GPII 1984 Insegnamenti - 2. Dai Padri della Chiesa al Concilio Vaticano II


3. Redentore dell'uomo e della cultura umana


La Redenzione compiuta dal Cristo è opera e rivelazione dell'amore di Dio. Nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo; Cristo rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione (cfr. GS 22).

Se Cristo, mediante la Redenzione, ha compiuto l'opera della salvezza di ogni uomo e di tutto l'uomo, egli ha redento anche la cultura umana, questa manifestazione fondamentale dell'uomo come singolo, come comunità, come popolo, come nazione. Tutti i valori umani sono redenti e salvati da Cristo, che dà una dimensione nuova a tutta la realtà umana! Come la grazia della salvezza risana, perfeziona, integra, eleva la natura dell'uomo, analogamente essa risana, perfeziona, integra ed eleva la cultura: "Il Vangelo di Cristo - afferma il Concilio - rinnova continuamente la vita e la cultura dell'uomo decaduto; combatte e rimuove gli errori e i mali, derivanti dalla sempre minacciosa seduzione del peccato. Continuamente purifica ed eleva la moralità dei popoli. Con la ricchezza soprannaturale feconda dall'interno, purifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo" (GS 58).

E' vero, l'uomo vive di una vita veramente umana grazie alla cultura, la quale è un modo specifico dell'"esistere" e dell'"essere, dell'uomo. Nel mio discorso all'Unesco (2 giugno 1980) sottolineavo che "l'uomo il quale, nel mondo visibile, è l'unico oggetto ontico della cultura, è anche il suo oggetto e il suo termine. La cultura è ciò per cui l'uomo in quanto uomo diventa più uomo, "è" di più, accede di più all'"essere". E' qui anche che si fonda la distinzione capitale fra ciò che l'uomo è e ciò che ha, fra l'essere e l'avere" (n. 7). C'è un legame organico e costitutivo fra religione in generale e il cristianesimo particolare da una parte, e la cultura dall'altra. L'Europa intera, in modo speciale, testimonia, nella storia di ogni nazione come in quella di comunità intera, il legame tra cultura e cristianesimo! La vostra presenza, illustri Signori, è una testimonianza del vostro impegno culturale come della vostra solida convinzione che non vi è conflitto tra cultura e messaggio cristiano. Anzi, siete ancor più convinti che la fede in Cristo, con tutto ciò che egli ha annunciato al mondo, sia un saldo sostegno, un seme fecondo, una luce chiarificatrice per i molteplici valori culturali di cui siete studiosi, custodi e trasmettitori. E la fede, come accoglienza di verità e di realtà soprannaturali, postula il pensiero, la ragione, la ricerca, in una parola la conoscenza. Lo affermava con forza sant'Agostino quando scriveva: "...quoniam fides si non cogitetur, nulla est: poiché la fede, se non è pensata, non esiste, non è possibile" ("De praedestinatione Sanctorum", II, 5: PL 44, 964).

E porta una giustificazione radicale a tale affermazione: "...cum etiam credere non possemus nisi rationales animas haberemus: non potremmo infatti credere se non avessimo anime razionali" ("Epistula 120": PL 33, 453); del resto, lo stesso credere è pensare con l'assenso dell'intelletto mosso dalla volontà: "...et ipsum credere, nihil aliud est, quam cum assensione cogitare" ("De praedestinatione Sanctorum", II, 5: PL 44, 964).


4. La verità di Dio svela il dovere della carità La scoperta e l'accoglienza della verità cristiana, di quella verità che è lo stesso Verbo di Dio fatto uomo, morto e risorto, svelano la carità cristiana, la carità di Dio e la carità che è Dio, comunicata agli uomini mediante il Redentore perché gli uomini si amino scambievolmente.

L'esperienza giubilare dell'Anno della Redenzione è esperienza dell'Amore redentore del Verbo di Dio incarnato. L'amore di Dio e l'indulgenza che la Chiesa, ministra del sacramento di misericordia nel mondo, trasmette agli uomini, realizzano il mistero di riconciliazione. La riconciliazione con Dio dona la forza per la riconciliazione con i fratelli. La nostra conversione al Vangelo ci apre agli altri.

L'impegno di doverosa rigorosità e di competente professionalità degli uomini di cultura credenti è di esempio per tutti, contro ogni superficialità priva di contenuti, e contro ogni volubilità priva di punti di riferimento. Si tratta di un impegno etico e logico insieme.


5. Collaborare all'opera di evangelizzazione e di promozione umana Con la vostra preparazione scientifica, filosofica, letteraria, storica, professionale, voi potete offrire un servizio di autentica carità intellettuale ai vostri colleghi, agli studenti, alla società e a tutte le sue istituzioni. Potete, inoltre, offrire un servizio alla Chiesa stessa come contributo culturale, per la catechesi, per l'evangelizzazione e per la promozione umana. Anche voi partecipate in tal modo alla voce profetica della Chiesa, che supera il cosiddetto "realismo politico" e diviene voce degli ultimi, dei piccoli, di coloro che non hanno voce; diviene speranza consapevole che l'umanità deve avere, e avrà un domani, una sopravvivenza.

Carissimi, non siate solo intellettuali che riflettono, valutano e contemplano la verità, chiusi come in una loro individualistica torre d'avorio.

Non lasciate che soltanto voci isolate lancino messaggi alla coscienza e al mondo.

Anche voi siete coinvolti solidalmente in un impegno profetico di formazione di coscienze sensibili e capaci di dire "no" alla morte, all'odio, alla violenza, al terrore, all'errore, al male, alla degradazione, a dire invece "si" al bene, al bello, alla verità, alla giustizia, alla responsabilità, alla vita, alla pace, all'amore! Assumetevi anche voi le vostre responsabilità, consapevolmente! Il vostro contributo in tale campo è cospicuo. I giovani che hanno un contatto formativo con voi, i politici che tendono l'orecchio a ciò che voi dite, i tecnici che non possono prescindere da voi, tutti siano da voi aiutati a entrare con sapienza e con ragionevolezza in una visione della vita e della società umana, che promuova il bene comune di tutta l'umanità.

Il vostro compito culturale, assolto con profonda coscienza umana e cristiana, sarà apprezzato dagli uomini, ma più ancora sarà benedetto da Dio, che è Dio della Verità e dell'Amore. Insieme lo pregheremo, perché ci dia sempre il coraggio della verità e della carità.

Con questi auspici, invoco dal Signore sulle vostre persone e sul vostro impegno culturale larga effusione di favori celesti e vi imparto di cuore la benedizione apostolica.

[In varie lingue:] Sono felice di salutarvi, professori universitari di lingua francese che vi siete uniti a questo cammino di Anno Santo, pregando il Redentore di donare la sua pace e la sua luce agli spiriti che lo cercano nel mondo della cultura in cui lavorate, in particolare nelle vostre università di Lovanio, di Bruxelles, di Parigi, di Grenoble, di Friburgo, di Ginevra.

E' con grande piacere che accolgo la presenza oggi di professori universitari di lingua inglese, specialmente quelli provenienti da Dublino e Londra. E' in Gesù Cristo, il Verbo Incarnato che risiede la pienezza della saggezza e della sapienza. E' nel suo nome che voi vi adoperate per rendere il vostro contributo al mondo della cultura. Che Dio vi renda strumenti sempre più efficaci al servizio dell'umanità nel dialogo della salvezza.

Desidero rivolgere ora un saluto particolare ai membri delle università spagnole di Madrid, Granada, Barcellona, Pamplona e della storica università di Alcalà de Henares. Desidero assicurar loro che ho apprezzato in modo particolare la loro presenza in questa circostanza, giacché costituiscono il gruppo più nutrito giunto dall'estero.

Mi rallegro sinceramente anche per i numerosi rappresentanti delle università della Repubblica federale di Germania e dell'Austria, che prendono parte a questo incontro nell'Anno Giubilare della Redenzione: tra i quali quelli provenienti dalle città universitarie di Colonia, di Göttingen, Münster, Düsseldorf, Aquisgrana, Monaco e dalle università di Vienna e Salisburgo. Vi saluto molto cordialmente e imploro per voi in questa celebrazione giubilare ricche grazie da Gesù Cristo, nostro Redentore.

Data: 1983-12-15 Data estesa: Giovedi 15 Dicembre 1983




Messa per universitari e studiosi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il mondo non può rendere vano il disegno salvifico di Dio

Testo:

"Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!" (Lc 3,4 Lc 3,6).


1. Che cos'è l'Avvento? Che cos'è l'Avvento dell'Anno della Redenzione e del Giubileo Straordinario? Ci riuniamo, come ogni anno, in questo periodo portando in noi ormai una piena risposta a questa domanda, ma contemporaneamente domandiamo ancora. Che le risposte siano una sorgente di nuove domande lo sanno in particolare coloro che si dedicano al lavoro scientifico: gli ambienti universitari, i professori, gli scienziati, i ricercatori, gli studenti. Ogni anno ci riuniamo in questa assemblea sia nel periodo di Avvento sia in quello della Quaresima. Quest'anno vi si aggiunge un motivo particolare: il Giubileo Straordinario della Redenzione. Saluto tutti i presenti con particolare cordialità. Saluto il ministro della Pubblica istruzione, gli illustri rettori di università, i professori e tutti gli uomini di cultura. Saluto di gran cuore tutti voi, studentesse e studenti, che siete venuti numerosi a questo incontro di preghiera.

Pellegrini provenienti da diverse parti del mondo visitano specialmente in quest'anno le tombe degli Apostoli. Gioisco perché stasera posso fare questa visita-pellegrinaggio insieme con voi, cari fratelli e sorelle. Spero che si sveli più pienamente dinanzi a noi il mistero dell'Avvento, che parlerà ai nostri cuori con la profondità sconvolgente della Redenzione. Infatti l'Avvento ci introduce nella Redenzione del mondo e ci mostra le sue radici: il suo "inizio" in Dio, e, in un certo senso, ci mostra pure "l'inizio" dell'uomo. Non si tratta soltanto dell'inizio nel senso storico. E', semplicemente, l'"inizio" - incessante.

"L'inizio" che non soltanto "fu" una volta, ma sempre "è"; ed è in ciascuno di noi! Questo è il motivo per cui bisogna incontrarci, nel tempo d'Avvento, presso la mensa della Parola divina, e da essa passare alla mensa dell'Eucaristia.

Abbiamo scelto proprio la sera di oggi per questo incontro. Desideriamo, con la meditazione della Parola di Dio, approfondire la nostra consapevolezza dell'Avvento e della Redenzione. Desideriamo accogliere nell'Eucaristia l'opera salvifica di Cristo: quel frutto sacramentale della Redenzione del mondo, destinata in modo irripetibile a ognuno di noi: secondo il metro della nostra consapevolezza e del nostro amore.


2. "Preparate la via del Signore...".

Queste parole ha pronunciato una volta il grande profeta Isaia, l'evangelista dell'Antico Testamento. Le stesse parole risuonarono nei pressi del Giordano, quando si avvicino la venuta di Cristo. Le ha ripetute Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, invitando gli ascoltatori a ricevere il battesimo di penitenza.

"Tutto il popolo che lo ha ascoltato, e anche i pubblicani, hanno riconosciuto la giustizia di Dio ricevendo il battesimo di Giovanni. Ma i farisei e i dottori della legge non facendosi battezzare da lui hanno reso vano per loro il disegno di Dio" (Lc 7,29-30). può l'uomo rendere vano il disegno di Dio? può l'uomo rendere vano il disegno di Dio per se stesso? Ecco la domanda che si presenta in occasione della meditazione sulle parole dell'odierno Vangelo d'Avvento. E' la domanda sulla quale occorre soffermarci. Essa infatti ci permette di penetrare più profondamente nel mistero della Redenzione e dell'Avvento.

Il testo del Vangelo di san Luca è molto preciso. Sulle sponde del Giordano insegna un uomo di Dio. Un profeta, anzi più che un profeta. L'uomo che non soltanto pronunzia con le sue parole umane la verità proveniente da Dio, ma il profeta che più di qualsiasi altro preannunzia l'evento salvifico. Conduce gli uomini all'incontro con lui. Egli non è soltanto profeta, ma il messaggero! perciò egli non soltanto predica ma completa le sue parole con un segno di conversione: battezza. Mediante questo battesimo di penitenza desidera rendere partecipi della venuta del Signore i suoi ascoltatori. Intende preparare nei loro cuori l'Avvento e la Redenzione.

Coloro che ricevono il battesimo, ascoltano le parole del profeta "riconoscendo la giustizia di Dio": ciò vuol dire che accolgono la verità racchiusa nelle parole di Giovanni come la verità proveniente da Dio. Coloro che non ricevono il battesimo, non vogliono riconoscere questa verità: non "riconoscono la giustizia di Dio". E così facendo "rendono vano per loro il disegno di Dio".


3. può l'uomo rendere vano il disegno di Dio? può l'uomo renderlo vano nei suoi confronti? La risposta a questa domanda emerge già in un certo senso all'inizio stesso della Sacra Scrittura, nei primi capitoli del Libro della Genesi.

Si. L'uomo, il primo uomo - maschio e femmina - rende vano il disegno di Dio nei suoi confronti e indirettamente per tutti gli uomini. L'innocenza e la giustizia originarie cedono dinanzi al peccato originale.

Comportandosi contro le parole del Creatore, il primo uomo non riconosce la giustizia di Dio: operando contro la sua volontà, "rende vano" il disegno di Dio nei confronti suoi e della sua stirpe. Di tutto questo ci parlano i primi capitoli del Libro della Genesi.

Contemporaneamente, pero, gli stessi capitoli svelano ormai un'altra verità: l'uomo non riesce a render vano il disegno salvifico di Dio. Il peccato originale, la rottura della prima alleanza con il Creatore comporta il preannunzio del Redentore; il preannunzio della nuova ed eterna alleanza di Dio con l'uomo in Gesù Cristo.

Insieme con il peccato originale inizia l'Avvento nella storia dell'umanità, e inizia ad agire nei cuori umani il mistero della Redenzione dell'uomo. Il disegno di Dio non può essere reso vano. Il peccato dell'uomo non rende vana da parte di Dio la volontà della sua Redenzione. L'Amore di Dio è più grande del peccato dell'uomo.


4. Proprio di questo amore di Dio, che è più grande del peccato dell'uomo, ci parla oggi la prima lettura del Libro del profeta Isaia. E' un invito alla gioia rivolto ad Israele come popolo eletto da Dio. L'elezione del popolo, nella parola del profeta, è assimilata all'elezione della sposa da parte dello Sposo.

Leggiamo le parole che possono compenetrarci con sacro stupore: "...tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome: tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di tutta la terra" (Is 54,5).

Proprio nei confronti di questo Marito e Redentore, la sposa Israele si è dimostrata più di una volta sposa infedele e moglie adultera. Più di una volta - si può dire - "ha reso vano" il disegno salvifico di Dio nei suoi riguardi. Ma questo disegno salvifico persevera in Dio inflessibilmente e instancabilmente.

Ecco le successive parole del profeta: "Viene forse ripudiata la donna sposata in gioventù? Dice il tuo Dio. Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti riprendero con immenso amore. In un impeto di collera ti ho nascosto per un poco il mio volto: ma con affetto perenne ho avuto pietà di te, dice il Signore, il tuo Redentore" (Is 54,6-8).

Proprio: il Redentore. La Redenzione è segno di un Amore più grande del peccato dell'uomo; è segno di un Amore più potente della morte. Un tale Amore non può essere "reso vano" da nessun peccato, né da alcuna infedeltà dell'uomo, dei popoli e dell'umanità. L'Amore rimane sempre Amore, e in ciò consiste la sua definitiva vittoria nella storia del peccato umano: "Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, / non si allontanerebbe da te il mio affetto, / né vacillerebbe la mia alleanza di pace" (Is 54,10).


5. L'Avvento ci parla proprio di questo Amore, che "non si allontana" dall'uomo. E l'Avvento dell'Anno della Redenzione lo mette ancor più in evidenza. Dio "non si allontana" dall'uomo. Sempre ritorna da lui. Sempre "viene". La Chiesa, ogni anno, vive sempre di nuovo il mistero della venuta di Dio.

L'Avvento testimonia che l'umanità non può "rendere vano" il disegno salvifico di Dio in nessuna tappa della storia. L'Avvento del 1983 testimonia che il mondo contemporaneo non può "rendere vano" il disegno salvifico di Dio. Questo mondo in cui viviamo. Ed è il mondo pieno di contraddizioni e pieno di tensioni.

Se da una parte esso ci "abbaglia" con le conquiste del progresso nella tecnica, dall'altra parte i pericoli su scala tuttora sconosciuta e la prospettiva dell'autodistruzione destano in noi lo spavento.

Questo è il mondo carico, in diversi modi, del peccato. ciò ha costituito altresi il tema dell'ultima assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nello scorso ottobre, il cui tema è stato "Riconciliazione e Penitenza nella missione della Chiesa".

Nelle enunciazioni dei partecipanti al Sinodo si è riconfermato, in diversi modi, il fatto che l'uomo può "rendere vano" il disegno salvifico di Dio, nei suoi confronti quando "non riconosce la giustizia di Dio", quando non cerca la riconciliazione con Dio e la via della penitenza.

Tuttavia, di pari passo, è diventata ancor più chiara la verità che quel disegno salvifico di Dio non può essere reso vano! Il mistero della Redenzione rende testimonianza all'Amore, che è più grande del peccato dell'uomo e del "peccato del mondo".


6. così dunque la risposta alla domanda: che cosa è l'Avvento - specialmente l'Avvento dell'Anno della Redenzione - rimbalza, in definitiva, su ciascuno di noi. Siamo nella stessa situazione in cui si trovarono gli ascoltatori di Giovanni Battista sulle rive del Giordano.

Il profeta diceva: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri", e lo diceva al plurale, lo diceva a tutti. Tuttavia, ognuno dei presenti capiva che parlava a lui. Ognuno sapeva che dipendeva da lui personalmente il "riconoscere la giustizia di Dio", la giustizia manifestata nelle parole del profeta. Da lui personalmente dipendeva il ricevere "il battesimo di penitenza", oppure "rendere vano per sé il disegno di Dio".

Questo disegno salvifico è principalmente e definitivamente indirizzato anche a ciascuno di noi. E' indirizzato alla facoltà del conoscere e, soprattutto, alla coscienza, che riconosce la giustizia di Dio. ciò vuol dire anche accogliere la verità sul peccato, che ci annunzia la nostra coscienza. Confessare questo peccato dinanzi a Dio. Accusarsene nel Sacramento della Chiesa.

Si. Il disegno salvifico di Dio è indirizzato a ciascuno di noi mediante la propria coscienza. Stiamo attenti a che essa rimanga nella verità e che sia retta! E' una cosa giusta che oggi si faccia più attenzione alla dimensione sociale del peccato. Ma sarebbe pericoloso se il concetto del "peccato collettivo" dovesse offuscare la responsabilità morale propria e personale di ciascuno di noi.

Infatti, ognuno di noi può "rendere vano" il disegno salvifico di Dio "nei riguardi di se stesso"; non il disegno divino - in Dio stesso - ma può renderlo vano "per sé". può renderlo vano in tale dimensione. In questo consiste la grandezza e il dramma della libertà umana. Dio acconsente che il suo disegno salvifico sia reso vano dall'uomo; infatti egli ha creato l'uomo libero, e rispetta la sua libera volontà.


7. L'Avvento. L'Avvento dell'Anno della Redenzione.

Veniamo qui per preparare la via del Signore. Veniamo qui per raddrizzare per lui i sentieri della nostra vita, delle nostre coscienze, delle nostre famiglie, dei nostri ambienti, del nostro popolo... perché "ogni uomo" deve vedere "la salvezza di Dio".

E quindi il frutto dell'incontro dell'Avvento è questo: che il disegno salvifico di Dio non deve e non può essere "reso vano" per nessuno di noi. Non può essere "reso vano" da nessuno di noi per gli altri. Pensiamo in questa

chi sono quegli "altri"? Fino a che punto arriva l'influsso dei nostri "pensieri, parole, opere ed omissioni"? Ecco l'idea principale che matura in noi presso la mensa della Parola di Dio, mediante la meditazione su essa. E con questa idea, con questo proposito ci avviciniamo alla mensa del Pane del Signore: all'Eucaristia.

"Ti esaltero, Signore, perché mi hai liberato... / Signore, mi hai fatto risalire dagli inferi, / mi hai dato la vita" (Ps 29[30],2.4).

Data: 1983-12-15 Data estesa: Giovedi 15 Dicembre 1983





A sacerdoti statunitensi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il ministero della Riconciliazione è proprio dei sacerdoti

Testo:

Cari fratelli in Cristo.

Sono felice di salutare oggi voi che siete venuti a Roma per partecipare per parecchie settimane a un corso di rinnovamento dell'Istituto di educazione teologica permanente presso il Collegio nord-americano. So che, oltre al vostro studio accademico, questo periodo vi offre spazio per una riflessione spirituale e un rinnovamento personale, che vi saranno di aiuto nella vostra partecipazione al sacerdozio di Gesù Cristo.

A proposito della missione del Signore, san Paolo ci dice: "E' stato Dio a riconciliare a sé il mondo mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione" (2Co 5,19). Come sacerdoti, abbiamo ricevuto l'incarico da Cristo di essere ambasciatori di riconciliazione, permettendogli di rivolgere attraverso di noi il suo appello di salvezza al mondo. Ma, al fine di adempiere efficacemente a questo compito, dobbiamo innanzitutto abbracciare noi stessi quel messaggio e lasciare che esso si radichi nel nostro stesso essere. Non possiamo predicare il messaggio di riconciliazione agli altri, se non siamo convinti della sua verità salvifica per la nostra vita.

Nel vostro ministero pastorale, ci sono numerosi modi per portare l'amore riconciliante del Signore al suo popolo, ma forse uno dei più fruttuosi si trova nella celebrazione del sacramento della Penitenza. Qui, dando ai penitenti l'opportunità di confessare personalmente i loro peccati al Signore, voi mediate uno dei momenti più profondamente religiosi di perdono e di gioia. In questo incontro sacramentale - un'esperienza così profondamente intima - noi troviamo il Cristo che perdona, che rafforza e che conduce ciascuna persona alla pienezza della vita. Egli ha scelto noi, suoi sacerdoti, per essere i soli a perdonare i peccati in suo nome. Questo ministero dunque è unicamente nostro ed è un ministero al quale dobbiamo dare priorità.

Miei fratelli, tornando alle vostre rispettive diocesi, confido che voi testimonierete questo messaggio di riconciliazione con nuova forza ed entusiasmo.

Incoraggiate il vostro popolo a confidare profondamente nell'amore misericordioso del Signore. Offrite ai bisognosi, ai sofferenti, e a coloro che sono in difficoltà il conforto e la consolazione della comprensione di Cristo. E incoraggiate tutti a fare esperienza della profondità del suo perdono e della speranza di vita nuova che è possibile in modo unico e meraviglioso mediante il sacramento della Penitenza.

Che Dio vi sostenga in questo lavoro e conceda a voi e ai vostri cari l'abbondanza delle sue benedizioni.

Data: 1983-12-16 Data estesa: Venerdi 16 Dicembre 1983





A pellegrini dell'Alto Lazio - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Con la venuta di Cristo a Betlemme nasce la vera pace

Testo:

Carissimi fedeli delle diocesi di Civita Castellana, Orte e Gallese, Nepi e Sutri!


1. Dopo un'intensa preparazione spirituale, avete oggi compiuto il pellegrinaggio giubilare, e lo concludete con questa udienza! Sono molto lieto di accogliervi così numerosi e festanti e a tutti porgo il mio saluto più cordiale: al Vescovo, Monsignor Marcello Rosina, che con grande zelo ha curato nelle diocesi la realizzazione dell'Anno Santo e del pellegrinaggio; ai suoi collaboratori e a tutti i sacerdoti, religiosi e religiose; ai responsabili dei vari Movimenti di attività pastorale; alle autorità nei vari ordini e gradi; e a tutti voi, cari fedeli, che avete sentito il bisogno di questo incontro comunitario nel centro della cristianità, per esprimere la vostra fedeltà alla Chiesa e per acquistare l'Indulgenza plenaria. Estendo il mio affettuoso saluto anche a quanti non sono qui presenti per impegni di lavoro e di famiglia, o per motivi di anzianità o di malattia. Tutti vi saluto, e mentre vi ringrazio sentitamente per questa vostra visita, vi assicuro il mio particolare ricordo nella preghiera, affinché l'Anno Santo e il pellegrinaggio giubilare siano per le vostre diocesi e per ognuno di voi fonte di intime consolazioni spirituali e stimolo a fermi propositi di sempre più fervorosa testimonianza di fede e di carità.


2. In questo momento voglio anche esprimervi il mio vivo compiacimento per le attività che andate svolgendo nelle vostre comunità. Mi è di grande conforto conoscere le molteplici e ben organizzate iniziative del piano pastorale: la Scuola di teologia per laici; il corso triennale di formazione per i neo-cresimati; la catechesi dei giovani e degli adulti nelle parrocchie e nei Movimenti associativi; il Segretariato per la famiglia con il Movimento di spiritualità coniugale; i corsi prematrimoniali svolti nelle singole parrocchie; i Consigli pastorali e per gli affari ecumenici; l'attività della Caritas, con la costruzione di un dispensario a Ouagadougou, nell'Alto Volta, e l'iniziativa di un'altra costruzione nella Somalia; la "Casa famiglia" per handicappati; i gruppi parrocchiali vocazionali con l'annuale camposcuola; e infine la cura spirituale del clero, con il ritiro mensile e la settimana di aggiornamento culturale ogni anno.

Anche l'Anno Santo, indetto per una più profonda riflessione sull'avvenimento centrale della Redenzione e per un più abbondante acquisto di grazia e di misericordia, è stato da voi accolto con piena disponibilità, docili all'invito della Chiesa e diligenti nel cogliere questo straordinario evento come un messaggio divino e come un prezioso strumento di salvezza.

Ringraziamo insieme il Signore per questo meraviglioso lavoro compiuto e che state tuttora svolgendo, ben convinti - come scriveva san Paolo - che "né chi pianta né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere... Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete il campo di Dio, l'edificio di Dio" (1Co 3,7 1Co 3,9). Ringraziamo e nello stesso tempo riflettiamo anche come l'Altissimo, in mezzo alle vicende burrascose della storia umana, mantiene sempre accesa la lampada della fede cristiana ed elargisce i suoi favori di generosità e di fervore.


3. Si tratta ora di continuare il cammino, di perseverare nel bene, senza stancarsi e senza spaventarsi delle difficoltà che sempre ci sono e che talvolta possono sembrare insormontabili. Indubbiamente anche le vostre comunità risentono dell'atmosfera culturale secolarizzata di oggi. Ma tutte le vostre diocesi hanno una notevole antichità. Stando alle tradizioni agiografiche della regione e alla presenza di antichi cimiteri e luoghi di culto, si deduce che il cristianesimo penetro nelle vostre terre forse già nell'età apostolica, ma certamente in quella sub-apostolica. La Chiesa vi appare gerarchicamente fondata fin dal primo secolo dopo Cristo con i "Protomartiri d'Occidente" Tolomeo e Romano, Vescovi di Nepi, discepoli di san Pietro apostolo, venerati anche in Polonia, e specialmente nel Santuario di Panewnik, dove nel 1913 vennero solennemente trasportate le loro reliquie.


4. Sintetizzando il lavoro che già state compiendo nelle vostre comunità ed esortandovi a un impegno sempre più cosciente e coraggioso, vorrei sottolineare tre direttive generali, che sembrano oggi maggiormente necessarie e incisive: a) Acquistate sempre di più chiarezza e fermezza nella vostra fede cristiana, mediante lo studio amoroso e costante del messaggio di Cristo, come è annunciato nella Sacra Scrittura e insegnato dal Magistero autentico e perenne della Chiesa. Mai come oggi si è visto quanto necessaria e importante sia la conoscenza completa e profonda della dottrina cristiana! Occorre reagire a quanto, nella vita corrente e negli affanni quotidiani, può spegnere l'ansia e il bisogno di conoscere e di vivere la Verità, che Gesù ha portato nascendo a Betlemme e ha garantito con la morte in croce e la sua risurrezione. Solo la Verità è consolante e corroborante, anche se mette in crisi, se esige scelte coraggiose e definitive, quando parrebbe molto più facile abbandonarsi all'onda delle opinioni, dei dubbi, delle ipotesi, delle emozioni, degli interrogativi di una certa cultura manipolata dai pensatori occulti. perciò è necessaria oggi una profonda e completa cultura religiosa, una ricerca onesta e costante del vero e del bene, unita alla preghiera liturgica e personale. Di qui nascono le grandi decisioni della vita cristiana.

b) Mettete poi sempre in pratica la vostra disponibilità apostolica.

Questo impegno non è solo proprio dei sacerdoti e delle persone consacrate, ma vale anche per i laici di qualunque età, categoria e professione. Ogni cristiano deve assumere le proprie responsabilità. Certamente solo il sacerdote è ministro di Dio "ordinato", "dispensatore dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1); egli solo ha gli stessi poteri di Cristo per offrire il Sacrificio della Santa Messa, per perdonare i peccati e per evangelizzare come apostolo qualificato; ma evidentemente la sua opera e il suo messaggio devono essere valutati, sostenuti, ampliati, testimoniati da ogni cristiano nel proprio ambiente. Voi dunque siete i testimoni di Cristo nel mondo! Voi siete gli strumenti della Verità e della Grazia! Siate perciò sempre disponibili nelle varie attività delle diocesi e delle parrocchie; sentitevi sempre in servizio. Ricordate sempre le consolanti parole di Cristo: "Avrete tribolazioni nel mondo; ma abbiate fiducia: io ho vinto il mondo!" (Jn 16,33).

c) Realizzate infine con sensibilità e delicatezza la pastorale dell'accoglienza. Vale anche per noi tutti ciò che scriveva san Paolo ai Romani: "Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio" (Rm 15,7). L'accoglienza reciproca è un impegno assolutamente necessario oggi; è una testimonianza di autentica fede cristiana, e significa praticamente altruismo, carità, bontà, generosità, amore ai più bisognosi, ai sofferenti, agli emarginati, aiuto concreto nelle difficoltà. La Chiesa è sempre stata madre e maestra di carità; è sufficiente ricordare tutte le innumerevoli congregazioni e istituzioni maschili e femminili - quante anche nelle vostre diocesi! - create nel passato e nel presente per venire incontro a chi soffre; e anche nei nostri tempi, in cui gli Stati hanno assunto in parte l'impegno dell'aiuto sociale e della solidarietà, continua a rimanere attuale l'imperativo della carità e del sostegno morale e materiale, affinché la fede in quel Dio, che è Amore e si è fatto uomo per amore, risplenda visibilmente nell'amore del cristiano verso tutti i fratelli.


5. Carissimi, al termine di questo nostro incontro e nella serena prospettiva del Santo Natale, di cui abbiamo iniziato la Novena, mi piace immaginarmi in ginocchio con voi, davanti al presepio nelle vostre case e nelle vostre chiese, in unione con Maria santissima e san Giuseppe, per chiedere al Bambino Gesù, nostro Redentore e Salvatore, i doni preziosi ch'egli porta nel mondo con la sua venuta.

Ne abbiamo tanto bisogno! Solo da Betlemme, solo da questi doni nasce la vera pace! Con l'augurio più sentito di Buon Natale e di operoso Anno Nuovo, nella consolazione di Dio e nella gioia della carità, vi imparto di cuore la propiziatrice benedizione apostolica, che estendo con affetto a tutte le persone care.

Data: 1983-12-17 Data estesa: Sabato 17 Dicembre 1983




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'attesa di Maria. Benedizione di statuine. Appello per Rocco

Testo:


1. In quest'ultima domenica di Avvento, che ci prepara immediatamente al Santo Natale, quale ispirazione possiamo trovare migliore per i nostri sentimenti, che quella di far nostro ciò che provava il cuore stesso della Vergine Maria, mentre attendeva la nascita del Signore? (cfr. "Aperite portas Redemptori", 9).

Nell'attesa di questa Vergine "benedetta fra le donne" (Lc 1,42), si riassume tutta la speranza del Popolo di Dio riposta nelle promesse fatte da Dio ai suoi Patriarchi e, attraverso il Popolo d'Israele, si raccoglie la speranza di tutta l'umanità.

Cerchiamo anche noi di far nostra questa coscienza di fede di Maria, così profondamente inserita nella storia del suo popolo e di tutta l'umanità, tanto da cogliere il senso essenziale del suo cammino nei secoli e nei millenni; come cammino fondato sulla speranza di una salvezza che viene da Dio.

Maria è beata perché ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore (cfr. Lc 1,45), sapendo che Dio non viene meno alle sue promesse. Ella è "beata" e nello stesso tempo "benedetta" da Dio. I due termini non si possono disgiungere, e il primo è l'effetto del secondo. Proferita da Dio, la parola benedizione è sempre sorgente di vita e quindi di beatitudine. Per la Scrittura, la beatitudine sta nel generare e comunicare la vita, fisica o spirituale. Per questo chi è "benedetto" da Dio è "beato".

L'attesa di Maria è l'attesa di generare la vita, ma una vita dalla quale ella stessa è nel contempo salvata e resa beata, perché è lo stesso Figlio di Dio.

Maria, prima e più di ogni altro credente, è portatrice della benedizione di Dio, compiutasi in Cristo; e prima e più di ogni altro credente è benedetta in Cristo Gesù. A lei convengono in maniera privilegiata e unica quelle parole della Lettera agli Efesini, ove è detto che Dio "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3). Unendoci nell'attesa di Maria, anche noi parteciperemo di questa benedizione divina, che, venendo dal Padre, ci è mediata da Gesù donatoci da Maria.


2. Benedico ora le statuine del presepio che i bambini hanno recato in piazza San Pietro.

Carissimi bambini, mi rallegro con voi tutti per essere venuti a questa bella iniziativa in onore del Bambino Gesù, mi compiaccio con voi per l'impegno con cui applicate il vostro spirito di iniziativa per la costruzione del presepio.

Ritornando alle vostre case, portate con voi il proposito di pregare per la pace nel mondo e per tanti bambini, i vostri coetanei, che soffrono a causa della malattia, della guerra e della violenza e dei rapimenti.


3. A questo riguardo, rinnovando l'appello dello scorso mese di maggio, torno a scongiurare i rapitori del piccolo Rocco Lupini, perché lo restituiscano alla libertà. Egli è sequestrato da oltre 200 giorni, e, dopo la liberazione della madre, la sua situazione è diventata ancora più penosa.

Preghiamo, dunque, il Bambino Gesù affinché, mediante l'intercessione di sua Madre, tocchi il cuore dei sequestratori e faccia trionfare in loro quella scintilla di umanità, che non può essere completamente spenta nei loro animi, e faccia felicemente concludere la deplorevole vicenda, ridonando il sorriso al piccolo Rocco e la sospirata serenità ai suoi familiari.


4. Rivolgo ora un particolare saluto alle varie associazioni e gruppi parrocchiali: in particolare ai fedeli della parrocchia romana di San Giovanni Maria Vianney, venuti per ricambiare la visita da me fatta recentemente; e agli alunni e alunne dell'Istituto "Cardinale Giuseppe Guarino" all'Eur, presenti con i loro genitori e guidati dalle Suore Apostole della Sacra Famiglia. Già fin d'oggi auguro Buon Natale a tutti voi qui presenti e a tutti i vostri cari: il Signore riempia le vostre case e i vostri cuori di pace, di serenità e di letizia, proprie del mistero della Natività.


5. Rivolgo infine il mio orante pensiero anche e soprattutto a coloro che soffrono e, in particolare, a quanti, nella giornata di ieri, sono rimasti coinvolti in tragici avvenimenti, che hanno causato numerosi morti e feriti. Invito tutti ad elevare una preghiera per i defunti, per i feriti e per gli afflitti familiari.

Data: 1983-12-18 Data estesa: Domenica 18 Dicembre 1983





GPII 1984 Insegnamenti - 2. Dai Padri della Chiesa al Concilio Vaticano II