GPII 1983 Insegnamenti - Alla Plenaria di "Propaganda fide" - Città del Vaticano (Roma)

Alla Plenaria di "Propaganda fide" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella redenzione di Cristo il fondamento dell'identità missionaria

Venerati Confratelli e figli carissimi!


1. Sono grato per questo incontro a tutti voi, che partecipate all'Undicesima assemblea plenaria della Sacra Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli. Vi saluto di cuore, esprimendo viva stima per il lavoro che fate in favore della Chiesa.

Quest'anno, come sostando nell'itinerario delle vostre adunanze periodiche, avete riflettuto sulle dieci prime Assemblee plenarie per esaminarne l'andamento e i frutti. So che le prime Adunanze hanno voluto affrontare i problemi più urgenti, emersi dopo il Concilio nel campo missionario, cercando le soluzioni più adatte ai nostri tempi. Ultimamente, non poche delle vostre Plenarie hanno approfittato dell'occasione dei Sinodi episcopali o per offrire un materiale proveniente dalle missioni o per applicare il frutto dei Sinodi episcopali stessi alle situazioni concrete delle missioni. In ogni caso, conseguenza dei lavori e delle direttive delle vostre Assemblee plenarie è stato lo slancio della cooperazione missionaria fra le Chiese, l'impegno per la formazione dei missionari, soprattutto dei catechisti laici, e la ricerca di nuove forme di animazione missionaria.

Frutto prezioso di queste Plenarie è stato anche il contatto e il dialogo all'interno del Sacro Dicastero tra tutti i suoi membri, che rappresentano la gerarchia dei vari continenti, principalmente di quelli nei quali la Chiesa è ancora in uno stato di formazione e di crescita, spesso piena di vitalità. Questo contatto e questo dialogo deve diventare una ricchezza per tutti voi.


2. So che in questi giorni insieme alla riflessione sulle Plenarie passate, avete riflettuto su alcuni movimenti ecclesiali, attualmente forti nella vita della Chiesa, e sul loro contributo alla causa missionaria. Non pochi di questi movimenti sono nati come segno della presenza dello Spirito di Dio, che non abbandona la sua Chiesa, e come risposta alle esigenze del mondo contemporaneo; essi possono rappresentare una ricchezza apostolica e spirituale, che la Chiesa non può ignorare.

Allo stesso tempo, come spiegava il mio predecessore Paolo VI nell'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi", parlando specificamente delle comunità ecclesiali di base, l'impegno missionario sarà sempre uno dei criteri di autenticità di tutti questi nuovi movimenti. Essi sono nati non soltanto in beneficio di una Chiesa particolare, ma anche come una speranza per la Chiesa universale, nella misura in cui "restano fermamente attaccati alla Chiesa particolare, nella quale si inseriscono, e alla Chiesa universale, evitando così il pericolo - purtroppo reale - di isolarsi in se stessi..., conservano una sincera comunione con i Pastori che il Signore dà alla sua Chiesa e col Magistero, che lo Spirito di Cristo ha loro affidato..., crescono ogni giorno in consapevolezza, zelo, impegno e irradiazione missionaria; si mostrano in tutto universalistici e non mai settari" (EN 58).


3. Quest'ultima vostra Plenaria ha luogo durante la celebrazione del Giubileo straordinario della Redenzione. Essa, perciò, diventa una occasione per riscoprire l'identità missionaria della Chiesa che ha il suo fondamento nella redenzione universale di Cristo. "La grazia specifica dell'anno della redenzione", ho spiegato nella Bolla di indizione, "è dunque una rinnovata scoperta dell'amore di Dio che si dona, e un approfondimento delle ricchezze imperscrutabili del mistero pasquale di Cristo, fatte proprie mediante la quotidiana esperienza della vita cristiana, in tutte le sue forme" ("Aperite portas Redemptori", 8). Ma gli uomini arriveranno a queste ricchezze imperscrutabili della Redenzione di Cristo mediante il mistero della Chiesa, che per questo stesso motivo diventa missionaria.

"Infatti, Cristo redentore, istituendo la Chiesa e costituendola sacramento universale di salvezza", ho detto nella stessa Bolla, "ha stabilito che la salvezza del singolo avvenga all'interno della Chiesa e mediante il mistero della Chiesa stessa, del quale Dio si serve anche per comunicare l'inizio della salvezza che è la fede".

Qui, confratelli carissimi, si presenta un aspetto della nostra responsabilità missionaria. Certo, il mistero dell'incontro con Dio nella coscienza resta insondabile, "ma la "via" che Cristo ci ha fatto conoscere è quella che passa attraverso la Chiesa" ("Evangelii Buntiandi", 80). perciò in questo Anno giubilare della Redenzione tutti dobbiamo lavorare, affinché gli uomini conoscano la Chiesa e ottengano i frutti della Redenzione operata da Cristo.


4. La vostra assemblea plenaria, venerati Confratelli, deve diventare un punto di partenza per ulteriori approfondimenti, tanto nel campo della ricerca dei principi

generali quanto delle norme concrete, che rispondano ai bisogni più urgenti dell'animazione e dell'attività missionaria. Questi principi e queste norme sono un elemento, che i singoli Dicasteri sperano di ottenere dalle proprie Assemblee plenarie (cfr. Regolamento della Curia Romana, n. III: AAS, 60 (1968) 163), nell'intento di restare sempre fedeli agli insegnamenti conciliari e attenti alle circostanze del nostro mondo, che cambia così rapidamente. Sotto questo aspetto pratico, il lavoro delle Plenarie si profila come un problema di fedeltà: fedeltà alla natura propria del Dicastero, fedeltà ai bisogni reali dei campi di vostra competenza, come sono quelli dell'animazione, della cooperazione e dell'attività missionaria. Se da parte vostra c'è questo spirito di fedeltà, Dio benedirà sempre il vostro lavoro: ed è ciò che auguro a tutti di gran cuore.

Presentandovi, oggi, a questo incontro, voi mi procurate una gioia vivissima, che desidero attestarvi con tutto il cuore. Voi conoscete certamente quanto affetto e quanta considerazione io riponga nel vostro sacro Dicastero e nelle sue opere. Nei miei viaggi pastorali ho potuto contemplare il frutto dei vostri lavori, e la forza e vitalità di una Chiesa che cresce e si sviluppa, nonostante tante difficoltà.

Vi sostenga l'aiuto divino, specialmente in tutti quegli aspetti di sacrificio che sono inerenti al vostro lavoro. Sappiate che vi seguo sempre con la mia preghiera. Vi raccomando di cuore al Signore, e alla Vergine santissima, Madre della Chiesa, mentre sono lieto di impartirvi la benedizione apostolica, che estendo a tutte le vostre comunità, insieme al collaboratori del Sacro Dicastero.

Data: 1983-04-22 Data estesa: Venerdi 22 Aprile 1983

Ai dipendenti del quotidiano "La Croix" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Verità nell'esposizione dei fatti e nella testimonianza di fede

Signore e Signori.


1. Sono molto felice di ricevervi e ringrazio il signor Gélamur del modo con il quale ha presentato il vostro gruppo e il progetto del "La Croix". Oltre alle vostre persone saluto tutti i lettori, insieme beneficiari e sostenitori fedeli di questo quotidiano cattolico, e tutta l'équipe dei redattori di cui già conosco l'arduo lavoro.

Eccovi, pellegrini di questo Anno Giubilare e, oserei dire, trascinatori di altri pellegrini, perché avete particolari possibilità di far comprendere all'opinione pubblica l'impegno del cammino di conversione proposto a tutti i cristiani, e il bisogno di Redenzione.


2. Celebrate il centenario del "La Croix", commemorando la sua fondazione avvenuta nel giugno del 1883, per opera dei Padri Picard e Bailly, degni figli del Padre Emmanuel d'Alzon, fondatore degli Assunzionisti. Avete dietro voi un periodo prodigioso di vitalità, di cui gli archivi conservano documenti preziosi per tutta la storia della Chiesa in Francia, da un secolo a questa parte. E' cosa buona ricordare le iniziative coraggiose che l'hanno caratterizzato, tappe-chiavi, personalità notevoli come quella di Padre Gabel, e soprattutto ricordare lo spirito che ha generalmente sostenuto i redattori e che, dal primo giorno, "mostrava il colore" del "La Croix": l'intenzione di testimoniare con forza e chiarezza, attraverso gli avvenimenti, la fede cattolica, la fedeltà alla Chiesa, l'attaccamento al Papa, il senso missionario, la difesa dei valori umani e cristiani, e questo in un modo che raggiunga ampiamente il popolo.


3. Avete dovuto, a più riprese - e anche recentemente -, ringiovanire la presentazione. E' un campo tecnico che avete laboriosamente studiato volendo tener conto sia delle esigenze del giornalismo moderno sia dei bisogni religiosi attuali, soprattutto per parlare alle giovani generazioni. La scelta della formula migliore riguarda evidentemente la vostra responsabilità, senza dimenticare che la forma è a servizio del contenuto, il quale non dovrebbe essere solamente il risultato del pensiero dei lettori attuali o potenziali e delle mentalità contemporanee, quando un giornale vuole essere un riferimento cristiano e portare il messaggio del Vangelo. Spetta anche all'episcopato del Paese dare la sua valutazione su questo servizio della Chiesa e sostenerlo.


4. Il fatto di rappresentare un giornale cattolico, aperto alle preoccupazioni degli altri cristiani, di diffusione nazionale e quotidiana, vi pone in una posizione senza paragoni, ed è chiaro che per la Chiesa in Francia - ma anche al di là delle sue frontiere, in particolare nei Paesi francofoni e nella stessa Roma - si giudica importante e anche indispensabile vedere un giornale come "La Croix" mantenuto e perfezionato, malgrado le difficoltà materiali e le prove di ogni tipo. Questo vi merita una ampia riconoscenza e vi dà allo stesso tempo una grande responsabilità.

Dicendo questo, non dimentico gli altri sforzi che contribuiscono all'informazione religiosa: quello della stampa di provincia di matrice cristiana, delle riviste settimanali cattoliche, e anche l'impegno degli informatori religiosi della stampa neutra. Il numero elevato di questi professionisti testimonia l'interesse che suscita la Chiesa in generale o le manifestazioni della sua vita, soprattutto dopo il Concilio.

E' pensando a tutte queste esperienze, che io ora mi voglio soffermare su due esigenze della stampa cattolica d'informazione. Esse riguardano la verità: la verità nella presentazione della realtà quotidiana, la verità nella testimonianza offerta alla fede.


5. La verità nell'esposizione e nel commento dei fatti! Il sottotitolo del "La Croix" - "L'événement", L'avvenimento - vi impegna a presentare gli avvenimenti più importanti del vostro Paese, della vita del mondo, della Chiesa. Bisogna sottolineare l'essenziale e rispettare l'autenticità dell'avvenimento e i suoi differenti aspetti: "tutto sull'essenziale", come dite voi. Questo impegna evidentemente a non appoggiarsi su certe informazioni fragili riprese da fonti discutibili, a non ingrandire i fatti di minore importanza, a non cedere all'impulso dell'opinione pubblica o presunta tale, alla sollecitazione pericolosa e interessata del sensazionale, a non sottomettersi a un'opzione di parte, soprattutto quando si tratta del campo politico. Per onestà, dovete conservare gelosamente la vostra libertà, la vostra indipendenza, a servizio della verità. Ed e già questa una testimonianza notevole.

Quando si parla di fatti significativi, si vuol parlare di quelli importanti per un giudizio oggettivo sulla realtà della vita degli uomini, sotto l'aspetto culturale, economico, politico, pedagogico e religioso... Una tale presentazione favorirà la riflessione sui valori che costituiscono l'uomo, e permetterà di cogliere l'appello evangelico che ne emerge. Per ciò che concerne i fatti religiosi, l'informatore credente farà opera di verità sforzandosi di mostrarli dal di dentro, in riferimento all'intenzione della fede e al mistero che racchiude in essa, e non solamente dall'esterno, né, anche, come un semplice fatto culturale.

Voi amate, come il pubblico, privilegiare il "vissuto", le testimonianze; il problema sarà allora di scegliere, con equilibrio, ciò che testimonia il meglio, un modo che sia meno incompleto e parziale possibile, della realtà globale; bisogna anche ricordare che il "vissuto" non si identifica inevitabilmente con il "messaggio". E questo mi porta al secondo punto.


6. La verità netta testimonianza data alla fede.

Volete che il giornale sia per l'opinione pubblica il più rappresentativo di ciò che pensano i cristiani. Qui si pone innanzitutto la questione dell'importanza dell'informazione religiosa propriamente detta. Sembra che la parte riservata ad essa tenda a diminuire nei grandi organi di informazione (stampa, radio, televisione), e capita spesso che essa sia, purtroppo, trattata malamente, considerata sotto un'ottica secondaria o deformante. Questo stato dei fatti provoca, in una larga parte dell'opinione pubblica del Paese, formato in massima parte da cattolici, e in particolare presso i cristiani convinti, una certa frustrazione e un desiderio legittimo di essere meglio informati su ciò che sta loro a cuore, per esempio sul modo in cui la Chiesa compie la sua missione multiforme.

Dove potrebbero trovare questa informazione religiosa se non proprio in un giornale che afferma la sua identità cristiana? E chi potrebbe meglio aiutare questa informazione se non il giornalista cattolico, che ha la possibilità e anche il dovere di fornire a tutti gli elementi per una migliore comprensione, un dialogo più profondo, in cui la realtà della vita sia guardata alla luce della fede? Bisogna dunque fare attenzione, affinché non siano ridotti le informazioni e gli articoli che affrontano le problematiche della fede.

D'altra parte, voi comprendete bene che sarebbe un atteggiamento equivoco, pericoloso e alla fine suicida svincolarsi dall'istituzione della Chiesa, della Chiesa gerarchica, anche se alcuni lettori che hanno in parte perso il senso ecclesiale vi invitano a farlo. Certo, è importante non limitarsi alle manifestazioni ufficiali della Chiesa: la Chiesa è anche la vita quotidiana dei cristiani e delle loro associazioni. Ma le istituzioni della Chiesa sono esse stesse creatrici di avvenimenti, dalle ampie ripercussioni, e sono gli orientamenti del Magistero, dei Pastori responsabili, che permettono di verificare la fedeltà del vissuto alla fede cattolica.

La vita dei cristiani può indirizzarsi in numerosi settori, ad iniziative o ad opinioni diverse. Ed è cosa sana rendere conto di questo pluralismo, in uno spirito di dialogo, in un'ora in cui troppe incomprensioni, irrigidimenti, intolleranza oppongono i gruppi nella società e nella Chiesa.

Tuttavia la descrizione di questo pluralismo cristiano, se vuole avere un riferimento cristiano, suppone che sia nettamente definito ciò che è legittimo nelle opzioni, sul piano dottrinale, etico, liturgico, sociale e che siano preservati e difesi i valori morali, come il rispetto della vita, della dignità umana, delle libertà fondamentali, ivi compresi l'informazione e l'insegnamento, la protezione dei poveri e dei deboli... Se si tratta di altre opzioni, riportate per la preoccupazione della realtà, per contribuire a fornire un altro punto di vista e sempre nel rispetto delle persone, i lettori devono avere i mezzi sufficienti per discernere l'atteggiamento coerente con la fede e il senso ecclesiale.


7. In breve, il giornale cattolico nel suo insieme, e i redattori che si esprimono in suo nome, devono testimoniare nella verità la fede cristiana, la fede della Chiesa, al punto che i lettori, chiunque essi siano, siano sicuri di trovarvi la parola del credente, del credente fedele, felice di credere e di aderire alla Chiesa, sua madre, che egli impara a contemplare e ad amare dall'interno. Questo fa parte della fedeltà senza la quale, come avete detto, perdereste la vostra ragione d'essere, e questo corrisponde al vostro cammino oggi, all'attaccamento alla Chiesa che professate e che volete rafforzare presso il successore di Pietro.

E nello stesso tempo, i lettori vi troveranno, sui diversi avvenimenti, una chiarificazione vera, che permetterà loro di formarsi un giudizio umano e cristiano adatto a servire e a promuovere tutto l'uomo, che aprirà le vie alla speranza e all'amore. Su questi due punti non risiede forse la nota specifica del giornalismo cattolico? E' tutto un programma, suggerito dal titolo significativo: "La Croix, l'événement". Questo chiede onestà, convinzioni cristiane radicate e un'arte autentica. E', credo, Padre Gabel che diceva: "Il giornalista cattolico è un mediatore, a proposito dell'avvenimento, tra la dottrina, gli orientamenti della Chiesa e il suo pubblico". Si, un'arte difficile, ma appassionante, e così necessaria! Sono sicuro che, nel concerto potente e molto discordante dei media, voi vorrete continuare a ricoprire bene la vostra missione, ad assumervi la sfida, nello stesso spirito dei vostri celebri predecessori. Vi incoraggio, implorando su di voi la luce e la forza dello Spirito Santo. A voi stessi, ai Padri Assunzionisti, ai redattori e a tutto il personale del "La Croix", ai lettori, e alle vostre famiglie imparto la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1983

Ai Rogazionisti e alle Figlie del Divino Zelo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Recate l'annuncio vocazionale alla luce della Redenzione riconciliatice




1. Carissimi fratelli e sorelle!

1. Vi ringrazio vivamente per questa vostra visita così significativa ed affettuosa, ed esprimo la mia gratitudine al Padre Gaetano Ciranni, Superiore generale della Congregazione dei Padri Rogazionisti, per le cortesi parole, con le quali si è fatto interprete dei comuni sentimenti in questo incontro, che segna una tappa importante per le vostre Congregazioni dei Padri Rogazionisti e delle Suore Figlie del Divino Zelo. Ricorre infatti quest'anno il primo Centenario della istituzione delle "Opere di Carità" volute dal vostro venerato Fondatore, il Servo di Dio Padre Annibale Maria Di Francia. Egli si consacro al servizio della Chiesa in due specifici campi: quello della preghiera per ottenere dal Signore sante vocazioni sacerdotali e religiose, secondo l'esortazione del Maestro: "Rogate ergo", e quello dell'educazione e assistenza dei bambini e dei giovani particolarmente bisognosi di aiuto.

Con sincera gioia nel cuore e con gratitudine al Signore per quanto rappresentate e fate nella Chiesa, saluto quanti siete qui convenuti tanto numerosi: i sacerdoti, i religiosi, le suore, i ragazzi e alunni degli Istituti educativi, i seminaristi, gli ex allievi ed ex allieve, gli iscritti all'alleanza sacerdotale rogazionista e ai Cenacoli vocazionali, i membri dell'Istituto secolare, i rappresentanti delle Stazioni missionarie e delle parrocchie affidate ai vostri Istituti e, infine, gli amici ed estimatori, che appoggiano le vostre opere.

A tutti apro il mio cuore, augurando con le parole dell'Apostolo Paolo: "grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo (1Co 1,3).


2. Questo incontro avviene alla vigilia della XX Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Non si poteva scegliere una data più significativa per voi, che appartenete alla grande famiglia rogazionista e che fate quindi della promozione vocazionale il segno distintivo delle specifiche iniziative, nate dal carisma del vostro Fondatore, il quale dedico tutto se stesso a tale nobile causa, da lui chiamata la "propagazione della santa Rogazione evangelica". Sono certo che domani, domenica del Buon Pastore, voi, ispirati dalla esemplare testimonianza del Fondatore, non mancherete di animare le vostre comunità e di sensibilizzarle al grave problema delle vocazioni, che è al centro delle attenzioni e preoccupazioni della Chiesa, e di unirvi, in modo speciale, alla mia preghiera: "perché il Signore mandi operai nella sua messe" (Mt 9,37). Come voi ben sapete, oggi la messe è molta, la Chiesa cioè è in continua espansione: cresce e si dilata sotto ogni cielo; ma gli operai sono pochi: pochi non solo di fronte alle accresciute necessità della cura pastorale, urgentemente reclamate dal fenomeno sempre crescente dell'urbanesimo; ma anche, e direi soprattutto, di fronte alle profonde esigenze del mondo moderno; il quale, contrariamente a quanto potrebbe apparire superficialmente, è desideroso ed assetato della Parola di Dio che salva, illumina e dà sicurezza...

Il problema del numero sufficiente dei sacerdoti tocca da vicino la Chiesa, perché da esso dipende l'avvenire religioso della società cristiana. Esso poi è un indice eloquente della vitalità della fede e dell'amore operante nelle singole comunità religiose, parrocchiali e diocesane.


3. Ma lo scopo della vostra venuta a Roma è anche quello di acquistare l'Indulgenza giubilare nella ricorrenza del 1950° anniversario della Redenzione, la quale, come già ho detto in altra occasione, "deve portare tutti i cristiani alla riscoperta del mistero d'amore... e a un approfondimento delle ricchezze nascoste nei secoli in Cristo, nella "fornace ardente" del Mistero pasquale" (cfr. Allocuzione a Sacro Collegio, 23 dicembre 1982).

Carissimi, profittate di questo pellegrinaggio per accogliere con sincerità di spirito e con umile disposizione quelle grazie necessarie per compiere una verifica della vostra situazione personale e, se occorre, una rettifica. Guardate nel profondo del vostro cuore per dare a Dio il posto che gli compete nella vostra vita e per vedere se non ci siano offese da dimenticare, o relazioni pacifiche da far rinascere mediante una conversazione caritatevole.

Sappiate "vincere il male col bene" (Rm 12,21), creando intorno a voi un'atmosfera di bontà, di generosità e di fiducia e vedendo negli altri, non stranieri, ma fratelli da comprendere, da rispettare e da amare.

E' questo il messaggio e l'invito che vengono a voi dal centenario della vostra fondazione, in questo Anno Giubilare della Redenzione. Viveteli così: e sperimenterete nel vostro animo la gioia di essere cristiani autentici, redenti e riconciliati nel sangue dell'Agnello immacolato, e troverete quella pace che lui solo sa e può dare.

Siate portatori dell'annuncio vocazionale, di questo "santo ideale" come lo chiamava il vostro Fondatore, alla luce della Redenzione riconciliatrice, e il Signore non mancherà di esaudire le vostre domande.

Di cuore invoco su voi e sui vostri propositi il conforto di Nostro Signore Buon Pastore e volentieri vi imparto la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-04-23 Data estesa: Sabato 23 Aprile 1983

Recita del Regina Caeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Intensificare la preghiera per le vocazioni




1. Non esiste annuncio più lieto e importante per la nostra salvezza di quello proclamato dagli apostoli: "Il Signore è veramente risorto" (Lc 24,34). In Gesù il terribile duello tra la morte e la vita si è risolto a vavore di quest'ultima: egli è il Vivente, il Vincitore delle forze del male, il Signore della storia (cfr. 2Co 13,4 Ap 5,5 Ap 1,8 Ph 2,11). Non è tornato alla vita di prima - ancora votata alla morte - come Lazzaro, ma ha assunto una vita nuova e imperitura: "Cristo risuscitato dai morti non muore più; la morte non ha più potere su di lui" (Rm 6,9).


2. Al suo seguito, Gesù attrae tutti i fedeli, poiché egli è "la primizia" e "il primogenito dei risorti" (1Co 15,20 Col 1,18). E, in primo luogo, egli attrae sua Madre, glorificata al seguito del Risorto, come la Chiesa ha sempre percepito in armonia con la missione della Vergine nel piano della salvezza.

Per questo anche noi, con le generazioni cristiane che ci hanno preceduto, abbiamo la gioia di proclamare il lieto annuncio: "Maria vive presso il Signore, vive di vita piena e imperitura! Anche su di lei, per grazia di Cristo, la morte non ha più presa!".

Questa convinzione è il presupposto della preghiera fiduciosa che almeno dal III secolo i fedeli rivolgono a Maria, invocandola nell'antifona "Sub tuum praesidium" come santa Madre di Dio, dotata di potenza, di purezza e di misericordia.

Con immensa gioia contempliamo Maria viva e glorificata al seguito del Risorto. In lei leggiamo prefigurato il destino della Chiesa. Se saremo fedeli a Cristo, anche noi seguiremo la sorte di Maria e vedremo spalancarsi di fronte a noi le porte della vita. Il suo esempio confermi la nostra certezza, la sua preghiera sostenga il nostro cammino e la nostra speranza.


3. Celebriamo oggi la Giornata mondiale per le vocazioni. In questa domenica in cui la liturgia, presenta alla nostra considerazione la figura del Buon Pastore, siamo tutti invitati a riflettere sulla necessità della Chiesa di numerose e sante vocazioni.

Vorrei esortarvi, innanzitutto, a ringraziare il Signore per l'aumento delle vocazioni che, in questo ultimo periodo, si va riscontrando in non poche diocesi del mondo. Questa ripresa è di grande conforto. Siccome le vocazioni sono dono di Dio, è necessario intensificare le preghiere per invocare dal Signore un numero sufficiente di operai per la sua messe, che è attualmente così abbondante.

In questo Anno Santo, nel quale riviviamo con particolare intensità il mistero della Redenzione, non manchino in ogni parrocchia e in ogni famiglia cristiana speciali preghiere perché molti abbiano la gioia e il coraggio di rispondere alla chiamata del Signore.

Rivolgo poi il mio pensiero in particolare alle famiglie, che tanta importanza hanno nel favorire lo sviluppo dei germi della vocazione. Auspico che abbiano a stimare e apprezzare sempre il dono della vocazione religiosa per i loro figli e per le loro figlie, ritenendosi onorate se il Signore vorrà chiamare qualcuno di essi a seguirlo da vicino, nel dono di sé a Dio nella vita sacerdotale o religiosa. Per tale intenzione recitiamo ora la preghiera "Regina caeli".

(A conclusione della preghiera, il Santo Padre ha proseguito:) Alcuni giorni fa ho avuto la gioia ci ricevere in solenne udienza il Catholicos armeno di Cilicia, Sua Santità Karekine II Sarkissian. In tale incontro, che ha rappresentato un nuovo passo nel dialogo fraterno tra le nostre Chiese, abbiamo pregato insieme per la Comunità armena e per il Popolo libanese, e io ho sottolineato come nel momento presente sia un dovere, per tutti quelli che professano la vittoria del Cristo, testimoniare, nell'unità, la loro speranza di fronte al mondo; sia loro dovere invitare alla speranza e alla ricostruzione tutti coloro che credono in Dio e tutti gli uomini di buona volontà. Mentre rinnovo, in questa domenica, il mio deferente saluto e i miei fervidi voti augurali al Catholicos Karekine II, desidero assicurargli che siamo uniti alla preghiera, che egli e la Chiesa armena elevano al Signore per tutto ciò che hanno di più caro nelle loro tradizioni e in particolare per la memoria venerata dei loro figli che offrirono il sacrificio della propria vita.

Sono presenti oggi numerosi "chierichetti", giunti in pellegrinaggio, che hanno partecipato alla Santa Messa celebrata in San Pietro dal Cardinale Poletti. L'azione che svolgete, cari ragazzi, nel servire la Santa Messa, è un'azione grande, importante. Essa suppone in voi la fede e la risposta a un'interiore chiamata dal Signore. Servire la Messa è un gesto di fede. Suppone quindi umiltà, devozione, ascolto della parola di Dio, spirito di servizio, senso della dignità della Santa Messa come incontro col Signore e con i fratelli. Amate questo ministero, cari ragazzi: fatelo bene! Oggi, Giornata mondiale per le vocazioni desidero, cari chierichetti, dirvi una sola parola, come ricordo di questo incontro di preghiera: se il Signore bussasse alla porta del cuore di alcuni di voi e vi chiamasse al Sacerdozio, siate generosi nell'accogliere l'invito.

Saluto i numerosi pellegrini del Cenacolo domenicano di Genova, composto da laici che si riuniscono mensilmente nel convento di Santa Maria di Castello per una mezza giornata di vita liturgica e di studio della spiritualità domenicana e cateriniana. Vada ad essi e ai religiosi che li guidano l'espressione del mio incoraggiamento.

Data: 1983-04-24 Data estesa: Domenica 24 Aprile 1983

Omelia nella Parrocchia Nostra Signora di Guadalupe - Roma

Titolo: Rallegriamoci perché siamo di Dio che si premura del nostro bene




1. Cari parrocchiani della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe a Monte Mario.

Oggi, nella quarta domenica del tempo di Pasqua, la Chiesa ci invita alla gioia pasquale. Fa così per tutti i giorni di questo periodo, fino alla Pentecoste. Questo invito risuona in modo particolare nella liturgia domenicale.

"Acclamate al Signore, voi tutti della terra, / servite il Signore nella gioia, / presentatevi a lui con esultanza... / poiché buono è il Signore, / eterna la sua misericordia" (Ps 99(100),


2.5).

La gioia pasquale deve essere permeata dal rendimento di grazie. La Chiesa ci invita a guardare con gli occhi della fede, alla luce della risurrezione di Cristo, tutti i benefici di Dio sin dall'inizio.


2. "Riconoscete che il Signore è Dio; / egli ci ha fatti e noi siamo suoi, / suo popolo e gregge del suo pascolo" ().

Ecco il primo motivo della gioia, che si esprime nel rendimento di grazie. Ci rallegriamo con gioia pasquale per il fatto che Dio è; perché il mondo non è un deserto abbandonato e senza padrone. Ci rallegriamo con gioia pasquale per il fatto che Dio ha creato il mondo; ha creato noi; ha creato l'uomo nel mondo visibile. Ci rallegriamo e rendiamo grazie perché quest'uomo - benché abbia tanto in comune con il mondo in cui vive sulla terra - porta al tempo stesso i contrassegni di un essere superiore: i contrassegni, cioè, della somiglianza a Dio stesso.

Ci rallegriamo e ringraziamo perché, mediante questa singolare somiglianza con l'Immagine divina, l'uomo appartiene a Dio. Perché è sua particolare proprietà. La risurrezione di Cristo riconferma questa santa appartenenza con la più grande efficacia. Se l'uomo non appartenesse a Dio, così come ne testimonia Cristo, sarebbe condannato ad una sottomissione definitiva al mondo. Tutta la vita sarebbe indirizzata esclusivamente verso la morte.

Mediante la morte, il mondo della materia prenderebbe totale possesso del meraviglioso essere umano, rendendolo "polvere della terra". Senza la fede in Cristo, all'esistenza umana rimarrebbero soltanto tali prospettive.

La risurrezione di Cristo permette all'uomo di staccarsi da tali prospettive, dominate dalla morte. E perciò la gioia pasquale è prima di tutto gioia che deriva dal mistero della Creazione.

Noi quindi ci rallegriamo: perché il Signore è Dio, perché egli ci ha fatti, perché noi siamo suoi.


3. Ci rallegriamo con gioia pasquale per il fatto di essere il Popolo di Dio, gregge del suo pascolo.

Nel tempo di Pasqua emerge chiaramente la figura di Cristo-Buon Pastore.

Egli dice di se stesso: "Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me" (Jn 10,14).

Già mediante la Creazione siamo proprietà di Dio, che è nostro Padre. Il Padre si dà premura per il nostro bene. Il mondo visibile, destinato all'uomo e sottomesso al suo dominio, è un segno visibile di questa sollecitudine paterna nell'ordine della natura. Ma il Padre non si accontenta di ciò. Avendo creato l'uomo a propria immagine e somiglianza, destina per lui il bene definitivo in virtù di tale immagine e somiglianza. E per avviare l'uomo verso questo bene, il Padre dona il suo Figlio, come Buon Pastore delle anime.

Nell'odierno Vangelo di san Giovanni, Gesù dice: "Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e io e il Padre siamo una cosa sola" (Jn


10,27-30).

La nostra gioia pasquale è permeata di gratitudine per il dono di Cristo-Buon Pastore. Ci rallegriamo, ringraziando il Padre per aver chiamato, in lui, l'umanità alla vita soprannaturale. Ci rallegriamo, ringraziando Cristo di condurci a questo obiettivo. Ci rallegriamo ringraziando di essere il suo gregge; di essere la Chiesa.

Ecco il secondo motivo della gioia pasquale, suggeritoci dalla Liturgia di questa domenica.


4. Il terzo motivo della gioia pasquale ci viene indicato dalla lettura del Libro dell'Apocalisse di San Giovanni. Ecco, davanti al trono e davanti all'Agnello stanno in piedi "coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione".

L'Evangelista dice di loro che "hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello" (cfr. Ap 7,14). E poi specifica con le seguenti parole lo stato di felicità da loro partecipato: "Non avranno più fame, / né avranno più sete,/ né li colpirà il sole, / né arsura di sorta, / perché l'Agnello che sta in mezzo al trono / sarà il loro pastore / e li guiderà alle fonti delle acque della vita. / E Dio tergerà ogni lacrima dai loro occhi" (Ap 7,16-17).

La risurrezione di Cristo ha aperto davanti all'uomo la prospettiva della felicità definitiva nell'unione con Dio. Sulla base della Redenzione compiuta dall'Agnello di Dio, questa felicità deve essere partecipata dall'uomo.

E' impossibile descriverla con un linguaggio umano, né paragonarla con qualsiasi altra cosa: "Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udi, / né mai entrarono in cuore di uomo, / queste ha preparato Dio per coloro che lo amano" (1Co 2,9).

La speranza di questa felicità eterna nell'unione con Dio è, secondo la liturgia di oggi, il terzo motivo della gioia pasquale. Ed anche il terzo motivo del rendimento di grazie.


5. Proprio in spirito di tale gioia che deriva dalla Risurrezione del Signore, saluto cordialmente tutti voi, cari fedeli di questa Parrocchia, dedicata a Nostra Signora di Guadalupe, alla "Morenita", la cui Immagine miracolosa ho avuto la sorte di venerare nel suo celebre Santuario, in occasione del mio primo pellegrinaggio apostolico, quello compiuto in Messico nel 1979.

Saluto in particolare il Cardinale Ugo Poletti, il Vescovo Ausiliare del Settore, Monsignor Remigio Ragonesi, lo zelante Parroco, Don Vincenzo Tommasi e tutti i Sacerdoti che lo coadiuvano nella cura delle anime di questa circoscrizione parrocchiale nel quartiere di Monte Mario.

Il mio saluto si estende a tutte le Comunità religiose operanti nell'ambito della parrocchia e delle Chiese sussidiarie, al Consiglio pastorale con i suoi due gruppi che si dedicano rispettivamente alla catechesi, alla liturgia, alla spiritualità e alle opere di carità e di promozione umana; ai Gruppi giovanili facenti parte della Comunità di Sant'Egidio e del Movimento di "Comunione e liberazione"; ai Gruppi di adulti, che, riuniti nell'Associazione di Azione cattolica, prendono parte ad incontri settimanali di catechesi e promuovono varie iniziative a carattere formativo.

Giunga il mio saluto, in modo particolare, agli anziani, ai malati e a tutti coloro che soffrono per la crisi degli alloggi, per la precarietà del proprio lavoro e per il triste fenomeno della violenza o della droga, che miete anche qui vittime tra i giovani, gettando intere famiglie nell'angoscia e nella desolazione.

A tutti desidero far sentire la mia partecipazione di affetto ai problemi che toccano i singoli e l'intera Comunità parrocchiale, che raccomando alla celeste protezione della Vergine Santissima di Guadalupe.


6. Come voi ben sapete, questa visita è anche una celebrazione giubilare dell'Anno Santo. Partecipando a questa liturgia, voi potete acquistare per voi o per i vostri defunti l'Indulgenza speciale, che la Chiesa concede in occasione della ricorrenza del 1950° anniversario della Redenzione. Unitevi alle intenzioni generali proposte dalla Chiesa per questo Anno Santo: esse sono la penitenza e la riconciliazione. Non c'è riconciliazione con Dio e con i fratelli senza un vero spirito di penitenza e un cambiamento di mentalità, senza la percezione del senso del peccato e senza il ricorso alla misericordia salvatrice del Signore. Unitevi a questa celebrazione eucaristica con spirito umile e disposto a ricevere le grazie necessarie per la riforma interiore e per instaurare in Cristo nuovi rapporti con Dio e con i fratelli. Sia questo per tutti un momento privilegiato per fare una verifica spirituale e, se occorre, per riparare e fare penitenza. così, riconciliati e rinnovati nel sangue del Redentore divino, ritroverete la gioia di vivere e avrete per tutti maggiore bontà e generosità, per testimoniare con la vostra esistenza che siete di Cristo e che non avete timore di professarvi cristiani.


7. Cari fratelli e sorelle! Il nostro odierno incontro rafforzi il vostro santo legame con cristo Buon Pastore. Si rinnovi il lui la vostra gioia pasquale legata alla coscienza dei benefici di Dio. Questi benefici portino in ciascuno di noi i frutti della vita cristiana e della vita eterna. Serviamo il Signore nella gioia!

Data: 1983-04-24 Data estesa: Domenica 24 Aprile 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Alla Plenaria di "Propaganda fide" - Città del Vaticano (Roma)