agli occhi quella iscrizione posta attraverso la strada che a Bologna conduce dal cimitero dei caduti al centro della città (la percorrevo il 18 aprile di quest'anno); l'iscrizione diceva: "Per questa via entravano i tuoi connazionali portandoci la libertà - per la stessa via tu ci porti la fede".


2. Ciò che dico scorre dal vivo senso della storia. Voi, che avete creato l'odierna "Polonia inglese", siete per me anzitutto non emigrazione, ma prima di tutto la viva parte della Polonia, che, pur lontana dalla terra nativa, non cessa di essere se stessa. Anzi, vive con la convinzione che in essa, proprio in questa parte, in modo particolare vive l'insieme.

Se mi sono trovato sulla terra inglese come pellegrino, Papa-pellegrino, e, nello stesso tempo, figlio della vostra stessa terra, non posso non esprimere, prima di tutto, questa verità su di voi: la verità che ho sentito sempre. Ho sentito la sua organica autenticità e, nello stesso tempo, la sua profonda tragicità.


3. Infatti, non si può, riconoscendo a voi l'irrevocabile diritto ad essere (alle origini) una parte singolare della Polonia: governo, armata, amministrazione, strutture del potere per il Paese e fuori di esso, non si può, dico, specie con il passare degli anni, non incontrare questa dolorosa "assenza" fisica, nella quale si doveva trasformare la vostra così vivace e così splendida, storica inamovibile presenza della Polonia... fuori della Polonia. Non si può non ricordare, ancora una volta, la Grande Emigrazione e quei grandi, più grandi spiriti, che guidati dal senso della viva presenza pregavano rivolti alla assente: "patria mia! tu sei come la salute: ad apprezzarti interamente solo apprende colui che ti ha perduto! Oggi la tua bellezza, in tutto il suo splendore, io veggo e descrivo perché nell'esilio, mi struggo di te!" ("Pan Tradeusz", traduzione di Clotilde Garosci, Torino 1955).

Un mirabile, in qualche modo mistero delle coscienze e dei cuori si è iniziato nel secolo scorso e torna a ripetersi nel secolo attuale. La Polonia è uno dei paesi più provati del globo terrestre. Una delle patrie più profondamente arate dalla sofferenza e contemporaneamente una delle più amate. Forse al mistero di questo insolito amore della patria si compone quel mirabile spostamento spirituale: per tanti suoi figli e figlie e spesso per quelli migliori essa è spiritualmente presente mediante l'assenza fisica. E poi, per quelli che vivono nel Paese, questa assenza non è soltanto l'assenza. E' una sfida. Gli "assenti" non solo "non hanno ragione"; essi, al tempo stesso, rendono una storica testimonianza. Parlano della Polonia quale era, e quale deve essere. Parlano di quale fu il suo vero prezzo, e quale esso rimane.

perciò, il vostro sacrificio e la vostra fatica, il sangue di tanti nostri fratelli e sorelle, nonostante non abbiano raggiunto pienamente gli obiettivi per i quali si battevano, non sono stati inutili.

La storia, soprattutto la storia della nostra Patria, è piena di opere nobili. Le vediamo pure nei tempi contemporanei. Si sa che gli sforzi che mirano alla libertà, al rispetto della dignità dell'uomo, al rispetto del suo lavoro, alla possibilità della vita in pace con la propria coscienza e con le proprie convinzioni, apparentemente non hanno raggiunto gli obiettivi voluti. Tuttavia, hanno mutato l'anima della Nazione, la sua consapesolezza. Questi sforzi sollevano l'anima. Indicano che nella vita vi sono altri valori, spitituali, morali, che non si misurano con i valori materiali, ma sono valori decisivi nella giusta gerarchia dell'umana esistenza.


4. Da dove germina questa forza interiore dell'emigrazione polacca? Le sue sorgenti bisogna cercarle nei pressi della Vistola, nella fede dei polacchi e nella loro cultura. Essa è, come ho detto a Gniezno durante il pellegrinaggio in Patria, "l'espressione dell'uomo... L'uomo la crea e, mediante essa, l'uomo crea se stesso... E al medesimo tempo crea la cultura in comunione con gli altri... La cultura polacca è un bene sul quale si appoggia la vita spirituale dei polacchi.

Essa ci distingue come nazione. Essa decide di noi lungo tutto il corso della storia, decide più ancora che le frontiere politiche. Si sa che la Nazione polacca è passata attraverso la dura prova della perdita dell'indipendenza per più di cent'anni. E in mezzo a questa prova è rimasta sempre se stessa. E' rimasta spiritualmente indipendente perché ha avuto la propria cultura. Anzi nei periodi delle spartizioni l'ha ancora tanto arricchita e approfondita, perché solo per mezzo della creazione di una cultura può conservarsi".

Bisogna dire oggi che così fu pure dopo la seconda guerra mondiale. Sono comunemente noti i meriti della vostra emigrazione nel campo delle ricerche e delle pubblicazioni concernenti la storia della Polonia, in particolare la sua storia nell'ultimo secolo. E' un grande contributo alla conoscenza della vera storia della nazione. Se mancasse questo contributo di ricerca e di pubblicazioni, la conoscenza del passato della storia nazionale non sarebbe pieno.


5. Ho detto anche a Gniezno che la cultura polacca porta in sé i chiari contrassegni cristiani e non è per caso che il primo monumento letterario, che ne dà testimonianza, è il canto "Bogurodzica" ("Genitrice di Dio").

Proprio a queste radici cristiane dobbiamo ritornare sempre, e da esse crescere di nuovo in ogni epoca, perché tale è la verità sull'uomo. Egli deve scoprirla sempre di nuovo.

L'emigrazione compirà la sua missione tanto più efficacemente, quanto più alto sarà il suo livello etico, quanto più Cristo sarà il centro della sua vita e della sua azione, quanto più essa crederà che soltanto lui è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6).

Nell'enciclica "Redemptor Hominis" ho scritto che "Gesù Cristo va incontro all'uomo di ogni epoca, anche della nostra epoca con le stesse parole: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi"... Anche oggi, dopo duemila anni, il Cristo appare a noi come Colui che porta all'uomo la libertà basata sulla verità..." (RH 12).

Bisogna dire che avete compreso e continuate a comprendere la necessità del legame con la fede e con la Chiesa. E perciò questa Emigrazione, come parte della Nazione, conteneva tutti gli strati con l'intero profilo sociale, con le istituzioni politiche, culturali, scientifiche, professionali, ma anche con tutta l'organizzazione ecclesiastica. Sin dal primo momento la Chiesa fu presente con le sue strutture; vi fu il Vescovo, l'indimenticabile Arcivescovo Giuseppe Gawlina, e più tardi Rettore della Missione Polacca in Inghilterra; vi furono i sacerdoti e le organizzazioni religiose, che si sviluppavano. Questi centri furono tra i primi organizzati. Grazie alla comprensione e alla benevolenza della Gerarchia locale, ma soprattutto grazie alla vostra generosità e al lavoro carico di sacrifici dei sacerdoti, sono sorte tante Chiese e Cappelle polacche, che servono proprio all'approfondimento dei legami con Cristo e vi introducono nei Misteri divini, unendovi con lui. Presso i centri pastorali sono state organizzate le scuole di lingua polacca.


6. Il legame con la cultura polacca si realizza nella casa paterna, nella vita religiosa e nella vita delle organizzazioni. Invece la scuola, gli studi superiori e la vita professionale uniscono con la cultura del paese di soggiorno. Il legame tra il paese degli Avi e il paese di soggiorno si realizza proprio al livello della cultura. Essa fornisce una giusta prospettiva della convivenza e mediante l'educazione prepara una persona giovane sia ai compiti nell'ambiente d'emigrazione sia anche all'assumere l'adeguato atteggiamento nella vita.

perciò, uno dei compiti più importanti è la trasmissione delle proprie idee alle nuove generazioni. L'emigrazione deve essere idonea a una adeguata educazione dell'uomo totale. Soltanto in tal caso la giovane generazione sarà capace di assumere l'idea della libertà e della serietà dalla generazione che tramonta.

L'educazione dell'uomo totale - l'educazione alla verità e l'educazione nella tradizione cristiana e polacca - inizia nella famiglia. L'attuale stato della morale pubblica non sempre assicura alla famiglia, e specialmente ai genitori, la necessaria autorità che compete loro.

Sono varie le cause che contribuiscono a ciò. La famiglia ha quindi bisogno di una particolare sollecitudine pastorale. Soltanto la famiglia, forte di Dio, consapevole dei suoi doveri cristiani, può essere in grado di realizzare i compiti dell'educazione dell'uomo totale, poiché, come ho detto in altra occasione, "l'opera di educazione dell'uomo non si compie soltanto con l'aiuto delle istituzioni, con l'aiuto di mezzi organizzati e materiali, per quanto eccellenti siano... il più importante è sempre l'uomo, l'uomo e la sua autorità morale, che deriva dalla verità dei suoi principi e dalla conformità delle sue azioni con questi principi" ("Discorso all'Unesco", 11; 2 giugno 1980: "Insegnamenti", III, 1 [1980] 1645).

Elevo quindi oggi la voce da questo luogo con le parole dell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio": "famiglia, scopri questo insopprimibile appello, che si trova in te stessa! Famiglia, "diventa" ciò che "sei"! Convocata quale Chiesa domestica dalla Parola e dal Sacramento, diventa insieme, come la grande Chiesa, maestra e madre!" (FC 17 FC 38).


7. Il nostro odierno incontro avete voluto farlo coincidere con il vostro pellegrinaggio centrale in occasione del 600° anniversario della presenza della Madre di Dio, nella sua Immagine Miracolosa, a Jasna Gora. Sappiamo che cosa era e che cosa è questo Santuario, questa Effigie di Jasna Gora per la nazione polacca.

Unendomi a questa vostra comune intenzione, che è anche la mia, permettetemi che richiami agli occhi della nostra memoria il grande personaggio, il defunto Primate di Polonia Cardinale Stefano Wyszynski. Faccio questo nella nostra assemblea nel primo anniversario della sua morte e dei suoi funerali, del suo transito da questa patria terrena, che così inflessibilmente serviva, alla Casa del Padre.

Faccio questo, nell'odierna assemblea con quello stesso amore con cui lo circondavano tutti i polacchi in patria e all'estero, guardando a lui come uomo provvidenziale, donato alla patria durante i tempi delle difficili scelte e durante il tempo della nuova strada. Vedo in lui, come voi tutti, l'uomo legato fin nel profondo della sua anima con il mistero della Madre di Jasna Gora presente nella vita dei suoi figli e nella vita della nostra nazione.

Coloro che lasciavano il Paese, sia in cerca del pane, sia per altri motivi, portavano con sé l'immagine di Jasna Gora o di Ostrobrama. Essa era un segno esterno della loro fede e dell'attaccamento a Cristo e alla Polonia. I primi emigrati in questo paese, quelli del secolo scorso, hanno portato l'immagine della Madre di Dio di Czestochowa sia a Manchester, come anche qui a Londra. Quando il Cardinale Augusto Hlond benedisse la prima Chiesa a Devonia, la dedico alla Madre di Dio di Czestochowa.

Quest'immagine, durante l'ultima guerra, era in quasi tutte le cappelle dei campi militari, e le stesse immaginette si trovavano spesso nelle divise dei militari polacchi. Le immagini della Signora di Czestochowa si trovano in ogni Chiesa, dove vi riunite per la preghiera, particolarmente per assistere alla Messa domenicale. Essa è quasi in ogni casa degli emigrati.

L'Anno Giubilare è l'anno di un particolare rinnovamento della fede, della vita familiare. E' necessario che i genitori, guardando a Maria, si rendano di nuovo consapevoli della loro responsabilità e dei compiti educativi. Certamente molte famiglie recitano l'Appello di Jasna Gora: quel "Maria, Regina della Polonia, sono vicino a te, mi ricordo di te, veglio". Siamo vicini a lei e vegliamo! Siano presso di lei e veglino gli anziani. Veglino i giovani. A voi, cari Giovani Amici, mi rivolgo in modo particolare. Abbiate il coraggio di assumere questa difficile eredità e di svilupparla. Tanti sono oggi i problemi, tanti i valori, che esigono che noi vegliamo, perché l'uomo non cancelli in se stesso, nei suoi legami e nelle relazioni sociali, l'immagine e la somiglianza di Dio, iscritta in lui dal Creatore e rinnovata da Cristo; che non la cancelli negli altri!


8. Non per caso questo nostro odierno, insolito incontro, si svolge nella Solennità della Pentecoste.

"Vieni, Santo Spirito, / manda a noi dal cielo / un raggio della tua luce".

Convincici quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (cfr. Jn 16,8).

Guidaci alla verità tutta intera (cfr. Jn 16,13).

Glorifica Cristo in noi, prendi del suo, e ce lo riveli (cfr. Jn 16,14).

Ricordaci tutto ciò che Cristo ci ha detto (cfr. Jn 14,26).

Non sia turbato il nostro cuore e non abbia timore (cfr. 14.27).




1982-05-30 Data estesa: Domenica 30 Maggio 1982




L'omelia all'aeroporto - Coventry (Gran Bretagna)

Titolo: Costruire pazientemente la pace nel rispetto e nella fiducia

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Gesù Cristo.


1. La pace sia con voi. In questa grande festività della Pentecoste saluto voi tutti che siete venuti da tante parrocchie della provincia di Birmingham e di altre. Saluto anche i nostri amati fratelli e sorelle di altre Chiese Cristiane e comunità ecclesiali, la cui presenza testimonia il nostro unico Battesimo in Gesù Cristo e la nostra disponibilità all'unico Spirito Santo. Per questo le prime parole che vi rivolgo sono: "La pace sia con voi".

Siamo vicini alla città di Coventry, una città devastata dalla guerra ma ricostruita nella speranza. Le rovine dell'antica Cattedrale e la costruzione di quella nuova sono riconosciute in tutto il mondo come simbolo di riconciliazione cristiana e di pace. Noi preghiamo in questa Messa: "Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra". In questa preghiera invochiamo Dio affinché ci renda capaci di realizzare quella riconciliazione e quella pace non solo simbolicamente ma anche nella realtà.


2. Il nostro mondo è sfigurato dalla guerra e dalla violenza. Le rovine dell'antica Cattedrale ricordano costantemente alla nostra società la sua capacità di distruggere. E oggi questa capacità è più grande che mai. I popoli sono costretti a vivere sotto l'incubo nucleare. Eppure dovunque la gente desidera ardentemente la pace. Uomini e donne di buona volontà vogliono mettersi insieme nella ricerca di una comunità di fratellanza e di comprensione in tutto il mondo.

Essi desiderano ardentemente la giustizia, ma la giustizia piena di misericordia. Dal momento che siamo così vicini al luogo dove è nato Shakespeare, vogliamo meditare su quanto egli ha detto: "Nessuno di noi può trovare la salvezza nella giustizia umana. Preghiamo per la misericordia, e questa stessa preghiera insegna a ciascuno di noi a ricambiare le opere di misericordia".

Cosa è questa pace che tanto desideriamo? Cosa è questa pace rappresentata simbolicamente dalla nuova Cattedrale di Coventry? La pace non è semplicemente assenza di guerra. Essa implica reciproco rispetto e fiducia tra i popoli e tra le nazioni. Comporta cooperazioni e accordi vincolanti. Come una Cattedrale, la pace deve essere costruita, pazientemente e con fede incrollabile.

Ovunque i forti sfruttino i deboli; ovunque i ricchi pieghino al loro potere i poveri; ovunque grandi potenze cerchino di esercitare un predominio e imporre ideologie, qui l'opera di portare la pace viene vanificata, qui la cattedrale della pace viene di nuovo distrutta. Oggi la portata e l'orrore della guerra moderna - sia essa nucleare o convenzionale - rendono questa guerra totalmente inaccettabile come mezzo per comporre dispute e vertenze tra nazioni.

La guerra dovrebbe appartenere al tragico passato, alla storia; non dovrebbe trovare posto nei progetti dell'uomo per il futuro.

Vi invito dunque questa mattina a pregare con me per la causa della pace. Preghiamo con fervore per la Sessione Straordinaria delle Nazioni Unite sul Disarmo, che avrà inizio tra breve. Le voci dei cristiani si uniscono a quelle degli altri uomini per sollecitare i responsabili in tutto il mondo a rinunciare al confronto e rigettare quelle politiche che chiedono alle nazioni di spendere enormi somme per armi di distruzione totale. Noi preghiamo in questa Pentecoste perché lo Spirito Santo possa ispirare i governanti in tutto il mondo ad impegnarsi in un dialogo fruttuoso. Possa lo Spirito Santo guidarli all'adozione di mezzi pacifici per salvaguardare la libertà, mezzi che prescindano dalla minaccia di un disastro nucleare.

Ma la cattedrale della pace è costruita da molte piccole pietre.

Ciascuno deve diventare una pietra di quel meraviglioso edificio. Tutti devono impegnarsi consapevolmente e risolutamente nel perseguimento della pace. Il sospetto e la divisione tra le nazioni incominciano nel cuore dei singoli. L'opera per la pace comincia quando ascoltiamo l'urgente chiamata di Cristo: "Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1,15). Dobbiamo sostituire il dominio con il servizio, la violenza con la pace; dobbiamo volgerci a Cristo, che solo può darci un cuore nuovo, una mente nuova. Ogni uomo è destinato a udire, in qualche momento della sua vita, questa chiamata di Cristo. La risposta che diamo conduce alla morte o alla vita. La fede in Cristo, Verbo Incarnato di Dio, cicondurrà nella via della pace.


3. Vorrei rivolgermi ora particolarmente ai giovani che stanno per ricevere il sacramento della Cresima. Il Vangelo odierno ha uno speciale significato per voi, perché dice che "Gesù venne e si fermo in mezzo a loro e disse: "Pace a voi". E mostro loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alito su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo"" (Jn 20,20-22).

Il dono di Cristo, lo Spirito Santo, verrà riversato su di voi in maniera particolare. Udirete le parole della Chiesa che verranno pronunciate su di voi, per invocare lo Spirito Santo affinché confermi la vostra fede, vi accolga nel suo amore, vi rafforzi per il suo servizio. Prenderete allora il vostro posto tra i vostri fratelli cristiani di tutto il mondo, come cittadini a pieno diritto del Popolo di Dio. Sarete testimoni della verità del Vangelo nel nome di Gesù Cristo. La vostra vita sarà tale da santificare tutta la vita umana. Insieme a tutti quelli che sono stati confermati, diventerete pietre vive della cattedrale della pace. Siete veramente chiamati da Dio ad essere strumenti di pace.


4. Oggi dovete comprendere che non siete soli. Siamo un solo corpo, un solo popolo, una sola Chiesa di Cristo. Il padrino che sta al vostro fianco rappresenta per voi l'intera comunità. Insieme, con tanti e tanti testimoni di ogni popolo e di ogni età, voi rappresentate Cristo. Voi siete dei giovani che hanno ricevuto una missione da Cristo, perché oggi egli ci dice: "Come il Padre ha inviato me, così io invio voi".

Vorrei ricordare per un istante la memoria di due grandi inglesi che possono esservi oggi d'ispirazione. Studiate l'esempio di san Bonifacio, nato a Crediton nel Devon, uno dei vostri più grandi connazionali e anche uno dei più grandi missionari della Chiesa. Lo Spirito Santo, disceso su Bonifacio attraverso i sacramenti del Battesimo e della Cresima, rafforzo il suo amore per Cristo e lo porto ad una maturità di fede. Questa fede illumino tutta la sua vita. Desiderava ardentemente di condividerla con gli altri, anche con quelli di altri paesi. Fu così che, confidando completamente in Dio e con coraggio e perseveranza, egli contribui a diffondere la Chiesa sul continente d'Europa. Anche voi siete oggi rinforzati interiormente dai doni dello Spirito Santo, cosicché ciascuno di voi, nella maniera che gli è propria, può portare la Buona Novella ai propri amici.

Anche voi dovete mostrare coraggio e perseveranza vivendo secondo il Vangelo in ogni circostanza della vostra vita.

Non posso venire nei Midlands senza ricordare quel grande uomo di Dio, quel pellegrino per la verità, il Cardinale John Henry Newman. La sua ricerca di Dio e della pienezza della verità - segno dello Spirito Santo operante in lui - lo porto ad una vita di preghiera e ad una saggezza che ci sono ancora oggi di edificazione. Gli anni spesi dal Cardinale nella ricerca di una comprensione più piena della fede sono il segno della sua costante fiducia nelle parole di Cristo: "Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce" (Jn 14,16-17). Vi raccomando dunque il suo esempio di fede perseverante e di ardente desiderio della verità. Egli può contribuire ad avvicinarvi a Dio; alla cui presenza era vissuto ed al cui servizio si era totalmente dedicato. Il suo insegnamento è oggi di grande importanza anche per la nostra ricerca dell'unità della Chiesa, non soltanto in questo paese ma in tutto il mondo. Imitate la sua umiltà e la sua obbedienza a Dio; pregate per una saggezza come la sua, una saggezza che può venire solo da Dio.


5. "Gesù alito su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"".

In quella prima Pentecoste il Salvatore diede agli apostoli il potere di rimettere i peccati quando riverso nei loro cuori il dono dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito Santo viene a voi oggi nel sacramento della Cresima, per coinvolgervi più completamente nella lotta della Chiesa contro il peccato e nella sua missione di promuovere la santità. Viene per restare più pienamente nei vostri cuori e rinforzarvi nella lotta contro il male. Miei cari giovani, il mondo di oggi ha bisogno di voi, perché ha bisogno di uomini e donne riempiti dello Spirito Santo. Ha bisogno del vostro coraggio e della vostra speranza, della vostra fede e della vostra perseveranza. Il mondo di domani sarà costruito da voi. Oggi ricevete il dono dello Spirito Santo affinché possiate operare con fede profonda e con carità costante, affinché possiate contribuire a portare al mondo i frutti della riconciliazione e della pace. Rinforzati dallo Spirito Santo e dai suoi molteplici doni, impegnatevi con tutto il cuore nella lotta della Chiesa contro il peccato.

Cercate di essere disinteressati; sforzatevi di non essere ossessionati dalle cose materiali. Siate membra attive del Popolo di Dio; riconciliatevi gli uni con gli altri e dedicatevi alle opere di giustizia, che porteranno pace sulla terra.


6. "Quanto sono grandi, Signore, le tue opere" (Ps 103 [104],24).

Queste parole del Salmo responsoriale evocano gratitudine dai nostri cuori e un inno di lode dalle nostre labbra. E realmente, quante sono le opere del Signore, quanto grandi sono gli effetti dell'azione dello Spirito Santo nella Cresima! Quando questo sacramento viene conferito, le parole del Salmo si adempiono tra di noi: "Mandi il tuo spirito, sono creati; / e rinnovi la faccia della terra" (v. 30).

Il primo giorno di Pentecoste lo Spirito Santo discese sugli Apostoli e su Maria e li riempi della sua potenza. Oggi noi ricordiamo quel momento e ci apriamo di nuovo al dono dello stesso Spirito Santo. In quello Spirito siamo battezzati. In quello Spirito siamo stati confermati. In quello Spirito siamo chiamati a condividere la missione di Cristo. In quello Spirito diventeremo realmente il Popolo della Pentecoste, gli apostoli del nostro tempo. "Vieni, Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore".

Così sia.




1982-05-30 Data estesa: Domenica 30 Maggio 1982




All'Aeroporto - Liverpool (Gran Bretagna)

Titolo: Tenete viva la vostra tradizione di servizio agli altri nel nome di Gesù

Testo:

Fratelli e sorelle in Gesù Cristo.


1. Grazie per il vostro gentile benvenuto, grazie per essere venuti qui a salutarmi. A mia volta vi saluto con le parole del Redentore Risorto: la pace sia con voi. Che la pace regni nelle vostre case e possa la pace di Cristo regnare nelle menti e nei cuori.

E' bello essere qui. Sono lieto di fare la mia prima visita in questa regione dell'Inghilterra e nella città di Liverpool della quale siete così orgogliosi. Stando qui vicino al mare ricordo che siete una nazione marinara. Per secoli le popolazioni di queste isole hanno commerciato per mare, hanno esplorato navigando, si sono procurati dal mare i mezzi per vivere. Penso anche ai molti missionari - sacerdoti, religiose e religiosi e laici - che sono salpati da questi porti per fare la loro parte nel costruire la Chiesa in terre lontane.

Questi uomini e queste donne sono il segno della vitalità della fede che avete ricevuto e conservato. E il loro viaggiare per mare è il simbolo della fiducia e speranza che Cristo chiede a tutti i suoi discepoli.

E' doveroso ricordare nelle nostre preghiere anche coloro che persero la vita in mare e che nel luogo dove essi riposano non ci sono né pietre né monumenti. Che essi riposino nella pace del Signore.

E ormai da lungo tempo che la città di Liverpool è un grande porto.

Genti di molti paesi hanno messo qui le loro radici. Nei secoli passati le popolazioni hanno conosciuto cosa vuol dire la sofferenza a causa di malvagità quali la schiavitù e la grande povertà. Siete anche stati testimoni della conquista del progresso tecnologico e dello sviluppo umano. Ma forse il vostro più grande retaggio vi viene da tutti coloro che hanno combattuto per sconfiggere i mali della società e realizzare una convivenza fraterna. A questo riguardo mi è stato detto che avete il vostro pioniere della carità, Padre Nugent.


2. E dopo queste osservazioni, colgo l'occasione per dare atto alla Gran Bretagna della generosità per la quale è nota. Sebbene i rapporti con gli altri paesi del mondo e questa nazione siano cambiati nel corso degli anni, essa ancora elargisce cospicui aiuti a chi ne ha bisogno, e specialmente ai paesi in via di sviluppo, e ultimamente anche alla mia patria. Ricordo quanto ha detto il Cardinale Hennan che fu un tempo Arcivescovo di Liverpool, ai Vescovi polacchi durante il Concilio Vaticano II: "Sono stati i piloti polacchi che hanno salvato l'Inghilterra durante la guerra".

Le sue parole e l'aiuto recente dato alla Polonia dimostrano i saldi legami di interesse e amicizia esistenti da anni fra Polonia e Gran Bretagna.

Prego perché questi legami siano sempre più approfonditi e rinnovati.

Spero che malgrado tutte le difficoltà, la generosità del vostro cuore non venga mai meno. Spero che per mezzo di programmi quale il "Catholic Fund for Overseas Development" continuiate ad aiutare i poveri, a nutrire gli affamati, a contribuire alla causa dello sviluppo. Tenete sempre viva la vostra tradizione evangelica di interesse affettuoso e di servizio agli altri nel nome di Gesù.


3. Oggigiorno ci si presentano molte sfide e difficoltà. Un problema in particolare che vorrei citare è la disoccupazione. So che a Liverpool lo state sperimentando molto seriamente, ed è uno dei più gravi problemi che la società nel suo complesso deve affrontare.

In molti paesi la disoccupazione è aumentata all'improvviso, ed è causa di privazioni individuali e familiari. Ciò può seminare amarezza, divisioni e perfino violenza. Il giovane incapace di trovare un lavoro si sente defraudato dei suoi sogni, mentre coloro che lo hanno perduto si sentono rifiutati e inutili.

Questa tragedia abbraccia ogni aspetto della vita, da quello materiale e fisico a quello mentale e spirituale. Ed è un problema che interessa molto la Chiesa che fa proprie sia le privazioni e le sofferenze, sia le gioie e le speranze degli uomini e delle donne del nostro tempo. E' una questione di vitale importanza e merita l'attenzione e le preghiere di tutte le persone di buona volontà.


4. Saluto molto caldamente tutti gli invalidi che sono venuti oggi per incontrarmi. Voi avete un posto speciale nel mio cuore e nell'amore di Cristo. Vi assicuro che voi e tutti quelli che sono sofferenti e infermi costruite il Regno di Dio quando accettate pazientemente le sofferenze e le offrite con Cristo, come dolce sacrificio, al nostro Padre celeste. Come disse san Paolo, il vostro soffrire aiuta "e completa nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

Mi è stato detto che nell'attraversare Liverpool, il corteo di macchine passerà lungo la Hope Street. Questo nome mi ha colpito immediatamente. Esprime l'aspirazione della popolazione che vive qui, esprime la sua speranza per il futuro, specialmente per il futuro dei suoi figli, per il futuro dei figli dei suoi figli. Tanti pericoli e tanti problemi minacciano oggi i giovani. Ho già parlato della disoccupazione. Ci sono altri mali, come l'alcoolismo e la droga, la pornografia, nozioni pervertite della sessualità e crimini e violenze sempre crescenti. Tutti questi mali della società, se non abbiamo la speranza, se non abbiamo una profonda e incrollabile fede nella potenza e misericordia di Dio, ci possono portare a disillusioni e a disperazione. I nostri giovani, e per la verità tutti noi, abbiamo bisogno della virtù della speranza, non quella fondata sulle fantasie e sui sogni o anche sulle realtà, ma la speranza che nasce dalla fede in Dio che ci ama e che è nostro Padre amoroso e misericordioso. "A colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen" (Ep 3,20-21).




1982-05-30 Data estesa: Domenica 30 Maggio 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Alla comunità polacca - Wembley (Gran Bretagna)