GPII 1984 Insegnamenti - Al presidente Pertini - Città del Vaticano (Roma)

Al presidente Pertini - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La Chiesa serve la causa dell'uomo e lo fa crescere

Testo:


1. Con vivo senso di deferenza e di stima le porgo il mio cordiale benvenuto, signor presidente, ringraziandola per questa solenne visita, con la quale ella, come capo dello Stato italiano e rappresentante dell'unità nazionale, ha voluto onorare il successore di Pietro.

Non è il nostro primo incontro. Altre volte, in forma più familiare, abbiamo già avuto occasione di intrattenerci insieme e di scambiarci pensieri e speranze che occupavano il nostro animo. Tra gli incontri non posso non ricordare le visite che lei, signor presidente, volle farmi tre anni fa, proprio in questo mese, sostando accanto al mio letto d'ospedale, con trepidazione fraterna per la mia vita in pericolo.

Un saluto rivolgo anche al signor presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Bettino Craxi, al signor ministro degli affari esteri, onorevole Giulio Andreotti, e alle altre illustri personalità che l'accompagnano.


2. Sia anche consentito a questo Papa, "venuto da lontano", di esprimere, al di là del doveroso e sincero omaggio, i particolari sentimenti che lo animano nel ricevere ufficialmente il massimo rappresentante di quella nazione che, fra tutte, per posizione territoriale e per comunanza di vita e di storia, è la più vicina alla Sede di Pietro. Da quando infatti il pescatore di Galilea è approdato al cuore dell'impero romano, l'Italia è stata con speciali vincoli unità, e oggi non lo è meno che nei secoli passati, alla Chiesa cattolica e a questa Sede Apostolica per una lunga serie di motivazioni storiche, geografiche e culturali.

L'incomparabile patrimonio, inoltre, di antica civiltà, di cultura, di arte - nel quale la componente cristiana e universale è così viva e dominante - attira sulla nazione italiana lo sguardo ammirato degli altri popoli. Io stesso ho iniziato a conoscere e ad amare questa nazione dai banchi di scuola, negli anni dei miei giovanili studi umanistici in Polonia; poi, più direttamente, nel corso della mia formazione filosofica e teologica a Roma. I miei vincoli con l'urbe divennero particolarmente stretti quando Paolo VI mi annovero tra i cardinali di santa romana Chiesa: ma essi hanno assunto una nuova natura allorché sono stato, per imperscrutabile disegno divino, unito alla Chiesa di Roma, con la responsabilità di primo tra i fratelli e servo dei servi di Dio.

Come Vescovo di questa Sede Apostolica e Primate d'Italia, mi sento - in unione di pensiero e di cuore con tutti i vescovi italiani - partecipe delle sorti, delle gioie come delle sofferenze, di tutte le genti d'Italia. E' una sollecitudine che nei pontefici romani è stata sempre costante, da Gregorio il Grande a Pio XII, il quale proprio quarant'anni fa si prodigo a difesa e a soccorso dei perseguitati, e dell'intera popolazione romana.

Nel solco di questa tradizione desidero esprimere dinanzi a lei, signor presidente, il mio profondo affetto per il popolo italiano, che tanti valori spirituali e morali quotidianamente testimonia, cimentandosi con eventi dolorosi come i terremoti purtroppo ricorrenti e con situazioni economiche e sociali non facili. Di questi valori ho potuto fare anche personale esperienza, sia nei miei diversi viaggi pastorali lungo la penisola nei quali ricevo sempre un'accoglienza calda e affettuosa, sia negli incontri che ho, qui in Roma, con pellegrinaggi provenienti da diocesi e parrocchie delle diverse regioni d'Italia. Sono valori che si nutrono ad una tradizione cristiana che ha radici profonde in vaste fasce della popolazione.

L'amore che mi lega a questo Paese mi spinge a far voti perché tutte le sue forze migliori si uniscano nell'impegno di salvaguardare quel patrimonio spirituale, che costituisce la sua più vera ricchezza. E' attingendo a tale patrimonio che il popolo italiano ha potuto affrontare le grandi prove della storia. Ed è ancora grazie ad esso che ha saputo, negli anni più recenti, superare con ferma dignità la dissennata sfida del terrorismo.

Io non dubito che con pari determinazione, nella coscienza di quei supremi valori, il popolo italiano troverà l'opportuna soluzione degli altri problemi, che sente profondamente, a cominciare da quelli del rispetto per la vita, della promozione della giustizia e dell'assicurazione di un'equa possibilità di lavoro per tutti.

Ho accennato ai miei viaggi pastorali lungo la penisola. L'occasione mi è gradita per testimoniare la mia riconoscenza per l'efficace impegno delle autorità italiane, a tutti i livelli, e di tutti i servizi pubblici perché gli spostamenti previsti e il concorso di popolo che li accompagna si svolgano sempre in un clima di sicurezza e di tranquillità.


3. Per questa visita ufficiale, signor presidente, ella ha voluto attendere, a sottolinearne il valore, la conclusione dell'accordo di modificazione del Concordato lateranense, le cui linee portanti hanno già ottenuto significativamente il consenso di una maggioranza parlamentare estesa oltre l'area politica formalmente governativa. Per le alte motivazioni che lo ispirano, mi auguro che il nuovo accordo - il quale valorizza in modo speciale e in importanti settori il ruolo della Conferenza episcopale italiana - segni, negli anni a venire, una crescita di buoni rapporti tra le istituzioni religiose e quelle civili, tutte ordinate a favorire il bene del Paese mediante la promozione dell'uomo.


4. Signor presidente, l'uomo, la persona umana, nelle sue meravigliose potenzialità, come nella sua fragilità (morale prima che fisica), è, in realtà, la grande "strada della Chiesa". La Chiesa è consapevole che il messaggio proclamato per mandato di Cristo è esigente negli ideali e negli obblighi che comporta; ma è parimenti consapevole che esso serve la causa dell'uomo e fa crescere la persona umana.

E la persona è anche la via che uno Stato democratico e aperto al futuro non può non percorrere se vuole veramente servire l'uomo. In tale convinzione so di essere in accordo con lei, signor presidente, come anche con gli uomini italiani responsabili della cosa pubblica. E sono certo che nei suoi frequenti contatti con la gente - e soprattutto con i giovani, che la circondano di tanta affettuosa fiducia - anche lei, signor presidente, avrà potuto avvertire, alla base di tanti e diversi interessi, una comune passione per l'uomo: per quella libertà e giustizia, valori distinti ma inscindibili, che sono necessari per il pieno sviluppo della personalità di ciascuno.

Nonostante le difficoltà, i ritardi e talvolta i passi indietro, questo vasto e crescente impegno per il riconoscimento della eminente dignità della persona umana come fine di ogni istituzione pubblica, induce a ben sperare per il futuro del Paese.


5. Possa tale impegno guidare sempre l'azione dell'Italia, tanto in campo nazionale come nel concerto dei popoli: in favore primariamente dei più bisognosi: dei poveri, e di quanti, in vaste e meno fortunate regioni della terra, sono colpiti dalla fame o da altre calamità; a tutela della pace: che non si regge senza il rispetto dei diritti dell'uomo e, a sua volta, è essa stessa una fondamentale condizione per la realizzazione di ogni diritto; a promozione di quanto fa giusta e grande, degna e meritevole di amore e di sacrificio la patria italiana.

Con questi auspici, signor presidente, invoco la benedizione di Dio sull'Italia e su tutti gli italiani.

Data: 1984-05-21 Data estesa: Lunedi 21 Maggio 1984




Ai vescovi del Lesotho in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Dignità dei lavoratori e famiglia nell'impegno della Chiesa

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Con profondo affetto in nostro Signore Gesù Cristo, vi do il benvenuto nella Sede di Pietro in occasione della vostra visita "ad limina". In voi, pastori del gregge, abbraccio tutta la Chiesa che è in Lesotho, e rendo omaggio alla vitalità delle vostre comunità ecclesiali che sono state fondate con generosità e zelo missionario. Il mistero della presenza di Cristo è una realtà viva tra il vostro popolo. Gesù ripete in mezzo a voi: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20).


2. Noi crediamo anche che Cristo è presente tra noi nel nostro fraterno raduno di oggi. Insieme, noi offriamo al Signore la sua Chiesa nel vostro Paese. La offriamo a lui con la sua vitalità e i suoi problemi, le sue speranze e le sue profonde aspirazioni. Da parte mia, come successore di Pietro e Vicario di Cristo, vi sono vicino in tutte le vostre attività pastorali, nel vostro grande incarico episcopale di proclamare il Vangelo di Gesù Cristo in tutta la sua liberante e elevante pienezza. Nel compiere questo incarico voi rendete presente la persona di Gesù che "passo beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo" (Ac 10,38).


3. Ho seguito con profondo interesse e ho sostenuto i vostri sforzi volti ad applicare il Vangelo di pace e riconciliazione di Cristo alle vostre situazioni locali e a fare tutto il possibile per il vostro popolo durante il periodo di siccità e di carestia. So che, mentre predicate la salvezza nel nome di Gesù, voi fate anche esperienza, nel vostro quotidiano ministero, della realtà espressa da Paolo VI quando affermava: "Tra evangelizzazione e promozione umana - sviluppo e liberazione - ci sono infatti profondi legami. Essi includono legami... di un ordine eminentemente evangelico, che è quello della carità: come infatti si può proclamare il nuovo comandamento senza promuovere nella giustizia e nella pace il vero, autentico avanzamento dell'uomo?" (EN 31).

Per questa ragione vorrei incoraggiare le varie attività sociali e caritative delle vostre Chiese locali: le generose iniziative compiute a favore dei bisognosi, tra cui l'opera zelante della Caritas del Lesotho, i servizi di assistenza sanitaria e i molti programmi educativi. Prego perché il Signore vi sostenga in tutte le vostre diverse responsabilità. So che organizzare l'assistenza pastorale per i lavoratori emigranti è una delle vostre principali preoccupazioni. Vi sono qui in gioco problemi molto importanti come la dignità dei lavoratori, la santità della famiglia e il benessere della società.


4. Vi sono anche vicino in tutti i vostri sforzi per edificare le vostre Chiese locali. La formazione che i vostri seminaristi ricevono avrà un'influenza immensa sul futuro di tutta la comunità ecclesiale. Sono sicuro che farete tutto il possibile per fare in modo che questi giovani ricevano una debita formazione nella sapienza e nell'amore di Cristo. Tutti gli sforzi finalizzati alla formazione dei religiosi e dei catechisti sono anch'essi un vitale contributo alla vita stessa della Chiesa in Lesotho.

Vorrei chiedervi, ritornando alle vostre diocesi, di comunicare il mio messaggio a tutti i fedeli: "Il mio amore sia con tutti voi in Cristo Gesù!" (1Co 16,23). Offro alle famiglie cristiane l'espressione del mio sostegno e della mia stima nel loro impegno a vivere la loro elevata vocazione perseverando nella fedeltà. Tra le difficoltà e le tentazioni della vita, esse non dubitino mai della potenza della grazia di Cristo. Una speciale parola di gratitudine, espressa nel nome di Cristo, va a tutti coloro che collaborano strettamente con voi nella missione pastorale della Chiesa. Penso a tutti i generosi sacerdoti, religiosi e religiose e catechisti impegnati che, mediante i loro sforzi unitari, costruiscono la Chiesa del Dio vivente. A ognuno di loro e a tutto il popolo di Dio invio la mia apostolica benedizione, invocando su di loro la protezione amorevole di Maria, la Madre di Gesù e della Chiesa.

Data: 1984-05-21 Data estesa: Lunedi 21 Maggio 1984




Ad un congresso di pediatri - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Perseverare nella missione di amore e di vita

Testo:

Cari amici.


1. Vi saluto cordialmente e mi congratulo con voi per il nobile impegno che vi ha radunati qui da tutte le parti del mondo per prendere parte a un congresso incentrato sulla cura dei bambini che soffrono di disturbi cardiaci.

Vi sono molti chirurghi e molti pediatri cardiologi che lavorano insieme al fine di alleviare le sofferenze di questi bambini. I genitori si rivolgono a loro con piena fiducia, affidano loro i propri figli nella certezza che essi daranno il meglio delle loro conoscenze, dell'abilità e dedizione per mandare a casa i loro piccoli pazienti pienamente o almeno parzialmente guariti dai difetti sviluppatisi durante il periodo prenatale.


2. Questa branca della pediatria e della chirurgia cardiaca ha compiuto grandi progressi nel corso degli ultimi dieci anni. Dopo l'esame preliminare presso il letto del paziente, è ora diventato possibile usare metodi di diagnosi estremamente avanzati e altamente attendibili, rendendo possibile a coloro il cui compito è di correggere i difetti cardiaci congeniti di avere un quadro esatto di ciò che è necessario per raggiungere i risultati, più perfetti possibili, di una ristrutturazione anatomica e funzionale, minimizzando nello stesso tempo i rischi chirurgici.

Dopo il completamento di analisi sofisticate e l'uso di perfezionati strumenti nella diagnosi e nella correzione dei difetti rilevati viene la cura post-operatoria, che è anch'essa sostenuta da tecniche moderne e da strumenti studiati per salvare la vita dei bambini che in molti casi rischiano la morte precoce se non vengono curati nel momento giusto.

E' per questa ragione che medici, uomini e donne, hanno studiato metodi e tecniche di cura delle malattie cardiache fin dai primi momenti di vita. Alcuni di loro, fra cui alcuni di voi presenti qui oggi, stanno studiando dei mezzi per curare i bambini ancora nel grembo materno, con lo sviluppo di metodi capaci di affrontare efficacemente i difetti cardiaci prima della nascita, in alcuni casi correggendoli anche senza un'operazione chirurgica.


3. Gli sforzi che si stanno facendo oggi saranno coronati dal successo e penetreranno veramente nel mistero della vita se questa ricerca verrà affrontata con un certo atteggiamento. In primo luogo, con l'umiltà dello scienziato che conosce molte cose ma che è anche consapevole di comprendere soltanto una piccola parte dei misteri di cui si sta occupando. Poi sono necessari forza, dedizione e coraggio, al fine di continuare studi che talvolta sembrano essere infruttuosi o che in alcuni casi si rivelano sbagliati ma che, nella perseveranza, condurranno alla fine a una soluzione del problema in questione. E c'è bisogno della fede, che è un sicuro sostegno nella ricerca della verità scientifica nei fenomeni della vita degli esseri umani e delle altre creature viventi.


4. Ma tutta questa ricerca e tutti questi sforzi sarebbero impossibili se non fossero sostenuti dal lavoro di équipe, che è caratteristica di questa attività.

Un debito di gratitudine è dovuto a tutti coloro che sono impegnati in quest'ambito: ostetrici, esperti nella cura dei bambini, pediatri, anestesisti, personale di servizio e tecnici, esperti di laboratorio, infermiere, personale di assistenza: tutti coloro che assicurano i vari servizi ospedalieri e senza dei quali i grandi successi raggiunti oggi non sarebbero possibili. Sappiamo anche che il loro impegno spesso va ben oltre il loro stretto dovere. Il loro amore per il lavoro, la loro dedizione e il loro senso di responsabilità frequentemente li costringono a compiere sforzi ulteriori per assicurare il successo di un'operazione, per salvare una vita e restituire ai genitori un bambino felicemente guarito.


5. Quanto spesso i chirurghi e i dottori stessi conoscono l'ansia di dover trattare una malattia cardiaca di natura estremamente complessa! Talvolta sono in grado di risolvere i problemi in questione ma in alcuni casi la malattia è così grave e incurabile che anche la loro grande abilità non è capace di curare il malato o salvare la vita del bambino.

Siamo profondamente consapevoli dei problemi che vi si pongono nella vostra missione di scienziati e dottori, e che talvolta diventano tragedie per le vostre coscienze di esseri umani e di credenti. Soltanto se la vostra coscienza è sostenuta da una fede forte, potete trarre conforto dalla convinzione che è stata fatta ogni cosa per il bene ultimo del bambino.

In tali momenti, diversi fattori vi incoraggeranno a continuare le vostre ricerche e a non perdervi d'animo. Sarete sostenuti dalla solidità dei vostri studi, dalla certezza tratta dall'esperienza, dalla vostra fiducia nelle vostre abilità. Sarete aiutati dal rispetto per la sofferenza umana e l'ansietà delle famiglie dei vostri pazienti, dalla vostra convinzione del valore della vita del bambino ammalato affidato alle vostre cure. Sarete sostenuti dalla conoscenza delle capacità dei vostri collaboratori. E avrete fede nell'aiuto che è sempre possibile anche al di là dei poteri umani, un aiuto ancor più efficace se invocato prima di una decisione importante o un'operazione difficile.


6. Vorrei concludere queste riflessioni offrendovi un pensiero che, a livello umano e religioso, può servire come una ricapitolazione. Nella visione cristiana, Dio desidera che l'uomo collabori con lui nell'opera mai conclusa della creazione.

Un'attività come la vostra, finalizzata ad aiutare i piccoli esseri umani a evitare la morte precoce e a diventare adulti sani, è parte di quella collaborazione, ai livelli più sublimi, del piano del Creatore.

La nobiltà della vostra missione è in diretto rapporto con il programma d'amore e di vita che ha posto l'uomo, ogni essere umano, ogni individuo, unico e irripetibile, al vertice della creazione. Questo è un pensiero che può incoraggiarvi a proseguire con perseveranza, specialmente negli inevitabili momenti di sconfitta e di fallimento: un incoraggiamento ad invocare colui che è il Signore della vita e che chiede l'aiuto delle vostre menti, delle vostre mani e dei vostri cuori.

Con questi pensieri invoco le benedizioni di Dio sul vostro lavoro, su voi stessi e sulle vostre famiglie.

Data: 1984-05-22 Data estesa: Martedi 22 Maggio 1984









All'Associazione esercenti cinema - Le "Sale della comunità" luoghi per la cultura e l'impegno

Carissimi fratelli e sorelle.


1. Con viva gioia vi rivolgo il mio saluto cordiale, accogliendovi in udienza in occasione del congresso nazionale promosso dalla vostra Associazione cattolica esercenti cinema per celebrare il 35° anniversario di fondazione. Il mio saluto intende raggiungere altresi gli autorevoli rappresentanti dei vari settori del mondo dello spettacolo, che hanno gentilmente voluto essere presenti a questo incontro.


2. Il vostro congresso tocca non soltanto temi che hanno frequentemente attirato l'attenzione dei miei predecessori in un'ampia serie di documenti, ma si inserisce nel vivo del piano pastorale che l'episcopato italiano ha proposto alle Chiese locali d'Italia per gli anni '80: "Comunione e comunità". E' facile infatti comprendere che, se la comunità non si attua senza la comunione, presupposto di quest'ultima è pero la comunicazione.

Ma il tema del vostro congresso coglie anche un motivo di interesse generale per l'umanità, particolarmente in questo momento nel quale il grandioso sviluppo della tecnologia sembra orientarsi più a isolare le persone che ad aiutarle a ritrovarsi. Infatti il prevalere dell'interesse per gli strumenti rispetto alla comunicazione deforma quello stesso concetto di comunicazione, che il Concilio Vaticano II ha esaltato nel decreto "Inter Mirifica" e che l'istruzione pastorale "Communio et Progressio" (n. 1) ha così definito: "La comunione e il progresso della società umana sono i fini primari della comunicazione sociale e dei suoi strumenti".


3. La vostra preoccupazione è la stessa della Chiesa. Questa infatti realizza la sua missione nella comunicazione della salvezza, continuando cioè l'opera di Cristo che "durante la sua dimora terrena si è mostrato quale perfetto comunicatore", attirando a sé le folle assetate di verità, indicando ai suoi discepoli la comunione reciproca come segno di identificazione quali suoi seguaci e, alla fine, istituendo l'Eucaristia, nella quale "attuo la più perfetta forma di comunione che potesse essere concessa agli uomini, vale a dire la comunione tra Dio e l'uomo, e perciò anche il più intimo e perfetto legame tra gli uomini" ("Communio et Progressio", 11).

La vostra peculiarità si esprime attraverso l'uso di un mezzo particolarmente efficace: la sala della comunità. In 35 anni di vita della vostra associazione, questa sala, originariamente denominata "sala cinematografica parrocchiale", è andata assumendo una fisionomia sempre più marcatamente pastorale e sempre maggiormente rispondente a esigenze che trascendono la semplice fruizione di spettacoli cinematografici, per quanto selezionati con criteri morali e culturali.

Aprendovi al concetto più ampio e profondo di comunicazione e considerando le tecniche nel loro valore strumentale, avete voluto, anche sotto la guida e dietro le indicazioni dei vostri vescovi, rendere le vostre sale "luoghi di incontro e di dialogo, spazi di cultura e di impegno, per un'azione sapiente di recupero culturale, di preevangelizzazione e di piena evangelizzazione" (Nota pastorale della Cei, gennaio 1982, 1d).

Avete accolto e valorizzato così nelle vostre sale gli strumenti della comunicazione sociale, offrendo alle popolazioni, tra le quali voi operate pastoralmente, una gamma di occasioni per ritrovarsi, per comunicare, per entrare in comunione e costituire comunità. Le vostre sale sono diventate così propedeutiche al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani, servizio al popolo di Dio, ma anche a "tutti i figli di Dio ovunque dispersi".


4. Mi rallegro cordialmente con voi per questo vostro ministero e auspico che la "sala della comunità" diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli già maturi, una sorta di catechesi che parta dalle vicende umane e si incarni nelle "gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei più poveri" materialmente e spiritualmente (cfr. GS 1).

Mi rallegro anche perché la vostra testimonianza in siffatta gestione della "sala della comunità" e nell'uso degli strumenti della comunicazione sociale si contrappone all'uso degradante che purtroppo degli stessi strumenti sovente viene fatto. Il fenomeno della dilagante pornografia non può non preoccupare ogni essere umano che abbia a cuore la tutela della dignità della persona e la formazione morale delle giovani generazioni.

Voi conoscete la forza persuasiva dei messaggi mediati dai moderni strumenti di comunicazione sociale, e sapete quanti e quali attentati si perpetrano continuamente contro ogni sistema di valori, contro la vita, contro la moralità, contro la verità e la giustizia, contro le fondamentali istituzioni sociali, in primo luogo la famiglia. La gioventù e la stessa fanciullezza subiscono l'offensiva lusingatrice di modelli di vita e di comportamento che sono agli antipodi della concezione cristiana della vita.

La Chiesa, col suo magistero, denuncia incessantemente i pericoli di questa azione deleteria e indica le vie della vita. Ma è necessario che la carica persuasiva degli strumenti di comunicazione sociale sia adoperata dai responsabili con la coscienza che tali strumenti "sebbene frutto dell'impegno umano, sono doni di Dio" ("Miranda Prorsus", 1) e devono quindi essere usati per "unire gli uomini in vincoli fraterni, affinché collaborino al piano di salvezza di Dio" ("Communio et Progressio", 2).

Questa raccomandazione io rivolgo con animo accorato e con fiducia anche agli autorevoli rappresentanti del mondo dello spettacolo: la loro partecipazione a questo incontro deve certamente interpretarsi come un segno della loro particolare sensibilità ai valori dello spirito. Confido pertanto che, nonostante le difficoltà alle quali essi devono far fronte nel loro lavoro, vorranno accogliere con favore questo invito, adoperandosi perché gli spettacoli, nelle loro varie espressioni, diano un valido contributo al vero progresso della società.


5. Per questi motivi, non solo ritengo lodevole il vostro impegno, ma lo ritengo addirittura necessario al fine di servire tutti gli uomini di buona volontà, perché siano promossi i valori superiori della verità, della giustizia e della solidarietà, valori che sono l'indeclinabile presupposto del progresso autentico delle persone e dei gruppi umani. Con questi sentimenti, nell'invocare la divina assistenza sull'associazione, sui singoli associati e sui loro collaboratori, come anche sugli operatori del mondo della comunicazione sociale, a tutti imparto di cuore la mia benedizione.

Data: 1984-05-24 Data estesa: Giovedi 24 Maggio 1984




Giornata delle comunicazioni sociali - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fede e cultura chiamate a incontrarsi e a interagire

Testo:

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo.


1. Voluta dal Concilio Vaticano II per "rendere più efficace il multiforme apostolato della Chiesa circa gli strumenti della comunicazione sociale" (IM 18), questa Giornata annuale, che si celebra per la XVIII volta, ha lo scopo di educare sempre meglio i fedeli ai loro doveri in un così importante settore. In questa occasione desidero, in primo luogo, esortare ciascuno di voi ad unirsi a me nella preghiera, affinché il mondo della comunicazione sociale, con i suoi operatori e la moltitudine dei recettori, svolga con fedeltà la sua funzione al servizio della verità, della libertà, della promozione di tutto l'uomo in tutti gli uomini.

Il tema scelto per questa XVIII Giornata è di grande rilievo: Le comunicazioni sociali strumento di incontro tra fede e cultura. Cultura, fede, comunicazione: tre realtà fra le quali si stabilisce un rapporto da cui dipendono il presente e il futuro della nostra civiltà, chiamata a esprimersi sempre più compiutamente nella sua dimensione planetaria.


2. La cultura, come ebbi già modo di dire (cfr. Discorso all'Unesco, 2 giugno

1980), è un modo specifico dell'esistere e dell'essere dell'uomo. Essa crea tra le persone dentro ciascuna comunità un insieme di legami, determinando il carattere interumano e sociale dell'esistenza umana. Soggetto e artefice della cultura è l'uomo, il quale si esprime in essa e vi trova il suo equilibrio.

La fede è l'incontro tra Dio e l'uomo: a Dio che nella storia rivela e realizza il suo piano di salvezza, l'uomo risponde mediante la fede, accogliendo e facendo suo questo disegno, orientando la propria vita a questo messaggio (cfr. Rm


10,9; 2Co 4,13): la fede è un dono di Dio a cui deve corrispondere la decisione dell'uomo.

Ma se la cultura è la via specificamente umana per accedere sempre maggiormente all'essere e se, d'altra parte, nella fede l'uomo si apre alla conoscenza dell'Essere supremo, a immagine e somiglianza del quale è stato creato (cfr. Gn 1,26) non è chi non veda quale profondo rapporto vi sia tra l'una e l'altra esperienza umana. Si comprende allora perché il Concilio Vaticano II abbia voluto sottolineare gli "eccellenti stimoli e aiuti" che il mistero della fede cristiana offre all'uomo per assolvere con maggior impegno il compito di costruire un mondo più umano, rispondente cioè alla sua "vocazione integrale" (cfr. GS 57).

E ancora: la cultura è per se stessa comunicazione: non solo e non tanto dell'uomo con l'ambiente che egli è chiamato a dominare (cfr. Gn 2,19-20 Gn 1,28), quanto dell'uomo con gli altri uomini. La cultura, infatti, è una dimensione relazionale e sociale dell'esistenza umana; illuminata dalla fede, essa esprime anche la piena comunicazione dell'uomo con Dio in Cristo e, al contatto con le verità rivelate da Dio, trova più facilmente il fondamento delle verità umane che promuovono il bene comune.


3. Fede e cultura, pertanto, sono chiamate a incontrarsi e a interagire proprio sul terreno della comunicazione: l'effettiva realizzazione dell'incontro e dell'interazione, nonché la loro intensità ed efficacia, dipendono in larga misura dall'idoneità degli strumenti attraverso i quali ha luogo la comunicazione. La stampa, il cinema, il teatro, la radio, la televisione, con l'evoluzione che ciascuno di questi mezzi ha subito nel corso della storia, si sono rivelati non sempre adeguati all'incontro tra fede e cultura. La cultura del nostro tempo, in particolare, sembra dominata e plasmata dai più nuovi e potenti fra i mezzi di comunicazione - la radio e, soprattutto, la televisione - tanto che, a volte, essi sembrano imporsi come fini e non come semplici mezzi, anche per le caratteristiche di organizzazione e di struttura che essi richiedono.

Questo aspetto dei moderni mass-media, tuttavia, non deve far dimenticare che si tratta, pur sempre, di mezzi di comunicazione, e che questa, per sua natura, è sempre comunicazione di qualche cosa: il contenuto della comunicazione, pertanto, è sempre determinante e tale, anzi, da qualificare la comunicazione stessa. Sui contenuti va dunque sempre sollecitato il senso di responsabilità dei comunicatori, nonché il senso critico dei recettori.


4. Certi aspetti deludenti dell'uso dei moderni mass-media non devono far dimenticare che essi con i loro contenuti possono divenire meravigliosi strumenti per la diffusione del Vangelo, adeguati ai tempi, in grado di raggiungere anche gli angoli più riposti della terra. In particolare, essi possono essere di grande aiuto nella catechesi, come ho ricordato nell'esortazione apostolica "Catechesi Tradendae" (CTR 46).

Coloro che utilizzano i mezzi di comunicazione sociale a fini di evangelizzazione, contribuendo anche a costruire così un tessuto culturale in cui l'uomo, conscio del suo rapporto con Dio, diventa più uomo, siano dunque consapevoli della loro alta missione; abbiano la necessaria competenza professionale e sentano la responsabilità di trasmettere il messaggio evangelico nella sua purezza e integrità, non confondendo la dottrina divina con le opinioni degli uomini. I mass-media, infatti, sia che si occupino dell'attualità informativa, sia che affrontino argomenti propriamente culturali, o siano usati a fini di espressione artistica e di divertimento, rimandano sempre a una determinata concezione dell'uomo; ed è appunto in base alla giustezza e alla completezza di tale concezione che vanno giudicati.

A questo punto il mio appello si fa accorato e si rivolge a tutti gli operatori della comunicazione sociale, di qualunque latitudine e di qualunque religione.

- Operatori della comunicazione, non date dell'uomo una rappresentazione mutila, distorta, chiusa agli autentici valori umani! Date spazio al trascendente, che rende l'uomo più uomo! Non irridete i valori religiosi, non ignorateli, non interpretateli secondo schemi ideologici! - La vostra informazione sia sempre ispirata a criteri di verità e di giustizia, sentendo il dovere di rettificare e di riparare quando vi capitasse di incorrere in errore.

- Non corrompete la società e, in particolare, i giovani con la rappresentazione compiaciuta e insistente del male, della violenza, dell'abiezione morale, compiendo opera di manipolazione ideologica, seminando la divisione! - Sappiate, voi tutti operatori dei mass-media, che i vostri messaggi giungono a una massa che è tale per il numero dei suoi componenti, ciascuno dei quali, pero, è uomo, persona concreta e irripetibile, che va riconosciuta e rispettata come tale. Guai a chi avrà dato scandalo, soprattutto ai più piccoli (cfr. Mt 18,6)! - In una parola: impegnatevi a promuovere una cultura veramente a misura dell'uomo, consapevoli che, così facendo, faciliterete l'incontro con la fede, della quale nessuno deve aver paura.


5. Un esame realistico conduce, purtroppo, a riconoscere che nel nostro tempo le immense potenzialità dei mass-media sono usate molto spesso contro l'uomo, e che la cultura dominante disattende l'incontro con la fede, sia nei Paesi in cui è consentita la libera circolazione delle idee, sia laddove la libertà di espressione viene confusa con l'irresponsabile licenza. E' compito di tutti risanare la comunicazione sociale e ricondurla ai suoi nobili scopi: i comunicatori si attengano alle regole di una corretta etica professionale; i critici svolgano la loro utile azione chiarificatrice, favorendo il formarsi della coscienza critica dei recettori; i recettori stessi sappiano scegliere con prudente oculatezza libri, giornali, spettacoli cinematografici e teatrali, programmi televisivi, per trarne occasione di crescita e non di corruzione; inoltre, anche attraverso opportune forme associative, facciano sentire la loro voce presso gli operatori della comunicazione, affinché essa sia sempre rispettosa della dignità dell'uomo e dei suoi inalienabili diritti. E, con le parole del Concilio Vaticano II, ricordo che "lo stesso potere pubblico, che giustamente si interessa della salute fisica dei cittadini, ha il dovere di provvedere con giustizia e diligenza, mediante la promulgazione di leggi e l'efficace loro applicazione, che dall'abuso di questi strumenti non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società" (IM 12).


6. Infatti, poiché all'inizio della comunicazione vi è un uomo-comunicatore e, al suo termine, vi e un uomo-recettore, gli strumenti di comunicazione sociale faciliteranno l'incontro tra fede e cultura quanto più favoriranno l'incontro delle persone fra loro, affinché non si formi una massa di individui isolati, ciascuno dei quali sia in dialogo con la pagina, o con il palcoscenico, o con il piccolo e grande schermo, ma una comunità di persone consapevoli dell'importanza dell'incontro con la fede e con la cultura e decise a realizzarlo attraverso il contatto personale, nella famiglia, nel luogo di lavoro, nelle relazioni sociali.

Cultura e fede, che nei mass-media trovano utili e talora indispensabili ausili diretti o indiretti, circolano nel dialogo tra genitori e figli, si arricchiscono attraverso l'opera di insegnanti e di educatori, si sviluppano attraverso l'azione pastorale diretta, fino all'incontro personale con Cristo presente nella Chiesa e nei suoi sacramenti.

Con l'intercessione di Maria santissima, invoco sugli operatori della comunicazione e sulla sterminata comunità dei recettori, i celesti favori, di cui e propiziatrice la mia apostolica benedizione, affinché ciascuno nel proprio ruolo si impegni a far si che le comunicazioni sociali siano strumenti sempre più efficaci di incontro tra fede e cultura.

Dal Vaticano, 24 maggio 1984

Data: 1984-05-24 Data estesa: Giovedi 24 Maggio 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Al presidente Pertini - Città del Vaticano (Roma)