GPII 1983 Insegnamenti - Al Pontificio Consiglio per i laici - Città del Vaticano (Roma)

Al Pontificio Consiglio per i laici - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'apostolato dei laici vera "forza" al servizio della Chiesa

Ho provato una grande gioia celebrando questa messa con voi, Eminenza, che siete alla presidenza del Pontificio Consiglio per i laici, così come con voi membri, consultori e delegati del "Congresso". Con la vostra disponibilità e i vostri consigli, avete contribuito a costruire questo organismo per i laici, che è solo alla prima fase della sua esistenza. Dopo sette anni di lavoro assiduo, il vostro mandato sta per scadere.

Mi sembra molto significativo che, in questa occasione, noi abbiamo celebrato insieme l'Eucaristia: così voi vivete questo momento particolare nell'incontro con Cristo. L'Eucaristia, una volta di più, ci fa prendere coscienza che il tempo e il lavoro dedicati alla promozione dell'apostolato dei laici sono innanzitutto offerti al Signore stesso. così proprio lui sarà la vostra ricompensa.

Quest'anno, il nostro incontro ha luogo in una cornice di maggior intimità; è segno che i legami che ci uniscono, voi a me e me a voi, sono divenuti più stretti. E se io vi esprimo la mia riconoscenza, sappiate che lo faccio in quanto successore di Pietro ma anche personalmente, perché il vostro impegno è stato anche per me fonte di gioia e di incoraggiamento.

Constatare che l'unione a Dio dei laici e le diverse forme del loro apostolato divengono sempre più una forza al servizio del Vangelo e che spesso, nello Spirito di Cristo, essi offrono uno slancio nuovo all'azione della Chiesa "ad intra" e "ad extra" è veramente, per me, fonte di grande conforto.

E' per questo che vi domando insistentemente di non considerare questo giorno come la fine del vostro impegno apostolico al servizio dei laici. Lo dovete guardare come la fine di un periodo di formazione durante il quale avete ammassato tesori che dovete condividere con i vostri fratelli. I vostri sforzi per sensibilizzare i laici alla loro responsabilità di annunciare il Vangelo e di santificare il mondo cominciano ora. Questa missione è e sarà sempre vostra.

Esige che consacriate ad essa, permanentemente e durante l'intera vostra vita, tutte le vostre energie. Ecco dunque l'augurio e la preghiera che io formulo oggi: Dio vi fortifichi e vi benedica affinché possiate sempre corrispondere alle esigenze di questa missione.

Data: 1983-09-26 Data estesa: Lunedi 26 Settembre 1983

Ad aspiranti e medici missionari - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La vostra opera di soccorso sia occasione di promozione umana

Carissimi!


1. Sono intimamente lieto di potermi intrattenere con voi, convenuti a Roma per pregare sulla tomba dell'apostolo Pietro.

Rivolgo anzitutto il mio saluto al vostro Vescovo, Monsignor Filippo Franceschi, come pure al fondatore del vostro Organismo, il professor Francesco Canova, ai membri del Consiglio di amministrazione e di direzione. Saluto gli studenti che si preparano alla loro missione e tutti i medici che sono già impegnati in territori missionari e coloro che, terminato il loro servizio, hanno fatto ritorno. Saluto infine tutti i vostri familiari, qui presenti insieme con voi.


2. E' ancora vivo nel mio animo il ricordo della giornata che, proprio un anno fa, ho trascorso nella vostra città, in occasione del 750° anniversario della morte di sant'Antonio. La calorosa accoglienza della gente, il fervore raccolto delle celebrazioni, il fresco entusiasmo dei giovani hanno lasciato nel mio cuore un'impressione profonda che non si cancellerà.

In quella mia visita pastorale ho voluto incontrare, per primo, un gruppo di malati, per sottolineare, anche con questo gesto, quanto esercizio della carità sia strettamente legato alla testimonianza di impegno evangelico della comunità cristiana,


3. Fu proprio la volontà cristiana di servire il Cristo nel fratello, nel bisognoso, nel malato, che suggeri di dare inizio, nel 1950, all'attività ella vostra Organizzazione.

L'amore di Cristo, ricorda il vostro Statuto, è la forza che vi ha spinti alla decisione di dedicare parte della vostra vita "al servizio delle popolazioni bisognose nei Paesi in via di sviluppo", donando così il vostro contributo personale e concreto allo "sforzo di liberazione e di crescita dell'uomo" (Statuto, art. 1).


4. Prendendo visione dell'attività che svolgete e del numero considerevole di persone che, in campo medico, paramedico e tecnico, avete preparato e inviato in questi anni nei paesi dell'Africa, dell'Asia, dell'America Latina e del Medio Oriente, non posso non lodare e ringraziare, insieme con voi, il Signore.

L'apostolato che compite dedicandovi, con intento cristiano e accurata preparazione, al servizio degli altri, specie se poveri e sofferenti, è una delle testimonianze più vive che la Chiesa di oggi rende al suo Signore.

Il documento conciliare che i Padri hanno rivolto ai laici cristiani ha sottolineato l'importanza e l'insostituibilità della vostra presenza attiva e della vostra partecipazione convinta alla diffusione del messaggio di Gesù Cristo.

Così infatti leggiamo in quel Decreto: ""Il più grande comandamento nella legge è amare Dio con tutto il cuore e il prossimo come se stessi" (cfr. Mt 22,37-40). Ma questo precetto della carità verso il prossimo, Cristo lo ha fatto proprio e lo ha arricchito di un nuovo significato avendo voluto identificare se stesso con i fratelli come oggetto della carità, dicendo: "Ogni volta che voi avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (cfr. Mc 25,40). Egli infatti, assumendo la natura umana, con una solidarietà soprannaturale, ha legato a sé come sua famiglia tutto il genere umano, e ha stabilito la carità come distintivo dei suoi discepoli con le parole: "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni verso gli altri" (Jn 13,35)" (AA 8b).

La vostra azione dunque abbia sempre come contrassegno la carità, le cui opere sono un dovere e un diritto inalienabile per ogni cristiano. Consapevoli come siete del vincolo che lega tutti gli uomini in una sola famiglia, e insieme del dovere che la giustizia impone affinché siano eliminati non solo gli effetti dei mali, ma anche le loro cause, adoperatevi affinché coloro che ricevono il vostro aiuto siano, a poco a poco, liberati dalla dipendenza altrui e divengano autosufficienti (cfr. AA 8e).


5. A tal fine voi non mancherete di sollecitare in ogni modo la partecipazione attiva e la piena corresponsabilità delle popolazioni locali, non imponendo modelli di sviluppo importati dall'esterno, ma favorendo il manifestarsi e il progressivo evolvere verso la maturazione di ogni autentico valore delle culture autoctone. La vostra presenza, infatti, in quanto costituita da stranieri venuti nel Paese per recare un aiuto disinteressato ed efficace, si configura come provvisoria e suppletiva, anche se utilissima; essa, cioè, deve porsi costantemente come finalizzata al proprio superamento, grazie all'instaurarsi "in loco" di una situazione di autosufficienza.

Animati, perciò, da quegli ideali di giustizia sociale in campo nazionale e internazionale, che costituiscono il presupposto della vera pace, voi non mancherete di offrire la vostra collaborazione ad ogni valida iniziativa delle autorità locali, sia coordinando l'azione degli ospedali missionari con i programmi elaborati dai sistemi sanitari nazionali, sia intervenendo direttamente, previo accordo, nelle strutture pubbliche operanti nei singoli Paesi.

Non è chi non veda, carissimi fratelli e sorelle, come questo pieno "calarsi" nella realtà sociale delle comunità, in cui vi recherete, supponga in voi spiccate doti di pazienza e di umiltà, distacco da punti di vista personali radicati nella cultura d'origine, disponibilità senza riserve al dono di voi stessi, capacità di "lettura" delle vicende quotidiane alla luce penetrante della fede. E come potreste vivere costantemente in un simile spirito di servizio e di autentica collaborazione senza quella profonda carica interiore, che viene dalla comunione con Cristo, incontrato nella partecipazione all'Eucaristia, nella meditazione della Sacra Scrittura, nella preghiera personale? A questo impegno di vita interiore, perciò, io vi esorto, carissimi, nella certezza che in Cristo ciascuno di voi potrà trovare luce nelle perplessità, sostegno nella fatica, conforto nel momento della prova, dell'incomprensione, dell'insuccesso. Cristo sia per ciascuno di voi l'amico sincero e il compagno fidato sulle strade del mondo!


6. Il pellegrinaggio, che in quest'Anno Santo della Redenzione vi ha portati qui, costituisca quindi per tutti voi un momento di riflessione alla luce della fede, e di slancio nel rinnovato impegno di dare, attraverso il vostro compito, liberamente assunto, di promozione umana e di servizio ai Paesi in via di sviluppo, una chiara testimonianza di solidarietà e di attuazione pratica dei valori del Vangelo.

Vi accompagni la mia benedizione.

Data: 1983-09-26 Data estesa: Lunedi 26 Settembre 1983

Messa per Paolo VI e Giovanni Paolo I - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Grandi anime che hanno tracciato il cammino per la Chiesa odierna

Ancora una volta ci è dato di raccoglierci e di associarci in una speciale celebrazione, che è ordinata al ricordo e al suffragio di due grandi anime di Pontefici, scomparsi dalla scena di questo mondo cinque anni fa, ma sempre vivi nella memoria commossa e riconoscente di noi qui presenti e di tanti e tanti fedeli sparsi sulla faccia della terra.

Grande, infatti, è il debito di gratitudine che ci unisce sia a Paolo VI, saggio e zelante Pastore che ebbe l'ardua missione di guidare la Chiesa per oltre un quindicennio, sia a Giovanni Paolo I che, pur nell'inopinata brevità del suo servizio, ha lasciato, tuttavia, una traccia ben visibile nella storia del pontificato romano. Come ebbi occasione di scrivere nella mia prima enciclica (cfr. RH 2-4), io sento per loro, per la loro singolare eredità, come anche per l'amabilità che entrambi mi dimostrarono, un vincolo di personale collegamento, che segna ad un tempo un oggettivo punto di riferimento per la mia attività, un dovere di fedeltà alla linea da essi tracciata al cammino della Chiesa in questo scorcio di secolo XX, e un obbligo di memore e affettuosa devozione per le loro figure.

Le significative Letture liturgiche, che stiamo per ascoltare, sostengano e guidino la nostra implorazione comunitaria per i due compianti Pontefici. Nel rinnovare sull'altare il sacrificio stesso di Cristo Signore, noi pregheremo per le loro anime, invocando ancora una volta da Colui che è "la risurrezione e la vita" (Jn 11,25) quella pienezza di beatitudine, di luce e di pace, che costituisce il premio dei giusti.

Pregheremo poi per noi Pastori, perché l'esempio di questi due Pontefici, destinato a durare a lungo nel tempo, sia particolarmente efficace per noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerli e di amarli.

E pregheremo per la Chiesa tutta, per cui essi hanno tanto lavorato, affinché tra le immancabili difficoltà proceda spedita e sicura nell'adesione incrollabile alla Parola del suo Fondatore e Signore, tenendo sempre alta la fiaccola della vera fede e irradiandola non solo tra i suoi figli, ma anche tra quanti - uomini di buona volontà - vivono nel mondo.

Vogliamo pregare anche per il mondo, la cui sorte, proprio in ragione del permanente, anzi crescente alternarsi di speranze e minacce, nel precario equilibrio tra pace e guerra, fu costantemente, "soffertamente" a cuore dei due cari Pontefici. Si, mentre offriamo suffragi per il loro riposo eterno, noi osiamo chiedere anche la loro intercessione, perché nel mondo odierno sia accolto l'eterno messaggio della speranza che indirizzi gli uomini della nostra generazione a pensieri di pace, di giustizia, di umana e solidale fraternità.

Data: 1983-09-28 Data estesa: Mercoledi 28 Settembre 1983



Per l'inizio del sinodo dei Vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nella Riconciliazione l'uomo consegue la vittoria spirituale

Venerabili e cari fratelli!


1. Ci incontriamo oggi in questa Basilica di San Pietro per inaugurare, alla mensa della Parola di Dio e dell'Eucaristia, il Sinodo dei Vescovi. E' una sessione ordinaria sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa".

Desideriamo quindi soprattutto unirci a Colui che a questa missione della Chiesa ha dato inizio. E' proprio lui - Gesù il Cristo - che ha detto: "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; "paenitemini..." (fate penitenza, convertitevi) e credete al Vangelo" (cfr. Mc 1,15).

Il tempo è compiuto con la venuta di Cristo. E si compie costantemente di nuovo questo tempo, in cui il Padre eterno ha aperto il suo Cuore alla riconciliazione con ogni uomo in Gesù Cristo. In questo tempo tutti viviamo.

E perciò i Vescovi della Chiesa hanno opportunamente proposto la penitenza e la riconciliazione come tema dell'attuale Sinodo. Bisogna tornare alle prime parole di Cristo. Bisogna verificare con quale eco esse risuonano nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Bisogna restituire ad esse la loro eterna, evangelica e apostolica potenza. Sarebbe veramente difficile trovare un tema più fondamentale per il lavoro del Sinodo. Un tema più evangelico. E più apostolico. E più urgente.

Vi ringrazio, venerabili fratelli, e ringrazio i Vescovi di tutta la Chiesa per aver voluto proporre appunto il problema della riconciliazione e della penitenza come compito del servizio sinodale nei riguardi del Popolo di Dio nel mondo intero.


2. La Liturgia della festività odierna ci permette di comprendere la potenza del "paenitemini" di Cristo nelle dimensioni che sono, nell'economia di Dio, più grandi e più antiche dell'uomo. Allo stesso tempo, esse giungono all'uomo; s'incontrano nel suo cuore e nella sua storia. Non per nulla Gesù, mentre chiamava Natanaele, disse queste parole misteriose: "Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo" (Jn 1,51).

Proprio oggi è la festività degli Angeli di Dio - e in particolare di quelli che conosciamo dalla Sacra Scrittura sotto i nomi di Micael, Gabriel e Rafael.


3. La prima lettura del libro dell'Apocalisse ci invita a fermarci sul nome Mi-ca-el" (Michele). Questo nome significa "chi come Dio". Esso allude a una conoscenza e a una scelta compiuta a misura di uno spirito puro.

Il Regno di Dio si plasma eternamente proprio in base a una tale conoscenza e ad una tale scelta: "chi come Dio". In queste parole è contenuta tutta la potenza spirituale del rivolgersi a Dio, dell'aderire con la conoscenza e con la volontà alla pienezza che è lui stesso. Pienezza dell'Essere e della Santità. Pienezza della Verità, del Bene e del Bello.

L'odierna festività ci ricorda che all'inizio della creazione, dalla profondità spirituale degli esseri angelici si è sprigionata questa primissima adorazione, immergendosi insieme a tutto il loro essere nella realtà del "chi come Dio": "Michele e i suoi angeli" (Ap 12,7).

Contemporaneamente, la stessa lettura del libro dell'Apocalisse ci rende consapevoli che a questa adorazione, a questa primissima affermazione della maestà del Creatore, si è contrapposta una negazione. Di fronte al rivolgersi pieno di amore verso Dio ("chi come Dio!") esplose una pienezza di odio nel rivoltarsi a lui. Questo rivoltarsi porta nella Sacra Scrittura il nome "diabolos" (calunniatore) e "satana". Questo nome ricorda che, nel rivoltarsi a Dio, si è compiuto anche un rigetto da parte di Dio: "Il serpente antico... fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli" (Ap 12,9).

Nelle dimensioni del "mondo invisibile" si svela quindi la più profonda contrapposizione del bene e del male. Il bene ha il suo inizio in Dio e il suo compimento nell'amore di Dio. Il male è una negazione dell'amore. La negazione di quel Bene supremo, che è Dio stesso, porta in sé la rottura con la verità (il diavolo è "padre della menzogna": Jn 8,44) e la forza distruttiva dell'odio.

L'Apocalisse parla di un combattimento. "Scoppio... una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago" (Ap 12,7).


4. La contrapposizione del bene e del male è entrata nella storia dell'uomo, distruggendo l'innocenza originaria nel cuore dell'uomo e della donna. "Costituito da Dio in uno stato di santità, l'uomo pero, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abuso della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio". Da questo tempo "tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre... Il peccato è, del resto, una diminuzione per l'uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienezza" (GS 3).

Tuttavia questa contrapposizione è diversa da quella che ci viene ricordata dalla prima lettura dell'odierna Liturgia. Essa è a misura dell'uomo.

Non a misura dello spirito puro. Tuttavia essa è primo e principale impedimento nel formarsi del Regno di Dio: regno della verità e dell'amore nella storia dell'uomo, nei singoli campi dell'esistenza umana. Sia nella vita della persona, sia nella vita della società.

E perciò - quando Cristo inizia la sua missione messianica, annunciando l'avvicinarsi del Regno di Dio - grida contemporaneamente: "meta-noeite!" ("paenitemini!"), cioè: "trasformate il vostro spirito"! Chiama alla conversione e alla riconciliazione con Dio. Questo richiamo testimonia che voltarsi dal male e indirizzarsi al bene - in questa sua pienezza quale è Dio - è cosa possibile per l'uomo. La volontà umana può accogliere in sé la corrente salvifica della Grazia, che trasforma le più profonde aspirazioni. In questa chiamata di Cristo si trova insieme la prima luce della Buona Novella. In essa si apre ormai la prospettiva della vittoria del bene sul male, della luce sul peccato. E' la prospettiva che Cristo riconfermerà fino alla fine con la croce e la risurrezione.


5. Venerati e cari fratelli! Nel corso delle prossime settimane dobbiamo - come Pastori della Chiesa nell'ultimo periodo del XX secolo - concentrarci su questa fondamentale chiamata del Vangelo. Essa è stata indirizzata all'uomo di tutti i tempi - e perciò anche a quello della nostra epoca. Per ognuno essa ha la sua potenza salvifica e liberatrice. Questa potenza è stata donata alla Chiesa come frutto della morte e risurrezione di Cristo. Eppure, il giorno stesso della risurrezione, Cristo ha detto agli Apostoli riuniti nel cenacolo di Gerusalemme: "Ricevete lo Spirito Santo, a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Jn 20,22-23).

Come successori degli Apostoli, abbiamo una particolare responsabilità per il mistero della riconciliazione dell'uomo con Dio. Una particolare responsabilità per il Sacramento, in cui questa riconciliazione si compie.


6. Ritorniamo ancora una volta alla lettura dell'Apocalisse. Essa annunzia la vittoria che si compie "per mezzo del sangue dell'Agnello" (Ap 12,11). In questa vittoria "si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo" (Ap 12,10). Con questa vittoria "è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusa davanti al nostro Dio giorno e notte" (Ap 12,10).

Nel mistero della riconciliazione con Dio, nel Sacramento in cui si compie questa riconciliazione, l'uomo accusa se stesso confessando i suoi peccati; e mediante ciò toglie la potenza a quell'Accusatore che, giorno e notte, accusa ognuno di noi, e l'umanità intera, davanti alla Maestà del Dio tre volte santo.

Infatti, quando l'uomo accusa davanti a Dio se stesso, quella confessione delle colpe, nata dal pentimento, unita nel sacramento della Riconciliazione al Sangue dell'Agnello, porta la vittoria!


7. Venerati e cari fratelli! Dobbiamo affrontare nel corso delle prossime settimane il tema, con il quale si unisce più strettamente la vittoria spirituale dell'uomo: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa".

Quanti campi dell'esistenza dell'uomo nel mondo contemporaneo raggiunge questo tema! Tutti noi ne abbiamo piena consapevolezza. Sappiamo quale scala di minacce si è accumulata sulla vita dell'umanità contemporanea.

La Chiesa dà testimonianza continua della sua sollecitudine per la riconciliazione tra gli uomini e le società: la sollecitudine per il superamento delle potenze distruttive dell'ostilità, dell'odio, della volontà di distruzione.

Questo è come un ampio sfondo, sul quale a noi capita di intraprendere, a misura dei nostri tempi, quella eterna lotta del bene con i male nel punto nevralgico che Cristo ha definito con la parola salvifica del Vangelo e con la potenza pasquale della sua Croce e della sua risurrezione.

Riuniti alla mensa della Parola di Dio e dell'Eucaristia, preghiamo affinché lo Spirito di Cristo guidi i nostri intelletti e i nostri cuori in questo servizio del Sinodo al Popolo di Dio, che iniziamo oggi. Desideriamo legare questo servizio alla preghiera del rosario, alla quale la Chiesa dedica particolarmente il mese di ottobre. In questa preghiera è con noi - come una volta con gli Apostoli nel cenacolo - la Madre del nostro Redentore, che è nello stesso tempo la Madre della Chiesa e Serva del Signore. Insieme con lei desideriamo compiere il nostro ministero episcopale.

Preghiamo ardentemente! E ci accompagni anche la preghiera della Chiesa intera.

Data: 1983-09-29 Data estesa: Giovedi 29 Settembre 1983

A Vescovi canadesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Battesimo chiama tutti a un'assunzione di responsabilità

Cari fratelli nell'Episcopato.


1. In quest'ora di unità collegiale, sperimentiamo insieme una viva speranza in Gesù Cristo. E' lui il Pastore Supremo di tutta la Chiesa, "che egli si è acquistata con il suo sangue" (Ac 20,28) e che egli definisce come sua quando dice: "Su questa pietra edifichero la mia Chiesa" (Mt 16,18). Come Vescovi siamo chiamati a manifestare la nostra fiducia nel potere redentore di questo sangue e nella illimitata efficacia di tutto il Mistero Pasquale. E, in quanto Vescovi riuniti nel nome di Gesù, noi crediamo di avere un titolo speciale per essere rassicurati dalla sua presenza in mezzo a noi (cfr. Mt 18,20). In una parola, è "Cristo Gesù la nostra speranza" (1Tm 1,1) che vive in noi e che attraverso di noi, con la parola e il sacramento, continua ad offrire la sua Redenzione al mondo.


2. Desidero ora rendere lode alla potenza del Mistero Pasquale che ha operato per molti anni nelle vostre Chiese locali. E' una potenza che fu effusa tra di voi mediante gli sforzi generosi, davvero eroici, di generazioni e generazioni di apostoli e missionari. Alla base di tutto lo zelo per l'evangelizzazione ci fu una chiara comprensione e una fedele accettazione del comando di Cristo: "Andate dunque e ammaestrate tutte le Nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato..." (Mt 28,20). Si sono compiuti immensi sacrifici, e ancora se ne stanno compiendo, per adempiere al comando di Cristo, affinché la Buona Novella possa essere udita e accolta e affinché la potenza della morte e risurrezione di Cristo possa penetrare i cuori umani, edificare la comunità della Chiesa, modificare radicalmente i criteri delle azioni umane.


3. Nella vita della Chiesa, l'attuazione del Mistero Pasquale è intimamente legata per volontà di Cristo al sacramento del Battesimo e agli altri Sacramenti di iniziazione cristiana. Per ogni cristiano, il Battesimo è un'introduzione sacramentale alla Chiesa, che è essa stessa sacramento di salvezza e dimora della fede. Inoltre, dal Concilio di Trento sappiamo che il Battesimo non è soltanto segno di fede ma anche causa di fede (cfr. DS 1606).

Il Battesimo è di importanza suprema per il nostro popolo, e questo per molte ragioni. E' il Sacramento di illuminazione interiore, di liberazione spirituale e di vita nuova. Per mezzo del Battesimo, al nostro popolo è conferita una partecipazione vitale alla morte e alla risurrezione redentrice di Cristo ed è chiamato a "camminare in una vita nuova" (Rm 6,4). Il Battesimo è anche la sorgente di tutte le responsabilità morali che spettano ai cristiani. E' in ragione del loro Battesimo che devono considerare se stessi "morti al peccato e viventi per Dio, in Gesù Cristo" (Rm 6,11). Per mezzo del Battesimo la potenza stessa del Mistero Pasquale è sacramentalmente condotta a toccare la debolezza e il peccato umano affinché la vittoria di Cristo sul peccato e la morte entri realmente nella vita di ciascuno e trionfi in ogni cuore.


4. Il dono del Battesimo, che viene da Dio, è la base di tutta la dignità cristiana, poiché è l'origine dell'incorporazione a Cristo. Come Vescovi noi sappiamo quant'è importante, dal punto di vista pastorale, ricordare al nostro popolo la sua dignità, parlargli della speranza alla quale deve ancorare la vita, e chiamarlo a riporre tutta la sua fiducia nella potenza del Salvatore Crocifisso e Risorto. Proprio perché è stato assunto da Cristo nel Battesimo, è stato incorporato a lui ed è diventato suo Corpo il nostro popolo possiede ogni ragione per essere animato dalla speranza e dalla consapevolezza della sua identità battesimale e dignità cristiana. Dio vuole che noi Pastori della sua Chiesa proclamiamo questa identità e questa dignità proprio come fece Pietro quando disse ai fedeli: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato" (1P 2,9).


5. Se il nostro popolo comincia a comprendere sempre più il significato del Battesimo nella sua vita, allora acquista maggiore forza di persuasione la nostra spiegazione delle altre verità della fede. Gli Apostoli stessi ci hanno dato esempio di come appellarsi alle comunità ecclesiali. Da parte nostra noi possiamo spiegare più efficacemente molte cose in ragione della nostra incorporazione a Cristo per mezzo del Battesimo: l'urgenza di adorare il Padre insieme a Cristo, che vuole che le membra del suo corpo preghino con lui; la speciale necessità di praticare la castità per non profanare il Corpo di Cristo; l'importanza per le membra di Cristo di assistere le altre membra in difficoltà; e il valore della sofferenza umana offerta nel nome di Cristo. Si, ogni cosa acquista infatti una nuova luce ed è arricchita dalla prospettiva della consacrazione battesimale e dalla incorporazione a Cristo. C'è una nuova visione del mondo, una nuova necessità della diakonia, nuove esigenze per le singole persone e per le comunità, e un nuovo richiamo all'azione sociale che trovi origine e fine nel Corpo di Cristo.


6. Il Battesimo è l'origine di una responsabilità sempre più condivisa nella Chiesa e per la Chiesa. Non soltanto i Vescovi sono collegialmente responsabili delle situazioni e delle necessità che vanno ben oltre i limiti delle loro comunità ecclesiali, ma il laicato è anch'esso corresponsabile, secondo la sua specificità, del bene delle altre parti del Corpo di Cristo, dunque del bene di tutta la Chiesa. In una grande Nazione come il Canada, con vaste diocesi che hanno speciali necessità di evangelizzazione e catechesi, vi deve essere una speciale solidarietà basata sia sulla collegialità episcopale che su quella generale condivisione della responsabilità, che è un'esigenza del Battesimo. Tutti i fedeli di Cristo devono essere interessati al futuro della Chiesa in tutto il Canada; ciascuno deve preoccuparsi della trasmissione della fede, di portare il Vangelo ai giovani, a chi non appartiene alla Chiesa, ai poveri, ai sofferenti, e a tutti coloro che si trovano in difficoltà.


7. Il sacramento del Battesimo è, inoltre, il fondamento di ogni comunità nella Chiesa. Insieme alla Parola di Dio che si attua in esso - e si attua al massimo grado nell'Eucaristia - il Battesimo è motivo della coesione del tessuto fraterno della Chiesa. Nella sua radicale relazione con l'Eucaristia, che solo i sacerdoti possono celebrare, il Battesimo determina fortemente la vita dei sacerdoti e tutte le attività che essi compiono quali edificatori e servi della comunità, la comunità sacramentale.


8. Il Battesimo è essenziale alla missione della Chiesa quale Cristo l'ha delineata, cioè insegnare tutto ciò che egli ha insegnato e battezzare, ed è alla base di tutta la missione della Chiesa. Gli sforzi zelanti dei Vescovi canadesi per promuovere l'apostolato laicale trovano spunto nel Concilio Vaticano II, che considera l'apostolato laicale come partecipazione alla missione salvifica della Chiesa, e afferma: "A questo apostolato sono tutti destinati dal Signore stesso per mezzo del Battesimo e della Confermazione" (LG 33). E' grazie alla consapevolezza dell'importanza del Battesimo che tutta la catechesi trova incoraggiamento, tutti i movimenti locali scoprono la loro identità e tutta la spiritualità laicale trova autentica espressione. Davvero, la vita religiosa stessa scopre la sua specifica identità in relazione al sacramento del Battesimo.


9. Da questi punti di vista, e anche da molti altri, è evidente che la Chiesa considera il Battesimo come un grande dono di Dio. E' un dono custodito gelosamente dal popolo di Dio e un dono di cui il Magistero ha parlato per secoli, lasciando alla Chiesa un insieme di profondi insegnamenti su cui riflettere e da proclamare. Nel suo ricco contenuto vi è anche l'insegnamento della Chiesa sul Battesimo dei bambini, che merita la nostra attenzione pastorale. Questo insegnamento fu riassunto nel 1980 in un documento della Sacra Congregazione per la dottrina della fede, che ribadiva l'insegnamento della Chiesa sulla necessità del Battesimo, anche per i bambini, e sulla relazione esistente tra il Battesimo e la fede. Nello stesso tempo vengono offerti principi e direttive che governano la pratica pastorale del Battesimo dei bambini. La stima della Chiesa per questo Sacramento e il suo insegnamento sulla sua necessità per la salvezza spiega perché il Nuovo Codice di diritto canonico parla dell'obbligo dei genitori di provvedere affinché i loro bambini siano battezzati entro le prime settimane dalla nascita.


10. Venerabili e cari fratelli, ho scelto di riflettere con voi oggi sul sacramento del Battesimo poiché sono convinto che questa riflessione può essere profondamente importante per il vostro ministero pastorale. Ci sono molte altre questioni e problemi con cui voi avete a che fare direttamente e indirettamente.

Ma una fresca accentuazione dell'importanza del Battesimo, in accordo con il Concilio Vaticano II, può, con la grazia di Dio, produrre molti frutti nelle vostre Chiese locali. Con una nuova consapevolezza della loro identità battesimale e dignità cristiana, i fedeli saranno in grado di affrontare le sfide della vita cristiana con fiducia e speranza rinnovate. Il contribuire a che si sviluppi questa fiducia e speranza rinnovate è estremamente rilevante per la vita cristiana e il nostro ministero episcopale.

E nel nostro sforzo di spendere noi stessi per il gregge affidato alla nostra sollecitudine pastorale, facciamo in modo di creare nuovi atteggiamenti tra il popolo di Dio, atteggiamenti che generino la speranza e la fiducia e spronino i fedeli a perseverare nella loro vocazione battesimale di partecipazione al Mistero Pasquale di Cristo. Con san Pietro proclamiamo: "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti per una speranza viva" (1P 1,3). Una nuova nascita, una nuova vita, una nuova speranza per mezzo dell'azione dello Spirito Santo! Questo è il messaggio del Battesimo che noi proclamiamo in Cristo e nella sua Chiesa.


11. Aggiungo una parola in francese - poiché molti tra voi sono francofoni o di diocesi francofone - per ricordare il problema delle vocazioni sacerdotali e religiose, senza riprendere tutto ciò che ho avuto occasione di dire ai vostri Confratelli della regione atlantica. La messe è abbondante, e le opere rischiano di essere troppo poco numerose, per il ministero insostituibile del sacerdote, per la formazione e la guida dei laici, per essere segni del valore assoluto che è il Regno di Dio. Ora lo Spirito Santo non può non suscitare le vocazioni, a misura della fede e dei bisogni dei fedeli. Continuate dunque, cari fratelli, ad adoperarvi totalmente, presso i bambini e i giovani, i loro genitori, le scuole, i seminari, o nella formazione permanente degli adulti, per risvegliare queste vocazioni, fortificarle, renderle mature. Occorrono dei mezzi pedagogici adatti, occorre un clima di preghiera, c'è bisogno della testimonianza dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, felici di consacrarsi totalmente al servizio di Cristo! Prego lo Spirito Santo di colmarvi dei doni della sua luce e della sua forza, voi e coloro che collaborano con voi. Lo prego con Nostra Signora del Rosario. E vi benedico di tutto cuore.

Data: 1983-09-30 Data estesa: Venerdi 30 Settembre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Al Pontificio Consiglio per i laici - Città del Vaticano (Roma)