GPII 1984 Insegnamenti - Omelia nella parrocchia Regina degli Apostoli - Roma

Omelia nella parrocchia Regina degli Apostoli - Roma

Titolo: La parrocchia comunità di attesa e di ricerca nell'apostolato

Testo:


1. Cari fratelli e sorelle! Ascoltiamo che cosa ci dice nell'odierna domenica il profeta Isaia, il grande testimone del primo Avvento, il profeta di Israele, del popolo che Dio ha scelto per rivelargli se stesso, la sua giustizia e la sua misericordia. In questa rivelazione, che risale a quello stesso inizio che il mondo e l'uomo hanno in Dio-Creatore, si svela gradatamente la grazia dell'alleanza. Il Dio dell'alleanza va incontro all'uomo nonostante il peccato e l'infedeltà, e in questa alleanza che conclude con il popolo eletto egli prepara le vie della venuta al Redentore del mondo.


2. Ecco, Isaia grida: "Consolate, consolate il mio popolo. / Dice il vostro Dio. / Parlate al cuore di Gerusalemme / e gridatele che è finita la sua schiavitù, / è stata scontata la sua iniquità, / perché ha ricevuto dalla mano del Signore / doppio castigo per tutti i suoi peccati" (40,1-2).

L'Avvento significa quindi "consolazione". Il peccato fa nascere la tristezza. E retaggio del peccato sono la tristezza e l'avvilimento. Il profeta si rivolge al "cuore di Gerusalemme" annunziando la liberazione dal peccato. Dio è colui che libera: libera dal peccato. E' il Redentore. In colui che verrà ogni iniquità sarà scontata. Egli porta in sé la giustificazione. E' il Messia, cioè l'Unto di ogni giustizia. La sua venuta significa quindi consolazione. Viene per sollevare l'uomo da quella tristezza, in cui lo immerge il peccato. "Consolate, consolate il mio popolo"!


3. Ecco ora la continuazione del messaggio profetico: "Una voce grida: / Nel deserto preparate la via al Signore, / appianate nella steppa la strada per il nostro Dio. / Ogni valle sia colmata, / ogni monte e colle siano abbassati; / il terreno accidentato si trasformi in piano / e quello scosceso in pianura" (Is 40,3-4).

L'Avvento significa la venuta del Giusto e, di conseguenza, la gioia della giustificazione, che viene da Dio. Contemporaneamente, l'Avvento significa la "via".

Quanto suggestivamente Isaia parla di questa via! E poi, quando ormai già sarà vicino il tempo del compimento del primo Avvento, alle sue parole si riferirà Giovanni Battista, al Giordano.

L'Avvento significa la "via". E' la via che ogni uomo deve preparare in se stesso: nei suoi pensieri, nelle sue parole e nelle sue opere, nel suo cuore e nella sua coscienza.

Quando dunque nella liturgia si presenta di nuovo l'Avvento - l'Avvento dell'anno del Signore 1984 - dobbiamo interrogarci e insistere su queste vie senza le quali non ci può essere quella venuta. Non sono troppe le vie chiuse? Non sono troppe le vie ostruite? Via significa: apertura. La parola via dice che si può compiere un cammino, che ci si può avvicinare: un cammino che ci avvicina a Dio e che ci permette un incontro tra fratelli.

La Chiesa del nostro difficile tempo grida che per noi la via è aperta: ma dice anche che se Dio non s'avvicina a noi, periremo!


4. Il profeta rende testimonianza a Dio, a questo Dio, che desidera venire verso l'uomo. A questo Dio, in cui tutto il creato trova la sua gloria, e soprattutto l'uomo... Ecco le parole di Isaia: "Allora si rivelerà la gloria del Signore / e ogni uomo la vedrà, / poiché la bocca del Signore ha parlato... / Sali su un alto monte, / tu che rechi liete notizie in Sion; / alza la voce con forza, / tu che rechi liete notizie in Gerusalemme. / Alza la voce, non temere: / annuncia alle città di Giuda: / "Ecco il vostro Dio"" (Is 40,5 Is 40,9).

Avvento significa "via", significa "apertura". Il profeta proclama una tale "apertura", perché si possa rivelare "la gloria del Signore". Un giorno Giovanni dirà sulla sponda del Giordano: "Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo" (Mc 1,7-8).

"La gloria del Signore" si è rivelata nella venuta del Messia: nella notte di Betlemme e nei pressi del Giordano, e sul Golgota, e nella risurrezione dal sepolcro e nel Cenacolo della Pentecoste.

Dio ha scelto il luogo e il tempo. Ha scelto il popolo e gli uomini. Noi siamo eredi di questo tempo e di questo luogo. Eredi di questo popolo e di questi uomini. Siamo il nuovo popolo di Dio. Nostro è il secondo Avvento! Noi aspettiamo (secondo la promessa) nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia... davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo". Sono le parole dell'apostolo (2P 3,13 2P 3,8).

5. Tuttavia - insieme con il testo della liturgia - torniamo ancora al primo Avvento. Dice Isaia: "Ecco il vostro Dio! / Ecco il Signore Dio viene con potenza, / con il braccio egli detiene il dominio. / Ecco, egli ha con sé il premio / e i suoi trofei lo precedono. / Come un pastore egli fa pascolare il suo gregge / e con il suo braccio lo raduna; / porta gli agnellini sul petto / e conduce pian piano le pecore madri" (40,9-11).

Ascoltiamo Isaia! Ascolta Isaia, uomo contemporaneo! Ascolta, mondo che ti illudi di "aver tolto" ogni potenza a Dio, tuo Creatore! Di "aver tolto" e di essertene impadronito.

Sembra che l'uomo moderno - e il mondo contemporaneo - sia divenuto un sovrano e un ""potentato" invincibile, eppure nello stesso tempo sappiamo - quanto bene sappiamo! - che egli è fragile come un agnellino, che ha tanto bisogno del Pastore, che lo prenda nelle sue mani e lo protegga dal male.

L'Avvento è il tempo della ricerca: l'eterno Pastore va in cerca delle sue pecorelle. Cerca ogni uomo. Cerca ciascuno di noi.


6. Oggi, seconda domenica di Avvento, abbiamo meditato insieme il messaggio della sacra liturgia: il Vescovo di Roma con la parrocchia dedicata alla Regina degli Apostoli, che appartiene alle comunità della Chiesa di Roma.

Saluto, insieme con il cardinale vicario e il vescovo ausiliare, il vostro parroco, don Quinto Butani, e il gruppo dei viceparroci, tutti appartenenti alla Pia Società san Paolo. Essi, con spirito di fraterna unione e collaborazione, affrontando anche disagi, tipici, del resto, delle opere giovani e incipienti, si dedicano a voi. Un saluto anche alle comunità religiose presenti. Sono le tre comunità fondate da don Alberione per l'apostolato della stampa e dei mezzi di comunicazione sociale: la Pia Società san Paolo; la Pia Società delle Figlie di san Paolo; le Pie Discepole del divin Maestro. Tali comunità trovano in questa basilica come il centro ispiratore della loro attività in seno alla Chiesa, e il cuore della loro dedizione alla buona causa. Saluto inoltre le Ancelle francescane del Buon Pastore, che danno un valido aiuto alla parrocchia mettendo a disposizione la loro cappella e i locali per la messa festiva e per la catechesi.

Un particolare saluto al bel gruppo degli adulti dell'Azione cattolica, unito all'augurio di uno sviluppo sempre più efficacemente aperto verso le nuove famiglie della parrocchia. C'è poi il gruppo del Fraterno aiuto cristiano, così bene dedito all'assistenza sociale, ai malati, in collaborazione anche con l'Unitalsi, alle famiglie e alle persone disabili o bisognose anche solo di assistenza per pratiche burocratiche e altri servizi sociali. Non voglio dimenticare il Centro anziani "Don Alberione" (anziani si, dice il vostro parroco, ma giovani nello spirito).

Un incoraggiamento e insieme un saluto per il folto gruppo dei catechisti, che collaborano per la preparazione dei bambini e dei ragazzi ai sacramenti della prima Comunione e della Cresima. Vi sono riconoscente proprio perché siete assidui nel vostro lavoro, e vi preparate con cura, sistematicamente, al vostro servizio. Ho notato con piacere che avete incluso nel vostro programma di preparazione, e come parte integrante dell'itinerario catechetico, la partecipazione alla liturgia domenicale, e attendete voi stessi i giovani che vi sono affidati per introdurli alla messa domenicale e festiva.

Questa è un'iniziativa importante, perché aiuta a capire che la messa festiva è convocazione che Dio rivolge a ogni persona del suo popolo. Senza la messa la vita cristiana si impoverisce, lontana dall'incontro con Cristo, dalla sua parola e dalla mensa del suo corpo; senza messa rischiano di cancellarsi i segni della nostra appartenenza alla Chiesa, e la fede stessa perde di identità e di significato. Insistete sul valore della fedeltà costante alla messa domenicale, perché qui si realizza la continuità dell'alimento della fede di tutto il popolo di Dio.

Con voi catechisti saluto e ringrazio anche gli altri gruppi giovanili che, come piccole comunità vivaci e preziose per la continuazione della catechesi, si impegnano nella parrocchia: animazione liturgica, canto, giochi, azione caritativa. So che lavorate per dare vita all'Azione cattolica dei ragazzi e per le attività ricreative con l'entusiasmo che vi è connaturale e che si dimostra efficace proprio perché i vostri gruppi crescono e riuscite a far convergere verso la parrocchia anche gli adulti.


7. La parrocchia così è parte viva del "popolo messianico" (LG 9); attraverso di essa ci guidano "le vie della venuta del Signore". Queste vie conducono da Cristo all'uomo, e in Cristo dagli uomini agli uomini.

La parrocchia è una comunità di attesa e di ricerca nell'apostolato.

Comunità di attesa. In attesa, anzitutto, della piena rivelazione del suo Signore.

La parrocchia attende in comunione la venuta del Signore, perché è tutta protesa verso l'adempimento dei tempi futuri, anch'essa, come tutta la Chiesa, di cui è parte, sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio (cfr. LG 1).

La parrocchia è poi comunità di ricerca nell'apostolato. Comunità di apostolato in modo eminente, perché ha ricevuto la missione di annunciare e instaurare il regno di Cristo e di Dio per tutte le genti, in mezzo alle quali opera il suo ministero. La vostra parrocchia della Regina degli Apostoli potrà offrire - come io vivamente confido - "un luminoso esempio di apostolato comunitario, fondendo insieme tutte le differenze umane che vi si trovano, e inserendole nell'universalità della Chiesa" (AA 10).

Comunità, inoltre, di ricerca, perché è tenuta a dialogare con le molteplici e contingenti culture degli uomini, a divenire luogo dove ogni uomo, da qualsiasi idea provenga, può interrogare la fede e trovare, nell'autentica meditazione delle fonti cristiane, una luce orientativa. così la parrocchia sarà aperta a tutti per far conoscere Cristo ad ogni uomo che lo cerca, e condurre tutti sulla via di Dio, realizzando un perenne Avvento di Gesù nella coscienza, nel cuore, nella fede di ogni persona.


8. Che in questa parrocchia, dedicata alla Regina degli Apostoli, risuonino ancora una volta le parole di colui che per primo fu qui l'apostolo, il pastore e il vescovo: "Il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa... usa pazienza verso di noi non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi" (2P 3,9). Queste parole ha scritto Pietro, l'apostolo di Gesù Cristo, il primo Vescovo di Roma. In questo Avvento esse ancora risuonano per invitarci tutti a percorrere la via del Signore, per annunciare a noi la consolazione e la pace di colui che viene.

Vieni. Signore Gesù. Amen.

Data: 1984-12-09 Data estesa: Domenica 9 Dicembre 1984




L'incontro con la parrocchia Regina degli Apostoli - Roma

Titolo: La nostra vita è limitata al tempo dalla nascita alla morte

Testo:

[A tutti:] Sia lodato Gesù Cristo! Con queste parole dette sulla soglia della chiesa dedicata alla Regina degli apostoli, voglio salutare la comunità di questa parrocchia. Ho potuto avvicinare alcuni di voi, ho potuto anche abbracciare dei bambini, ma si tratta di una piccola parte, direi una particella, di tutto quello che costituisce la grande famiglia parrocchiale, grande e numerosa. Allora, salutando quanti sono qui presenti, incontrando coloro che sono ad attendere nella chiesa o nella cripta della chiesa, vorrei sempre indirizzarmi a tutti i fedeli di questo quartiere, a tutti i fedeli appartenenti a questa parrocchia, a tutti i battezzati, ai presenti e a quanti non sono qui, perché la Chiesa è sempre aperta.

Specialmente il Concilio Vaticano II ci ha delineato l'immagine della nostra Chiesa, della Chiesa di Cristo, che da una parte è un mistero, un mistero profondamente nascosto, quello della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, e dall'altra è una realtà umana alla quale partecipa la vita degli uomini di ogni tempo, di ogni periodo, di ogni epoca; vi partecipa la vita del mondo. E' questa la Chiesa "Lumen Gentium" come ci dice appunto uno dei documenti fondamentali del Concilio Vaticano II. Ancora, la Chiesa è una realtà di questo nostro mondo contemporaneo, come ci dice un altro importantissimo documento del Vaticano II, la "Gaudium et Spes". perciò io voglio salutare, abbracciare la chiesa dedicata alla Regina degli Apostoli, ogni persona che ne fa parte; voglio abbracciare l'intera comunità cristiana che fa parte di questo mistero, come di quello della Chiesa di Roma; una Chiesa aperta a tutto il mondo, anche a chi se ne sente al di fuori, che non sente legami con la Chiesa, che non la frequenta. Ma la Chiesa sta dentro la loro stessa essenza umana; la Chiesa ha la vocazione umana; una vocazione orientata verso la santissima Trinità.

Così è orientata la nostra vita umana, così è orientata la vita di tutti; tutti abbiamo la stessa vocazione umana, che abbraccia la dimensione terrestre e che allo stesso tempo è rivolta verso una dimensione divina, una vocazione sovrumana, soprannaturale, che trascende il periodo della nostra vita, le dimensioni della nostra esistenza terrena. La Chiesa porta il Vangelo, la buona novella. E questa è la buona novella: la vita, la nostra vita umana non si limita a quello che è il periodo che va dalla nascita alla morte. La nostra vita umana è aperta verso il mistero di Dio; la nostra vita umana è destinata a partecipare alla vita intima di Dio. Questa è la soluzione escatologica della vita umana, di ogni uomo, di ciascuno di noi; credente o non credente, perché queste due sono distinzioni, categorie umane, sociali; dall'altra parte, invece, c'è la categoria divina, della rivelazione, che ci dice questa verità trascendente. così, avendo questa consapevolezza, questa fede profonda, io voglio salutare tutti, i presenti naturalmente, i partecipanti a questo incontro, e anche voglio salutare i non presenti, tutti coloro che si trovano nell'ambito di questa parrocchia, sul suo territorio, che sono anche loro presenti nella nostra preghiera, nella nostra sollecitudine pastorale. Perché nella visione di Dio, negli occhi di Dio anche loro costituiscono il popolo di Dio; tutti siamo popolo di Dio; tutti siamo creati, tutti siamo redenti da Cristo. Vi saluto, carissimi; auguro tutto il bene alla vostra comunità, a questa comunità abbastanza giovane; comunità affidata dall'inizio alla Madre di Cristo, alla Regina degli Apostoli, in cielo; e affidata qui sulla terra ai sacerdoti della Pia Società di san Paolo. Un saluto anche ai vostri sacerdoti, come pastori di questa parrocchia, come miei collaboratori; li ringrazio per tutto quanto fanno in questa parrocchia, la parrocchia della Regina degli Apostoli, per il bene dei fedeli, per il bene di ogni uomo della comunità umana che vive in questo quartiere. Auguro a tutti la benedizione della santissima Trinità e auguro a tutti buon Natale. Buon Natale alla vostra comunità, buon Natale alle vostre famiglie, buon Natale ai vostri sofferenti, ai giovani, ai bambini.

[Ai bambini e ai ragazzi:] Sia lodato Gesù Cristo! Io voglio ringraziare questo vostro compagno che ha parlato così bene e mi ha raccontato come tutta la comunità, specialmente la comunità dei più giovani parrocchiani, si è preparata a questa visita pastorale. Alla fine mi ha commosso la preghiera che avete ripetuto, durante queste giornate, per la missione del vostro Vescovo; Vescovo di Roma, che nello stesso tempo è anche responsabile della Chiesa universale di Cristo. Devo dirvi che è per me una grande gioia essere oggi tra voi per visitare questa parrocchia, è una gioia incontrare un ambiente così ben preparato.

Altro motivo di gioia è l'Avvento, perché vengo tra voi in questa seconda domenica d'Avvento, una domenica che ci parla dell'avvicinarsi del sacro Natale; si avvicina la notte di Betlemme, si avvicina la venuta di Gesù, Figlio di Dio, che deve nascere nella grotta di Betlemme dalla Vergine Maria, sua Madre.

Naturalmente questo tempo che ritorna nella liturgia ogni anno, una volta si è realizzato come compimento dell'Avvento dell'umanità, Avvento come adempimento delle aspettative che provenivano dalla promessa di Dio, promessa messianica.

Questo Messia doveva venire una volta, ed è arrivato nella persona di Gesù Cristo, nato nella grotta di Betlemme. E per questo il giorno, la testa, la solennità del Natale è così importante, così grande ogni anno, nel ritmo liturgico di ogni anno.

Ma quest'Avvento non è solamente un periodo passato. L'Avvento è una realtà che si ripete, si realizza sempre non solo come periodo liturgico del mese di dicembre, ma si realizza in modi diversi in ciascuno di noi. E voi giovani, ragazzi, ragazze, vivete l'Avvento a modo vostro. Per esempio il vostro compagno ha detto che molti di voi si preparano alla prima Comunione. E quale Avvento è questa preparazione! Nel giorno della prima Comunione Gesù nascerà in ognuno di voi. Gesù che nasce nelle vostre anime, nasce sacramentalmente, nasce eucaristicamente, e a questo avvento si preparano quanti di voi dovranno ricevere la prima Comunione, per poi continuare nella pratica eucaristica durante tutta la loro vita terrena.

Il vostro compagno ha anche parlato del gruppo dell'Azione cattolica ragazzi; è una grande gioia incontrare questi ragazzi che già nella loro età giovanile vogliono impegnarsi nell'apostolato dei laici, apostolato della Chiesa; vogliono profondere la fede, come gli apostoli, quelli chiamati da Cristo, nominati da Cristo. Anche tutti gli altri, i loro successori, e tutti quelli che si sentono apostoli e che vogliono essere cristiani, tutti propongono l'Avvento di Cristo.

Mi rallegro per tutti quelli che partecipando all'Azione cattolica ragazzi hanno avuto modo, con la loro attività, di annunciare l'Avvento di Cristo tra i loro coetanei, nell'ambiente della famiglia, nell'ambiente scolastico; mi congratulo con loro. Vi ringrazio infine per il bel canto che avete eseguito. E un brano che io conosco da tantissimi anni; è un canto polacco alla Madonna Nera.

Voglio sottolineare alcune parole di questo canto. Dicono: "Che io sia sempre vicino a te, o Madonna". E' l'augurio che faccio a tutti voi; che la Madonna, la Vergine Madre di Cristo, sia sempre vicina a voi. Lei ci porta Gesù. Lo porta nel suo seno, per darlo alla luce nella notte di Betlemme. Dopo questa notte, dopo questo Natale storico del Signore, rimane sempre lei per portarci Gesù, per avvicinarci al Signore. Io auguro a voi tutti, ragazzi, ragazze, ai vostri familiari, ai vostri insegnanti, ai catechisti, di rimanere sempre vicini a Maria.

E' questo il mio augurio, l'augurio che vi faccio per il santo Natale che sta per arrivare.

[Al gruppo degli anziani:] Saluto tutte le persone che appartengono a questo centro, non soltanto quelle che sono presenti in questo momento ma anche quelle che vi appartengono potenzialmente. Questo centro raccoglie le persone della terza età e sono lieto di appartenere anch'io alla terza età. Siamo tra amici, colleghi, coetanei perché apparteniamo a questo centro. A nome della Chiesa, di quella romana, ma soprattutto di quella universale, voglio esprimere tutta la mia stima per ciascuno di voi, per le vostre persone, per la vostra età.

Oggi, con le tendenze alla secolarizzazione, si è perduto un po' quel rispetto, quella stima e quell'amore per le persone anziane; ma nella tradizione cristiana, quella dell'Antico Testamento e del Nuovo, essa è sempre un elemento costitutivo della nostra vocazione come cristiani, come popolo di Dio: il rispetto e la stima per le persone anziane, perché loro portano in sé una speciale autorità che proviene dagli anni, dalle esperienze, dalla saggezza, da tanti doveri compiuti nella vita, da tante responsabilità già affrontate nella vita. Questi e tanti altri sono i motivi di questa stima che la Chiesa esprime verso le vostre persone e verso tutte le persone della terza età. Vi confermo questa stima e con questa riconferma voglio anche portarvi la buona novella, il Vangelo, perché nel centro del Vangelo si trova appunto questa verità: la stima per la persona umana di ogni età. Stima che proviene da Dio stesso: Dio ha stimato l'uomo, se non lo avesse fatto non si sarebbe fatto mai uomo. Eppure si è fatto uomo, uno di noi. Lo dico anche in questo periodo liturgico dell'Avvento che ci avvicina al momento in cui Dio si è fatto uomo, alla notte di Betlemme. In nome di questa verità, di questa certezza della nostra fede vi offro anche un augurio speciale di buon Natale.

[Ai gruppi di apostolato degli adulti:] Vi ringrazio per il vostro impegno cristiano, impegno apostolico da laici in questa parrocchia. Sono diversi i campi in cui vi impegnate, a cominciare dalla preghiera: la preghiera è sempre l'apostolato fondamentale, passando poi alle opere di carità, alla diffusione dei mezzi della comunicazione sociale, arrivando infine allo sport, perché anche lo sport deve essere un campo d'apostolato, oggi specialmente, con questa mentalità dei nostri giovani e dei nostri ragazzi. E' una cosa per sé indifferente, ma può diventare buona se serve allo sviluppo della persona umana e anche allo sviluppo morale: è una cosa buona anche lo sport. Ringrazio tutti coloro che appartengono all'Azione cattolica, e quelli degli altri gruppi. Ringraziandovi per questa vostra attività apostolica e per questi vostri diversi impegni voglio augurarvi anche un buon Natale. Che veramente per voi il Signore sia l'Emmanuele, il Signore con noi. Sia così per tutti voi, per le vostre famiglie, per i vostri ambienti; e tramite voi sia così per gli altri.

[Al consiglio parrocchiale:] Il Papa ha molti consigli nella Curia romana, non ricordo il nome di tutti: per gli affari pubblici della Chiesa, per i laici, per la famiglia, per la cultura. Il parroco di una parrocchia così grande, dedicata alla Regina degli Apostoli, deve avere almeno un consiglio. Mi congratulo con voi, che fate parte di questo consiglio e con il vostro parroco. Vi auguro di essere un buon consiglio, buono almeno come sono buoni i consigli del Papa nella Curia romana.

[Ai catechisti:] Penso che tutti voi amiate molto la parola di Dio, perché senza questo amore non si può essere catechista, non si può nemmeno volere di essere catechista. Se si vuol essere catechista è segno che si scorge la bellezza, la forza, la profondità della parola di Dio, del Vangelo, della Sacra Scrittura, della dottrina della Chiesa, del magistero della Chiesa: tutto quello che entra nell'insieme della buona novella, del Vangelo. Vi auguro questo amore per la parola di Dio e vi auguro anche di approfondire sempre questo amore non nel senso privatistico solamente, non per voi soltanto ma approfondire portando questa parola agli altri. Questo volevo dirvi e questo vi dico proprio durante l'Avvento, mentre ci avviciniamo al momento in cui, nella messa si dirà: "et Verbum caro factum est": la parola si fece carne. E tutti si inginocchieranno in questo momento, il prossimo 25 dicembre, il giorno di Natale. Buon Natale a tutti.

[Ai giovani:] Voglio esprimervi soprattutto la mia gioia per la vostra presenza qui, in questa cripta sotterranea. Devo esprimere il mio compiacimento per i canti e per le relazioni che a nome vostro hanno fatto i tre vostri amici.

Prima una relazione più generica in cui si è visto il contenuto del vostro impegno giovanile nella parrocchia: si vede che i contenuti sono numerosi, diversi.

Naturalmente c'è un contenuto che emerge dalla preparazione al sacramento della Cresima. E' una cosa importantissima approfittare di questo periodo della vita; si deve preparare il sacramento della Cresima approfittando di tutte le energie soprannaturali, ma anche delle energie naturali proprie della vostra età. E' un momento in cui la nostra fede deve essere confermata sacramentalmente dallo Spirito Santo per mezzo del ministero di un vescovo, ma deve essere anche confermata dal nostro sforzo, approfondita dal nostro impegno intellettuale. Per questo sorgono domande diverse alle quali si deve cercare risposta, ma deve essere anche approfondita la fede come programma della vita, come risposta alla domanda globale; come devo essere, io cristiano; come devo diventare cristiano? Essere diventato, diventare essendo: ecco, questo è il contenuto esistenziale della Cresima. Ma vi sono anche altri giovani e ho visto e ho sentito dalla relazione che avete un programma ricco di lavoro in parrocchia, ma ricco anche per le possibilità che avete di andare fuori, specialmente durante le vacanze. Sarei molto contento di partecipare a questi svaghi, a questi campi estivi, a questi campeggi. Ne ho fatta esperienza durante tantissimi anni, ma adesso si è conclusa.

Una vostra amica e un vostro amico hanno parlato avanzando certe proposte. Si deve dire che la vostra amica ha un po' lo spirito di santa Caterina da Siena, perché anche se non vuole portare il Papa da Avignone a Roma - il Papa è a Roma da tanti secoli, grazie a Dio - vuole portare una nuova sistemazione nella diocesi di Roma che dai tempi di Avignone è certamente molto cambiata. Possiamo pensare su tutto quello che lei ha detto. Naturalmente la diocesi di Roma è sempre una Chiesa particolare, locale, di grandissima importanza in tutta la Chiesa universale perché tutte le Chiese locali del mondo, unite nella Chiesa universale, fanno riferimento a Roma. così era nei tempi apostolici: era la sede di Pietro ed essendo la sede di Pietro, naturalmente, aveva un'importanza fondamentale nella Chiesa universale, nella carità universale, come diceva sant'Ireneo. Come Chiesa particolare ha una sua struttura interna che può sempre essere migliorata. Io posso volentieri approfittare di queste osservazioni sui compiti e le responsabilità dei miei confratelli nell'episcopato a Roma: il cardinale vicario e i vescovi ausiliari. Vedo che voi avete una grande simpatia per i vostri pastori, a cominciare da monsignor Riva e poi per il vostro sacerdote, responsabile del gruppo giovanile. Questo applauso mi piace molto: mi porta una soddisfazione maggiore che se fosse fatto a me. E' così strutturata la Chiesa che il vescovo deve essere presente e compie il suo ministero pastorale nella parrocchia tramite e con l'aiuto, con lo zelo dei sacerdoti e, negli ambienti giovanili, dei sacerdoti giovani che si dedicano alla gioventù.

L'altro vostro collega ha toccato i problemi della Chiesa di Roma, ma prima di tutto ha sottolineato quell'impegno giovanile caratteristico della Comunità di Sant'Egidio, che opera anche in questa parrocchia. Mi congratulo con voi per l'attività spiegata per il bene dei profughi libanesi o di altri che si trovano a Roma. Se si possa raggiungere una più grande unità tra i movimenti e i diversi gruppi apostolici, specialmente giovanili? Penso di si, la si deve cercare, sempre. Penso che la formula sia molto semplice: per essere più uniti dobbiamo cercare le circostanze, le occasioni per unirci. Dobbiamo essere insieme, dobbiamo cercare di aiutarci. Essere insieme poi è la natura stessa della Chiesa: Chiesa è una convocazione, cioè il fatto di essere insieme, di essere comunità; ma essere insieme con un centro mistico: Gesù Cristo; essere insieme con lui.

Sappiamo bene che lui ha detto: dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono con loro.

Ecco, così ho cercato di ascoltare le vostre domande e i vostri suggerimenti e di vivere il momento del vostro incontro. Voglio augurarvi di approfittare bene della vostra giovinezza: è un tesoro irripetibile. Prima di venire da voi ho incontrato i più anziani e ho detto loro: voi siete giovani. Ma l'ho detto in senso metaforico, analogico; è vero che possono esserci anziani giovani, ma è anche vero che possono esserci giovani anziani. Io vi auguro di essere giovani giovani: giovani nello spirito, giovani nella grazia di Cristo, giovani nella comunione con lui, giovani la sua presenza, giovani per la preghiera, giovani per questo entusiasmo, per tutto il bene, per darsi agli altri, per servire gli altri, per vedere i diversi bisogni che ci sono intorno a noi, per non chiuderci nell'egoismo-egocentrismo ma essere aperti. Chi era Cristo? Si dice oggi che Cristo era un uomo per gli altri. Era naturalmente Dio-uomo, ma tanto più era uomo per gli altri perché lui, Dio, era per gli altri. Vi auguro tutto questo e lo faccio innanzitutto con i voti per il Natale che si avvicina.

Data: 1984-12-09 Data estesa: Domenica 9 Dicembre 1984




Alla Società san Paolo - Chiesa Regina degli Apostoli (Roma)

Titolo: L'apostolato di don Alberione dono alla Chiesa e alla società

Testo:

Carissimi sacerdoti, fratelli e sorelle della Società san Paolo! Compiendo la visita pastorale a questa parrocchia, nel centenario della nascita di don Giacomo Alberione, vostro venerato fondatore, e nel trentesimo anniversario della consacrazione di questo magnifico tempio da lui voluto, con viva commozione sono venuto in questa cripta per pregare sulla tomba del grande apostolo delle "comunicazioni sociali". E proprio da questo luogo così intimo per voi tutti e così significativo, desidero porgere al superiore generale e ad ognuno di voi il mio saluto più cordiale.

Qui, vicino alla venerata salma di don Alberione, il pensiero va al suo apostolato, che è stato ed è tuttora un grande dono di Dio alla Chiesa e alla società. Don Alberione si è impegnato a seminare a piene mani il buon grano della verità, della carità, della speranza, della grazia divina, con i mezzi della scienza e della tecnica moderna.

Scrivere, stampare, diffondere: questo fu il suo programma all'inizio, a cui si aggiunsero poi la cinematografia, la discografia, la televisione; ma soprattutto senti fortemente la necessità e la missione della stampa: "Il mondo vive del giornale - diceva - e la cattiva stampa è la causa di molti mali della presente società" ed era angosciato dal pensiero che ogni notte fossero stampati milioni e milioni di giornali e riviste che avrebbero sparso sulla terra il veleno dell'errore e del peccato. Sentiva assillante e tormentoso il bisogno di reagire con la stampa buona e retta, di controbattere l'errore, di insegnare la dottrina rivelata dal divin Maestro - via, verità e vita - e comunicata dalla Chiesa.

Questo fu il suo ideale, per il quale fondo le varie istituzioni maschili e femminili e passo attraverso drammatiche difficoltà, sempre coraggioso e fiducioso.

In questo breve incontro, vicino al vostro fondatore, desidero esortarvi a seguire il suo esempio e le sue direttive, e incoraggiarvi a continuare con grande fervore e con profonda convinzione la sua opera. E Gesù, il divin Maestro, che si serve di voi in modo particolare per diffondere nel mondo attuale con i mezzi moderni il Vangelo, e l'intero patrimonio dottrinale che da esso si è sviluppato, sia nel campo del dogma come in quello della morale, dell'ascetica, del diritto. Siate sempre fedeli al suo "carisma", al suo esempio, alle sue direttive! Come voleva don Alberione, puntate sempre e prima di tutto sulla vostra formazione spirituale, convinti che il vostro lavoro è "soprattutto questione di anime" e che il vostro spirito eminentemente evangelico e apostolico è fonte di nuove vocazioni e di ardente perseveranza.

Nonostante le difficoltà oggettive del mondo moderno, particolarmente nel campo della stampa e degli audiovisivi, e nonostante le preoccupazioni che vi assillano per tanti motivi, continuate ad aver fiducia e coraggio, affidandovi a Maria, Regina degli apostoli. In una lettera ai fratelli e alle sorelle del Congo, don Alberione scriveva: "Siamo sempre nelle mani del Signore, e sono buone mani! Vivere nell'intimità di Dio è gioia e grazia; nel contatto con Dio riceviamo luce e orientamento" (11 dicembre 1962). Maria santissima, che vi esorto a pregare sempre con grande affetto, vi faccia sentire questa intima gioia.

Interceda per voi san Paolo, e vi accompagni la mia benedizione, che ora di gran cuore vi imparto e che estendo a tutti i vostri confratelli e consorelle, con animo grato anche per il servizio che alcuni di essi rendono alla Santa Sede.

E' un'eredità speciale quella che il vostro fondatore vi ha lasciato denominando la vostra società "Società san Paolo" perché sappiamo bene che cosa porta con sé quel nome: Paolo, Paolo apostolo. E si vedeva anche quali erano le sue sante ambizioni, i suoi santi desideri, denominando così la vostra società: voleva che lo spirito di san Paolo si incarnasse in questa società e si facesse spirito dei nostri tempi. Quante volte abbiamo sentito dire: se san Paolo vivesse nei nostri tempi, se facesse i giornali, la radio, la televisione, se camminasse con gli aerei... Il Papa cerca di farlo. I nostri paragoni sono sempre insufficienti, ma possiamo sempre intuire questa ispirazione che portava don Alberione a denominare la sua comunità "Società san Paolo".

Non posso non esprimere la mia ammirazione per la sua paternità, fecondità spirituale: straordinaria, stupenda nel fondare tante famiglie religiose, nell'omelia ne ho citate tre, ma sono dieci. Interceda per voi san Paolo.

Data: 1984-12-09 Data estesa: Domenica 9 Dicembre 1984




Per l'ordinazione episcopale di monsignor Robu

Titolo: Cercare il bene comune, innalzare lo sguardo alle mete eterne

Testo:

Caro e venerato fratello, signori e signore.


GPII 1984 Insegnamenti - Omelia nella parrocchia Regina degli Apostoli - Roma