GPII 1983 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio dalla Spagna - Castel Gandolfo (Roma)

Ad un pellegrinaggio dalla Spagna - Castel Gandolfo (Roma)

Titolo: Apriao le porte dei cuori a Cristo redentore




1. E' per me motivo di grande gioia ricevere oggi tutti voi che formate questo numeroso pellegrinaggio della diocesi di Calahorra y La Calzada - Logrono. Nello stesso tempo, ho la gradita sensazione che vi avvolge la presenza spirituale dell'intera famiglia ecclesiale della Rioja, benedetta abbondantemente da Dio - oltre che nella fertilità del suo suolo - nella sua gente laboriosa e intraprendente, delle cui qualità naturali, nobiltà dei costumi cristiani, finezza e apertura d'animo, si è fatto illustre interprete, ora come in altre precedenti occasioni, il vostro padre e Pastore, Monsignor Francisco Alvarez; le sue parole hanno ancor più avvalorano quanto avevo sentito dire degli abitanti della Rioja, alimentando così la mia stima per voi, sempre vicini nel mio affetto.

A tutti i qui presenti, poi - tra i quali si distingue un gruppo della Croce Rossa -, e a quanti sono uniti a voi da vincoli familiari o di amicizia, vada il mio saluto più cordiale e il mio abbraccio di pace in Cristo Redentore.


2. Con gioia vi siete preparati insieme a questo pellegrinaggio a Roma, nell'Anno Giubilare della Redenzione; già durante il viaggio avete intensificato un'atmosfera di duratura e salutare fraternità; avete pregato individualmente e comunitariamente; senza alcun dubbio, nel sacramento della Penitenza avete percepito con rinnovato stupore la stretta soave e compassionevole della mano divina che vi ha liberato da tanti legami estranei all'anima purificata dal Battesimo e che offuscavano l'immagine e i tratti caratteristici di ogni figlio di Dio, tempio vivo dello Spirito Santo; con emozione ancor più intensa avete partecipato al banchetto Eucaristico, coscienti e disposti a che questo i Sacramento fosse la miglior testimonianza, la garanzia fedele, che la vostra esistenza è fondata sulla fede e sull'amore a Cristo (cfr. Ep 3,15) e offerta a lui gioiosamente.


3. Facendo questo, cari fratelli, avete realmente compiuto uno degli obiettivi primari dell'Anno Santo: dare alla vostra vita cristiana uno spazio per avvicinarsi all'anelata sorgente della pace, della felicità interiore, in mezzo alle inquietudini e ai pericoli del nostro tempo.

Sarà così vostro compito, soprattutto vostro, sacerdoti e religiosi, mostrare al mondo con la parola e con l'esempio, le insospettate virtualità di questa meravigliosa realtà, la grazia divina, che redime dal peccato, feconda l'apostolato ed è seme di vita eterna.

Voi, padri e madri di famiglia, lasciate sempre aperte le porte del vostro cuore a Cristo Redentore, affinché abiti nei vostri focolari ed essi siano espressione chiara e potente di una famiglia unita ad immagine di quella divina, sotto la protezione affettuosa della Vergine di Valvanera, vostra Patrona celeste.

E voi, giovani, non conformatevi seguendo semplicemente la corrente. La fretta e la rapidità che vi attraggono e incantano per molte ragioni, non sempre sono segno di perfezione dell'anima che portate in voi. Se seguite Cristo, avrete tempo e spazio per colmare le vostre ansie e inquietudini di verità e di giustizia e contribuire affinché esse imbevano i criteri e le attuazioni degli altri.

Tornando alle vostre case, raccontate ai vostri familiari e amici quanto avete visto e udito; fateli partecipi anche della vostra esperienza religiosa. E dite a tutti che il Papa li ama, li stima e li benedice di cuore.

Data: 1983-09-20 Data estesa: Martedi 20 Settembre 1983



Ai Vescovi italiani in assemblea - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Amore e rispetto della legge fondamentali nella vita della Chiesa

Carissimi fratelli nell'Episcopato!


1. Eccoci di nuovo insieme per il periodico incontro tra il Vescovo di Roma e i membri della Conferenza episcopale italiana, che tra tutte è la più vicina, a vari titoli, alla Sede Apostolica romana. Sono profondamente lieto di essere qui con voi, uniti dallo stesso vincolo di fede e da analoghe preoccupazioni pastorali, e tutti vi saluto di cuore.

In particolare, ringrazio il signor Cardinale Presidente per le gentili espressioni, con le quali, facendosi autorevole interprete dell'intera assemblea, mi ha accolto in quest'aula. Sono grato, in special modo, per le parole augurali con cui ella, signor Cardinale, ha avuto la benevolenza di riferirsi al mio prossimo venticinquesimo di ordinazione episcopale. Sono certo che, in questa circostanza significativa della mia vita al servizio del Vangelo e della Chiesa, i vostri auguri si tradurranno in più intensa preghiera, perché il Signore assista ogni giorno il successore di Pietro nell'assolvimento dei gravi compiti, a cui lo ha chiamato.

Con questi voti, i miei sentimenti di affetto vanno, al di là delle vostre persone e del vostro ministero, alle porzioni del popolo di Dio, alle quali sono dedicate le vostre sollecitudini di successori degli Apostoli.


2. Questo incontro avviene in un momento ecclesiale singolare. Il Giubileo della Redenzione volge ormai a metà del suo corso. Roma continua ad essere meta di numerosi pellegrinaggi, mentre le Chiese particolari vanno promuovendo speciali iniziative a raggio locale, secondo le direttive impartite a suo tempo dalla Sede Apostolica per raggiungere le finalità rinnovatrici, che l'universale celebrazione si prefigge. Desidero, pertanto, valermi di questa solenne riunione per ringraziarvi, cari Confratelli, di ciò che avete fatto e di ciò che avete in programma di fare, in sintonia con le intenzioni di fondo del grande evento.

Il mistero della Redenzione, per il tramite del ministero della Chiesa, accompagna e indirizza i passi dell'uomo nel suo cammino esistenziale. Noi tutti desideriamo che quel cammino conosca ai nostri giorni uno slancio più forte verso il bene alla luce del Vangelo, nella cui verità non ci stanchiamo di additare la sorgente del vero progresso. Di questo rinnovamento ha bisogno la civiltà umana in questo tumultuoso, incerto, eppure per molti versi promettente epilogo del ventesimo secolo.

Contemporaneamente, noi desideriamo che l'azione stessa della Chiesa si faccia più sollecita e incisiva, così che essa possa mostrarsi efficacemente, quale madre e maestra, testimone e apostola del trascendente, esperta in umanità, sempre più compresa della sua vocazione e sempre più fervidamente intenta a tutte le singole dimensioni della sua missione.

Man mano che l'itinerario dell'Anno Santo si avvicina al traguardo finale, sentiamo crescere in noi e attorno a noi una nuova gioia e una nuova speranza. Si moltiplichino, perciò, le energie, si intensifichino gli sforzi, per far fruttificare nelle vostre diocesi questo tempo di grazia, con lo stimolo e l'impulso del vostro zelo pastorale, a cui mi è caro rinnovare il mio affettuoso e fiducioso incoraggiamento.


3. La singolare intensità del presente momento ecclesiale, alla quale accennavo poco fa, emerge anche dalla vostra XXII assemblea generale straordinaria, la quale si è opportunamente prefissa riflessioni, deliberazioni e prospettive circa il ruolo che compete al nuovo Codice di Diritto canonico nella multiforme vitalità della santa Chiesa. Aderendo alle indicazioni conciliari, particolarmente agli orientamenti dottrinali della costituzione dogmatica "Lumen Gentium" e alle direttive del decreto "Christus Dominus" con le relative norme applicative, il nuovo Codice, oltre a determinare la fisionomia giuridica delle Conferenze episcopali, attribuisce loro anche numerose funzioni, talune delle quali riservate un tempo agli organismi centrali, che riguardano da vicino le varie articolazioni della compagine del Popolo di Dio. Tali Conferenze vengono così a svolgere una funzione pratica di primaria importanza e di particolare efficacia operativa, destinata a incidere profondamente nella vitalità del tessuto ecclesiale e a garantirne il progresso in ordine alla missione di salvezza.


4. In special modo, l'imminente entrata in vigore del nuovo Codice ci offre l'occasione di riflettere insieme sul dovere dei Vescovi nei suoi riguardi e sulla natura stessa della legge nella Chiesa. Occorre innanzitutto ripetere l'auspicio, già formulato dalla costituzione apostolica "Sacrae disciplinae leges", che il Codice "efficax instrumentum evadat, cuius ope Ecclesia valeat se ipsam perficere secundum Concilii Vaticani II spiritum, ac magis magisque parem se praebeat salutifero suo munere in hoc mundo exsequendo".

A questo scopo è necessaria l'opera diligente, perseverante e coraggiosa dei Vescovi e delle Conferenze episcopali. Essa si deve espletare in due modi complementari: diffondendo la conoscenza del Codice, mediante una sua retta presentazione, che ne sappia illustrare con amore i contenuti e le derivanti obbligazioni; inoltre, promuovendone la generosa accettazione e osservanza. Questi inderogabili doveri del Vescovo sono ricordati dal CIC 392 § 1: "Ecclesiae universae unitatem cum tueri debeat, Episcopus disciplinam cunctae Ecclesiae communem promovere et ideo observantiam omnium legum ecclesiasticarum urgere tenetur". Ed è un dovere che si inquadra nella dimensione santificatrice del servizio pastorale del Vescovo, il quale, come ricorda il CIC 387, è tenuto a presentarsi come esempio di santità, mediante la carità, l'umiltà e la semplicità di vita.

Un aspetto importante di questo ministero sta, più in generale, nel rivalutare l'amore e il rispetto per la legge, la quale spesse volte è stata non solo ignorata e dimenticata, ma anche trascurata e persino combattuta. Certo, come ci insegna l'apostolo Paolo, Cristo è "il termine della legge, perché sia data la giustizia a chiunque crede" (Rm 10,4). E non mediteremo mai abbastanza sul fatto che, in base alla rivelazione della grazia di Dio nella Croce di Gesù Cristo, "l'uomo è giustificato per la fede (Rm 3,28). Ma, come ammonisce lo stesso apostolo, ciò che conta in Cristo Gesù è "la fede che opera mediante la carità" (Ga 5,6) e che adempie così "la legge di Cristo" (Ga 6,2). Si desume di qui l'esatto concetto della parte inerente alla legge nella vita del popolo di Dio: la sua funzione non è quella di mortificare il dinamismo dello Spirito, ma di incanalare le energie del cristiano, ordinandone la creatività battesimale, che non si esaurisce nell'ambito individuale, ma chiede di espandersi anche a livello ecclesiale, cioè comunitario.

A questa natura della legislazione partecipa non solo il Codice di Diritto canonico, ma anche ogni intervento disciplinare dei Vescovi e delle Conferenze episcopali, le cui leggi, nelle materie di loro competenza, sono espressione del "munus regendi" e del "munus sanctificandi". Esse, perciò, mentre costituiscono un aspetto del servizio pastorale dei Vescovi, si rivelano anche necessarie per completare la legge canonica universale, che adattano alle situazioni locali e alle necessità pastorali concrete della Chiesa particolare, pur mantenendosi armonicamente innestate nel quadro generale della normativa canonica comune.

In ogni caso, occorre raggiungere, sia nella coscienza soggettiva che nella pratica concreta, un saggio equilibrio tra i concetti, ambedue teologici, di fede e di legge, di evangelo della grazia e di norma disciplinare. Ed è un equilibrio che il nuovo Codice non intende certo infrangere, ma anzi vuole ribadire e rinsaldare, al fine di promuovere una vita ecclesiale insieme dinamica e ordinata, aperta al libero soffio dello Spirito di Cristo (cfr. Jn 3,8), ma al tempo stesso premurosamente attenta all'edificazione del bene comune (cfr. 1Co 12,7 1Co 14,12).

5. Sono certo che è questo fondamentale criterio ad ispirarvi nel deliberare, come vi siete proposti, in materie che hanno carattere d'urgenza e per le quali il nuovo Codice prevede espressamente l'intervento delle Conferenze episcopali, e nell'avviare lo studio di altre questioni - compresa la revisione dello Statuto e del Regolamento della Cei -, allo scopo di trovare soluzioni sempre più adeguate alle situazioni.

Ma l'importanza della presente assemblea non si esaurisce nelle deliberazioni e nelle decisioni, che saranno alla fine adottate. Essa va oltre. Si colloca, com'è naturale, nella vita stessa della Conferenza episcopale italiana e nello spirito che ne anima il normale funzionamento, a beneficio dell'evangelizzazione e della catechesi, per l'incremento della fede e per l'elevazione morale e spirituale della Chiesa e della stessa Nazione italiana.

La nuova stagione legislativa - pur con tutto il suo valore storico - sarebbe ben poca cosa, se non coincidesse con una rinnovata stagione pastorale, di cui intende essere garante quella che il mio predecessore Giovanni Paolo I, di cara memoria, defini "la grande disciplina della Chiesa nella vita dei sacerdoti e dei fedeli" ("Insegnamenti di Giovanni Paolo I", p. 7). perciò devono intensificarsi la nostra preghiera, la nostra disponibilità ad ascoltare "ciò che lo Spirito dice alle Chiese" (Ap 2,7) e la nostra sollecitudine nel dedicarci interamente al gregge affidato alle nostre cure.

Con l'augurio che l'assemblea di questi giorni segni una tappa feconda in tale direzione, invoco la luce e la forza dello Spirito Santo e la protezione di Maria, Madre della Chiesa, su tutti voi e sulla conclusione dei vostri lavori, mentre vi imparto, carissimi Confratelli, la mia cordiale benedizione apostolica.

Data: 1983-09-22 Data estesa: Giovedi 22 Settembre 1983



Al Cogecal - Cooperazione tra le Chiese per evangelizzare il mondo


Signor Cardinale e cari membri del Cogecal.

Ringrazio Dio per questo incontro con voi, convenuti a Roma per la decima Sessione del Consiglio generale della Pontificia commissione per l'America Latina. Conosco e apprezzo il lavoro che state realizzando e mi rallegra constatare che perseverate nell'impegno di "rendere effettiva la comunione delle Chiese e le loro istituzioni, delle quali siete degni e qualificati rappresentanti" (28 novembre 1980), per il bene della Chiesa in America Latina.

Quest'anno avete desiderato riflettere su alcuni concetti e orientamenti contenuti nella enciclica "Fidei Donum" del mio predecessore Pio XII, in occasione del 25° anniversario della pubblicazione della medesima. E sebbene questo documento non trattasse in modo particolare della porzione ecclesiale che spetta al Cogecal, Pio XII già la teneva presente nel chiedere ai Vescovi che orientassero lo zelo delle loro Chiese e in particolare dei loro sacerdoti "verso le vaste regioni dell'America del Sud, ove sappiamo che grandi sono le necessità".

D'altra parte, la "Fidei Donum" apri il cammino a "un concetto nuovo di cooperazione" tra le Chiese, "intesa, non più a senso unico, quale aiuto fornito alle Chiese più giovani dalle Chiese di antica fondazione, bensi quale scambio reciproco e fecondo di energie e di beni, nell'ambito di una comunione fraterna di Chiese sorelle, in un superamento del dualismo "Chiese ricche"-"Chiese povere", come se esistessero due categorie distinte: Chiese che "danno" e Chiese che "ricevono" solamente" (Messaggio per la Giornata mondiale delle missioni, 1982).

Questa messa a fuoco è basilare nell'attività del Cogecal.

In sintonia con questa visione rinnovata dalla "Fidei Donum" e considerando anche il suo svolgimento posteriore, in particolare nei testi conciliar, avete riflettuto tanto da un punto di vista teologico e spirituale anche a partire dall'esperienza delle molte attuazioni pastorali.

La grande ricchezza di elementi che sono vitali nella Chiesa una e santa, si riflette nell'interscambio tra le Chiese particolari e tra i gruppi ecclesiali legittimi, cioe che sono in comunione con la gerarchia. E' perciò necessario che lo svolgimento pratico dell'interscambio consideri la totalità degli elementi, unendoli in una sintesi armonica. Ciò contribuirà a che si mantenga sempre l'autenticità ecclesiale in questi contatti e in questi aiuti reciproci. E' anche necessario che "tutto avvenga decorosamente e con ordine" (1Co 14,39), in modo che ognuno assuma le responsabilità che gli spettano, coordinando le azioni con senso pratico e spirito fraterno.

Infine vi prego che nell'interscambio tra le comunità ecclesiali sentiate e manifestiate profonda sollecitudine per ciò che serve al vero bene dell'uomo considerato alla luce della fede.

L'attenzione che avete prestato ai dati certi che la teologia, la Sacra Scrittura, la Tradizione e il Magistero - soprattutto le indicazioni dell'ultimo Concilio - apportano al vostro impegno relativamente alla missione nella comunione, insieme alla revisione realistica e serena delle realtà, effettuata negli ultimi anni, deve fruttificare in nuove proposizioni e piani rinnovati, che vi portino ad una comunione più profondamente sentita nei vostri cuori e nelle vostre comunità, e che sia ogni giorno più efficace nelle realizzazioni concrete.

Già a partire dai dati biblici nei quali percepiamo chiaramente questa motivazione, si distinguono molte e varie modalità di interscambio tra le Chiese e i gruppi di fedeli, frutto della "multiforme grazia di Dio" (1P 4,10). Ciò ci mostra vie da seguire, in conformità alle situazioni attuali, e ci fa confidare che quell'amore che lo Spirito "riversa nei nostri cuori" (Rm 5,5) ci aprirà nuove forme di carità ecclesiale.

Il fatto di riunirvi nell'Anno Santo della Redenzione è un nuovo stimolo nel vostro impegno. Guardando al Redentore noi prendiamo coscienza che dobbiamo continuare senza scoraggiarci mai. Tutto è poco per corrispondere a ciò che lui ha fatto per noi. E' lui che serviamo in definitiva nel nostro ministero ecclesiale e, più concretamente, nell'interscambio di ogni tipo di beni tra le comunità dei suoi seguaci. E' lui che serviamo nell'uomo latino-americano che soffre e spera nel nostro aiuto.

Tuttavia non possiamo dimenticare le splendide realtà ecclesiali e umane dell'America Latina. L'ho potuto constatare nelle mie visite apostoliche in queste terre tanto amate. Per la Chiesa si tratta del Continente della speranza, che esige una sollecitudine particolare da parte di tutti. Voi la sentite e la traducete in opere con il vostro lavoro. Ci auguriamo di poter fare in modo che si compiano i disegni di Dio per quelle Chiese. Apriamo sempre più le porte a Cristo.

Che progredendo nella chiarificazione dei desideri e degli impegni, queste Chiese vivano una comunione ogni giorno più viva tra di loro e con la Chiesa universale e possano collaborare sempre più all'evangelizzazione del mondo intero.

La cooperazione di tutti voi con le diocesi e le situazioni che rappresentate è molto importante. Termino ringraziandovi per il vostro lavoro, chiedendo al Signore che vi aiuti nel vostro impegno e impartendo a ciascuno di voi la mia cordiale benedizione.

Data: 1983-09-23 Data estesa: Venerdi 23 Settembre 1983

A Vescovi canadesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il nostro ministero di fede risponde alle sfide del mondo

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. Ci siamo radunati qui oggi come Vescovi per celebrare la nostra fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore del mondo. Ci siamo riuniti nel segno della fede ed è nella fede che stiamo sperimentando la collegialità. E' nella fede che noi penetriamo e viviamo il mistero vitale della Chiesa che è realmente presente in tutte le comunità ecclesiali di Terranova, Nuova Scozia, Isola di Principe Edoardo e Nuovo Brunswick.

Unito a voi, Pastori locali del popolo di Dio, nei vincoli dell'amore di Cristo, io rendo omaggio a tutte le vostre diocesi. Esse sono radicate, naturalmente, nella Tradizione apostolica ma godono anche di una stabilità locale che, nel caso di Saint John, Terranova, risale ora a due interi secoli. Le vostre comunità ecclesiali cercano con ardore di vivere il Vangelo, sbagliando a volte e soffrendo, sottoponendosi a purificazione, ma vivendo "nella fede del Figlio di Dio" (Ga 2,20). Insieme a voi io rendo grazie alla grazia di Dio, lodando i meriti di nostro Signore Gesù Cristo, e l'azione dello Spirito Santo che ha portato i frutti della Redenzione nei cuori dei fedeli e ha tenuto vive in mezzo a voi degne pratiche di pietà e di fede.

In breve, insieme a voi io rendo grazie per il dono della fede in Gesù Cristo che è stata effusa nei cuori di coloro che siete chiamati a servire, per la speranza suscitata dalla fede, una speranza che dà significato alla vita cristiana, e per le opere di quell'amore che sgorga dalla fede e adempie alla legge di Dio.


2. Condividendo sentimenti di rispetto e di venerazione per la storia cattolica del vostro popolo, noi ci rendiamo conto della sfida che a noi si presenta in quanto servi pastori, di mostrare il cammino nel futuro, incoraggiando e chiamando i fedeli alla conversione.

Vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto, nonostante le molte difficoltà e ostacoli, nella fede, nell'amore e nella fedeltà, come Pastori del popolo di Dio, nello svolgimento del vostro sacro incarico. I conseguimenti delle vostre Chiese locali sono molti poiché l'Eucaristia mantiene il suo posto venerato quale "centro e culmine di tutta la vita della comunità cristiana" (CD 30). Gli altri numerosi aspetti della loro vitalità includono innumerevoli espressioni della carità di Cristo verso i poveri e tutti coloro che sono nel bisogno, sia spirituale che materiale. La trasmissione della fede cattolica mediante numerosi sforzi catechetici ha reso onore a generazioni di vostri sacerdoti, religiosi e laici, specialmente di genitori cattolici.

Nella trasmissione della fede, molti aspetti hanno dovuto essere oggetto della vostra attenzione e cura pastorale. Non li posso menzionare tutti, ma voi riconoscerete i conseguimenti delle vostre Chiese locali nei problemi ai quali alludero ora. La promozione dell'educazione cattolica e dell'evangelizzazione è stata provvidenzialmente sottolineata come prioritaria in alcune vostre diocesi e deve continuare ad esserlo anche negli anni a venire. In molti luoghi lo zelo del vostro popolo si è manifestato in una forte vita parrocchiale, nella scuola cattolica, in una varietà di associazioni, organizzazioni e movimenti che hanno grandemente contribuito alla vitalità della fede del vostro popolo. Sono stati compiuti sforzi per favorire l'unità cristiana, per promuovere le vocazioni e per sostenere la dignità del matrimonio e della famiglia cristiana. Su questo problema ho avuto occasione di parlare l'aprile scorso a un gruppo di vostri fratelli dell'Ontario.


3. In quest'ora di unità collegiale vorrei sottolineare alcuni aspetti della vita cattolica che sono estremamente rilevanti per il bene delle vostre Chiese locali e perciò interessano la vostra attività pastorale e collaborazione collegiale.

Il vostro ministero di Pastori del popolo di Dio è un ministero di fede, dal quale trae origine ogni giustificazione. Siamo chiamati a sostenere la fede effusa nei cuori del nostro popolo nel Battesimo, predicando loro il contenuto della fede. Il nostro messaggio che ha per contenuto la fede rivelata è la risposta che noi diamo alle sfide del mondo moderno tra le quali troviamo il secolarismo, il materialismo e l'edonismo. Le tentazioni e le difficoltà del nostro popolo e gli ostacoli alla sua vita cristiana sono molto grandi, ma ancor più grande è la fede che essi hanno ricevuto ascoltando la predicazione di Cristo (cfr. Rm 10,17). La fede è tanto grande che san Giovanni non esita ad affermare: "Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede. E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?" (1Jn 5,4-5).

E' precisamente al fine di comunicare questa vittoria e di permettere alla sua potenza di penetrare le vite dei fedeli che noi siamo chiamati a parlare di Dio al nostro popolo. Siamo chiamati a predicare il primato di Dio, a presentarlo come il Creatore e il Signore della vita. Non dobbiamo mai stancarci di proclamare al nostro popolo il mistero della Santissima Trinità: come Dio è Padre che si rivela nel Figlio suo, il quale è "irradiazione della gloria del Padre e impronta della sostanza del Padre" (He 1,3) e come, nel nome del Figlio suo, il Padre manda lo Spirito Santo perché sia con noi per sempre (cfr. Jn 14,16 Jn 14,25). Mediante l'azione dello Spirito Santo, il popolo di Dio è unito nella comunione della Chiesa e gli è reso possibile partecipare sacramentalmente alla vittoria pasquale di Cristo. Come Vescovi siamo chiamati a proclamare senza posa il mistero della fede, che è un mistero di salvezza in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato.


4. Consci delle necessità del nostro popolo davanti a Dio, ci rendiamo conto che dobbiamo insegnargli a pregare e dobbiamo pregare con esso. Il nostro ministero di fede è dunque un ministero di preghiera. Noi stessi non siamo mai così strettamente conformi a Cristo Buon Pastore che quando guidiamo il nostro popolo nella preghiera, specialmente nella preghiera liturgica della Chiesa. Soprattutto nel Sacrificio eucaristico la Chiesa attua la sua identità di comunità orante, e Gesù Cristo offre la sua Chiesa al Padre suo.

Come Vescovi non sottolineeremo mai a sufficienza l'importanza della preghiera nella vita della Chiesa. E come Vescovi non dedicheremo mai noi stessi abbastanza tempo ed energie alla preghiera: né incoraggeremo mai abbastanza il nostro popolo a questa attività che è parte così essenziale della vita cristiana.

Poiché il mistero di Cristo nella sua Chiesa è incompleto senza la preghiera, il richiamo alla preghiera non può mai essere separato dalla missione del Vescovo, col quale Gesù desidera ripetere le parole: "Vegliate e pregate" (Mc 14,38).


5. In misura davvero speciale c'è oggi bisogno in tutta la Chiesa, e alcuni di voi, io credo, sperimentano in modo particolare questo bisogno nelle loro diocesi, di pregare e di lavorare per le vocazioni al sacerdozio. Quel profondo rinnovamento ecclesiale delineato dal Concilio Vaticano II non potrà mai aver luogo adeguatamente se le Chiese locali non avranno un numero sufficiente di sacerdoti validi e santi. La costruzione della comunità nella Chiesa è intimamente legata alla potenza che deriva della celebrazione del Sacrificio eucaristico, e questo a sua volta è impossibile senza il sacerdozio. Al cuore anche della vita e della missione cristiana del laicato vi è l'Eucaristia, insieme alla conversione che essa presuppone e richiede; e questa conversione è legata al sacramento della Penitenza e dunque al sacerdozio ministeriale della Chiesa. In ogni aspetto del loro ministero, i sacerdoti esistono per la Chiesa, e sono così necessari sia al laicato che ai religiosi che, senza di loro, tutti i fedeli sono ostacolati nella realizzazione della pienezza della loro vocazione cristiana. Tutta la vita della Chiesa è legata al sacerdozio che rimane un grande dono di Dio ai singoli individui per il bene di tutti.

Questo dono di Dio dev'essere cercato e dev'essere cercato nella preghiera. La vocazione al sacerdozio è così importante che essa viene data personalmente da Dio ai singoli individui. Si tratta di una chiamata divina che è trasmessa e autenticata dalla Chiesa e rimane un invito che non fa violenza alla libertà umana. L'accettazione di una vocazione al sacerdozio, la perseveranza nel sacerdozio e la fecondità dell'attività sacerdotale dipendono tutte dall'azione di Dio e necessitano della sua grazia. Cristo stesso pone l'intera questione nella sua prospettiva quando dice: "La messe è molta ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe" (Lc 10,2).

Venerabili e cari fratelli, qui noi scorgiamo qual è il nostro ruolo di Pastori: pregare e guidare il nostro popolo che prega per le vocazioni. Ma come Pastori, "ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio" (1Co 4,1), dipende da voi richiamare i giovani ad essere attenti alla voce del Signore.

Annunciando la Parola di Dio ai giovani, esaltando il ministero del sacerdozio, e proclamando la chiamata divina al sacerdozio, noi prepareremo la via all'azione dello Spirito Santo nei singoli cuori. Questa azione pastorale fa parte della proclamazione del messaggio evangelico, rientra nel vivere il mistero di Cristo nella sua Chiesa.

I giovani devono udire della chiamata di Cristo, per poterla accettare quando essa si presenta. Devono sapere che è diretta ad un ministero che è stato istituito da Cristo, che dipende dalla sua volontà, e che richiede immensa generosità e amore, così come una vita che deve essere vissuta in unione a Cristo.

Nell'atto stesso di proclamare questa chiamata di Cristo e di spiegare il suo significato e le sue esigenze, viene predicato il messaggio evangelico e viene attuato il processo dinamico della salvezza. La Parola stessa di Dio opera nei cuori umani avendo come strumenti i Pastori della Chiesa.

Per questa ragione dobbiamo continuare a chiamare, a proclamare e a predicare le vocazioni. Il Signore della messe è pronto ad ascoltare. Dio non abbandonerà la sua Chiesa. Ma i Vescovi devono trasmettere la chiamata del Signore e farlo con perseveranza. E ogni Chiesa locale nella sua totalità deve sostenere questa azione nella preghiera e nella penitenza. La proclamazione vitale della Parola di Dio non può rimanere senza risultati. Parlando della sua Parola, Dio dice: "Essa non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero, e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata" (Is 55,11).


6. Cari fratelli, vi sono molti altri aspetti importanti della Parola di Dio che si ricollegano in profondità alla fede del vostro popolo. A Dio piacendo, avro l'occasione di parlarne con i vostri fratelli Vescovi, durante le loro visite "ad limina" e nel corso della mia visita pastorale in Canada l'anno prossimo. Per il momento, tuttavia, vorrei aggiungere un altro pensiero.

Mentre ci prepariamo a questo viaggio, vorrei chiedere che venga lanciato un appello da voi e da tutti i vostri fratelli Vescovi in nome di Cristo e della Chiesa, in mio nome e nel vostro, che inviti i fedeli del Canada alla conversione e alla confessione personale. Per alcuni questo vorrà dire fare l'esperienza della gioia del perdono sacramentale per la prima volta dopo molti anni; per tutti, sarà un'esperienza di grazia, per il fatto di essere chiamati a rispondere nella fede a ciò che chiede la Parola di Dio. La chiamata alla conversione è anche un appello alla generosità e alla pace; vuol dire invitare ad accogliere la misericordia e l'amore di Gesù Cristo. Significa chiedere di preparare le vie per "celebrare la nostra fede".

Affido questo impegno collegiale e il vostro zelo in tutte le vostre attività pastorali alla Madre di Gesù, Regina degli Apostoli. Ella sia per voi sorgente di gioia e garanzia di pace.

Data: 1983-09-23 Data estesa: Venerdi 23 Settembre 1983




A Vescovi americani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Matrimonio e famiglia legati al mistero pasquale di Gesù

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.


1. E' una vera gioia per me darvi oggi il benvenuto in questa assemblea collegiale alla quale siamo venuti nel nome di Cristo, che è "il Pastore supremo" (1P 5,4) della Chiesa e il Signore e Salvatore di tutti noi. Radunandoci qui in occasione della vostra visita "ad limina", desidero riflettere con voi su uno dei più importanti settori della nostra comune responsabilità pastorale: il matrimonio cristiano e la vita familiare.

Nella costituzione pastorale "Gaudium et Spes" (GS 47), i Vescovi del Concilio Vaticano II hanno affermato che "il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare". Siamo tutti consapevoli di alcune tendenze contemporanee che sembrano minacciare la stabilità, se non l'esistenza stessa, della famiglia: un cambiamento di valutazione per quanto riguarda il prevalere del benessere dell'individuo su quello della famiglia come unità sociale di base, l'incremento della percentuale dei divorzi, la tendenza al permissivismo sessuale, e il convincimento che altri tipi di relazioni possano sostituire il matrimonio e la famiglia.

Di fronte a queste tendenze noi abbiamo l'importante missione di proclamare la Buona Novella di Cristo sull'amore sponsale cristiano, l'identità e il valore della famiglia, e l'importanza della sua missione nella Chiesa e nel mondo. perciò nella "Familiaris Consortio" (FC 73) ho osservato che i vescovi dovrebbero esercitare una particolare sollecitudine a favore della famiglia, "consacrando interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse; soprattutto, pero, appoggio personale alle famiglie e a quanti, nelle diverse strutture diocesane, lo aiutano nella pastorale della famiglia".


2. Questa responsabilità pastorale è basata sul fatto che la famiglia cristiana si fonda sul Sacramento del matrimonio, che è "fonte propria e mezzo originale di santificazione per i coniugi e per la famiglia cristiana" (FC 56). Dipende da noi, insieme ai nostri sacerdoti, offrire ai fedeli la ricchezza del magistero della Chiesa sul Sacramento del matrimonio. Questo insegnamento, se ben esercitato, ha molta efficacia, presentando, come fa, il matrimonio come l'alleanza di Dio col suo popolo e la relazione di Cristo con la Chiesa. E' di estrema importanza per i coniugi cristiani essere consapevoli della verità divina che, nel loro amore umano elevato e santificato dal matrimonio cristiano, essi realmente "significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre tra Cristo e la sua Chiesa" (LG 11).

Poiché il matrimonio cristiano è segno del rapporto tra Cristo e la Chiesa, esso possiede le qualità di unità, permanenza o indissolubilità, fedeltà e fecondità. Con le parole del Concilio Vaticano II proclamiamo: "L'intima comunità di vita e di amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall'irrevocabile consenso personale. E così è dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono che nasce, anche davanti alla società, l'istituto (del matrimonio) che ha stabilità per ordinamento divino" (GS 48).


3. Le responsabilità primarie dei coniugi sono descritte sia nella "Gaudium et Spes" che nella "Humanae Vitae" in termini di sviluppo dell'amore coniugale e di perseguimento di una maternità e paternità responsabili. Fondamentale per il rapporto matrimoniale è quello speciale amore interpersonale che gli sposi si donano reciprocamente. La Chiesa proclama questo amore coniugale come eminentemente umano, che implica il bene dell'intera persona e arricchisce e nobilita sia il marito che la moglie nella loro vita cristiana. Quest'amore crea una speciale unità tra un uomo e una donna, che assomiglia all'unità tra Cristo e la sua Chiesa.

La "Gaudium et Spes" ci assicura che l'amore sponsale è legato all'amore di Dio ed è influenzato dal potere redentore di Cristo e dall'attività salvifica della Chiesa. Ne risulta che gli sposi sono guidati e rafforzati nel compito sublime di essere padri e madri. Il matrimonio è inoltre diretto alla costruzione di una famiglia. Gli sposi collaborano con Dio nel proseguire l'opera della creazione. L'amore coniugale è radicato nell'amore divino e dev'essere creativo e a sostegno della vita. E' mediante questa unione spirituale e l'unione dei loro corpi che i coniugi adempiono al loro compito procreativo di dare la vita, amore e senso di sicurezza ai loro figli.

Dare la vita e aiutare i loro figli a raggiungere la maturità mediante l'educazione sono tra i privilegi e le responsabilità primarie dei coniugi.

Sappiamo che i coniugi desiderano solitamente la paternità e la maternità ma sono talvolta ostacolati nel realizzare le loro speranze e desideri da condizioni sociali, da circostanze personali o anche dall'impossibilità di generare una nuova vita. Ma la Chiesa incoraggia i coniugi ad essere generosi e pieni di speranza, a comprendere che la paternità e la maternità sono un privilegio e che ogni figlio è testimonianza dell'amore reciproco dei coniugi, della loro generosità e della loro disponibilità verso Dio. Essi devono essere incoraggiati a vedere il figlio come un arricchimento del loro matrimonio e un dono di Dio a loro stessi e agli altri loro figli.


4. I coniugi dovrebbero prendere, nella riflessione e nella preghiera, le loro decisioni riguardanti la suddivisione delle nascite e la dimensione della famiglia. Nel prendere queste decisioni essi devono essere attenti all'insegnamento della Chiesa a proposito dell'intima connessione tra le dimensioni unitive e procreative dell'atto coniugale (cfr. HV 12). I coniugi devono essere spronati a evitare ogni azione che minacci la vita già concepita, che neghi od ostacoli il loro potere procreativo, o violi l'integrità dell'atto coniugale.


5. Come Vescovi, insieme ai nostri sacerdoti, e altri che si occupano dell'apostolato familiare, siete chiamati ad aiutare i coniugi a conoscere e a capire le ragioni del magistero della Chiesa sulla sessualità umana. Questo magistero può essere capito solo alla luce del piano di Dio per l'amore umano e il matrimonio nella loro relazione con la creazione e la Redenzione. Presentiamo di frequente al nostro popolo l'affermazione dell'amore umano, fonte di elevazione e di gioia, dicendo loro che "Dio ha inscritto nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano" (FC 11). Quindi, al fine di evitare qualsiasi banalizzazione o dissacrazione della sessualità, dobbiamo insegnare che la sessualità trascende la sfera meramente biologica e riguarda l'essere più profondo delle persone umane in quanto tali. La sessualità è realmente umana solo se essa è parte integrale dell'amore col quale un uomo e una donna si affidano totalmente l'uno all'altro sino alla morte. Questa totale donazione di sé è possibile solo nel matrimonio.

Questo insegnamento, basato sulla comprensione che la Chiesa ha della dignità della persona umana e sul fatto che la sessualità è un dono di Dio, dev'essere comunicato sia ai coniugi che ai fidanzati e, anche, a tutta la Chiesa.

Questo insegnamento dev'essere alla base di tutta l'educazione alla sessualità e alla castità. Dev'essere comunicato ai genitori che hanno la responsabilità primaria dell'educazione dei loro figli e anche ai Pastori e agli insegnanti religiosi che collaborano con i genitori all'adempimento delle loro responsabilità.


6. Una parte speciale e importante del vostro ministero per le famiglie ha a che fare con la pianificazione naturale delle famiglie. Il numero dei coniugi che usano con successo i metodi naturali è in costante aumento. Ma c'è bisogno di un ulteriore sforzo concertato. Come viene affermato nella "Familiaris Consortio": "La comunità ecclesiale, nel tempo presente, deve assumersi il compito di suscitare convinzioni e offrire aiuti concreti per quanti vogliono vivere la paternità e la maternità in modo veramente responsabile... Ciò significa un impegno più vasto, decisivo e sistematico per far conoscere, stimare e applicare i metodi naturali di regolazione della fertilità" (FC 35).

Quei coniugi che scelgono i metodi naturali recepiscono la profonda differenza - antropologica e morale - tra contraccezione e pianificazione familiare naturale. Tuttavia essi possono incontrare delle difficoltà; spesso si convincono a cominciare ad usare i metodi naturali e hanno bisogno di istruzioni competenti, di incoraggiamento, di consiglio e aiuto pastorale. Dobbiamo essere sensibili ai loro sforzi, avere comprensione per le necessità che essi sperimentano. Dobbiamo incoraggiarli a continuare i loro sforzi con generosità, fiducia e speranza. Come Vescovi, abbiamo il carisma e la responsabilità pastorale di aiutare il nostro popolo a prendere coscienza dell'influenza unica che la grazia del sacramento del matrimonio esercita su ogni aspetto della vita coniugale, inclusa la sessualità (cfr. FC 33). L'insegnamento della Chiesa di Cristo non è soltanto luce e forza per il popolo di Dio ma eleva i loro cuori nella gioia e nella speranza.

La vostra Conferenza episcopale ha stabilito uno speciale programma per allargare e coordinare gli sforzi compiuti nelle varie diocesi. Ma il successo di tale sforzo richiede il costante interesse e sostegno pastorale di ogni Vescovo nella sua diocesi, e io vi sono profondamente grato per ciò che fate in questo importante apostolato.


7. La famiglia è giustamente descritta come Chiesa domestica. Come tale, essa trasmette la fede e il sistema dei valori cristiani da una generazione all'altra.

I genitori sono chiamati a coinvolgersi nell'educazione dei loro figli, precisamente come giovani cristiani. La famiglia è anche il centro della catechesi sacramentale. Sempre più i genitori sono chiamati ad assumere un ruolo attivo nella preparazione dei loro figli al Battesimo, alla Prima Confessione e alla Prima Comunione. I coniugi sono attivi anche nei programmi di preparazione al matrimonio. Tutto ciò tocca il ruolo della famiglia nella partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa. Con tutto il cuore noi dobbiamo incoraggiare la preghiera familiare e la vita sacramentale della famiglia che trova nell'Eucaristia il suo centro, poiché la vitalità della famiglia cristiana deriva dalla sua unione con Cristo nella vita di grazia, che è alimentata dalla liturgia e dalla preghiera familiare.


8. La famiglia cristiana ha anche la responsabilità di partecipare allo sviluppo della società. Come Vescovi degli Stati Uniti avete una lunga storia di devoto servizio alle famiglie con particolari necessità, soprattutto grazie alle vostre agenzie di servizio sociale cattolico. Le vostre agenzie diocesane hanno anche dimostrato una sollecitudine particolare per i poveri, per le minoranze razziali, etniche e culturali, così pure per gli emarginati. Ma come ha indicato il Sinodo dei Vescovi del 1980, e come è stato sottolineato nella "Familiaris Consortio" (FC 44), "il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti della famiglia". La vostra Conferenza episcopale ha diligentemente promosso questo compito nella sua attività a favore della vita, e soprattutto nel suo annuale Programma per il rispetto della vita che per l'anno in corso inizia la settimana prossima


9. La sfida pastorale è grande e richiede la vostra guida personale e costante, la collaborazione dei sacerdoti e religiosi, e gli sforzi generosi e zelanti del laicato cattolico, specialmente delle famiglie. In un Paese vasto come il vostro, il compito è molto complesso. Ma vi affido ancora la raccomandazione della "Familiaris Consortio", cioè che le Conferenze episcopali formulino un Direttivo per la cura pastorale delle famiglie, che includa il contenuto della preparazione al matrimonio e che i sacerdoti e i seminaristi ricevano una speciale preparazione per il lavoro pastorale con le famiglie. Proprio per questa ragione è stato stabilito uno speciale Istituto per lo studio del matrimonio e della vita familiare alla Pontificia Università lateranense.

Sono consapevole delle vostre numerose altre responsabilità e preoccupazioni pastorali, ma dai miei viaggi pastorali mi sono molto convinto della vitalità della vita familiare cristiana anche di fronte alle molte tensioni e pressioni. Vi invito a mostrare alla famiglia particolare amore e sollecitudine, a collaborare con altri per sostenere la vita familiare, e a proclamare costantemente al vostro popolo che "l'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia" (FC 86).


10. Noi non possiamo semplicemente accettare la ricerca contemporanea della comodità e del benessere portati all'estremo, perché come cristiani dobbiamo fare attenzione alla vigorosa esortazione di san Paolo: "Non conformatevi alla mentalità di questo secolo" (Rm 12,2). Dobbiamo aver coscienza che nei vostri sforzi per superare le influenze negative della società moderna noi siamo identificati in Cristo Signore, che con la sua sofferenza e morte ha redento il mondo. Possiamo dunque trasmettere ancor meglio il messaggio del Concilio Vaticano II al nostro popolo che cioè, alla sequela di Cristo, che è il principio della vita, "nelle gioie e nei sacrifici della loro vocazione, attraverso il loro amore fedele, i coniugi possano diventare testimoni di quel mistero d'amore che il Signore ha rivelato al mondo con la sua morte e la sua risurrezione" (GS 52). Si, cari fratelli, il matrimonio e la famiglia sono strettamente legati al Mistero Pasquale del Signore Gesù Cristo. E l'amore coniugale umano rimane per sempre una grande espressione sacramentale del fatto che "Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per essa" (Ep 5,25). Nella potenza dello Spirito Santo, comunichiamo questo dono della verità di Dio al mondo.

La proclamazione di questa verità è il nostro contributo ai coniugi; è la prova del nostro amore pastorale per le famiglie; e sarà la fonte di immensa vitalità per la Chiesa di Dio in questa generazione e per le generazioni a venire.

Con determinazione, fede e speranza proclamiamo la Buona Novella di Cristo per l'amore sponsale e la vita della famiglia. E che Maria, la Madre di Gesù, sia con noi in questo compito apostolico.

Data: 1983-09-24 Data estesa: Sabato 24 Settembre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio dalla Spagna - Castel Gandolfo (Roma)