GPII 1984 Insegnamenti - A diplomatici latino-americani - Città del Vaticano (Roma)

A diplomatici latino-americani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La diplomazia deve servire il bene integrale dell'uomo

Testo:

Illustri signori, sono lieto di poter avere questo incontro con voi, funzionari del servizio diplomatico latino-americano, che state seguendo a Firenze un corso di specializzazione in relazioni internazionali, patrocinato dal ministero degli Esteri italiano.

Ad esempio di altri vostri colleghi che vi hanno preceduti negli anni passati, voi vi impegnate per conseguire una maggiore competenza professionale che vi aiuti per un migliore servizio ai vostri rispettivi Paesi.

Vedendo in voi i rappresentanti di dodici diverse nazioni dell'America Latina, percepisco il profondo significato e valore di questa iniziativa. In primo luogo perché si colloca nella sfera della cooperazione tra i popoli e le nazioni, tanto necessaria ai nostri giorni. E, in secondo luogo, perché è uno strumento di aiuto alle comunità nazionali e alle persone che le costituiscono, perché trovino nuove vie di intesa, fraternità e solidarietà.

Nel futuro esercizio della vostra missione diplomatica, vi troverete spesso in contatto con tanti problemi che interessano le relazioni internazionali, sia a livello bilaterale che plurilaterale. E' allora necessario che acquisiate la competenza che una missione tanto importante esige. Ma è anche imprescindibile che guardiate al vostro impegno in una prospettiva più ampia, nella quale entrano implicazioni di ordine umanitario ed etico. Infatti, non potete prescindere dalla considerazione che si tratta di un servizio prestato alle persone, alla loro dignità, tutela e promozione, così come alla causa della fraternità, della pace, della convivenza e dell'armonico sviluppo dei popoli. Obiettivi, questi, ai quali vale la pena dedicare le proprie energie e qualità.

Tuttavia è evidente che questo compito non può disgiungersi da quell'insieme di principi morali che devono regolare l'attività delle persone, dei responsabili della società, delle nazioni considerate individualmente e della comunità internazionale.

Per questi motivi vi esprimo il mio vivo incoraggiamento a impegnarvi in questo nobilissimo compito con spirito aperto, atteggiamento di servizio e profonda coscienza morale. Vi assicuro, da parte mia, della mia preghiera a Dio per voi, per le vostre rispettive nazioni, per i promotori del corso che state seguendo, mentre volentieri vi imparto la mia cordiale benedizione.

Data: 1984-06-01 Data estesa: Venerdi 1 Giugno 1984





All'"American cancer society" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Ricerca scientifica e informazione per dare speranza ai malati

Testo:

Cari amici, sono lieto di dare oggi il benvenuto a voi, rappresentanti dell'"American cancer society". Sono al corrente degli scopi e degli obiettivi della vostra associazione e desidero esprimere la mia stima e il mio profondo apprezzamento per il vostro lavoro. L'impegno per alleviare il dolore e la sofferenza fisica merita il sostegno di tutti gli uomini e le donne di buona volontà, ma ha particolare importanza per chi di noi è cristiano, perché il nostro Vangelo d'amore ci esorta ad essere compassionevoli come il nostro Padre celeste.

Una delle più intense forme di sofferenza che la persona umana, a livello psicologico, può sperimentare, deriva dalla tentazione di rinunciare alla speranza: speranza in un'eventuale o possibile guarigione, speranza nella propria capacità di superare una particolare malattia, speranza nella possibilità di ritornare a una vita normalmente felice e produttiva. La lotta della vostra associazione, condotta su scala mondiale, contro il cancro, offre immensa speranza a migliaia di uomini, donne e bambini in tutto il mondo. Nel sostenere la ricerca scientifica delle cause e delle cure di questa terribile malattia, così come nel promuovere campagne pubbliche di informazione e di educazione finalizzate alla diagnosi e al trattamento precoce, voi offrite la promessa di un futuro più luminoso a coloro che conoscono per esperienza personale le molte frustrazioni e i conflitti che nascono dalla sofferenza umana.

Che i vostri sforzi umanitari compiuti a favore dei fratelli e sorelle sofferenti siano coronati dal successo. E che Dio ricompensi la vostra compassione e la vostra sollecitudine per gli altri con i suoi doni divini di pace e di gioia.

Dio vi benedica tutti.

Data: 1984-06-01 Data estesa: Venerdi 1 Giugno 1984





Al presidente Pertini - Palazzo del Quirinale (Roma) Sabato 2 Giugno 1984


Titolo: Chiesa e Italia impegnati nella collaborazione internazionale


Signor presidente, l'amichevole, caldo saluto con cui ella mi accoglie suscita nel mio spirito un'eco profonda. La ringrazio di cuore.

La ringrazio per la testimonianza di amicizia che così generosamente mi dà e che mi tocca intimamente. Vorrei dirle, a mia volta, con le parole della Bibbia, ciò che questa amicizia significa anche per me: "Un amico fedele è un balsamo di vita, lo troveranno quanti temono il Signore" (Si 6,16). E' dunque anche un dono di cui sono riconoscente a Dio.

Le sono grato anche per quanto ella ha detto sui valori che l'insegnamento evangelico ha indicato come modello di elevazione per tutti gli uomini: valori che devono trovare riflesso nei principi e nelle norme degli ordinamenti statali e che devono riverberarsi anche nell'ordinamento internazionale perché i popoli, secondo la loro naturale aspirazione, possano convivere nella serenità della pace e in operosa concordia.

L'Italia ricorda oggi, 2 giugno, la nascita della Repubblica e dell'ordinamento costituzionale che il popolo italiano si è dato dopo la dolorosa esperienza della Seconda guerra mondiale. Il riconoscimento e la garanzia dei diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali nelle quali si sviluppa e matura la sua personalità; i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale; la pari dignità e l'eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza discriminazione; il ripudio della guerra come strumento di offesa della libertà di altri popoli; la collaborazione internazionale: ecco alcuni tra i "principi fondamentali" posti in testa alla Carta fondamentale italiana, che ispirano le istituzioni democratiche del Paese e danno forma allo "Stato di diritto".

Tali ideali appaiono oggi, in Italia, come un patrimonio pacificamente posseduto; ma non si può fare a meno di ricordare che la costituzione del 1947 li sanci solennemente dopo anni nei quali la convivenza civile era stata messa in pericolo e sembrava sospinta a rovina dalla vicenda disumana della guerra. Ma è anche vero che fu proprio in quegli anni dolorosi che gli italiani, ritrovando nuova forza morale, compresero e vissero il valore della solidarietà e della fratellanza, non solo come aspirazione, ma come mutua oblazione di sé: ne furono testimonianza i molti episodi di eroismo, ma soprattutto gli innumeri, quotidiani gesti di aiuto disinteressato offerto da gente di ogni ceto a chi si trovava in necessità o in pericolo. La comunanza di sofferenze fece maturare gli spiriti e riscoprire antichi valori. Ricordarlo è bene; come l'esperienza di una famiglia si costruisce sulle grandi prove della vita felicemente superate, così per i popoli assumono validità perenne le testimonianze morali di cui si sostanzia l'esistenza umana, e ne scaturisce incoraggiamento per l'avvenire.

Nel nostro incontro del 21 maggio scorso ella, signor presidente, ricordava con elevate parole come in quell'esperienza, dolorosa e grande, la Chiesa e le sue istituzioni si dimostrarono partecipi del destino del popolo italiano. In effetti, vescovi e clero, religiosi e religiose, cercarono di proteggere i fratelli dagli impeti dell'odio, di curarne le ferite, di sostenerli moralmente e, secondo le possibilità, anche materialmente, nel loro anelito di pace e libertà, infondendo fiducia in Dio e nella vita. E quando, quaranta anni fa, il 4 giugno 1944, venne il giorno della liberazione della capitale d'Italia, il popolo romano si raccolse intorno al suo vescovo per uno spontaneo segno di riconoscenza al "defensor civitatis", e ne ascolto convinto l'invito a costruire il non facile avvenire con "spirito di magnanimo amore fraterno".

E', questa della magnanimità, una caratteristica non marginale, anzi una qualità naturale del popolo italiano. Il "cuore aperto", il senso di ospitalità fraterna, la spontanea solidarietà che gli italiani nutrono per coloro che sono nel bisogno hanno dato vita, nei secoli passati, ad una serie ininterrotta di istituzioni esemplari a servizio dell'uomo: penso, tra l'altro, alle opere ospedaliere fondate nei vari secoli da sodalizi e confraternite o da grandi uomini di fede e di cuore come, per ricordarne solo alcuni, Camillo de Lellis o Giuseppe Cottolengo.

Non si può dire che sia solo storia del passato. Noi vediamo che questo slancio per l'uomo non è spento, ma continua ad esprimersi in istituzioni della più diversa natura, che sarebbe difficile anche solo elencare, così come in vari campi del volontariato in cui profondono generosamente le loro energie uomini e donne di tutte le categorie e di diverse età e - con l'entusiasmo che è loro proprio e con una creatività sempre feconda - tantissimi giovani.

Signor presidente, non posso non guardare con ammirazione al suo personale impegno di comunicare alle giovani generazioni quegli ideali di solidarietà e di pace che illuminano la storia del popolo italiano, perché esse li facciano propri e li trasmettano a loro volta alle generazioni future, per dar luce a una comunità più libera e fraterna.

Di tali ideali, autenticamente umani e veramente cristiani, la Chiesa in Italia - qui oggi così degnamente rappresentata dal presidente della Conferenza episcopale italiana - si sente animata. E fermo è il suo proposito di operare per la loro realizzazione in inscindibile unità con il popolo italiano e al suo servizio. Il recente accordo del 18 febbraio di quest'anno ne fa esplicita e solenne menzione. In particolare, la Chiesa si sente impegnata nel favorire le generose iniziative - meritatamente da lei ricordate - in soccorso delle popolazioni di altri Paesi colpite dalla fame e a sostegno di ogni proficua forma di collaborazione tra i popoli.

Signor presidente, in questo nostro incontro in una data tanto significativa per la Repubblica italiana, la memoria è andata pensosa al passato per aprire gli animi a rinnovata fiducia nel futuro. Nasce così il mio sentito augurio, accompagnato da una quotidiana preghiera a Dio, perché il popolo italiano sappia sempre risolvere - in coerenza con l'ispirazione morale che emerge dalla sua storia - i problemi nazionali e internazionali con i quali deve confrontarsi; possa godere di un avvenire di prosperità e di pace, alla luce degli alti ideali a cui hanno reso testimonianza i suoi spiriti migliori. Continui l'Italia a essere di esempio nella difesa dei diritti umani e dei valori di libertà e di giustizia, nel solco della sua vocazione europea e universale.





Al Pontificio Collegio Scozzese - Via Cassia (Roma) Domenica 3 Giugno 1984


Titolo: Cristo glorificato vi sosterrà nella vostra missione

Cari fratelli in Cristo.


1. Due anni fa in questo periodo ho avuto la gioia di essere in Scozia, E mi sembra che le parole che ho pronunciato al Bellahouston Park, le posso ora ripetere a voi, studenti e personale del Pontificio collegio scozzese: "La giornata odierna è un'altra tappa significativa nella storia della nostra salvezza: il successore di Pietro viene a visitare i figli spirituali di Andrea! Siamo uniti gli uni agli altri da una fratellanza soprannaturale più forte di un legame di sangue. Testimoniamo qui e adesso di professare quella stessa identica fede in Gesù (la fede di Andrea) nella ferma speranza di poter anche noi condurre altri a lui. Questa comune professione di fede è il motivo che mi spinge a compiere la mia visita pastorale nella vostra patria" (1 giugno 1982).

Condurre altri a Gesù spiega perché il mio predecessore Clemente VIII fondo questo collegio nel 1600, e spiega perché ciascuno di voi è venuto qui. E oggi io sono venuto per essere con voi e per professare insieme a voi la nostra fede in Gesù e nel mistero della sua Ascensione al cielo.

2. Oggi la Chiesa celebra la vita che Gesù vive in cielo col Padre suo e nell'unità con lo Spirito Santo. Oggi la Chiesa proclama la gloria di Cristo, suo capo, e la speranza che riempie tutto il corpo mistico. Nel mistero dell'Ascensione la Chiesa medita sull'immenso amore che il Padre ha per il Figlio: "Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose" (Ep 1,22-23).

Proprio perché siamo il corpo di Cristo, noi partecipiamo alla vita celeste del nostro capo. L'Ascensione di Gesù è il trionfo dell'umanità, perché l'umanità è unita a Dio per sempre, è per sempre glorificata nella persona del Figlio di Dio. Cristo nella gloria non permetterà mai di essere separato dal suo corpo. Siamo già uniti a lui nella sua vita celeste perché egli ci ha preceduti, come nostro capo. Inoltre, Cristo conferma il nostro diritto ad essere con lui e dal suo trono di grazia infonde costantemente la vita - la sua stessa vita - nelle nostre anime. E lo strumento che egli usa per fare ciò è la sua stessa umanità glorificata, con la quale siamo uniti mediante la fede e i sacramenti.

Non soltanto noi - la Chiesa - partecipiamo alla vita del capo glorificato, ma Cristo il capo, partecipa pienamente al pellegrinaggio del suo corpo, lo guida e lo indirizza al suo destino nella gloria celeste. Più voi, miei fratelli, siete uniti con Cristo nel mistero dell'Ascensione - "quae sursum sunt quaerite!" - più sarete sensibili alle necessità delle membra di Cristo che lottano nella fede per raggiungere la visione del volto di Dio nella gloria.

3. Da questo luogo di gloria Gesù è per sempre il nostro mediatore col Padre e comunica al suo corpo la forza di vivere, come egli fa, totalmente per il Padre.

Innalzato alla destra del Padre come capo e salvatore, Gesù effonde sull'umanità il suo perdono (cfr. Ac 5,31). Nel mistero della sua Ascensione Gesù adempie al ruolo sacerdotale assegnatogli dal Padre: intercede per le sue membra "essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore" (He 7,25). Riflettendo sull'Ascensione del Signore, troverete voi stessi confermati nella vostra vocazione di intercessori per il popolo di Dio, in particolare nella nativa Scozia.

Grazie alla potenza presente nella celebrazione liturgica di Cristo glorificato voi potrete adempiere degnamente al suo ultimo comando di evangelizzazione, dato prima dell'Ascensione: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato (Mt 28,19-20).

C'è un legame reale tra la grazia che Gesù infonde nei vostri cuori oggi e la vostra futura missione di araldi del suo Vangelo. Nessun apostolo può dimenticare che l'Ascensione è legata al fatto che lo Spirito Santo verrà e che Cristo continuerà ad essere presente nella parola e nel sacramento. La vostra missione è di rendere Cristo presente.

La responsabilità per il futuro della Chiesa in Scozia ricade sulle vostre spalle e su quelle dei vostri coetanei. Ma potete essere certi che il Cristo glorificato vi sosterrà nella vostra missione. La vittoria e il trionfo della sua Ascensione e la sua esaltazione alla destra del Padre saranno comunicati alle future generazioni nella Chiesa attraverso di voi e grazie alla vostra proclamazione del suo mistero. Che meravigliosa chiamata avete ricevuto! Che modo esaltante di trascorrere l'unica vita che avete!


4. Sotto molti aspetti la solennità dell'Ascensione è qualcosa di molto personale per voi. Nel rivelare se stesso nella gloria, Gesù rafforza la vostra fede nella sua divinità. Vi chiama a credere in lui che è stato tolto dalla vostra vista.

Nello stesso tempo questa solennità diventa per voi una celebrazione di speranza e di fiducia poiché avete accettato la proclamazione degli angeli e siete assolutamente convinti che "questo Gesù che è stato tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" (Ac 1,11). Nel frattempo voi sapete che egli rimane con voi, che egli manda il suo Santo Spirito ad abitare nella sua Chiesa e che attraverso la Chiesa egli vi parla e guida i vostri cuori. Voi siete fiduciosi perché sapete che "egli apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza" (He 9,28).

Più i vostri pensieri si volgono al Cristo glorificato in cielo, più voi vi rendete conto di come tutta la sapienza, la santità e la giustizia gli appartengano e si trovino in lui. E allora questa solennità diventa un'occasione di grande umiltà. Redenzione e santificazione sono dovute alla sua azione e alla sua parola. Il piano di salvezza che ci ha rivelato trascende ogni sapienza umana e suscita profondo rispetto. Davanti al mistero della rivelazione divina l'inadeguatezza umana diventa ben evidente. La mente umana col suo nobile processo del ragionamento appare in tutte le sue limitazioni, col suo bisogno di essere assistita dal mistero del magistero della Chiesa, attraverso il quale lo Spirito del Cristo vivente fornisce la certezza che la mente umana non può mai garantire.

E anche per questo la Chiesa prega con san Paolo in questa liturgia dell'Ascensione, perché voi possiate ricevere da Dio uno spirito di sapienza e la percezione di ciò che egli stesso rivela nella Chiesa (cfr. Ep 1,17). Si, dal suo trono di gloria il Verbo incarnato vi guida e vi forma mentre vi preparate al suo sacerdozio.

5. Il vostro è un grande privilegio: essere a Roma ed essere educati qui nella fede apostolica, cosicché voi possiate tornare e proclamare il mistero di Cristo, in tutta la sua purezza e potenza, ai vostri concittadini scozzesi. Questo è il privilegio e la tradizione che voi condividete con san Ninian, il protovescovo di Scozia. Secoli prima di voi, egli percorse il cammino che voi siete chiamati a seguire, e tutta la Scozia fu benedetta dalla sua fedeltà, come sarà benedetta dalla vostra. Il duraturo contributo di san Ninian è stato così ben espresso: "Nato dalla nostra stirpe scozzese / Dio ti condusse con la sua grazia / per trovare a Roma / quella perla tanto preziosa / che è la fede perfetta di Cristo / e portarla in patria".

Nella potenza dell'Ascensione del Signore, che è oggi la vostra forza, dedicate nuovamente voi stessi, cari fratelli, al vostro lavoro sacerdotale, alla vostra speciale chiamata: consacrate la vostra giovinezza e tutta la vostra vita alla proclamazione e alla costruzione del regno dei cieli, rendendo così gloria a colui che regna per sempre alla destra del Padre, nell'unità dello Spirito Santo.

E ricordate: "per trovare a Roma... la fede perfetta di Cristo e portarla in patria".

E la nostra beata madre Maria, associata nella sua gloriosa Assunzione al trionfo del Figlio, vi sostenga nella vostra attesa gioiosa della venuta del nostro salvatore Gesù Cristo. Amen.







Recita del Regina coeli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I mass-media siano fedeli nel servire la promozione umana

Testo:

Il quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione" Gesù Cristo "fu assunto in cielo... Gli apostoli ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi... Entrati in città salirono al piano superiore" (Ac 1,12-13).

Gli Atti degli apostoli, in questo passo, elencano per nome tutti i dodici, e aggiungono: "Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui" (Ac 1,14).

Perseverando in preghiera dopo l'Ascensione del Signore, gli apostoli si preparano alla venuta dello Spirito Santo. Si preparano per nove giorni, fino alla Pentecoste. Questa è in un certo senso la prima e insieme la più antica novena, raccomandata dallo stesso Cristo.

La Chiesa ogni anno ripete questa novena, proprio in questo periodo, tra la solennità dell'Ascensione e quella della Pentecoste. E' necessario che noi in questo tempo ritorniamo in modo particolare al Cenacolo, e perseveriamo in preghiera insieme con gli apostoli. In questa novena la Chiesa ripresenta ogni anno il mistero della sua nascita, della sua rivelazione al mondo.

Nutro ardente fiducia che, come Maria, madre di Gesù, fu con gli apostoli nel Cenacolo, così ella sia con tutta la Chiesa in preghiera.

Maria, madre della Chiesa. Guardiamo il mosaico, che orna una parete del palazzo Vaticano; uniamoci a lei nell'amore a Cristo e alla Chiesa, e salutiamola col saluto pasquale: Regina coeli...

[Terminata la preghiera:] Celebriamo oggi la XVIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che quest'anno ha per tema "Le comunicazioni sociali strumento di incontro tra fede e cultura".

Come ho sottolineato nel messaggio inviato a tutta la Chiesa, fede e cultura sono chiamate a trovare, nel terreno delle comunicazioni, un luogo privilegiato di incontro e di interazione; in questo modo, questi moderni mass-media possono rivelarsi realmente quali meravigliosi strumenti per la diffusione del Vangelo.

Invito tutti a riflettere su questo tema, a farne motivo di studio e di iniziative concrete, e soprattutto a pregare "affinché il mondo della comunicazione sociale, con i suoi operatori e la moltitudine dei ricettori, svolga con fedeltà la sua funzione al servizio della verità, della libertà, della promozione dell'uomo in tutti gli uomini".

Data: 1984-06-03 Data estesa: Domenica 3 Giugno 1984





Agli studenti ortodossi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Contribuite alla piena unione fra quanti credono in Gesù

Testo:

Cari studenti del Comitato cattolico di collaborazione culturale.

Siete venuti qui a Roma per compiere, o perfezionare, i vostri studi nelle accademie della Chiesa di Roma; e quindi per familiarizzarvi, in certa misura almeno, con il modo di sentire e di agire di questa Chiesa, della quale oggi incontrate il Vescovo. Siete qui convenuti da diversi Paesi, nei quali vivono quelle Chiese venerabili, all'interno delle quali avete imparato a riconoscere in Cristo Gesù il Signore della vostra vita e delle cose tutte.

Il vostro spirito ancor giovane si trova coinvolto, in modo tanto esigente, in un processo che vi segnerà profondamente e nel quale si possono evidenziare due punti di riferimento; come primo e duraturo risultato del confronto che oggi vi impegna, risalterà ai vostri occhi il tesoro della tradizione delle vostre Chiese e lo splendore della genialità cristiana dello Spirito in esse dispiegata.

Esse sono le Chiese che vi hanno generato alla fede, dischiudendo così il dinamismo del vostro spirito e aprendovi al grande incontro con la realtà.

Di fronte ai multiformi processi della società contemporanea, di fronte alle nuove domande, che oggi scuotono lo spirito dei giovani, e a tutte le sfide del tempo, voi metterete a servizio delle vostre care e venerabili Chiese l'esperienza accumulata e tutte le vostre forze.

Gli studi romani implicano poi la possibilità di conoscere, in qualche modo, la Chiesa di Roma e, indirettamente, le altre Chiese con cui essa è in dialogo. Senza dubbio, all'inizio almeno, sarete stati colpiti dalla diversità.

Questa diversità, che concerne anche questioni di fondo, può diventare e talvolta diviene, purtroppo, divisione, la quale non solo contraddice apertamente alla volontà di Cristo, ma è di scandalo al mondo e danneggia la causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura. Sono parole, queste, tel decreto sull'ecumenismo, del Concilio Vaticano II (UR 1).

Vi auguro sinceramente che, mediante l'intensa preghiera e la generosa azione possiate anche voi contribuire alla costruzione della piena unione fra quanti credono in Gesù, Messia, Figlio di Dio, redentore dell'uomo.

Il fatto che questo nostro incontro avvenga nei giorni in cui si sta svolgendo un avvenimento ecumenico di grande importanza, la terza sessione plenaria per il dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, rende questi auspici quanto mai suggestivi e attuali.

Attraverso voi saluto e abbraccio i vostri vescovi, saluto e benedico i vostri congiunti e i vostri amici.

Data: 1984-06-04 Data estesa: Lunedi 4 Giugno 1984




Al Pontificio Collegio Beda - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I sacerdoti esortati a proseguire nella crescita intellettuale

Testo:

Cari fratelli in Cristo.

E' una grande gioia per me dare il benvenuto agli studenti e alla comunità del Pontificio Collegio Beda. Desidero salutare in modo particolare i neo-ordinati sacerdoti che stanno per lasciare Roma per assumere incarichi pastorali in patria. Dopo avere completato il vostro corso di studi e avere corrisposto ai requisiti della vostra formazione, fra poco voi servirete il popolo di Dio nell'esercizio del sacro ministero della Chiesa. Siete consapevoli che questo servizio implica sia una vocazione che una missione: voi siete stati chiamati per predicare nel nome di Cristo il suo Vangelo di amore, per pronunciare le sue parole di perdono, per celebrare la sua presenza in mezzo alla comunità ecclesiale.

All'inizio del vostro servizio sacerdotale, vi incoraggio a ricordare sempre le importanti lezioni che avete appreso durante questi anni a Roma.

Proseguite nella crescita intellettuale.

Per quanto occupata possa essere la vostra vita, voi dovete trascorrere parte di ogni giornata nello studio della parola di Dio e nella meditazione del suo significato. Non sarà sufficiente per voi leggere solamente la parola di Dio o parlare del suo significato, senza permettere alla sua potenza e a tutte le sue richieste di penetrare profondamente nel vostro essere. ciò che fate, ciò che dite, ciò che siete, deve essere radicato in quella parola.

Voi siete qui oggi proprio perché siete stati aperti alla chiamata di Dio quando essa vi sfido a lasciare tutto e a seguirlo. Non dovete mai stancarvi di ascoltare Dio che di nuovo vi parla e vi chiama a rispondere a sempre maggiori richieste nella costruzione della sua Chiesa. Ma questo richiede anche che vi siano regolari momenti di silenzio nella vostra vita e una quotidiana disciplina di preghiera. La chiamata al servizio sacerdotale è soprattutto una chiamata ad essere santi come Gesù stesso è santo.

Miei fratelli, siate colmi di gratitudine per le ricche benedizioni che il nostro Salvatore vi ha donato nella vostra vocazione, e per l'invito affascinante che egli vi offre nella partecipazione al suo sacerdozio. Impegnatevi in ciò che fate, non importa quanto piccolo o insignificante possa essere, per compiere ogni cosa con fedeltà e con amore. E che il dono di commiato di Cristo, la pace, sia la vostra grande consolazione e la vostra grande gioia.

Data: 1984-06-04 Data estesa: Lunedi 4 Giugno 1984









Messaggio alla Conferenza internazionale sulla popolazione

Titolo: La Chiesa si pone a difesa della vita

Testo:


1. Sono lieto di darle il benvenuto qui oggi e di fare con lei alcune riflessioni sulla prossima Conferenza internazionale sulla popolazione, della quale ella è stato designato segretario generale. Questa Conferenza, che si terrà a Città del Messico nell'agosto 1984, offre l'occasione per riesaminare molti importanti problemi connessi con la crescita o il declino della popolazione, dieci anni dopo la Conferenza mondiale sulla popolazione che ebbe luogo nel 1974. La Santa Sede ha seguito le discussioni sul tema della popolazione nel corso di questi anni e ha studiato le implicazioni che i fattori demografici hanno per l'intera famiglia umana. E' facile capire che la situazione della popolazione nel mondo è molto complessa e varia da regione a regione. Dietro i fenomeni demografici si intrecciano molti problemi che hanno a che fare con il miglioramento delle situazioni di vita e quindi con la possibilità data alle persone di vivere dignitosamente, nella giustizia e nella pace, così da poter esercitare il diritto sacro di formarsi una famiglia, di mettere al mondo ed allevare i propri figli e così realizzare il loro eterno destino che è l'unione con l'amoroso Signore che li ha creati. perciò la Chiesa cattolica dedica un positivo interesse al problema del miglioramento dei sistemi dell'istruzione e della sanità, del riconoscimento del ruolo delle persone anziane, del perseguimento di maggiori possibilità per gli individui di essere protagonisti attivi del processo di sviluppo e della costruzione di un nuovo sistema economico globale basato sulla giustizia e sull'equità.


2. La Chiesa riconosce il ruolo che compete ai governi e alla comunità internazionale nello studiare e nell'affrontare con responsabilità il problema della popolazione nel contesto e nella prospettiva del bene comune delle singole nazioni e di tutta l'umanità (cfr. PP 37). Ma le politiche demografiche non devono considerare le persone come semplici numeri, o solo in termini economici, o alla luce di qualunque altro pregiudizio. Esse devono rispettare e promuovere la dignità e i diritti fondamentali della persona umana e della famiglia.

La dignità della persona umana - di tutti e di ciascuno - e la sua unicità come uomo o come donna, la sua capacità di contribuire al benessere della società sono di primaria importanza per la Chiesa quando ci si addentra nelle discussioni sulla popolazione. La Chiesa infatti crede che la dignità umana è basata sul fatto che Dio ha creato ciascuna persona, che siamo stati redenti da Cristo, e che, secondo il piano divino, godremo con Dio per sempre. La Chiesa deve sempre porsi come un segno e un baluardo del carattere trascendente della persona umana (cfr. GS 76), restituendo la speranza a coloro che altrimenti potrebbero disperare che vi sia qualcosa di meglio al di là della loro sorte presente. Questa convinzione della Chiesa è condivisa da altri e concorda con i più segreti desideri del cuore umano e risponde alle attese più profonde della persona umana. La dignità della persona umana, dunque, è un valore di universale importanza, sostenuto da persone di differenti religioni, di differenti matrici culturali e nazionali. Questo accento sul valore della persona esige il rispetto per la vita umana, che è sempre uno splendido dono della bontà di Dio. Contro il pessimismo e l'egoismo che gettano un'ombra sul mondo, la Chiesa si pone a difesa della vita e lancia un appello perché si facciano maggiori sforzi per correggere quelle situazioni che mettono in pericolo o diminuiscono il valore e il giusto godimento della vita umana. Mi richiamo dunque alle parole della mia esortazione apostolica "Familiaris Consortio", che riflette il pensiero unanime del Sinodo mondiale dei vescovi del 1980 sulla famiglia nel mondo moderno: "La Chiesa è chiamata a manifestare nuovamente a tutti, con un più chiaro e fermo convincimento, la sua volontà di promuovere con ogni mezzo e di difendere contro ogni insidia la vita umana, in qualsiasi condizione e stadio di sviluppo si trovi.

Per questo la Chiesa condanna come grave offesa della dignità umana e della giustizia tutte quelle attività, dei governi o di altre autorità pubbliche, che tentano di limitare in qualsiasi modo la libertà dei coniugi nel decidere dei figli. Di conseguenza, qualsiasi violenza esercitata da tali autorità in favore della contraccezione e, peggio ancora, della sterilizzazione e dell'aborto procurato è del tutto da condannare e da respingere con forza. Allo stesso modo è da esecrare come gravemente ingiusto il fatto che nelle relazioni internazionali l'aiuto economico concesso per la promozione dei popoli venga condizionato a programmi di contraccezione, sterilizzazione e aborto procurato" (FC 30).

Le esperienze e le tendenze degli anni recenti manifestano chiaramente gli effetti profondamente negativi dei programmi contraccettivi. Questi programmi hanno incrementato il permissivismo sessuale e hanno promosso una condotta irresponsabile, con gravi conseguenze specialmente per l'educazione della gioventù e per la dignità delle donne. La nozione stessa di "paternità responsabile" e di "pianificazione della famiglia" è stata violata con la distribuzione di contraccettivi alle adolescenti. Inoltre, dai programmi contraccettivi si è di fatto passati spesso alla pratica della sterilizzazione e dell'aborto, finanziata da governi e da organizzazioni internazionali.


3. La Chiesa sottolinea l'imporlanza della famiglia, che è "il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato" (Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, 16, 3). Su richiesta del Sinodo internazionale dei vescovi, la Santa Sede stessa ha pubblicato una "Carta della famiglia" in cui essa "fa appello a tutti gli Stati, alle organizzazioni internazionali e a tutte le istituzioni e persone interessate, perché rispettino questi diritti e assicurino il loro effettivo riconoscimento e la loro osservanza" (preambolo). In questo documento la famiglia è riconosciuta come "una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società" (preambolo, e). La famiglia è veramente una comunità di persone legate insieme dall'amore, dal mutuo interessamento, da impegni verso il passato e verso il futuro. Sebbene i membri della famiglia siano in primo luogo gli sposi e i loro figli, è importante mantenere un senso della famiglia come di una comunità dove confluiscono diverse generazioni, e la cui forza sta nel fornire un luogo di identità e di sicurezza a parenti e a coloro che vengono in essa accolti.

La famiglia ha un ruolo unico e insostituibile nel trasmettere il dono della vita e nell'offrire il miglior ambiente per l'educazione dei bambini e per il loro accesso alla società. E' in primo luogo nella famiglia che il bambino trova amore e accoglienza fin dal momento del concepimento e in seguito attraverso il processo di crescita e di sviluppo. L'insicurezza del futuro non dovrebbe diminuire la nostra speranza nei bambini e la nostra capacità di godere della loro presenza. Ora più che mai dobbiamo riaffermare la nostra convinzione nel valore del bambino e nel contributo che i bambini di oggi possono portare all'intera famiglia umana. Come già dissi all'assemblea generale delle Nazioni Unite, "... in presenza dei rappresentanti di così numerose nazioni del mondo qui riuniti, desidero esprimere la gioia che tutti noi troviamo nei bambini, la primavera della vita, l'anticipazione della storia futura di ciascuna delle nostre attuali patrie terrene. Non c'è Paese sulla terra, che possa farsi un'idea del suo futuro se non attraverso l'immagine di queste nuove generazioni che riceveranno dai loro genitori la molteplice eredità di valori, doveri e aspirazioni della nazione alla quale appartengono e dell'intera famiglia umana. L'interessamento per il bambino, già prima della nascita, dal primo momento del concepimento e dopo attraverso gli anni dell'infanzia e della giovinezza, è la prima e fondamentale esperienza del rapporto di un essere umano con un altro".


4. Tutti noi sappiamo che la decisione dei coniugi ad accettare di mettere al mondo un figlio e allevarlo non è sempre facile e che è spesso occasione di sacrificio. La Chiesa è realisticamente consapevole di questo, e il suo insegnamento sulla paternità responsabile riguarda le coppie sposate - che sole hanno il diritto alla procreazione - per assisterle nel prendere quella che dev'essere una libera, informata e mutua decisione nel programmare le nascite e stabilire il numero dei figli. Questa decisione dei genitori dovrebbe fondarsi sulla generosa e orante riconoscenza per essere associati con Dio nell'opera della creazione, e sulla loro responsabilità verso se stessi, verso i loro fi gli, la loro famiglia e la società. Dovrebbe essere una decisione basata sui metodi moralmente accettabili di intervallazione o limitazione delle nascite, sui cui è diritto e dovere della Chiesa dichiararsi. D'altra parte, è compito dei governi e delle organizzazioni internazionali aiutare i coniugi con la creazione di un ordine socio-economico che favorisca la vita familiare, la generazione e l'educazione dei figli, e col fornire un'accurata informazione sulla situazione demografica, in modo che le coppie possano adeguatamente valutare i loro doveri e le loro possibilità.


5. Una speciale attenzione dovrebbe essere rivolta al ruolo delle donne nella moderna società. E' importante migliorare lo status delle donne. A questo riguardo, non dovremmo trascurare il contributo che le donne danno nella famiglia attraverso la loro insostituibile capacità di allevare il bambino e guidare il fanciullo nella prima fase dell'educazione. Questo particolare contributo delle donne viene spesso ignorato o sminuito privilegiando considerazioni economiche o possibilità di impiego, e talvolta perfino allo scopo di diminuire il numero dei figli. Sforzi costanti dovrebbero essere fatti per assicurare la piena integrazione delle donne nella società, dando pero il dovuto riconoscimento al loro importante ruolo sociale come madri. Questo dovrebbe comportare l'assistenza sanitaria della madre e del bambino, un adeguato congedo di maternità, e assegni familiari integrativi.

La Chiesa è anche a conoscenza delle iniziative a favore degli anziani attuate dall'Unfpa. Il numero delle persone anziane è in aumento in molti Paesi.

Le loro necessità sono spesso trascurate, così come è misconosciuto il contributo che essi danno alla società. Essi portano esperienza, saggezza, e una speciale pazienza nella soluzione dei problemi umani, e possono e debbono essere membri attivi della società contemporanea.


6. Molta attenzione viene data al rapporto della popolazione con lo sviluppo. E' largamente riconosciuto che una politica della popolazione è solo una parte di una strategia globale dello sviluppo. Una volta ancora, la Chiesa pone l'accento sul fatto che le necessità delle famiglie dovrebbero essere fatte oggetto della principale considerazione nelle strategie dello sviluppo, che le famiglie dovrebbero essere incoraggiate ad assumere la responsabilità di trasformare la società ed a partecipare attivamente al processo dello sviluppo. Già lo sviluppo stesso dovrebbe essere più che una ricerca di benefici materiali; esso dovrebbe comprendere una più ampia prospettiva che rispetti e soddisfi i bisogni spirituali non meno di quelli materiali di ciascuna persona e dell'intera società. In una parola, le strategie dello sviluppo dovrebbero basarsi su un giusto ordine socio-economico mondiale diretto ad un'equa compartecipazione dei beni creati, su una rispettosa gestione dell'ambiente e delle risorse naturali, su un senso di morale responsabilità e cooperazione tra le nazioni per il raggiungimento della pace, della sicurezza e della stabilità economica per tutti. Soprattutto, lo sviluppo non dovrebbe essere interpretato semplicemente in termini di controllo della popolazione, né dovrebbero i governi o gli organismi internazionali far dipendere l'aiuto per lo sviluppo dal raggiungimento di obiettivi di pianificazione familiare.

A questo punto, signor segretario generale, vorrei rivolgerle l'invito, che attraverso di lei rivolgo a tutti i partecipanti alla conferenza internazionale 1984 sulla popolazione, ad affrontare i problemi della popolazione con rinnovata fiducia nella persona umana, e nella forza che i valori umani e spirituali hanno di contribuire alla vera soluzione dei problemi umani del nostro tempo. Voglia Iddio assisterla nell'adempimento di questo importante compito.

Dal Vaticano, 7 giugno 1984

Data: 1984-06-07 Data estesa: Giovedi 7 Giugno 1984





GPII 1984 Insegnamenti - A diplomatici latino-americani - Città del Vaticano (Roma)