GPII 1982 Insegnamenti - Allocuzione alla "Plenaria" del sacro collegio - Città del Vaticano (Roma)

Allocuzione alla "Plenaria" del sacro collegio - Città del Vaticano (Roma)


Titolo l'Anno Santo della Redenzione

Testo:

Venerati fratelli membri del Sacro Collegio cardinalizio!


1. Al termine di queste giornate di lavoro, durante le quali l'intero Sacro Collegio si è ritrovato riunito per trattare importanti aspetti del governo centrale della Chiesa, sale spontaneo al nostro labbro il canto del Salmo: "Lodate, servi del Signore, / lodate il nome del Signore. / Sia benedetto il nome del Signore, / ora e sempre" (112 [113],1s).

Si, fratelli beneamati, insieme lodiamo anzitutto il Signore, che ci ha dato forza e costanza nel rendere una nuova testimonianza della nostra totale adesione alla Chiesa, del nostro impegno vitale perché essa possa continuare felicemente nel mondo, nella ricerca di una continua migliore utilizzazione dei mezzi a propria disposizione, la missione affidatale da Cristo Signore per il servizio dell'uomo. Siamo della Chiesa, viviamo per la Chiesa, e vogliamo spendere per essa tutte le nostre energie, con l'aiuto di Dio. E grazie a lui, in questo pur breve periodo di giorni, abbiamo potuto compiere quanto era nelle intenzioni.

"Dal sorgere del sole al suo tramonto / sia lodato il nome del Signore" (v. 3).


2. Ma un particolare sentimento di gratitudine sento di dover rivolgere anche a tutti voi, venerati fratelli del Sacro Collegio. Come tre anni fa, siete accorsi alla mia chiamata incuranti del disagio che per non pochi di voi ciò ha potuto rappresentare, lasciando temporaneamente le vostre Chiese locali, ciascuna con i suoi problemi e i suoi programmi pastorali. Di questa vostra sollecitudine per i problemi centrali dell'unica Chiesa di Cristo - alla quale converge la "sollicitudo omnium Ecclesiarum" (2Co 11,28) - io vi ringrazio davanti a Dio; come vi ringrazio per la serietà e lo zelo che avete manifestato in questi giorni di lavoro, per l'attenzione prestata agli argomenti trattati, e per i contributi concreti e intelligenti apportati sia individualmente in forma orale o scritta, sia nell'elaborazione collegiale dei voti dei vari Circoli linguistici, corrispondenti alle varie aree della presenza ecclesiale nel mondo.

Le osservazioni e i suggerimenti espressi, come pure le osservazioni che farete pervenire nello spazio indicato di un mese, saranno tenuti nel debito conto, in modo da venire incontro il più possibile alle necessità e alle attese della Chiesa, in questo particolare momento.


3. Al termine di questa seconda riunione del Sacro Collegio, non si può far a meno di riconoscere che: - anche questa volta è stata offerta una efficace prova della vitalità e dei compiti, che spettano all'antico istituto del Collegio Cardinalizio come senato che coadiuva il Papa nell'adempimento dei suoi doveri a raggio universale per il servizio della Chiesa e dei fratelli; - è stato compiuto un nuovo passo in avanti nel cammino della "collegialità", nella direzione tracciata dal Concilio Vaticano II. E' ben vero che il Sacro Collegio ha fisionomia propria e distinta dall'organismo del "Synodus Episcoporum". Il Sinodo è la principale espressione della collegialità, cioè della particolare responsabilità dei Vescovi, come ha voluto il Concilio.Tuttavia, l'insieme dei Cardinali forma anche un collegio - il Sacro Collegio, appunto, con la sua vetusta e inconfondibile fisionomia storica - e perciò sono da sottolineare le diverse potenzialità, che sono insite in esso e nelle possibili forme del suo funzionamento. L'avvenire sarà ricco di sempre nuove esperienze in questo campo.

I due organismi sono pertanto una magnifica conferma della realtà sottolineata dalla costituzione dogmatica sulla Chiesa: che, cioè, il Collegio Episcopale, "in quanto composto da molti, esprime la varietà e l'universalità del Popolo di Dio, in quanto poi è raccolto sotto un solo capo, significa l'unità del gregge di Cristo" (LG 22).

In questa luce, acquista grande significato il lavoro svolto collegialmente nell'esaminare le strutture centrali della Santa Sede, in una panoramica che, nonostante il breve tempo a disposizione, ha toccato punti nevralgici dell'azione odierna di questa Sede Apostolica a beneficio di tutto il Popolo di Dio.


4. I punti trattati avranno una sintesi nel comunicato finale. Non intendo pertanto soffermarmi su ciascuno di essi. Ma, a conclusione dei nostri incontri, propongo ancora una volta a me e a voi la domanda che ho fatto nella tornata iniziale dei nostri lavori di quest'anno: "E' sufficiente la nostra testimonianza nel campo dell'amore?".

In questa luce acquistano significato le singole trattazioni di questi giorni.

Circa il servizio universale della Curia Romana, ho scritto nella recente mia lettera al Cardinale Segretario di Stato che esso "comporta una responsabilità ecclesiale da vivere in spirito di autentica fede" (cfr. "Sedes Apostolica", 5; 20 novembre 1982: "Insegnamenti", V,3 [1982] 1428). Dalla relazione presentata, voi avete potuto rendervi conto dello stato dei lavori per la revisione della costituzione apostolica "Regimini Ecclesiae Universae" e dell'impostazione che si vuol sempre maggiormente avvalorare affinché la Curia Romana risponda a questa sua particolarissima missione, vocazione e responsabilità: il servizio dell'"universo coetui caritatis". Vi ringrazio fin d'ora per i suggerimenti che avete fatto o che farete pervenire, perché questo scopo sia felicemente e sicuramente raggiunto.

Inoltre, questo servizio si esprime nell'orientamento essenzialmente pastorale che è stato alla base dell'immane lavoro di consultazione e di redazione del nuovo Codice di Diritto Canonico, e che sarà l'anelito che ne deve animare l'applicazione. Il nuovo Codice, com'è stato preparato con una larga consultazione dell'Episcopato mondiale, costituisce in se stesso il risultato di un'opera di carattere collegiale. Ora spetterà al Papa, con l'autorità conferitagli da Cristo, di compiere, con la promulgazione, la parte definitiva di questo lavoro.

L'importanza dell'opera richiede ancora un certo tempo di verifica e di riflessione che ho affidato ad un gruppo ristretto e qualificato di studio. Tutto ciò tende unicamente a far si che il nuovo Codice risponda effettivamente alle sentite esigenze pastorali del momento di oggi, per la Chiesa del nostro tempo.

In direzione verticale, l'amore deve animare tutte le forme del Culto Divino, e di qui, traendo la sua linfa dalla comunicazione sacramentale con Dio, deve estendersi orizzontalmente alle esigenze più acutamente avvertite nella società odierna: nella pastorale della famiglia, nell'azione per la cultura, secondo gli orientamenti che sono stati qui illustrati.


5. Desidero poi ringraziarvi in modo particolare per l'attenzione che avete dato alla questione dell'Istituto per le Opere di Religione. Una riunione di 15 Cardinali, com'è noto, ha previamente studiato la cosa prima che il Collegio Cardinalizio si radunasse qui, in questi giorni. Si tratta di questione delicata, complessa, che è stata soppesata in tutti i particolari: voi ne avete avuto una esposizione adeguata, che viene riassunta nell'apposito comunicato di oggi, e avete potuto rendervene conto per quei suggerimenti che siano necessari. La Santa Sede è disposta a compiere ancora tutti i passi che siano richiesti per un'intesa da entrambe le parti perché sia posta in luce l'intera verità. Anche in questo, essa vuole solo servire la causa dell'amore.

Ed effettivamente, il problema economico della Santa Sede, di cui vi siete ampiamente occupati - e di ciò vi dico il mio grazie - è da vedere, nella sua globalità, anche e sempre alla luce dell'amore. La Santa Sede vive di quella carità, che è il segno distintivo della presenza cristiana nel mondo: "La base primaria per il sostentamento della Sede Apostolica - ho ancora scritto nella lettera citata - è rappresentato dalle offerte spontaneamente elargite dai cattolici di tutto il mondo, ed eventualmente anche da altri uomini di buona volontà. Ciò corrisponde alla tradizione che trae origine dal Vangelo e dagli insegnamenti degli Apostoli (cfr. 1Co 9,14)" ("Sedes Apostolica", 2).

La carità di Cristo che ci spinge (cfr. 2Co 5,14) impone alla Santa Sede di realizzare un programma pastorale di proporzioni e dimensioni universali, tra cui la realizzazione del Concilio, l'evangelizzazione a tutti i livelli, e l'equo sostentamento dei suoi collaboratori. Essa compie tutto questo con mezzi limitatissimi, che, in paragone con le spese delle varie organizzazioni di carattere politico, sociale, internazionale, sono davvero equiparabili all'"obolo della vedova" (cfr. Lc 21,2). Ciò esige naturalmente un senso di grande, direi meticolosa responsabilità nell'amministrazione di tali emolumenti: è quello che la Santa Sede vuole osservare scrupolosamente, chiedendo ai suoi collaboratori quello spirito di parsimonia e quella fiducia nella Provvidenza, di cui ho parlato nella mia lettera al Segretario di Stato.


6. E ora, mi sta a cuore darvi un annuncio, che certamente sarà motivo di grande gioia per voi e per tutta la Chiesa. Nel 1933, il mio predecessore Pio XI di venerata memoria, ricordo solennemente la ricorrenza diciannove volte centenaria dell'Anno della Redenzione, con l'indizione di uno speciale Giubileo. Nel prossimo anno cadrà pertanto il 1950° anniversario della Redenzione.


Sebbene non vi sia stata finora la consuetudine di una celebrazione intermedia, cioè nel 50°, vi sono forti motivi perché tale ricorrenza sia degnamente commemorata anche nel 1983. Anzitutto è da sottolineare la centralità dell'evento, che non può non condurre i cuori degli uomini a sempre più grande amore e attrazione verso l'opera compiuta da Cristo, "Redentore dell'uomo", col mistero pasquale della sua Passione, Morte e Risurrezione. Inoltre si avvicina il prossimo Sinodo dei Vescovi, dedicato alla riconciliazione e alla penitenza nella missione della Chiesa: il Giubileo contribuirà certamente in modo vivo e sentito a far approfondire da tutti tale tema, e a far convergere con maggiore intensità il pensiero e l'affetto dell'uomo contemporaneo verso il sacramento che Cristo ha istituito per applicare ai singoli i tesori della sua Redenzione mediante il suo Sangue: "Siete stati comprati a caro prezzo" (1Co 6,20), "non a prezzo di cose corruttibili come l'argento e l'oro... ma con il sangue prezioso di Cristo" (1P 1,18). Infine, il Giubileo della Redenzione aiuterà anche a portare avanti una degna preparazione per l'Anno Santo del Duemila.

E' sembrato perciò opportuno, in considerazione di tutti questi motivi, e accogliendo varie istanze giunte sull'argomento, che fosse indetto per il prossimo 1983 l'Anno Santo della Redenzione, il cui inizio avverrà nel corso della prossima Quaresima. Chiediamo al Signore che tale celebrazione porti una ventata di rinnovamento spirituale, a tutti i livelli! E confidiamo che una degna e accurata preparazione renda particolarmente feconda tale iniziativa.


7. Venerati fratelli! Ormai sul punto di lasciarci, con l'animo colmo di speranza e di letizia, rinnovo l'espressione della mia riconoscenza a quel Divino Paraclito, che ci ha illuminati nel corso dei nostri lavori, ci ha sorretti nei nostri umili sforzi e approfondimenti, e ci ha guidati nella via dell'amore. E, "ov'è carita e amore, "Deus ibi est"". Dio è stato con noi.

Portiamo di qui l'anelito riconfortato al servizio pieno e ardente a Cristo e alla Chiesa, con tutte le nostre forze, con tutte le nostre capacità, con tutto il nostro cuore. Maria, Madre della Chiesa, Regina degli Apostoli, Madre dei Vescovi, lei che nel Cenacolo ha sostenuto la preghiera del Collegio apostolico ed ha animato con la sua presenza gli albori della Chiesa nascente, ci ottenga con la sua intercessione la grazia di non venir mai meno alla consegna d'amore, che Cristo ci ha affidato. A lei ci offriamo, chiedendole di non abbandonarci mai.

A voi tutti, carissimi fratelli, la mia affettuosa benedizione apostolica.




1982-11-26 Data estesa: Venerdi 26 Novembre 1982




Ai partecipanti ad un simposio sulla pastorale familiare in Europa - Città del Vaticano (Roma

Titolo: Creare una cultura matrimoniale e familiare

Testo:

Signor Cardinale, cari fratelli e sorelle.

Lasciate che vi esprima innanzitutto la mia gioia nel ricevervi oggi, voi che siete venuti da diversi paesi d'Europa, e che condividete con me la sollecitudine che tanto mi sta a cuore per l'avvenire della famiglia nel nostro continente.


1. Il tema delle vostre riflessioni di questi giorni di studi dedicati alla pastorale del matrimonio e della famiglia in Europa e preparati congiuntamente dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e dall'Istituto di Studi sul matrimonio e la famiglia, è di grande importanza. Un anno dopo la sua pubblicazione, voi avete voluto esaminare l'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" al fine di sottolinearne i punti salienti, valutare l'accoglienza che le hanno riservato le vostre comunità, in vista di contribuire al rinnovamento spirituale dell'Europa.

Questa esortazione indica infatti gli orientamenti fondamentali, secondo i quali la Chiesa dovrà, in questo scorcio del secondo millennio, vegliare sul matrimonio e la famiglia.

La Chiesa è impegnata nel conseguimento di una comprensione sempre più profonda della verità che essa ha la missione di presentare. Così il primo orientamento dato dall'esortazione apostolica è un invito rivolto a tutta la Chiesa ad annunciare, con fedeltà e con coraggio umile, "questa verità" all'uomo d'oggi. Si tratta del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia, perché è soltanto nella fedeltà ad esso che si trova la salvezza dell'istituzione matrimoniale e familiare per tutti coloro che si sposano. Questo primo dovere della Chiesa deve esprimersi chiaramente in una cultura europea ancora segnata da valori umani e cristiani autentici, ma troppo spesso oscurati da deviazioni dovute sia a concezioni sbagliate, che ad uno spontaneismo morale. E' più che mai urgente e necessario ricostruire in ogni uomo ed in ogni donna la certezza di una verità concernente il loro matrimonio e i valori etici che devono sostenerlo. Attraverso l'annuncio della verità, la Chiesa è chiamata ad una stima più profonda dell'amore coniugale, inteso in tutte le sue dimensioni, ad una stima accordata a ciascuna delle sue ricchezze. Da parte loro, gli sposi, sollecitati da tante teorie diverse sulla felicità della coppia e della famiglia, non ritornano forse oggi alla Chiesa, in una ricerca più urgente di questa verità, di questa saggezza? La verità che la Chiesa annuncia è una verità di vita: essa deve divenire vita. Questo è un secondo fondamentale orientamento tracciato dall'esortazione apostolica. Questa esigenza di verità concerne sia la vita personale dei coniugi, sia la cultura nella quale vivono gli sposi in Europa.

Infatti, questa verità vuole essere ispiratrice di una cultura familiare. I Padri del Sinodo hanno giustamente insistito su questa necessità. Il processo di inculturazione di cui parla la "Familiaris Consortio", comporta due momenti strettamente uniti tra di loro. Implica un giudizio critico, per discernere ciò che è conforme al disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia, e ciò che se ne discosta. Ogni credente è stato affidato allo Spirito, affinché sia in grado di elaborare un tale giudizio. Ma non è sufficiente esercitare un giudizio critico sulle diverse proposizioni culturali. Si deve creare una cultura matrimoniale e familiare che realizzi nell'Europa di oggi l'identità umana e cristiana del matrimonio e della famiglia: è un dovere che fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa, la quale deve inoltre sforzarsi di restaurare l'unità tra la fede cristiana e la cultura in Europa circa la famiglia.


2. Nella vostra riflessione, tuttavia, voi non vi siete limitati a prendere in considerazione gli orientamenti pastorali fondamentali. Volete anche fare una prima valutazione dell'accoglienza riservata all'esortazione "Familiaris Consortio" nelle comunità cristiane d'Europa.

Infatti, ciò che il Sinodo dei Vescovi ha insegnato e la mia esortazione apostolica ha fatto suo si deve radicare nello spirito e nel cuore di ogni fedele ed essere totalmente assimilato. Perché è lo stesso ed unico Spirito che illumina i Pastori della Chiesa quando insegnano la dottrina di Cristo, con l'autorità che è loro propria, e che abita nei cuori degli sposi affinché essi realizzino il progetto di Dio sul matrimonio.

E dunque, aiutando gli sposi ad essere sempre più fedeli allo Spirito nell'adesione dell'intelligenza e del cuore a ciò che la Chiesa insegna, ci si propone di raggiungere due obiettivi.

Si tratta prima di tutto di mettere in luce le ragioni profonde, i motivi di un tale insegnamento. Infatti, esso non è soltanto esposto a difficoltà di ordine pratico: sono le sue ragioni più profonde che sovente non vengono accolte. E' dunque necessario ritornare alle sue fonti che si trovano al cuore stesso della Rivelazione quando essa ci svela la verità tutta intera sull'uomo.

Bisogna insegnare agli sposi a permanere in questo cuore, in questo centro radioso nel quale essi possono comprendere la loro vocazione e conseguentemente i motivi dell'insegnamento della Chiesa. Allora capiranno che, nella sua essenzialità, l'insegnamento della Chiesa deriva dalla visione evangelica dell'amore, della sessualità umana, in una parola, della persona umana. Desidero vivamente che numerose persone nella Chiesa si preoccupino di effondere questa luce. E' per questo, per questo lavoro di "intelligenza della fede", di riflessione sulle ragioni ultime della dottrina cristiana, che è stato fondato l'Istituto di Studi sul matrimonio e la famiglia, che vuole essere un centro culturale al servizio di tutta la Chiesa.

Il secondo obiettivo al quale tende il nostro sforzo perché l'insegnamento della Chiesa sia accolto dagli sposi, è di offrire loro i mezzi necessari affinché essi siano in grado di metterlo in pratica. Non c'è dubbio infatti che gli sposi possono incontrare difficoltà non solamente a livello della domanda "perché un tale insegnamento?", ma anche quando si domandano "come mettere in pratica un tale insegnamento?". E' in questo contesto che bisogna considerare tutte le iniziative destinate ad aiutare i coniugi ad approfondire la loro vita spirituale mediante la preghiera, la messa in comune delle loro gioie e delle loro difficoltà, la partecipazione frequente ai sacramenti, grazie ai movimenti o alle associazioni familiari.


3. Ma voi riflettete sulle famiglie in vista, anche, di un rinnovamento spirituale dell'Europa.

Più che mai l'Europa ha bisogno di ritrovare la sua identità spirituale, incomprensibile senza il cristianesimo. Il cristianesimo non è qualcosa che è in più, qualcosa di estraneo alla coscienza europea: a questa coscienza che costituisce il tessuto connettivo profondo e vero del vecchio continente, soggiacciono con legittima diversità popoli, culture e storie. Il cristianesimo, l'annuncio del Vangelo, è all'origine di questa coscienza, di questa unità spirituale, come bene dimostrano già gli albori della sua storia attraverso i nomi di Benedetto, patriarca dell'Occidente, e di Cirillo e Metodio, i fratelli slavi.

La ricostruzione dell'Europa esige innanzitutto questo sforzo per renderla nuovamente cosciente della sua identità tutta intera, della sua anima.

Questo rinnovamento, che mette in opera tutte le forze della Chiesa, trova nella famiglia uno dei soggetti attivi più importanti.

E' nella famiglia, come ho già detto, che la persona umana trova la prima e insostituibile scuola per essere veramente umana: è in primo luogo nella famiglia che si trasmette la cultura. Ed è per questa ragione che spetta ad essa, all'origine, di assicurare la continuità nello sviluppo storico della coscienza e della cultura di un popolo.

La storia dell'Europa mostra bene come, in diversi momenti, delle istituzioni sono state creatrici di cultura, in una sintesi feconda di cristianesimo e di umanesimo. Basta pensare al ruolo dei monasteri benedettini e delle Università che sono sorte un po' dappertutto in Europa, da Parigi ad Oxford, da Bologna a Cracovia, da Praga a Salamanca. L'istituzione della famiglia, dal momento che è stata chiamata nel progetto salvifico di Dio ad essere l'istituzione educativa originaria e primaria, deve sempre rafforzare la sua presenza in seno a queste istituzioni creatrici di vera cultura.

Ecco come vedo il vostro incontro europeo sulla pastorale familiare: è un segno ed una promessa. E' il segno che la Chiesa prende sempre più coscienza di ciò che è la famiglia, ed è la promessa di un nuovo impegno in favore della persona umana, per la persona umana alla quale Dio ha dato per sempre il Figlio suo, il suo unico Figlio. Sono certo che la vostra riunione sarà fruttuosa, grazie al vostro lavoro ed allo spirito di comunione che vi anima e che ha presieduto all'organizzazione di questo colloquio.

Mi sia permesso, prima di separarci, di invitarvi, per quanto vi concerne, a riprendere nella preghiera ciò che costituisce l'essenziale delle vostre riflessioni, affinché il Signore stesso faccia crescere e germogliare la parola di speranza che voi vi sforzate di diffondere. E' con questa intenzione, accordandovi la mia benedizione apostolica, che a lui chiedo di benedire le vostre persone e le vostre attività al servizio della famiglia cristiana.




1982-11-26 Data estesa: Venerdi 26 Novembre 1982




A docenti, alunni e genitori di due Istituti scolastici retti da religiose - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Consapevolezza della specificità della scuola cattolica

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


1. Con questo semplice ma cordialissimo saluto mi rivolgo a tutti voi, qui presenti in numero tanto cospicuo, che formate al tempo stesso un gruppo diversificato e pur omogeneo. Voi siete un gruppo diversificato, poiché composto dalle religiose di due diverse Famiglie, le Suore di Nevers e quelle dell'Istituto "Maria Adelaide", poi dagli studenti che hanno la fortuna di usufruire di ambedue le Scuole da esse dirette, ed inoltre dai loro familiari, dai loro Insegnanti, nonché da ex-Alunni. Ma formate pure un'unità omogenea, poiché tutti voi gravitate in varia misura attorno al complesso e affascinante mondo della Scuola, coi suoi problemi e le sue promesse, il quale vi accomuna nelle stesse responsabilità e negli stessi impegni. A tutti voi, perciò, ripeto il mio affettuoso saluto, mentre apertamente vi manifesto la mia gioia nell'accogliervi in questa casa e nell'indirizzarvi la mia parola.


2. Vorrei, innanzitutto, rivolgermi alle benemerite Religiose dei due Istituti. So che le "Suore della Carità e dell'Istruzione Cristiana di Nevers", il cui Istituto è presente a Roma già dal 1906, celebrano il terzo centenario della loro fondazione, e la circostanza offre al nostro incontro un particolare motivo di esultanza. Anche la "Società delle Figlie del Cuore di Maria", che dirige l'Istituto "Maria Adelaide" operante in questa Città fin dal 1882, è vicina alla celebrazione del secondo centenario della sua fondazione, e anche di questo godo insieme a voi. Soprattutto ringrazio con voi il Signore, che ha suscitato nella Chiesa dalla generosa terra di Francia due importanti Famiglie religiose, le quali si prendono cura della formazione umana dei giovani nella sua integralità, con abnegazione e con competenza, come dimostra la stessa folta popolazione scolastica, che ha fiducia nelle prestazioni e nelle garanzie di serietà da voi offerte.

Inoltre vi assicuro il mio particolare ricordo al Signore, affinché come egli vi ha assistite fino ad ora con munifica provvidenza, così continui per l'avvenire ad elargirvi incessantemente la sua grazia. Anche la stessa diocesi di Roma deve molto alla vostra attività, che è insieme educativa ed apostolica, e di questo desidero darvene atto ed esprimervi la mia riconoscemza, che si fa incoraggiamento a proseguire per il futuro con sempre maggiore dedizione ed efficacia.


3. Ma in special modo, oltre che confermare la mia fiducia nei Genitori, voglio indirizzarmi a tutti voi, carissimi Studenti, che nei due Istituti menzionati ricevete la vostra formazione di base, quella che conta per tutta la vita. L'arco delle scuole da voi frequentate è molto ampio, dalla Scuola Materna alle Scuole Superiori! e questo significa per voi dai tre ai diciotto anni: gli anni migliori! Ciascuna delle rispettive fasce della vostra età meriterebbe una parola a parte.

Vorrei dire agli Alunni della Scuola Materna che il Papa vi vuole tanto bene, a quelli della Scuola Elementare che dovete avere molta fiducia nei vostri Insegnanti, a quelli delle Scuole Medie Inferiori che il vostro impegno nello studio non è mai troppo, e a quelli delle Scuole Medie Superiori che con lo studio intenso dovete prepararvi seriamente agli impegni della vita nella società civile e nella Chiesa. Ma in tutti voi è ugualmente riposta la mia grande speranza per un avvenire migliore del mondo. Tutti, perciò, avete un posto speciale nel mio cuore.

E per tutti vale la mia esortazione: sappiate rendervi degni delle attese, di cui siete circondati dagli adulti. La convivenza umana domani sarà migliore o non lo sarà, a seconda che voi stessi lo sarete. Quindi, tutto ciò che voi fate oggi per la vostra formazione non solo serve a voi come individui, ma ha o avrà certamente un riverbero sulla società e quindi sul vostro stesso modo di inserirvi e di vivere in essa. Di qui deriva quel senso di responsabilità, che siete chiamati a coltivare fin da questi anni, con amore e con tenacia. Qui pure si fonda quell'ampio e profondo concetto di educazione, che è caratteristico dell'indirizzo cristiano, in quanto esso assume la persona tutta intera, nelle sue diverse e correlative componenti sia materiali che spirituali.


4. A questo proposito, credo necessario fare insieme con voi una breve riflessione sulla natura e sugli scopi della scuola cattolica. Già il Concilio Vaticano II si è saggiamente pronunciato su questo tema: "Suo elemento caratteristico è di dare vita ad un ambiente comunitario scolastico permeato dallo spirito evangelico di libertà e di carità, di aiutare gli adolescenti perché nello sviluppo della propria personalità crescano insieme secondo quella nuova creatura, che in essi ha realizzato il battesimo, e di coordinare infine l'insieme della cultura umana con il messaggio della salvezza, sicché la conoscenza del mondo, della vita, dell'uomo, che gli alunni via via acquistano, sia illuminata dalla fede" ("Gravissimun Educationis", 8). Ciò comporta una chiara presa di coscienza da parte di tutti i componenti della scuola stessa: prima di tutto degli Insegnanti, ma poi anche necessariamente degli Studenti e non da ultimo dei loro Genitori. La scuola cattolica deve differenziarsi da quella statale non solo a livello organizzativo e metodologico, cioè per una maggiore serietà didattica, ma anche per una sua specifica configurazione d'insieme, che pone sia le materie d'insegnamento che la persona dell'Alunno nel più vasto quadro del progetto divino sull'uomo, realizzato e proposto in Gesù Cristo. Solo così essa sarà "in grado di contribuire moltissimo allo svolgimento della missione del Popolo di Dio e di servire al dialogo tra la Chiesa e la comunità degli uomini con loro reciproco vantaggio" (n. 8).Tutto ciò dovrà avvenire senza contrapposizioni polemiche, ma con la ferma coscienza di servire solo la verità e con il chiaro proposito di offrire la testimonianza di una concezione armonica dell'uomo e della sua promozione.


5. Carissimi, in conclusione mi è caro fare a tutti voi i migliori auguri per l'anno scolastico, da poco iniziato. Siate fieri, ciascuno per la sua parte, di appartenere ai vostri rispettivi Istituti. Ambedue sono di prestigio; ma il loro livello dipende da ciascuno di voi, dalla propria collaborazione, a seconda del posto che voi occupate.


In ogni caso, sappiate che il Papa vi segue, vi sprona, e soprattutto vi ricorda al Signore. A lui sono felice di raccomandarvi, perché sia lui a rendere feconde le vostre fatiche e a coronare i vostri risultati. In lui riponete sempre la vostra fiducia, la vostra forza, la vostra gioia. Sappiate mirare a raggiungere quella sapienza superiore, che è appannaggio soltanto di chi vive in unione col Signore e vede le cose con i suoi occhi. La Bibbia chiama "beato" questo uomo (Pr 1,13), il quale può dire con verità: "Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni" (Sg 7,11).

Con questo augurio, che mi sale dal cuore, sono lieto di impartire a voi tutti la propiziatrice benedizione apostolica, che amo estendere alle consorelle delle religiose qui presenti, agli Insegnanti ed ai loro Colleghi, ai cari Alunni ed ai loro amici, ai Genitori ed a tutti i loro Familiari.




1982-11-27 Data estesa: Sabato 27 Novembre 1982




Recita dell'"Angelus Domini" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accogliamo nei nostri cuori la grazia dell'Avvento

Testo:


1. "Mostraci, Signore, la tua misericordia / e donaci la tua salvezza" (Ps 84 [85],8).

L'Avvento, che iniziamo insieme con la domenica odierna, ci rende consapevoli che ci è stata data la salvezza mediante la grazia della Venuta del Signore nostro Gesù Cristo, fin dalla sua nascita terrena dalla Vergine Maria, per opera dello Spirito Santo.

Ringraziando, fin dalla prima domenica, per questa Venuta, apriamo di nuovo i nostri cuori affinché possa operare in essi la grazia dell'Avvento di questo anno, con la sua piena ricchezza e profondità. L'Avvento è periodo di attesa; l'attesa cristiana è perseveranza nella fede e nel combattimento, in virtù della grazia di Cristo in noi.


2. Martedi prossimo, si celebra la Festa di sant'Andrea apostolo, che la Liturgia romana descrive con questi tratti: "Andrea discepolo di Cristo, degno apostolo di Dio, fratello di Pietro e simile a lui nel martirio". La Chiesa di Costantinopoli lo ha scelto come patrono, salutando in lui "il primo tra i chiamati". Il vincolo di fraternità tra Pietro ed Andrea sospinge a percorrere senza soste, con amore e saggezza, il cammino verso l'unità, alla luce dell'orante aspirazione di Gesù: "Tutti siano una cosa sola come tu, Padre, sei in me ed io in te" (Jn 17,21). Per tale solennità, anche quest'anno, è presente a Costantinopoli una Delegazione della Santa Sede, guidata dal Cardinale Johannes Willebrands, a conferma di una sincera volontà di dialogo fraterno e costruttivo.


3. Oggi si concludono le Missioni popolari che si sono svolte in più di trenta parrocchie di Roma e che hanno richiesto uno zelante impegno apostolico da parte di tanti religiosi e religiose. Nel pomeriggio, anch'io mi rechero alla Basilica di san Giovanni in Laterano per la solenne chiusura di esse. Voglio sperare ardentemente che il buon seme gettato con dedizione e generosità maturi in frutti preziosi di virtù cristiane e di più intensa partecipazione alla vita parrocchiale, per un volto sempre più luminoso ed evangelico di questa diletta Città.


4. Nel corso di quest'anno ho ricevuto in visita "ad limina" quasi tutti i 110 Vescovi di Francia. Mi restano da ricevere quelli di due delle nove Regioni apostoliche, in cui si sono suddivise le 95 diocesi. Essi mi hanno portato l'eco delle realtà religiose e umane del loro Paese e del loro zelo pastorale. Il popolo di Francia, nel corso dei secoli, ha saputo manifestare alla Chiesa una generosità apostolica, ricca dell'intelligenza della fede, di iniziative missionarie, di santità. Di fronte al secolarismo avanzante, i compiti della Chiesa oggi non chiedono minore fedeltà, coraggio e speranza, per risvegliare il soffio evangelico, unendo insieme contemplazione e azione, formare fanciulli e giovani ad una fede solida, ridestare e incoraggiare le vocazioni sacerdotali e religiose, fortificare quelle di laici generosi nel loro impegno per Cristo nella società, riunire le forze vive, che sono numerose, specialmente attorno all'Eucaristia, perché le comunità cristiane siano un punto di riferimento per un mondo smarrito.

Per questo abbiamo pregato insieme. E per questo invito tutti i cristiani di Francia ad unirsi attorno ai loro Vescovi in spirito di fiducia e di vera comunione, per dare insieme con loro un'efficace testimonianza dell'amore del Signore, così da rendere il loro Paese degno del suo passato cristiano.

Insieme preghiamo la Vergine Maria, la Vergine in attesa del Verbo.

Ad alcuni gruppi particolari.

Saluto ora il folto gruppo dei Bellunesi, convenuti a Roma per ricordare il XIV anniversario del loro Sodalizio "Famiglia Piave" e in pari tempo il terzo anno dell'assegnazione di una borsa di studio istituita per onorare Papa Giovanni Paolo I, la cui memoria è sempre viva nei nostri cuori.

Carissimi, avendo negli occhi la mite figura del Papa del sorriso, vi esprimo il mio compiacimento per queste vostre iniziative, destinate a favorire la reciproca solidarietà umana e cristiana. Questo soggiorno al Centro della Cristianità vi aiuti a rafforzare la vostra fede e il vostro impegno di testimoniamza cristiana.

Rivolgo pure un pensiero affettuoso ai giovani animatori ed operatori della trasmittente veronese "Radiotelepace". Carissimi, vi esprimo il mio apprezzamento per la vostra benemerita attività, che desidero confortare con una mia speciale benedizione, estensibile a tutti i vostri sostenitori ed ascoltatori.

Saluto, infine, con affetto e con compiacimento la Corale Città degli Studi di Milano, che stamattina si è già esibita nella Basilica di san Pietro, e auguro ai suoi componenti che tutta la loro vita sia un canto al Signore.

A tutti la mia benedizione.




1982-11-28 Data estesa: Domenica 28 Novembre 1982





GPII 1982 Insegnamenti - Allocuzione alla "Plenaria" del sacro collegio - Città del Vaticano (Roma)