GPII 1983 Insegnamenti - Alla Congregazione per i religiosi - Città del Vaticano (Roma)


1. Vi ringrazio della vostra presenza, e vi esprimo la mia gioia per questo incontro, e la mia riconoscenza per il lavoro che svolgete nell'animazione e promozione della vita consacrata. I consigli evangelici, infatti, sono un "dono divino che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e con la sua grazia sempre conserva" (LG 34), ed è pertanto estremamente valido e prezioso quanto si compie nel Dicastero in favore della loro professione.

In questa linea di animazione e promozione si è posta anche l'assemblea plenaria che oggi concludete, nella quale avete preso in particolare considerazione l'identità e la missione di quegli Istituti, che a motivo della loro peculiare missione "in saeculo et ex saeculo" (CIC 713 § 2), sono denominati "Istituti secolari".

E' la prima volta che una vostra assemblea plenaria tratta direttamente di questi: è stata quindi una scelta opportuna, che la promulgazione del nuovo Codice ha favorito. In esso gli Istituti secolari - che nel 1947 ebbero il riconoscimento ecclesiale con la costituzione apostolica emanata dal mio predecessore Pio XII, "Provida Mater" - trovano ora la loro giusta collocazione in base alla dottrina del Concilio Vaticano II. Tali Istituti, infatti, vogliono essere fedele espressione di quella ecclesiologia, che il Concilio riconferma, quando mette in evidenza la vocazione universale alla santità (cfr. LG 39-42), i compiti nativi dei battezzati (cfr. LG 30-38; "Apostolicam Actuositatem"), la presenza della Chiesa nel mondo in cui deve agire come fermento ed essere "sacramento universale di salvezza" (LG 48; cfr. "Gaudium et Spes"), la varietà e la dignità delle diverse vocazioni, e il "singolare onore", che la Chiesa ha verso la "perfetta continenza per il Regno dei cieli" e verso la testimonianza della povertà e dell'obbedienza evangeliche (LG 42).


2. Molto giustamente la vostra riflessione si è soffermata sugli elementi costitutivi, teologici e giuridici, degli Istituti secolari, tenendo presente la formulazione dei canoni ad essi dedicati nel Codice recentemente promulgato, ed esaminandoli alla luce dell'insegnamento che il Papa Paolo VI, e io stesso con l'allocuzione del 28 agosto 1980, abbiamo ribadito nelle Udienze loro concesse.

Dobbiamo esprimere un profondo ringraziamento al Padre di infinita misericordia, che ha preso a cuore le necessità dell'umanità e, con la forza vivificante dello Spirito, ha intrapreso in questo secolo iniziative nuove per la sua redenzione. Al Dio trino sia onore e gloria per questa irruzione di grazia, che sono gli Istituti secolari, con i quali egli manifesta l'inesauribile benevolenza, con cui la Chiesa stessa ama il mondo in nome del suo Dio e Signore.

La novità del dono, che lo Spirito ha fatto alla fecondità perenne della Chiesa, in risposta alle esigenze del nostro tempo, si coglie soltanto se si comprendono bene i suoi elementi costitutivi nella loro inseparabilità: la consacrazione e la secolarità; il conseguente apostolato di testimonianza, di impegno cristiano nella vita sociale e di evangelizzazione; la fraternità che, senza essere determinata da una comunità di vita, è veramente comunione; la stessa forma esterna di vita, che non distingue dall'ambiente in cui si è presenti.


3. Ora, è doveroso conoscere e far conoscere questa vocazione, così attuale e vorrei dire così urgente, di persone che si consacrano a Dio praticando i consigli evangelici, e in tale consacrazione speciale si sforzano di immergere tutta la loro vita e tutte le loro attività, creando in se stesse una disponibilità totale alla volontà del Padre e operando per cambiare il mondo dal di dentro (cfr. Allocuzione del 28 agosto 1980).

La promulgazione del nuovo Codice permetterà certamente questa migliore conoscenza, ma deve pure spingere i Pastori a favorire tra i fedeli una comprensione non approssimativa o accomodante, ma esatta e rispettosa delle caratteristiche qualificanti.

In tal modo si susciteranno risposte generose a questa difficile ma bella vocazione di "piena consacrazione a Dio e alle anime" ("Primo Feliciter", V): vocazione esigente, perché vi si risponde portando gli impegni battesimali alle più perfette conseguenze di radicalità evangelica, e anche perché questa vita evangelica deve essere incarnata nelle più diverse situazioni.

Infatti, la varietà dei doni affidati agli Istituti secolari esprime le varie finalità apostoliche, che abbracciano tutti i campi della vita umana e cristiana. Questa ricchezza pluralistica si manifesta anche nelle numerose spiritualità che animano gli Istituti secolari, con la diversità dei sacri vincoli, che caratterizzano diverse modalità nella pratica dei consigli evangelici e nelle grandi possibilità di inserimento in tutti gli ambienti della vita sociale. Giustamente il mio predecessore, il Papa Paolo VI, che tanto affetto dimostro per gli Istituti secolari, diceva che, se essi "rimangono fedeli alla propria vocazione, saranno come il laboratorio sperimentale, nel quale la Chiesa verifica le modalità concrete dei suoi rapporti con il mondo" (Paolo VI, Discorso al Congresso internazionale degli Istituti secolari, 25 agosto 1976). Prestate, dunque, il vostro appoggio a tali Istituti, perché siano fedeli alla originalità dei loro carismi di fondazione riconosciuti dalla Gerarchia, e siate vigilanti per scoprire nei loro frutti l'insegnamento, che Dio vuole darci per la vita e l'azione di tutta la Chiesa.


4. Se ci sarà uno sviluppo e un rafforzamento degli Istituti secolari, anche le Chiese locali ne trarranno vantaggio.

Nella vostra assemblea plenaria questo aspetto è stato tenuto presente, anche perché vari Episcopati, con i suggerimenti dati in ordine alla vostra riunione, hanno indicato il rapporto tra Istituti secolari e Chiese locali come meritevole di approfondimento.

Pur nel rispetto delle loro caratteristiche, gli Istituti secolari devono comprendere e assumere le urgenze pastorali delle Chiese particolari, e confermare i loro membri a vivere con attenta partecipazione le speranze e le fatiche, i progetti e le inquietudini, le ricchezze spirituali e i limiti, in una parola: la comunione della loro Chiesa concreta. Deve essere un punto di maggiore riflessione per gli Istituti secolari, questo, così come deve essere una sollecitudine dei Pastori riconoscere e richiedere il loro apporto secondo la natura loro propria.

In particolare, incombe ai Pastori un'altra responsabilità: quella di offrire agli Istituti secolari tutta la ricchezza dottrinale, di cui hanno bisogno. Essi vogliono far parte del mondo e nobilitare le realtà temporali, ordinandole ed elevandole, perché tutto tenda a Cristo come a un capo (cfr. Ep 1,10). perciò, si dia a questi Istituti tutta la ricchezza della dottrina cattolica sulla creazione, l'incarnazione e la redenzione, affinché possano fare propri i disegni sapienti e misteriosi di Dio sull'uomo, sulla storia e sul mondo.


5. Fratelli e figli carissimi! E' con sentimento di vera stima e anche di vivo incoraggiamento per gli Istituti secolari che oggi ho colto l'occasione offertami da questo incontro per sottolineare alcuni aspetti da voi trattati nei giorni scorsi.

Auspico che la vostra assemblea plenaria raggiunga pienamente la finalità di offrire alla Chiesa una migliore informazione sugli Istituti secolari e di aiutare questi a vivere la loro vocazione in consapevolezza e fedeltà.

Quest'Anno Giubilare della Redenzione, che tutti chiama "a una rinnovata scoperta dell'amore di Dio che si dona" ("Aperite portas Redemptori", 8), a un rinnovato incontro con la bontà misericordiosa di Dio, sia in particolare per le persone consacrate anche un rinnovato e pressante invito a seguire "con maggior libertà" e "più da vicino" (PC 1) il Maestro che le chiama per le vie del Vangelo.

E la vergine Maria sia per loro costante e sublime modello, e le guidi sempre con la sua materna protezione.

Con questi sentimenti, volentieri imparto a voi qui presenti, e agli iscritti negli Istituti secolari di tutto il mondo, la propiziatrice benedizione apostolica.

Data: 1983-05-06 Data estesa: Venerdi 6 Maggio 1983

A pellegrini svizzeri - Città del Vaticano (Roma)


Titolo: Dio vi ha permesso di sviluppare il meglio di voi stessi

Signorine, Signore e Signori.

Siate benvenuti in questa Casa pontificia che è familiare ai vostri compatrioti, poiché sono degli svizzeri che ne assicurano la guardia con la cura, la vigilanza, la regolarità, la dignità, la cortesia che sono loro qualità naturali. Ieri avete potuto assistere al loro giuramento di fedeltà, e oggi, voi mi rendete una visita di cui vi ringrazio.

Voi provenite da diversi cantoni svizzeri ed evocate ai miei occhi quel bel Paese nel quale avevo progettato una visita pastorale che ha dovuto essere rimandata, ma che ho la ferma speranza di realizzare presto. Gli splendidi costumi che voi indossate, i bei canti alpini che voi eseguite, con le espressioni musicali e sportive che li accompagnano, manifestano la bellezza e la varietà delle vostre tradizioni, l'attaccamento legittimo alla vostra regione, al suo passato ricco di storia, di senso patriottico e di fede cristiana. Tutto questo costituisce un patrimonio umano di cui potere essere fieri: vi invito a vedere in esso un dono di Dio che vi ha permesso d'essere ciò che voi siete, di sviluppare in voi e nelle vostre famiglie il meglio di voi stessi.

Nella vostra Federazione nazionale i singoli gruppi si accolgono con amicizia nelle loro diverse forme espressive e formano così comunità, come Dio stesso desidera dall'uomo: comunità nella quale le differenze non vengono cancellate ma accolte e contribuiscono alla bellezza, alla ricchezza e alla vivacità del tutto. così è anche nella Chiesa: tutti i diversi membri sono chiamati a costruire un solo corpo.

E' questo il mio augurio per voi: irraggiate gioia, diffondete attorno a voi il senso del bello e sentimenti di amicizia! Aiutate i singoli, le famiglie, le comunità e le diverse Istituzioni del vostro Paese, a scoprire nuovamente e a sviluppare il cuore della vostra cultura: attenzione all'uomo, amore alla Patria, fede in Dio, unità con Cristo, senso ecclesiale, valori autentici e aperti a tutti! Di tutto cuore imparto su di voi e su tutti i vostri cari la benedizione di nostro Signore.

Data: 1983-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1983

Alle Pontificie opere missionarie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Formare una coscienza missionaria impegno precipuo nella Chiesa

Carissimi nel Signore!


1. Al termine dell'annuale assemblea generale del Consiglio superiore delle Pontificie Opere Missionarie avete desiderato, come già gli altri anni, questa udienza, ed è per me una grande gioia porgervi il mio saluto cordiale ed esprimervi il mio ringraziamento per questo vostro atto di ossequio, e soprattutto per l'infaticabile e intensa opera che svolgete a servizio della Chiesa missionaria.

Saluto anzitutto il Cardinale Agnelo Rossi, Prefetto della Sacra Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli; Monsignor Simon Lourdusamy, Segretario della Congregazione e Presidente delle Opere Pontificie, i Segretari generali, i Consiglieri, i Direttori nazionali, convenuti da ogni Paese e il personale dei Segretariati generali.

Ma, in questa circostanza, estendo il mio affettuoso saluto, espressione di profonda gratitudine, a tutti i vostri collaboratori nelle diocesi e parrocchie, ai missionari delle varie Congregazioni e ai sacerdoti secolari partiti dalle loro regioni in ossequio alla "Fidei Donum", che in mezzo a gioie e a tribolazioni, a consolazioni e a disagi compiono con amore e costanza il compito della "evangelizzazione".

A voi tutti ripeto con intimo gaudio le parole di san Paolo ai Romani: "Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo" (Rm 15,13).


2. Durante la vostra assemblea avete ascoltato varie relazioni e, vedendo pur in rapida sintesi l'immenso lavoro compiuto, avete notato quanto sia sempre necessario continuare a lavorare con coraggio e lungimiranza nelle varie sezioni delle Opere Pontificie, per l'animazione missionaria tra i sacerdoti e i religiosi, nei seminari e tra i laici, per la formazione a un'autentica sensibilità e mentalità apostolica e per l'aiuto concreto alle comunità più bisognose e disagiate. Creare, sviluppare, mantenere viva la coscienza missionaria è compito necessario e meraviglioso, per il quale merita davvero spendere la propria vita! Sono lieto di sapere che quest'anno nella Sessione pastorale il vostro impegno di animazione si volgerà particolarmente al mondo dell'infanzia, trattando l'argomento "La Pontificia opera della santa infanzia". La scelta e i programmi sono provvidenziali, perché anche mediante tale Opera si realizza quella finalità attrubuita dal Concilio alle Opere Missionarie, che sono, come si è espresso il decreto "Ad Gentes" (AGD 38), "lo strumento principale... per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario". So che la Segreteria internazionale dell'Opera della santa infanzia verrà prossimamente trasferita da Parigi a Roma: ciò contribuirà a darle un sempre più vigoroso slancio ed entusiasmo.

Sia ringraziato il Signore, che pur nelle innumerevoli difficoltà dei tempi, concede sempre alla Chiesa la gioia delle sue grazie e delle sue consolazioni per la perseveranza nell'ideale e nell'impegno missionario.


3. In questo momento, vi ricordo le parole di Cristo: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me... Chi ha visto me, ha visto il Padre... Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere" (Jn 14,1 Jn 14,6 Jn 14,9 Jn 14,11).

Gesù affermava con autorità suprema di essere egli stesso Persona divina e "via" al Padre, che vuole essere conosciuto, amato, obbedito per mezzo del Verbo Incarnato, Gesù Cristo. "Questa è la vita eterna - diceva ancora Gesù - che conoscano te, o Padre, e Colui che hai mandato, Gesù Cristo!" (Jn 17,3). La Chiesa, a cominciare dagli Apostoli e da san Paolo, non ha mai messo in dubbio questo suo dovere radicale e assoluto di evangelizzare per convertire a Cristo, e cioè all'unica Verità e all'unica salvezza nel piano ordinario di Dio.

Dall'esplicito comando di Cristo: "Andate, predicate, insegnate, battezzate" (cfr. Mt 28,19-20 Mc 16,15ss), la Chiesa ha derivato l'impegno di diffondere la fede e la salvezza del Redentore, continuando e sviluppando nel corso della storia la sua missione divina (Cfr. Ag 5).

Cristo, dunque, è la via al Padre! Fu così per gli ebrei contemporanei degli Apostoli e per i popoli pagani avvicinati da san Paolo; fu così per sant'Agostino e sant'Ambrogio, per san Benedetto e i santi Cirillo e Metodio; fu così per ogni secolo, per ogni epoca, in ogni mutamento nello sviluppo della storia e nella maturazione dell'umanità; ed è così anche oggi. Come ancora ha detto il Concilio Vaticano II: "La Chiesa crede di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine dell'uomo, nonché di tutta la storia umana" (GS 10).

Certamente l'evangelizzazione, come notava Paolo VI nella "Evangelii Nuntiandi" (cfr. EN 29 EN 31-32), non deve trascurare i problemi così dibattuti oggi che riguardano la giustizia, la liberazione, lo sviluppo, la pace, il rispetto della coscienza e della persona umana. Tuttavia, l'evangelizzazione non può e non deve scostarsi dall'asse religioso che la governa: "Il Regno di Dio prima di ogni altra cosa nel suo senso pienamente teologico". Non si turbi dunque mai il vostro cuore! Abbiate fiducia! Mantenete vivo e fervoroso lo spirito missionario, perché tutti gli uomini, per quanto è possibile alle umane risorse, conoscano Cristo morto in croce e risorto per la nostra salvezza.

Infatti rimane necessario, essenziale, prioritario l'annunzio chiaro ed esplicito della salvezza offerta da Cristo ad ogni uomo, né si può prescindere oggettivamente dalla Chiesa, come segno visibile dell'incontro dell'uomo con Dio (cfr. EN 27-28).

Pertanto la formazione della "coscienza missionaria" acquista oggi un'importanza fondamentale, perché insieme a tutto il patrimonio dottrinale da conoscere e da assimilare, è necessaria anche una fede convinta e vissuta in assoluta coerenza, insieme con una profonda sensibilità spirituale e religiosa, che abiliti al dialogo costruttivo, nell'intento rispettoso ma coraggioso di portare gli uomini al Padre per mezzo della via che è Cristo.


4. Nel mese dedicato a Maria santissima, vi invito alla costante e fervente preghiera alla Regina delle Missioni. Invochiamo da lei la grazia che ogni cristiano viva sempre con uno spirito coscientemente e coraggiosamente missionario! Con questi voti, di gran cuore vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo volentieri ai collaboratori, ai benefattori e a tutte le persone care.

Data: 1983-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1983

Al Consiglio direttivo del Centro europeo del turismo

Illustri Signori!


1. Sono particolarmente lieto di accogliere e di salutare voi, membri del Consiglio direttivo del Centro europeo per il turismo, che siete qui venuti insieme con i rappresentanti di alcune regioni italiane e di enti pubblici partecipanti alla recente mostra a Castel Sant'Angelo in Roma.

A tutti esprimo il mio cordiale benvenuto e il mio apprezzamento per questo gesto, che dimostra il vostro attaccamento alla Sede di Pietro. Vi ringrazio per l'opera preziosa e benemerita che il vostro ente svolge in favore di quanti sono interessati al fenomeno sempre crescente del turismo. Vi sono, in particolare, grato per il pensiero che avete avuto di dedicare nella medesima mostra un padiglione alla Santa Sede, in cui avete voluto esporre, tra l'altro, alcune formelle della "Risurrezione", che campeggia nell'Aula Paolo VI.


2. Le parole del vostro Presidente mi hanno fatto piacere, perché sono un segno dei nobili sentimenti che ispirano la vostra opera e insieme mi danno l'occasione di ribadire l'importanza che la Chiesa annette al turismo per i suoi risvolti spirituali, morali e culturali.

Come voi sapete, esso è collegato con la grande trasformazione sociale portata dalla moltiplicazione, dalla diffusione e dalla rapidità dei mezzi di trasporto. Il viaggiare, che in passato era riservato a persone isolate o a piccoli gruppi, oggi è diventato un fenomeno di massa: sono folle che si muovono, oltre che per interessi economici e motivi di necessità, a scopo di svago e per il desiderio di vedere luoghi e uomini di Paesi diversi. Da qui derivano grandi vantaggi per la cultura, per i rapporti tra i popoli e, di conseguenza, per la pace, per la promozione della civiltà e per la diffusione di un più ampio benessere.

Tutto questo non può lasciare indifferente la Chiesa, la quale è attenta a tutto ciò che è autenticamente umano. Essa nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes" guardando a tale moderno fenomeno in un più ampio contesto culturale, afferma (n. 61): "La diminuzione più o meno generalizzata del tempo del lavoro fa aumentare di giorno in giorno le possibilità culturali per molti uomini. Il tempo libero sia, a ragione, impiegato per distendere lo spirito, per fortificare la salute dell'anima e del corpo, mediante attività e studi di libera scelta, mediante viaggi in altri Paesi, con i quali si affina lo spirito dell'uomo e gli uomini si arricchiscono con la reciproca conoscenza anche mediante esercizi e manifestazioni sportive, che giovano a mantenere l'equilibrio dello spirito anche nelle comunità e offrono un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le condizioni, di nazioni e stirpi diverse".


3. Come si rileva da questo brano del Concilio Vaticano II, numerosi sono i fattori che entrano in gioco nel fenomeno del turismo; esso infatti coinvolge la cultura, l'arte, lo sport e la religione. E' vero che, per quanto riguarda l'aspetto religioso, il cristiano che si reca ai Santuari, è un pellegrino e non un turista, ma è anche vero che vi sono tante analogie e interdipendenze tra pellegrinaggio e turismo. Differisce la spinta interiore che induce gli uomini a mettersi in moto e, per conseguenza, lo stile di vita di coloro che si muovono; ma sia il turismo che il pellegrinaggio appagano entrambi una sete interiore e causano incontri e rapporti umani.

Sono certo che in questo Anno Giubilare della Redenzione, durante il quale converranno a Roma, centro del Cristianesimo, numerose persone, voi non mancherete di prodigare tutte le vostre attenzioni per favorire, nel modo migliore, le esigenze dei forestieri. E soprattutto sia il vostro servizio in armonia con le esigenze spirituali dei pellegrini, che si recano a visitare le Tombe degli Apostoli e acquistare l'indulgenza giubilare. Sappiate offrire loro un servizio che sia valido per la esatta conoscenza dei luoghi e della loro storia, e rispettoso dei sentimenti altrui.

Avvaloro questi miei pensieri e voti con una speciale benedizione apostolica, che ora imparto a voi e ai vostri cari.

Data: 1983-05-07 Data estesa: Sabato 7 Maggio 1983

Recita del Regina Caeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La supplica alla Madonna di Pompei ardente e commossa preghiera

Carissimi fratelli e sorelle! Si celebra oggi solennemente nel Pontificio Santuario della Beatissima Vergine del Santissimo Rosario di Pompei il centenario della "Supplica" alla Madonna.

Questa ardente e commossa preghiera, che viene recitata ogni anno a mezzogiorno dell'8 maggio e della prima domenica di ottobre, è sgorgata dal grande cuore del Beato Bartolo Longo, l'avvocato nato a Latiano (Brindisi) nel 1841 e morto a Pompei nel 1926, dopo una lunga vita dedicata ad un apostolato intenso e fecondo, specialmente nel campo dell'assistenza e dell'educazione dei fanciulli, mediante splendide opere di carità, come asili, laboratori, scuole, ricreatori, officine, orfanotrofi, costruiti attorno al Tempio di Pompei, che egli volle dedicare alla Vergine santissima del Rosario.

La generosità dei fedeli di tutti i Continenti ha reso in questi anni sempre più bello quel Santuario e ha contribuito alla vitalità delle iniziative sociali volute dal Beato per l'autentica promozione sociale e cristiana dei piccoli.

La Divina Provvidenza ha voluto darmi la gioia di elevare il 26 ottobre


1980 Bartolo Longo alla gloria degli altari, mediante la Beatificazione; e oggi, nel centenario della "Supplica", desidero unirmi anch'io alla folla sterminata, raccolta in fervida preghiera in quel Santuario della Madonna e nella grande piazza di Pompei.

Invito pertanto tutti coloro che mi ascoltano in questo momento ad associarsi spiritualmente a questo coro orante e a seguire l'ultima parte della "Supplica", che mi accingo ora a recitare: "O Rosario Benedetto di Maria, Catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza, negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più.

Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia, a te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o rifugio del peccatori, o sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen".

Salve Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, Avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

L'augurio pasquale ai fratelli Ortodossi Oggi le Chiese Ortodosse celebrano la Pasqua. In questa grande solennità commemorativa della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, rivolgo il mio pensiero a tutti questi fratelli e, in comunione con essi in tale fondamentale evento della nostra fede, dico: "Cristos anésti": Cristo è veramente risorto! Porgo a tutti i fratelli delle Chiese Ortodosse il mio cordiale augurio di gioia pasquale. In modo particolare lo rivolgo al Patriarca Ignazio IV di Antiochia, che verrà a fare visita alla Chiesa di Roma nel corso di questa settimana e che giovedi prossimo sarà presente nella Basilica di San Pietro in Vaticano alla Messa che celebrero in occasione della solennità dell'Ascensione.

Saluto ai pellegrini presenti Rivolgo un affettuoso saluto a tutti gli italiani presenti a questa nostra preghiera comune, specialmente a quelli che vengono da fuori Roma, auspicando che la ricorrenza dell'Anno Giubilare della Redenzione li rafforzi sempre più nella fede e li stimoli ad affrontare con stile cristiano e con gioia i vari impegni della vita quotidiana. In particolare, voglio menzionare il gruppo della parrocchia di Impruneta, dell'arcidiocesi di Firenze, che ha lanciato nel cielo uno stormo di colombi, in segno di pace. A tutti l'assicurazione del mio ricordo nella preghiera alla Madonna, in questo mese a lei dedicato e la mia benedizione.

Data: 1983-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1983

Omelia nella parrocchia di Santa Monica - Ostia Mare (Roma)

Titolo: Lo Spirito Santo ci assicura la fedeltà all'insegnamento di Cristo




1. Cari fratelli e sorelle della parrocchia di Santa Monica! La Chiesa conserva fedelmente nella sua memoria liturgica i giorni seguenti alla Risurrezione, nel corso dei quali il Signore rimaneva ancora in terra e appariva ai suoi discepoli. Questi giorni si avvicinano ormai al termine.

Il quarantesimo giorno dopo la Pasqua celebriamo solennemente l'Ascensione del Signore. Ascendendo al Padre, il Signore Gesù ha lasciato i suoi, coloro che il Padre gli ha dato qui in terra. Si è separato dagli Apostoli.

La lettura odierna del Vangelo di san Giovanni fa riferimento al discorso di addio nel cenacolo del Giovedi Santo, quando Cristo preannuncio agli Apostoli la sua dipartita per prepararli a questo evento. Meditiamo i tre principali pensieri, racchiusi nel Vangelo di oggi. Cercheremo di aggiungervi anche quelli presi dalle due precedenti letture, come a complemento di ciò che si racchiude nel Vangelo.


2. Cristo, preannunciando agli Apostoli la sua dipartita da questa terra, dice così: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui" (Jn 14,23).

Pensate, fratelli e sorelle, quale significato e quale forza ha l'insegnamento che Cristo ha trasmesso durante la sua missione messianica in terra. Questo insegnamento ci unisce durevolmente non soltanto con il nostro Redentore, ma anche con il Padre: "La parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato" (Jn 15,24). E quindi, con la forza di questo insegnamento il Padre viene a coloro che la osservano, viene alla Chiesa: il Figlio insieme col Padre e il Padre insieme con il Figlio.

La fedeltà all'insegnamento che Cristo ci ha trasmesso è la sorgente del rapporto vivificante col Padre mediante il Figlio. Cristo, che ha lasciato la terra, permane in unione costante con la sua Chiesa mediante l'insegnamento trasmesso agli Apostoli.

Per questo è così fondamentale per la Chiesa osservare fedelmente questo insegnamento. A tale sollecitudine rende testimonianza già il primo Concilio apostolico, menzionato dalla prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli. Esso ha avuto luogo a Gerusalemme. Da quel tempo, parecchie volte si sono svolti dei Concili, e l'ultimo si è tenuto ormai quasi 20 anni fa. La sollecitudine dei successori degli Apostoli, riuniti in quel Concilio, non fu altra che quella del primo Concilio, e precisamente che la Chiesa permanga nell'insegnamento trasmessole da Cristo, e che, mediante la fedeltà a questo insegnamento, il Padre insieme col Figlio "dimorino" nella comunità dei fedeli.


3. Il secondo pensiero del Vangelo odierno si collega molto da vicino col primo.

Gesù parla dello Spirito Santo. E parla con le seguenti parole: "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26).

E quindi per la seconda volta sentiamo parlare di "insegnamento".

Sappiamo già quale è il significato di questo vero insegnamento trasmesso da Cristo alla Chiesa per unirla con il Padre e il Figlio. Questo insegnamento e questa dottrina sono stati affidati agli Apostoli e ai loro successori.

Contemporaneamente, tuttavia, lo Spirito Santo, che il Padre manda a nome del Figlio, custodisce in modo divino la stessa dottrina e lo stesso suo insegnamento.

Egli stesso insegna alla Chiesa in modo invisibile, e conserva nella memoria e nell'insegnamento della Chiesa stessa tutto ciò che Cristo ha trasmesso agli uomini da parte del Padre.

Mediante ciò che lo Spirito Santo è unitamente alla Chiesa e mediante l'assistenza che egli dà al suo insegnamento il Padre e il Figlio possono sempre "dimorare" nelle anime dei fedeli.


4. E ora veniamo al terzo pensiero principale dell'odierno Vangelo. La dipartita del Maestro amatissimo, il distacco da lui dovevano provocare inquietudine e timore nei cuori degli Apostoli. Cristo viene incontro a questa inquietudine e a questo timore, dicendo: "Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore". E contemporaneamente dà a loro l'assicurazione: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace" (Jn 14,27). Dà loro questa pace nell'imminenza degli avvenimenti che ormai entro poche ore (siamo nel cenacolo del Giovedi Santo) dovevano scuoterli profondamente.

Dà loro quella pace che "il mondo non può dare", proprio mediante il fatto che egli se ne va al Padre. E questa dipartita è l'inizio della nuova venuta nello Spirito Santo: "Vado e tornero a voi" (Jn 14,28). Questa dipartita è l'inizio della stabile venuta di Cristo nello Spirito Santo. Infatti, presso coloro che osservano il suo insegnamento viene il Padre insieme col Figlio ed essi prendono dimora presso di loro. E lo Spirito Santo, custodendo quell'insegnamento nell'intelletto e nel cuore dei discepoli, fa si che Cristo sia sempre con la sua Chiesa. E il Padre è sempre con lei mediante Cristo.

Ciò è pure la sorgente della pace della Chiesa anche tra le esperienze, gli sconvolgimenti e le persecuzioni più gravi. A volte i cuori umani vengono turbati e impauriti, ma la Chiesa permane nella pace divina donatale da Cristo nell'ora della sua dipartita.

E la Chiesa, ogni giorno - nella Santa Messa -, si richiama a questa pace. Implora questa pace per sé e per gli uomini. Questa pace - esposta sempre, qui in terra, alle inquietudini e ai timori di questo mondo - è anche una pregustazione della pace perfetta e della felicità della Città Santa, di cui si parla nella seconda lettura. Questa città Santa, Gerusalemme, che scende da Dio, ha in sé la pienezza della gloria divina. Essa è pure il destino eterno dell'uomo e il compimento della Chiesa terrena.


5. Abbiamo meditato sui tre principali pensieri contenuti nella lettura dell'odierno Vangelo secondo Giovanni e anche nelle altre letture della liturgia del periodo pasquale.

Ora desidero salutare - insieme col Cardinale Vicario e con Monsignor Riva, Vescovo ausiliare del settore - l'intera comunità parrocchiale, che oggi mi ha accolto: il parroco, don Giovanni Falbo e i vice parroci, segni della presenza, tra di voi, di Gesù Pastore; le religiose, il cui insostituibile ministero nella parrocchia è sempre una grande benedizione di Dio: le Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Touret, le Suore di Maria Immacolata e le Suore di Maria Ausiliatrice. Saluto il Consiglio pastorale, espressione moderna del ruolo insostituibile dei laici nella conduzione della comunità parrocchiale. Saluto tutti i gruppi presenti: il gruppo "Caritas", quello missionario e quello degli anziani; il movimento dei "Cursillos di cristianità", tutti segni della ricchezza inesauribile dei doni dello Spirito per l'edificazione del bene comune. Saluto con paterno affetto tutti i presenti e tutti i componenti della comunità parrocchiale, con un pensiero speciale rivolto ai catechisti, ai giovani, alle famiglie, ai lavoratori, agli anziani, ai malati.

L'area di umanità alla quale voi siete mandati a portare il Vangelo - quarantamila abitanti! - è molto vasta. So che in voi c'è la coscienza della vostra missione, che sta alla base delle molteplici iniziative in campo liturgico, biblico, caritativo, educativo, culturale. La presenza del cristianesimo in Roma da duemila anni non toglie la necessità che Roma, ancor oggi, debba essere evangelizzata. Non possiamo adagiarci sul passato, ma dobbiamo guardare con realismo al presente, e con speranza al futuro.

Preghiamo lo Spirito del Signore e la Vergine santa affinché cresca il numero di coloro i quali, accogliendo la presenza della Santissima Trinità nel loro cuore, operino per render disponibili molti altri cuori a tale venuta: preghiamo per il risveglio delle vocazioni sacerdotali e religiose: possa il fascino spirituale di tali preziosi ideali di vita attrarre l'animo di tanti e tante giovani generosi e coraggiosi!


6. Questa visita, e in particolare la Santa Messa, in tale occasione è contemporaneamente anche la celebrazione del Giubileo dell'Anno Santo: il che significa che la devota partecipazione a questa liturgia domenicale, alle condizioni prescritte, vi permette di acquistare l'indulgenza speciale concessa dalla Chiesa in occasione del Giubileo della Redenzione. Unendovi a queste intenzioni della Chiesa, voi consolidate la vostra unione con la comunità dei santi del cielo e della terra, di coloro che sono tempio della Santissima Trinità, mandati a preparare le vie del Signore, chiamati da lui per invitare gli uomini ad entrare nella Gerusalemme celeste.


7. In comunione col Mistero pasquale della nostra Redenzione, preghiamo ardentemente con le parole del salmista: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, / su di noi faccia splendere il suo volto; / perché si conosca sulla terra la tua via, / fra tutte le genti la tua salvezza" ().

Data: 1983-05-08 Data estesa: Domenica 8 Maggio 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Alla Congregazione per i religiosi - Città del Vaticano (Roma)