GPII 1982 Insegnamenti - La Messa per i seminaristi romani - Città del Vaticano (Roma)

La Messa per i seminaristi romani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Conformate la vostra vita a quella di Cristo

Testo:


1. "Ecco, io vengo, o Signore, per fare la tua volontà".

Questo versetto responsoriale, desunto dal Salmo 39 ([40],8s) ed applicato dall'Autore della lettera agli Ebrei a Cristo, sommo ed eterno Sacerdote della nuova alleanza (cfr. 10,5-10), ci offre come il tema dominante per la nostra riflessione in questa odierna celebrazione che vede voi, carissimi Alunni del Seminario Maggiore di Roma, attorno al vostro Vescovo, all'inizio del nuovo anno scolastico.

Come i discepoli di Gesù, ciascuno di voi ha sentito un giorno nell'intimo della propria coscienza le parole di Cristo: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37): maturando la vostra personalità all'alba della giovinezza; aprendovi alle varie espressioni culturali così complesse del mondo contemporaneo; osservando il divario esistente fra gli ideali perseguiti e le mancate realizzazioni, specialmente in campo sociale, voi vi siete accorti che il seme della Parola di Dio spesso per mancanza di operai e di seminatori non riusciva a raggiungere tante zone, ma specialmente tante intelligenze e tanti cuori. Ed allora, con entusiasmo e generosità, vi siete affidati a Dio con totale disponibilità per essere docili strumenti nelle sue mani e dare il vostro personale contributo al suo disegno di amore e di salvezza nei confronti dell'umanità. Anche voi avete detto, in unione col Figlio di Dio incarnato: "Ecco, io vengo, o Signore, per fare la tua volontà"; come Gesù, voglio percorrere le vie del mondo insegnando e predicando il Vangelo del Regno (cfr. Mt 9,35); anche voi, con la vostra sensibilità, vedendo folle di uomini e di donne, di giovani, di poveri alla ricerca della verità, della giustizia, della pace, della gioia, vi siete resi conto che esse erano "stanche e sfinite", disilluse delle promesse ventilate da ideologie mutevoli, ed allora avete compreso che valeva veramente la pena di dedicare completamente tutta la vita, tutte le energie per seguire Gesù, al fine di ridare ai fratelli ed alle sorelle il senso profondo della fede e della speranza cristiane! Avete così voluto seguire Gesù, per partecipare al suo sacerdozio ministeriale.


2. Tale partecipazione è pero un privilegio, un dono dell'Altissimo, che vi configura misteriosamente a Cristo; mediante il sacerdozio tutta la vostra vita avrà una fondamentale bipolarità: Dio e gli uomini. Chiamati da Dio sarete costituiti "per il bene degli uomini nelle cose che riguardamo Dio" (He 5,1).

Ciascuno di voi, in questo momento, sta meditando certamente sulla "storia della propria vocazione": una storia singolare, irripetibile, nella quale si sono intersecati vicende ed episodi personalissimi, noti soltanto a Dio ed a voi; una storia alla cui origine c'è un gesto di infinito, personale amore da parte di Gesù, il Figlio di Dio incarnato. Come i discepoli e gli apostoli, anche voi un giorno nella maniera più insperata ed inspiegabile avete compreso che egli vi rivolgeva, suadente e perentorio, il suo invito: "Sequere me!" (cfr. Mt 8,22 Mc 2,14). E avete dichiarato la vostra disponibilità ai vostri Pastori, e a chi ora segue la vostra vocazione.

Ma, seguire Cristo per partecipare al dono del suo sacerdozio ministeriale, richiede ed esige generosità, abnegazione, costanza; una lunga preparazione di carattere spirituale, articolata di preghiere e di disciplina, ed altresi di carattere culturale, che trova nel Seminario il suo luogo ed il suo ambiente più idoneo, perché in esso gli sforzi ed il lavoro dei Superiori e dei loro Collaboratori sono finalizzati verso una chiara prospettiva unitaria.

In questo periodo estremamente delicato è necessario che il vostro cammino spirituale sia orientato alla conformazione della vostra vita a quella del Cristo in tutto, ma in maniera speciale nel suo infaticabile amore e zelo per le anime. "Cernis - sembra dire a ciascuno di voi san Girolamo - quod aequaliter et villis, et urbibus, et castellis, id est, et magnis et parvis evangelium praedicaverit, ut non consideraret nobilium potentiam, sed salutem credentium.

Circuibat civitates, hoc habens operis, quod mandaverat Pater, et hanc esuriem, ut doctrina sua salvos faceret infideles" ("In Ev. Matthaei comm.", 1, 9, 35: PL 26, 60 B).

Affido questi miei voti, insieme ai vostri ideali ed ai vostri propositi, a Maria santissima, Madre della Fiducia, perché vi insegni ad essere, come lei, sempre disponibili al progetto di Dio e pronti per il bene delle anime.

Amen!




1982-10-26 Data estesa: Martedi 26 Ottobre 1982




Due telegrammi: a Monsignor Silvano Piovanelli, Vescovo ausiliare e Vicario generale e alla sorella, signora Paola Benelli Romagnolo - Firenze

Titolo: Dolore per la morte del cardinale Benelli

Testo:

Nell'apprendere la mesta notizia dell'immatura dipartita del Cardinale Giovanni Benelli Le rivolgo le più sentite condoglianze per il grave lutto che colpisce la Chiesa fiorentina alla quale lo scomparso Arcivescovo ha offerto con dedizione senza riserve il meglio delle proprie energie e mentre ricordo con animo commosso il servizio illuminato e fedelissimo da lui prestato con instancabile sollecitudine alla Santa Sede ed in particolare al mio predecessore Papa Paolo VI invoco dal Signore la celeste ricompensa per questo suo servitore generoso consumatosi nell'adempimento del dovere sentito come testimonianza d'amore a Cristo e ai fratelli ed imparto di cuore a lei, ai sacerdoti e ai fedeli raccolti in preghiera intorno alla salma del compianto Pastore una speciale confortatrice benedizione apostolica.

Appresa con intensa commozione la luttuosa notizia della dipartita del suo amato fratello Cardinale Giovanni Benelli partecipo vivamente al profondo dolore che l'ha colpita ed elevo al Signore fervide preghiere di suffragio per l'anima eletta del defunto Presule mentre ricordando la sua edificante vita sacerdotale ed episcopale nonché il generoso servizio da lui reso alla Santa Sede in atteggiamento di costante disponibilità, di fedele dedizione e di infaticabile operosità invio a lei ed ai familiari una speciale benedizione apostolica pegno dei conforti celesti nella luce delle supreme certezze della fede.




1982-10-26 Data estesa: Martedi 26 Ottobre 1982






Ai partecipanti al congresso mondiale "Apostolatus maris" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'ambiente della marineria è diventato campo missionario

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' per me una grande gioia essere con voi oggi, in occasione del Congresso Mondiale dell'Apostolato del Mare. Il vostro raduno dà testimonianza della profonda sollecitudine pastorale che la Chiesa nutre per i lavoratori del mare e per le loro famiglie.

Mi rallegro per il tema che avete scelto per il vostro Congresso e cioè quell'importantissimo momento dell'intero processo di evangelizzazione che è noto come "catechesi"; e, in particolare, per il fatto che avete focalizzato la vostra attenzione sulla catechesi dei marittimi nell'ambito del duplice contesto della loro vita marittima e della loro vita familiare.


2. La Chiesa desidera condurre tutti i battezzati ad una più piena e sistematica conoscenza della persona e del messaggio di Gesù Cristo. Nell'adempimento di questa missione rivolta ai marittimi, voi affrontate un compito altamente esigente e difficile. Voi vi occupate di persone che vivono in un ambito molto vasto. Essi affrontano problemi dolorosi, come la separazione dalla famiglia e dagli amici, sperimentano la solitudine e l'isolamento che ne derivano: per lunghi periodi di tempo essi vivono e lavorano a grande distanza da una parrocchia. Il mondo dei marittimi è divenuto realmente un mondo missionario.

Ricordatevi che non siete soli in questo compito tanto grande. L'intera Chiesa è unita a voi nella sollecitudine e nella preghiera. Inoltre, la responsabilità per la catechesi è affidata all'intero Popolo di Dio, che collabora in armonia con la gerarchia e a seconda dei diversi ruoli e carismi di ciascuno.

Per questa ragione, sono molto lieto di vedere dinnanzi a me oggi uomini e donne di tutto il mondo, Vescovi e sacerdoti, religiosi e laici, che insieme collaborano alla stessa importante opera in nome di Cristo e per la diffusione del Vangelo.


3. Le Chiese locali hanno un ruolo speciale da giocare nella cura pastorale dei marittimi e di altri gruppi di emigranti. A questo proposito, sono lieto di vedere come alcune Conferenze Episcopali e Vescovi locali, così come alcuni Istituti di religiosi e religiose, hanno intrapreso speciali iniziative per incontrare i nuovi ed urgenti bisogni del nostro tempo. La responsabilità per la catechesi è affidata anche agli stessi marittimi credenti che, in ragione del loro Battesimo, hanno il privilegio e il dovere di condurre i loro fratelli e sorelle ad una più profonda conoscenza di Cristo e ad una più stretta intimità con lui. Grande aiuto è fornito loro dai centri d'accoglienza dei marittimi chiamati "Stella Maris" e dalla formazione di comunità che in modo particolare sono adeguate alla mobilità del mondo dei marittimi.

Esaminando i problemi e gli ostacoli, e studiando più chiaramente le risorse e i mezzi disponibili per questo lavoro tanto vitale nella Chiesa, siate ricolmi di un coraggio e di uno zelo rinnovati. Lo Spirito di Verità e di Amore illumini le vostre menti e i vostri cuori e vi infonda una costante speranza. A tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici, ai vostri collaboratori nei diversi paesi, e specialmente agli uomini e alle donne che lavorano sui mari e gli oceani del mondo e che in Cristo sono una cosa sola con noi, imparto la mia apostolica benedizione.




1982-10-27 Data estesa: Mercoledi 27 Ottobre 1982




Il presidente della Repubblica Federale di Germania in visita ufficiale - Città del Vaticano (Roma)

Testo:

Illustrissimo Signor Presidente!


1. Nel lieto ricordo del mio viaggio pastorale nella Repubblica Federale Tedesca, do a lei ed al suo Seguito il mio cordialissimo benvenuto in Vaticano. La ringrazio per la sua odierna visita ufficiale, con la quale Ella ricambia anche il mio incontro con lei e con i Responsabili dello Stato e della società nel castello di Augustusburg.

Saluto in lei il più alto Rappresentante di un Popolo, che si è acquistato un posto eminente nella comunità dei popoli mediante la sua forte vitalità e l'irradiazione dei suoi valori spirituali. La sua storia e la sua cultura, alle quali mi fu già dato di manifestare la mia alta considerazione durante la mia visita pastorale, fin dai loro inizi sono profondamente segnate dal fecondo incontro con il Cristianesimo. Anche oggi la stragrande maggioranza dei Cittadini tedeschi - nonostante acute trasformazioni culturali nel mondo contemporaneo secolarizzato - si professa appartenente alla religione cristiana.


2. Il mio memorabile viaggio in Germania e la sua odierna visita personale sottolineano i rapporti amichevoli, che sussistono anche a livello ufficiale, tra la Repubblica Federale Tedesca e la Santa Sede. Nello stesso tempo essi sono anche sostenuti da mutue e fiduciose relazioni tra la Chiesa e lo Stato nel suo Paese.

La Costituzione della Repubblica Federale Tedesca garantisce la loro reciproca indipendenza, giuridica ed organizzativa. Oltre alle disposizioni costituzionali, esiste - in consonanza con una provata tradizione storica - anche una serie di Concordati e di comuni accordi, che sono particolarmente adatti ad assicurare a lungo la buona intesa e cooperazione tra lo Stato e la Chiesa nello spirito di una genuina partnership.

Con gioia ci è dato di costatare che il rapporto tra Stato e Chiesa nella Repubblica Federale Tedesca permette in modo esemplare alla Chiesa un alto grado di libertà. Ciò le offre la favorevole condizione esterna per compiere la sua missione, cioè di annunciare il Lieto Messaggio con la parola e le iniziative caritative. Così facendo, la Chiesa considera il proprio compito come un servizio all'uomo, che è contemporaneamente cittadino dello Stato cristiano.


3. La libertà, di cui gode la Chiesa nel suo Paese, le conferisce pure una accresciuta responsabilità a contribuire attivamente a formare la società. Questo concreto servizio della Chiesa è tanto più urgente in un tempo in cui un crescente disprezzo dei valori fondamentali dell'uomo mina le basi dell'ordine sociale e minaccia l'uomo stesso nella sua più profonda dignità. Io mi rallegro per la serietà, con la quale nel suo Paese si discute apertamente, con la vivace partecipazione della Chiesa, sui fondamenti irrinunciabili per una buona convivenza degli uomini. Stato e Chiesa devono impegnarsi in misura maggiore nella salvaguardia dei valori etici più generali. Io le manifesto, signor Presidente, il mio sincero apprezzamento per l'alto impegno, con cui Ella prende personalmente posizione, per cristiana convinzione, in favore della difesa di questi valori fondamentali nell'odierna società e sempre di nuovo li pone come compito esigente davanti agli occhi soprattutto della gioventù.

In questo contesto spetta una straordinaria importanza all'efficace protezione e promozione della famiglia, "origine e fondamento dell'umana società", come la chiama il Concilio (AA 11). In base alla medesima convinzione, anche la Costituzione del suo Paese pone il matrimonio e la famiglia "sotto la particolare protezione dell'ordinamento statale" (Art. 6). Nell'odierna società, infatti, non c'è forse nulla che sia insieme tanto promettente per l'avvenire quanto minacciato come lo è la più originaria delle comunità umane. La stessa cosa vale in misura crescente anche per la vita umana. Possa il proposito della vostra Costituzione realizzare pienamente la sicurezza e l'elevazione della famiglia e possa anche la vita, come massimo bene terreno affidato all'uomo, sperimentare sempre di nuovo quell'attenzione incondizionata che le spetta. Il mio augurio sincero è che l'iniziativa "Wähle das Leben", messa in atto in queste settimane dalla Chiesa tedesca del suo Paese, possa incoraggiare quanti più possibile a proteggere e promuovere la vita umana nell'ambito sia privato che pubblico.


4. Come risultato particolarmente riuscito della collaborazione tra Stato e Chiesa nella Repubblica Federale Tedesca vorrei menzionare l'impegno a favore dei popoli del Terzo Mondo. Di fronte alla miseria e ai grandi bisogni, che per molti popoli invece di diminuire sembrano crescere sempre di più, è da augurarsi che la popolazione tedesca prosegua senza venir meno le sue generose prestazioni di aiuto tramite lo Stato e la Chiesa. Con grande partecipazione seguo pure gli sforzi delle Chiese cristiane, ma anche di altri gruppi, che si adoperano nel suo Paese in favore di una buona atmosfera e di appropriate possibilità di promozione per gli Stranieri, che presso di voi hanno trovato diritto di ospitaiità. Servirebbe ad un progresso umano, in senso migliore, se anche nel problema degli Stranieri si riuscisse a collaborare tra Stato e Chiesa, per il bene di quanti vi sono interessati, con la stessa efficacia con cui da molti anni si opera per aiutare i Paesi in via di sviluppo.

Importanti ambiti per una stretta collaborazione tra la Repubblica Federale Tedesca e la Santa Sede sono soprattutto la comune preoccupazione per la pace duratura tra i popoli e l'impegno per realizzare una maggiore giustizia nel mondo. Il mantenimento della pace mondiale esige una energica presa di posizione in favore dei diritti umani e sforzi risoluti per un disarmo generale. Sono richieste decisioni coraggiose e creative per consolidare all'interno dell'intera famiglia umana lo spirito di solidarietà e di disponibilità ad un aiuto di dimensioni mondiali; questo spirito può preservare gli uomini ed i popoli da una nuova e maggiore catastrofe.

Nei riguardi della nostra comune responsabilità per l'Europa, ripeto le parole che pronunciai al termine della mia visita pastorale a Monaco di Baviera: "Dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per dare alla vita e alla coesione degli uomini e delle nazioni di questo Continente una nuova base ed una nuova forma e così superare le conseguenze della terribile esperienza del nostro secolo" ("Discorso", 2; 19 novembre 1980: "Insegnamenti", III,2 [1980] 1377): conseguenze, delle quali anche la Germania tuttora risente.


5. Illustrissimo signor Presidente! Non posso concludere il mio indirizzo di benvenuto a lei ed al suo Seguito, senza salutare cordialmente in lei anche tutti i Cittadini del suo stimato Paese, specialmente i Cattolici e tutti coloro che professano la fede cristiana. Le Confessioni cristiane, con un lungo e doloroso processo, si sono ritrovate in una fraterna convivenza, con la coscienza di avere molti elementi comuni nella fede e nella responsabilità per la società. La pace interna ed esterna del suo Paese possa sempre conservarsi e consolidarsi ulteriormente nella libertà e nel progresso sociale.

Per lei e per il Governo Federale Tedesco, come pure per tutti i suoi concittadini, invoco di cuore la continua protezione e benedizione di Dio.




1982-10-28 Data estesa: Giovedi 28 Ottobre 1982




Ai Vescovi della conferenza episcopale berlinese in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Operare nell'unità per costruire il futuro della Chiesa

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato! In questo incontro comune mi sento unito a voi nella gioia, dopo essermi già incontrato con voi singolarmente nell'ambito della vostra visita "ad limina" di quest'anno. Nella vostra persona mi stanno davanti agli occhi le diverse Chiese locali che vi sono affidate e soprattutto le persone che costruiscono la Chiesa cattolica della Repubblica Democratica Tedesca: i sacerdoti, i diaconi e i religiosi, i collaboratori laici e i fedeli. Dal tempo della vostra ultima visita "ad limina" da Papa Paolo VI, il Signore ha chiamato dal servizio pastorale due illustri fratelli della vostra Conferenza Episcopale, lo stimatissimo Cardinale Bengsch e il Vescovo Aufderbeck a me altrettanto noto. Li ricordiamo con gratitudine. Sui successori di entrambi imploro la particolare benedizione divina.

Inoltre vorrei indirizzare il mio saluto al Vescovo Meisner, insieme ad un augurio cordiale, nuovo Presidente della Conferenza Episcopale Berlinese, all'illustre suo predecessore in questo incarico, il Vescovo Schaffran, e vorrei testimoniare i miei sentimenti di gratitudine e di apprezzamento per il suo servizio alla Chiesa del vostro Paese.

Cari fratelli! Ho seguito attentamente e con fraterna solidarietà i vostri rapporti sulla situazione pastorale nelle vostre regioni così come l'analisi che poco fa ci ha fornito il vostro Presidente. Lasciate ora che puntualizzi alcuni di questi pensieri affidandoli poi alla vostra approfondita riflessione.


1. L'unità vissuta e praticata dei Vescovi di una Chiesa locale con il Papa quale Vescovo di Roma e garante dell'unità mondiale della Chiesa di Cristo è e rimane una condizione essenziale alla necessaria libertà interiore e autodeterminazione di ogni Chiesa locale. Questa unità rende visibile il fatto che il legame delle Chiese locali supera le frontiere degli Stati. La comunità ecclesiale è chiaramente diversa da ogni forma di organizzazione politica. Una Chiesa locale cattolica nella sua essenza non può mai divenire una semplice Chiesa regionale; essa è sempre Chiesa cattolica in una regione. Già fin dai suoi inizi la Chiesa ha praticato quell'internazionalismo che oggi gli Stati moderni considerano, in modo diverso, valore e scopo della loro attività. Con la denominazione di "cattolico" noi designamo proprio questa sovranazionale natura della Chiesa. Mediante l'odierno incontro fraterno, con il suo franco e fiducioso scambio di idee, noi realizziamo questo carattere cattolico della Chiesa. Posso assicurarvi che le vostre preoccupazioni sono anche le mie preoccupazioni, le vostre gioie sono anche le mie gioie, così come anch'io mi aspetto da voi una spirituale condivisione dei miei compiti e dei miei oneri.


2. L'unità intimamente accolta e vissuta con il Papa e la Chiesa mondiale vi dà poi anche la forza di vivere con costanza e attenzione l'unita all'interno della vostra Conferenza Episcopale. I singoli interessi e i diversi giudizi devono essere continuamente valutati insieme per poter essere integrati in una linea comune. Questo dà poi al singolo Vescovo un aiuto prezioso e una maggiore sicurezza nella ricerca di risposte pastorali ai problemi dei suoi fedeli. La prontezza a stabilire e difendere tali principi comuni di azione diventerà naturalmente tanto maggiore quanto più verrà assicurata la collaborazione fraterna di tutti i membri della vostra Conferenza e quanto più ognuno di voi si sentirà capito nelle sue richieste e proposte particolari. Riflettete anche sul fatto che l'unita tra voi Vescovi, vissuta con convinzione, rappresenta un forte motivo per l'unità dei vostri sacerdoti. Con gratitudine vorrei, a questo proposito, osservare che questa intima unità dei vostri rispettivi presbiteri è divenuta sinora forte e esemplare.


3. Da una tale unità interiore cresce anche in voi il coraggio di intrattenere rapporti fraterni con le Chiese dei Paesi a voi confinanti. Secondo le vostre possibilità, in modo molteplice, voi già da lungo tempo esercitate questa particolare responsabilità "cattolica". Vorrei confermarvi in questo, nel proseguire questi contatti di importanza vitale, nel rafforzare la fede in una solidarietà cristiana e nell'attenuare la sensazione di essere isolati.

Ma anche le Chiese del Terzo Mondo meritano la vostra attenzione desta e caritatevole. In un vivo scambio reciproco, esse vi possono aiutare a non sottovalutare le loro necessità e a trovare nella fresca testimonianza di fede degli altri il coraggio per il proprio cammino. A questo proposito vi prego di trasmettere ai vostri fedeli una parola di gratitudine e di apprezzamento per gli aiuti concreti che mediante l'Organismo Episcopale "Not in der Welt" essi fanno pervenire agli abitanti di quei Paesi.


4. Certamente l'esperienza di Chiesa locale che voi fate, insieme ai vostri sacerdoti e fedeli, è spesso solo quella di un piccolo gregge; tuttavia essa è portatrice della promessa di Cristo a tutto il Paese. Questa situazione rende particolarmente evidente il carattere del Vangelo quale luce, lievito e sale della terra e non dovrebbe essere motivo di scoraggiamento.

Se voi lasciate che da una celebrazione profonda e devota della Liturgia vi venga data la forza e l'indicazione della missione per una chiara testimonianza di vita cristiana nel vostro ambiente, lo Spirito di Dio, attraverso di voi, può oggi aprire ancora occhi ciechi alla verità di Cristo. Un compito importante rimane sempre la proclamazione dell'autentica dignità dell'uomo e la proposta degna di fede della speranza cristiana e di una realistica serenità di fronte ad una visione pessimistica della vita che sta sempre più diffondendosi.

Particolarmente attuale è anche la risposta della Chiesa alle domande soprattutto dei giovani sulla natura della pace quale Cristo l'ha annunciata, vissuta e donata, così come sulle modalità concrete di come noi, nell'attuale situazione, possiamo avvicinarci a questa pace. A questo proposito, si dovrebbe tentare anche uno scambio di idee con le comunità evangeliche.


5. Con gratitudine vorrei menzionare alcune particolari iniziative pastorali, che come degli impulsi sono arrivate anche alle vicine Chiese locali e alla Chiesa universale. Ricordo innanzitutto gli aiuto-diaconi che nel vostro Paese da vari anni radunano il Popolo di Dio per la funzione liturgica in località lontane, annunciano il Vangelo e distribuiscono la santa Comunione. La catechesi sistematica dei bambini durante i mesi di vacanza è stata saldamente introdotta da molto tempo e ha dato risultati così buoni che è stata presa ad esempio degno di essere imitato da altre Chiese locali. Con particolare gioia ho notato che voi sostenete un'opera caritativa ben organizzata, comprendente ospedali, ricoveri per anziani, Istituti per handicappati e asili per bambini. Nonostante il calo delle vocazioni religiose, così ho sentito, voi amministrate questi Istituti con impegno e abilità. Mi sento particolarmente unito ai molti altruisti collaboratori di quelle opere e alle persone bisognose di aiuto loro affidate.


6. Se questa lodevole vivacità delle vostre comunità perdura e deve forse essere ulteriormente approfondita, bisognerà continuamente risvegliare e promuovere nuove vocazioni spirituali, per garantire la testimonianza di tutti i seguaci di Cristo come i sacerdoti e i diaconi, i religiosi e le religiose nelle vostre comunità e così assicurare la loro viva unità col Signore. Per i giovani nei luoghi di formazione alla vocazione sacerdotale, così come nei diversi Istituti religiosi, vi affido il mio saluto cordiale e i miei auguri per un progresso benedetto sul cammino intrapreso.

Condividete con i vostri sacerdoti preoccupazioni e dolori, gioie e speranze, parole ed opere! Fate in modo che la necessaria solidarietà con i vostri presbiteri sia mantenuta in ogni diversa situazione. I santi Vescovi Norbert e Benno possano sempre implorare da Dio per voi questa incrollabile e insieme cordiale unità dei discepoli di Cristo.

Cari fratelli! Tornando ora alle vostre comunità, date assicurazione ai vostri fedeli del mio intimo legame e del mio affetto per loro! Benedite tutti nel mio nome, soprattutto i bambini, le persone anziane, i malati, coloro che soffrono. La pace di Cristo abiti pienamente in voi.




1982-10-28 Data estesa: Giovedi 28 Ottobre 1982




Ai Vescovi della provincia del nord dell'Inghilterra in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Custodire e insegnare sempre meglio il sacro deposito della dottrina cristiana

Testo:

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Per me la Pentecoste del 1982 sarà sempre legata a Liverpool, Manchester e York - davvero, con tutte le Chiese locali della Provincia del Nord dell'Inghilterra e che voi degnamente rappresentate come Pastori del Popolo di Dio. Con profondo affetto in nostro Signore Gesù Cristo do il benvenuto a tutti voi, Vescovi Ordinari e Ausiliari di Liverpool, Lancaster, Salford, Leeds, Middlesborough, Hexham e Newcastle. Il mio saluto di pace nel Signore va anche al Vescovo Moverley di Hallam, che a causa delle sue condizioni di salute non ha potuto essere qui con noi oggi, e ai Vescovi di Shrewsbury e Portsmouth.


2. La Pentecoste del 1982 ci ha trovati tutti uniti nella preghiera, con Maria, la Madre di Gesù: abbiamo invocato lo Spirito Santo, gli abbiamo chiesto di rinnovare i suoi prodigi di grazia in tutta la Chiesa. Gli abbiamo chiesto di dimorare in noi, di rinnovare i nostri cuori e le nostre menti, le nostre case e famiglie, le nostre città e villaggi. Gli abbiamo chiesto di sostenere il nostro popolo nel suo splendido sforzo di seguire Cristo nelle circostanze concrete della vita quotidiana, con i suoi problemi e le sue difficoltà, come la disoccupazione, la povertà e la malattia. Abbiamo chiesto allo Spirito Santo di venire e rinnovare la faccia della terra.


3. Ma la Pentecoste del 1982 evoca anche un'altra Pentecoste, una Pentecoste permanente - quella nuova Pentecoste prevista e ardentemente desiderata dal mio predecessore Giovanni XXIII. Proprio ieri, abbiamo commemorato l'anniversario della sua elezione al Papato, ed anche questa circostanza ci induce a riflettere sulla effusione dello Spirito Santo sulla Chiesa del nostro tempo. Tutto il suo pontificato era indirizzato alla promozione di un genuino rinnovamento nella Chiesa, nella docilità allo Spirito Santo che sempre suggerisce una totale fedeltà a tutte le esigenze del Vangelo. Ripetutamente egli proclamo la necessità del rinnovamento nella Chiesa. Nella sua prima enciclica, "Ad Petri Cathedram", egli parlo della necessità di un più profondo riconoscimento della verità, di un salutare rinnovamento della morale cristiana e della restaurazione dell'unità, dell'armonia e della pace. Encicliche successive furono da lui dedicate a singoli problemi chiave: il sacerdozio, le missioni, la necessità della penitenza come condizione per un vero rinnovamento, la benedizione della pace nel mondo, e, infine, l'insegnamento sociale della Chiesa. In tutti i suoi pronunciamenti egli ha mostrato profonda sollecitudine umana ed acuta sensibilità pastorale. Il suo cuore era con i poveri, gli indigenti, coloro che sono in difficoltà, nell'afflizione, nella sofferenza, o nel peccato - tutto il Popolo di Dio, caduto ma redento dal Sangue dell'Agnello, che compie il suo pellegrinaggio al Padre, attraverso Cristo, con Cristo e in Cristo.


4. In questo contesto Giovanni XXIII convoco il Concilio Vaticano II, sapendo che ciò di cui c'era realmente bisogno era un Concilio di natura pastorale che avrebbe parlato della misericordia e dell'amore di Dio per il suo popolo, e avrebbe inaugurato una nuova èra di speranza per l'umanità. Ma precisamente perché ogni iniziativa genuinamente pastorale ha bisogno di una solida base dottrinale, precisamente perché non ci può essere dicotomia tra la Parola di Dio e il vero benessere e la felicità dell'uomo, Giovanni XXIII, il giorno dell'apertura del Concilio, l'11 ottobre 1962, fece questa fondamentale affermazione: "La più grande preoccupazione del Concilio Ecumenico è questa: che il sacro deposito della dottrina cristiana venga più efficacemente custodito e insegnato".

Commentando queste parole con un gruppo di Vescovi, una volta io dissi che "questo spiega l'ispirazione di Papa Giovanni; questo è ciò che la nuova Pentecoste doveva essere; questa è la ragione per cui i Vescovi della Chiesa - nella più grande manifestazione di collegialità nella storia del mondo - erano chiamati insieme: affinché il sacro deposito della dottrina cristiana fosse più efficacemente custodito e insegnato... E ciò che Giovanni XXIII considero lo scopo del Concilio, io lo considero lo scopo del periodo post-conciliare" ("Discorso", 4; 5 ottobre 1979: "Insegnamenti", II,2 [1979] 633-634).


5. Custodendo e insegnando diligentemente questo sacro deposito della Parola di Dio, la Chiesa ha anche la possibilità di dare un contributo in numerosi campi dell'attività umana. Nelle vostre Chiese locali voi stessi date testimonianza al fatto che il rinnovamento acceso dalla luce della fede è profondamente sollecito verso tutti i bisogni della persona umana. E' con la profonda convinzione della fede, radicata nella Parola di Dio, che noi proclamiamo: "Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio?" (lJn 3,17).

Se è vero - e lo è - che la nostra sollecitudine pastorale deve abbracciare il nostro popolo in tutte le sue necessità, è anche vero che il nostro più grande contributo ad esso è la proclamazione della Parola di Dio in tutta la sua pienezza e potenza. Allorché noi trasmettiamo la Parola di Dio con fedeltà pastorale, il mondo spesso se ne ribellerà; potra accusarci di intransigenza e di irrilevanza. Ma il nostro criterio rimane la fedeltà alla Parola di Cristo, che, a sua volta, è sinonimo del reale benessere dei nostri fratelli e sorelle.


6. Mentre noi stessi perseguiamo nel mondo moderno la delicata missione di custodire e di insegnare il sacro deposito della dottrina cristiana, Gesù stesso ci sfida dolcemente dicendo: "Abbiate fiducia in me"; abbiate fiducia nella mia Parola; abbiate fiducia nel potere della mia Parola di attrarre i cuori, di convincere le coscienze, di dissipare i dubbi, di lenire il dolore; abbiate fiducia nella verità della mia Parola capace di prevalere sull'inganno, di rifiutare l'errore, di distruggere la falsità e di assicurare l'autentica libertà cristiana. Gesù ha così assicurato alla Chiesa: "Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero" (Jn 8,36). Senza la presenza di Gesù in mezzo a noi, e senza il suo Santo Spirito che guida il magistero della Chiesa, noi non potremmo mai adempiere al nostro mandato apostolico e al nostro incarico pastorale. Ma grazie all'aiuto che il Signore ci concede, posso ripetere a voi con l'apostolo Pietro: " Gettate in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi" (lP 5,7). E Gesù stesso dice: "Non sia turbato il vostro cuore; abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me (Jn 14,1).

Questa totale fiducia in Cristo e nella sua Parola, venerabili e cari fratelli, è l'oggetto della mia preghiera per voi e per tutto i miei fratelli nell'Episcopato. E' una fiducia totale che è alimentata nella preghiera e che non può esistere se non nella santità di vita. Si manifesta nella serenità pastorale e nella profonda pace personale. E', soprattutto, un dono dello Spirito Santo. Ed è questa totale fiducia in Gesù Cristo e nella sua Parola che io chiedo per voi oggi, mediante l'amorevole intercessione di Maria, la Madre di Cristo.

E con questa totale fiducia in nostro Signore e Salvatore, continuiamo a implorare lo Spirito Santo perché prolunghi la nuova Pentecoste e ci assista, come Pastori del gregge, nel nostro compito di custodire e insegnare sempre più efficacemente il sacro deposito della dottrina cristiana.

Vieni, Santo Spirito, colma i cuori dei tuoi Vescovi, e rinnova la faccia della terra!




1982-10-29 Data estesa: Venerdi 29 Ottobre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - La Messa per i seminaristi romani - Città del Vaticano (Roma)