GPII 1982 Insegnamenti - Il personale del corpo di sicurezza e del protocollo ricevuto nella nunziatura apostolica - Madrid (Spagna)

Il personale del corpo di sicurezza e del protocollo ricevuto nella nunziatura apostolica - Madrid (Spagna)

Titolo: Gratitudine del Papa

Testo:

Signore e Signori, Sono contento di potervi ricevere questa sera, anche se brevemente, per salutarvi in maniera più personale.

Voglio manifestarvi il mio profondo apprezzamento e ringraziamento per tutte le veglie e i sacrifici, da voi affrontati durante il mio viaggio con competenza esemplare e profondo spirito di devozione al Papa.

Grazie di cuore a voi, a tutti vostri compagni appartenenti ai diversi gruppi di siccurezza ed a quanti, magari nel nascondimento, hanno prestato la loro collaborazione efficace in tante città e luoghi della Spagna! Raccomando a Dio le vostre intenzioni, quelle delle vostre mogli, figli e famiglie. Dio vi benedica e vi aiuti sempre. Anche io vi benedico, insieme alle vostre famiglie.

In questo saluto, ringraziamento e benedizione includo anche tutto il personale del protocollo e le loro famiglie, e quanti hanno collaborato alla preparazione e realizzazione di questo viaggio in Spagna.


Che Dio vi ricompensi! [Traduzione dallo spagnolo]




1982-11-08 Data estesa: Lunedi 8 Novembre 1982




L'omelia della Messa per il pellegrino, all'areoporto - Santiago de Compostela (Spagna)

Titolo: Testimonianza di una fede vissuta con vocazione di servizio

Testo:

Cari Fratelli nell'Episcopato, cari fratelli e sorelle.


1. Sono giunto oggi all'ultima tappa del mio viaggio attraverso le terre di Spagna, proprio nel luogo che gli antichi chiamavano "Finis terrae" e che ora è una finestra aperta verso le nuove terre, anch'esse cristiane, al di là dell'Atlantico.

Sono già passato per diverse Chiese locali, disseminate nello splendido paesaggio di questo amato Paese. Ho anche visitato alcuni Santuari, ed in questo momento mi trovo presso uno dei luoghi sacri e più celebri della storia, famoso nel mondo intero: la cattedrale Basilica che contiene la tomba di san Giacomo, l'Apostolo che - secondo la tradizione - fu l'evangelizzatore della Spagna.

Questa bella città di Compostela è stata durante i secoli la mèta di un cammino tracciato nella terra d'Europa con i passi dei pellegrini che, per non smarrirsi, guardavano le stelle del firmamento. Anch'io sono pellegrino: pellegrino-messaggero che vuole percorrere il mondo, per compiere il mandato che Cristo diede ai suoi Apostoli allorché li invio ad evangelizzare tutti gli uomini e tutti i popoli. Pellegrino portato in Spagna da Teresa di Gesù ho ammirato i frutti del lavoro di evangelizzazione compiuto da tante migliaia di discepoli di Cristo in venti secoli di storia cristiana. Pellegrino che ha percorso le benedette terre spagnole, seminando a piene mani la parola del Vangelo, la fede e la speranza.

Ora sto con voi, cari fratelli e sorelle, venuti da tutte le diocesi di Galizia e da tante parti di Spagna. In questa Messa del Pellegrino, il Vescovo di Roma vi saluta tutti con affetto ecclesiale: saluto i vostri Prelati e tutti i partecipanti. Mi allieta il vedervi in così gran numero ed il sapere che durante l'Anno Santo Compostelano, diversi milioni di pellegrini - più che nei precedenti Anni Santi - sono venuti a Santiago in cerca del perdono e dell'incontro con Dio.

Stiamo per celebrare l'Eucaristia: culmine e centro della nostra vita cristiana, mèta alla quale ci conduce l'itinerario della penitenza, della conversione, della ricerca incessante del Signore, atteggiamento proprio del cristiano che deve sempre essere in cammino verso di lui.


2. Depositata nel mausoleo della vostra Cattedrale, conservate la memoria di un amico di Gesù, di uno dei discepoli prediletti del Signore, il primo degli Apostoli che col suo sangue diede testimonianza al Vangelo: san Giacomo il Maggiore, il figlio di Zebedeo.

I rappresentanti del Sinedrio pretesero di imporre la legge del silenzio a Pietro ed agli Apostoli che "Con grande forza rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande stima" (Ac 4,33); "Vi avevamo espressamente ordinato di non insegnare più nel nome di costui, ed ecco voi avete riempito Gerusalemme della vostra dottrina e volete far ricadere su di noi il sangue di quell'uomo" (Ac 5,28).

Pero Pietro e gli Apostoli risposero: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini. Il Dio dei nostri padri ha risuscitato Gesù, che voi avete ucciso appendendolo alla croce. Dio lo ha innalzato alla sua destra facendolo Capo e Salvatore, per dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati. E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a coloro che si sottomettono a lui" (Ac 5,29-32).

La missione della Chiesa comincio a realizzarsi precisamente grazie al fatto che gli Apostoli, pieni di Spirito Santo ricevuto nel Cenacolo il giorno di Pentecoste, obbedirono a Dio piuttosto che agli uomini.

Quest'obbedienza la pagarono con la sofferenza, col sangue, con la morte. La furia dei capi del Sinedrio di Gerusalemme si infranse contro la decisione fermissima, che porto san Giacomo al martirio quando Erode - come ci dicono gli Atti degli Apostoli - "comincio a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni" (Ac 12,1). Egli fu il primo degli Apostoli a soffrire il martirio. E' l'Apostolo che da diversi secoli viene venerato in tutta la Spagna, e in tutta Europa e nella Chiesa intera qui, a Compostela.


3. San Giacomo era fratello di Giovanni Evangelista. Essi furono i due discepoli a cui - in uno dei dialoghi più impressionanti che riporta il Vangelo - Gesù fece quella famosa domanda: ""Potete bere il calice che io sto per bere?". Ed essi risposero: "Possiamo"" (Mt 20,23).

Era la parola della disponibilità, del coraggio; un atteggiamento tipico dei giovani, pero non loro esclusivo, ma di tutti i cristiani, ed in particolare di coloro che accettano di essere apostoli del Vangelo. La generosa risposta dei due discepoli fu accettata da Gesù. Egli disse loro: "Il mio calice lo berrete" (v. 23).

Queste parole si compirono in Giacomo, figlio di Zebedeo, che col suo sangue diede testimonianza della risurrezione di Cristo a Gerusalemme. Gesù aveva fatto la domanda sul calice che avrebbero dovuto bere i due fratelli, quando la loro madre, come abbiamo letto nel Vangelo, si avvicino al Maestro, per chiedergli un posto di speciale rilievo per entrambi nel Regno. Pero Cristo dopo aver costatato la loro disponibilità a bere il calice, disse loro: "II mio calice lo berrete; pero non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio " (Mt 20,23).

La disputa per conseguire il primo posto nel futuro Regno di Cristo, che i suoi discepoli immaginavano in modo troppo umano, suscito l'indignazione degli altri Apostoli. Gesù approfitto allora dell'occasione per spiegare a tutti che la vocazione al suo Regno non è una vocazione al potere ma al servizio, "appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28).

Nella Chiesa, l'evangelizzazione, l'apostolato, il ministero, il sacerdozio, l'episcopato, il papato, sono servizio. Il Concilio Vaticano II, nella cui luce cammina il Popolo di Dio in questi ultimi anni del secolo XX, ci ha spiegato magnificamente, in vari documenti, come si serve, come si lavora e come si soffre per la causa del Vangelo (cfr. LG 18 LG 20 CD 15). Si tratta di servire l'uomo del nostro tempo come lo servi Cristo, come lo servirono gli Apostoli. Giacomo il Maggiore visse la propria vocazione di servizio nel Regno instaurato dal Signore, offrendo, come il Divino Maestro, "la vita in riscatto di molti".


4. Qui, a Compostela, abbiamo la sua testimonianza. Una testimonianza di fede che, lungo i secoli, intere generazioni di pellegrini hanno voluto quasi "toccare" con le proprie mani o "baciare" con le proprie labbra, venendo appositamente alla Cattedrale di Santiago sino dai Paesi europei e dall'Oriente. I Papi, da parte loro, diedero impulso a questi pellegrinaggi, che avevano come mète anche Roma e Gerusalemme.

Il senso e lo stile del Pellegrinaggio è profondamente radicato nella visione cristiana della vita e della Chiesa (cfr. LG 9). La via per Santiago animo una vigorosa corrente spirituale e culturale di fecondo intercambio fra i popoli d'Europa. Pero quanto realmente cercavano i pellegrini, con il loro atteggiamento umile e penitente, era la testimonianza della fede cui mi sono riferito prima: la fede cristiana che sembra palpitare nelle pietre compostelane con le quali è costruita la Basilica del Santo. Questa la fede cristiana e cattolica che costituisce l'identità del popolo spagnolo.

Alla fine della mia visita pastorale in Spagna, qui, vicino al Santuario dell'apostolo san Giacomo, vi invito a riflettere sulla vostra fede, sullo sforzo per collegarvi di nuovo con le origini apostoliche della vostra tradizione cristiana. Infatti, la Chiesa di Cristo, nata da lui, cresce e matura verso Cristo attraverso la fede trasmessa dagli Apostoli e dai loro successori. E' a partire da questa fede che occorre affrontare le nuove situazioni, i nuovi problemi ed obiettivi di oggi; vivendo la contemporaneità ecclesiale in atteggiamento di conversione, in servizio all'evangelizzazione, offrendo a tutti il dialogo della salvezza, per consolidarsi sempre più nella verità e nell'amore.


5. La fede è un tesoro che "noi abbiamo in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7).

La fede della Chiesa ha la sua origine ed il suo fondamento nel messaggio di Gesù che gli Apostoli diffusero per tutto il mondo. Attraverso la fede, che si manifesta come annuncio, testimonianza e dottrina, si trasmette agli uomini senza interruzione storica la rivelazione di Dio in Gesù Cristo.

Gli Apostoli, predicando il Vangelo, stabilirono con gli uomini di tutti i popoli un dialogo incessante che sembra risuonare con speciale accento qui, vicino alla "testimonianza" dell'apostolo san Giacomo e del suo martirio. Di questo incessante dialogo ci parla la lettera ai Corinzi nel brano che abbiamo letto oggi durante la proclamazione della Parola. Dice san Paolo, e sembra che lo dica san Giacomo: "Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale" (2Co 4,10-12).

Sembra che i pellegrini rispondano: "Ho creduto, perciò ho parlato... convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi... perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio" (vv.13-15).

Così perdura a Compostela la testimonianza apostolica e si realizza il dialogo delle generazioni attraverso il quale cresce la fede, la fede autentica della Chiesa, la fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per darci la salvezza. Egli, ricco di misericordia, è il Redentore dell'uomo.

Una fede che si traduce nello stile di vita secondo il Vangelo, ossia, uno stile di vita che riflette le beatitudini, che si manifesta nell'amore come chiave dell'esistenza umana e che potenzia i valori della persona, per impegnarla nella soluzione dei problemi umani del nostro tempo.


6. E' la fede dei pellegrini che venivano e continuano a venire qui da tutta la Spagna e dall'estero. La fede delle generazioni passate che "ieri" vennero a Compostela, e della generazione attuale che continua a venire ancora oggi. Con questa fede si costruisce la Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica.

Così, dunque, vicino all'apostolo san Giacomo si costruisce in noi la Chiesa del Dio vivente. Questa Chiesa professa la sua fede in Dio, annuncia Dio, adora Dio. Così lo proclamiamo nel Salmo responsoriale della liturgia che stiamo celebrando: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, / su di noi faccia splendere il suo volto; / perché si conosca sulla terra la tua via, / fra tutte le genti la tua salvezza. / Ti lodino i popoli, Dio, / ti lodino i popoli tutti" (Ps 66 [67],2-4).

Il mio pellegrinaggio attraverso le terre di Spagna, finisce qui, a Santiago di Compostela. Sono passato per la vostra Patria predicando Cristo, crocifisso e risorto, diffondendo il Vangelo, in atteggiamento di "testimone di speranza", ed ho incontrato da tutte le parti apertura generosa, corrispondenza entusiasta, affetto sincero, affabile ospitalità, capacità creativa e desideri di rinnovamento cristiano.

Per questo, desidero ora proclamare e celebrare con le parole del Salmista la gloria e la lode del Dio vivo, Padre, Figlio e Spirito Santo.

Sia per la maggior gloria di Dio - "ad maiorem Dei gloriam" - tutto questo servizio del Vescovo di Roma pellegrino. Con tale spirito l'ho incominciato e vi prego di riceverlo così.

In questa città di Compostela, mèta verso la quale hanno peregrinato, durante i secoli, tanti uomini e popoli, desidero, assieme a voi, figli e figlie della Spagna cattolica, invitare tutte le nazioni, d'Europa e del mondo - tutti i popoli e tutti gli uomini della terra - all'adorazione e lode del Dio vivo, Padre, Figlio e Spirito Santo.

"Ti lodino i popoli, Dio / ti lodino i popoli tutti" (Ps 66 [67],6).


Amen. 1982-11-09 Data estesa: Martedi 9 Novembre 1982




L'incontro con la gente del mare - Santiago de Compostela (Spagna)

Titolo: I primi amici di Gesù erano gente di mare, come voi

Testo:

Cari fratelli e sorelle.


1. Siano le mie prime parole un affettuoso saluto nel Signore, per voi e per quanti in alto mare mi ascoltano per radio. Voglio dirvi subito che è per me un grande piacere trovarmi tra voi; è un senso di intima soddisfazione, di gioia corrisposta, perché so che anche voi desideravate ardentemente vedere e ascoltare il Papa, e stare accanto a lui.

Questo sentimento comune che stiamo vivendo, si elevi, oggi e sempre, come canto di lode perenne alla gloria di Dio Padre; a questo ci invita, con il suo incanto particolare, il luogo ove ci incontriamo: la splendida piazza dell'Obradoiro e la Basilica di Compostela.



2. "Ecco quanto è buono e quanto è soave / che i fratelli vivano insieme!" (Ps

132 [133],1). Uniti non solo come pellegrini in cerca dell' "indulgenza", ma anche perché, pur appartenendo a diverse regioni spagnole - Galizia, Asturie, Cantabria e altre - siete coscienti di far parte di una grande famiglia. E quando dico "famiglia", penso ad una categoria di uomini, gli uomini del mare, voi tutti, fortemente uniti da quei caratteristici legami di fraternità che fanno distinguere quanti hanno fatto del mare lo scenario abituale della loro esistenza.

Di questa fraternità avete esperienza diretta nella vostra continua lotta nel vasto mare che solcate come una comune eredità dando prova del vostro valore e della vostra abilità professionale. E compartendo, con animo sempre disposto a "dare una mano", ore di resistenza alla fatica e interminabili momenti di pericolo e di lotta, quando i venti e le acque dell'oceano si mostrano ribelli.

Sono questi, fra tanti altri, gli avvenimenti che accentuano in voi la nostalgia della vostra terra e la lontananza dalla famiglia; pero allo stesso tempo sono momenti unici che scuotono il profondo dell'anima e fanno sperimentare la forza indispensabile e invincibile della fede e della fiducia in Dio, che ama e protegge i suoi figli.


3. Queste brevi considerazioni sulla vostra condizione di uomini del mare, mi portano a rivivere spontaneamente tante scene del Vangelo, accanto al mare di Tiberiade, che ci sono familiari. Potete ben dire che in quelle pagine già si parla di voi e che i primi amici di Gesù, i suoi prediletti, erano della vostra famiglia. C'era tra loro san Pietro, del quale per disegno divino sono umile successore; di quel primo gruppo faceva parte l'amato apostolo di Spagna, Giacomo; c'erano poi anche altri che, come loro, erano pescatori di professione.

La convivenza e la lunga amicizia col Maestro, che, ascoltando la chiamata, seguirono dapprima nelle vicinanze del lago e poi per la Galilea e la Giudea, per le alture, per i campi e i villaggi, apri loro a poco a poco orizzonti insospettati: nelle parole e nei miracoli operanti davanti a loro, si rivelava la volontà di Dio di salvare tutti gli uomini per mezzo della morte e risurrezione di suo Figlio.

A partire da quel momento, quel primo gruppo di pescatori (accresciuto fino a costituire il gruppo scelto dei Dodici) sarebbero stati i continuatori dell'opera di Gesù attraverso l'immenso mare del mondo. Spinti dal vento dello Spirito, ricevettero la missione di trasmettere a tutte le genti la loro esperienza - dai giorni di Tiberiade fino all'avvenimento rinnovatore di Pentecoste -, senz'altro obiettivo che quello di riempire di uomini la barca della Chiesa.


4. Così comincio la propria navigazione la nuova barca di Pietro. E come continuazione di quella missione, avete tra di voi il successore di quel pescatore di Galilea. Sono venuto per incoraggiare la vostra fede e la vostra fiducia nel Signore, che vi ha posti al suo seguito dal giorno del battesimo.

Non mi sfugge che, in mezzo alle vostre faticose attività, può a volte insinuarsi lo scoraggiamento o può addensarsi la nebbia che copre la fede. E' proprio allora che dovete saper ricorrere alla preghiera e ricordare che il Signore non vi abbandona, che siete stati chiamati da Gesù, per stare con lui nella sua barca, dove lui veglia per voi, benché agli occhi umani potrebbe dare l'impressione di essersi addormentato: "Uomini di poca fede! perché avete paura?" (Mt 8,26). La fede incondizionata e senza timori nella vicina presenza del Signore deve essere la bussola che orienti la vostra vita di lavoro e di famiglia verso Dio, da cui proviene la luce e la felicità.

Il mondo nel quale viviamo ha bisogno - come voi - di questa fede, di questo faro di luce. Dimenticarsi di Dio, come pretendono le tendenze materialiste, significherebbe affondare nella solitudine delle tenebre, restare senza rotta e senza guida. Per questo, cari fratelli, vi incoraggio vivamente a coltivare la fede ricevuta. Già sapete come avvicinarvi a Cristo, come stare con lui, essendo discepoli della sua persona e del suo messaggio; e di questa vostra esperienza debbono beneficiare le vostre famiglie e quanti, nei vostri viaggi per mare, si avvicinano a voi; anche quelli che forse non hanno ascoltato il messaggio evangelico.


5. La mia presenza vuol essere inoltre un segno vivo e probante della preoccupazione della Chiesa per gli uomini del mare. Tutto ciò che ho detto nel mio Magistero, specialmente nell'enciclica "Laborem Exercens", circa la dignità del lavoro umano, del suo primato sulle cose che produce, ha la sua applicazione ai vostri problemi professionali e lavorativi. "Non v'è alcun dubbio che il lavoro umano abbia un suo valore etico, il quale senza mezzi termini e direttamente rimane legato al fatto che colui che lo compie è una persona, un soggetto consapevole e libero, cioè un soggetto che decide di se stesso.... Per quanto sia una verità che l'uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, pero prima di tutto il lavoro è "per l'uomo", e non l'uomo "per il lavoro"" (LE 6).

Non ignoro le difficoltà che incontrate per lo sviluppo delle vostre persone in campo umano e per calare la fede cristiana nella vostra vita: la prolungata permanenza in mare, l'isolamento, gli ostacoli per la difesa dei vostri diritti in campo professionale e lavorativo, i pericoli del lavoro che fate, l'urto con ambienti di altre culture.

E' necessario che queste condizioni della vostra professione siano prese in considerazione da voi e da quanti influiscono sulle condizioni di vita e di lavoro del vostro settore, affinché ci sia una sempre maggiore valorizzazione della persona umana. Ciò comporta maggiori facilitazioni per la vostra elevazione culturale e professionale; migliori condizioni di lavoro e di vita a bordo; migliori garanzie di sicurezza e d'igiene sulle imbarcazioni; una più equa distribuzione dei guadagni; vacanze adeguate che facilitino il contatto con la famiglia, la società e la comunità ecclesiale; maggiori possibilità per l'esercizio dei vostri diritti di lavoratori e di cittadini.


6. Voglio ora rivolgere il mio pensiero a quei componenti dei nuclei familiari dai quali una loro parte - il marito, i figli maggiori - debbono allontanarsi dal focolare, per periodi a volte lunghi. Se la madre è sempre una figura insostituibile, qui si manifesta in modo particolare la sua incomparabile dignità, il suo immenso valore sociale. Il cuore della madre è sempre il cuore del focolare. In situazioni come quelle che ora sto considerando è, per così dire, quasi l'intero focolare. Grazie alla madre, che deve essere padre e madre, si mantiene la continuità nel focolare, è garantita l'educazione dei figli, si rende più sopportabile per tutta la famiglia l'attesa fino al ritorno del padre.

Donne che mi ascoltate e che vi trovate in situazioni simili a quelle che descrivo: sentite l'orgoglio della vostra maternità. Siate leali alla vostra missione. Cercate in Dio la forza per la grande donazione che si esige da voi. E quando il marito ritorna, o quando vi riunite di nuovo con lui, riversate l'affetto del vostro cuore. Superate le difficoltà, che non mancano mai, e abbiate come unica mèta il servizio a Dio e agli altri.

E voi, figli, soprattutto i figli maggiori, aiutate le vostre madri in questo compito, con amore filiale, con senso di famiglia, con spirito cristiano.


7. Sensibile alle inquietudini delle genti del mare, la Chiesa ha istituito, tra le sue attività più promettenti, l'Apostolato del Mare.

La Chiesa in Spagna si è preoccupata già da molto prima di questa assistenza spirituale. Questa bellissima iniziativa continua ancor oggi mediante l'opera di tanti sacerdoti spagnoli che prestano il loro ministero dai freddi mari del Nord fino alle acque dell'Africa del Sud.

Vada a tutti loro la gratitudine della Chiesa, l'affetto del Papa per il loro impagabile servizio e l'incoraggiamento a proseguirlo con generosità.


8. Siamo giunti alla fine di queste mie parole, di questo incontro che desidererei prolungare. Ci sono molte cose delle quali non abbiamo potuto parlare, ma che restano nei vostri cuori. Ancora una volta ci ricordiamo dei membri delle vostre famiglie che non sono con noi. Ci ricordiamo di tante persone che, pur non navigando, vivono del mare e per il mare.

Tutti sono qui oggi e tutti vorrei indirizzare al Signore. Desidero farlo per la via migliore per giungere a Dio, seguendo la spinta del vento favorevole che fa avanzare la barca. Mi riferisco all'amore a Maria santissima, la Vergine Madre di Dio.

Che la Vergine del Carmine, le cui immagini si affacciano sulle coste che costituiscono la bellezza di questa terra di Galizia, vi accompagni sempre.

Sia lei la stella che vi guidi, che mai scompaia dal vostro orizzonte. Quella che vi conduca a Dio, al porto sicuro.

A tutte le amate genti di Galizia, a tutti voi che avete la grande fortuna di custodire nella vostra terra il tesoro più prezioso racchiuso nella memoria del santo apostolo Giacomo; che egli sia sempre la vostra guida, nella fede solida e fervente in Cristo, e sempre nella vostra vita esemplarmente cristiana. Così sia).




1982-11-09 Data estesa: Martedi 9 Novembre 1982




Atto europeistico - Santiago de Compostela (Spagna)

Titolo: La vocazione umana e cristiana delle nazioni del continente europeo

Testo:

Maestà, eccellentissimi e illustrissimi Signori, Signore, fratelli.


1. Giunto al termine del mio pellegrinaggio in terra spagnola, ho desiderato sostare in questa splendida Cattedrale, così strettamente vincolata all'apostolo Giacomo e alla fede della Spagna. Permettetemi che prima di tutto ringrazi vivamente Sua Maestà il Re, per le significative parole che mi ha appena rivolto.

Questo luogo, così caro alla pietà dei galleghi e di tutti gli spagnoli, è stato nei secoli un punto di attrazione e di convergenza dell'Europa e di tutta la Cristianità. Per questo ho voluto incontrare qui gli illustri rappresentanti di Organismi europei, dei Vescovi e delle Organizzazioni del continente. A tutti rivolgo il mio deferente e cordiale saluto, e con voi desidero riflettere questa sera sull'Europa.

Il mio sguardo interiore si distende in quest'ora, su tutto il Continente europeo, sull'immensa rete delle vie di comunicazione che congiungono tra loro le città e le nazioni che lo compongono; e rivedo i cammini che, fin dal Medio Evo, convogliarono e convogliano a san Giacomo di Compostela - come dimostra l'Anno Santo che si celebra quest'anno - folle innumerevoli di pellegrini, attratti dalla devozione verso l'Apostolo.

Fin dai secoli XI e XII, sotto l'impulso dei monaci di Cluny, i fedeli di ogni parte d'Europa convennero in folle sempre più numerose al sepolcro di san Giacomo, proseguendo, fino al luogo considerato "Finis terrae" di allora, quel celebre "camino de Santiago", che già gli spagnoli percorrevano come pellegrini, trovando lungo la via assistenza e alloggio presso figure esemplari di carità, come san Domenico de la Calzada e san Giovanni Ortega, o in luoghi come il Santuario della Vergine della Strada.

Qui convenivano dalla Francia, dall'Italia, dal Centro-Europa, dai Paesi nordici, dalle Nazioni slave, cristiani di tutte le condizioni sociali, dai regnanti ai più umili abitanti di villaggio; cristiani di tutti i livelli spirituali, dai santi, come Francesco d'Assisi e Brigida di Svezia (per non parlare dei santi spagnoli), ai peccatori pubblici in cerca di penitenza.

L'intera Europa si è ritrovata attorno alla "memoria" di Giacomo in quegli stessi secoli nei quali essa si costruiva come continente omogeneo e spiritualmente unito. Per questo lo stesso Goethe affermerà che la coscienza dell'Europa è nata pellegrinando.


2. Il pellegrinaggio a Santiago fu uno degli elementi forti che favorirono la comprensione reciproca di popoli europei tanto diversi, quali erano i latini, i germani, i celti, gli anglosassoni e gli slavi. Il pellegrinaggio avvicinava, di fatto, metteva in contatto e univa tra loro quelle genti che, di secolo in secolo, raggiunte dalla predicazione dei testimoni di Cristo, abbracciavano il Vangelo e contemporaneamente, si può dire, emergevano come popoli e nazioni.

La storia della formazione delle nazioni europee scorre parallela a quella della loro evangelizzazione, fino al punto che le frontiere europee coincidono con quelle della penetrazione del Vangelo. Dopo venti secoli di storia, nonostante i sanguinosi conflitti che hanno contrapposto tra loro i popoli d'Europa, e nonostante le crisi spirituali che hanno segnato la vita del Continente - fino a porre alla coscienza del nostro tempo gravi interrogativi sulle sorti del suo futuro - si deve ancora affermare che l'identità europea è incomprensibile senza il Cristianesimo, e che proprio in esso si ritrovano quelle radici comuni dalle quali è maturata la civiltà del vecchio continente, la sua cultura, il suo dinamismo, la sua operosità, la sua capacità di espansione costruttiva anche negli altri continenti; in una parola, tutto ciò che costituisce la sua gloria.

E ancor oggi, l'anima dell'Europa rimane unita, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell'amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che la caratterizzano.


3. Volgo il mio sguardo all'Europa come al Continente che ha più contribuito allo sviluppo del mondo, tanto sul piano delle idee quanto su quello del lavoro, delle scienze e delle arti. E mentre benedico il Signore per averlo illuminato con la sua luce evangelica fin dalle origini della predicazione apostolica, non posso tacere lo stato di crisi in cui esso si dibatte, alle soglie del terzo millennio dell'èra cristiana.

Parlo a rappresentanti di Organizzazioni nate per la cooperazione europea, e a fratelli nell'Episcopato delle diverse Chiese locali d'Europa. La crisi investe sia la vita civile che quella religiosa. Sul piano civile, l'Europa è divisa. Innaturali fratture privano i suoi popoli del diritto di incontrarsi tutti reciprocamente in un clima di amicizia, e di congiungere liberamente i loro sforzi e le loro genialità in servizio di una convivenza pacifica e di un apporto solidale alla soluzione dei problemi che affliggono altri continenti. La vita civile è anche segnata dalle conseguenze di ideologie secolaristiche, la cui estensione va dalla negazione di Dio o dalla limitazione della libertà religiosa, all'importanza preponderante attribuita al successo economico rispetto ai valori umani del lavoro e della produzione; dal materialismo ed edonismo, che intaccano i valori della famiglia feconda e unita, della vita appena concepita e la tutela morale della gioventù, a un "nichilismo" che disarma le volontà dal fronteggiare problemi cruciali come quelli dei nuovi poveri, degli emigrati, delle minoranze etniche e religiose, del sano uso dei mezzi di comunicazione di massa, mentre attrezza le mani del terrorismo.

Anche sul piano religioso l'Europa è divisa. Non tanto né principalmente in ragione delle divisioni avvenute lungo i secoli, quanto per la defezione di battezzati e credenti dalle ragioni profonde della loro fede e dal vigore dottrinale e morale di quella visione cristiana della vita, che garantisce equilibrio alle persone e alle comunità.


4. Per questo, io, Giovanni Paolo, figlio della Nazione polacca, che si è sempre considerata europea, per le sue origini, tradizioni, cultura e rapporti vitali, slava tra i latini e latina tra gli slavi; io, successore di Pietro nella Sede di Roma, Sede che Cristo volle collocare in Europa e che l'Europa ama per il suo sforzo nella diffusione del Cristianesimo in tutto il mondo; io, Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa universale, da Santiago, grido con amore a te, antica Europa: "Ritrova te stessa. Sii te stessa". Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici. Torna a vivere dei valori autentici che hanno reso gloriosa la tua storia e benefica la tua presenza negli altri continenti. Ricostruisci la tua unità spirituale, in un clima di pieno rispetto verso le altre religioni e le genuine libertà. Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Non inorgoglirti delle tue conquiste fino a dimenticare le loro possibili conseguenze negative; non deprimerti per la perdita quantitativa della tua grandezza nel mondo o per le crisi sociali e culturali che ti percorrono. Tu puoi essere ancora faro di civiltà e stimolo di progresso per il mondo. Gli altri continenti guardano a te e da te si attendono la risposta che san Giacomo diede a Cristo: "Lo posso".


5. Se l'Europa sarà una, e può esserlo con il dovuto rispetto per tutte le sue differenze, ivi comprese quelle dei diversi sistemi politici; se l'Europa tornerà a pensare, nella vita sociale, con il vigore che possiedono alcune affermazioni di principio come quelle contenute nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, nella Dichiarazione Europea dei Diritti dell'Uomo, nell'"Atto" finale della Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa; se l'Europa tornerà ad agire, nella vita più propriamente religiosa, con il dovuto riconoscimento e rispetto di Dio, nel quale si fonda ogni diritto e ogni giustizia; se l'Europa aprirà di nuovo le porte a Cristo e non avrà paura di aprire alla sua salvatrice potestà i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi della cultura, della civiltà, dello sviluppo (cfr. "Insegnamenti", I [1978), 35ss), il suo futuro non rimarrà dominato dall'incertezza e dal timore, ma si aprirà ad una nuova stagione di vita, sia interna che esteriore, benefica e determinante per il mondo intero, sempre minacciato dalle nubi della guerra e dal possibile uragano dell'olocausto atomico.


6. Ora mi vengono in mente i nomi di grandi personalità: uomini e donne che hanno dato splendore e gloria a questo Continente per il loro genio, capacità e virtù.

La schiera è talmente numerosa, tra i pensatori, gli scienziati, gli artisti, gli esploratori, gli inventori, i reggitori di popoli, gli apostoli e santi che non permette esemplificazioni. Essi costituiscono un patrimonio stimolante di esempio e di fiducia. L'Europa ha ancora riserve di energie umane incomparabili, capaci di sostenerla in questo storico lavoro di rinascita continentale e di servizio all'umanità.

Mi è caro ricordare ora, con semplicità, la forza d'animo di Teresa di Gesù, la cui memoria ho inteso particolarmente onorare in questo viaggio, e la generosità di Massimiliano Kolbe, martire della carità nel campo di concentramento di Auschwitz, che ho recentemente proclamato santo.

Pero meritano un ricordo particolare i santi Benedetto da Norcia e Cirillo e Metodio, Patroni d'Europa. Sin dai primi giorni del mio pontificato, non ho mai cessato di sottolineare la mia sollecitudine per la vita dell'Europa, e di indicare quali sono gli insegnamenti che provengono dallo spirito e dall'azione del "patriarca dell'Occidente" e dei "due fratelli greci", apostoli dei popoli slavi.

Benedetto seppe unire la romanità con il Vangelo, il senso della universalità e del diritto con il valore di Dio e della persona umana. Con il suo famoso motto "ora et labora" - prega e lavora -, ci ha lasciato una regola valida ancor oggi per l'equilibrio della persona e della società, minacciate dal prevalere dell'"avere" sull'"essere".

I Santi Cirillo e Metodio seppero anticipare alcune conquiste, che sono state pienamente assunte dalla Chiesa nel Concilio Vaticano II, circa l'inculturazione del messaggio evangelico nelle rispettive civiltà, assumendone la lingua, i costumi e lo spirito della stirpe in tutta la pienezza del proprio valore. E questo lo realizzarono nel secolo IX, con l'approvazione e l'appoggio della Sede Apostolica, iniziando così quella presenza del Cristianesimo tra i popoli slavi, che rimane ancora oggi insopprimibile, al di là delle attuali vicende contingenti. Ai tre Patroni d'Europa ho dedicato pellegrinaggi, discorsi, documenti pontifici e culto pubblico, implorando sul Continente la loro protezione, e additando allo stesso tempo il loro pensiero e il loro esempio alle nuove generazioni.

La Chiesa è inoltre cosciente della parte che le compete nel rinnovamento spirituale e umano dell'Europa. Senza rivendicare posizioni che occupo nel passato e che nell'epoca attuale sono totalmente superate, la Chiesa stessa si pone in servizio, come Santa Sede e come Comunità cattolica, per contribuire al conseguimento di quei fini che procurino un autentico benessere materiale, culturale e spirituale alle nazioni. Per questo, anche a livello diplomatico, essa è presente per mezzo dei suoi Osservatori nei diversi Organismi comunitari non politici; per la medesima ragione mantiene relazioni diplomatiche, il più possibile estese, con gli Stati; per lo stesso motivo, ha partecipato, in qualità di membro, alla Conferenza di Helsinki e alla firma del suo importante "Atto" finale, così come alle riunioni di Belgrado e di Madrid; quest'ultima, radunata oggi, e per la quale formulo i migliori voti, in un momento non facile per l'Europa.

Ma è anzitutto la vita ecclesiale ad essere chiamata in causa, al fine di continuare la sua testimonianza di servizio e di amore, per contribuire al superamento delle attuali crisi del Continente, come ho avuto occasione di ripetere recentemente al Simposio del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (cfr. "Discorso", 5 ottobre 1982: "Insegnamenti", V,3 [1982] 689ss))


7. L'aiuto di Dio è con noi. La preghiera di tutti i credenti ci accompagna. La buona volontà di molte persone sconosciute, artefici di pace e di progresso, è presente in mezzo a noi, come garanzia che questo Messaggio diretto ai Popoli d'Europa vada a cadere su un terreno fertile.

Gesù Cristo, Signore della storia, tiene aperto il futuro alle decisioni generose e libere di tutti coloro che, accogliendo la grazia delle buone ispirazioni, si impegnano a un'azione decisa per la giustizia e la carità, nel segno del pieno rispetto della verità e della libertà.

Affido questi pensieri alla santissima Vergine, perché li benedica e li renda fecondi; e ricordando il culto che si rende alla Madre di Dio nei numerosi Santuari d'Europa, da Fatima a Ostra Brama, da Loreto a Czestochowa, la supplico di accogliere le preghiere di tanti cuori: perché il bene continui ad essere una gioiosa realtà in Europa e Cristo tenga sempre unito a Dio il nostro Continente.




1982-11-09 Data estesa: Martedi 9 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Il personale del corpo di sicurezza e del protocollo ricevuto nella nunziatura apostolica - Madrid (Spagna)