GPII 1983 Insegnamenti - Al pellegrinaggio del Liechtenstein - Città del Vaticano (Roma)


1. Con grande gioia vi accolgo oggi qui in Vaticano in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma nell'Anno Giubilare della Redenzione. Saluto di cuore le loro Altezze Serenissime il Principe Francesco Giuseppe II e la Principessa Gina del Liechtenstein così come tutti i membri della famiglia principesca. Il mio cordiale saluto di benvenuto si rivolge anche alle alte autorità dello Stato e della Chiesa, ai fedeli, qui presenti e a tutti i cittadini del vostro illustre Paese. Ringrazio le loro Altezze Serenissime per le deferenti parole e il cortese invito che mi hanno appena rivolto.

Il vostro pellegrinaggio nella città eterna è anche una visita ufficiale delle loro Altezze Serenissime presso la Santa Sede ed è anche devota risposta della Chiesa del vostro principato all'invito di celebrare l'Anno Santo in comunione con la Chiesa universale. E' una testimonianza delle profonde radici religiose del vostro popolo e della sua autentica unione col successore di san Pietro. La storia e gli usi e costumi del vostro Paese sono segnati dallo spirito del cristianesimo e danno al principato del Liechtenstein, grazie alla rispettabilità e alla sollecitudine dei suoi cittadini, un posto onorato nella comunità dei popoli.


2. L'Anno Giubilare nel quale noi ricordiamo il 1950° anniversario della morte e risurrezione di Gesù Cristo, nostro Salvatore, ci invita a prendere consapevolezza della grazia della Redenzione e della nostra vocazione cristiana. Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli è un ritorno alle sorgenti della fede, una riflessione sulla fondamentale testimonianza di fede dei primi discepoli del Signore. Dall'apostolo Pietro, presso la cui tomba avete sostato e pregato, veniamo nuovamente rafforzati nella verità fondamentale della nostra confessione cristiana della divinità di Gesù Cristo: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente" (Mt 16,16). Come cristiani siamo battezzati nel suo nome e chiamati alla sua sequela. perciò la Chiesa ci esorta, conformemente alla missione degli Apostoli, a camminare sempre per le vie secondo le indicazioni di Gesù Cristo.

Proprio nel presente Anno Santo e grazie al Sinodo dei Vescovi che si sta attualmente svolgendo a Roma, essa ci chiama attraverso i suoi Pastori con le parole di supplica dell'apostolo delle genti: "Noi fungiamo da ambasciatori di Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio!" (2Co 5,20).

Cristo ci ha riconciliato con Dio mediante il suo sacrificio redentore.

In virtù della sua passione d'espiazione, Dio non considera più i nostri peccati come colpa se noi li confessiamo a lui con franchezza nel sacramento della Riconciliazione. Nello stesso tempo Cristo è divenuto promotore di autentica pace tra gli uomini.

La riconciliazione con Dio abbatte tutte le barriere che dividono gli uomini. Come dice san Paolo, in Cristo "non c'è più giudeo né greco; c'è più schiavo, né libero; non c'è più uomo né donna, poiché voi siete uno in Gesù Cristo" (Ga 3,28). La nostra riconciliazione col fratello è condizione indispensabile per vivere, pregare e sacrificarsi compiacendo Dio. Cristo ci esorta a perdonare il nostro fratello non soltanto sette volte, ma settanta volte sette e ad amare i nostri nemici. L'umanità di oggi ha urgentemente bisogno della riconciliazione cristiana. Offriamola e doniamola là dove noi possiamo trasmetterla ad altri: nelle nostre famiglie, sul posto di lavoro, nelle comunità, nella società!


3. Cari fratelli e sorelle, oggi Dio vi esorta attraverso di me che vi parlo in nome di Cristo, attraverso di me, suo umile rappresentante sulla terra: lasciatevi riconciliare con Dio! Lasciatevi riconciliare con i vostri fratelli e con tutti gli uomini! Questo chiedo per voi e per il vostro Paese quale particolare dono di grazia di questo vostro pellegrinaggio giubilare nella città eterna. Fate uso fecondo dell'offerta di grazia dell'indulgenza giubilare distaccandovi in modo franco e deciso da tutto ciò che contrasta con la volontà di Dio. Lasciate che la Buona Novella della Redenzione compiuta da Cristo compenetri nuovamente la vostra vita e vi renda lieti della vostra fede e della vostra appartenenza alla Chiesa.

Coltivate soprattutto la familiarità col Signore nella preghiera. Date a Dio sempre il primo posto nella vostra vita e in ogni vostro pensiero e azione! Solo a partire da un ulteriore rinnovamento religioso ed etico dell'uomo si può rinnovare anche la società. La riconciliazione personale con Dio è necessaria affinché riconciliazione e pace possano essere presenti nella comunità degli uomini. Ognuno è chiamato a portare il suo personale contributo. Cominciate allora innanzitutto nel più ristretto ambito della famiglia. La Chiesa è convinta che il bene della società e il suo sia strettamente legato soprattutto al bene della famiglia (FC 3). Tutto ciò che contribuisce alla guarigione e al consolidamento della famiglia va a profitto di tutta la collettività.


4. Che questo pellegrinaggio a Roma nell'Anno Giubilare della Redenzione operi in tutti i partecipanti una rinascita religiosa che influenzi e rinnovi efficacemente la vita della Chiesa e della società nella vostra Patria. Imploro per il principato del Liechtenstein e per tutti i suoi cittadini futuro benessere e progresso da tutti i punti di vista nella giustizia e nella pace. perciò imparto di cuore alle loro Altezze Serenissime e alla casa principesca, ai responsabili della Chiesa e dello Stato, così come a tutti i suoi abitanti la mia particolare benedizione apostolica, che vi ottenga la perenne, protezione e sostegno di Dio.

Data: 1983-10-14 Data estesa: Venerdi 14 Ottobre 1983


A pellegrini di varie diocesi italiane - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Coraggio, rispetto e amore nell'annuncio del Vangelo

Carissimi pellegrini!


1. Con grande gioia porgo il mio saluto a voi che siete venuti dalla diocesi di Iesi, da quelle riunite di Macerata, Tolentino, Recanati, Cingoli, Treia e dall'arcidiocesi di Capua.

Colma di letizia è per voi questa giornata del vostro pellegrinaggio per l'Anno Santo! Vi ringrazio sentitamente per questa vostra visita così cordiale e devota e mentre vi esprimo il mio vivo apprezzamento per tale gesto di fede e di ossequio, desidero anche assicurarvi la mia preghiera per voi, per le vostre intenzioni, per tutte le necessità delle vostre singole diocesi. Un particolare saluto giunga con grande cordialità ai fratelli nell'Episcopato, ai sacerdoti e ai religiosi, alle varie autorità presenti, agli organizzatori del pellegrinaggio e ai malati.

Qui a Roma, al centro della cristianità, voi avete riaffermato la vostra fede, mediante la preghiera e la meditazione; e anche l'incontro con le memorie gloriose della religione cristiana vi è stato di grande giovamento, perché esse ci collegano ai primordi del messaggio evangelico e tramandano e testimoniano lungo la storia quello stesso patrimonio di verità salvifiche, che è sostanza della nostra vita, luminosa direttiva per la nostra condotta morale. Auguro di cuore che la celebrazione del Giubileo sia per voi tutti fonte di intime soddisfazioni spirituali e di fermi propositi per un'esistenza cristiana sempre più convinta, coerente ed efficace: "Non temete! Abbiate fede!" vi dico con il Divin Maestro Gesù. Nonostante critiche e avversioni alla Chiesa e alla sua dottrina; nonostante conflitti e contrasti che si susseguono in ogni epoca e in ogni mutamento della storia, la Verità rimane in eterno, unica luce sul destino umano ed unica salvezza! La società moderna, che passa drammaticamente attraverso tante minacce e tante angosce, sente acuto il bisogno delle certezze soprannaturali e guarda con ansia alla Chiesa cattolica e a voi, sacerdoti e fedeli, che ne siete la presenza visibile e quotidiana: rimanete dunque saldi nella fede, e il vostro pellegrinaggio giubilare a Roma e alla Sede di Pietro sia per voi di stimolo e conforto nel cammino della vostra vita!


2. La diocesi di Iesi in questo periodo è impegnata nello svolgimento di un Sinodo che ha come tema: "Per una Chiesa di comunione e di servizio in novità di vita".

E' un argomento molto importante e assai significativo, e auspico che possa portare molti frutti nella pastorale diocesana. Infatti, è necessaria prima di tutto la "comunione" tra i fedeli nella verità e nella carità. San Paolo scriveva ai cristiani di Efeso: "Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 6,23). Queste parole indicano la strada per una vera "comunione": bisogna essere tutti uniti nella verità e nella carità, per poter esercitare un autentico ed efficace servizio in nome di Cristo! Desidero pertanto inculcarvi di cuore l'amore e la stima per la verità. Viviamo in tempi difficili, ed è necessario che ogni cristiano conosca sempre più chiaramente e profondamente il contenuto della propria fede e anche le vicende storiche della Chiesa, per poter vivere coscientemente e fervorosamente ciò che crede ed essere così "luce" nel mondo, secondo il comando di Cristo. Curate perciò l'insegnamento catechistico, la cultura religiosa, la catechesi dei giovani e degli adulti, la Liturgia della Parola, i periodici e la stampa formativa, le biblioteche parrocchiali. E, naturalmente, la novità di vita diventi un impegno e uno scrupolo costante di amore fraterno, di carità vissuta verso tutti, e particolarmente verso coloro che si trovano in qualche necessità fisica o morale.

La diocesi di Macerata e Tolentino con il pellegrinaggio giubilare intende concludere le manifestazioni commemorative del quattrocentesimo centenario dello sbarco di Padre Matteo Ricci a Canton in Cina, avvenuto precisamente il 7 agosto del 1582. E' stato un anno intenso di celebrazioni, di studi, di ricerche a livello scientifico e religioso, che giustamente hanno ricordato e onorato l'illustre figlio della terra marchigiana. Io stesso ho voluto solennemente commemorare l'avvenimento sia all'Università Gregoriana (25 ottobre 1982) sia indirizzando un messaggio al Vescovo della città natale (cfr. Attività della Santa Sede 1982, pp. 754-756). Questa data così significativa sia per tutti motivo di riflessione e di propositi: Padre Matteo Ricci si presento all'immensa e allora sconosciuta Cina con in mano il Vangelo e gli strumenti scientifici, che avevano aperto nuovi e meravigliosi orizzonti all'umanità; e cioè si presento per annunziare il Vangelo e per convertire a Cristo quei popoli, servendosi della cultura e della scienza. E' una lezione valida anche per la Chiesa e per i cristiani della nostra epoca. Dobbiamo annunziare il Vangelo con coraggio sempre e in ogni luogo: l'amore, il rispetto, la prudenza, la comprensione devono accompagnare il coraggio dell'annunzio, perché solo Cristo è la Verità salvifica e il suo comando di evangelizzare è perentorio e decisivo. "Guai a me se non annunzio il Vangelo!" - scriveva san Paolo (1Co 9,16). A questo proposito giova rileggere ciò che dice il Concilio Vaticano II: "Inviata da Dio ai popoli per essere "sacramento universale di salvezza" la Chiesa per esigenza radicale della sua cattolicità, obbediente al mandato del suo Fondatore, si sforza di annunziare il Vangelo a tutti gli uomini. La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria" (AGD 1-2).

Infine, desidero ancora rivolgere una parola in particolare al gruppo di dirigenti e di operai altamente qualificati dello stabilimento "Italtel Telematica" di Santa Maria Capua Vetere, anch'essi presenti all'udienza.

Certamente oggi, non solo in Italia, sono molti e gravi i problemi che agitano il ceto operaio e che per motivi economici, sociali e politici generano situazioni di inquietudine. Voi sapete che la Chiesa è al vostro fianco e cerca in tutti i modi di inculcare la realizzazione della piena giustizia sociale, nel rispetto fondamentale della dignità della persona umana. Purtroppo pero tante questioni non si risolvono facilmente e rimane un senso di incertezza e di insicurezza. E' auspicabile - e la Chiesa non manca di ripeterlo - giungere a un'equa composizione dei diritti e dei doveri, nella superiore visione del bene comune. Ma è altrettanto necessario, cari lavoratori, sapersi impegnare a mantenere sempre limpida e serena la fede e la vita cristiana. In effetti, ciò che fa più impressione oggi è il vasto e insistito inquinamento delle coscienze. Il messaggio che il Beato Padre Leopoldo Mandic, domani dichiarato santo, dà al mondo odierno è appunto l'accorato richiamo alla purezza delle coscienze mediante la fede e la grazia. Egli che per ben quarant'anni si dedico all'ascolto delle confessioni e all'amministrazione del perdono di Dio, esorta anche voi a camminare in grazia di Dio durante il pellegrinaggio terreno, mediante i sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia.


3. Carissimi! Santa Teresa d'Avila, che oggi celebriamo nella Liturgia, scriveva nel "Castello interiore", la sua opera fondamentale: "Non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un'anima e alla sua immensa capacità" e si lamentava che, essendo creata a immagine e somiglianza di Dio, "non sappiamo apprezzarla come si merita", "non conosciamo i grandi segreti che sono in essa" (cfr. "Castello interiore" I, 1,1; VII, 1,1). Riprendete ora il cammino della vostra vita cristiana, ritornate nelle vostre diocesi, nelle vostre parrocchie, nelle vostre case, sul vostro lavoro, convinti della grandezza della vostra anima creata da Dio e redenta da Cristo, purificata dai Sacramenti, infervorata dal pellegrinaggio dell'Anno Santo! E con l'aiuto e la protezione di Maria santissima, nostra Madre, portate a tutti la gioia e la forza della vostra fede! Vi accompagni anche sempre la mia propiziatrice benedizione apostolica, che ora vi imparto con grande affetto e che estendo a tutte le persone care.

Data: 1983-10-15 Data estesa: Sabato 15 Ottobre 1983

A fedeli di Modena - Città del Vaticano - L'adesione alla legge di Cristo è fonte di vera libertà


Con viva gioia vi rivolgo il mio cordiale saluto, carissimi fratelli e sorelle della città di Modena, venuti a Roma in pellegrinaggio in occasione dell'Anno Santo. Voi avete avuto la gioia di partecipare stamani all'Eucaristia nella Basilica di San Pietro, presso il Sepolcro del primo Papa, che testimonio col sangue la sua fedeltà a Cristo e l'amore verso le pecorelle del gregge. Ed ora siete qui per fare visita al suo successore e per ascoltare da lui una parola che vi sia di stimolo e di orientamento nel vostro impegno cristiano.

Ebbene, carissimi, la parola che vorrei lasciarvi in consegna mi piace trarla proprio dalla prima lettera di Pietro, affinché sia egli medesimo a illuminarvi. Eccola: "Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio" (1P 2,16).

Liberi... servitori. Avete notato il singolare accostamento? Per essere uomini liberi occorre essere fedeli servitori di Dio. L'adesione alla legge di Dio ci sottrae alla schiavitù delle passioni e ci introduce all'esperienza della vera libertà interiore. E' opportuno ribadirlo in un tempo nel quale molto si parla di libertà, mentre d'altro canto si assiste a uno stile di vita sempre più soggetto ai condizionamenti dell'opinione, del costume, della moda dominanti.

L'impegno fondamentale del cristiano di oggi è proprio questo: con la parola e soprattutto col comportamento dimostrare di fronte al mondo quanto sia vera la parola dell'altro apostolo che verso qui a Roma il suo sangue, l'apostolo Paolo: "Dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà" (2Co 3,17).

Nell'affidare voi e le vostre famiglie alla protezione sempre vigile della Vergine santissima - oggi, sabato, è il giorno a lei dedicato -, imparto di cuore a tutti la mia benedizione apostolica.

Data: 1983-10-15 Data estesa: Sabato 15 Ottobre 1983

Ai ragazzi dell'Azione cattolica - Apostoli e missionari del piano di Salvezza



Cari ragazzi di Azione cattolica.


1. Oggi piazza San Pietro vi accoglie sorridente e quasi stupita nel vedere un'adunanza tanto numerosa di ragazzi provenienti da ogni parte d'Italia, festosi pellegrini che hanno accolto il dolce invito dell'Anno Santo della Redenzione.

Invito di grazia, invito a vita nuova, invito di speranza! Non siete, infatti, voi i più sensibili, i più liberi, i più pronti a balzare in piedi per raccogliere l'invito del Signore che chiama? Non siete voi, al pari di Samuele (cfr. 1S 3,4-14), attenti a percepire la chiamata del Signore che irrompe nella notte e risveglia alla vita? Non siete voi gli eredi di quel fortunato gruppo di bambini che circondarono, un bel giorno, Gesù e ne furono affascinati e avvinti (cfr. Mc 10,13-16)? Orsù, dunque, venite che il Signore vi trasformerà il cuore, lo rinvigorirà, rendendovi così capaci di una novità di vita sempre più robusta.


2. Accompagnati dai vostri educatori, dai responsabili nazionali, e anche dal caro Assistente generale, Monsignor Fiorino Tagliaferri, voi rappresentate i trecentomila ragazzi italiani di Azione cattolica e anche tutti gli altri coetanei che avete interessato al "Mese del ciao" che segna l'inizio delle attività dei vostri gruppi. A conclusione di questo intenso periodo di preparazione, "vi siete dati appuntamento a Roma e avete scelto questo giorno per ricordare col Papa i cinque anni della sua elezione alla Cattedra di Pietro, avvenuta proprio come domani, 16 ottobre. Come dirvi grazie per questo squisito pensiero? Come dire grazie a voi e all'intera Associazione di Azione cattolica? Quanti motivi dunque giustificano e illuminano questa udienza e meriterebbero tutti la nostra attenzione! Ma noi rifletteremo brevemente solo su alcuni di essi per poter meglio individuare e rafforzare le finalità apostoliche del vostro raduno.


3. "C'è un piano... che forte!": questo è il vostro "slogan"! C'è un piano per il vostro raduno, per tutto l'anno associativo appena iniziato. Ma quale piano? Un piano di amicizia! Amicizia con chi? Con Gesù e poi tra tutti i ragazzi dell'Azione cattolica e con tutti gli altri. Il vostro "Alleluja" canta così: "Fratello vieni insieme a noi / un mondo nuovo a costruire / Cristo Gesù con noi sarà / ed il nostro cuore arderà".

Ecco, cari ragazzi, siete in tanti, ma tutti insieme - il Papa con voi - saremo "una cosa sola", come vuole Gesù. Per essere una cosa sola non serve essere tutti uguali, avere le stesse doti umane, la stessa ricchezza. Basta - come vi ha scritto il vostro responsabile nazionale - condividere la stessa fede in Gesù Cristo e lavorare tutti insieme con lui e per lui, ed essere tutti suoi discepoli.

Ora, Gesù, ha rivelato il piano di salvezza del Padre Celeste per l'umanità intera e per ciascuno di noi. Mentre il vostro "piano di amicizia" vuol farvi incontrare con Gesù; Gesù vuol farvi incontrare, a sua volta, col Padre Celeste, col suo piano di salvezza.

Ecco allora che il vostro pellegrinaggio a Roma, che ha come motivo e meta l'Anno Santo Giubilare, diventa per voi e per tutta l'Azione cattolica ragazzi una tappa molto significativa di riflessione e di propositi. Alla scuola di Gesù, venuto al mondo per riconciliarci col Padre, e con la forza dello Spirito Santo, i ragazzi dell'Azione cattolica sapranno impegnarsi per realizzare il piano del Padre Celeste, che è piano di riconciliazione con lui e degli uomini tra loro.


4. Siate voi, ragazzi e ragazze dell'Azione cattolica, i primi a capire il "piano di Dio" su ognuno di voi e sull'intera storia umana. E' essenziale rendersi conto di appartenere a un disegno supremo di Dio che ci ha creati e redenti per amore e vuole il nostro amore e quindi la nostra vera felicità per sempre. Ma per capire è necessario uno studio costante, appassionato; è necessaria un'applicazione gioiosa e costruttiva; è necessario un impegno umile nell'ascolto del Messaggio di Cristo e della Chiesa.

Vi esorto pertanto allo studio della religione. Amate la vostra fede cristiana e amate anche l'intelligenza di essa. La nostra epoca di vasta cultura e sensibilità esige una preparazione religiosa più accurata e profonda.


5. Siate ancora voi, ragazzi e ragazze dell'Azione cattolica, i primi a vivere questo piano di amore e di salvezza nella vostra vita personale, familiare e sociale.

"Il piano di Dio" nella vostra vita consiste praticamente nella "vita di grazia" e cioè nell'amicizia con Dio, mediante l'appartenenza a Gesù. Qui veramente si vede se siete autentici ragazzi di Azione cattolica! Infatti, non è sufficiente conoscere la Verità, bisogna viverla! Il vostro impegno fondamentale deve essere vivere in "grazia", vivere in amicizia con Dio, lottando contro il male e il Maligno, mediante la preghiera assidua e volenterosa, mediante la Confessione frequente e ben fatta, mediante l'Eucaristia intesa come incontro personale e dinamico con l'amico Gesù compagno nel cammino della nostra vita.

Dovete vivere in un'atmosfera spirituale pura ed elevata! In tal modo sarete in grado di essere anche impegnati nell'amicizia per gli altri e gusterete la gioia di essere cristiani, di essere ragazzi dell'Azione cattolica.


6. Infine, siate voi i primi a testimoniare con coraggio il "piano di Dio" nella storia di cui fate parte e di cui siete anche voi protagonisti. In mezzo alle miserie della società attuale, in mezzo alla sofferenza, all'incredulità, alla disperazione, dovete essere messaggeri di speranza con la vostra gioia, con la vostra innocenza, con il vostro aiuto! Il Papa vi affida questo grande e meraviglioso compito: dov'è il buio dell'errore e dell'incertezza, voi porterete la luce e la certezza della fede; dov'è la notte del peccato e dell'odio, voi porterete il calore della bontà e dell'amore.

Cari ragazzi, anche voi siete protagonisti della storia, anche se umili e sconosciuti! Siete grandi nel "piano di Dio"! Questa è la verità che vi dà forza, coraggio e dignità!


7. Il vostro "piano dell'amicizia" e il "piano di Dio" su di voi esigono dunque che siate apostoli e missionari, come ve lo hanno detto i vostri Vescovi, quando vi hanno scritto queste parole: "Anche voi, ragazzi, siete capaci di far conoscere Gesù. Non dovete aspettare i diventare adulti per essere suoi testimoni".

Volete voi essere, già oggi, veri apostoli e missionari? Sono certo che non dimenticherete più questa consegna: a nome di Gesù, ve la fa il successore di Pietro, il pescatore, che volentieri vi chiama sulla barca a pescare con lui, a servizio di tanti ragazzi del mondo.

D'altra parte, questa è la vostra tradizione. Perché se il nome di "Azione cattolica ragazzi" è giovane, la formula associativa e apostolica - così come la volle il mio grande predecessore Pio XI - indicata da tale nome e da esso proposta, è una formula antica e sperimentata. Si compie, infatti, nel prossimo anno il sessantesimo anniversario della sua fondazione. Per l'Italia l'"Azione cattolica ragazzi" è stata un'autentica fucina di caratteri e di coscienze. Gli "aspiranti" e le "aspiranti" - questo è l'antico nome - hanno segnato una figura caratteristica, e tanti italiani, oggi adulti e responsabili, sono passati per quelle fila. Fu il tempo in cui - così disse Papa Paolo VI - "l'Azione cattolica divento pedagogia" (Discorso ai delegati aspiranti diocesani, 21 marzo 1964).

Siate degni di tanta storia, di tanta tradizione; anzi lasciandovi sospingere da essa, dovete correre in avanti e fare ancor meglio, perché i tempi lo esigono.

Non siete soli. Con voi ci sono i vostri assistenti e i vostri educatori. Essi, ponendo mano alla materia incandescente delle vostre giovanissime vite, si propongono - come ha detto il Concilio Vaticano II - di "suscitare uomini e donne, non tanto raffinati intellettualmente, quanto di forte personalità com'è richiesto fortemente dal nostro tempo" (GS 31).


8. Carissimi ragazzi, vi ho detto tante cose; vi ho aperto il mio cuore: vi ho indicato grandi mete. Immaginate che all'uscita da questa piazza, oggi trasformata in un canto di giovinezza, vi sia richiesto di sottoscrivere uno ad uno gli impegni sopraindicati. Si, il Papa sa di poter contare su di voi, giovanissima generazione impiantata nell'Anno Santo straordinario, 1950° dalla morte e dalla risurrezione di Gesù. Sa di poter e dover contare su di voi, uomini e donne del tempo nuovo, del nuovo Avvento, destinati a varcare i confini del nuovo millennio.

Gesù è con voi, la Vergine santissima nostra Madre è con voi, il Papa sarà sempre con voi e vi benedice di gran cuore!

Data: 1983-10-15 Data estesa: Sabato 15 Ottobre 1983

Ai vescovi del Malawi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Celebriamo insieme il mistero della Chiesa missionaria

Cari fratelli Vescovi.


1. Come Pastori del popolo di Dio nel Malawi, siete venuti a Roma per adempiere alle sacre funzioni di una visita "ad limina". Da parte mia vi do il benvenuto con tutto il cuore. Ma è più di un benvenuto quello che io vi rivolgo. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine per la vostra opera apostolica, dirvi la mia profonda stima personale, assicurarvi delle mie preghiere, ed esprimervi il mio amore fraterno in Cristo Gesù. Con le parole di san Paolo, voglio che voi sappiate che ricordo "davanti a Dio e Padre nostro il vostro impegno nella fede, la vostra operosità nella carità e la vostra costante speranza in nostro Signore Gesù Cristo" (1Th 1,3).


2. La grande importanza che attribuisco a questa vostra visita è anche collegata al fatto che voi rappresentate e personificate le Chiese locali del Malawi. Queste Chiese locali del vostro Paese sono settori vitali della Chiesa universale; sono organicamente strutturate entro il Corpo di Cristo e manifestano in modo mirabile l'unità ecclesiale. Ciò che stiamo celebrando perciò è il mistero della Chiesa.

Nelle vostre persone e in tutte le comunità che sono spiritualmente presenti con voi qui presso la Sede di san Pietro, il mistero della Chiesa è reso presente nel suo aspetto missionario. E' precisamente perché "la Chiesa che vive nel tempo è per sua natura missionaria" (Ag 2), che i fedeli del Malawi sono oggi porzione stimata del gregge di Dio. Fu mediante il dinamismo missionario della Chiesa universale che le vostre Chiese locali hanno avuto la vita. Oggi non posso non cogliere questa occasione per lodare il piano di Dio, formulato nella sua Parola Eterna, di portare a compimento tutta la storia in Gesù Cristo "nel quale ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (Ep 2,21). Per l'azione dello Spirito Santo, i fedeli del Malawi sono debitamente entrati nel tempio del Signore.


3. Desidero parimenti rendere omaggio agli strumenti scelti dalla divina saggezza per portare l'opera redentrice di Gesù nella vita del vostro popolo. Nel nome di Cristo e della sua Chiesa ringrazio in particolare tutti i missionari per quelle generose attività per mezzo delle quali hanno offerto il Vangelo della vita a tutti coloro che liberamente desideravano ascoltare il loro messaggio. Nella vostra unità collegiale oggi noi ricordiamo la testimonianza della loro vita, la loro predicazione fedele, e il loro arduo lavoro per costruire ogni comunità cristiana nella fede di Gesù Cristo. Riflettendo sul mistero della Chiesa nella sua natura missionaria, noi ricordiamo questa dimensione non solo per spiegare l'origine delle vostre Chiese locali, ma per chiarire il loro ruolo e per illustrare come esse sono chiamate a perpetuare lo zelo di Cristo che dice: "Bisogna che io annunzi il Regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato" (Lc 4,43).

Celebrando il mistero della Chiesa missionaria, noi celebriamo dunque la presenza di Cristo in mezzo al vostro popolo. Questa presenza di Cristo nella comunità è il risultato dell'attività missionaria. Come afferma il decreto "Ad gentes" (AGD 9): "Con la parola e la predicazione, con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice la santissima Eucaristia, l'attività missionaria rende presente quel Cristo, che della salvezza è l'Autore". Nello stesso tempo il Cristo che vive nel suo popolo lo spinge a impegnarsi nell'evangelizzazione.


4. La ragione per cui voi stessi siete chiamati a vivere, lavorare e morire tra il vostro popolo è di stabilire mediante la Chiesa questa presenza di Gesù Cristo. La Chiesa esiste al fine di manifestare la luce di Cristo a tutte le Nazioni. E nella sua relazione a Cristo, essa diviene segno e strumento di unità per tutta l'umanità (cfr. LG 1). La Chiesa in mezzo a voi, cercando di vivere la vita di Cristo e di proclamare il suo elevante messaggio, è una Chiesa che è chiamata a servire l'unità di tutta l'umanità. Mediante il fervore e la testimonianza della loro vita cristiana, i fedeli sono in grado di contribuire grandemente al bene di tutti i loro fratelli e sorelle. E' veramente necessario per loro compiere ogni sforzo per presentare il contenuto della fede a tutti coloro che sceglieranno liberamente di ascoltare. Ma è altrettanto necessario che la carità cristiana di ogni individuo e ogni comunità del mondo abbracci tutti i gruppi senza distinzione di razza, condizione sociale o religione. I fedeli sono chiamati a collaborare con tutti gli altri nella giusta regolazione delle questioni della vita economica e sociale e a lavorare insieme per migliorare la condizione dell'uomo e promuovere la pace e l'armonia (Cfr. Ag 12).


5. La vostra visita "ad limina", cari fratelli, è una splendida opportunità per riflettere insieme sulla profonda realtà delle vostre Chiese locali e per trarre nuova forza da una rinnovata consapevolezza della grandezza della missione pastorale affidatavi da Gesù Cristo e dalla sua Chiesa. Tutte le vostre attività di Pastori del popolo di Dio devono essere viste alla luce del mistero della Chiesa. Questo mistero della Chiesa vi ispira anche in tutte le vostre iniziative individuali che siete chiamati ad esercitare nel nome di Cristo. Vorrei accennare brevemente ai tre ambiti di grande importanza per la vita della Chiesa del Malawi: catechesi, vocazioni e tirocinio nei seminari.


6. Desidero innanzitutto esprimere la mia gratitudine per gli sforzi che sono stati compiuti per preparare catechisti a collaborare alla missione della diffusione della Parola di Dio e della costruzione della Chiesa. Il Concilio definisce così i loro sforzi: "un contributo singolare e insostituibile alla propagazione della fede e della Chiesa" (Ag 17). Potete esser certi che il Papa e tutta la Chiesa vi sostiene nel vostro sforzo di provvedere degnamente al tirocinio dottrinale e spirituale dei vostri catechisti e a istruirli bene nelle Sacre Scritture, la liturgia, il metodo catechetico e la pratica pastorale, cosicché con voi essi possano essere veramente araldi della fede.

Insieme con voi ringrazio Dio per le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa che egli ha suscitato in mezzo a voi. Come Vescovi avete mostrato grande interesse per i religiosi e avete offerto loro sostegno e guida. Il Signore ha anche udito le vostre preghiere per le vocazioni al sacerdozio, anche se il bisogno non è stato ancora pienamente soddisfatto. Siate certi che egli vi assisterà nei vostri sforzi per mettere a disposizione dei vostri seminaristi un tirocinio sempre più efficace.


7. Questo tirocinio nei seminari deve davvero avere una priorità speciale nel vostro ministero, dal momento che il futuro delle vostre Chiese locali dipende in larga misura dai suoi risultati. Vi chiedo di continuare personalmente ad incoraggiare i vostri seminaristi a cercare la santità di vita attraverso una unione sempre più intima con Gesù Cristo nella preghiera. Compite ogni sforzo affinché essi siano formati nella parola di Dio quale si trova nelle Scritture e come è interpretata nel genuino insegnamento della Chiesa. Adoperatevi con tutte le vostre forze per comunicare ai seminaristi la grandezza della sfida alla quale sono chiamati da Cristo stesso. Con la grazia di Dio continuate a proporre ai giovani del Malawi gli altissimi ideali del sacerdozio di Cristo e il grande privilegio di servire il popolo di Dio in questo modo.

Vi chiedo di portare a tutti i vostri sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici l'espressione del mio amore in Cristo Gesù. La mia speciale benedizione apostolica va a chi è ammalato e solo e a tutti coloro che soffrono in qualche modo per il Regno di Dio. Raccomando tutte le famiglie del Malawi alla amorevole protezione di Maria la Madre di Dio e Madre della Chiesa. Con l'assicurazione delle mie preghiere e il mio sostegno fraterno vi abbraccio nella grande speranza che è nostra quando proclamiamo e viviamo il mistero della Chiesa di Cristo.

Venerabili e cari fratelli, l'apostolo delle Nazioni ci infonde un'immensa fiducia dicendoci: "A colui che in tutto ha potere di fare molto di più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli! Amen" (Ep 3,20-21).

Data: 1983-10-15 Data estesa: Sabato 15 Ottobre 1983


GPII 1983 Insegnamenti - Al pellegrinaggio del Liechtenstein - Città del Vaticano (Roma)