GPII 1983 Insegnamenti - Ai pellegrini milanesi - Al seguito del neo-Cardinale Martini

Ai pellegrini milanesi - Al seguito del neo-Cardinale Martini


1. Con sincera gioia e con viva soddisfazione, carissimi milanesi, mi incontro con voi, all'indomani della solenne cerimonia del Concistoro, in cui il vostro amato Arcivescovo è stato chiamato a far parte del Sacro Collegio.

Mi è data così la possibilità di porgere in modo più diretto e più intimo il mio cordiale saluto a tutti e, in modo particolare, le mie felicitazioni e il mio augurio al neo-Cardinale.

Vi ringrazio per questa vostra visita che mi offre l'occasione per esprimervi la profonda stima che sento verso il vostro degno Pastore e l'amore che provo verso la vostra grande e industriosa metropoli! L'avvenimento così importante e significativo del Concistoro sia, per voi qui presenti e per tutti i milanesi, motivo e stimolo a stringervi con amore generoso attorno al vostro Cardinale, come già avvenne in passato, con i grandi Pastori che hanno retto la diocesi di sant'Ambrogio e di san Carlo: sentitevi vicini al suo cuore e alla sua ansia apostolica; amatelo, comprendetelo nelle sue intenzioni e nei disegni pastorali; ascoltate le sue parole di Padre e di Maestro! Siate uniti nella fede e nella carità, per essere sempre più fervorosi e coraggiosi testimoni di Cristo.

L'elezione dei nuovi Cardinali è anche occasione per riflettere sulla perenne presenza della Chiesa nella storia degli uomini: nelle vicende umane, per lo più così turbinose e contrastanti, la Chiesa è sempre viva e presente, e va avanti come luce che illumina i popoli e salvezza per l'intera umanità.

Distaccarsi dalla Chiesa, significa isolarsi dalla Verità, perdere il senso dei veri valori, essere travolti dall'impeto degli avvenimenti e dei sentimenti. Vi esorto pertanto a rimanere sempre uniti al vostro Arcivescovo, per essere uniti alla Chiesa.

2. A Dio piacendo, ci rivedremo presto, nella vostra città e nella vostra diocesi, a motivo del prossimo Congresso Eucaristico Nazionale. Preparatevi bene con la preghiera e la meditazione a questo storico evento, che oltre ad essere un messaggio valido per tutta l'Italia e per la Chiesa intera, dovrà specialmente nella vostra città essere espressione anche pubblica della vostra fede e del vostro amore a Gesù presente nell'Eucaristia. E io saro felice di potermi inginocchiare a pregare con voi davanti all'augusto Sacramento dell'Altare.

Nell'attesa ansiosa di questo non lontano incontro in terra milanese, alzo già fin d'ora il mio sguardo alla statua della Madonnina, che dal più alto pinnacolo del Duomo vigila materna su tutti i cittadini, e la invoco di cuore, perché in modo speciale aiuti e illumini il vostro Arcivescovo e tutti voi che lo amate, mentre in segno della mia costante benevolenza volentieri vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica, che desidero estendere all'intera Comunità milanese.

Data: 1983-02-03 Data estesa: Giovedi 3 Febbraio 1983



Ai pellegrini Croati - Al seguito del neo-Cardinale Kuharic


Sono lieto di accoglierla, Signor Cardinale, corrispondendo volentieri al desiderio da lei espresso di poter essere ricevuto, prima di lasciare Roma, insieme con i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi e le Religiose e i numerosi fedeli croati, qui convenuti da Zagabria, da altre diocesi della Jugoslavia e da vari Paesi in cui vivono vostri connazionali, per partecipare alle cerimonie indette per la sua creazione cardinalizia.

Ho appreso con vivo compiacimento che la notizia dell'alta distinzione conferita alla Sua Persona, Signor Cardinale - che comporta altresi nuove responsabilità nell'ambito della Chiesa universale - ha suscitato ampia soddisfazione nella sua patria, nonché fra tutti i croati all'estero, fra i fedeli di tutte le comunità cattoliche della Jugoslavia e anche tra gli esponenti di altre confessioni religiose.

Vostra Eminenza ha manifestato i sentimenti del suo animo allorché, circa un mese fa, fu informato della mia decisione di annoverarLa tra i membri del Sacro Collegio, rilevando che essa non costituisce soltanto una prova del mio affetto verso di lei, ma è altresi un segno di stima per la comunità cattolica di Zagabria, nella cui cattedra arcivescovile ella è succeduto, dopo essere stato vicino collaboratore di ambedue, al venerato Cardinale Alojzije Stepinac e al compianto Cardinale Franjo Seper.

Essa è ancora un attestato di apprezzamento per tutta la Chiesa cattolica in Jugoslavia, e in particolare un omaggio a tutta la Conferenza episcopale.

E' ben vero che l'insieme di queste circostanze è stato presente al mio spirito al momento di elevare Vostra Eminenza alla dignità cardinalizia. In particolare, oltre alle sue qualità e meriti personali, ho voluto onorare l'antica storia della Sede di Zagabria e la testimonianza, passata e presente, della Comunità cattolica croata che, da ormai 1300 anni e nelle più diverse situazioni, ha saputo e sa tuttora rendere viva e attiva testimonianza di fede a Cristo, e di attaccamento alla Sede Apostolica, adempiendo con fedeltà gli impegni assunti dai suoi antenati al momento in cui accolsero il Battesimo.

Parimenti, ho pensato alle Comunità cattoliche di altre nazionalità in Jugoslavia, la cui storia religiosa ridonda di motivi di legittimo orgoglio per un esemplare servizio alla Chiesa di Dio.

Mi è nota la devozione filiale che i cattolici croati portano a Maria santissima: a lei pertanto ora rivolgo il mio cuore e la mia preghiera, insieme con tutti voi, implorando la sua continua protezione per voi croati, in Jugoslavia, e all'estero e su tutti i cattolici in Jugoslavia, per la gloria di Dio e il bene della Chiesa, a vantaggio anche del bene comune della società civile.

In pegno di questo auspicio imparto di cuore a lei, Signor Cardinale, ai Venerabili Confratelli dell'Episcopato e a tutti i presenti la mia apostolica benedizione.

Data: 1983-02-03 Data estesa: Giovedi 3 Febbraio 1983

Ai pellegrini Colombiani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Trujillo

Signor Cardinale.

Mi è particolarmente gradito ricevere questa mattina Vostra Eminenza, circondato dall'affetto dei fratelli nell'Episcopato, dai familiari e dagli amici qui presenti.

Sono sicuro che il popolo fedele colombiano e l'intera Comunità ecclesiale latino-americana vivano anch'essi con particolare intensità e gioia spirituale questi momenti, nel vedere che uno dei suoi illustri figli, l'Arcivescovo di Medellin, è stato chiamato a far parte del Sacro Collegio.

Desidero approfittare di questa circostanza che mi si presenta per testimoniare davanti a tutti voi il mio apprezzamento per la persona del nuovo Porporato, tanto stimato e amato non solo in Colombia, ma in tutta l'America Latina. Tra le sue numerose qualità - doni questi tutti ricevuti da Dio Padre - vorrei sottolineare lo zelo pastorale che anima la sua persona e il generoso slancio del quale ha dato ripetute prove nel suo costante, diligente e fruttuoso servizio alla Chiesa in Colombia, a questa Sede apostolica e alle Chiese del l'America Latina, per la sua stretta unione con la Conferenza episcopale latino-americana.

Il suo apporto poi allo studio e alla chiarificazione della teologia, specialmente quella che viene chiamata teologia della liberazione, è stato e continua ad essere un servizio particolarmente ecclesiale, affinché la presenza del Vangelo, in armonia con le linee orientative del Concilio Vaticano II e con il Magistero della Chiesa, sia una gioiosa realtà nella nuova società latino-americana che si sta delineando e che ha fame di Dio. Il lavoro realizzato all'interno del Celam, dapprima come esperto, e poi come Segretario generale e ora come Presidente, lo ha rivelato come uomo aperto alla cultura, con la prudenza del vero Pastore della Chiesa, che in ogni momento deve vivere fedelmente il Messaggio di Cristo e farlo presente nelle vicissitudini umane della nostra epoca.

Le mie preghiere continuano ad accompagnarla, Signor Cardinale, affinché la sua Comunità diocesana di Medellin e i cristiani del Continente latino-americano, uniti con questa Sede mediante un medesimo vincolo di fede, di amore e di pace, siano veri testimoni di Cristo e trovino, grazie alla sua guida pastorale, vigore nelle attività, gioia nelle tribolazioni, coraggio e speranza nelle difficoltà.

Con questi auguri, a prova della stima e della benevolenza che sento per la Chiesa dell'America Latina e per voi, vi imparto la mia benedizione apostolica, che volentieri estendo a tutti gli amatissimi figli della Colombia.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

Ai pellegrini Angolani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Do Nascimento

Signor cardinale e amati fratelli e sorelle.

Questo nostro incontro mi è molto gradito, in questo momento di giubilo, in Cristo e nella Chiesa. Saluto tutti cordialmente: coloro che sono qui presenti e i molti che - ne sono certo - voi rappresentate in questo momento: molti altri avrebbero desiderato essere qui per partecipare alla nostra gioia e congratularsi con noi e, soprattutto, col Signor Cardinale Dom-Alexandre do Nascimento.

Al Signor Cardinale, con stima e affetto fraterno, desidero riaffermare, davanti a questo illustre gruppo della sua terra e dei suoi amici più fortunati, il mio apprezzamento: per la sua dedizione alla causa della Chiesa e per lo zelo posto al servizio dei fratelli, in misura maggiore dopo la chiamata all'ordine episcopale, nel ministero di Pastore delle diocesi di Malanje, Lubango e Ongiva.

Ho presente anche la sua generosa collaborazione, sul piano nazionale, sia come primo responsabile della Caritas, sia in seno alla Conferenza episcopale di Angola e Sao Tomé, in questi ultimi tempi in qualità di Vice-Presidente. E non è ancora spenta l'eco della sua recente prova e testimonianza di uomo di Chiesa davanti al mondo intero. Dio gliene renda merito! E che l'Altissimo - le cui vie sono insondabili - lo aiuti a proseguire! Proseguire, si, perché il Cardinalato, con l'onore che rappresenta, costituisce un nuovo appello e invito: alla sua persona, prima di tutto, con le ampie prospettive che si aprono al suo impegno pastorale; alle due Comunità diocesane che egli serve, sia a condividere questa distinzione, sia ad essere stimolate, certamente, per rispondere sempre di più e meglio a Cristo Redentore dell'uomo, vivendo, purificando e diffondendo il messaggio della Salvezza e, fraternamente, collaborando con tutti gli uomini di buona volontà nella costruzione, nel proprio ambiente, di un mondo sempre più umano e cristiano: Dio desidera che, in Cristo, "siano riconciliate a sé tutte le cose" (Col 1,20); alla Chiesa che è in Angola, a celebrare il quinto anniversario della evangelizzazione delle terre angolane: affinché sempre più, quale "Chiesa evangelizzata", possa continuare la sua missione evangelizzatrice; a tutta la Nazione angolana, in un momento di ricerca e di speranza; ad essa vanno i miei voti per un felice esito di questa ricerca e di grande prosperità affinché siano soddisfatte le sue speranze, in una autodefinizione e una costante promozione del progresso e della pace, basato sugli autentici valori della persona umana, tenuto conto di tutta la sua dignità.

Di questi voti, che affido al Cuore di Cristo, per le mani di Nostra Signora - tanto venerata in Angola - sia pegno la benedizione apostolica che di cuore vi imparto.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

Ai pellegrini Belgi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Danneels

Caro signor Cardinale di Malines-Bruxelles, e voi tutti che lo circondate del vostro rispetto, del vostro affetto e della vostra fierezza! Lo sapete senza dubbio, io non posso ricevere figli della nazione belga senza ricordarmi del mio benefico soggiorno all'Università di Lovanio, senza pensare al Collegio belga di Roma che fu mia felice dimora mentre studiavo all'Angelicum. Per questo la mia riconoscenza nei confronti della Chiesa del Belgio è sempre viva.

Caro signor Cardinale, voi appartenete ormai alla stirpe degli Arcivescovi di Malines-Bruxelles che hanno reso molto onore al Sacro Collegio. Mi è impossibile non parlare dell'indimenticabile figura del Cardinale Mercier, l'ardente pioniere dell'ecumenismo, del Cardinale Van Roey che, senza aver vissuto il Vaticano II, diede alla sua pastorale diocesana un soffio conciliare, del caro Cardinale Suenens, il vostro immediato predecessore, sempre zelante nel servire la Chiesa. E mi guardo bene dal dimenticare il così dinamico Cardinale Cardijn, di cui i membri della "Jeunesse ouvriere chretienne" del mondo intero e del Belgio in particolare hanno recentemente festeggiato il centenario della nascita.

Al termine di questa breve evocazione e dopo tutte le cerimonie romane del vostro cardinalato, è possibile formulare degli auguri nei vostri confronti che non siano già stati detti? Domando con insistenza a Dio che la vostra gioventù e il vostro illuminato zelo siano sempre più la luce e il sostegno dei vostri fratelli nell'Episcopato, che i vostri comuni sforzi pastorali armonizzati senza posa producano nel vostro Paese - alle prese con difficoltà, come altre nazioni occidentali - un nuovo impulso spirituale e apostolico. A voi, che avete tanto lavorato per l'alimentazione delle vocazioni nella vostra diocesi natale di Bruges, io auguro, per il Belgio intero, numerose vocazioni al sacerdozio, al diaconato permanente, alla vita religiosa. Che l'evangelizzazione degli ambienti segnati dall'indifferenza o dalla cattiva fede vi trovi, con i vostri confratelli, impegnati in ricerche e iniziative, per portare rimedio a queste miserie della nostra epoca! Che i laici cristiani - ancora numerosi e ferventi nelle vostre diocesi - si alimentino giorno dopo giorno alle fonti spirituali di ogni apostolato! Questi sono i miei auguri e la mia preghiera, per voi, signor Cardinale, e per tutti i cristiani del Belgio. Vi aggiungo la mia affettuosa Benedizione.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

A Vescovi portoghesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Vivere e testimoniare la certezza di formare un unico corpo

Amati fratelli in Cristo.

mentre vi saluto cordialmente, qui riuniti nella carità dello Spirito Santo, vi auguro grazia e pace, da parte di Dio nostro Padre e del Signore nostro Gesù Cristo. E continuiamo il colloquio fraterno iniziato personalmente a Fatima, mesi fa, e continuato in questi giorni nell'incontro con ciascuno di voi.

Considero attuali le sentite parole di apprezzamento e di stimolo di quella mattina dell'ultimo 13 maggio; e rivolgendomi a voi, penso anche agli altri fratelli Vescovi portoghesi, con i quali mi incontrero prossimamente; e penso alle vostre comunità diocesane e a tutti i figli del Portogallo.

In questo momento, molto grato a me, la vostra affermazione di inequivoca devozione e fedeltà è qualcosa che trascende le persone e si riveste di un significato particolare. Siete in visita "ad limina Apostolorum": con voi ci sono le vostre diocesi, certamente mobilitate da voi in questo senso, per testimoniare la vitalità perenne, nelle circoscrizioni della provincia ecclesiastica di Braga, della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, garantita dalla promessa del Signore: "Saro sempre con voi, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).

Celebrando qui l'unità nella carità, nella Chiesa, ricordo molte immagini ed episodi della mia recente visita pastorale al vostro Paese e del pellegrinaggio a Fatima. Non dimentichero mai quel giorno grigio del 15 maggio, quando ebbi la gioia di vedere in netto contrasto con le condizioni climatiche, l'irradiante simpatia e la calorosa ospitalità delle genti della vostra bella regione; l'ho provato nominatamente in Coimbra, Braga e Porto, dove c'erano incontri prefissati; ma lo stesso si sarebbe ripetuto, certamente, nelle altre terre, che io stimo ugualmente, ma che non mi fu possibile visitare.

Accettate ancora una volta la mia gratitudine, per l'accoglienza generosa, affabile e semplice, alla buona maniera portoghese. Tante grazie!


2. Siete venuti qui per riaffermare la fede, di cui siete cultori e mentori in seno alle vostre comunità ecclesiali, visitando i luoghi segnati dalla presenza e dalla suprema testimonianza della fede, data dagli Apostoli; siete venuti a prendere contatto diretto con gli Organi centrali del governo pastorale del Vescovo di Roma a servizio di tutta la Chiesa; e siete venuti, soprattutto, "videre Petrum": per "vedere Pietro".

Sono certo - e di questo faccio orazione fiduciosa al Signore - che questa vostra visita "ad limina Apostolorum" non tralascerà di produrre, di per se stessa, molti frutti tra i fedeli affidati alla vostra sollecitudine pastorale. Di più, la vostra testimonianza di viva comunione con il successore di Pietro, nella sua sincerità, esprime anche prontezza disponibile ad accettare le norme e le direttive della Sede Apostolica e degli Organismi centrali che la servono, cosa che può comportare, talvolta, rinuncia a posizioni e preferenze personali, nel campo dell'opinabile, in vista del bene comune di tutto il Popolo di Dio, la Chiesa una e unica.

Con fraterna confidenza, sincero affetto in Cristo e cordiale semplicità, voglio dirvi che, dal tenore delle vostre relazioni e anche dal nostro colloquio personale, traspare la coscienza che l'epoca in cui viviamo richiede da noi uno sforzo sempre rinnovato e una comunione operante, sempre più vissuta, assidua e sapiente, per rispondere ai suoi interrogativi. Ma "tenendo in conto che la prova, alla quale è sottomessa la nostra fede, produce la costanza" mi rallegro nel verificare che siete serenamente disposti a impegnarvi perché questa "costanza sia accompagnata da opere perfette... senza nulla trascurare" (Jc 1,3-4).

Lo stesso Signore Gesù, attraverso i "suoi", già ci aveva avvertiti, amorosamente, che sarebbero venuti momenti simili, perché gli uomini "non hanno conosciuto né il Padre né lui" (cfr. Jn 16,1ss); la tristezza non può invadere i nostri cuori. Abbiamo il "Consolatore" e in lui la realtà di una promessa indefettibile: "Saro sempre con voi" (Mt 28,20).


3. Le mie parole di oggi cercano di andare incontro alla generosa buona volontà di cui siete animati, proprio come quelle che vi indirizzai a Fatima, desiderosi, come siamo tutti, di conformarci al Buon Pastore (cfr. Jn 10,1ss). Ciò costitui il punto di riferimento di quanto vi dicevo allora.

Non è mia intenzione di ritornare, con la benevolenza con la quale vi parlai allora, su alcuni problemi che si presentano con maggior acutezza al vostro lavoro pastorale quotidiano, animato da zelo che va fino al sacrificio, pervaso da una carità illuminata. Essendoci in questo gruppo di fratelli Vescovi una buona parte degli alti responsabili dei destini della Conferenza episcopale portoghese, ciò mi dà l'opportunità di spiegare i brevi accenni che ne feci in quella occasione.

So bene che siete coscienti, tutti e ciascuno di voi, di quanto ci è richiesto con urgenza dal nostro tempo, tempo di mutamenti profondi, anche fra voi. Si tratta infatti di un imperativo di sempre del "comandamento nuovo", alla luce di quanto fecero i Vescovi fin dai primi tempi della Chiesa: "essi unirono le loro forze e volontà, per promuovere il bene comune e il bene di ciascuna delle Chiese" (cfr. CD 36). E con ciò non facevano altro che vivere e testimoniare la certezza di formare un corpo solo, in cui la grazia conferita a ciascuno, secondo la misura con cui Cristo vuol concederla, deve convergere "per l'edificazione della Chiesa", conservando l'unità dello Spirito nel vincolo della pace, giacché "c'è un solo Dio e Padre di tutti che... agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti" (cfr. 1Co 14,12 e Ep 4,2ss).


4. La Conferenza episcopale, come si sa, ha questi obiettivi: essere spazio di incontro e di dialogo, nel vivere la Collegialità effettiva ed affettiva tra i Vescovi: "in questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete" (Jn 13,35); essere quella "segreteria" o "banco di lavoro" in gruppo, al quale i Vescovi devono "sedersi" per "calcolare" e valutare i mezzi di "edificazione" e di "difesa" del regno di Dio (cfr. Lc 14,28ss), con una pastorale pianificata, programmata e organica, condivisa; ed essere, ancora, entità rappresentativa, "ab intra" e "ad extra" dell'ambito ecclesiale. Come è ovvio, tuttavia, la facoltà di essere rappresentativa le potrà venire soltanto dalla piena realizzazione dei due primi obiettivi in sintonia con la volontà di Dio e con il suo amore per l'uomo.

E' questa sintonia, "l'essere" più profondo di una "Chiesa evangelizzata", che spingerà un gruppo di Vescovi a cercare cammini per un'attuazione come quella di Cristo, cammini che passano tra la rigidezza arida della chiusura per "giustizia" legale e la "terra di nessuno" di un attivismo che si suppone "impegnato", "aperto" e "pluralista", il quale, in uno spazio di tempo più o meno breve, di dimostrerà disintegratore di forze, fiaccatore di volontà e sterile, se non nocivo, per il regno di Dio.

Si sa che una struttura, quando non serve o non funziona con ritmo regolare, in accordo con la propria identità e finalità, si deteriora, imbarazzando o sovraccaricando lo sforzo di quelli che non possono prescindere da essa.

Organizzazione ecclesiale, al servizio del Popolo di Dio, una Conferenza episcopale non può allontanarsi dalla sua vocazione originaria, sotto pena di degenerare in burocrazia; così come non può fermare, né oscurare mai le sue basi di sostegno, che sono: la comunione, la partecipazione e la luce del prototipo di "Chiesa evangelizzata", da parte di tutti quelli che la integrano.

Mantenere queste basi di fedeltà a se stessa, in una Conferenza episcopale, in cui ogni Vescovo-membro è una "pietra viva", con posto e funzione ben precisi, non va d'accordo con l'indifferenza, il disinteresse o la passività; questo porrebbe in rischio, se non la solidità, per lo meno la sicurezza e la garanzia di una continuità e qualità di rendimento. E per "comunicare", "partecipare" e essere "luminosa Chiesa evangelizzata" con gli altri, si richiede l'osservanza di un "codice", che è un tutto organico e si chiama "Beatitudini".

Possibili "elefantiasi, in qualcuno degli "otto capitoli", non sfugge facilmente all'avvertenza, tanto dolorosa quanto amorosa, del Maestro: "Chi non raccoglie con me, disperde" (Mt 12,30).


5. Costruire e difendere e consolidare costantemente il regno di Dio, partendo dalla visione realista e dalla valutazione ponderata delle situazioni e dei mezzi a disposizione - sono ancora le parabole di Cristo a guidarci (cfr. Lc 14,28ss) - oltre a non ammettere soluzioni di continuità, richiede tempestività perspicace.

E' stato ancora il Signore a paragonare il regno di Dio, la Chiesa, al "lievito" che deve essere attivo per lievitare la massa, al "campo" che deve essere coltivato con diligenza, sempre, anche davanti alle contrarietà che possono andare dal tempo non favorevole, fino al nemico che, nella "seminagione" già compiuta, semina la zizzania (cfr. Mt 13,4ss; Jc 5,7ss).

Tanto il prevedere per provvedere, quanto la pazienza e la delicatezza del buon agricoltore, applicati al lavoro di una Conferenza episcopale, ci porterebbero a ricordare quello che diceva il mio predecessore, di venerata memoria, Paolo VI, a proposito dell'evangelizzazione, che è "qualcosa di ricco, complesso e dinamico"; ma che, in una sua sintesi fortunata, consiste nel "testimoniare, in modo semplice e diretto, Dio, rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo, perché gli uomini si salvino"; cioè, siano portati ad incontrare Cristo, Redentore dell'uomo, che "è sempre la base, il centro e il vertice della Salvezza" (cfr. EN 17 EN 26-27; RH 13).

Continuo, poi, a chiedere al Signore che nella vostra funzione di Pastori, comunicata come Conferenza episcopale, vi impegniate a realizzare l'ideale di "guidare, andare avanti", per fare la ricognizione del cammino, scoprire pericoli e garantire la marcia del Popolo di Dio che è in Portogallo (cfr. "Ai Vescovi", Fatima, 13 maggio 1982). Pertanto si impone di saper discernere, con chiaroveggenza, i segnali dei tempi e degli avvenimenti, farne la lettura, in particolare con la sollecitudine di "pascolare" e di prevenire incursioni di lupi, anche camuffati, che "rapiscono e disperdono" il gregge.

E tuttavia, non voglio tralasciare di congratularmi con l'attività della vostra Conferenza, in momenti di difficoltà per i portoghesi, con gli interventi per proporre e difendere i retti principi umani e cristiani; questi, cadendo nel terreno ancora ricco di profonda religiosità dell'amato popolo portoghese, non hanno mancato di dare, in questi ultimi tempi, frutti consolanti per i quali non ci rimane che ringraziare Dio provvidente e misericordioso.


6. Lo so, amati fratelli, che condividete queste considerazioni; e che siete ben consapevoli della necessità di attuarle, con sempre maggior profitto; consapevoli, soprattutto, della necessità di animare costantemente con una evangelizzazione intensa la pratica cristiana e la vita sacramentale delle vostre comunità e di portare tutti i figli del Portogallo all'incontro con Cristo, Redentore dell'uomo.

E sarebbe il momento di scendere a concretizzazioni nei vari campi della vostra azione specifica, come Conferenza episcopale: dalla vita liturgica, alla catechesi, al rapporto con i religiosi e il loro inserimento nella pastorale, al servizio della carità, all'impegno sociale di testimonianza cristiana, alla pastorale della famiglia, dei giovani e degli emigranti, alla religiosità popolare, alle relazioni "ad extra" dell'ambito ecclesiale, ecc., fino alle carenze contro le quali lottate, per attendere a tutto questo, soprattutto per mancanza di mezzi e scarsezza di personale. Affido alla vostra sapienza, arricchita dall'esperienza vissuta, il compito di fare queste concretizzazioni, certo che darete priorità ad un'urgente pastorale delle vocazioni, con gli occhi e il cuore volti al Padre celeste che ben sa che avete bisogno di molte cose (cfr. Mt 6,33).

Bene dunque: "Io saro sempre con voi", ci ha promesso il Signore.

Coraggio! Senza lasciare che il nostro cuore si turbi, siamo perseveranti! Il Papa, in virtù del suo ufficio, forte solamente "della consolazione ricevuta da Dio" (2Co 1,4), nel parlarvi non ha altra preoccupazione che quella di "confermarvi" come fratelli, nelle vostre buone disposizioni e nella confidenza in Dio.

Mi raccomando alle vostre preghiere e a quelle delle vostre comunità ecclesiali, mentre vi rinnovo la certezza dell'affetto in Cristo e del costante ricordo nella preghiera, con la quale accompagno le vostre aspirazioni di pastori e la situazione della Chiesa nella vostra terra. E che sia la Madre della Chiesa, la Madre della nostra fiducia - tanto invocata e con titoli così espressivi tra voi, da Nostra Signora di Balsemao a Nostra Signora dei Rimedi, senza dimenticare Sameiro e Fatima - a presentare le nostre suppliche al Padre delle misericordie, in particolare nell'imminente Anno Santo della Redenzione. E imparto a voi e alle vostre diocesi la benedizione apostolica.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

Ai pellegrini Venezuelani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Lebrun

Signor Cardinale, Signori Vescovi, amati fratelli e sorelle.

Tutti e ciascuno io saluto cordialmente nel Signore. Mi rallegro di vedervi qui, in compagnia e in comunione di sentimenti con il nuovo Cardinale Arcivescovo di Caracas, José Ali Lebrun Moratinos. La vostra presenza, numerosa e illustre, parla da sola della stima, dell'affetto e della simpatia che, come testimonianza di gratitudine, nutrite nel vostro cuore per questo prestigioso pastore della Chiesa in Venezuela, della quale è ora degnissimo rappresentante nel Sacro Collegio Cardinalizio.

Non è necessario ricordare in questo momento le qualità e le virtù che contraddistinguono il Cardinale Lebrun, perché già voi le conoscete bene. Basti ricordare la sua straordinaria sensibilità ecclesiale, che lo ha portato ad essere sempre - sollecito, affettuoso e servizievole - in mezzo al popolo fedele, condividendo le sue gioie e le sue sofferenze, le sue difficoltà e le sue speranze.

Come in tutto ciò che riguarda la Chiesa, in questa distinzione bisogna vedere prima di tutto un dono di Dio, che obbliga ancora di più i carachegni e i venezuelani a mostrare al mondo un genuino e crescente spirito di comunione in tutti gli ordini di beni, naturali e spirituali. Per questo stesso motivo, io spero - e così chiedo al Signore - che le iniziative e le cure pastorali del Cardinale Lebrun, in unità con tutto l'Episcopato venezuelano, abbiano sempre pronta accoglienza nel vostro cuore, come orientamento sicuro per le attività della vostra vita quotidiana.

A lei, Signor Cardinale, è affidato nella sua sede di Caracas, la cura di un'importante parte del Popolo di Dio. Come incoraggiamento del suo già generoso servizio alla Chiesa, desidero rivolgerle le incoraggianti parole di san Paolo: "L'agricoltore poi che si affatica, dev'essere il primo a cogliere i frutti della terra. Cerca di comprendere ciò che voglio dire; il Signore certamente ti darà intelligenza per ogni cosa" (2Tm 2,6-7).

Con la mia benedizione apostolica, che imparto di cuore a voi presenti, alle vostre famiglie e a tutti gli amatissimi figli venezuelani.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

Ai pellegrini della Costa d'Avorio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Yago

Permettetemi di dirvi quanto mi è gradito ricevervi nella mia casa, voi che siete venuti numerosi ad accompagnare il caro Cardinale Yago, per testimoniargli la vostra venerazione e il vostro affetto. Sapete quanto mi sia caro il ricordo del troppo breve soggiorno che ho potuto fare, grazie a Dio, tra voi e che mi ha permesso di comprendere quale sia l'anima della Costa d'Avorio. così, chiamando il Cardinale Yago ad entrare nel Sacro Collegio dei Cardinali, ho pensato non solo alle sue grandi qualità personali di pastore interamente votato al suo popolo e alla Chiesa, ma anche alla sua ricca esperienza, che poggia sulla profonda saggezza della vostra Nazione, il cui apporto sarà pregevole per il servizio alla Chiesa universale.

Nelle vostre persone, sono ugualmente felice di salutare tutti gli Ivoriani. Sono particolarmente grato al Presidente Houphouët-Boigny e alle diverse autorità pubbliche che hanno saputo capire l'importanza che riveste la presenza attiva della Chiesa nella Costa d'Avorio per lo sviluppo integrale di tutti i figli del vostro bel Paese. Al caro Cardinale, ai fratelli nell'Episcopato qui presenti, a tutti voi e alle vostre famiglie vada, in questo giorno di gioia, la mia affettuosa benedizione apostolica.

Data: 1983-02-04 Data estesa: Venerdi 4 Febbraio 1983

Ai pellegrini Neozelandesi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Williams

Cari fratelli e sorelle della Nuova Zelanda.

Quando il Vescovo di una diocesi viene a Roma in pellegrinaggio, può essere che egli sia o non sia accompagnato da membri della sua Chiesa locale, ma in entrambi i casi non è mai solo. Il Vescovo porta nel suo cuore le speranze e le aspirazioni di tutto il suo popolo; è sostenuto dalle loro preghiere e porta con sé - per presentarle a Cristo - la forza e la debolezza del suo gregge. Egli giunge a Roma quale alto sacerdote dell'unità e universalità cattolica.

Questo è vero in modo particolare oggi per l'Arcivescovo di Wellington che viene alla Sede di Pietro quale pellegrino, prescelto dal successore di Pietro per rendere uno specifico servizio alla Chiesa universale. Nello stesso tempo, sono sicuro che l'intera arcidiocesi - l'intera Chiesa della Nuova Zelanda - desidera associarsi in questo compito particolare, mediante le preghiere, la collaborazione e la fedeltà al perenne messaggio della salvezza in Gesù Cristo, che trascende l'originalità di qualsiasi e ogni cultura e che rimane immutabile patrimonio della Chiesa universale e di ogni Chiesa locale in ogni generazione: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre" (He 13,8). La vostra Chiesa locale, anche se geograficamente distante, è oggi legata più strettamente che mai alla Chiesa universale e al suo Pastore e, grazie a questa unione, è vicina a tutte le altre Chiese locali. E in questa comunione ecclesiale trova la garanzia della propria cattolicità.

Nel suo compito di servizio universale, caro Cardinale Williams, lei porterà con sé il grande contributo dei malati e dei sofferenti, le preghiere delle claustrali, la dedizione di numerose famiglie cattoliche, la fedeltà dei sacerdoti, dei fratelli e delle sorelle, e la santità sia dei giovani che degli anziani. E nella unità e carità cattolica noi lavoreremo insieme, affinché "la parola del Signore si diffonda e sia glorificata" (2Th 3,1).

A tutti gli abitanti della Nuova Zelanda, e in particolare alle autorità religiose e civili della vostra terra, invio i miei saluti esprimenti la mia stima e rispetto. Dio benedica la Nuova Zelanda.

Data: 1983-02-05 Data estesa: Sabato 5 Febbraio 1983

Ai pellegrini Tedeschi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Meisner

Illustre Signor Cardinale, cari fratelli e sorelle.

Come già i miei predecessori, ho particolarmente cara la diocesi di Berlino. L'occasione stessa del nostro incontro, l'elevazione a Cardinale del Vescovo di Berlino, ne è segno evidente. Mi sento profondamente legato alla Patrona della vostra Cattedrale, santa Evige, non solo dalla mia Patria polacca ma anche perché la mia elezione a Vescovo di Roma avvenne proprio nel giorno della festa di santa Edvige del 1978. Santa Edvige ci è di esempio e di conforto in tutte le tempeste della vita. Da Dio ella traeva la forza di sopportare anche la debolezza e di cooperare efficacemente, sempre ed in ogni occasione, alla vittoria del bene con una fede indomita. "Soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa ma essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia" (Mt 7,25).

Garanzia del nostro essere fondati sulla roccia è per noi cattolici soprattutto Pietro, la roccia. Sopra la sua tomba ho consegnato al vostro Pastore l'anello cardinalizio. Come in futuro questo anello gli ricorderà il Papa e la Chiesa universale, così voi dovete condividere la nuova vocazione del vostro Vescovo nella fede e nell'amore. So che il vostro Vescovo può confidare in voi.

Insieme a lui vi ringrazio per la vostra coraggiosa testimonianza di fede.

A dare testimonianza a questa nuova unità della diocesi con la Chiesa di Roma vi è anche il titolo ecclesiale del vostro Cardinale: la Chiesa sopra la casa di Puden, la "Domus Pudentiana". Secondo una tradizione una volta Pietro trovo rifugio in questa casa. Possa san Pietro, che è anche patrono della vostra diocesi, impetrare per voi e tutti i fedeli una tale "casa" una reale sicurezza e comunione vissuta, nelle vostre comunità locali e nella vostra diocesi di Berlino.

Con i migliori auguri per lei, caro Signor Cardinale, i suoi congiunti e tutta la sua diocesi, di cuore imparto a lei e a tutti i suoi fedeli la mia particolare benedizione apostolica.

Data: 1983-02-05 Data estesa: Sabato 5 Febbraio 1983

Ai pellegrini Polacchi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Glemp

Cari fratelli e sorelle. Ci rallegriamo che nella cerchia dei neo-Cardinali troviamo anche un Vescovo della Chiesa in Polonia. Do il benvenuto dunque di cuore al nuovo Cardinale polacco, il Primate di Polonia. Do il benvenuto ai rappresentanti dell'Episcopato: l'Arcivescovo di Wroclaw, l'Arcivescovo Segretario e i Vescovi qui presenti. Do il benvenuto agli abbastanza numerosi convenuti che qui rappresentano il Presbiterio del l'Archidiocesi di Gniezno e di quella di Varsavia, le religiose e i religiosi. Saluto i rappresentanti del laicato polacco.

Do il benvenuto e il saluto a tutti.

Il mio pensiero e il mio cuore rivolgo ora con particolare commozione - tramite voi qui presenti - a quella Chiesa e a quella Nazione, che mi ha educato e preparato al ministero universale della Chiesa, al quale mi ha chiamato Iddio, li rivolgo ai vivi e ai defunti. Penso a tutti i pastori, al Cardinale di Cracovia, agli Arcivescovi e Vescovi, ai Sacerdoti, alle Congregazioni religiose, a tutti i miei fratelli e sorelle sulla nostra terra patria, e soprattutto a quelli che soffrono.

Come non ricordare qui, Signor Cardinale, il tuo predecessore, Cardinale Stefan Wyszynski, Primate di Polonia.

"Facciamo dunque l'elogio degli uomini illustri, dei nostri antenati secondo le loro generazioni", dice il libro del Siracide (44,1). Noi lo facciamo con sentimenti di gratitudine e con intimo bisogno del cuore. Quel provvidenziale Pastore delle moderne generazioni della nostra Patria si è impresso profondamente nel pensiero della Chiesa, ha prestato l'ascolto al batter del suo cuore, della sua missione, ed egli stesso è divenuto "una missione". Ha condotto la Chiesa in Polonia dal primo al secondo millennio del cristianesimo. così come lo conduceva felicemente molte volte attraverso vari momenti difficili e in certo qual modo decisivi per la vita della Chiesa polacca e della Nazione. La sua forza e luce attingeva dalla profonda devozione e dall'amore per Colei che a Czestochowa "da tempo è la Regina di Polonia". Era, lui, la forza della Nazione, e a sua volta la sua forza era la Nazione, alla quale io guardo con amore e stima.

Un tempo ebbe a dire che sant'Adalberto e san Stanislao hanno creato per la Chiesa in Polonia uno stile particolare, e che quello stile "le sta bene". E' lo stile della fedeltà. La fedeltà a Cristo, a sua Madre, alla Chiesa, alla Sede Apostolica. E' anche lo stile della fedeltà alla propria Nazione, ai fratelli e alle sorelle. Lo stile di fedeltà ai supremi valori, al più alto prezzo. Lo dico perché questo è un tratto particolare della vocazione cardinalizia. "Ricevete la berretta rossa come segno della dignità del cardinalato, a significare che dovete essere pronti a comportarvi con fortezza, fino all'effusione del sangue, per l'incremento della fede cristiana, per la pace e la tranquillità del popolo di Dio e per la libertà e la diffusione della Santa Romana Chiesa".

Nel momento degli auguri, il mio sguardo si volge con grande speranza verso Jasna Gora, verso la Sede della Regina di Polonia, e nelle sue mani pongo il prezioso patrimonio della millenaria fedeltà di sant'Adalberto, san Stanislao, san Massimiliano e tanti altri. Nutro la più profonda speranza che ella non abbandoni questa Chiesa e questa Nazione, soprattutto ora, nell'ora difficile, "che dica per essa la propria parola".

Con questa fiducia appunto e sotto la sua protezione intraprenda, Signor Cardinale, Primate di Polonia, questa eredità e la arricchisca insieme a tutti i Pastori e fedeli, con tutti gli uomini di buona volontà. Pregheremo tutti la Signora di Jasna Gora per lei e per il suo ministero.

E voi, fratelli, portate ciò che vivete qui in Patria, condividetelo con i fratelli e sorelle, e che ciò sia la vostra forza, specialmente nei momenti difficili.

Prego costantemente per tutti e tutti benedico di cuore. Con la benedizione apostolica. La pace sia con voi.

Data: 1983-02-05 Data estesa: Sabato 5 Febbraio 1983

Ai pellegrini Lettoni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Al seguito del neo-Cardinale Vaivods

Signor Cardinale, carissimi figli.

Con vivo compiacimento ho accolto il suo desiderio, Signor Cardinale, che facendosi interprete delle richieste a lei giunte, ha voluto essere ricevuto insieme con questi suoi connazionali lettoni, convenuti a Roma per accompagnarla nelle cerimonie della sua creazione cardinalizia. Sono sicuro che tutti i cattolici lettoni, ovunque essi risiedano, si sentono cordialmente uniti a lei, nella sua gioia e nella sua gratitudine, e legittimamente fieri per il fatto che, per la prima volta, un figlio della loro Nazione, sulle rive del Baltico, sia stato annoverato tra i più vicini collaboratori e consiglieri del successore di Pietro.

Vostra Eminenza mi ha fatto presente la sua profonda riconoscenza, condivisa dai cattolici lettoni. Ho ricevuto anche da vostri connazionali non cattolici manifestazioni di analoghi sentimenti. Desidero comunicarvi che condivido la vostra soddisfazione e ringrazio il Signore che mi ha concesso di dare questa prova del mio particolare affetto a lei, Signor Cardinale, che da sempre serve fedelmente la Chiesa e da parecchi anni guida la comunità cattolica a Riga e a Liepaja. Questa comunità è contraddistinta da una profonda fede, da un sincero attaccamento alla Sede Apostolica e, soprattutto, da una viva devozione alla Madonna.

Per grazia di Dio, queste caratteristiche sono ugualmente ben vive nelle altre comunità cattoliche che sono sparse in diverse regioni dell'Unione Sovietica; esse sono costantemente presenti al mio spirito e la loro testimonianza di fede e di dedizione ha potuto trovare un riconoscimento meritato nella creazione cardinalizia di Vostra Eminenza.

Questa creazione ha avuto luogo il 2 febbraio, nel giorno della purificazione di Maria: ad essa rivolgo ora il mio pensiero perché presenti a Dio Onnipotente i nostri sentimenti di gratitudine e di filiale e fiduciosa attesa, e perché col suo amore di Madre protegga sempre i suoi figli lettoni e i cattolici di tutte quelle regioni. In pegno di ciò e di altre grazie divine, di cuore imparto ora la benedizione apostolica.

Data: 1983-02-05 Data estesa: Sabato 5 Febbraio 1983

Esequie del Cardinale Antonio Samorè - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sacerdote fedele al Papa e alla Sede Apostolica




GPII 1983 Insegnamenti - Ai pellegrini milanesi - Al seguito del neo-Cardinale Martini