GPII 1983 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)

Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Criteri direttivi sui rapporti Vescovi-Religiosi nella Chiesa

Ai miei cari fratelli Vescovi degli Stati Uniti d'America.


1. In questo Anno Santo straordinario che è appena cominciato, tutta la Chiesa cerca di vivere più intensamente il mistero della Redenzione. Cerca di rispondere sempre più fedelmente all'amore immenso di Gesù Cristo, il Redentore del mondo.

Nella Bolla di Indizione del Giubileo, ho sottolineato che "nella riscoperta e nella pratica vissuta dell'economia sacramentale della Chiesa, attraverso cui giunge al singoli e alle comunità la grazia di Dio in Cristo, è da vedere il profondo significato e la bellezza arcana di quest'Anno" ("Aperite portas Redemptori", 3). Mentre queste parole hanno un significato personale per ciascuno, esse sono particolarmente rilevanti per i singoli religiosi e religiose e per ogni comunità religiosa. E' mia profonda speranza e ardente preghiera che la grazia della Redenzione raggiungerà i religiosi con grande abbondanza, che prenderà possesso dei loro cuori, e diventerà per loro una fonte di gioia pasquale e di speranza - che l'Anno Santo sarà per loro un rinnovato inizio per "camminare in una vita nuova" (Rm 6,4).

Proprio per la loro vocazione, i religiosi sono intimamente legati alla Redenzione. Nella loro consacrazione a Gesù Cristo essi sono un segno della Redenzione che egli ha compiuto. Nell'economia sacramentale della Chiesa essi sono strumenti mediante i quali questa Redenzione viene portata al Popolo di Dio. Ciò è possibile grazie alla vitalità che irradia dalla vita che essi vivono in unione a Gesù, che continua a ripetere a tutti i suoi discepoli: "Io sono la vite, voi i tralci" (Jn 15,5). I religiosi portano il Popolo di Dio in contatto con la Redenzione mediante la testimonianza evangelica ed ecclesiale che essi rendono, con le parole e con l'esempio, al messaggio di Gesù. La loro comunione con le loro Chiese locali e con la Chiesa universale ha un'efficacia sovrannaturale in ragione della Redenzione. L'importante collaborazione che essi danno alla comunità ecclesiale la aiuta a vivere e a perpetuare il mistero della Redenzione, specialmente mediante il Sacrificio eucaristico nel quale l'opera della Redenzione viene ripetutamente attuata.

La Chiesa presenta l'Anno della Redenzione a tutto il Popolo di Dio come una chiamata alla penitenza e alla conversione, perché "non può darsi rinnovamento spirituale che non passi attraverso la penitenza e la conversione" ("Aperite portas Redemptori", 4). Ma questa chiamata è legata in modo particolare alla vita e alla missione dei religiosi. così l'Anno Giubilare ha un valore speciale per i religiosi; li riguarda in modo particolare; esige molto dal loro amore, ricordando loro quanto essi siano amati dal Redentore e dalla sua Chiesa. Rilevanti in modo particolare per i religiosi sono queste parole della Bolla apostolica (n. 8): "La grazia specifica dell'Anno della Redenzione è dunque una rinnovata scoperta dell'amore di Dio". A questo proposito, quali Pastori della Chiesa, dobbiamo proclamare più e più volte che la vocazione alla vita religiosa che Dio dona è legata al suo amore personale per ogni e ciascun religioso. E' mia ferma speranza che l'Anno Santo della Redenzione sarà realmente per la vita religiosa un anno di fruttuoso rinnovamento nell'amore di Cristo.

Se tutti i fedeli hanno diritto - come infatti l'hanno - ai tesori di grazia che una chiamata al rinnovamento nell'amore offre, i religiosi pero hanno un titolo speciale a questo diritto.


2. Durante questo Giubileo della Redenzione voi verrete a Roma per le vostre visite "ad limina", e io avro l'opportunità di riflettere con voi su alcuni aspetti della vita religiosa come voi li vedete. In questo momento il mio pensiero si rivolge in modo particolare ai religiosi degli Stati Uniti. Riflettendo sulla loro storia, il loro splendido contributo alla Chiesa nel vostro Paese, la grande attività missionaria che hanno svolto nel corso degli anni, l'influenza che hanno esercitato sulla vita religiosa in tutto il mondo, così come sulle particolari necessità che essi sperimentano in questo momento, sono convinto che, come Vescovi, dobbiamo offrire loro incoraggiamento e l'appoggio del nostro amore pastorale.

La vita religiosa negli Stati Uniti è stata davvero un grande dono di Dio alla Chiesa e al vostro Paese. Dai tempi delle prime colonie, per grazia di Dio, lo zelo evangelico di eminenti religiosi e religiose, incoraggiati e sostenuti dai perseveranti sforzi dei Vescovi, hanno contribuito a portare i frutti della Redenzione alla vostra terra. C'erano dei religiosi tra i vostri pionieri. Essi hanno tracciato una via nell'educazione cattolica a tutti i livelli, contribuendo a creare un magnifico sistema educativo che va dalla scuola elementare all'università. Essi hanno creato istituzioni sanitarie notevoli sia per il numero che per la qualità. Hanno dato un valido contributo all'istituzione di servizi sociali. Lavorando per l'affermazione della giustizia, dell'amore e della pace, essi hanno contribuito alla costruzione di un ordinamento sociale radicato nel Vangelo, sforzandosi di condurre generazione dopo generazione alla maturità di Cristo. La loro testimonianza al primato dell'amore di Cristo è stata espressa nella loro vita di preghiera e dedita al servizio degli altri.

I religiosi contemplativi hanno contribuito immensamente alla vitalità della comunità ecclesiale. Ad ogni stadio della sua crescita, la Chiesa nella vostra Nazione, segnata da una grande fedeltà alla Sede di Pietro, è profondamente debitrice ai suoi religiosi: sacerdoti, religiose e religiosi. I religiosi d'America sono stati anche un dono per la Chiesa universale, poiché essi hanno dato generosamente alla Chiesa in altri Paesi; in tutto il mondo essi hanno prestato la loro opera per l'evangelizzazione dei poveri e per la diffusione del Vangelo di pace di Cristo. Questa generosità ha dato prova di una vita religiosa forte e vitale, assicurata da un persistente fiorire di vocazioni.


3. Poiché ho sottolineato il carattere pastorale e la piena partecipazione delle Chiese locali alla celebrazione dell'Anno Santo, mi rivolgo ora a voi, Vescovi degli Stati Uniti, chiedendovi, durante questo Anno Santo, di rendere un particolare servizio pastorale ai religiosi delle vostre diocesi e del vostro Paese.

Vi chiedo di assisterli in ogni modo possibile per aprire largamente le porte del loro cuore al Redentore. Vi chiedo, nell'esercizio del vostro ufficio pastorale, sia come singoli Vescovi che uniti nella Conferenza Episcopale, di incoraggiare i religiosi, i loro Istituti e associazioni a vivere pienamente il mistero della Redenzione, in unione con tutta la Chiesa e secondo lo specifico carisma della loro vita religiosa. Questo servizio pastorale può essere reso in diversi modi, ma esso include certamente la proclamazione personale del messaggio del Vangelo a loro e la celebrazione del Sacrificio eucaristico con loro.

Ciò significherà inoltre proclamare di nuovo a tutto il Popolo di Dio l'insegnamento della Chiesa sulla vita consacrata. Questo insegnamento è stato esposto nei grandi documenti del Concilio Vaticano II, particolarmente nella "Lumen gentium" e nella "Perfectae caritatis". E' stato ulteriormente sviluppato nella "Evangelica Testificatio", nelle allocuzioni del mio predecessore Paolo VI e in quelle che io stesso ho pronunciato in varie occasioni. Ancor più recentemente, molta di questa ricchezza dottrinale è stata distillata e ripensata nel nuovo Codice di diritto canonico promulgato all'inizio di quest'anno. Gli elementi essenziali sono vissuti in modi diversi da un Istituto o dall'altro. Voi stessi siete a contatto con questa ricca varietà nel contesto della realtà americana.

Ciononostante, vi sono elementi che sono comuni a tutte le forme di vita religiosa e che la Chiesa considera essenziali.

Essi includono: una vocazione data da Dio, una consacrazione ecclesiale a Gesù Cristo mediante la professione dei consigli evangelici con voti pubblici, una forma stabile di vita comunitaria approvata dalla Chiesa, fedeltà ad uno specifico carisma di base e a solide tradizioni, una partecipazione alla missione di Cristo mediante un apostolato comunitario, preghiera personale e liturgica, specialmente l'adorazione eucaristica, pubblica testimonianza, una formazione che dura tutta la vita, una forma di governo che richiede un'autorità religiosa basata sulla fede, un rapporto specifico con la Chiesa. La fedeltà a questi elementi di base, formulati nelle costituzioni approvate dalla Chiesa, garantisce la forza della vita religiosa e fonda la nostra speranza per la sua futura crescita.

Vi chiedo, inoltre, miei fratelli Vescovi, di mostrare l'amore e la stima profonda della Chiesa per la vita religiosa, finalizzata come essa è alla fedele e generosa imitazione di Cristo e alla unione con Dio. Vi chiedo di invitare tutti i religiosi, in tutto il vostro Paese, a mio nome e a nome vostro, quali Vescovi, in nome della Chiesa e in nome di Gesù, a cogliere questa opportunità dell'Anno Santo per camminare in novità di vita, nella solidarietà con tutti i Pastori e i fedeli, lungo il sentiero necessario a noi tutti: la via della penitenza e della conversione.

Nella loro vita di povertà, i religiosi scopriranno di essere veramente vicini ai poveri. Mediante la castità essi sono in grado di amare con l'amore di Cristo e di fare esperienza del suo amore per loro stessi. E grazie all'obbedienza essi trovano la loro più profonda configurazione a Cristo nella sua più fondamentale espressione della sua unione col Padre, nel compimento della volontà del Padre suo: "Io faccio sempre le cose che gli sono gradite" (Jn 8,29). E' specialmente nell'obbedienza che Cristo stesso offre ai religiosi l'esperienza della piena libertà cristiana. Possedendo la pace nei loro cuori e la giustizia di Dio dalla quale sgorga quella pace, essi possono essere autentici ministri della pace e della giustizia di Cristo per un mondo che ne ha bisogno.

Anche in quei casi nei quali individui o gruppi, per qualsiasi ragione, si sono allontanati dalle norme indispensabili della vita religiosa, o hanno perfino, a scandalo dei fedeli, adottato posizioni che si discostano dall'insegnamento della Chiesa, io vi chiedo, miei fratelli Vescovi, sostenuti dalla speranza nella potenza della grazia di Cristo e compiendo un atto di autentico servizio pastorale, di proclamare ancora una volta la chiamata universale della Chiesa alla conversione, al rinnovamento spirituale e alla santità. E siate certi che lo stesso Spirito Santo che vi ha posto come Vescovi a pascere la Chiesa (cfr. Atti 20,28) è pronto ad utilizzare il vostro ministero per aiutare coloro che sono stati chiamati da lui ad una vita di perfetta carità, che sono stati ripetutamente sostenuti dalla sua grazia e che hanno dato testimonianza di un desiderio - che deve essere riacceso - di vivere totalmente per Cristo e la sua Chiesa secondo il loro particolare carisma ecclesiale. Nelle Chiese locali il discernimento dell'esercizio di questi carismi è autenticato dai Vescovi in unione col successore di Pietro. Questo lavoro è un aspetto veramente importante del vostro ministero episcopale, un aspetto al quale la Chiesa universale, attraverso di me, vi chiede di conferire speciale priorità in questo Anno Giubilare.


4. Come espressione della mia solidarietà con voi in questo campo del vostro servizio pastorale, riconoscendo gli speciali legami tra la vita religiosa e la Santa Sede, conferisco con questa mia all'Arcivescovo R. Quinn di San Francisco, Delegato pontificio, l'incarico di guida di una speciale Commissione di tre Vescovi il cui compito sarà di facilitare il lavoro pastorale dei loro fratelli Vescovi negli Stati Uniti nell'aiutare i religiosi del vostro Paese, i cui Istituti sono impegnati in opere apostoliche, a vivere la loro vocazione ecclesiale in pienezza. A lui associati nella Commissione sono gli Arcivescovi Thomas C. Kelly di Louisville e il Vescovo Raymond W. Lessard di Savannah.

Operando in unità con la Sacra Congregazione per i religiosi e gli Istituti secolari e seguendo un documento contenente linee guida che la Congregazione sta rendendo disponibile a loro e a voi, la Commissione ha l'autorità di predisporre un adeguato programma di lavoro che, si spera, sarà di valido aiuto ai singoli Vescovi e alla Conferenza episcopale. Vorrei inoltre chiedere alla Commissione di consultarsi con alcuni religiosi per trarre profitto dalle intuizioni che nascono dall'esperienza della vita religiosa vissuta in unione con la Chiesa. Ho fiducia che i religiosi di vita contemplativa accompagneranno questo lavoro con le loro preghiere.

Chiedendo alla Commissione di assistervi nel vostro ministero e nella vostra responsabilità pastorale, so che essa sarà molto sensibile alla notevole diminuzione, in questi ultimi anni, del numero dei giovani che chiedono di accedere alta vita religiosa, particolarmente nel caso degli Istituti di vita apostolica. Questa diminuzione numerica è una questione di grave preoccupazione per me, una preoccupazione che so che anche voi e i religiosi condividete. Quale risultato di questa diminuzione, l'età media dei religiosi sta salendo e la loro capacità di servire i bisogni della Chiesa sta divenendo sempre più limitata. Mi preoccupa il fatto che, in un generoso sforzo di continuare i molteplici servizi senza essere in numero adeguato, molti religiosi sono sovraccarichi di lavoro, con il conseguente rischio per la loro salute e la loro vitalità spirituale. Rispetto a questa condivisa preoccupazione, vorrei chiedere alla Commissione, in collaborazione con i religiosi, di utilizzare le intuizioni, frutto della preghiera di singoli religiosi e di superiori maggiori, per analizzare le ragioni di questa diminuzione delle vocazioni. Chiedo loro di fare questo al fine di incoraggiare una nuova crescita e un rinnovato progresso in questo settore della vita della Chiesa di massima importanza.

Inoltre rivolgendosi ai molti problemi riguardanti la vita consacrata e la missione ecclesiale dei religiosi, questi Vescovi lavoreranno strettamente con voi, loro fratelli Vescovi. Oltre ad avere come aiuto il documento sui punti salienti dell'insegnamento della Chiesa sulla vita religiosa preparato dalla Sacra Congregazione per i religiosi e gli Istituti secolari, voi e loro avrete il mio pieno appoggio fraterno fondato sulla preghiera. Le visite "ad limina" dei Vescovi americani offriranno veramente un'eccellente opportunità per voi e per me di parlare personalmente del servizio pastorale che noi desideriamo rendere insieme nel nome di Gesù, Pastore supremo della Chiesa e Redentore del mondo.

Nel chiedere che questa chiamata alla santità, al rinnovamento spirituale e alla conversione e penitenza sia iniziato durante l'Anno Giubilare della Redenzione, ho fiducia che il Signore Gesù, che sempre manda operai alla sua vigna, benedirà questo progetto col suo amore redentore. La potenza dello Spirito Santo può rendere questa chiamata un'esperienza vitale per tutti coloro che rispondono ad essa, e un segno di speranza per il futuro della vita religiosa nel vostro Paese. Possa Maria, la Patrona degli Stati Uniti, la prima dei redenti e il modello di tutti i religiosi, sostenere il vostro ministero episcopale con la sua preghiera materna, affinché possa giungere a realizzazione, recando gioia e pace rinnovate a tutti i religiosi d'America, e offrendo sempre maggiore gloria alla Santissima Trinità.

Dal Vaticano, solennità della Risurrezione, 3 aprile 1983.

Data: 1983-04-03 Data estesa: Domenica 3 Aprile 1983


A un pellegrinaggio di Rimini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Trovare nella Chiesa la forza per i momenti di scoramento

Carissimi.


1. Sono veramente lieto di esprimervi il mio cordiale saluto, nel ricordo del valido contributo da voi dato per la preparazione della mia visita pastorale a San Marino e a Rimini, lo scorso mese di agosto. La vostra venuta a Roma, insieme col vostro zelante Pastore, Monsignor Giovanni Locatelli, suscita nel mio animo grati sentimenti per le attenzioni a me riservate durante quella visita e per le indimenticabili manifestazioni di fede dimostrate da quelle popolazioni, i cui volti conservo ancora davanti agli occhi.

Tutto questo significa l'incontro odierno, così bello e familiare, che mi permette di riabbracciare in voi tutte le comunità cristiane incontrate, per le quali invoco dal Signore che trasformi in abbondanti frutti spirituali il passaggio del successore di Pietro in quelle terre, nelle quali i principi della fede sono radicati per lunga tradizione.


2. Ma questa visita vuole essere anche un pellegrinaggio alle tombe dei Principi degli Apostoli Pietro e Paolo, nella ricorrenza dell'Anno Santo della Redenzione, e quindi occasione privilegiata per acquistare l'Indulgenza giubilare.

Vi esprimo il mio compiacimento per questa vostra iniziativa, che è testimonianza della vostra fede cristiana e riaffermazione della vostra fedeltà alla Chiesa cattolica, quale strumento universale di salvezza. Vi esorto a saper trovare in essa la forza per superare i motivi di scoramento, di angoscia e di tristezza che talora opprimono i vostri animi, immersi come siete in una società segnata per tanta parte dalla violenza, dall'egoismo e dall'edonismo materialistico, ma che esperimenta più che mai il desiderio e il bisogno dei valori umani e cristiani.


3. Il Giubileo, che voi siete venuti a celebrare a Roma, vuole essere anche una risposta a questi drammi dell'umanità e un contributo alla loro soluzione.

Nell'auspicare che anche per voi questo Anno Santo sia un anno di redenzione e di liberazione da tutti gli ostacoli che si frappongono alla piena realizzazione dei vostri ideali, volentieri imparto ora a tutti e a ciascuno di voi la propiziatrice benedizione apostolica, estensibile ai vostri familiari e amici.

Data: 1983-04-09 Data estesa: Sabato 9 Aprile 1983

A studenti cattolici belgi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Visita fonte di gioia perché nel segno della vita nuova e giovane

Con molto piacere saluto voi tutti, professori e studenti di circa venti Istituti cattolici delle province del Limburgo, del Brabante e dell'Anversa nel Belgio, e, in particolare, il collegio Sant'Uberto di Neerpelt, che già per la ventitreesima volta ha organizzato questo pellegrinaggio a Roma.

La vostra visita è fonte di gioia e di letizia, perché si svolge nel segno della vita nuova e giovane. Voi stessi siete giovani, una generazione nuova, e siete venuti a Roma in primavera, in una stagione in cui vediamo tutt'intorno sbocciare la vita nuova della natura. Ma siete venuti a Roma anche nel tempo pasquale, in cui si trova la fonte della gioia più abbondante e profonda, perché è il tempo, nel quale la Chiesa celebra la vita nuova in Cristo. Per la sua morte in croce e la sua risurrezione, il Signore ci ha liberati dal peccato e dalla morte e ci ha dato la possibilità di deporre l'uomo vecchio e di rivestire l'uomo nuovo.

Infatti, per il battesimo siamo con Cristo morti al peccato e risorti alla vita nuova della grazia. Proprio questa partecipazione al mistero di Cristo abbiamo confermato nella Veglia pasquale mediante il rinnovamento delle promesse battesimali, e potremo rafforzarla in modo speciale quest'anno, con la celebrazione dell'Anno Santo 1983, il Giubileo della Redenzione. Volentieri voglio esortarvi ad essere nella vostra patria, nella Fiandra, annunziatori della Buona Novella della Redenzione, testimoni della nuova vita un Cristo, la quale ha già avuto inizio, deve crescere sempre più e troverà il suo compimento nella letizia senza fine con il Signore glorificato presso il nostro Padre nei cieli; e altresi ad essere operatori di questa vita nuova di amore, di pace e di riconciliazione, fra Dio e gli uomini e fra gli uomini tra loro, in un mondo che è troppo dominato da lotte e violenze, da discordie e ingiustizie.

Per questo, imparto di cuore a voi tutti la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-04-09 Data estesa: Sabato 9 Aprile 1983

Alla messa della scuola allievi carabinieri - via Legnano (Roma)

Titolo: Dedizione e sacrificio virtù fondate nel messaggio di Cristo




1. "Abbiamo contemplato o Dio, le meraviglie del tuo amore" (Salmo responsoriale).

Queste parole, tratte dalla liturgia di questa Messa prefestiva della seconda domenica di Pasqua, ci mettono nel giusto atteggiamento interiore di fronte al mistero pasquale, che qui oggi celebriamo insieme, e suscitano nel cuore anche un sentimento di letizia. E io desidero, innanzitutto, esprimere a tutti la mia gioia per essere oggi con voi. Vi ringrazio dell'invito e vi saluto di cuore. Rivolgo il mio saluto alle autorità qui presenti: al Comandante dell'Arma dei Carabinieri, Generale Valditara, ai Comandanti delle Scuole ufficiali, sottufficiali e allievi, agli allievi di ogni ordine e grado, oltre che alle rappresentanze dei reparti di Roma e d'Italia, a quelle dell'Opera nazionale orfani carabinieri, dell'Associazione nazionale carabinieri in congedo, alle vedove e agli orfani dei carabinieri caduti. Una menzione speciale desidero riservare all'Ordinario militare e ai Cappellani, che si prodigano per la vostra assistenza religiosa. A tutti voi va il mio pensiero deferente e, anzi, affettuoso.

Voglio anche dirvi il mio apprezzamento per l'attività da voi esercitata. Sono universalmente note le qualità che vi contraddistinguono: fedeltà allo Stato, dedizione al dovere, spirito di servizio. Sono virtù che rendono giustamente popolare il vostro Corpo, e delle quali dovete sempre dimostrarvi degni testimoni. So, comunque, che già avete avuto modo di comprovarle ampiamente nella lunga e gloriosa storia dell'Arma. Più volte, e anche in anni recenti, i Carabinieri hanno pagato di persona, e con la stessa vita, l'attaccamento al loro ideale, manifestando così un altruismo, una generosità, uno spirito di sacrificio, che ai nostri giorni sembrerebbero cosa rara. Mi piace citare, a questo proposito, l'eroico comportamento del vice brigadiere Salvo D'Acquisto durante il secondo conflitto mondiale, luminoso esempio di abnegazione e di sacrificio: ma so che molti altri non sono stati e non sono da meno. Questi sono esempi che rifulgono al di sopra di ogni interesse di parte e si impongono non solo al rispetto, ma anche all'ammirazione e alla riconoscenza di tutti. E io oggi vorrei anche farmi interprete di un diffuso sentimento, ringraziando voi e tutti i vostri colleghi per quanto fate, spendendovi instancabilmente in favore di una vita più sicura e più umana nella diletta Nazione italiana.


2. Carissimi, siamo stasera qui riuniti per celebrare una liturgia domenicale, che si colloca ancora a immediato ridosso della Festività di Pasqua, traendo da essa tutta la propria densità di significato. E oggi è offerta a tutti voi la possibilità per il vostro incontro pasquale con Cristo in questo Anno Giubilare della Redenzione.

Ho parlato poco fa di dedizione e di sacrificio come vostre qualità tipiche. Ma voi sapete bene che nel centro focale del messaggio cristiano c'è proprio il sacrificio di un uomo, anzi del "Figlio dell'uomo", come lo chiama la seconda lettura biblica (Ap 1,13), cioè Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, che ci ha amati e ha dato se stesso per noi (cfr. Ep 5,2 Ga 2,20). Il suo sangue è stato lo strumento provvidenziale del nostro riscatto, della nostra riconciliazione con Dio, del ritrovamento della nostra più radicale libertà interiore. Egli infatti è andato incontro alla sua sorte non solo per senso di dovere, pur "facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8), ma ancor più per libera accettazione e per amore: "Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amo fino alla fine" (Jn 13,1). Un tale sacrificio, un simile amore, non poteva essere soffocato dalla morte. Da esso è venuta a noi la vita, perché la vita doveva trionfare sulla morte.

L'immolazione di Gesù richiedeva la sua risurrezione. Egli perciò, come si esprime l'Apocalisse di Giovanni, si presenta davanti a noi con quelle parole solenni: "Io sono il Primo e l'Ultimo e il Vivente; io ero morto, ma ora vivo per sempre" (Ap 1,17-18). Ecco le meraviglie dell'amore di Dio che, come si esprime il Salmo responsoriale, siamo chiamati a contemplare.

Tutto ciò ci sta davanti non solo come esempio da imitare, come modello da riprodurre nella nostra vita, anche se questo sarebbe già molto. Ancora di più e soprattutto, il sacrificio di Gesù è origine e causa di una nostra rinascita, che consiste nella remissione di tutti i nostri peccati (cfr. Col 2,13-14) e nella donazione di una nuova identità, come fossimo ridiventati "bambini appena nati" (1P 2,2). Le solennità pasquali, pertanto, ci riportano al momento decisivo del nostro Battesimo, quando, per usare il linguaggio dell'apostolo Paolo, abbiamo deposto l'uomo vecchio e abbiamo rivestito l'uomo nuovo (cfr. Col 3,9-10 Ep 4,22-24), diventando in Cristo una nuova creatura (cfr. 2Co 5,17).


3. Qui sorge pero un interrogativo: abbiamo sempre camminato forse "in novità di vita"? (Rm 6,4); cioè, siamo sempre stati all'altezza, nella vita concreta di ogni giorno, di quella novità fondamentale prodottasi in noi per grazia? La risposta è nelle parole stesse di Gesù, quando ci ammonisce che nessuno può scagliare la prima pietra dell'innocenza assoluta contro un qualunque peccatore (cfr. Jn 8,7). Ma "fare Pasqua" significa attingere sempre di nuovo al tesoro inesauribile di quel Dio, che è "ricco di misericordia" (Ep 2,4), e che proprio nell'autodonazione di Gesù si è dimostrato inequivocabilmente come un "Dio per noi" (Rm 8,31). Solo lui "è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa" (1Jn 3,20). Ebbene, "fare Pasqua" per ciascuno di noi, come leggiamo nella Lettera agli Ebrei, vuol dire accostarsi "con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno" (He 4,16).

Tutto questo suppone in noi la fede, e una fede viva, insieme umile e gioiosa. Il Vangelo che abbiamo letto poco fa ci ha ricordato l'episodio dell'incredulità di Tommaso. Certo, l'atteggiamento titubante di quell'apostolo viene in qualche modo in soccorso alla nostra stessa indecisione, poiché è stato occasione di una nuova e convincente manifestazione di Gesù, Davanti a lui finalmente egli è caduto in ginocchio, confessando apertamente; "Mio Signore e mio Dio" (Jn 20,28). Eppure Gesù non loda il primo atteggiamento di Tommaso e formula invece una beatitudine, che è rivolta a tutti coloro che sarebbero venuti dopo, a ciascuno di noi; "Beati quelli che pur non avendo visto crederanno" (Jn 20,29). E' questo tipo di fede che noi dobbiamo rinnovare, sulla scia delle innumerevoli generazioni cristiane che per duemila anni hanno confessato Cristo, Signore invisibile, anche fino al martirio. Devono valere per noi, come già hanno avuto valore per innumerevoli altri, le antiche parole della prima Lettera di Pietro: senza vederlo credete in lui" (1P 1,8).

Questa è fede genuina; dedizione assoluta a cose che non si vedono (cfr. He 11,1), ma che sono capaci di riempire e nobilitare tutta una vita (cfr. He 11,13 He 11,38). Anche gli ideali che voi professate e servite sono invisibili. Ma se voi, invece dei concetti astratti di dovere, legge, servizio, ponete Gesù Cristo, allora quegli stessi ideali ricevono un nome e voi avete un motivo di più per donarvi generosamente per il bene degli uomini vostri fratelli.


4. Carissimi, il vostro odierno incontro pasquale con Cristo sia per tutti voi stimolo e viatico sul vostro cammino, e sorgente incessante di forza, di coraggio, nell'impegno per adempiere le funzioni inerenti al vostro stato e, anche per una incisiva testimonianza cristiana, Che questo Anno Santo, da poco iniziato, sia pure una felice occasione, da non mancare, per riconfermare ciascuno di voi nei suoi impegni cristiani, i quali non sono mai disgiunti da una crescita umana integrale.

So della vostra devozione filiale alla Madonna "Virgo Fidelis": alla sua materna protezione raccomando tutti voi, i vostri amici, i vostri familiari. E vi accompagni sempre la mia benedizione, che saro lieto di impartirvi al termine di questa Santa Messa.

Data: 1983-04-09 Data estesa: Sabato 9 Aprile 1983




Recita del Regina Caeli - Nella "Pacem in Terris" i fondamenti dell'unica vera pace

Fratelli e sorelle carissimi.


1. "Regina caeli, laetare, alleluia"! La bella e antica antifona, che tra poco reciteremo, tutta intercalata da "alleluia" di esultanza, ci dice molto bene la gioia della Madre del Signore per la Risurrezione del suo Figlio divino e, con lei e in lei, la gioia della Chiesa e di tutti noi.

I Vangeli non ci parlano di un'apparizione di Gesù risorto alla Madre: questo ineffabile mistero di gioia resta sotto il velo di un mistico silenzio. E' certo comunque che essa, la prima redenta, come è stata in modo speciale vicina alla Croce del Figlio (Jn 19,25), così ha avuto un'esperienza privilegiata del Risorto, tale da causare in lei una gioia intensissima, unica tra quelle di tutte le altre creature salvate dal Sangue di Cristo.


2. Maria ci è guida nella conoscenza dei misteri del Signore: e come in lei e con lei comprendiamo il senso della Croce, così in lei e con lei giungiamo a cogliere il significato della Risurrezione, gustando la gioia che da tale esperienza promana.

Maria, infatti, tra tutte le creature, ha creduto, fin dall'inizio, a tutto ciò che il Verbo, incarnandosi in lei, ha compiuto nel mondo, per la salvezza del mondo. In un'ascesa di esultanza fondata sulla fede, la sua gioia è passata da quella del "Magnificat", piena di speranza, a quella purissima, senza più ombra di declino, per il trionfo del Figlio sul peccato e sulla morte.

Maria è colei che ha cooperato, come dice il Concilio Vaticano II, "in modo del tutto singolare all'opera del Salvatore, coll'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime". E ora "si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli ed affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata (LG 61-62).

Fratelli e Sorelle! Il cammino di Maria sia anche il nostro. La sua gioia sia anche la nostra. E come ella, gioiosa per la risurrezione del Figlio, è la sorgente della nostra gioia, "causa nostrae laetitiae", così impegniamoci ad essere la gioia di Maria, lasciando che Cristo Redentore plasmi in noi la vita soprannaturale, fino all'eterno gaudio della Patria beata. Con lei, Regina del cielo.


3. Ricorre domani, 11 aprile, il ventesimo anniversario dell'enciclica "Pacem in Terris". La vasta risonanza che il Documento ebbe nel mondo anche non cattolico, mentre confermava la penetrante comprensione dei problemi umani che distinse quel grande Pontefice, richiamava altresi l'attenzione di tutte le persone di buona volontà sull'impegno della Chiesa per la pace fra gli uomini, illuminando al tempo stesso il criterio ispiratore della sua azione: "il pieno rispetto dell'ordine stabilito da Dio... ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà" (AAS LV 257 LV 303).

In tal modo Papa Giovanni, con lungimiranza non priva di carica profetica, indicava all'umanità i solidi fondamenti su cui poteva essere edificata l'unica pace vera, una pace al tempo stesso possibile e stabile, perché rispettosa dell'uomo in ogni sua dimensione. A Papa Giovanni XXIII vada dunque, in questo anniversario dell'importante enciclica, il nostro pensiero commosso e grato.

Appello per la liberazione di sequestrati Desidero ora rivolgere un appello per tutte le persone che sono ancora sequestrate e, in particolare, per la Signora Pierina Bombelli, madre di tre bambini, dei quali l'ultimo di appena quattordici mesi; e per il giovane Marco Padovani, sottratto all'affetto dei suoi cari ormai da quasi quattro mesi.

Chiedo in nome di Dio agli autori dei sequestri di rimettere in libertà le persone menzionate, consentendo ai bimbi della Signora Bombelli di riabbracciare la mamma, e ai genitori di Marco, dopo le estenuanti settimane di trepidante attesa, di rivedere sano e salvo l'amato figliolo.

Voglia il Signore disporre l'animo dei rapitori a compiere questo gesto doveroso, così che anche nelle famiglie delle persone rapite possa finalmente entrare un raggio della gioia di questi giorni di Pasqua.

Data: 1983-04-10 Data estesa: Domenica 10 Aprile 1983




GPII 1983 Insegnamenti - Lettera ai Vescovi degli Stati Uniti - Città del Vaticano (Roma)