GPII 1984 Insegnamenti - Ai giovani allo stadio del ghiaccio - Friburgo (Svizzera)

Ai giovani allo stadio del ghiaccio - Friburgo (Svizzera)

Titolo: Profonda interiorità e vita di gruppo per trasformare il mondo

Testo:

Cari giovani.

Grazie della vostra accoglienza, grazie della vostra presenza. E' una grande gioia per me passare con voi questa serata. Voi siete portatori dell'avvenire della società e della Chiesa. Mi auguro che per voi, per me e per coloro che ci seguono da lontano, questi istanti che ci sono dati di stare insieme nella gioia, nell'ascolto, nella riflessione e nella preghiera siano un grande segno di speranza.

Per mezzo di voi e con voi lo Spirito di Cristo vuole vivificare la sua Chiesa e costruire un mondo più giusto, più solidale, più fraterno. Cerchiamo, questa sera e domani, di essere insieme sempre più aperti allo Spirito di Cristo.


1. Cari giovani, le vostre testimonianze e le vostre domande meriterebbero una lunga discussione. Tutti i problemi che avete posto innanzi sono seri e manifestano le vostre preoccupazioni riguardo al mondo e alla Chiesa di oggi e di domani. Non posso, nel breve spazio di tempo di cui disponiamo, rispondere a tutto. Mi auguro che il nostro scambio di questa sera abbia un seguito con i vostri responsabili di movimenti, con i vostri catechisti, i vostri sacerdoti e i vostri vescovi.

Per parte mia, vorrei soffermarmi sull'uno o sull'altro dei punti che mi sembrano fondamentali e che toccano i problemi che la gioventù del mondo intero si pone. Ho affrontato gli stessi problemi con i giovani di numerosi Paesi, a Roma, a Parigi, a Lourdes, a Vienna, a Varsavia, a Lisbona, a Galway, a Cardiff, a Boston, a Città del Messico, a Belo Horizonte, a Seoul.

L'avvenire del mondo vi sembra piuttosto buio. La disoccupazione, la carestia, la violenza, le minacce che la fabbricazione massiccia di armi ad alto potere di distruzione fa pesare sull'umanità, gli squilibri economici tra Nord e Sud, la povertà spirituale che in numerosi Paesi si accompagna alla società dei consumi, ecco altrettante cause di inquietudini e di angosce.

A voi giovani io dico: non lasciatevi abbattere dal disfattismo e dallo scoraggiamento! Voi siete il mondo di domani. Da voi prima di tutto dipende l'avvenire. Voi ricevete da noi, i maggiori, un mondo che può deludervi, ma esso ha le sue ricchezze e le sue miserie, i suoi valori e i sui disvalori. Gli straordinari progressi della scienza e della tecnica sono ambivalenti. Essi possono servire al meglio e al peggio. Possono salvare le vite umane o distruggerle. Possono permettere una ripartizione dei beni in un mondo migliore e più giusto, o al contrario accrescere la loro concentrazione nelle mani di piccoli gruppi aumentando la miseria delle masse. Possono favorire la pace o, al contrario, far pesare sull'umanità la minaccia di distruzioni spaventose.


2. Tutto dipende dall'uso che si fa dei progressi della scienza o della tecnologia. Tutto dipende insomma dal cuore degli uomini. E' il cuore degli uomini che ha bisogno di essere cambiato. Senza dubbio certe strutture che ingenerano l'ingiustizia e la miseria devono essere modificate, ma occorre al tempo stesso trasformare il cuore degli uomini.

Ecco, cari giovani, il grande cantiere del mondo nel quale dovete impegnarvi. Lavorate insieme, con le vostre mani, con il vostro cuore, la vostra intelligenza e la vostra fede a costruire un mondo nuovo nel quale sia veramente possibile per tutti svilupparsi e vivere in un'atmosfera di sicurezza e di fiducia reciproca. Non si costruisce l'avvenire dell'umanità nell'odio, nella violenza, nell'oppressione, di qualunque natura essa sia.

Non si edifica l'avvenire dell'umanità sul trionfo degli egoismi individuali e collettivi. Non si può costruire l'avvenire dell'umanità su una falsa concezione della libertà che non rispetta la libertà degli altri. La società dei consumi nella quale viviamo e la paura di un avvenire incerto spingono a cercare per sé delle soddisfazioni immediate. Ci si ripiega su se stessi, sulla propria piccola felicità personale, sulle proprie emozioni, in un cerchio in cui la sensibilità esacerbata e senza posa alla ricerca di nuove emozioni di breve durata, dove non si accetta altro termine di riferimento che non sia il proprio io e il proprio piacere. Non si può vivere così. Non è questo il mondo che voi volete. Sarebbe un mondo di desolazione che svuota la vita dell'uomo di qualunque significato.


3. Voi avete messo in programma di leggere, come è stato appena fatto, il racconto evangelico della moltiplicazione dei pani. Gesù ha moltiplicato i pani perché siano distribuiti tra tutte le persone presenti, ed egli chiede ai discepoli di compiere questo servizio.

Oggi Cristo vi chiama tutti a un impegno serio e perseverante per una partecipazione fraterna dei beni materiali e spirituali che sono immensi nel mondo. E questo comincia oggi, nelle vostre scuole, nei vostri ambienti di apprendistato e di lavoro, nei vostri quartieri, nei vostri villaggi. Questo comincia oggi con un'attenzione sincera agli altri e ai loro bisogni, con uno spirito di servizio e di aiuto fraterno, con il senso della giustizia, con l'esercizio al dono di sé. E' oggi che comincia la trasformazione del mondo in voi e attorno a voi.

Ma per realizzare questo compito magnifico in cui consiste la vostra responsabilità verso l'umanità futura, alcune condizioni sono indispensabili.

Vorrei ricordarvene due.


4. Per adempiere a questa missione che vi appartiene, occorre che non viviate alla superficie di voi stessi, ma in profondità. Occorre che scopriate la dimensione profonda della persona umana: le risorse del vostro cuore, il valore degli altri, il senso degli avvenimenti. Un'esistenza superficiale genera un'insoddisfazione che non dà pace. Non è questo il disagio che sperimentano molti giovani che cercano la strada dell'autenticità? Ora, l'autenticità è nella profondità. Ma ci sono, purtroppo, delle profondità fittizie che la droga dà l'illusione di raggiungere. C'è una pseudo scienza, un pseudo libertà, un'insulsa liberalizzazione della sessualità che sono droghe non meno pericolose e mortali degli allucinogeni.

Prendere coscienza di sé, essere presenti a se stessi, scoprire le vere aspirazioni della persona, conoscere le proprie qualità e i propri limiti, accettarli, costituiscono altrettante condizioni di una relazione autentica con gli altri. Scoprire infine, in noi stessi e negli altri, la presenza segreta del Dio dal quale abbiamo la vita, il movimento e l'essere (cfr. Ac 17,28), è scoprire la sorgente di una vita nuova e di un dinamismo nuovo per trasformare il mondo.

Senza di me, ci dice Gesù, voi non potete fare niente (cfr. Jn 15,5).

Se saprete appartarvi dal rumore, imparare il silenzio per ritrovare voi stessi e Dio in voi, potrete resistere alle influenze dissolventi del mondo esteriore e alle complicità interiori continuamente risorgenti dal vostro stesso egoismo. Ripeto a voi ciò che dicevo proprio un anno fa ai miei giovani compatrioti a Jasna Gora: "Io veglio, vuol dire che mi sforzo di essere un uomo di coscienza. Non soffoco questa coscienza e non la deformo; chiamo con il loro nome il bene e il male, senza attenuarli; costituisco il bene in me, e cerco di correggermi dal male" (18 giugno 1983).

Voi scoprirete il progetto di Dio su ciascuno di voi, inscritto nelle vostre qualità e nei vostri stessi limiti, a prezzo di una certa disciplina di riflessione e di silenzio.

Parlare di coscienza di sé, di interiorità, di riflessione e di silenzio non è un invito a fuggire la realtà, ma al contrario a ben esplorarla fino a scoprirvi la sua dimensione spirituale. Non si tratta dunque di essere al margine della vita, ma di entrarvi fino ad incontrare, nella fede, lo Spirito che agisce nei nostri cuori e nel cuore degli uomini.

Il nostro sguardo sulle persone e sugli avvenimenti è troppo spesso miope, mentre dovremmo accostarci ad ogni persona umana con un infinito rispetto e leggere nel cuore degli avvenimenti quello che di più profondo è in gioco, i valori esaltati o scherniti, l'azione dello Spirito Santo accolta o contrariata dagli uomini.

A voi che siete stati battezzati e confermati lo Spirito Santo è stato dato. Egli vi guiderà nella ricerca dell'interiorità personale e del senso nascosto degli avvenimenti. Siate aperti allo Spirito di Cristo: egli è lo Spirito di verità, ed è la verità che vi renderà liberi.

ciò che vi propongo è grande. Questa conquista della vostra interiorità è la chiave di una vita che vale la pena di essere vissuta, perché diviene una straordinaria scoperta, mai finita, di se stessi, degli altri, del mondo e di Dio.

E' anche il cammino di una comunione fraterna fra tutti gli uomini fondata sulla comunione con Dio nel Cristo e nel suo Spirito.


5. Ma per vivere questa autentica avventura spirituale è necessario - ed è la seconda condizione - vivere in gruppo, come Chiesa. La Chiesa, appunto, è la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo e che fin da ora vogliono lasciarsi condurre dal suo Spirito sulle strade del regno di Dio. Se volete costruire un mondo rinnovato, mettetevi insieme per approfondire il vostro sguardo, per confrontare i vostri punti di vista con la parola di Dio, per aiutarvi a vicenda nei vostri impegni quotidiani, per sostenervi nei giorni di stanchezza. La Chiesa dovrebbe essere - che dico! - deve essere questa comunità fraterna nella quale è possibile rifarsi le forze, mettere in comune le proprie gioie e le proprie preoccupazioni, unirsi nella fede e nella preghiera, celebrare insieme nell'Eucaristia il sacrificio della croce e la presenza reale e misteriosa del Cristo risorto, nutrirsi di lui e del suo Spirito. Voi avete ragione, occorre ristabilire nelle vostre comunità, nelle vostre parrocchie, delle relazioni vere.

Occorre vivere più gioiosamente e più intensamente la messa domenicale.

Prendete il vostro posto nelle vostre comunità parrocchiali, siate presenti per dare alla Chiesa una nuova giovinezza, per darle sempre più un volto "senza macchia, né ruga", come Cristo la vuole (Ep 5,27). Ma permettetemi anche di dirvi: siate pazienti! Non si cambia in un giorno una comunità cristiana fatta di persone di età e mentalità le più diverse. Ognuno ha le sue qualità ma anche le sue imperfezioni e i suoi limiti. Non dovrete innanzitutto riconoscere il valore di ciò che hanno già costruito - e spesso con fatica - coloro che vi precedono e così manifesterete la vostra maturità, e sappiate che tutta la Chiesa conta su di voi, ha bisogno di voi per divenire sempre più ciò che deve essere: una grande famiglia viva e fraterna di credenti aperti allo Spirito di Cristo, che testimoniano in mezzo al mondo la salvezza portata da Cristo e manifestano l'amore insondabile che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Si, cari giovani, animati dallo Spirito di Cristo, cercate la profondità in un mondo nel quale tutto vi invita a vivere da consumatori superficiali, mettetevi insieme, formate delle cellule vive della Chiesa di Cristo. Voi diverrete allora, come il Cristo, degli esseri per gli altri. Costruirete con tutti i giovani del mondo una nuova civiltà della giustizia e dell'amore.

Desidero rivolgere un cordiale saluto nella loro lingua madre ai giovani della Svizzera di lingua tedesca che sono qui presenti questa sera. Dopodomani avremo occasione di vederci ad Einsiedeln per un fraterno incontro. Le mie parole ai giovani di Friburgo e a quelli di Einsiedeln sono rivolte indifferentemente a tutti voi che in questo Paese professate Cristo, o che cercate ancora la strada per giungere a lui. Che Cristo conduca voi tutti sulla sua via di verità e di vita!

Data: 1984-06-13 Data estesa: Mercoledi 13 Giugno 1984




Alle Chiese cristiane - Centro ecumenico di Kehrsatz (Svizzera)

Titolo: Dialogo e impegno comune per una collaborazione sociale

Testo:

Illustrissimo signor presidente, eccellenza, fratelli e sorelle in Cristo!


1. "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo" (Ac 2,1). Questa è l'immagine che ho davanti agli occhi mentre sto in mezzo a voi questa mattina, per condividere con voi le vostre preoccupazioni e le vostre speranze e per unirmi a voi nella preghiera comune nella forza dello Spirito di Pentecoste. Ringrazio voi, rappresentanti delle Chiese e delle comunità cristiane in questo Paese, per il dono di questo incontro; in modo particolare ringrazio tutti i membri di questa associazione, che hanno contribuito con le parole e con gli scritti allo scambio produttivo di convinzioni e richieste.

"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3), così inizia l'autore della lettera agli Efesini il suo inno di lode al piano di salvezza di Dio. A questa Trinità di Dio "la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli" (Ep 3,21).


2. Signor presidente, d'accordo con tutti i presenti lei ha giustamente sottolineato l'importanza dei nostri colloqui sulla natura e la missione della Chiesa. Tutti noi riflettiamo continuamente sul profondo mistero della Chiesa e preghiamo incessantemente perché il Signore ci conduca tutti alla forma visibile della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Lei, illustrissimo signor pastore Kuster, ha sottolineato con parole energiche la sfida crescente di tutti i cristiani, che consiste nel fatto che gran parte della nostra società minaccia di naufragare nel puro vivere quotidiano e nel completo disorientamento per la perdita della fede e dei valori etici. In realtà abbiamo una grande responsabilità storica, in virtù della quale nessuna comunità cristiana deve rimanere isolata, ma piuttosto è chiamata in grandissima misura a una testimonianza comune al Vangelo in tutti i campi dell'esistenza. Come discepoli dell'unico Signore, Gesù Cristo, noi abbiamo l'obbligo, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla prima professione di fede, nostra comune eredità, di rispondere a questo richiamo con coscienza, se non vogliamo caricarci di altre colpe.

Gentilissima signora Stucky-Schaller, anche la richiesta che lei ha fatto è un impegno per noi. Basta gettare uno sguardo alle Sacre Scritture per riconoscere quanto è grande la missione della donna nella storia della salvezza di Dio. Sia nel vecchio come nel nuovo Testamento Dio ha scelto sempre le donne come strumento del suo piano di salvezza. Aveva bisogno di loro come ne ha bisogno oggi e ne avrà domani. Per questa ragione oggi dobbiamo chiederci seriamente se la donna nella Chiesa e nella società occupa effettivamente quel posto che le è stato attribuito dal Creatore e Redentore e se vengono adeguatamente riconosciuti la sua dignità e i suoi diritti. Come si sa, queste istanze fanno parte dell'ordine del giorno dei colloqui fra le nostre Chiese; e ci auguriamo che essi portino a un chiarimento e a una comunanza di opinioni.

Vorrei esporre in questo incontro tanti altri pensieri, risposte e richieste. Penso alla dichiarazione comune della Chiesa cattolica cristiana e dell'Unione delle comunità battiste e ho davanti agli occhi lo "statement" e le richieste dell'Esercito della salvezza. Ho fiducia nel fatto che lo spirito e le istanze emerse da questo nostro incontro avranno un seguito in altro modo e su strade ricche di speranza. Anche i miei collaboratori a Roma sono a disposizione a questo scopo.


3. La comunità ecumenica che si è sviluppata in Svizzera negli ultimi anni, ha cominciato a dare frutti. Già dal 1971 Dio ha dato la grazia alla vostra commissione mista di trattare argomenti e istanze che preoccupano i cristiani di questo Paese in uno spirito esemplare di fraternità e di disponibilità alla riconciliazione. Essi combattono sinceramente per la conoscenza della pienezza della verità, in umile ascolto della parola di Dio, in fedeltà alla tradizione degli apostoli e in autentica solidarietà. Dobbiamo riconoscere con animo grato che la divina Provvidenza ha reso le nostre comunità divise capaci e pronte ad abbattere preconcetti centenari e a liberarsi dai pregiudizi delle rappresentazioni spesso ingiuste o addirittura polemiche delle altre confessioni.

Inoltre lo Spirito Santo ci sprona a ritrovarci in una piena comunione di testimonianza nella verità e nell'amore.


4. Non è forse lo Spirito Santo, che produce la molteplicità dei doni e dei servizi e con ciò lega così intimamente i fedeli a Cristo, ad essere il principio di vita e di unità della Chiesa (cfr. decreto sull'ecumenismo, 2,2)? In tutti i nostri sforzi per comprenderci meglio nella verità ritorniamo al mistero dello Spirito Santo. Secondo le Scritture egli agisce non solo come "dinamica di Dio" sempre nuova e attuale, ma rappresenta anche nella storia il Signore Gesù Cristo, che si è fatto uomo ed è risorto nella missione di servizio della sua Chiesa. E' bene meditare sempre umilmente su questo mistero della fede e onorarlo con la preghiera.

Per concludere rimane da aggiungere: nessuno può amare veramente, se non gli è stato dato da Dio lo spirito della forza e dell'amore. Soltanto la forza dell'amore divino può abbattere le barriere che si sono formate nel corso dei secoli e che in parte esistono ancora tra i cristiani; può trasformare i contrasti tra i discepoli di Cristo in una nobile gara spirituale e renderci tutti messaggeri del suo amore "perché il mondo creda" (Jn 17,21).


5. Vorrei incoraggiarvi a proseguire e addirittura a intensificare il vostro dialogo teologico in verità e amore. Vorrei incoraggiarvi a intensificare i vostri sforzi per una pastorale comune, ovunque se ne possa assumere la responsabilità, soprattutto per quanto riguarda i matrimoni tra persone di confessioni diverse e di cittadini stranieri in questo Paese. Vorrei invitarvi ad una stretta collaborazione nei problemi socio-politici e nelle grandi esigenze internazionali della realizzazione dei diritti dell'uomo e dell'impegno per la pace. Lo Spirito di Dio ci ha dato la possibilità di creare un'ampia rete di attività cristiane di amore per il compimento della legge (cfr. Rm 13,10). "Perseverate nell'amore fraterno" (He 13,1).

Non lasciamoci scoraggiare se siamo sottoposti alla tensione tra ciò che abbiamo già raggiunto e gli obiettivi che ci prefiggiamo, tra il desiderio e la pazienza, quella tensione che spesso nasce dal vivere "secondo la verità nella carità" (Ep 4,15).

Facciamo innanzitutto la cosa più importante: preghiamo incessantemente (cfr. Lc 18,1). Voglio invitarvi proprio adesso a una preghiera comune dalla quale tutto dovrebbe prendere l'avvio e nella quale ci dovremmo trovare unanimi per la maggior gloria di Dio e per la salvezza del mondo.

Data: 1984-06-14 Data estesa: Giovedi 14 Giugno 1984




Alla Federazione delle Chiese protestanti - Kehrsatz (Svizzera)

Titolo: Discutere francamente il passato segno di progresso ecumenico

Testo:

Signor presidente, miei fratelli e mie sorelle in Cristo.


1. Abbiamo pregato insieme. E' stata per me una grande grazia che ho condiviso con voi. Quando diciamo insieme il Padre nostro noi siamo riuniti nel nome del Signore, perché è lo Spirito di Dio che ci permette di dire "Padre"; egli mette in noi i sentimenti del Figlio (cfr. Ph 2,5), ed è dunque anche lo Spirito di Dio che ci permette di dire "fratelli" e "sorelle". Sono lieto di aver potuto venire da voi. Vi ringrazio del vostro invito. Non ho dimenticato, signor presidente. ciò che ella mi ha scritto così nobilmente tre anni fa quando, per le ragioni che lei conosce, ho dovuto rinunciare al mio viaggio in questo Paese. Apprezzo l'elevatezza dei suoi sentimenti, la sua franchezza, la sua fede e la sua fiducia.

Ella me ne ha rinnovato ora l'espressione, e di questo la ringrazio di tutto cuore.

Mi trovo presso di voi a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. La grazia del Signore venga in mio aiuto perché, in unione spirituale con tutti i cristiani di questo Paese, io possa corrispondere a questa intenzione! L'unità fondamentale, che ci è stata data dallo Spirito di Dio nel Battesimo, tende, per sua natura, verso "una Chiesa di Dio, una, visibile, che sia veramente universale e mandata a tutto il mondo, perché il mondo si converta al Vangelo e così si salvi per la gloria di Dio" (UR 1). Noi riconosciamo con gratitudine tutto ciò che il Signore nella potenza dello Spirito mediante i dialoghi fraterni e la collaborazione ecumenica, ha realizzato attraverso il mondo e soprattutto nel vostro Paese, per renderci più capaci di portare una testimonianza comune alla riconciliazione che ci è stata data in Gesù Cristo.


2. Quest'anno, noi abbiamo presente al nostro spirito il ricordo dello zelo che animava due personalità religiose di grande spicco nella storia svizzera: quella di Huldrych Zwingli, del quale celebrate il quinto centenario con diverse manifestazioni in onore della sua persona e della sua opera; e quella di Giovanni Calvino, nato 475 anni fa.

L'influenza storica della loro testimonianza si trova non solo nella sfera della teologia e della struttura ecclesiale, ma anche nel campo culturale, sociale e politico. L'eredità del pensiero e delle opzioni etiche proprie a ciascuno di questi due uomini continua ad essere presente, con forza e dinamismo, in diverse parti della cristianità. Da una parte, non possiamo dimenticare che l'opera della loro riforma rimane una sfida permanente tra di noi e rende le nostre divisioni ecclesiali sempre attuali; ma d'altra parte nessuno può negare che elementi dell'ideologia e della spiritualità di ciascuno di loro mantengono legami profondi tra di noi. Il fatto che noi giudichiamo in modo differente gli avvenimenti complessi della storia di allora, come pure le differenze che persistono in questioni centrali della nostra fede, non devono dividerci per sempre. Soprattutto, il ricordo degli avvenimenti del passato non deve limitare la libertà dei nostri sforzi attuali diretti a riparare i danni provocati da quegli avvenimenti. La purificazione della memoria è un elemento di capitale importanza nel progresso ecumenico. Essa comporta il franco riconoscimento dei torti reciproci e degli errori commessi nel modo di reagire degli uni verso gli altri, pur avendo tutti l'intenzione di rendere la Chiesa più fedele alla volontà del suo Signore. Forse verrà il giorno, e lo spero vicino, nel quale cattolici e riformati di Svizzera saranno in grado di scrivere insieme la storia di quest'epoca tormentata e complessa con l'obiettività che una profonda carità fraterna è capace di fornirci. Una tale realizzazione permetterà di affidare senza reticenze il passato alla misericordia di Dio e di essere protesi, in piena libertà, verso l'avvenire, per renderlo più conforme alla sua volontà (cfr. Ph 3,13), che vuole che i suoi abbiano tutti un cuore solo e un'anima sola (cfr. Ac 4,24) per unirsi nella lode e nella proclamazione della gloria della sua grazia (cfr. Ep 1,6).


3. Si tratta infatti per ogni cristiano di operare questa profonda e continua conversione del cuore e per ciascuna comunità di tentare incessantemente di rinnovarsi in un'approfondita fedeltà. Sono convinto che si trovino in ciò fondamenti necessari di ogni impegno ecumenico personale e comunitario (cfr. UR 6). Ma tutti i nostri sforzi umani, talvolta troppo umani, devono essere senza posa suscitati, orientati, guidati, purificati in un'intercessione attraverso la quale manifestiamo una convinzione vissuta che è Dio solo colui che fa crescere (cfr. 1Co 3,6). Ella lo ha detto molto a proposito: pregando gli uni per gli altri, noi ci rendiamo disponibili allo Spirito che vuole riconciliarci, un cambiamento si opera in noi nei confronti degli altri, e noi ci ritroviamo nella stessa coscienza di un'identica dipendenza riconosciuta e amata verso il nostro unico Signore.


4. E' evidente che, quando raggiungiamo questo livello, tutto il dinamismo derivante dal nostro comune Battesimo ci fa ardentemente desiderare di comunicare insieme al corpo e al sangue del Signore, senza del quale non possiamo avere la vita in noi (cfr. Jn 6,53). Questo desiderio che ella ha espresso, signor pastore, è anche profondamente il mio. Si trova qui tutto il senso del dialogo nel quale siamo impegnati sia a livello nazionale, tra la vostra Federazione e la Chiesa cattolica in Svizzera, sia a livello internazionale, tra l'alleanza riformata mondiale e il Segretariato per l'unione e in seno alla Commissione "Fede e costituzione" del Consiglio ecumenico delle Chiese. Infatti la celebrazione eucaristica è per la Chiesa una professione di fede in atto, e un accordo completo nella fede è il presupposto di una comune celebrazione eucaristica che sia realmente fedele e vera. Non possiamo dare un segno fallace. Tutto il nostro dialogo tende verso una tale celebrazione comune. Non servirebbe a niente sopprimere la sofferenza della separazione se non portassimo rimedio alla causa di questa sofferenza che è precisamente la separazione stessa. Voglia il Signore che venga il giorno in cui il nostro desiderio comune sia esaudito!


5. Per preparare quel giorno, è importante che, fin d'ora, ci sforziamo di fare insieme tutto ciò che è possibile fare insieme. E' facendo la verità che si viene verso la luce (cfr. Jn 3,21). E' grande l'urgenza di questa testimonianza comune ed efficace di tutti i cristiani.

Non perdiamo tempo, perché oggi, in questo Paese nel quale con gli altri cristiani voi testimoniate il Vangelo della salvezza, ci sono uomini e donne per i quali Gesù non è niente, lui che è il più grande tesoro che Dio abbia dato al mondo. Questo sottolinea l'urgenza di una nuova evangelizzazione. E, d'altra parte, il volto di questo mondo salvato da Gesù è oggi orribilmente sfigurato in molte parti del globo dalla guerra, dalla carestia, dall'ingiustizia e da innumerevoli offese alla dignità della persona umana. Noi porteremo male il nome di cristiani se, in presenza di tante azioni che si oppongono al disegno divino di tutto riconciliare in Cristo e di radunare gli uomini nell'amore, non ci impegnassimo insieme e sempre di più, con gli uomini e le donne di buona volontà, perché ognuno e ognuna siano oggi rispettati nella loro dignità e possano godere della pace e della libertà. Quale cristiano oserebbe pretendere di aver già fatto tutto ciò che poteva per raggiungere questo scopo? I bisogni sono immensi e "l'amore di Cristo ci spinge" (2Co 5,14).

Questo non deve scoraggiarci, ma mantenerci gli uni e gli altri nell'umiltà, nella vigilanza e nella fiducia nella grazia di Cristo. La nostra opera non è che una cooperazione all'opera del Signore, all'amore diffuso nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato (cfr. Rm 5,5).

Permettetemi di ringraziarvi nel nome del Signore e, con voi, di ringraziare Dio che ci ha chiamati sul cammino difficile dell'ecumenismo. Colui che ha cominciato quest'opera in mezzo a noi saprà condurla a termine (cfr. Ph


1,6). Il desiderio di arrivare a questo termine non deve farci misconoscere i doni magnifici che egli ci ha fatto e non cessa di farci su questo cammino. Noi dobbiamo rendergli grazie. Egli ci aiuti a perdonarci tutto quello che abbiamo da perdonarci! Egli ci aiuti a restare fedeli alla sua parola e ci dia la grazia dell'unità piena e visibile tra di noi!

Data: 1984-06-14 Data estesa: Giovedi 14 Giugno 1984




Al Consiglio federale svizzero - Berna (Svizzera)

Titolo: La Svizzera chiamata a operare per il bene dell'umanità

Testo:

Signor presidente, signori consiglieri federali.


1. Sono molto commosso dalle nobili parole che ella mi ha indirizzato. Per parte mia, nel godere dell'ospitalità di questo Paese, sono lieto come faccio abitualmente in occasione delle mie visite, perché lo considero per me un dovere venire, in atto di cortesia, ad esprimere i miei saluti rispettosi e cordiali a colui che ha l'onore di presiedere, con tutto il Consiglio federale, ai destini della Confederazione elvetica e di rappresentare l'insieme del popolo svizzero. La deferenza e la delicatezza con le quali mi accogliete, come corpo costituito, e del resto anche la simpatia delle popolazioni che incontro, mi vanno diritto al cuore, e ve ne esprimo la mia viva gratitudine.

La visita pastorale che compio in questo Paese, come ho già detto, si rivolge principalmente alla comunità cattolica svizzera, e agli altri cristiani o credenti che hanno voluto incontrarmi per degli scambi sulle preoccupazioni spirituali comuni. Ma i miei sentimenti di simpatia vanno a tutto il popolo svizzero, e dove potrei trovare meglio che qui, in presenza dei suoi più alti magistrati, l'occasione di esprimergli il mio rispettoso e fervido omaggio? Non posso fare a meno di evocare, a questo riguardo, come appare, vista dal di fuori, agli occhi di un amico, l'originalità della vostra patria e della vostra storia.


2. La maggior parte dei Paesi d'Europa hanno preso forma sulla base dell'unità naturale del loro territorio, della loro lingua, o della loro religione. La Svizzera, invece, deve la sua origine, il suo sviluppo, la sua durata molto più alla volontà comune e alla perseveranza dei suoi figli. L'azione degli uomini tuttavia, per tenace che si possa immaginare, non avrebbe potuto sfidare i secoli come l'ha fatto la Confederazione quasi sette volte centenaria, se essa non fosse stata fondata fin dall'origine su una certa idea dell'uomo. Solo restando fedele a questa vocazione umanista originaria la Svizzera è difatti riuscita ad attraversare le vicissitudini di una storia e di un ambiente assai tumultuoso.

Sul firmamento di questa visione fondamentale dell'uomo non ha cessato di brillare la stella polare della libertà, bene assai prezioso e rischio supremo della persona umana, di cui essa sola può garantire la pienezza. Ma per sviluppare tutte le sue ricchezze ed esprimersi al di fuori, la libertà personale ha bisogno di svilupparsi all'interno di società ugualmente libere e padrone dei loro destini. E' la lezione che i Confederati hanno imparato fin dalla loro prima alleanza e di cui hanno fatto prezioso tesoro lungo tutto il loro cammino storico.


3. E tuttavia, se la storia li ha riuniti, la geografia avrebbe potuto disunirli: situati all'incrocio delle strade e più tardi al crocevia degli imperi e delle civiltà, gli svizzeri hanno dovuto imparare molto presto a vivere nella diversità e, senza rinunciare in nulla alle loro identità particolari, ad accogliere quella dell'altro e a rispettarlo in quanto altro. E' così che si fece il lungo apprendistato della tolleranza, il cui insegnamento più elevato era stato loro dato da san Nicola da Flüe, padre tutelare della concordia confederale.

E' senza dubbio da questo esercito originale della tolleranza reso più difficile ancora quando la grande lacerazione della cristianità d'Occidente estese i suoi prolungamenti attraverso la Confederazione che è nata la neutralità svizzera. Da principio, massima non codificata dell'interesse più immediato, essa ebbe il merito di proteggere i Cantoni dalle forze centrifughe che avrebbero potuto spezzare la loro fragile unità. Ma occorreva ancora che con il trascorrere degli anni le altre nazioni, e primi fra tutti i loro vicini immediati, vi trovassero essi pure il loro vantaggio, riconoscendo nella neutralità svizzera una garanzia di pace e di stabilità per l'Europa intera.

Si rese allora necessario andare ancora oltre e non più considerare solo la neutralità come il mezzo di proteggersi dalle turbolenze della grande politica.

Era divenuto urgente sviluppare di più gli aspetti esteriori, altruisti, in uno spirito di solidarietà e di partecipazione. In una parola, aprirsi sempre più sul mondo immenso e doloroso. Davanti ai problemi da cui e assalita la famiglia degli uomini e ai suoi drammi senza fine, non sarebbe conforme al segno che decora la bandiera svizzera restare testimoni inerti. La Svizzera è chiamata ad operare, secondo la misura delle sue risorse, per il bene comune di questa umanità dolorosa e fraterna. Ecco l'augurio che noi formiamo anche per il suo avvenire.


4. Oggi, siete voi stessi gli alti rappresentanti di questo Paese che riposa su un ordine costituzionale solido, i cui pilastri sono la democrazia diretta, il federalismo e lo Stato di diritto. Più di un Paese potrebbe invidiare questa saggezza! Non posso fare a meno di augurare che gli svizzeri, per il loro stesso bene, continuino a sviluppare il loro senso positivo della libertà e dell'uguaglianza di tutti gli abitanti davanti alla legge, il loro rispetto delle diversità - penso alle minoranze etniche per lingua, costumi e vita economica e sociale -, la loro partecipazione attiva alla vita pubblica e la loro collaborazione leale al bene collettivo. I vostri antenati hanno anche fatto la scelta di promulgare la costituzione federale nel nome di Dio onnipotente: questo onora tutti gli svizzeri e dà loro al tempo stesso una responsabilità particolare.


5. Voi potete anche portare un contributo al progetto della pace e della giustizia, al di là delle vostre frontiere, tra i popoli dell'Europa e del mondo, nella misura in cui voi stessi affermate e garantite i diritti della persona umana, la dignità del lavoratore e la sua partecipazione alle responsabilità, la priorità data alla persona rispetto all'"avere", l'accoglienza di quelli che fuggono dalla violenza o dalla povertà endemica del loro Paese, la ricerca di soluzioni liberamente negoziate, in una parola le esigenze della giustizia sociale, della libertà, della pace.

Si, la vostra storia, la vostra cultura, la vostra realtà politica devono incoraggiarvi a svolgere un ruolo nella comunità dei popoli. Operate, come per il passato, per intensificare tra le donne e gli uomini di questo mondo le relazioni e gli scambi; al di là delle frontiere politiche e degli interessi economici, perché è così che essi potranno meglio scoprire i loro legami di unità e di interdipendenza che derivano dalla loro natura comune. La vostra voce nelle organizzazioni internazionali, che numerose godono della vostra ospitalità, la vostra voce nelle vostre relazioni con le altre nazioni del mondo avrà tanto maggiore autorità quanto più voi continuerete a proclamare la necessità di fondare i rapporti degli uomini e dei popoli sull'amore della giustizia.


6. Eccellenza, ella conosce l'interesse e il contributo che la Santa Sede, per parte sua, in correlazione con la sua missione d'ordine spirituale, porta a questi obiettivi umanitari, a vantaggio di tutti gli uomini, di qualunque razza, regime politico o religione, sia nel quadro delle sue relazioni bilaterali con gli Stati sia nella sua azione presso organizzazioni internazionali.

E' d'altronde durante la Prima guerra mondiale che il papa Benedetto XV propose al Consiglio federale un lavoro in comune a favore delle vittime della guerra e che nacque l'"Opera degli internati". Fu in seguito a questa collaborazione che si riallacciarono con la Confederazione elvetica le relazioni regolari che erano esistite in precedenza per la durata di più di tre secoli, con talune vicissitudini, sotto forma di Nunziatura apostolica.

Durante la Seconda guerra mondiale noi - Santa Sede e Svizzera - potemmo avere insieme un'azione disinteressata per portare un aiuto materiale e morale a tante persone straziate e sballottate dalla tragedia umana che divampava in tanti Paesi d'Europa. Grazie alla posizione particolare del vostro Paese e a quella della Santa Sede, tra le parti impegnate nel conflitto, quanti uomini e donne hanno potuto avere salva la vita, trovare un asilo provvisorio che assicurasse loro le cure necessarie, la sussistenza, la libertà! Certo, non siamo stati in grado di alleviare tutte le sofferenze, né di portare rimedio all'ampiezza del male, in quei tempi difficili e oscuri. Ma molti hanno operato, da una parte e dall'altra, con un senso profondo delle responsabilità, con generosità e spirito di sacrificio, in nome di Dio e con amore fraterno. Questa storia è ora a conoscenza degli spiriti onesti che vogliono ricorrere a un'informazione obiettiva.

Le nostre relazioni si svolgono attualmente in un clima di leale comprensione e di rispettosa amicizia. La Santa Sede apprezza il fatto che la Confederazione e le autorità civili, ai differenti livelli, rendano possibile il pacifico svolgersi della vita religiosa cattolica in tutto il Paese. Di conseguenza, senza chiedere alcun privilegio, la Chiesa cattolica in Svizzera, in comunione con la Sede apostolica, può sostenere la fede dei suoi fedeli e lavorare, con gli altri cristiani, perché il messaggio di vita e d'amore di Gesù Cristo continui ad essere il fermento di una vita sociale che ha messo radici nel cristianesimo.

Auspico anche che sulla scena mondiale gli sforzi della Svizzera e della Santa Sede convergano sempre più quando si tratta di far progredire soluzioni di pace, impegni di aiuto verso i più poveri e garanzie di rispetto dell'uomo, che ha sempre una dignità divina.


7. Questi pochi giorni che trascorrero nel vostro Paese, impressionante per la sua bellezza, mi permetteranno ancor più, ne sono sicuro, di apprezzare i vostri compatrioti, che giustamente godono di una grande reputazione per il loro amore al lavoro, per il loro ordine e la loro prudenza, per le loro virtù d'ospitalità, e anche per la loro fede. Il mio soggiorno mi farà prendere una più intima conoscenza dei loro problemi umani e spirituali, mentre da parte mia porto la mia testimonianza, quella della Chiesa cattolica.

Sono certo che il caro popolo svizzero continuerà ad ispirarsi alla sua storia cristiana e ad aprirsi di più all'appello dei bisogni umanitari di coloro che, attraverso il mondo, non hanno le stesse possibilità materiali e culturali.

Prego Dio di benedire tutti i figli di questa terra, con un pensiero speciale per lei, signor presidente, e per i signori consiglieri federali, e di nuovo vi ringrazio della vostra accoglienza.

Data: 1984-06-14 Data estesa: Giovedi 14 Giugno 1984





GPII 1984 Insegnamenti - Ai giovani allo stadio del ghiaccio - Friburgo (Svizzera)