GPII 1984 Insegnamenti - Ai seminaristi bresciani - Città del Vaticano (Roma)

Ai seminaristi bresciani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Prepararsi a essere ministeri e dispensatori dei misteri di Cristo

Testo:

Carissimi!


1. Ringrazio anzitutto monsignor rettore per le amabili parole, che ha voluto rivolgermi e desidero esprimere la mia sincera letizia di potermi oggi intrattenere con voi, seminaristi di Brescia, che insieme con i vostri superiori e professori siete venuti a Roma per celebrare il Giubileo della Redenzione, presso le tombe degli apostoli e dei martiri.

L'odierno incontro riporta al mio e al vostro ricordo quello che abbiamo avuto il 26 settembre del 1982 presso il santuario della "Madonna delle Grazie", nel corso della visita pastorale alla diocesi di origine del mio predecessore Paolo VI, di venerata memoria. La stessa gioia di quel giorno provo oggi, perché mi è data la felice occasione di poter parlare, ancora una volta, a un gruppo numeroso di giovani, quali voi siete, che con entusiasmo e generosità avete risposto all'appello, alla chiamata di Gesù: "Seguimi!" (cfr. Mc 2,14 Lc 5,27).

La sequela di Gesù, la quale culmina nel sacerdozio, comporta un itinerario lungo e non privo di difficoltà e prove di vario genere. Si tratta di prepararsi a diventare, nella Chiesa di Dio, sacerdoti di Cristo, cioè ministri e dispensatori dei suoi misteri, stretti collaboratori alla sua opera di salvezza, qual è la Redenzione; è necessaria pertanto una preparazione diuturna e intensa di carattere, prima di tutto, spirituale, i cui elementi fondamentali sono una profonda vita di unione con Cristo, specialmente mediante i sacramenti dell'Eucaristia e della Riconciliazione; la preghiera personale e comunitaria, continua, fervida; la carità fraterna, che è il distintivo specifico e caratteristico del cristiano e, a maggior ragione, di coloro che vogliono diventare sacerdoti. Come vi dicevo a Brescia: "Ricordate che il periodo del seminario è unico, irripetibile, decisivo per il vostro futuro ministero.

Approfittatene per mettere alla base della quotidiana preparazione una forte spiritualità, che si alimenti a una solida pietà eucaristica, cristocentrica e mariana. Lasciatevi permeare sempre più in profondità dalla novità del Vangelo e sul gioioso annuncio del messaggio cristiano improntate il vostro programma di vita".

Il periodo del seminario è altresi il tempo prezioso per la preparazione culturale - umanistica, filosofica, teologica - cioè per lo studio serio e costante delle discipline che, mediante l'opera vigile e competente dei vostri superiori e docenti, vi fanno accostare sia alle scienze umane, sia alla "Sacra doctrina", della quale voi, come sacerdoti, dovrete essere i fedeli annunciatori e testimoni.


2. Vi conforta e vi stimola in questo generoso impegno la secolare tradizione di solidità pedagogica e di serietà culturale del vostro seminario, come pure l'esempio luminoso dei vescovi, che hanno retto con lungimirante saggezza la vostra diocesi, e di tanti sacerdoti, che si sono distinti per la loro generosa ed efficace azione pastorale nelle varie iniziative di carattere catechetico e sociale, in particolare in quelle finalizzate alla formazione cristiana della gioventù e del laicato cattolico.

A voi, seminaristi di Brescia, non mancano perciò saldi e chiari punti di concreto riferimento e un immenso patrimonio umano e spirituale, che avete il compito e la responsabilità - in quanto chiamati da Cristo a partecipare al suo sacerdozio ministeriale - di amministrare e di arricchire sempre più per il bene della Chiesa tutta.

Proprio per confermarvi in questo impegno voi avete voluto vivere con speciale intensità questo periodo di grazia e di salvezza, che è il Giubileo della Redenzione, e avete lavorato in questi mesi - sia a livello personale che comunitario - a far si che questo fosse per voi un Anno veramente Santo, per concluderlo infine qui, a Roma, nel centro della cattolicità, accanto al successore di Pietro, il pescatore di Galilea, chiamato da Cristo a diventare "un pescatore di uomini" (Mt 4,19 Mc 1,17).

Nello spirito di questa straordinaria celebrazione giubilare della Redenzione, desidero ricordare a voi - futuri ministri della Redenzione stessa - quello che scrivevo a tutti i membri della Chiesa nella Bolla di indizione: "Ogni fedele deve sapersi soprattutto chiamato a un impegno singolare di penitenza e di rinnovamento, poiché questo è lo stato permanente della Chiesa stessa" ("Aperite portas Redemptori", 4).

Affido questi miei voti al Cuore Immacolato di Maria, celeste titolare e patrona del vostro seminario, mentre su di voi tutti e sui vostri cari invoco la sua materna protezione.

Vi accompagni la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-02-13 Data estesa: Lunedi 13 Febbraio 1984




Ai calciatori del Torino - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il corpo deve essere subordinato allo spirito

Testo:

Cari signori.


1. Sono lieto di porgere il mio cordiale benvenuto a voi, dirigenti e giocatori della società Torino Calcio, che nel vostro breve soggiorno avete voluto incontrarvi col successore di Pietro.

Con la simpatia che nutro verso i cultori dello sport, vi auguro di saper sempre ricavare dalle vostre competizioni quelle soddisfazioni che soltanto uno spirito di lealtà, di rispetto della persona, di sacrificio e di dominio di sé può pienamente procurarvi. Sappiate affrontare con tale animo i momenti impegnativi delle partite per essere, poi, in grado di conseguire quelle vittorie superiori che valgono per l'eternità. A proposito, mentre vi esorto a dare sempre il meglio delle vostre forze e delle vostre capacità nelle varie prove sportive, vi ricordo di non considerare l'attività agonistica come fine a se stessa, ma piuttosto come elemento prezioso che è frutto dell'integrazione delle doti fisiche con quelle spirituali. In una parola, il corpo deve essere subordinato allo spirito che dà luce, respiro ed energia alla vita e che vi fa essere bravi sportivi, bravi cittadini e bravi cristiani.


2. E' mia convinzione che la sport possa, se non mitizzato, essere un po' fattore di educazione morale e sociale, sia a livello personale che comunitario. Come manifestazione dell'agire dell'uomo esso deve essere una scuola e un'esperienza continua di lealtà, di sincerità, di tenacia e di solidarietà. Auspico quindi che, con autentica sensibilità umana e cristiana, difendiate sempre, con la chiarezza necessaria, i grandi ideali dello sport, congiungendo in modo armonioso la vostra vita di credenti con l'attività agonistica, quale valore di promozione umana.

Infatti ogni attività, se rettamente intesa, è un'autentica scuola di allenamento alle virtù umane, che costituiscono le fondamenta insostituibili ed ineliminabili per costruirvi sopra, con l'aiuto di Dio, quelle cristiane.

Auspicandovi ogni miglior successo, vi esorto ad essere sempre pieni di energia e professionalmente attenti anche nel lavoro e nella nobile gara della bontà e dell'onestà. Vi sia di aiuto e di stimolo la benedizione apostolica che di cuore imparto a voi qui presenti e che volentieri estendo ai vostri cari.

Data: 1984-02-13 Data estesa: Lunedi 13 Febbraio 1984




A vescovi del Pacifico in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Cristo è vivo nelle comunità disseminate nell'immenso oceano

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Come Vescovi, oggi ci siamo riuniti insieme in Cristo Gesù per rendere omaggio alle meravigliose opere di Dio che sono state compiute nella storia dei vostri popoli. La nostra è una celebrazione del momento attuale che richiama il passato e guarda al futuro con immensa speranza, mentre noi confidiamo fermamente che "colui che ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento" (Ph 1,6).

La potenza che sperimentiamo nella celebrazione della nostra collegialità sacramentale è la potenza di Gesù Cristo, "il pastore supremo" della Chiesa (1P 5,4), che mediante il suo Santo Spirito ha guidato il cammino delle vostre Chiese locali e vi ha portato a questo giorno. Si, la persona di Gesù Cristo, il Verbo incarnato di Dio, la seconda persona della santissima Trinità, il Figlio dell'eterno Padre e di Maria, è la spiegazione della vostra storia e della realtà ecclesiale che esiste ovunque nelle vaste estensioni della Micronesia, Polinesia e Melanesia. Per capire la vostra storia è necessario capire la potenza del nome di Gesù, l'efficacia del suo sangue prezioso e l'azione del suo Santo Spirito. Si può percepire la realtà delle Chiese locali che voi rappresentate solo se si afferra il significato dell'amore sacrificale e salvifico di Cristo.


2. Nel ricordare ciò che è avvenuto grazie alla fede, a partire dalla costituzione della Chiesa tra di voi, noi vediamo la realizzazione delle parole profetiche di Cristo: "Chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi" (Jn 14,12). Per le realizzazioni del passato - queste "opere più grandi" - che stanno davanti ai nostri occhi, desidero esprimere oggi pubblicamente, nel nome di Cristo e della sua Chiesa, un debito di gratitudine per lo zelo col quale il Vangelo è stato predicato, vissuto e comunicato in mezzo a voi. E un debito di gratitudine ai primi missionari che, nello spirito di san Pietro Chanel, hanno vissuto e sono morti con un'unica intenzione: "che la Parola del Signore si diffondesse e fosse glorificata" (2Th 3,1). Siamo per sempre grati sia a chi ha dato la sua vita per il Vangelo che agli istituti religiosi che hanno onorato fedelmente il loro sacro impegno comunitario per l'evangelizzazione. E questa gratitudine si estende oggi a tutti coloro che collaborano con voi, Vescovi, nel proseguire l'opera iniziata, nella potenza del mistero pasquale di Cristo. Il mio pensiero si volge ai successori degli eroici pionieri e a tutti i sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, catechisti, assistenti della preghiera e coloro che sono specialmente impegnati per la Parola di Dio.


3. I contributi del passato sono stati enormi: la Chiesa è stata impiantata e l'umanità è avanzata attraverso il più autentico dei servizi umani. Il Vangelo è stato portato nelle nobili culture dei vostri popoli e continua ad offrire il suo originale contributo alla società, elevando la vita e conducendo a più alto destino tutto ciò che di più prezioso è in essa, come l'amore umano, il matrimonio e la famiglia. Questa inculturazione del Vangelo, malgrado imperfezioni e limitazioni, sta a significare che Cristo è nei fatti diventato, nelle sue membra, micronesiano, polinesiano e melanesiano. Cristo è vivo in tutti coloro che vivono per sua grazia; è vivo in tutte le comunità fondate sul suo Vangelo e disseminate per tutto il vostro immenso oceano.

La storia del vostro popolo e la sua evangelizzazione parla chiaramente del Cristo vivente e della sua missione. Ogni cosa trova significato in Gesù, che dice: "Bisogna che io annunzi la buona novella del regno di Dio... per questo sono stato mandato" (Lc 4,43). Nell'evangelizzazione del vostro popolo, la Chiesa ha esercitato la sua propria missione essenziale e ha trovato la sua più profonda identità. E per i risultati dell'evangelizzazione, la Chiesa - sia locale che universale - sente il bisogno di lodare Dio per ciò che è stato fatto e, nelle parole di san Pietro, di "proclamare le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9). ciò che infatti ha avuto luogo è stata la proclamazione della salvezza in Gesù Cristo e l'inizio dell'instaurazione del regno di Dio. ciò ha implicato un'esplicita proclamazione del nome, dell'insegnamento, della vita, della promessa e del mistero di Cristo. E con essa è avvenuta la trasformazione dei cuori umani, insieme all'incontro, liberante e purificante delle culture col Vangelo di Cristo. In ogni frangente della storia sono stati visibili anche i profondi legami tra evangelizzazione e promozione umana, come volle Cristo e come egli stesso esemplifico nel suo ministero. E, prendendo in considerazione l'incessante interazione del Vangelo e della vita concreta dell'uomo, evangelizzazione ha anche voluto dire parlare dei "diritti e doveri di ogni essere umano, della vita familiare... della vita nella società, della vita internazionale, della pace, della giustizia e dello sviluppo..." (cfr. EN 22). Per tutto ciò che è avvenuto nella vostra storia noi lodiamo Dio ed esprimiamo oggi la nostra gioia: "Il Signore regna, esulti la terra, gioiscano le isole tutte" (Ps 97,1).


4. La potenza stessa di Gesù e del suo Santo Spirito, che ha operato meraviglie di grazia nel vostro passato, vi sostiene oggi in tutto ciò che voi fate per portare il Vangelo nella vita quotidiana del vostro popolo. I vostri sforzi, la vostra perseveranza nonostante le difficoltà e tutte le vostre iniziative pastorali sono compiuti in unione con Gesù Cristo. E' lui che suscita le vocazioni, tanto importanti per la vita stessa delle vostre comunità ecclesiali. E' lui che vuole la vostra sollecitudine pastorale per la promozione delle vocazioni e vi assiste nel vostro impegno per i seminaristi, soprattutto nell'importante seminario maggiore regionale di Suva.

La grazia di Cristo sostiene voi e coloro che lavorano con voi in tutti i vostri importanti apostolati volti a mantenere le scuole cattoliche, provvedere all'insegnamento religioso e all'istruzione catechetica, costruire comunità di fede, preparare i giovani al loro futuro, assistere i laici ad assumere sempre più efficacemente il loro giusto ruolo nell'evangelizzazione. E la speciale grazia di Cristo non mancherà mai ai vostri fratelli sacerdoti nel loro ministero di generoso servizio e nelle loro vite di celibato consacrato.

La vostra Conferenza episcopale riflette in modo notevole l'unità della Chiesa di Cristo. Nella diversità che rappresentate voi riflettete la composizione della Chiesa stessa, radunata da "ogni tribù, lingua, popolo e nazione" (Ap 5,9).

Come vescovi siete chiamati a promuovere questa unità cattolica in tutte le sue dimensioni di verità e di amore. Le vostre Chiese locali nella loro apertura verso la Chiesa universale e nella loro comunione con essa onorano e lodano il Signore Gesù che è morto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). Nello stesso tempo voi e il vostro popolo siete chiamati a pregare e lavorare ardentemente per quella perfetta unità di tutti i cristiani, nella fede e nella carità, che è volontà di Dio e oggetto della preghiera di Cristo, e che, perciò, è possibile nei tempi di Dio.

Le vostre Chiese locali, che crescono, lottano e sperano nel Dio vivente, sono un segno della vitalità della Chiesa universale che sussiste in esse. Un'espressione di questa vitalità è il mistero di riconciliazione che è sacramentalmente rinnovato tra i vostri fedeli. Avendo ricevuto la riconciliazione compiuta dal sangue di Cristo, le vostre Chiese locali sono chiamate a vivere questa riconciliazione in pienezza nelle circostanze concrete della vita quotidiana. La riconciliazione è la risposta cristiana all'alienazione che può ingenerarsi tra gli individui, nelle famiglie o in altri gruppi. E' anche la risposta cristiana alle più ampie tensioni sociali e politiche che possono disturbare le pacifiche relazioni nella società. Alla riconciliazione si accompagna la volontà di lavorare insieme per il bene comune. Ogni applicazione della riconciliazione ha speciale rilevanza in questo Anno Giubilare della Redenzione. Ogni atto di riconciliazione rende omaggio al sangue di Gesù.


5. Per quanto concerne l'avvenire delle vostre Chiese particolari, abbiamo buone ragioni per riporre la nostra fiducia nella potenza di Gesù Cristo che è "lo stesso ieri, oggi, sempre" (He 13,8). Il tesoro dell'evangelizzazione non è solamente una grande eredità del passato, ma vi impegna per l'avvenire. Il seme della Parola di Dio ha già prodotto una messe abbondante nella vita dei cristiani.

E, pertanto, l'azione dell'evangelizzazione deve essere consolidata, nutrita e sviluppata. Le comunità cristiane devono essere guidate al raggiungimento della piena maturità in Cristo attraverso la preghiera, la partecipazione ai sacramenti e alla vita di carità. Bisogna inoltre che le culture siano più profondamente impregnate delle ricchezze inesauribili della rivelazione di Dio a riguardo della creazione e della redenzione. La Chiesa ha il dovere capitale di provvedere ai bisogni di coloro che hanno ricevuto la fede e che sono stati in contatto per generazioni con essa, ma che sentono la necessità che questa fede sia sostenuta in mezzo agli ostacoli che incontra la loro vita cristiana e che sono prodotti dal secolarismo diffusosi nel mondo moderno.

Di conseguenza, la Chiesa deve acquisire una nuova coscienza della necessità di proseguire l'evangelizzazione! La Chiesa ha bisogno di perseguire un'azione organica e continua per sostenere la fede dei credenti. Questa azione non è altro che una catechesi vivificata dalla vitalità del Vangelo ed espressa in un linguaggio adatto alle persone nelle circostanze particolari della loro vita.

Prego perché l'avvenire delle vostre Chiese particolari sia profondamente segnato da iniziative catechetiche che perseguano con zelo "il duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio di nostro Signore Gesù Cristo". Per le vostre comunità ecclesiali, l'oggetto di tutto il programma catechetico è di comunicare il mistero di Cristo sempre più profondamente e di mettere le persone in contatto, in comunione e in intimità con Gesù Cristo e, per lui, con lui e in lui, di farle partecipare sempre di più alla vita della Santa Trinità (CTR 19 CTR 5).

Come vescovi, voi siete i catechisti per eccellenza, incaricati, in unione col Papa, della responsabilità primaria della catechesi nelle vostre diocesi e, in generale, nella Chiesa. Una parte del vostro servizio e della vostra responsabilità di pastori è di condurre i fedeli e rendersi conto della loro responsabilità nella partecipazione al compito esaltante di comunicare il Cristo e fare che la sua Parola sia sempre più profondamente efficace nella vita degli altri.

Ho cercato di sottolineare questo importante aspetto nella mia prima enciclica, dicendo: "Bisogna sempre più procurare che le varie forme della catechesi... attestino la partecipazione universale di tutto il popolo di Dio all'ufficio profetico di Cristo stesso" (RH 19). Meritano d'essere citati in modo particolare e incoraggiati gli zelanti catechisti che consacrano la loro vita alla missione catechetica della Chiesa. I loro nomi sono scritti nel libro della vita e il Signore stesso sarà loro ricompensa.

Cari fratelli in Cristo, il passato, il presente e l'avvenire delle vostre diocesi sono legati al mistero di Cristo che è vivo e operante nel suo Corpo, la Chiesa. Che la sua presenza e la sua vita siano comunicati sempre più, questo è l'obiettivo di tutta la vostra sollecitudine e di tutte le vostre attività! Ma, come tutta l'evangelizzazione e la maturazione della fede attraverso la catechesi sono direttamente legate all'azione dello Spirito Santo, è a lui che noi ci rivolgiamo con una particolare devozione in questo momento della vostra storia. E' veramente un momento speciale per la Chiesa di Tahiti che celebra quest'anno il 150° anniversario dell'inizio della sua evangelizzazione.

Ma è anche, per voi tutti, un invito a consacrarvi nuovamente alla causa del Vangelo. E questa dedizione al Vangelo deve necessariamente includere un'apertura all'amore e alla preghiera dello Spirito Santo che è la sorgente di ogni santità e della vita in Cristo. Paolo VI ce lo ricorda bene: "Le tecniche d'evangelizzazione sono cose buone, ma anche le più perfette non saprebbero sostituire l'azione discreta dello Spirito" (EN 75).

Prego Maria che attraverso l'attività dello Spirito Santo ha conosciuto il Verbo di Dio, di intercedere per le vostre popolazioni affinché, nell'apertura allo Spirito Santo, esse pervengano alla pienezza della vita cristiana. Che lo Spirito Santo promesso alla Chiesa continui per le generazioni presenti e future a rendere testimonianza a Gesù e a formare Gesù nel vostro caro popolo!

Data: 1984-02-13 Data estesa: Lunedi 13 Febbraio 1984




Al convegno del clero italiano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Nell'Eucaristia la radice della vita sacerdotale

Testo:

Carissimi sacerdoti!


1. Tra le soddisfazioni che mi è dato provare lungo il corso di questo Anno Giubilare, una delle più grandi è quella di potermi incontrare con i membri del clero, con i miei confratelli nel sacerdozio. Ben volentieri, perciò, accogliendo il desiderio degli organizzatori del vostro convegno, mi trovo qui per farvi sapere anche sensibilmente che il Papa vi è vicino, vi segue nel vostro lavoro, partecipa alle vostre gioie, alle vostre ansie, alle vostre trepidazioni in un momento così significativo per la vita della Chiesa.

Il vostro incontro a Roma si è svolto nel clima profondamente spirituale di questo anno di grazia che ormai volge alla fine, e io godo sinceramente nel sapere che siete stati impegnati in questi giorni nella riflessione di un tema di così alto e comune interesse, "L'Eucaristia e i problemi di vita dei sacerdoti oggi": tema destinato a promuovere quella sempre maggiore comunione di sentimenti e di opere, quella circolazione di idee, quello scambio e confronto di esperienze, che oggi soprattutto sono indispensabili per adattare l'esercizio del ministero sacerdotale alle necessità, alle aspirazioni e allo sviluppo della comunità ecclesiale.

Dunque, eccovi il mio saluto, il mio incoraggiamento e la mia benedizione. Ma voi certamente attendete anche una parola sull'argomento specifico delle vostre riflessioni per sapere, attraverso la voce del Papa, che cosa la Chiesa oggi attende da voi, affinché possiate vivere in maniera sempre più efficace e autentica la donazione di voi stessi al Signore e alle anime.


2. Lo faccio ben volentieri, esprimendovi innanzitutto il mio apprezzamento per l'oggetto del vostro convegno, il quale coincide molto opportunamente con le finalità dell'Anno Giubilare, il cui intento, essendo quello di mettere a profitto in forma più intensa i benefici della Redenzione, non è che un nuovo pressante invito alla conversione rivolto a tutti i fedeli, e in modo particolare ai sacerdoti.

Se la conversione, per un sacerdote, significa un ritorno alla grazia stessa della vocazione per riscoprire di continuo le dimensioni del sacerdozio e attingere nuovo slancio nel suo dinamismo evangelico, quale miglior tema di riflessione può essere offerto di quello che ci fa meglio comprendere il rapporto vitale e profondo che unisce il sacerdozio all'Eucaristia e l'Eucaristia al sacerdozio? Non si può capire il sacerdote senza l'Eucaristia. L'Eucaristia è la ragione del nostro sacerdozio. Siamo nati sacerdoti nella celebrazione eucaristica. Il nostro principale ministero e potere è in ordine all'Eucaristia.

Essa, senza noi, non potrebbe esistere; ma anche noi senza l'Eucaristia non esistiamo o ci riduciamo a larve prive di vita. Il sacerdote perciò non potrà mai realizzarsi pienamente se l'Eucaristia non diventerà il centro e la radice della sua vita, così che tutta la sua attività non sia che l'irradiazione dell'Eucaristia.


3. E' importante richiamare queste verità in un tempo in cui si avvertono voci insidiose che tendono a misconoscere il primato di Dio e dei valori spirituali nella vita e nell'azione del sacerdote. E ciò si fa in nome di un adeguamento ai tempi che è invece conformità allo spirito del mondo, sollevando dubbi e incertezze sulla vera natura del sacerdozio, sulle sue primarie funzioni, sulla sua giusta collocazione nella società.

Carissimi fratelli, non lasciatevi mai suggestionare da queste teorie.

Non abbiate mai a credere che l'anelito all'intimo colloquio con Gesù eucaristico, le ore trascorse in ginocchio davanti al tabernacolo arrestino o rallentino il dinamismo del vostro ministero. E' vero esattamente il contrario. ciò che si dà a Dio non è mai perduto per l'uomo. Le profonde esigenze della spiritualità e del ministero sacerdotale restano, nella loro sostanza, immutate nei secoli, e domani, come oggi, avranno il loro fulcro e il loro punto di riferimento nel mistero eucaristico.

E' la grazia dell'ordinazione che dà al sacerdote il senso della paternità spirituale, per cui come padre si presenta alle anime e le conduce sulla via del cielo; ma è la carità eucaristica che quotidianamente rinnova e feconda la sua paternità, che lo trasforma sempre più in Cristo, e, come Cristo, lo fa diventare pane delle anime, loro sacerdote, si, ma anche loro vittima, perché per esse volontariamente si consuma, imitatore di colui che ha dato la vita per la salvezza del mondo.

In altre parole, un sacerdote vale quanto vale la sua vita eucaristica, la sua messa soprattutto. Messa senza amore, sacerdote sterile; messa fervorosa, sacerdote conquistatore di anime. Devozione eucaristica trascurata e disamata, sacerdozio in pericolo ed evanescente.


4. Ma la centralità dell'Eucaristia nella vita del sacerdote va ben oltre la sfera della devozione personale; essa costituisce il criterio orientativo, la dimensione permanente di tutta la sua azione pastorale, il mezzo indispensabile al rinnovamento autentico del popolo cristiano. Non è possibile - ci ricorda sapientemente il Concilio Vaticano II - che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito comunitario" (PO 6).

Se si vuole perciò che l'amore cristiano si faccia realtà nella vita; se si vuole che i cristiani siano una comunità compatta nell'apostolato e nell'atteggiamento comune di resistenza alle forze del male; se si vuole che la comunione ecclesiale diventi un autentico luogo d'incontro, di ascolto della Parola di Dio, di revisione di vita, di presa di coscienza dei problemi della Chiesa, occorre con ogni sforzo adoperarsi per dare alla celebrazione eucaristica l'intera forza espressiva di evento di salvezza della comunità. Il che comporta una programmazione pastorale che inserisca l'Eucaristia nei dinamismi propri della vita umana, dell'esistenza personale e comunitaria. Una buona catechesi renderebbe certamente un grande servizio alla comunità ecclesiale illuminando e realizzando la circolarità vivente tra la messa celebrata nella Chiesa e la messa vissuta negli impegni quotidiani.


5. E' così che la celebrazione eucaristica sarà l'espressione della fede viva di una comunità, la quale scopre e rivive l'esperienza dei discepoli di Emmaus che riconoscono il loro Maestro e Signore nello spezzare il pane (Lc 24,31). E' questa la testimonianza che la Chiesa oggi richiede da voi, carissimi sacerdoti.

Offritela pronta e generosa, in serenità e letizia. Ed è bello che questo impegno sia riaffermato da voi qui davanti al Papa, in risposta alle comuni attese di questo Anno Giubilare, così fecondo di grazie.

lo vi incoraggio a riprendere il vostro lavoro nel ministero sacro con spirito di fede e di sacrificio. Preghero per voi Maria santissima, Regina degli apostoli, affinché vi aiuti a perseverare nei vostri santi propositi, e come ella magnifico il Signore per il dono del Salvatore, ogni sua parola conservo nel cuore e lo servi con amore e piena dedizione, così anche voi possiate esprimere la vostra gioia nel ringraziamento per l'Eucaristia celebrata, radicando in essa sempre più profondamente la vostra vita e il vostro apostolato. Con la mia benedizione apostolica.

Data: 1984-02-16 Data estesa: Giovedi 16 Febbraio 1984





Alla comunità dell'ARCA - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Accanto agli ammalati si costruisce la civiltà dell'amore

Testo:

Cari pellegrini.

Voi siete lieti di trovarvi riuniti nella casa del Papa. E anch'io sono molto lieto di accogliervi. Insieme, noi stiamo vivendo alcuni momenti "cuore a cuore", come all'Arca di Trosly-Breuil, come nelle 67 Arche del mondo. Voi tutti che avete alcune limitazioni nella salute o che circondate con tanta delicatezza questi giovani affetti da handicap, avete un posto prioritario nel mio cuore di Pastore universale. Non è così che Gesù si comportava? Non è così che genitori ed educatori qui presenti si comportano? Per alcuni istanti voglio raccogliermi con voi e contemplare Gesù insieme a voi. Leggendo attentamente il Vangelo, noi siamo - quasi ad ogni pagina - meravigliati dall'atteggiamento del Signore nel suo rapportarsi alle persone.

Egli ha una maniera unica - possiede, direi, il segreto - di avvicinarsi alle persone o di lasciarle venire a lui. Una maniera unica di dialogare con loro ascoltandole e facendole esprimere. Una maniera unica di liberarle o di iniziare a liberarle dalle loro miserie: le apre progressivamente ad altro che a loro stesse, ad altre realtà valide. Si direbbe: Gesù le libera attraverso una progressiva decentrazione da loro stesse.

perciò, come voi nelle comunità dell'Arca, Gesù utilizza con rispetto e delicatezza le risorse umane della vicinanza, dello sguardo, dei gesti, del silenzio, del dialogo. Voi potete anche - in questa prospettiva di meditazione - esaminare a lungo i suoi incontri con i primi apostoli, con Nicodemo, gli invitati alle nozze di Cana, la Samaritana, Zaccheo, il centurione romano, il cieco di Betsaida o quello della piscina di Siloe, Marta e Maria di Betania, i discepoli di Emmaus, Tommaso, l'apostolo incredulo...

Il rapporto di Gesù con i suoi compatrioti manifesta in altissimo grado il suo senso della dignità, del valore sacro di ogni persona.

Voi siete persuasi della ricchezza inaudita di questa rivelazione, che non può essere che divina. ma sappiamo, purtroppo, che troppi uomini e troppi responsabili dei popoli la dimenticano. le vostre arche sono e possono essere, ancor piu, una serena e vigorosa dimostrazione di rispetto sacro, di attenzione paziente, di promozione umana possibile, in favore di bambini e di adolescenti limitati fin dalla nascita da diversi handicap. voi contribuite, senza far rumore, alla "civilta dell'amore".

Di tutto cuore, vi incoraggio a proseguire il vostro lavoro educativo e di ispirazione evangelica, svolto in modo originale e comunitario, nella 67 Arche diffuse in diversi continenti. Immagino che questa vita comunitaria non sia senza problemi. Risolverli una volta per tutte richiederà del tempo. Ma ciò che conta è vivere con i vostri problemi, rinnovando e affermando ogni giorno la vostra volontà, la vostra scelta di rispetto, di ascolto, di tenerezza, di perdono, di cooperazione, di speranza, di gioia. In verità, questo comportamento attenua i problemi, creando un clima di apertura di spirito e di cuore tra coloro che hanno degli handicap e favorendo la crescita della personalità degli adulti dediti anima e corpo al loro servizio.

Invoco con fervore sul gruppo che ho la gioia di ricevere, ma anche su tutte le Arche del mondo, sui loro membri e sui loro responsabili, e sul loro fondatore, monsignor Jean Vanier, rinnovate grazie di luce e di forza divina.

Data: 1984-02-16 Data estesa: Giovedi 16 Febbraio 1984




All'Istituto ecumenico di Bossey - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "I cristiani siano segno di pace e di unità"

Testo:

Cari amici di Bossey.

"La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi" (Rm 16,20).

Benvenuti a Roma! Sono particolarmente lieto di ricevere qui oggi voi che nei trascorsi cinque mesi avete molto riflettuto nella vostra "Graduate School" sul tema: "L'unità visibile della Chiesa in un mondo diviso".

Nel nostro mondo d'oggi le forze del conflitto e della divisione talvolta sembrano più forti della volontà di riconciliazione e di pace. Poiché nazioni e gruppi continuano a contrapporsi assumendo posizioni di aggressione, è vitale che la speranza di pace e i tentativi che possono renderla sicura divengano più forti nella vita dei popoli. I cristiani, insieme, dovrebbero essere un segno vivente nel mondo della divina volontà di pace e di unità nella famiglia umana, proclamando con parole e opere che ogni cosa deve essere riconciliata in Gesù Cristo e, per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli" (Col 1,20).

Dunque, la nostra situazione odierna rende urgente in modo nuovo che tutti coloro che seguono Cristo obbediscano concretamente alla sua volontà per i suoi seguaci, "che essi siano una cosa sola" (Jn 17,22). E' davvero doloroso che i cristiani non siamo ancora uniti nella professione dell'unica fede apostolica e perciò che non possano celebrare insieme l'unica Eucaristia. Comunque, sebbene quella piena unità visibile deve essere nostro traguardo urgente, noi possediamo già un'unità fondamentale nella comunione che è partecipazione alla vita una e trina di Dio e che ci viene dal nostro unico Battesimo nella morte e risurrezione di Cristo. Prendiamo ciò abbastanza sul serio? Dovrebbe essere il motivo che ci spinge a trovare le vie giuste per lavorare per una piena unità visibile. Dovrebbe anche spingerci a lavorare insieme in ogni possibile modo e ad esprimere anche ora ciò che già ci unisce e che può essere la sorgente della pace nel mondo.

Tra non molto voi tornerete nei vostri Paesi e alle vostre Chiese e comunità. Che nostro Signore mantenga viva nei vostri cuori la rinnovata visione dell'unità che egli vuole per i suoi seguaci e vi renda capaci di condividerla con coloro tra cui lavorerete. Che egli benedica voi e le vostre famiglie e vi mantenga fedeli a lui.

Data: 1984-02-16 Data estesa: Giovedi 16 Febbraio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Ai seminaristi bresciani - Città del Vaticano (Roma)