GPII 1984 Insegnamenti - Alla Chiesa di Thailandia - Bangkok (Thailandia)


1. "Io non cesso di rendere grazie per voi": in primo luogo per le numerose vocazioni al sacerdozio che il Padre ha suscitato nella Chiesa in Thailandia.

Rendo grazie anche per la vitalità delle molte congregazioni religiose che recano la testimonianza del fecondo carisma che lo Spirito di Cristo ha diffuso nella Chiesa in questo Paese.

Ringrazio Dio per la forza e la perseveranza del laicato nella sua vita cristiana. E ringrazio voi tutti, e anche voi, fratelli e sorelle che non avete potuto essere presenti qui oggi, per la generosa risposta che avete dato come sacerdoti, religiosi o laici alla chiamata di Dio. Prego Dio di poter io stesso adempiere il compito di Pietro, che è quello di confermarvi nella fede: possiate vivere nella fede nel Figlio di Dio che vi amo e diede se stesso per voi (cfr. Ga 2,20); possiate essere fedeli alla vostra chiamata e mai perdere di vista il vostro grande privilegio: collaborare nell'annunciare Cristo al mondo e costruire il regno di santità, di giustizia e di amore.

Come tutti ben sapete, il privilegio di una vocazione cristiana richiede una risposta totale. Richiede ogni giorno la nuova conferma del vostro "si" all'invito di Cristo. Richiede un rinnovamento del vostro impegno battesimale, un rinnovamento della vostra consacrazione religiosa e delle vostre promesse sacerdotali. La vostra gioia sia il seguire fino in fondo la strada che avete intrapreso alla sequela di Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore del mondo.


2. Conosco i molti e vari modi in cui svolgete il vostro servizio al popolo di Dio. Tra le vostre attività, comunque, c'è una differenza che corrisponde alla vostra vocazione specifica.

Prima di tutto desidero dire una parola a voi sacerdoti. In modo particolare, voi dovete tenere in considerazione l'insegnamento degli Atti degli apostoli. I primi discepoli consideravano loro compito principale dedicarsi "alla preghiera e al ministero della parola" (Ac 6,4). Voi siete privilegiati perché avete un contatto quotidiano con Cristo attraverso la preghiera personale e liturgica. In particolare, dalle celebrazioni di fede dei sacramenti, primo fra tutti il sacrificio eucaristico che è "fonte e apice di tutta la vita cristiana" (LG 11) voi trarrete gioia e forza. Nella meditazione sulla parola di Dio rivelata, troverete "intima comunione e familiarità col Padre" (OT 8), attraverso suo Figlio Gesù Cristo. In questo modo diverrete strumenti migliori della potenza dello Spirito Santo per trasformare il popolo di Dio in dimora di Dio: "Siamo infatti collaboratori di Dio" (1Co 3,9).


3. Il vostro servizio al mondo comprende il compito di catechizzare adeguatamente le vostre comunità cristiane, in modo che esse possano vivere la loro fede in maniera matura e responsabile. ciò richiede che troviate il tempo per studiare e vi impegniate costantemente a seguire l'esortazione della prima lettera di Pietro: "Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi, con dolcezza e rispetto" (1P 3,15).

Né potete tralasciare il compito di presentare correttamente il primo annuncio del messaggio cristiano a coloro che non sono stati ancora confortati dal Vangelo di Cristo. L'annuncio della buona novella di Dio deve essere accompagnato dall'esempio di vita che trova la sua ispirazione in Gesù stesso. Permettetemi, cari sacerdoti, di dirvi ciò che san Paolo ha scritto ai Filippesi: "Soltanto pero comportatevi da cittadini degni del Vangelo, perché nel caso che io venga e vi veda, o che di lontano senta parlare di voi, sappia che state saldi in un solo spirito, e che combattete unanimi per la fede del Vangelo" (Ph 1,27). Vi assicuro che questa è la mia preghiera quotidiana per voi!


4. Il dovere di essere esempio vivente di vita cristiana appartiene anche, e in modo specifico, ai religiosi della Chiesa. Cari religiosi: in voi che siete stati consacrati al Signore, i credenti e i non-credenti di questo mondo attendono di riconoscere quell'amore speciale che Cristo ha insegnato come suo "nuovo" comandamento: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35). La carità di Cristo, pilastro e sostegno della vostra vita in comunità è forza animatrice della vostra attività pastorale, sarà la più efficace proclamazione della verità del Vangelo, conferendo forza interiore e vitalità alla Chiesa in Thailandia. Desidero assicurarvi del mio affetto, e dirvi con quanta fiducia io riponga in voi le mie speranze!


5. Nella comunione che è la Chiesa, il laicato ha il suo particolare e indispensabile ruolo da svolgere. E a voi, cari laici, dico: in virtù della vostra unione battesimale in Cristo, voi condividete attivamente e in maniera a voi propria la responsabilità della trasformazione del mondo secondo la verità e i valori del Vangelo. E' vostro compito vivere in modo tale da far si che la vostra fede cristiana permei anche le attività sociali, culturali, professionali e le attività umane quotidiane nelle quali siete impegnati.

La Chiesa in Thailandia ha molto bisogno della vostra attiva collaborazione! La sfida di assicurare numerosi ed efficienti servizi scolastici, sociali e assistenziali grava sulle vostre spalle. Raccogliendo questa sfida, costruite il regno visibile di Dio e allo stesso tempo date un contributo molto valido allo sviluppo e al benessere del vostro Paese. Siate certi della benedizione e del sostegno del Papa! Portate i miei saluti alle vostre famiglie e comunità, specialmente ai giovani e agli anziani, e a coloro che si trovano in qualunque situazione di necessità!


6. Cari sacerdoti, religiosi, laici e laiche; le vostre vocazioni sono diverse.

Ciascuna, a suo modo, manifesta la propria ricchezza della missione redentrice di Cristo all'opera nella Chiesa. Ciascuna vocazione e ciascun compito ecclesiale trova la sua fonte di vita e di energia nella celebrazione dell'Eucaristia. Cristo vi chiama a incontrarvi tra voi e a trarre la forza per il vostro apostolato dalla mensa della parola e del suo corpo e sangue.

Sono lieto di apprendere che particolari sforzi si stanno facendo per rendere i tesori della liturgia più accessibili ai fedeli. Questo sarà di grande nutrimento per la vita spirituale della Chiesa in Thailandia. Spero che un sempre maggior numero di laici sia in grado di partecipare alla liturgia delle Ore, che è l'inno di lode a Dio da Cristo e dall'intera Chiesa. Questa preghiera della Chiesa appartiene all'intero popolo di Dio.


7. Il vostro incontro con Cristo nella liturgia e nella preghiera personale diventa il punto di partenza per l'adempimento della vostra vocazione missionaria.

Infatti, l'intera Chiesa è chiamata ad essere missionaria. Tutti i membri della Chiesa condividono questo compito, e non solamente i fratelli e le sorelle che le Chiese locali di altre parti del mondo vi hanno mandato come segno vivente di comunione ecclesiale e di cattolicità.

E a voi, missionari di altri Paesi, rivolgo un saluto particolarmente cordiale! Accettate il ringraziamento della Chiesa e del Papa per il dono che avete fatto di voi stessi alla Chiesa in Thailandia! Il Signore Gesù accoglie egli stesso la vostra offerta e la presenta a suo Padre in unione con la propria.

L'intera Chiesa in Thailandia deve essere missionaria: non per spirito di competizione o per il desiderio di imporre punti di vista diversi dai tradizionali valori della ragguardevole tradizione culturale di questo popolo: ma solo per il desiderio di partecipare agli altri sia la vita divina che lo Spirito Santo alimenta in voi, sia la vostra gioia in Cristo.

Possa il nostro Padre che è nei cieli essere conosciuto, tramite voi, nei veri valori che caratterizzano la vostra cultura thailandese! Lo Spirito Santo formi in voi Gesù Cristo, e tramite la vostra vita e il vostro insegnamento lo annunci al mondo. Maria, madre del nostro divin Salvatore, sia per sempre la causa della nostra gioia!

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984





Ordinazioni sacerdotali - Sampran (Thailandia)

Titolo: Nella persona e missione di Cristo sta l'identità del sacerdote

Testo:

Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Siamo qui, oggi pomeriggio, per celebrare un meraviglioso evento. Ventitré giovani, chiamati da Dio nel Battesimo e scelti in un modo speciale per servire nella sua Chiesa, saranno ordinati al sacerdozio di Gesù Cristo. E' questo un momento importante per l'intera Chiesa cattolica, sia di questa generazione che di quella di tutti i tempi. E' un'ulteriore prova dell'amore di Dio per il suo popolo; il Buon Pastore non lascia mai il suo gregge incustodito. Al tempo stesso, questa cerimonia riveste un particolare significato per la Chiesa in Thailandia; è un segno di maturità spirituale. Questa ordinazione rappresenta il tempo del raccolto, il gioioso momento in cui i semi di una vocazione divina, deposti da Dio e coltivati dalle famiglie e dagli insegnanti, germogliano nella vita dei singoli giovani che sono di fronte a noi oggi e che chiedono a me, che opero nel nome di Cristo e della sua Chiesa, di conferire loro la grazia sacramentale del sacerdozio.

Quando mi guardo intorno e vedo questo seminario minore dell'arcidiocesi, e un poco più in là il seminario maggiore che è consacrato a Cristo luce del mondo; quando penso ai seminari minori in quasi tutte le diocesi di Thailandia, come pure al seminario internazionale istituito dai vescovi; quando penso a tutte le comunità religiose che si affidano al seminario maggiore per la formazione dei loro propri candidati, quando vedo tutte queste opere meravigliose, posso soltanto ripensare agli umili inizi del primo collegio in Ayudhaya nel 1666.

Prego e ringrazio Dio per i molti doni che vi ha dispensato, specie attraverso la lungimiranza dei vostri vescovi.

Qui è il cuore della Chiesa di Thailandia, non solo dell'arcidiocesi di Bangkok, ma di ciascuna Chiesa locale. Qui voi formate, attraverso la preghiera e lo studio, i futuri sacerdoti del vostro Paese e infondete in loro le solide tradizioni che li metteranno in grado di parlare al cuore della gente thailandese, così che essa a sua volta arrivi a conoscere il Signore Gesù Cristo "nello spezzare il pane" (Lc 24,35).


2. Come collaboratori dei loro vescovi e partecipi del ministero di Cristo, maestro sacerdote e re, questi ventitré giovani eserciteranno l'ufficio sacerdotale nella Chiesa. Con la loro ordinazione sacramentale saranno consacrati nello Spirito Santo, segnati di uno speciale carattere, e saranno così configurati a Cristo, in modo da poter operare nel suo nome e nella sua persona.

Nel descriverci le caratteristiche del Messia, il profeta Isaia ci presenta nel medesimo tempo un'immagine del sacerdote configurato a Cristo: "Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui; egli porterà il diritto alle nazioni" (Is 42,1). Perché la giustizia si compisse, Cristo assunse le caratteristiche del servo di Israele, e fu chiamato a soffrire e immolarsi per la redenzione dell'umanità.

La prima lettera di san Pietro è anche più esauriente nell'esprimere la dimensione sacrificale dell'opera di redenzione di Cristo: egli "porto i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siamo stati guariti" (1P 2,24). Ecco la misura del sacrificio di sé in Cristo: egli pati la morte per liberarci dai nostri peccati, perché potessimo conoscere la novità della vita in Dio.


3. Il sacerdote del Nuovo Testamento trova la sua identità nella persona e nella missione di Cristo. Egli continua a rendere manifesta l'azione salvifica di Cristo. La sua consacrazione rappresenta il totale svuotamento di sé compiuto da Cristo. Il sacerdote è chiamato a proclamare la buona novella di salvezza, a radunare e guidare la comunità dei credenti, e a compiere le funzioni di ministro dei sacri misteri. Nel nome del Redentore il sacerdote riconcilia i peccatori con Dio e con la Chiesa nel sacramento della Penitenza. Celebrando l'Eucaristia, il sacerdote annunzia la morte del Signore e la risurrezione, nelle quali Gesù stesso conferma la sua alleanza nel suo sangue. In tutto ciò Cristo è, come dice san Pietro, "pastore e guardiano" delle nostre anime (cfr. 1P 2,25). Ed egli è davvero il Buon pastore che sacrifica la propria vita per il suo gregge, che conosce le sue pecore e le sue pecore conoscono lui (cfr. Jn 10,11-14).

Per mezzo dell'ordinazione sacramentale, il sacerdote partecipa in un modo particolare alla sollecitudine pastorale di Cristo per la sua Chiesa. Egli fa ciò in conformità con la missione del servo sofferente di Isaia: "Non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta... non verrà meno e non si abbatterà" (cfr. Is 42,3-4). Con pazienza e umiltà egli adempie alla funzione di Cristo come pastore e capo, esercitando un potere spirituale che gli è dato con il fine di edificare il corpo di Cristo. Ponendosi umilmente al servizio di quanti sono affidati alle sue cure, il sacerdote è guidato in tutte le cose dalla volontà di colui che volle che nessuno andasse perduto e tutti fossero salvati (cfr. Jn 10,16).


4. Miei cari diaconi, giovani che state per essere ordinati al sacerdozio: la vostra è davvero una sublime vocazione, ricca di una dignità che Cristo stesso le ha conferito. E' uno speciale dono di Dio, da usare per il bene della Chiesa e la salvezza del mondo. Ascoltate le parole del profeta Isaia, che parla di una tale vocazione: "Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni" (Is 42,6).

Il Signore vi ha preso per mano. Egli vi chiama per nome. Egli vi offre come alleanza al popolo e luce alle nazioni. Sceglie voi per offrire in dono, nella persona di Cristo, la sua nuova alleanza fondata nel suo sangue, e per irradiare la luce del messaggio salvifico di Cristo in tutto il mondo.

Siate fedeli a questa vocazione. Siate instancabili nel vostro servizio.

Seguite l'esempio di Cristo, che venne per servire e non per essere servito.

Accettate come una sfida speciale l'invito a predicare il Vangelo alle genti della vostra terra natia. Incoraggiate e rinsaldate coloro che hanno già udito la parola di Cristo, e divulgatela, fermamente e con assiduità, a coloro che ancora non credono. La vostra vocazione richiede da voi uno spirito missionario.

Come sacerdoti nella Chiesa, che è l'universale sacramento della salvezza, siete chiamati a sacrificare voi stessi per la redenzione di tutti, a seguire le tracce di colui che liberamente si offri perché tutti potessero essere liberi. Questo significa che dovete rimanere in unione perenne con Cristo per mezzo della preghiera, del sacrificio, della sofferenza e dell'obbedienza alla sua volontà. ciò richiede una generosità di spirito che vi porterà a ringraziare Dio ogni giorno per il dono del celibato, che è un segno dell'amore pastorale e un incentivo ad esso.

Così come meditate sulla necessità che la missione di salvezza della Chiesa sia portata "fino agli estremi confini della terra" (Ac 1,8), so anche che farete ogni sforzo per rispondere di tutto cuore alla richiesta di esercitare il vostro ministero in quelle diocesi che sono in difficoltà per la carenza di vocazioni.

Cari fratelli e figli, siate costanti nel vostro amore per Cristo e la sua Chiesa. Come sacerdoti, voi collaborerete con Cristo salvatore; voi siete gli uomini del perdono e della misericordia di Dio. Non mancate mai di annunziare quella misericordia a quanti ne hanno più bisogno: i poveri, gli infermi, i moribondi, gli infelici, e coloro che sono irretiti dal peccato. E mostrate la misericordia di Dio ai vostri confratelli sacerdoti che, in momenti di scoramento e di difficoltà si rivolgono a voi per un incoraggiamento e un sostegno fraterno.

In una parola, in qualunque vostra azione siate un altro Cristo per coloro che incontrate.


5. Mia cara e diletta gente di Thailandia, miei fratelli e sorelle in Cristo, questi giovani stanno per essere segnati con il segno dell'ufficio sacerdotale di Cristo nel sacramento dell'Ordine sacro. Pregate per loro: per il loro zelo, per la loro felicità personale e la loro perseveranza come sacerdoti di Cristo.

Pregate anche per coloro che continuano a fare sacrifici, perché altri giovani possano udire la voce del Signore e seguire i suoi passi. Pregate perché ci siano tante e buone vocazioni, di sacerdoti, di suore e di fratelli. Invitate Gesù a entrare nelle vostre case, nelle vostre scuole, nei vostri movimenti giovanili, così che molti giovani possano accogliere la chiamata di Cristo a lasciare ogni cosa e a seguirlo.

In quest'ora di gioia e di ringraziamento, solleviamo i nostri cuori a Gesù Cristo, il Buon pastore, il sommo sacerdote della nostra salvezza. E' lui che ha dato il ministero del sacerdozio alla sua Chiesa. E' lui, Gesù Cristo, che ci conduce al Padre, e che con il Padre e lo Spirito Santo è un solo Dio nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984




Preghiera a Maria - Sampran (Thailandia)

Titolo: Atto di affidamento a Maria

Testo:

Al termine di questa sacra liturgia, in questo momento di speciale grazia, i nostri cuori si volgono, con viva gratitudine e gioia, alla santa Madre di Dio.

O Beata Vergine Maria, ti ringrazio per il tuo materno amore verso tutti i tuoi cari figli e figlie di Thailandia. Come Pastore della Chiesa universale, io li affido tutti al tuo Cuore Immacolato, chiedendoti di vegliare sempre su di loro e di guidarli sulle vie della santità e della pace.

O Maria, madre dei sacerdoti, con devozione filiale ti affido questi neo-ordinati sacerdoti, che il tuo Figlio ha chiamato a essere suoi amici e che manda a proclamare la buona novella della redenzione. Mantienili sempre fedeli nel generoso servizio al popolo di Dio. Attirali sempre più vicino al tuo puro Cuore e al sacro Cuore del tuo Figlio.

O Vergine Maria, madre della Chiesa, in ogni momento della storia umana tu sei vicina al popolo di Dio, sostenendolo con le tue preghiere e dandogli il coraggio di testimoniare la verità del Vangelo. Intercedi oggi per tutto il clero, i religiosi e i laici di Thailandia, perché possano essere forti nella fede e nella speranza, e possano perseverare nell'amore a Gesù Cristo tuo Figlio, nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo, un solo Dio, nei secoli dei secoli. Amen.

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984




Alle autorità - Bangkok (Thailandia)

Titolo: Solo una vera riconciliazione risolve il dramma dei rifugiati

Testo:

Signor ministro, gentili signore e signori, cari fratelli.


1. E' un singolare piacere per me rivolgermi a voi questa sera e porgere a voi, e a quanti voi rappresentate, i miei cordiali saluti e la mia sincera gratitudine per essere qui presenti.

Le relazioni amichevoli esistenti fra la Santa Sede e il regno di Thailandia risalgono nella storia a circa trecento anni fa. Nel 1669, durante il regno del re Narai il Grande e il pontificato di papa Innocenzo XI, venne eretto nella città santa di Ayutthaya il primo vicariato apostolico. I tempi moderni fecero sentire un crescente desiderio di legami più stretti fra la Santa Sede e la Thailandia, fino allo stabilimento di formali relazioni diplomatiche nel 1969.


Il presente status di relazioni riflette la mutua fiducia che esiste tra la Santa Sede e la Thailandia. Esso offre anche garanzia al governo di Thailandia che non c'è incompatibilità ad alcun livello tra la lealtà del cittadino thailandese al suo Paese e la sua adesione al Vangelo cristiano e la sua appartenenza alla Chiesa cattolica. In realtà, la promozione delle virtù patriottiche ha una lunga tradizione nell'insegnamento cattolico, come attesta la storia dei numerosi eroici patrioti cattolici nei vari Paesi di tutto il mondo.


2. La Chiesa cattolica è una comunità universale i cui membri appartengono pressoché a tutti i Paesi e continenti, nazioni, razze, lingue e culture. Essa considera parte importante della sua missione il compito di trovare vie di comprensione e di pacifica collaborazione tra i popoli, e promuovere iniziative che salvaguardino e difendano il dono divino della dignità della persona umana.

perciò, desidero cogliere l'occasione questa sera per richiamare la vostra attenzione, quali rappresentanti di governi e nazioni, su un problema di immensa importanza. Tacere di esso sarebbe come rinnegare ciò che la Chiesa cattolica insegna sulla dignità dell'uomo e su come gli individui e le nazioni possono e debbono agire in difesa di questa dignità. Mi riferisco alla situazione delle centinaia e centinaia di rifugiati che attualmente vivono in questo Paese.

La mia profonda preoccupazione per il loro benessere e per il loro futuro mi obbliga a trattare l'argomento in questa assemblea e a parlare apertamente a loro favore.

Grazie alla cortesia del governo thailandese, ho avuto questa mattina la possibilità di visitare il campo di rifugiati di Phanai Nikhom, un centro di smistamento e di transito per oltre diciassettemila uomini, donne e bambini che sono stati esiliati dai loro Paesi e hanno cercato asilo qui in Thailandia.

E' stata per me un'esperienza particolarmente toccante perché, mentre guardavo i volti di così numerose persone sofferenti, pensavo al tempo stesso che ve ne sono altre migliaia in una situazione analoga, che si trovano nei vari altri campi di questo Paese. La triste sorte di queste coraggiose e sfortunate persone non può essere ignorata dalla comunità internazionale. Anzi, la coscienza dell'umanità dev'essere resa sempre più cosciente dei mali della situazione, cosicché una sollecita e decisiva azione venga intrapresa per giungere a un'adeguata soluzione.


3. La povertà di queste vittime dell'instabilità politica e della lotta civile è così estrema - praticamente a tutti i livelli dell'esistenza umana - che è difficile dall'esterno farsene un'idea esatta. Non solo essi hanno perduto ogni possesso di beni materiali e il lavoro che un tempo permetteva loro di guadagnare da vivere per le loro famiglie e preparare un futuro sicuro per i loro figli, ma le loro stesse famiglie sono state sradicate e disperse: mariti e mogli separati l'uno dall'altro, bambini separati dai loro genitori. Nella loro terra di origine essi hanno lasciato dietro di sé le tombe dei loro antenati, e così, nel vero senso della parola, hanno lasciato dietro una parte di se stessi, diventando così ancora più poveri.

Molti dei rifugiati hanno attraversato gravi pericoli nel loro viaggio per terra o per mare. Moltissimi furono dati per dispersi o per morti in viaggio, spesso vittime di un vergognoso sfruttamento. Arrivando qui privi di tutto, si sono trovati in uno stato di totale dipendenza dagli altri che li nutrono, li vestono, danno loro un riparo e prendono ogni decisione per il loro futuro.

E quanto più grande è la miseria degli anziani, dei malati e degli handicappati, che incontrano una particolare difficoltà nel trovare un Paese disposto a dare loro stabile asilo. Queste innumerevoli vittime sono davvero soggette a una crudele avventura: impedite di tornare ai loro Paesi, non possono rimanere indefinitamente nella loro presente condizione. Che faranno? La strada che sono stati costretti a seguire offre loro una vera speranza per il futuro?


4. I disperati appelli di questi uomini, donne e bambini sofferenti hanno trovato ascolto sia in Thailandia sia nel resto del mondo presso molte persone compassionevoli che offrono un raggio di speranza. In questa circostanza, vorrei esprimere la mia ammirazione e riconoscenza ai vari gruppi che hanno assistito i rifugiati durante il loro soggiorno in questo Paese.

In primo luogo, desidero esprimere la mia gratitudine al governo e al popolo di Thailandia. Un particolare grazie è ad essi dovuto per aver accettato di essere, da molti anni a questa parte, il Paese di prima accoglienza per migliaia e migliaia di rifugiati da altre parti del Sud-Est asiatico. La comunità internazionale conosce le difficoltà che essi hanno incontrato. Queste difficoltà non sono solo di natura materiale. L'ordine politico interno ed esterno della nazione ha subito gli effetti del pesante flusso di rifugiati. La partenza di queste stesse persone verso i Paesi di nuova sistemazione non è certo proceduta con ritmo altrettanto regolare.

La storia non dimenticherà il senso di ospitalità, il rispetto per la vita e la profonda, innata generosità mostrati dal popolo di Thailandia. Questi tratti caratteristici della nazione hanno reso possibile alle autorità thailandesi di superare numerosi ostacoli e così offrire un margine di speranza per tante persone che vivevano sull'orlo della disperazione.

A sua maestà il re e al governo e al popolo di Thailandia rinnovo il mio profondo apprezzamento. Riconosco anche, con profonda stima, il lavoro compiuto dall'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati. La grande sollecitudine di questa organizzazione per la protezione e l'aiuto ai rifugiati in tutto il mondo l'ha portata ad assumersi, con l'aiuto costante dei governi, non solo i pesi finanziari del primo asilo, ma anche la responsabilità di incoraggiare le nazioni ad accogliere i rifugiati e ad offrire loro una concreta possibilità di stabilirvisi e di farsi una nuova vita. La generosa risposta di queste molte nazioni ospiti è ben nota e ha certo meritato la duratura gratitudine dei rifugiati.

Una analoga solidarietà umana viene manifestata in maniera luminosa da numerose organizzazioni non governative, di natura sia confessionale sia non confessionale. Vorrei sottolineare il lavoro del Coerr (Catholic office for emergency relief and refugees); sono anche lieto di menzionare le molte altre organizzazioni nazionali e internazionali che cooperano a questa urgente missione di misericordia. Questi organismi hanno assistito i rifugiati offrendo possibilità d'istruzione, aiutandoli a salvaguardare la loro identità culturale e offrendo loro sostegno morale e psicologico.

Inoltre, il contributo di molte organizzazioni cattoliche è un'espressione della generosità e della solidarietà di numerose Chiese locali in altre parti del mondo. Vorrei dire qui una speciale parola di ringraziamento a coloro che hanno dato assistenza religiosa ai rifugiati, saziando la loro fame spirituale e al tempo stesso rispettando il credo religioso delle persone interessate.

Infine, non posso passare sotto silenzio il contributo dato dai molti volontari, specialmente giovani, giunti da ogni parte del mondo per mettersi al servizio dei rifugiati. Le loro esperienze lasceranno in loro un segno profondo e potranno forse dare alle loro stesse vite un nuovo orientamento.

A tutte queste persone e gruppi, porgo una parola di profonda gratitudine e di elogio. Anche se non sono in grado di soddisfare tutte le necessità dei loro fratelli e sorelle meno fortunati, queste persone generose, con il loro magnifico esempio di cooperazione, mostrano ai rifugiati che essi non sono abbandonati e che hanno ancora ragione di sperare, anche in mezzo a un'indicibile tragedia.

Inoltre, quando consideriamo il gran numero di persone che vivono nei campi, queste organizzazioni e questi gruppi ci aiutano a ricordare che ogni rifugiato è una persona umana, con la sua propria dignità e la sua storia personale, con la sua propria cultura, le sue proprie esperienze e prospettive.

Molti rifugiati mi hanno scritto esprimendo le loro ansietà e aspirazioni; le loro richieste di attenzione e di aiuto mi hanno profondamente commosso.


5. Tuttavia, i molti sforzi compiuti allo scopo di alleviare le sofferenze dei rifugiati non dovrebbero essere per la comunità internazionale una ragionevole giustificazione per lasciare insoluto il problema del futuro definitivo di queste persone. Rimane il fatto che è qualcosa di ripugnante e di abnorme per centinaia di migliaia di esseri umani dover abbandonare il loro Paese a motivo della loro razza, della loro origine etnica, delle loro convinzioni politiche, o della loro religione, o perché sono minacciati di violenza o anche di morte da conflitti civili o da agitazioni politiche. L'esilio viola seriamente la coscienza umana e le norme della vita sociale; esso è chiaramente contrario alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e allo stesso diritto internazionale.

Di conseguenza, i governi del mondo e la comunità internazionale in generale devono orientare la loro attenzione verso soluzioni politiche di lunga portata per questo complesso problema.

Il trapiantare altrove queste persone non può mai essere la soluzione finale alla loro situazione. Esse hanno diritto di tornare alle loro radici, di rimettere piede nella loro terra d'origine alla quale sia riconosciuta la sovranità nazionale e i suoi diritti di indipendenza e di autodeterminazione; esse hanno diritto a tutte le relazioni culturali e spirituali che li nutrono e li sostengono come esseri umani.


6. In ultima analisi, allora, il problema non può essere risolto se non si creano le condizioni attraverso le quali abbia luogo una genuina riconciliazione: riconciliazione tra le nazioni, tra i vari settori di una data comunità nazionale, all'interno di ciascun gruppo etnico e tra i gruppi etnici stessi. In una parola, c'e un urgente bisogno di perdonare e di dimenticare il passato e di lavorare insieme per costruire un futuro migliore.

Nel contesto del mio appello alla riconciliazione, desidero comprendere i vari rappresentanti delle altre tradizioni religiose e spirituali che hanno onorato stasera questa assemblea. Con la loro presenza essi testimoniano di condividere la convinzione del dovere che abbiamo di discernere più chiaramente i valori attinenti alla dimensione spirituale dell'esistenza umana. Da questa prospettiva si può subito vedere che l'unità degli sforzi tra cristiani e membri di religioni non cristiane nel compito di riconciliare, l'uno con l'altro, individui e gruppi può essere un campo fecondo di lavoro in comune. Questo è tanto più vero in quanto tali sforzi rispondono a un istinto fondamentale dello spirito umano.


7. Signore e signori, da questo luogo voglio questa sera rinnovare gli appelli fatti in altre occasioni ai rappresentanti di governi e di organizzazioni internazionali, ad accrescere e intensificare tutti gli sforzi perché i rifugiati, che sono qui in Thailandia o in qualunque altro luogo, possano essere di nuovo accolti nella loro terra natale, nella quale essi hanno un diritto umano naturale di vivere in libertà, dignità e pace.

La Chiesa cattolica, per parte sua, assicura il suo instancabile appoggio a ogni iniziativa diretta a perseguire questo obiettivo. Essa parimenti garantisce la sua costante disponibilità a dare il suo aiuto, per quanto può, e unicamente a motivo del suo amore e rispetto per la persona umana, in ogni sforzo diretto a ristabilire le giuste condizioni e circostanze a cui ciascun rifugiato ha umano diritto e senza le quali non è possibile una pace vera e duratura.

Possano i nostri comuni sforzi a favore della dignità della persona umana attirare su di noi abbondanti benedizioni da Dio, che è la sorgente di ogni umana dignità e che ci chiama a riconoscere e rispettare questa dignità come suo dono prezioso.

Dio vi sostenga nella grande missione di servire l'umanità nel bisogno.

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984




Ai vescovi thailandesi - Bangkok (Thailandia)

Titolo: I giovani sono sensibili a un più dinamico annuncio di Cristo

Testo:

Cari fratelli nel nostro Signore Gesù Cristo.


1. Il mio cuore è pieno di gratitudine in quest'ora di unità collegiale. Sono grato a Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo che mi ha dato la possibilità di fare questa visita pastorale in Thailandia e di proclamare il mistero pasquale in mezzo a voi. E sono grato a voi, venerati e cari fratelli, per aver desiderato la mia presenza in mezzo a voi e per avermi accolto con così cordiale e fraterno amore.

Per la forza della morte e risurrezione di Cristo, noi sperimentiamo in un modo speciale l'unità della Chiesa, e in questa unità ecclesiale viviamo la vita di Cristo. Si, Gesù Cristo, il Figlio di Dio è il Redentore dell'umanità, è con noi e in noi. Mentre celebriamo in lui la nostra unità, si manifesta in noi il mistero della sua vita risorta. Gesù Cristo è vivo nella sua Chiesa, e la sua Chiesa è viva in lui. Come pastori del gregge, noi siamo radunati per celebrare questo mistero della presenza vivente di Cristo nella sua Chiesa.

Sono venuto in Thailandia proprio per rendere omaggio a Cristo che vive nel vostro popolo, a Cristo che nel vostro popolo si è fatto egli stesso thailandese.


2. Le comunità cristiane che siamo chiamati a servire, cari fratelli vescovi, sono le comunità che vivono la vita di Cristo in tutte le sue dimensioni. Nel vostro popolo Cristo continua la sua vita di preghiera. Nei membri del suo corpo che è la Chiesa, egli adora il Padre, gli rende grazie, e offre espiazioni e suppliche per il mondo.

Il mistero della sofferenza redentrice di Cristo si rinnova nella comunità alla quale voi offrite giorno per giorno il vostro ministero. Attraverso l'umanità sofferente, Cristo porta a compimento la misura di sofferenza a lui assegnata (cfr. Col 1,24). Nella comunità dei fedeli il Cristo risorto opera incessantemente per la salvezza del mondo. Nel suo zelo egli offre se stesso al Padre per la conversione dei peccatori. Egli esercita il suo potere di perdonare i peccati, tocca le coscienze, risana i cuori. Rimane in mezzo alla comunità come il servo sofferente del Signore e dell'umanità, invitando ciascuno a imitare le sue disposizioni di umiltà e di mansuetudine.

Nella Chiesa, Cristo continua a proclamare il Vangelo del regno di Dio.

Egli stesso catechizza. Egli stesso rivela il Padre suo e lo Spirito Santo. Anzi, la vita stessa della Santissima Trinità si attua nella Chiesa. Attraverso i suoi membri, operando profondamente nei suoi membri, Gesù ama il Padre suo fino al punto di dire in tutta verità: "Io amo il Padre" (Jn 14,3). E il Padre, amando la Chiesa, realizza le parole stesse di Cristo: "Il Padre mi ama" (Jn 10,17).

Cari fratelli: il mistero della Chiesa è il mistero della vita di Cristo, il mistero del Cristo vivente. E questo è il mistero che noi viviamo, insieme con il nostro popolo. Tutti i nostri sforzi pastorali sono diretti ad aiutare i fedeli a partecipare più intimamente alla vita di Cristo.


3. Una più intensa consapevolezza del profondo mistero della vita di Cristo in noi ci sostiene nelle nostre attività apostoliche. Questa consapevolezza, alimentata dalla fede, è fonte in noi di forza pastorale. Quando pensiamo che Cristo vivente è in noi, comprendiamo più profondamente che "Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (1Tm 1,7).

Radicati in questa convinzione, voi irradiate nuova speranza quando annunciate il Vangelo di pace e servite il vostro gregge, per quanto piccolo sia.

Il vostro ministero assume un'accresciuta sicurezza nella misura in cui comprendete l'importanza della promessa di Cristo: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Nuova gioia emana dalla testimonianza che voi date; voi comunicate alle vostre Chiese locali una serena sicurezza.

Con rinnovato zelo allora proclamate la vita che fu proclamata a voi, "ciò che era fin da principio... ciò che era presso il Padre" (1Jn 1,1-2). La vita di Cristo e in Cristo, la vita della Santissima Trinità, è il grande tesoro che voi avete in comune con tutti coloro che liberamente scelgono di ascoltarvi e accettano la vostra testimonianza, il vostro insegnamento, la vostra proclamazione della fede.


4. Questo grande tesoro deve essere presentato in una forma particolarmente dinamica alle giovani generazioni della Chiesa. I giovani infatti sono i più sensibili ai problemi del mondo moderno; essi hanno bisogno da Cristo di una grazia particolare per sostenere la lotta del cristiano contro la tentazione del peccato. In Cristo i giovani possono trovare le risposte alle gravi domande che stanno alla base di tutte le scelte cristiane. Quale grande bisogno essi hanno del sostegno pastorale dei loro vescovi, assieme a quello dei loro sacerdoti, per poter sviluppare la loro vocazione cristiana e in essa perseverare.

Nel parlare dei giovani e delle loro necessità, non possiamo ignorare l'enorme problema degli stupefacenti nel mondo d'oggi, né tanto meno le cause di questo fenomeno e i mezzi necessari per far fronte a questa crisi dell'umanità.

L'intera comunità umana deve essere mobilitata per affrontare questo problema. Ma la Chiesa ha in questo campo un compito specifico, che è quello di educare al senso della dignità umana, al rispetto di sé, ai valori dello spirito, alla ricerca di quella vera gioia che ha la sua sede nel cuore e non nelle passeggere ebbrezze dei sensi.

A questo riguardo, le scuole cattoliche sono particolarmente idonee a dare un eccellente contributo per quella solida educazione di cui i giovani hanno bisogno per superare la tentazione della droga. Le scuole cattoliche rappresentano un contesto adatto nel quale impartire l'informazione che aiuti i giovani a resistere alle pressioni di cui vengono fatti oggetto, e offrire loro l'occasione di discutere con gli insegnanti le difese che l'esperienza può offrire.

Soprattutto, la forza della parola di Cristo, presentata attraverso il ministero dei vescovi, offre a tutti i giovani la vera soluzione a tutti i grandi problemi che chiamano in causa le loro coscienze quando essi si sforzano di vivere la vita di Cristo.

In questo campo della droga e in molti altri, i pastori del gregge devono restare vigilanti in mezzo ai loro fedeli, proclamando le grandi motivazioni della vocazione cristiana, che è di vivere la vita di Gesù Cristo.


5. Come vescovi, siete chiamati ad aiutare il vostro popolo ad affrontare i molti problemi che hanno attinenza con la loro vita come persone e come membri di una famiglia e di una società. Se essi vengono costantemente richiamati alla loro dignità di cristiani - alla loro vita in Cristo - non mancherà loro una sempre nuova ragione per far fronte alle sfide che vengono loro dal Vangelo, il quale ha molto da dire sulla moralità pubblica e privata, sul bisogno di adorare Dio e di servire il prossimo. Come vescovi, non esitate mai a mettere in evidenza, nel rivolgervi alle vostre comunità, che la loro vocazione cristiana impone loro un'importante missione di testimonianza cristiana. Cristo stesso lo dice con queste parole: "così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16).

Cari fratelli vescovi, sono vicino a voi nello sforzo di aiutare i vostri giovani e le famiglie cristiane da cui essi provengono, come pure l'intera comunità cristiana, a vivere la vita cristiana in tutta la sua pienezza. Mentre vi sforzate di promuovere vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa e mentre cercate di essere fratello, padre e amico verso i sacerdoti che collaborano con voi a costruire la Chiesa sulla fede e sull'amore, sappiate che siete a vostra volta sostenuti e amati dal Papa, da tutto il collegio dei vescovi e da tutta la Chiesa. Questo è veramente il mistero della Chiesa: vivere la vita di Cristo e viverla insieme.

Tutto quello che facciamo come vescovi dev'essere caratterizzato dall'atteggiamento del Buon Pastore che vuole per nostro mezzo continuare ad amare il suo gregge, essendo egli venuto "perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Jn 10,10).

Venerati e cari fratelli, il significato delle nostre vite e del nostro sacro ministero sta in questo: vivere in Cristo Gesù e servire questa vita negli altri.

Sia lodato Gesù Cristo! Sia lodato Gesù Cristo in Thailandia!

Data: 1984-05-11 Data estesa: Venerdi 11 Maggio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Alla Chiesa di Thailandia - Bangkok (Thailandia)