GPII 1982 Insegnamenti - Ai docenti e agli studenti della sacra disciplina - Palermo

Ai docenti e agli studenti della sacra disciplina - Palermo

Titolo: La facoltà di teologia è il luogo privilegiato del grande dialogo tra la Chiesa ed il mondo

Testo:

Signor Cardinale, venerati confratelli nell'Episcopato, reverendo Preside, illustri Docenti e cari Studenti.


1. Sono veramente lieto che il soggiorno a Palermo mi consenta d'incontrarmi con la Facoltà Teologica di Sicilia, stabilendo un personale contatto con le Autorità Accademiche, il Corpo Docente, gli Officiali, gli Studenti, gli Ausiliari e gli Amici di essa, in un clima di cordiale familiarità e di fervido impegno.

Sono presenti anche Docenti e Studenti degli Istituti Teologici "Ignatianum" e "San Tommaso" di Messina; "San Paolo" di Catania; e di altre scuole teologiche siciliane. Mentre rivolgo il mio ringraziamento al Preside per le cortesi parole di benvenuto, saluto tutti con effusione di sentimento, ben conoscendo la vostra entusiastica dedizione per una promettente attività accademica della vostra Facoltà Teologica, eretta due anni or sono dalla Santa Sede, ma frutto di lunga preparazione da parte del vostro venerato Gran Cancelliere, il Cardinale Salvatore Pappalardo, Arcivescovo di Palermo, dei Vescovi della Regione e di benemeriti qualificati sacerdoti.

Le Autorità Civili, sensibili all'importanza dell'iniziativa, hanno offerto il loro appoggio, contribuendo in maniera concreta ed efficace alla sua realizzazione.

La mia presenza in mezzo a voi, vuol essere espressione di apprezzamento e di fiducia verso questa istituzione accademica che, inserita nel vivo contesto della realtà ecclesiale e civile dell'Isola, non mancherà di rendere servizi insostituibili, in ordine alla formazione scientifica di tanti pastori di anime, ed alla maturazione di una illuminata coscienza cristiana del Popolo di Dio.


2. La giovane Facoltà Teologica, infatti, è sorta dall'avvertito bisogno di qualificare accademicamente l'ambiente teologico siciliano, in pieno fervore di rinnovamento, dopo il Concilio Vaticano II. Essa trova così il suo posto nella famiglia dei centri italiani di studi ecclesiastici, assumendo la responsabilità di condividere i compiti che la Chiesa assegna ad essi: l'investigazione teologica, la docenza-formazione, ed uno specifico impegno nell'opera di evangelizzazione (cfr. "Sapientia Christiana", articolo 3).

Il primo compito riguarda, dunque, l'approfondita conoscenza scientifica, l'enucleazione sistematica e la presentazione adeguata della Rivelazione cristiana agli uomini del nostro tempo. Come vedete è un lavoro ricco di grandi prospettive, nel quale il dato rivelato interpella a fondo la cultura contemporanea per operare un fruttuoso incontro tra la fede e la scienza. Una facoltà di teologia è luogo qualificato di tale incontro, è luogo privilegiato del grande dialogo fra la Chiesa e il Mondo, che esige, per un retto sviluppo, persone di profonda scienza teologica e, al tempo stesso, aperte alle istanze odierne, da interpretare alla luce della Parola divina.

Poiché il contenuto del messaggio rivelato è essenzialmente "Mistero", ne deriva che la "Verità" si presenta sempre all'uomo con interroganti quesiti, e resta quindi la necessità e l'assillo di chiarirla, di determinarla e di annunziarla poi in modo appropriato ed aggiornato; con convinzione, con coscienza, con competenza.

Il centro accademico ha poi, come seconda finalità, il ministero della docenza-formazione: occorre comunicare agli altri il frutto della fatica del ricercatore. E non si tratta solo di partecipare, ma di introdurre altresi l'allievo nel metodo dello studio rigoroso in campo teologico, formando così giovani ricercatori e giovani docenti. Inoltre, a ragione delle proprie esigenze metodologiche, che differiscono da quelle delle scienze umane, la teologia richiede che i docenti siano esemplari nel rispetto della Parola di Dio, nella sua investigazione amorosa ed umile, nella fedeltà alle indicazioni del Magistero, coinvolgendo in tali atteggiamenti spirituali i propri alunni.

Infine, la Facoltà è inserita nel vivo contesto della Chiesa locale che la sostiene e la interroga per le proprie necessità di evangelizzazione. Sorgono così le varie specializzazioni teologiche, quali idonei strumenti di trattazione di specifiche istanze di un determinato ambiente ecclesiale. Come la Chiesa, anche la Facoltà è impegnata a fondo nell'opera di evangelizzazione; a tale scopo, essa prepara il personale più qualificato ed affronta le problematiche di detta opera.

In definitiva, a questa ultima finalità può ricondursi tutta la ragion d'essere di una Facoltà teologica regionale.

Voi ben conoscete, insieme con le virtù tradizionali della vostra gente, le difficoltà che si affacciano sul suo cammino cristiano, e vi proponete di studiarle criticamente e metodologicamente, alla luce del Vangelo, per offrire indicazioni pastorali accreditate e valide. Tale studio comporta l'approfondimento dei molteplici aspetti della cultura siciliana, gloriosa per tanti versi; e costituisce perciò anche una testimonianza di amore verso la vostra Isola, per altri terreno di incontro delle grandi culture vicine, greca ed araba, che hanno lasciato impronte feconde nella fisionomia siciliana.

Nella prospettiva di tale accostamento alle vostre radici storiche ed alle culture che hanno percorso la vostra Terra, si inserisce il peculiare rapporto con l'Oriente cristiano. La Facoltà teologica della Sicilia, erede di rapporti mai interrotti con quei Fratelli Separati, si presenta così come sede privilegiata di dialogo, per una migliore conoscenza reciproca e mutua comprensione, nella grande prospettiva della preghiera di Cristo "Ut omnes unum sint" (Jn 17,21).


3. Desidero ora rivolgervi una parola riguardante la peculiare caratteristica ecclesiologica, statutariamente definita, della vostra Facoltà (cfr. "Statuti", articoli 1, 4).

L'attenzione alla Chiesa, ed alla Chiesa quale luogo teologico, è stata certamente prevalente nei Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II. Non a caso, aprendo i lavori della II sessione, il Papa Paolo VI affermo tra l'altro: "E' venuta l'ora... in cui la verità circa la Chiesa di Cristo deve essere esplorata, ordinata ed espressa... E noi crediamo che in questo Concilio Ecumenico lo Spirito di Verità accenda nel Corpo docente della Chiesa una luce più radiosa ed ispiri una più completa dottrina della natura della Chiesa..." ("Insegnamenti", I [1963] 173).

L'indagine circa l'intima essenza della Chiesa, e la sua salvifica missione, necessita sempre di ulteriore, fedele e coraggioso impegno, per cui la scelta dell'ecclesiologia quale chiave interpretativa di tutta la teologia, giustifica compiutamente la vostra specializzazione, aprendole un campo di ricerca di palpitante attualità.

La Chiesa, infatti, è la Verità salvifica, perché la Chiesa è Cristo stesso presente nel tempo con la sua Parola e la sua opera redentrice. Dio, Verità per essenza, manifestandosi all'uomo nella sua stessa storia, mediante l'Incarnazione, doveva necessariamente rivelarsi come Verità: "Io sono la Verità" (Jn 14,6); "Io sono la luce del mondo; chi mi segue non cammina nelle tenebre" (Jn 8,2), dice Gesù. "La Grazia e la Verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Jn 1,17), afferma l'Apostolo-Teologo. D'altra parte il messaggio di Verità salvifica, perché perenne ed universale, doveva essere garantito e difeso - una volta concluso il breve passaggio del Cristo nella storia umana - da una istituzione visibile ed "organizzata". La Chiesa, perciò, esiste unicamente per la Verità e per la Salvezza.

Specialmente in questi tempi, in cui l'incredulità sconvolge le coscienze, è quanto mai attuale ed urgente lo studio circa l'origine, la natura, la missione, le ansie pastorali ed ecumeniche della Chiesa, ben convinti che la Verità deve essere necessariamente "unica" e "salvifica". Oggi è di primaria importanza una chiara e convincente "apologetica ecclesiale", tale da far comprendere con certezza che la Chiesa è in effetti, allo stesso tempo, il "luogo teologico" di base, ed anche il "luogo ermeneutico", destinato non solo ad illuminare le menti, ma anche a confermarle in quella che è certamente la Volontà rivelatrice e redentrice dell'Altissimo.

Concludero questa breve riflessione sui compiti specifici della vostra Facoltà con quanto dissi recentemente a Salamanca: "Non si può credere in Cristo, senza credere nella Chiesa, Corpo di Cristo; non si può credere con la fede cattolica nella Chiesa, senza credere nel suo irrinunciabile Magistero" ("Discorso alla Pontificia Università", 5; 1 novembre 1982: "Insegnamenti", V,3 [1982] 1053).

La fedeltà a Cristo, alla Chiesa ed al Magistero è una stessa, indivisibile fedeltà.

Facciamo, allora, nostra la fervida preghiera spesso recitata dal grande Cardinale John Henry Newmann, legato da singolari vincoli a questa città di Palermo, testimone della più pura tradizione cattolica: "Non permettere mai, o Signore, che io dimentichi, anche per un'istante, che... la Chiesa è la tua opera, la tua istituzione, il tuo strumento; ...che quando la Chiesa parla, sei tu che parli. Non permettere che la debolezza dei tuoi rappresentanti mi induca a dimenticare che sei tu che parli ed agisci per mezzo di loro" ("Meditations and Devotions", Longmans 1960, p. 291).


4. Cari Docenti e Studenti, il campo del vostro lavoro è vasto, le prospettive sono promettenti. Dirigete attentamente lo sguardo alle necessità del vostro popolo siciliano e pensate a servirlo, recandogli la vera salvezza nella Persona e nel Messaggio del Cristo, mediante la sua Chiesa.

Il Mistero della Chiesa non è leggibile se non nell'ottica della missione; lo studio della teologia è un tutt'uno con l'impegno pastorale. Non pensate di poter fruttuosamente operare, prescindendo da ciò di cui dovete nutrirvi, perché ogni impegno risulterà sterile se non è alimentato dalla penetrazione esistenziale della "Verità-Mistero", compiuta cioè con l'intelligenza, col cuore, con passione profonda per la Parola di Dio, per la Tradizione ecclesiale, per la Teologia, ad un tempo scienza e sapienza.

D'altra parte, non si aspira ad essere sapienti per se stessi, ma per partecipare alla sollecitudine missionaria e pastorale della Chiesa di Cristo, e particolarmente della Chiesa che è in Sicilia.

La Madre di Cristo, la Vergine Odighitria da voi tanto venerata, vi assista e vi conduca alla profonda conoscenza del suo Figlio, di cui oggi celebriamo solennemente la Regalità Universale, per poter comunicare tale conoscenza sublime ad un popolo anch'esso regale e sacerdotale.

Nel nome di Cristo Re, al quale vanno gloria e potenza nei secoli (Ap 1,6), vi incoraggio tutti a questo lavoro scientifico e pastorale, e di cuore vi imparto la mia benedizione apostolica.




1982-11-21 Data estesa: Domenica 21 Novembre 1982




Ai membri di confraternite e movimenti ecclesiali - Palermo

Titolo: Salda formazione spirituale e grande forza morale

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Sono qui per un breve incontro da voi preparato con tanta cura, che vuol essere un momento di sereno colloquio e di scambievole intesa. Mi è caro rivolgere un caloroso ed affettuoso saluto a tutti gli appartenenti alle numerose Confraternite laicali - alcune di esse veramente insigni per un glorioso passato - che il recente statuto unico dell'eminentissimo Arcivescovo ha richiamato ad una rinnovata vitalità, affinché esse, mediante l'esercizio della carità e l'incremento del culto pubblico, diano frutti evidenti e preziosi di vita cristiana. Vi ringrazio per la vostra presenza e per la testimonianza scritta circa la vostra identità ed operosità, che avete voluto consegnarmi.

Desidero anche salutare cordialmente tutte le altre Associazioni, Gruppi e Movimenti ecclesiali ed in particolare i Membri della Consulta dell'Apostolato dei Laici, che raduna e coordina ogni sforzo diretto a rendere sempre più consapevole ed illuminato l'impegno dei fedeli maggiormente responsabili.

Le Confraternite, le Associazioni, i Gruppi ed i Movimenti sono il campo dove il Laicato può maggiormente esplicare il suo talento cristiano, e dove la voce del Concilio Vaticano II lo esorta a maggiore attività e responsabilità.


2. La vostra presenza qui, così piena di entusiasmo, è altamente eloquente e rappresentativa. Voi confratelli, sempre in fedele sintonia col vostro amato Arcivescovo, voi membri di ogni Gruppo, manifestate chiaramente con la vostra presenza che la popolazione di Palermo e dell'intera Sicilia è desiderosa di lavorare e di risolvere nella pace e nella giustizia i vari e spesso difficili problemi emergenti dalla vita sociale. Ciò è risultato anche dalla saggia inchiesta da voi compiuta in preparazione alla mia venuta. Non solo; ma voi esprimete degnamente e quasi siete simbolo di quella matrice religiosa e cristiana che sta alla radice del modo di pensare e di agire dei Palermitani e dei Siciliani tutti.

La vostra bella Isola, celebrata ovunque, e Palermo in maniera emblematica, sono ricche di grandi valori umani e di una tradizione di fede degna di grande elogio. Voi siete un popolo intelligente, coraggioso, inventivo, profondamente consapevole della propria fede cristiana.


3. Di fronte alle gravi difficoltà, legate spesso ad un contesto sociale che si trascina da secoli e che sono oggi più che mai presenti all'attenzione zelante dei vostri Pastori, si tratta di impegnarsi ognuno e sempre a mantenere una coscienza onesta, giusta, delicata, responsabile. Ognuno al suo posto si faccia promotore di giustizia, di fraternità, di generoso altruismo.

A questo proposito, risulta quanto mai appropriata la seguente affermazione del Concilio: "Di ben poca utilità saranno le Associazioni più fiorenti, se non sono volte ad educare gli uomini alla maturità cristiana..." (PO 6).

Per un efficace inserimento nella società attuale, sono necessarie perciò una salda formazione spirituale ed una grande forza morale, per non rassegnarsi mai al male, per non cedere passivamente ad un senso fatalistico dell'ineluttabile, che umilia e deprime. Le analisi sociologiche sono certamente interessanti, utili ed anche necessarie per poter conoscere le varie situazioni.

Ma è soprattutto indispensabile l'analisi della propria coscienza, che ognuno deve compiere ogni giorno davanti a Dio, a se stesso, ed alla Comunità in cui vive.

Carissimi, in alto i cuori. Mantenete viva ed efficace questa mobilitazione psicologica e spirituale delle coscienze, animandola particolarmente con la forza della preghiera.


4. Una grande personalità della storia della Chiesa, il Cardinale John Henry Newman, prima ancora della sua conversione al cattolicesimo, trascorse alcune settimane a Palermo, scrisse una poesia diventata famosa: "Guidami tu, Luce gentile, in mezzo alla tenebra che mi circonda! Buia è la notte, lontana è la casa: guidami tu!" ("Apologia pro vita sua", 16 giugno 1833).

Anche voi avete una grande missione da compiere in unione coni vostri Pastori. Illumini sempre la vostra coscienza la fede in Gesù Cristo, nostro Signore, oggi celebrato dalla Chiesa quale Re dell'Universo, chiave di volta della storia, pietra angolare della creazione; il cui sacrificio ha stabilito nel mondo il Regno di Dio, Regno eterno e universale.

Vi accompagni la mia benedizione apostolica.




1982-11-21 Data estesa: Domenica 21 Novembre 1982




Ai giovani in piazza Politeama - Palermo

Titolo: Coltivate in voi la forza necessaria a caricare di speranza la vostra Sicilia

Testo:

Carissimi!


1. Una delle prime parole, che ho pronunziato agli inizi del mio pontificato, è stata una parola particolare di speranza nei giovani. Voi siete la mia speranza, la speranza della Chiesa e della Società.

Quella stessa parola, con gli stessi sentimenti di fiducia e di affetto di allora, vi ripeto quest'oggi, Solennità di nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, affidando a voi, giovani di Palermo e dell'intera Sicilia, la speranza di un mondo rinnovato in Cristo, la consolazione di cui è piena la profezia di Isaia: "Dite agli smarriti di cuore, coraggio!" (35,4).

Coraggio! Il Papa conosce bene i vostri desideri, il vostro bisogno di autenticità, di giustizia, di amore, di lavoro. E conosce anche le inquietudini, le difficoltà, le ambiguità di questa vostra Terra, che, per la sua posizione storica e geografica, è punto di incontro e di convergenza tra Oriente e Occidente e ponte verso i Paesi del Nord Africa; questa vostra Terra, ricca di tanti valori, eppure lacerata da tante contraddizioni.

Una realtà fatta insieme di progresso e di sottosviluppo; di impegno per la pace e di violenza assurda; di apprezzamento e di difesa per la vita e per la famiglia, ma anche di episodi di esplosione, di morte e di odio. Una realtà di benessere e situazioni di ingiustizia, di disoccupazione, di emigrazione, di lavoro minorile.

Contraddizioni, ambiguità, che voi avete denunciato ai vostri Vescovi.

Ma ai vostri Vescovi avete anche manifestato la vostra volontà di rifiutare ogni ideologia alienante dell'uomo. Avete espresso l'istanza di partecipazione, di condivisione, di corresponsabilità, di creatività. Avete assunto l'amore a fronte dell'odio e della violenza. E tale amore voi praticate a favore dei poveri, dei deboli, degli handicappati, degli emarginati, degli anziani, dei diseredati.

Il Papa apprezza, conforta, rafforza questo vostro amore e, con il messaggio dei vostri Vescovi per la Pentecoste del 1979, vi ripete e proclama la grande verità: "E' Cristo l'uomo nuovo, Colui che può dare significato alla vostra esistenza, risposta alle vostre domande".


2. Cristo vi dà coraggio. Abbiate questa speranza in voi! La speranza che non delude (cfr. Rm 5,5). La speranza che vi salva dalla morte, dalla paura, dal peccato. La speranza, che libera la storia dalla fatalità del male, dell'ingiustizia, della guerra. La speranza, che assegna un fine di risurrezione a tutti gli uomini e a tutto l'uomo! Lo so. Conosco la triste realtà di un tempo; dei "carusi" della vostra Terra, con le fragili spalle sotto la valanga dello zolfo. Ricordo, con profonda emozione, i bambini periti negli incidenti aerei di questa Città; i bambini morti nei paesi annientati dal terremoto del Belice. Ricordo anch'io la piccola "Cudduredda", emersa dopo due giorni dalle pietre, quasi a simbolo della vostra Sicilia, del suo secolare, insopprimibile ed appassionato bisogno di sopravvivenza, di fortezza, di fede, che resiste a tutte le vicende di dolore e di morte. Bisogno di futuro.

E questo futuro è Cristo.

Abbiate coraggio! E' Cristo la vostra speranza! Mettetevi dalla parte di Cristo, cari giovani. E sarete dalla parte della speranza.

Non siete soli. Il Papa, che vi ama e vi benedice, è con voi!


3. E, poi, comunicate questa speranza agli altri! Voi che siete qui presenti dite agli smarriti di cuore, specialmente mediante la testimonianza della vostra vita: coraggio! Soprattutto a quei giovani che, come ha scritto recentemente il vostro Arcivescovo di Palermo, crescono in ambienti di subcultura, di superstizione, di violenza, in balia dei rigurgiti della città, facile preda della corruzione, della violenza, della droga.

Per questi giovani siate disponibili al servizio, alla solidarietà, all'impegno concreto, tempestivo, efficace.

Insieme con loro, sappiate costruire un futuro ed una società nuovi, in cui ci sia giustizia e lavoro per tutti; la disoccupazione è la morte dei giovani.

Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più la droga; la droga è il colpo di scure alle radici dell'essere. Un futuro ed una società nuovi, in cui non ci sia più né violenza né guerra. La pace è possibile; la pace non è un sogno, una utopia. Un futuro ed una società nuovi, in cui sia isolata e distrutta la ramificazione dell'atteggiamento mafioso di alcuni, operatori di manifestazioni aberranti di criminalità.

Cristo vi dà la speranza di partecipare a questa grande ricostruzione umana, sociale, morale, spirituale della vostra Sicilia! Non conformatevi a questo tempo (cfr. Rm 12,2). Cristo è il Dio della speranza, della novità, del futuro. La più insidiosa tentazione dei nostri giorni, la più sottile, è proprio quella della rinuncia alla speranza, alla definitiva rinascita dell'umanità. Cristo, che ha vinto la morte, vi dà fede, fantasia, forza sufficiente per caricare di speranza la vostra Sicilia! Portate, comunicate a tutti la speranza, la gioia che dona la speranza! Sia la vostra una speranza tenace, diffusiva di fronte al fatalismo, alla disgregazione, all'omertà, alla emarginazione delittuosa, al crimine, che tanto sangue, tanti morti ha fatto sulle vostre strade, meritando l'aperta condanna morale ribadita anche recentemente dai vostri Vescovi, dei quali condivido pienamente l'ansia pastorale e il generoso impegno anche in questo campo.

Sconfiggete il grigio disfattismo, l'individualismo egoista. Siate annunciatori di un progetto globale di salvezza, della liberazione di tutti gli uomini e di tutto l'uomo dalla schiavitù del peccato e non solo dalle strutture ingiuste.

Ma voi potete comunicare questa speranza agli altri, specialmente ai vostri coetanei - protesi alla ricerca dei valori autentici, ma spesso disorientati da concezioni di vita e di cultura lontane dal messaggio cristiano - se sarete capaci di testimoniare con la vita quelle certezze, che vi provengono dalla vostra adesione a Cristo, alla Chiesa; dal continuo e religioso ascolto della Parola di Dio, letta, meditata, studiata personalmente e comunitariamente; dall'assidua partecipazione ai Sacramenti, in particolare a quelli della Riconciliazione e dell'Eucaristia.


4. Ed infine, vivete e costruite questa speranza con la Chiesa! Amate la Chiesa, i vostri Vescovi, i vostri sacerdoti. Sappiate essere, con essi, strumenti del mistero della salvezza, testimoni e realizzatori delle Beatitudini di servizio, di umiltà, di povertà, di donazione! La speranza del cristiano è testimonianza gioiosa di Chiesa, che annuncia la risurrezione e prepara questa risurrezione con coloro che piangono, che sono deboli, piccoli, poveri, emarginati, ma sui quali Dio, che ama ogni uomo, fa affidamento per spezzare l'arco di coloro che si credono forti (cfr. 1S 2,4).

La speranza della Chiesa non esclude né disprezza la speranza terrena, ma, riconoscendola limitata e parziale, la supera. Non cede alla tentazione della rassegnazione, al fallimento; ma lotta e rimuove le cause vere della disperazione del mondo.

Invocate da Cristo la speranza con la Chiesa.

E' lui che dà garanzia alla speranza, perché è lui la nostra speranza (cfr. 1Tm 1,1).

Quando guardate a voi stessi, al vostro ministero, alle vostre trepidazioni, ai vostri problemi, alle vostre incertezze, guardate a lui.

Quando guardate agli altri, al loro dolore, alla loro reazione, alla loro stanchezza; quandi immaginate il futuro della terra, guardate a lui, a Cristo, "speranza della gloria".

E' lui la speranza che vince! E' lui, che vi chiama, giorno per giorno, a lavorare con tutte le vostre forze all'avvento del suo Regno eterno ed universale fra gli uomini: "Regno - come proclama la Liturgia odierna - di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace (Prefazio) Rispondete generosamente a questo invito di Cristo Re!


5. C'è un salmo molto bello, che dice così: "Il Signore regna, esulti la terra, / gioiscano le isole tutte" (Ps 96 [97],1). Ecco, io sono venuto qui, in questa Isola meravigliosa, in questa Sicilia "bedda", per gioire insieme con voi, per acclamare con voi al Signore, che ci fa amare e sperare.

E la Madonna, speranza nostra e fiducia nostra, Madre nostra e della Chiesa, raccolga tutti i sentimenti di amore e di gioia, che in questo momento sono nel vostro e nel mio cuore.

Voi siete il volto più vero di questa Isola che soffre, ma che ama, che crede, che annuncia, che costruisce la speranza.

Coraggio! Benedico in voi il futuro della vostra vita e della vostra terra di Sicilia!




1982-11-21 Data estesa: Domenica 21 Novembre 1982




La Messa per le ospiti del convitto santa Cecilia - Roma

Testo:

Siate le benvenute nella Casa del Papa, gentili ospiti del Convitto "santa Cecilia" in Vitinia, che formate una Comunità femminile, con lo scopo di conseguire una retta ed illuminata formazione spirituale e teologica, per poter svolgere poi, con profitto, un apostolato qualificato nelle Chiese locali.

Tale iniziativa è legata alla memoria ed al gesto generoso di un distinto sacerdote romano, Monsignor Umberto Dionisi, ex alunno capranicense; ed è stata promossa con lungimirante intuizione dalla Commissione Episcopale preposta all'Almo Collegio Capranica, qui degnamente rappresentata dal suo Presidente, il Cardinale Baggio.

Desiderose anzitutto di corrispondere alla personale chiamata del Signore nelle più diverse condizioni di vita, voi, care giovani, siete responsabilmente consapevoli delle necessità, delle ansie e delle prospettive di speranza delle vostre Comunità a cui vi proponete di offrire un degno servizio.

Dedicatevi, dunque, con serietà allo studio delle scienze teologiche oggi tanto raccomandato anche ai Laici per la loro promozione ecclesiale. Esso ha un valore di rilievo per la crescita personale nella fede; è necessario per qualsiasi tipo di evangelizzazione esercitata con competenza; è indispensabile per una risposta adeguata alla problematica dell'odierna cultura.

Tuttavia, la formazione che vi proponete di acquisire ha il suo fulcro e fondamento nella vita di preghiera, che è l'anima di ogni apostolato. Nella preghiera, la teologia-scienza si trasmuta in teologia-sapienza.

Santa Cecilia, vergine e martire romana - di cui oggi celebriamo la memoria - modello della donna che sceglie la verginità fino al sacrificio totale, per amore del Signore e come segno del Regno futuro, vi assista, vi protegga e vi conforti: per questo la invocheremo fervidamente durante il Sacrificio Eucaristico.




1982-11-22 Data estesa: Lunedi 22 Novembre 1982




All'assemblea generale di "Co unum" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' necessario "salvare" la carità legandola al grande disegno d'amore di Dio

Testo:

Signor Cardinale, cari fratelli e sorelle.


1. E' sempre una gioia per il Vescovo della Chiesa di Roma che "presiede all'assemblea universale della carità" (sant'Ignazio di Antiochia) accogliere i membri del Consiglio pontificio "Co Unum" che l'assiste nell'esercizio della sua diaconia di carità. Siate dunque i benvenuti per questo nuovo incontro in occasione della vostra Assemblea plenaria.

Attraverso il vostro Presidente, il caro Cardinale Gantin, e attraverso il Segretario del Consiglio pontificio, sono tenuto al corrente, nel corso dell'anno, delle attività che vengono intraprese nei diversi settori che vi sono affidati: le situazioni di urgenza, lo sviluppo, la salute, insomma ciò che, nel campo dell'azione, concerne "il progresso umano e cristiano". Conosco l'intenso e serio lavoro che presuppongono tutte queste attività presentate dal Rapporto annuale, e questo con un personale in numero ristretto, e molto devoto. Di questo servizio compiuto con generosità, disinteresse e competenza, io vi ringrazio, voi e tutti i vostri collaboratori.


2. La missione di "Co Unum" non può essere adempiuta dal solo lavoro della Presidenza e del Segretariato. Spetta a tutti voi insieme realizzare gli scopi fissati al Consiglio pontificio da Papa Paolo VI nella sua Lettera di istituzione del 15 luglio 1971, e di cui io non cito che i primi: "Sforzarsi di armonizzare le forze e le iniziative di tutte le Organizzazioni cattoliche e, al di là, di tutto il Popolo di Dio, mediante lo scambio di informazione e un accresciuto sforzo di cooperazione, in modo da assicurare e favorire con una concertazione permanente il progresso umano con l'aiuto di mezzi adatti".

In questo campo, il compito del vostro Consiglio è certamente delicato e difficile. Struttura ministeriale al servizio della carità della Chiesa, "Co Unum" è specialmente in relazione con le Chiese locali, le Conferenze Episcopali e i Vescovi delle diverse diocesi, e anche con le organizzazioni di aiuto che ne dipendono. Non bisogna evidentemente sostituirsi ad esse, né divenire un organismo accentratore, e soprattutto accentratore delle finanze di queste organizzazioni.

Ma esso è a loro disposizione per aiutarle a prendere le loro decisioni in una prospettiva più universale, meglio coordinata, in nome dell'approfondimento della carità, ed è un luogo di scambio, tra esse e il Papa, a proposito dei problemi che sorgono nell'esercizio della carità. Lo spirito che presiede ad un tale compito comporta, con la lucidità e la preoccupazione della verità, la fiducia nelle serie e buone disposizioni delle organizzazioni, il rispetto della loro personalità e delle loro responsabilità proprie, l'accoglienza, il dialogo, al bisogno il richiamo fraterno, insomma la carità in atto. E reciprocamente, questo suppone accoglienza, fiducia e collaborazione da parte delle istituzioni caritative diocesane, nazionali o internazionali, molte delle quali del resto sono rappresentate in seno a questo Consiglio pontificio. Insomma, "Co Unum" opera affinché ciascuna Chiesa locale, e in ciascuna Chiesa locale, le Organizzazioni riconosciute da essa, esercitino le loro proprie responsabilità, nel pieno rispetto delle altre Chiese locali e organizzazioni, un un'armoniosa coordinazione. E "Co Unum" può rendere questo servizio con il suo carisma di sguardo disinteressato, facilitato dalla sua larga informazione e dalla sua sollecitudine universale in dipendenza dal Papa che gli ha dato, a questo effetto, competenza e autorità.


3. Questa sollecitudine universale di cui ho appena parlato richiede non solamente questi scambi da un paese all'altro, ma anche una solidarietà universale dei cristiani applicata a bisogni di un'ampiezza e di una gravità tali per cui sono richiesti soccorsi urgenti e abbondanti da parte di un gran numero di collettività, per esempio, per far fronte a cataclismi naturali, o a certe situazioni particolarmente gravi che riguardano i rifugiati, o le popolazioni vittime della guerra. Anche li, "Co Unum" ha una missione senza pari per informare, sensibilizzare, suscitare una decisione comunque rapida ed efficace, "rimanendo salve la personalità propria e le responsabilità esecutive di ogni Organizzazione" (cfr. "Lettera di Istituzione" del 15 luglio 1971). Quanti esempi potremmo citare a questo proposito, anche oggi, che illustrino la bontà della vostra fondazione! E' per circostanze del genere che il Papa ricorre direttamente a "Co Unum" per mettere in opera iniziative sul piano caritativo e apportare la sua propria partecipazione alla testimonianza della carità, anche mediante doni che rimangono necessariamente simbolici in rapporto all'immensità dei bisogni.

Dell'impegno che voi vi assumete allora per essere il suo strumento efficace, egli vi ringrazia.


4. Infine - ed è cosa non meno importante - spetta al Consiglio pontificio "Co Unum" promuovere una riflessione veramente cattolica sulla carità oggi. Una tale riflessione rimane collegata alle esperienze concrete, dell'azione, ed è volta a rafforzare in tutto il Popolo di Dio, nell'opinione pubblica, un movimento di carità all'altezza dei bisogni reali, ed ispirata da una prospettiva autenticamente cristiana, fondata sul Vangelo e la dottrina sociale della Chiesa.

Per questo sono felice che la presente Assemblea vi abbia permesso di studiare più a fondo l'orientamento che vi ho dato l'anno scorso, parlando della vostra "missione catechetica" in questo campo. Si dice a giusto titolo: "E' la carità che salva"; ma oserei aggiungere, in un altro senso: bisogna precisamente "salvare" la carità, cioè ristabilirla, veder bene ciò che comporta sul piano spirituale, collegarla al grande disegno di Amore di Dio, alla Vita trinitaria di cui essa deve dare testimonianza, rinvigorirla all'ascolto del Vangelo, della Parola di Dio, nutrirla con la preghiera e la partecipazione all'Eucaristia, che ne è il culmine. Bisogna dunque vegliare per non isolare la carità dalle altre esigenze delle Beatitudini, mettere in chiaro i suoi rapporti con la giustizia, alla quale essa non si riduce, benché anche quest'ultima sia volta alla promozione umana, considerare la sua specificità in rapporto alle azioni socio-politiche delle autorità civili. E' importante vedere fino a che impegno individuale e comunitario essa conduce, a quali bisogni temporali e spirituali essa si estende, quale fame e sete essa cerca di soddisfare.

Oggi, molti uomini di buona volontà si dicono pronti, grazie a Dio, ad intervenire in favore dei nostri fratelli poveri; e un certo numero [tra loro] lo fa in maniera efficace e disinteressata, anche sotto la forma del "volontariato".

Non possiamo che rallegrarcene! Voi stessi entrate volentieri in contatto con le istituzioni non cattoliche e non confessionali di soccorso e di promozione umana, soprattutto sul piano internazionale. La Chiesa in ciò che la concerne, "si preoccupa delle opere di carità in quanto parte della sua missione propria e come un diritto inalienabile" (AA 8). Essa domanda ai suoi figli di esercitare la carità in tutta la sua originalità e la sua profondità evangelica, nelle prospettive e con mezzi esenti da parzialità e da ambiguità.

Come ai tempi delle prime comunità apostoliche, questa carità esplicitamente cristiana è essenziale alla Chiesa che deve in particolare testimoniare, in mezzo al mondo, della priorità dell'assistenza ai poveri, ai più poveri, ai nuovi poveri, e dei valori evangelici. E' importante perseguire l'opera come catechesi della carità, come educazione del Popolo di Dio per offrirgli chiarificazioni, motivazioni, stimoli. E', in fondo, un compito di evangelizzazione. Molte istanze all'interno della Chiesa devono preoccuparsene. Ma, come membri del Consiglio pontificio "Co Unum", voi offrite un contributo speciale, di prim'ordine, aiutando le altre istanze responsabili a prenderne coscienza.

Per tutti questi compiti, il Papa vi ringrazia, vi incoraggia. Conta su di voi e vi benedice di tutto cuore. Per l'intercessione della Vergine Maria, la Vergine della Visitazione, lo Spirito Santo vi illumini e mantenga vivo in voi il fuoco dell'amore, vi unisca nell'unico cuore di Cristo!




1982-11-22 Data estesa: Lunedi 22 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Ai docenti e agli studenti della sacra disciplina - Palermo