GPII 1984 Insegnamenti - Lettera ai vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Lettera ai vescovi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Papa affida a Maria gli uomini e le nazioni

Testo:

Cari fratelli nel ministero episcopale.

Il 25 marzo 1983 abbiamo iniziato il Giubileo straordinario della Redenzione. Vi ringrazio ancora una volta per esservi uniti a me nell'inaugurare, in quello stesso giorno, l'Anno della Redenzione nelle vostre diocesi. La solennità dell'Annunciazione, che ricorda nel corso dell'anno liturgico l'inizio dell'opera della Redenzione nella storia dell'umanità, è apparsa particolarmente adatta per tale inaugurazione.

Questo inizio è collegato con l'Avvento; e tutto l'attuale Anno della Redenzione ha in un certo senso il carattere di avvento, dato che si avvicina l'anno duemila dalla nascita di Cristo. Viviamo questa attesa del compiersi del secondo millennio dell'èra cristiana, condividendo le esperienze difficili e dolorose dei popoli, anzi dell'umanità intera nel mondo contemporaneo.

Da queste esperienze nasce un bisogno particolare, in un certo senso un imperativo interiore, di richiamarci con rinnovata intensità di fede proprio alla Redenzione di Cristo, alla sua inesauribile potenza salvifica. "E' stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo... affidando a noi la parola della riconciliazione" (2Co 5,19). Il Sinodo dei Vescovi, svoltosi nello scorso mese di ottobre, ha richiamato la nostra attenzione nella stessa direzione.

Nel presente giorno, solennità dell'Immacolata Concezione, la Chiesa medita la potenza salvifica della Redenzione di Cristo nel concepimento della donna, destinata ad essere la madre del Redentore. V'è in questo un ulteriore stimolo perché, nel contesto del Giubileo, dinanzi alle minacce per l'umanità contemporanea che hanno le loro radici nel peccato, si faccia un più intenso appello alla potenza della Redenzione. Se la via al superamento del peccato passa attraverso la conversione, allora l'inizio di questa via come anche il successivo suo percorso non possono essere che nella professione dell'infinita potenza salvifica della Redenzione.

Cari fratelli miei! Nel contesto dell'Anno Santo della Redenzione, desidero professare questa potenza insieme con voi e con la Chiesa intera. Desidero professarla mediante l'Immacolato Cuore della genitrice di Dio, che in misura particolarissima ha sperimentato questa potenza salvifica. Le parole dell'Atto di consacrazione e di affidamento, che allego, corrispondono, con piccoli cambiamenti, a quelle che pronunciai a Fatima il giorno 13 maggio 1982. Non posso sottrarmi alla convinzione che il ripetere questo Atto nel corso dell'Anno Giubilare della Redenzione corrisponda alle aspettative di molti cuori umani, desiderosi di rinnovare alla Vergine Maria la testimonianza della loro devozione e di confidarle le afflizioni per i molteplici mali del presente, i timori per le minacce che incombono sull'avvenire, le preoccupazioni per la pace e la giustizia nelle singole nazioni e nel mondo intero.

La data più conveniente per questa comune testimonianza sembra essere la solennità dell'Annunciazione del Signore nel corso della Quaresima del 1984. Saro grato se in tale giorno (il 24 marzo, a cui è anticipata liturgicamente la solennità mariana, oppure il 25 marzo, terza domenica di Quaresima), vorrete rinnovare questo Atto insieme con me, scegliendo il modo che ognuno di voi riterrà più adatto.

Dal Vaticano, 8 dicembre 1983.

[Questo il testo dell'Atto di affidamento del Papa:]


1. "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa madre di Dio"! Pronunciando le parole di questa antifonia, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, ci troviamo oggi dinanzi a te, Madre, nell'Anno Giubilare della nostra Redenzione.

Ci troviamo uniti con tutti i pastori della Chiesa, in un particolare vincolo, costituendo un corpo e un collegio, così come per volontà di Cristo gli apostoli costituivano un corpo e un collegio con Pietro.

Nel vincolo di tale unità, pronunziando le parole del presente Atto, in cui desideriamo racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa per il mondo contemporaneo.

Quaranta anni fa, e poi ancora dieci anni dopo, il tuo servo, il papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia, ha affidato e consacrato al tuo Cuore Immacolato tutto il mondo e specialmente i popoli, che per la loro situazione sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

Questo mondo degli uomini e delle nazioni abbiamo davanti agli occhi anche oggi: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo! La Chiesa, memore delle parole del Signore: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20), ha ravvivato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

E perciò, o Madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo cuore: abbraccia, con amore di Madre e di Serva del Signore, questo nostro mondo umano; che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!


2. Ecco, trovandoci davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo Cuore Immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio tuo ha fatto di se stesso al Padre: "Per loro - egli ha detto - io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi e abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell'uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L'opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa. Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa.

Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura tu, serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla divina chiamata! Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.


3. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel tuo cuore materno.

Oh, Cuore Immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro! Dalla fame e dalla guerra, liberaci! Dalla guerra nucleare, da un'autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci! Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci! Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci! Da ogni genere d'ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci! Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci! Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci! Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci! Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di tutti gli uomini! Carico della sofferenza di intere società! Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell'uomo e il "peccato del mondo", il peccato in ogni sua manifestazione.

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l'infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell'Amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo Cuore Immacolato si sveli per tutti la luce della sua speranza! Solennità dell'Annunciazione 1984

Data: 1984-03-25 Data estesa: Domenica 25 Marzo 1984




Giubileo delle famiglie - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'amore è fecondo e indissolubile

Testo:

[In apertura della celebrazione:] Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te!". Le parole rivolte dall'angelo Gabriele alla Vergine santa nel giorno dell'Annunciazione mi salgono spontaneamente alle labbra all'inizio di questa liturgia, nella quale ci è data la gioia di avere con noi l'immagine venerata della Madonna di Fatima. A lei va il primo pensiero dell'anima, a lei il primo, grato sentimento del cuore. Nel ricordo del "fiat" da lei pronunciato nel momento dell'Annunciazione, affidero oggi al suo cuore immacolato - in spirituale unione con tutti i vescovi del mondo - gli uomini e i popoli, ripetendo nella sostanza l'atto che ho compiuto a Fatima il 13 maggio 1982. Il mio saluto si rivolge, altresi, con intenso affetto ai pellegrini convenuti nello scenario maestoso di piazza San Pietro per celebrare il Giubileo delle famiglie. La presenza dell'immagine di Maria, sposa e madre, conferisce a questa celebrazione un tono particolarmente caldo, crea un'atmosfera familiare.

Sotto il suo sguardo materno ci sentiamo davvero tutti come "in famiglia". Saluto inoltre i fedeli di Roma e i rappresentanti dei Movimenti mariani, che sono oggi con noi.

[All'omelia:]


1. "Dammi da bere" (Jn 4,7). Con tale richiesta Gesù di Nazaret. si rivolge a una donna Samaritana accanto al pozzo di Giacobbe. Gesù stanco di camminare e d'insegnare, chiede un po' di acqua. Questa richiesta si associa, nella liturgia dell'odierna domenica, all'insistenza dei figli d'Israele durante il cammino verso la terra promessa. ciò accadde nel deserto, a Refidim.

L'insistenza del popolo assetato è ostinata, anzi aggressiva: "Perché ci hai fatti uscire dall'Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?" (Ex 17,3). Mosè allora intercede presso Dio e, seguendo la sua indicazione, fa scaturire l'acqua viva dalla roccia. Questo evento è il segno della potenza di Dio e della sua provvidenza verso il popolo eletto.

Nella località di Sicar, Cristo chiede alla Samaritana l'acqua del pozzo di Giacobbe e, contemporaneamente, le svela il mistero dell'acqua viva, che l'uomo non attinge da un pozzo, ma riceve in dono da Dio stesso. "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva" (Jn 4,10).

Che cosa è l'acqua viva? L'acqua della vita? Gesù risponde: "L'acqua che io daro diventerà sorgente che zampilla per la vita eterna". così dunque: "chi beve dell'acqua che io gli daro, non avrà mai più sete" (cfr. Jn 4,14).

Dunque, da una parte: l'acqua come elemento della terra, che appaga l'immediata sete del corpo e sostiene la vita temporale. Dall'altra parte: l'acqua come simbolo della grazia divina, che dà la vita eterna. Al centro della liturgia della terza domenica di Quaresima si trova la verità sulla grazia.


2. Cari sposi, e care famiglie cristiane; e voi tutti cari fratelli e sorelle che formate questa numerosa assemblea liturgica, desidero oggi invitarvi alla fonte di acqua viva, che è Gesù Cristo, il redentore del mondo; Gesù Cristo, sposo divino della Chiesa, sua sposa in terra.

L'alleanza dell'amore sponsale, alla quale partecipano gli sposi cristiani, è inscritta profondamente nel mistero della redenzione. Essa è un "grande mistero" in Cristo e nella Chiesa.

Oggi, come Vescovo di Roma, desidero invitare in modo particolare le coppie di sposi e le famiglie qui presenti e, per mezzo loro, tutti gli sposi e tutte le famiglie nella Chiesa e nel mondo a meditare, alla luce del mistero della redenzione, sulla dignità e la grandezza della vocazione di sposi e di genitori, e a rinnovare, in questo mistero divino, la grazia del sacramento del matrimonio, Vogliano spalancare i loro cuori a chinarsi sulla fonte di acqua viva, zampillante per la vita eterna! Il matrimonio è un grande sacramento, che in un certo senso consacra l'uomo e la donna come dispensatori del reciproco amore, e come collaboratori del Creatore nell'opera della trasmissione della vita umana. Al centro dell'alleanza sacramentale degli sposi, grazie alla potenza redentiva di Cristo, sgorga la sorgente d'acqua viva, così come una volta sgorgo dalla roccia del deserto.

Quest'acqua zampillante per la vita eterna.


3. La liturgia dell'odierna domenica ci ricorda che sui luoghi, nei quali Mosè fece uscire l'acqua dalla roccia, i figli di Israele si opponevano a Dio e "lo mettevano alla prova" dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi si o no?" (Ex 17,7).

Questi luoghi sono stati chiamati "Massa e Meriba". Troviamo l'eco di questa controversia e di questa protesta nel salmo responsoriale dell'odierna liturgia: "Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore, / come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, / dove mi tentarono i vostri padri: / mi misero alla prova, / pur avendo visto le mie opere" (Ps 94,8-9).

Nell'epoca contemporanea, la vita delle società (forse soprattutto nei Paesi ricchi e sviluppati) è costellata di episodi e di eventi, che testimoniano l'opposizione a Dio, ai suoi piani di amore e di santità, ai suoi comandamenti, per quanto concerne la sfera del matrimonio e della famiglia.

Dice il Concilio Vaticano II: "La dignità di questa istituzione non brilla dappertutto con identica chiarezza, poiché è oscurata dalla poligamia, dalla piaga del divorzio, dal cosiddetto libero amore e da altre deformazioni; l'amore coniugale è molto spesso profanato dall'egoismo, dall'edonismo e dalle pratiche illecite contro la generazione" (GS 47).

E l'esortazione "Familiaris Consortio", pubblicata nel 1981 come frutto del Sinodo dei vescovi sul tema del matrimonio e della famiglia nella missione della Chiesa contemporanea, dopo aver presentato gli aspetti positivi della situazione, in cui versa la famiglia nel mondo d'oggi, enumera i segni di preoccupante degradazione di alcuni valori fondamentali: "un'errata concezione teorica e pratica dell'indipendenza dei coniugi fra loro; le gravi ambiguità circa il rapporto di autorità fra genitori e figli; le difficoltà concrete, che la famiglia spesso sperimenta nella trasmissione dei valori; il numero crescente dei divorzi; la piaga dell'aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l'instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva" (FC 6).

Così dunque si può dire, che attraverso la civiltà contemporanea passa una vasta onda di questo dissidio col Creatore stesso e con Cristo Redentore: la messa in discussione dell'unità e dell'indissolubilità del matrimonio, il dissidio sulla santità e sull'inviolabilità della vita umana, le controversie sull'essenza stessa della libertà, della dignità e dell'amore dell'uomo.

E si può dire che l'umanità contemporanea, come una volta i figli di Israele a Massa e Meriba, "tenta" Dio e "lo mette alla prova" in questo campo fondamentale, anche se - più che in altre epoche - "vede le opere di Dio".

"L'umanità dunque mette alla prova il Signore" (cfr. Ex 17,7), e col modo d'agire delle singole persone, dei matrimoni infranti, delle famiglie distrutte, dei bambini privati della vita ancora prima di nascere e, infine, con la voce della legislazione permissiva e del costume, sembra porre la domanda: "Il Signore è in mezzo a noi si o no?".

"Ascoltate oggi la sua voce: non indurite il cuore, come a Meriba!".

Ascoltiamo questa voce che passa attraverso la croce di Cristo e la sua passione.

Questa voce non giudica gli uomini delusi e infelici, ma soltanto chiama col proprio nome ciò che è male.


4. Cristo chiede alla Samaritana l'acqua del pozzo di Giacobbe, e poi, mentre le parla dell'acqua della vita, la stessa donna gli risponde: "Dammi di quest'acqua" (Jn 4,15).

E allora - quanto espressivo - ha inizio il seguente colloquio: Gesù: Va' a chiamare tuo marito". Samaritana: "Non ho marito". Gesù: "Hai detto bene "Non ho marito"; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito: in questo hai detto il vero". Samaritana: "Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù: "Credimi donna... è giunto il momento ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Jn 4,16-24).

Gesù parla con la Samaritana: con una donna più volte divorziata, con una donna adultera. Ma indirettamente parla anche con ciascuno di quegli uomini, i quali, nonostante ciò che "al principio" era stato stabilito da Dio, l'avevano presa in moglie, anche se era già stata moglie di un altro.

Gesù nel colloquio con questa donna - alla quale forse era stato fatto torto - è pieno di amore e di comprensione. Ciononostante, raggiunge la verità stessa. Tocca la stessa coscienza. La coscienza è la voce della verità. Gesù guida la Samaritana alla verità su quell'amore, che dovrebbe unire l'uomo e la donna nel matrimonio.

L'enciclica "Humanae Vitae" (cfr. HV 9) afferma che questo amore, cioè l'amore coniugale, è prima di tutto amore pienamente umano, vale a dire sensibile e spirituale; non semplice trasporto di istinto e di sentimento, ma anche e principalmente atto della volontà libera. E' poi amore totale, vale a dire una forma tutta speciale di amicizia personale, in cui gli sposi generosamente condividono ogni cosa, senza indebite riserve e calcoli egoistici. E' ancora amore fedele ed esclusivo fino alla morte; fedeltà che può talvolta essere difficile, ma che sia sempre possibile e sempre nobile e meritoria, nessuno lo può negare. E' infine amore fecondo, che non si esaurisce tutto nella comunione tra i coniugi, ma è destinato a continuarsi, suscitando nuove vite. Questa è la verità sull'amore matrimoniale, espressa per il nostro tempo dal magistero.

E Gesù dice che solo nella verità l'uomo è un vero adoratore di Dio.

Solo nella verità dell'amore matrimoniale marito e moglie adorano Dio "in spirito e verità".

Cari fratelli e sorelle! Trasferiamo questa conversazione di Cristo con la Samaritana nella dimensione dei nostri tempi. Poniamola al centro della nostra assemblea eucaristica! Che cosa vuol dire: rinnovare la grazia del sacramento del matrimonio? Vuol dire: ritrovare la verità sull'amore degli sposi e dei genitori, che ha il suo inizio in Dio creatore e il suo definitivo sigillo sacramentale nel Redentore del mondo. Significa: accogliere questa verità; accettarla col cuore e con la coscienza; fare di essa la misura della vita! Cari sposi, quale forza ha questa verità nella vostra vita? Nel giorno del matrimonio voi vi siete reciprocamente promesso un amore vero e totale, senza limitazioni né restrizioni. Volete oggi ritrovare la verità, la purezza di quell'amore? Lo potrete, se saprete ritrovare la grazia che Dio sempre vi offre nel sacramento. E questa grazia saprete ritrovare giorno dopo giorno, se saprete pregare con fede. Pregate insieme nell'intimità della famiglia, ecco la consegna che il Papa vi lascia in questo incontro giubilare. Grazie alla preghiera assidua e fervorosa voi non smarrirete mai la verità sul vostro amore.

La Chiesa insegna questa verità di generazione in generazione. La insegna nella nostra epoca con la "Casti Connubii", con la "Gaudium et Spes", con la "Humanae Vitae", con la "Familiaris Consortio".

E' una verità esigente, così come è esigente tutto il Vangelo. Tuttavia, ciò che essa esige, serve al bene dell'uomo, al bene dell'uomo inteso autenticamente. Serve la sua dignità. Serve l'amore. Serve la gloria di Dio: perché la gloria di Dio è che l'uomo viva di verità e d'amore.


5. "L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5). Di questo ci parla il mistero della redenzione. Di questo ci parla l'Anno giubilare della Redenzione: "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché... Cristo è morto per noi" (Rm 5,8).

Pellegriniamo verso quest'amore come alla sorgente dell'acqua viva.

Siamo qui riuniti, presso il sepolcro di san Pietro: mariti e mogli, famiglie, tutti noi che desideriamo adorare il Padre in spirito e verità. Tutti desideriamo vincere la tentazione, con la quale il mondo di oggi "tenta" il Creatore e il Redentore lo "mette alla prova" dicendo: "Il Signore è in mezzo a noi si o no?".

Siamo il suo sacramento in Gesù Cristo? Oppure l'unica dimensione e il senso della nostra vita sono la temporaneità, la "mondanità" e la sfrenata libertà dell'"uomo" sensuale? Vogliamo vincere questa tentazione. Di giorno in giorno, di anno in anno, per tutta la vita. Desideriamo vincerla nella potenza di Cristo: per l'amore col quale egli ci ha amati! Desideriamo - per lui, con lui e in lui - adorare il Padre in spirito e verità.

L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato "dato" nel sacramento della Chiesa. Preghiamo insieme per la vittoria di quest'amore in ognuno di noi: in ogni coppia di sposi, in ogni famiglia.

Da questa vittoria dipende il futuro dell'intera famiglia umana. La Chiesa incessantemente chiede, pregando come abbiamo fatto durante il Sinodo dei vescovi del 1980 concernente i compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi: "Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, / Padre, che sei amore e vita, / fa' che ogni famiglia umana sulla terra diventi, / mediante il tuo figlio, Gesù Cristo, "nato da donna", / e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità, / un vero santuario della vita e dell'amore / per le generazioni che sempre si rinnovano. / Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le opere dei coniugi / verso il bene delle loro famiglie / e di tutte le famiglie del mondo. / Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno / per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell'amore. / Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, / si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, / attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. / Fa', infine, te lo chiediamo per intercessione della sacra famiglia di Nazaret, / che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra / possa compiere fruttuosamente la sua missione / nella famiglia e mediante la famiglia. / Per Cristo nostro Signore, / che è la via, la verità e la vita / nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-03-25 Data estesa: Domenica 25 Marzo 1984




Atto di affidamento a Maria - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Liberaci dalla fame, dalla guerra

Testo:

La famiglia è il cuore della Chiesa. Si innalzi oggi da questo cuore un atto di particolare affidamento al cuore della Genitrice di Dio. Nell'Anno Giubilare della Redenzione vogliamo confessare che l'amore è più grande del peccato e di ogni male, che minaccia l'uomo e il mondo. Con umiltà invochiamo questo amore:


1. "Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Pronunciando le parole di questa antifona, con la quale la Chiesa di Cristo prega da secoli, ci troviamo oggi dinanzi a te, Madre, nell'Anno Giubilare della nostra Redenzione.

Ci troviamo uniti con tutti i pastori della Chiesa, in un particolare vincolo, costituendo un corpo e un collegio, così come per volontà di Cristo gli apostoli costituivano un corpo e un collegio con Pietro.

Nel vincolo di tale unità, pronunziamo le parole del presente atto, in cui desideriamo racchiudere, ancora una volta, le speranze e le angosce della Chiesa per il mondo contemporaneo.

Quaranta anni fa, e poi ancora dieci anni dopo, il tuo servo, il papa Pio XII, avendo davanti agli occhi le dolorose esperienze della famiglia umana, ha affidato e consacrato al tuo cuore immacolato, tutto il mondo e specialmente i popoli, che per la loro situazione sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine.

Questo mondo degli uomini e delle nazioni abbiamo davanti agli occhi anche oggi: il mondo del secondo millennio che sta per terminare, il mondo contemporaneo, il nostro mondo! La Chiesa, memore delle parole del Signore: "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,19-20), ha ravvivato, nel Concilio Vaticano II, la coscienza della sua missione in questo mondo.

E perciò, o madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti maternamente tutte le lotte tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, accogli il nostro grido che, mossi dallo Spirito Santo, rivolgiamo direttamente al tuo cuore: abbraccia, con amore di madre e di serva del Signore, questo nostro mondo umano, che ti affidiamo e consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli.

In modo speciale ti affidiamo e consacriamo quegli uomini e quelle nazioni, che di questo affidamento e di questa consacrazione hanno particolarmente bisogno.

"Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio"! Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova!


2. Ecco, trovandoci davanti a te, Madre di Cristo, dinanzi al tuo cuore immacolato, desideriamo, insieme con tutta la Chiesa, unirci alla consacrazione che, per amore nostro, il Figlio tuo ha fatto di se stesso al Padre: "Per loro - egli ha detto - io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità" (Jn 17,19). Vogliamo unirci al nostro Redentore in questa consacrazione per il mondo e per gli uomini, la quale, nel suo cuore divino, ha la potenza di ottenere il perdono e di procurare la riparazione.

La potenza di questa consacrazione dura per tutti i tempi e abbraccia tutti gli uomini, i popoli e le nazioni, e supera ogni male, che lo spirito delle tenebre è capace di ridestare nel cuore dell'uomo e nella sua storia e che, di fatto, ha ridestato nei nostri tempi.

Oh, quanto profondamente sentiamo il bisogno di consacrazione per l'umanità e per il mondo: per il nostro mondo contemporaneo, in unione con Cristo stesso! L'opera redentrice di Cristo, infatti, deve essere partecipata dal mondo per mezzo della Chiesa. Lo manifesta il presente Anno della Redenzione: il Giubileo straordinario di tutta la Chiesa.

Sii benedetta, in questo Anno Santo, sopra ogni creatura tu, serva del Signore, che nel modo più pieno obbedisti alla divina chiamata! Sii salutata tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del tuo Figlio! Madre della Chiesa! Illumina il popolo di Dio sulle vie della fede, della speranza e della carità! Illumina specialmente i popoli di cui tu aspetti la nostra consacrazione e il nostro affidamento. Aiutaci a vivere nella verità della consacrazione di Cristo per l'intera famiglia umana del mondo contemporaneo.


3. Affidandoti, o Madre, il mondo, tutti gli uomini e tutti i popoli, ti affidiamo anche la stessa consacrazione del mondo, mettendola nel tuo cuore materno.

Oh, cuore immacolato! Aiutaci a vincere la minaccia del male, che così facilmente si radica nei cuori degli uomini d'oggi e che nei suoi effetti incommensurabili già grava sulla vita presente e sembra chiudere le vie verso il futuro! Dalla fame e dalla guerra, liberaci! Dalla guerra nucleare, da un'autodistruzione incalcolabile, da ogni genere di guerra, liberaci! Dai peccati contro la vita dell'uomo sin dai suoi albori, liberaci! Dall'odio e dall'avvilimento della dignità dei figli di Dio, liberaci! Da ogni genere di ingiustizia nella vita sociale, nazionale e internazionale, liberaci! Dalla facilità di calpestare i comandamenti di Dio, liberaci! Dal tentativo di offuscare nei cuori umani la verità stessa di Dio, liberaci! Dallo smarrimento della coscienza del bene e del male, liberaci! Dai peccati contro lo Spirito Santo, liberaci! liberaci! Accogli, o Madre di Cristo, questo grido carico della sofferenza di intere società! Aiutaci con la potenza dello Spirito Santo a vincere ogni peccato: il peccato dell'uomo e il "peccato del mondo", il peccato in ogni sua manifestazione.

Si riveli, ancora una volta, nella storia del mondo l'infinita potenza salvifica della Redenzione: potenza dell'amore misericordioso! Che esso arresti il male! Trasformi le coscienze! Nel tuo cuore immacolato si sveli per tutti la luce della speranza!

Data: 1984-03-25 Data estesa: Domenica 25 Marzo 1984





Preghiera alla Madonna di Fatima - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Aiutaci a inaugurare un mondo nuovo, perché il vecchio ci fa paura

Testo:

Fratelli e sorelle prima che abbia termine questa sosta mariana nella basilica di San Pietro lasciatemi dire una parola di ringraziamento. Voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora da Fatima, che ci hai fatto questo onore, oggi, terza domenica di Quaresima, giorno del Giubileo delle famiglie; che ci hai fatto questa visita in un giorno così pieno della nostra fede e della nostra speranza.

Come Vescovo di Roma, voglio ringraziare te, Madre di Cristo, nostra Signora di Fatima per questa tua visita nella basilica di San Pietro, in un giorno in cui questa basilica e questa piazza, riempita dai pellegrini dell'Anno Santo della Redenzione, hanno potuto assistere a un solenne, profondamente sentito, direi sofferto, atto di affidamento, atto rivolto al tuo cuore immacolato e, nel tuo cuore immacolato, rivolto al tuo Figlio, Redentore del mondo, Redentore dell'uomo.

Ci fidiamo di questo tuo cuore immacolato, cuore materno, perché in questo tuo cuore hai portato lui come madre. Ci fidiamo di questo tuo cuore materno, perché con questo cuore tu abbracci tutti i suoi discepoli, anzi tutti gli uomini.

Ecco, oggi si sono volute affidare le sorti del mondo, degli uomini, dei popoli al tuo cuore immacolato per arrivare al centro stesso del mistero che è più forte di tutti i peccati dell'uomo e del mondo, del mistero in cui si può vincere il peccato nelle sue diverse forme, in cui si può incominciare, inaugurare un mondo nuovo. E noi abbiamo tanto bisogno di questo mondo nuovo perché sperimentiamo sempre più che il mondo vecchio, il mondo del peccato, ci opprime, ci fa paura, ci porta varie forme di ingiustizia: molte volte sotto il nome della giustizia, ci porta ingiustizie.

Così, abbiamo voluto scegliere questa domenica, terza della Quaresima dell'anno 1984, ancora nell'arco dell'Anno Santo della Redenzione, per l'atto dell'affidamento, della consacrazione del mondo, della grande famiglia umana, di tutti i popoli, specialmente di quelli che hanno tanto bisogno di questa consacrazione, di questo affidamento, di quei popoli per i quali tu stessa aspetti il nostro atto di consacrazione e di affidamento. Tutto questo abbiamo potuto fare secondo le nostre povere, umane possibilità, nella dimensione della nostra umana debolezza. Ma con una fiducia enorme nel tuo materno amore, con una fiducia enorme nella tua materna sollecitudine.

Nostra Signora di Fatima, a cui siamo tanto devoti e tanto riconoscenti, anche nel senso più intimo e personale, tu hai voluto farci visita in questo giorno così importante qui a Roma. Come ne siamo grati! Come ne siamo riconoscenti. Quale grazia ci hai fatto con questa tua presenza, direi personale.

E la nostra riconoscenza si rivolge al custode del tuo santuario a Fatima, il nostro amatissimo confratello nell'episcopato, il vescovo di Leiria-Fatima. Gli siamo grati per averci portato l'immagine della Madonna di Fatima. Siamo grati tutti, tutti i romani, soprattutto il Vescovo di Roma. Siamo tanto grati per questa permanenza dell'immagine di Fatima qui, nel nostro ambiente: prima nella cappella Paolina del Vaticano, poi nella mia cappella privata, poi in piazza San Pietro durante la grande celebrazione, infine in questa Basilica. Ora si conclude in questa basilica la visita della Madonna di Fatima che andrà, per essere presente ancora a Roma, nella cattedrale del Vescovo di Roma, San Giovanni in Laterano e poi anche nel santuario del Divino Amore. Scusaci, o Madonna, scusaci, o Madre di Gesù, se dobbiamo incontrarci in questa Roma, in diversi luoghi, in diversi posti. Dobbiamo aprire, vogliamo aprire la grazia della tua presenza ai diversi ambienti di questa grande città e diocesi del Papa. Ringrazio per tutto e nel nome del cardinale vicario di Roma, dei miei confratelli nell'episcopato, di tutti i sacerdoti, di tutto il popolo di Dio di questa città e di questa Chiesa.

Bacio i tuoi piedi per aver voluto indirizzare i tuoi passi verso di noi. Mi sia permesso, o Maria, nostra Signora di Fatima, di dare alla tua presenza, ancora una benedizione a tutti i presenti e a tutta la Chiesa di Roma.

Data: 1984-03-25 Data estesa: Domenica 25 Marzo 1984




Incontro con famiglie di tutto il mondo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La fedeltà è la struttura portante del matrimonio

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle!


GPII 1984 Insegnamenti - Lettera ai vescovi - Città del Vaticano (Roma)