GPII 1985 Insegnamenti - Ai dirigenti del Coni - Città del Vaticano (Roma)

Ai dirigenti del Coni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sport come strumento di riconciliazione e di pace

Egregi signori.


1. Sono lieto di salutare in voi, con sincera cordialità, i dirigenti e operatori centrali dello sport italiano, quotidianamente impegnati nel non lieve compito di diffondere l'idea e la pratica sportiva nell'area del territorio nazionale italiano.

Ho ancora davanti alla mia mente lo spettacolo del 12 aprile scorso allo stadio Olimpico, colmo di giovani colà convenuti da ogni parte del mondo per celebrare il Giubileo della redenzione. Fu una delle manifestazioni più caratteristiche dell'anno santo, carica di entusiasmo, di speranza e di fede.

In quella occasione ebbi modo di lanciare un messaggio a tutti gli sportivi per invitarli a lavorare all'edificazione di una nuova civiltà fondata sull'amore, la solidarietà e la pace. Nella medesima circostanza voi della dirigenza del Coni avete sottoscritto il Manifesto dello sport, impegnandovi a far propri i principi e i valori in esso contenuti, affinché l'attività sportiva sia per gli uomini e per il mondo un reale strumento di riconciliazione e di pace.

La vostra presenza oggi qui si riallaccia a quell'avvenimento. Voi avete chiesto questa visita perché, nel desiderio di allargare dappertutto il vostro specifico contributo di idee e di iniziative, avete raccolto e intendete rilanciare quell'appello nell'Anno internazionale dei giovani.

Ebbene, mentre vi esprimo il mio vivo incoraggiamento a portare avanti i vostri propositi, voglio ribadire ancora una volta tutto il mio apprezzamento per i valori positivi dello sport, inteso nei suoi più autentici contenuti, senza le degenerazioni pur così facili di considerarlo fine a se stesso o di strumentalizzarlo a scopi di parte.


2. L'attività agonistica di per sé, per lo sforzo che richiede nel raggiungere condizioni fisiche ideali, è, innanzitutto, valorizzazione del corpo, benessere e tutela della salute. Per l'impegno implicito di sacrificio, tenacia, disciplina, dominio di sé, in vista di una concreta prospettiva di vittoria, è allenamento di volontà, scuola continua di formazione umana e di maturità personale.

In più lo sport, che generalmente si svolge sotto forma di competizione a squadre, è anche addestramento allo spirito di collaborazione, di solidarietà, lealtà, sincerità, fratellanza, è palestra di virtù umane che sono alla base del vivere civile, in una parola scuola di educazione sociale.

Già fin dal tempo delle prime gare olimpiche dell'antica Grecia, lo sport contribuiva ad alimentare l'amore di patria, a mantenere vivi i legami dei cittadini lontani con la propria terra. E oggi, divenuto fenomeno diffuso a respiro internazionale, esso, per le frequenti occasioni d'incontri tra popoli di stirpe diversa, è un coefficiente di amicizia senza frontiere, di convivenza al di là delle lingue, di armonia in nome di valori comuni, un elemento sicuro di pacificazione universale.

Proprio in previsione dell'Anno internazionale dei giovani, nella celebrazione della XVIII Giornata mondiale della pace, ho inteso sottolineare il binomio pace e giovani: "La pace e i giovani camminano insieme". I giovani vogliono essere, a ragione, protagonisti del futuro e costruire una nuova civiltà imperniata sulla solidarietà fraterna. Ebbene, essi hanno già in mano uno degli strumenti validi e convincenti. Lo sport, che in gran parte è fatto da giovani, costituisce un fattore non trascurabile di pace nell'edificazione della nuova società.


3. Mi preme, pero, aggiungere subito che l'impresa diventerà più agevole ed efficace se crescerà adeguatamente il numero dei protagonisti giovanili in grado di vivere valori ancora più alti e di saper immettere nella loro attività sportiva un impegno sinceramente spirituale.

Allora, con la maturazione degli uomini, si ottiene anche la maturità dei credenti. E la vita, arricchita di valori soprannaturali, diventa una risposta al disegno di Dio e degna di essere vissuta nella sua pienezza.

Allora, oltre che fattore di educazione umana e sociale, la competizione agonistica diventerà esercizio di virtù cristiane, scuola di educazione religiosa, ossia dell'uomo nella sua totalità. Alla prospettiva di pervenire a primati sempre nuovi e più ambiziosi, che sottopone le capacità fisiche allo sforzo di raggiungere condizioni ottimali, si allea la gioia interiore, come si esprime san Paolo, di glorificare Dio nel corpo (1Co 6,20).

Così alla società moderna si offre il dono di una giovinezza, che è insieme speranza e fondamento di una civiltà migliore.

Con questi auspici e con i migliori voti di buon anno rinnovo il mio cordiale saluto accompagnato dalla mia benedizione.

Data: 1985-01-17 Data estesa: Giovedi 17 Gennaio 1985





Al congresso dell'Uciim - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La religione nella scuola un momento vivo della formazione

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo.


1. Nel rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi, che partecipate al XVI congresso nazionale dell'Unione cattolica italiana insegnanti medi, desidero anzitutto esprimere la viva gioia che suscita in me questo incontro. E un'altra importante tappa nel cammino ininterrotto e valoroso di aggiornamento, che voi ormai da molti anni state percorrendo nel fervido mondo della scuola media inferiore e superiore. E' motivo, altresi, di grande conforto constatare come i vostri congressi nazionali, fin dall'anno della fondazione dell'Uciim, abbiano affrontato con realismo e coraggio i problemi nuovi che, per lo sviluppo della scuola e delle sue programmazioni, sorgevano nella vostra coscienza di educatori e di cristiani. Con la parola del fondatore della vostra Unione dobbiamo anche oggi dire: "Noi viviamo in un momento storico nel quale gli avvenimenti civili, politici e sociali hanno posto e stanno continuamente ponendo problemi nuovi... problemi umani, profondamente umani" (Gesualdo Nosengo, febbraio 51).

Mi compiaccio per il vostro impegno e vi esprimo il mio incoraggiamento e la mia stima.


2. Il vostro congresso si celebra, ancora una volta, in un momento delicato della scuola italiana, per il suo evolversi programmatico e per il problema dell'insegnamento della religione.

Noi assistiamo ad un modificarsi profondo e rapido della mentalità collettiva della gioventù. Lo stesso naturale fenomeno evolutivo dell'età tipica dei vostri alunni sembra oggi reso più rischioso da nuovi problemi, da un nuovo stile di vita, da nuove proposte culturali, da nuovi esperimenti educativi. La scuola media sta ripensando alla sua identità e alla sua finalità specifica; modifica i suoi programmi e la sua struttura operativa, è alla ricerca di nuove prospettive didattiche. Soprattutto si prende atto che le esigenze partecipative diventano più intense e dinamiche, coinvolgendo nella vita della compagine scolastica tanto docenti e alunni quanto famiglie, espressioni della realtà politica e sindacale, istanze filosofiche e modelli pedagogici di diverso segno.

Tutto questo avviene seguendo esigenze tipiche della mentalità sociale moderna. Si assiste così all'interno della scuola al tentativo di realizzare occasioni più ampie di collaborazione e di scambio anche tra le materie d'insegnamento. Ciò conduce a dialogare sempre di più tra i componenti della medesima comunità scolastica e stimola maggiormente l'alunno alla ricerca delle chiarificazioni che emergono dagli interrogativi presenti nel suo animo.

La vostra reazione a queste situazioni dovrà manifestarsi mediante una collaborazione intensa, una presenza attivissima nelle nuove strutture scolastiche, nelle programmazioni, nel dialogo con tutte le componenti della comunità-scuola.

Il volto autenticamente comunitario della scuola dipenderà da voi, dalla vostra personalità umana e cristiana, dalla vostra coscienza. Il vostro dovere sarà quello di non estraniarvi dalla dinamica scolastica. Anzi, l'esperienza che vi viene dalla dottrina della Chiesa vi stimola ad aumentare lo sforzo di rendervi sempre maggiormente utili per la sana evoluzione della scuola, dei suoi programmi e metodi, a servizio della persona umana, della verità, della pedagogia della libertà. Senz'altro, il vostro atteggiamento sarà anche critico, affinché non si favorisca la manipolazione della psicologia giovanile a servizio di ideologie non corrispondenti alla verità sul valore della persona umana o alla vera concezione dell'uomo. Ma tale atteggiamento vi permetterà di costruire un progetto educativo corrispondente ai principi che già il Concilio Vaticano II ha enunciato con forza profetica parlando della missione della scuola e della sua funzione educativa. E' ben noto che la Chiesa per secoli ha cercato di garantire con le sue scuole e istituzioni il diritto alla cultura per tutti, senza distinzione o privilegio di classi o di censo, contribuendo in maniera originale e unica a formare la coscienza comune del diritto allo studio, come diritto fondamentale dell'uomo. E nel Concilio troviamo l'invito a realizzare l'istanza educativa in un "ambiente comunitario scolastico permeato dallo sviluppo evangelico di libertà e di carità" (cfr. GE 9).

La Chiesa ha sempre affermato il diritto della famiglia ad essere responsabile e artefice nella scelta del progetto educativo riguardante i figli.

Per questo essa sostiene con chiarezza e vigore l'effettivo pluralismo non soltanto nella scuola, ma delle scuole, in virtù del quale può essere garantita una reale libertà di scelta della famiglia e degli alunni in ordine alla formazione delle giovani generazioni. Se queste prospettive costituiscono oggi il "bene comune" della scuola, il vostro apporto costituirà un prezioso e importante contributo. Non rinunciate ad essere presenti, attivi, generosi su questa materia, perché voi avete un'esperienza unica e ricchissima al riguardo.

Ben a ragione voi affrontate perciò il tema della professione docente oggi di fronte alle esigenze formative dei giovani e alle attese della società, in un clima di dialogo e di fiducia. Voi ne dovete essere i costruttori.


3. In questo contesto è doveroso fare qualche riflessione sul nuovo assetto dell'insegnamento della religione nella scuola media, così come esso appare dal ruolo riconosciuto a questa disciplina nel recente accordo circa il Concordato lateranense. In esso si afferma, come sapete, il valore della cultura religiosa e si riconosce che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano. E' evidente che i nuovi accordi tra la Chiesa e lo Stato italiano vogliono essere una testimonianza del profondo rispetto che impegna la presenza dei cristiani nella società, e in particolare nella formazione scolastica. Si tratta quindi di garantirvi da una parte la presenza qualificata dell'insegnamento religioso della Chiesa; dall'altra di rispettare e favorire la libera scelta delle famiglie e dei giovani. Anche per quanto riguarda l'insegnamento della religione, la forma comunitaria della scuola moderna stimola un impegno più preciso per il cristiano. In simile contesto l'insegnamento della religione non viene dequalificato a confronto con gli altri insegnamenti. Si tratterà piuttosto di istituire un dialogo e un confronto tra la religione - e dovrà essere la specifica religione cattolica che entra in dialogo, non una religione anonima - e le altre discipline che possano avere rapporti con essa. Si tratta di un insegnamento inserito in un organismo dove tutte le materie si confrontano in vista della preparazione culturale e professionale dell'alunno, perché questi raggiunga la sintesi formativa della sua personalità. Tale sforzo non deve essere emarginato da formule preconcette, da atteggiamenti precostituiti, da opinioni non maturate o assodate. Né esso può risolversi se lasciato solamente all'insegnante di religione. Egli non potrà ridursi alla condizione di un isolato nel contesto della comunità scolastica. Voi, insegnanti cattolici, trovate qui un vostro compito interessante e originale, perché spetterà a voi principalmente la formulazione corretta degli interrogativi che permettono una ricerca religiosa appropriata a partire dall'istanza che nasce in proposito dalla disciplina di vostra competenza. Dipenderà in gran parte da voi, dalla vostra iniziativa, dalla vostra capacità di "inventare" (come oggi spesso si dice), se l'insegnamento della religione nella scuola diverrà un momento vivo della sapiente dinamica formativa.


4. Abbiate fiducia nella vostra missione: la Chiesa vi incoraggia ad averla. Si avvertono oggi insufficienze circa le risposte che la scuola talvolta dà in ordine al significato dell'esistenza; e non di rado la generazione adulta si presenta ai giovani sfiduciata e incapace di dare un aiuto per la lettura dei problemi, in modo particolare di quelli che vengono proposti con molta forza dallo sviluppo scientifico e tecnologico. Ciò significa che esiste una pericolosa insufficienza nell'ambiente educativo, se esso non tiene conto di tutti i valori umani. Voi sapete bene come oggi l'importanza della vostra presenza nella scuola è decisiva se, mediante una vostra azione, la scuola sarà attenta alla profondità e integrità della persona umana e preoccupata di porre le basi di una rinnovata umanità.

Abbiate fiducia e trovate con coraggio le vie nuove della vostra testimonianza e del vostro servizio. La vostra missione contribuirà a portare quel supplemento di sapienza, senza del quale la scienza non sarebbe utile all'uomo, secondo l'auspicio del Vaticano II: "La natura intellettuale della persona umana raggiunge la perfezione, come è suo dovere, mediante la sapienza, la quale attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero e il bene, e, quando l'uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all'invisibile. L'epoca nostra, ancor più che i secoli passati, ha bisogno di questa sapienza, perché diventino più umane tutte le nuove scoperte" (GS 15).

Perché il Signore vi sostenga nel vostro impegno e vi conforti nella fatica quotidiana, volentieri vi do la mia benedizione, propiziatrice della grazia divina per voi, le vostre famiglie, le comunità scolastiche alle quali offrite il vostro servizio.

Data: 1985-01-18 Data estesa: Venerdi 18 Gennaio 1985





A sacerdoti coreani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: "La fedeltà dei vostri martiri possa vivere in voi"

Cari fratelli nel sacerdozio di nostro signore Gesù Cristo.


Sono molto lieto di darvi il benvenuto in Vaticano e di avere questa opportunità di partecipare alla vostra gioia nella celebrazione del 33° anniversario della vostra ordinazione sacerdotale. I miei saluti e le mie congratulazioni al vescovo Kim e a tutti voi! La mia visita nel vostro Paese, l'anno scorso, e la memorabile esperienza dell'incontro con tanti vostri connazionali, mi hanno lasciato la grande speranza che il seme di fede piantato dai vostri martiri, vostri antenati, porti sempre più frutto nella vita cristiana e nel genuino servizio al bene di tutti i coreani. Che la fedeltà dei martiri continui a vivere in voi come una preziosa eredità! Alla messa di ordinazione a Taegu ho avuto l'opportunità di parlare della necessità per il sacerdote di essere dove è Cristo. Ciò significa che noi dobbiamo essere con lui non soltanto nel nostro ministero verso gli altri ma anche nella nostra partecipazione ai sacramenti, nella nostra meditazione sulla sua parola, e nell'aprire noi stessi ai doni di grazia che sono abbondantemente elargiti su ciascuno di noi. So che questa unione con Cristo è stata la forza del vostro sacerdozio in tutti questi anni, fin dalla vostra ordinazione. Prego perché voi continuiate a trovare gioia perfetta e forza in questa vicinanza al divino Maestro.

Su tutti voi, sulle vostre famiglie e sul popolo che voi servite, invoco abbondanti grazie divine e con gioia vi imparto la mia apostolica benedizione. Dio benedica la Corea!

Data: 1985-01-18 Data estesa: Venerdi 18 Gennaio 1985



Ai vigili di Torre del Greco - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Animate di motivi spirituali ogni incontro con la gente

Carissimi vigili urbani di Torre del Greco!

1. Mi è particolarmente caro accogliervi e salutarvi tutti; vi ringrazio per questa visita, tanto espressiva dei calorosi sentimenti umani e cristiani che distinguono la vostra generosa terra di Campania e, in particolare, quella di Torre del Greco, le cui bellezze naturali alle falde del Vesuvio hanno ispirato generazioni di artisti e il cui clima mite e salubre non cessa di attirare visitatori da ogni parte del mondo.

Mi compiaccio con voi per il senso di fede che ha ispirato questo vostro pellegrinaggio a Roma in occasione dell'annuale memoria liturgica di san Sebastiano, magnifica figura di soldato e di testimone della fede fino al martirio, che voi invocate come vostro celeste patrono.


2. San Sebastiano si distinse nell'antica Roma per il senso della fede e il senso del dovere; sul suo esempio e con la sua intercessione, non tralasciate di far si che il vostro operato sia sempre ispirato alla costante fedeltà del dovere, per amore di Dio, e a un sincero impegno per l'utilità comune, che equivale al bene del prossimo. Siate orgogliosi di dare sempre il meglio di voi, sapendo di superare le difficoltà che potete incontrare durante la giornata nell'adempimento delle vostre responsabilità; e sebbene esse siano talora gravose, non perdetevi mai d'animo, animate con motivi spirituali e ideali ogni gesto, ogni operazione, ogni incontro, ogni dialogo con la gente, in modo da distinguervi per senso morale e per chiara coscienza delle vostre incombenze.


3. Non dimenticate che, oltre all'ordine esterno che voi tutelate sulle vie, sulle piazze e nei locali pubblici, vi è anche un ordine interno da guidare e da assicurare: quello cioè della vostra anima che è stata creata a immagine e somiglianza di Dio. Vivete sempre con questa consapevolezza e coerenza di credenti; distinguetevi per la genuina adesione al Vangelo, per la fedeltà ai Comandamenti e per una cosciente vita sacramentale, a costo anche di andare contro corrente.

In segno della mia benevolenza vi imparto la benedizione apostolica, che volentieri estendo ai vostri familiari e ai colleghi che sono rimasti sul posto di lavoro.

Data: 1985-01-19 Data estesa: Sabato 19 Gennaio 1985





Agli alunni del collegio Capranica - Roma

Titolo: Portate con zelo e amore la riconciliazione nel mondo

Carissimi superiori e alunni del collegio Capranica!

1. Sono molto lieto di offrire stamane per voi e con voi il santo sacrificio della messa in prossimità della memoria di sant'Agnese, vostra celeste patrona, che festeggerete nel giorno liturgico a lei dedicato. Porgo a ciascuno di voi il mio saluto più affettuoso, augurandovi di cuore pace e serenità per il nuovo anno di studio, nella fraterna amicizia e nel serio impegno della vostra formazione sacerdotale, per il bene della Chiesa e delle diocesi da cui provenite.


2. Questo nostro incontro attorno all'altare del Signore, meditando l'esempio dell'eroica dedizione alla fede cristiana di sant'Agnese, nella verginità e nel martirio, ci dà l'opportunità di riflettere brevemente sui motivi fondamentali della nostra consacrazione sacerdotale.

Cari sacerdoti e cari chierici, la comunità degli uomini vi attende! E come è la comunità degli uomini di oggi, al termine di questo secolo XX? Ormai è abbastanza facile, e quasi scontato, formulare la diagnosi dei nostri tempi; il difficile sta nella terapia. Comunque si può dire che è una comunità complessa e ambigua: che ha scoperto in modo altamente positivo il valore e i diritti della persona umana, e che, al tempo stesso, trascurando le direttive morali trascendenti e perciò oggettive e universali, in tanti casi e in molteplici situazioni si comporta contro l'uomo. E' una comunità meravigliosa per le sue conquiste, e tuttavia drammatica, perché, non avendo più chiaro e sicuro il significato della singola esistenza e della storia umana, vive nella contraddizione, nell'angoscia, nella paura. Ma è pure una comunità tormentata dall'ansia dell'Assoluto, in attesa perenne della luce soprannaturale, in sofferta ricerca della verità e della gioia autentica, in serio e severo impegno da parte di molti settori e individui di una convivenza giusta, serena, operosa, illuminata e diretta dai valori della bontà, della carità, dell'innocenza e della vera pace.

Ebbene, questa "comunità" attende voi, chierici e giovani sacerdoti, per avere il messaggio e il contenuto della "riconciliazione cristiana"! Compito sublime e stupendo, a cui Dio stesso vi ha eletti mediante la vocazione e vi sta formando in questi anni di intenso lavoro spirituale e culturale. Infatti, il sacerdote è colui che ha trovato il "tesoro nascosto" della verità rivelata da Cristo e insegnata dalla Chiesa, e la "perla preziosa" della grazia santificante e sacramentale, e tutto lascia per acquistare tale patrimonio di ricchezza divina ed eterna, per poi recarlo con convinzione e generosità alla comunità degli uomini.

La "riconciliazione cristiana" esige prima di tutto l'annunzio sereno e integro della grande e suprema "novità" portata da Cristo circa la prospettiva eterna dell'esistenza umana, al di là del tempo e della storia; e quindi include la chiamata di tutti gli uomini alla conoscenza della verità e all'impegno nella carità e nella santità. "Questa infatti è la vita eterna - dice Gesù - che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Jn 17,3).

La "riconciliazione cristiana" richiede poi in ogni tempo e in ogni luogo il passaggio doloroso attraverso la passione e la morte di croce, perché non è una formula magica o un fatto meccanico, bensi è una lotta contro l'errore e contro il male; ed è un'accettazione delle eventuali avversioni e contestazioni, memori di ciò che diceva san Paolo: "Spe gaudentes, in tribulatione patientes" (Rm 12,12).

Ma noi sappiamo che Dio è per noi: e allora, chi sarà contro di noi? (cfr. Rm 8,31). I santi e i martiri ci insegnano che nell'opera della salvezza delle anime durante la storia della Chiesa non è tanto questione di cambiamento o di restaurazione, bensi di continuità nel cammino tracciato dal divino Redentore.

Possono sopraggiungere - come dice san Paolo - la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada: ma nulla e nessuno potrà separarci dall'amore di Cristo (cfr. Rm 8,35). Egli solo è la luce e la via! "In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,37).


3. Siate dunque colmi di speranza e di coraggio! può avvenire anche per voi che per essere fedeli alla verità e diligenti nel ministero pastorale, dobbiate seminare nelle lacrime; ma siate sicuri: mieterete nella letizia! Come dice il salmista: "Nell'andare, se ne va e piange, portando la semente da gettare; ma nel tornare viene con giubilo, portando i suoi covoni" (Ps 125,6).

Approfondite con cura le varie materie teologiche; siate fedeli al magistero della Chiesa; formatevi alla virtù, mediante la preghiera, la mortificazione e una seria direzione spirituale; confidate in Maria santissima, e siate certi che la comunità degli uomini comprenderà il valore e sentirà il bisogno della "riconciliazione cristiana", che voi porterete con zelo e amore. Vi aiuti e vi ispiri sempre nei vostri propositi sant'Agnese, la vostra celeste protettrice!

Data: 1985-01-19 Data estesa: Sabato 19 Gennaio 1985





Messaggio al popolo venezuelano - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La fede forza e impegno per rinnovare la società

Cari fratelli nell'episcopato, carissimi fratelli e sorelle del Venezuela.

Mentre si avvicina il giorno in cui visitero per la prima volta questa cara nazione, desidero fin d'ora far giungere a tutti i venezuelani, per mezzo della televisione, il mio saluto affettuoso e cordiale. Accetto con grande piacere l'amabile invito, che a suo tempo mi fecero le autorità e i vescovi venezuelani, di visitare questo giovane Paese. Iniziero questo nuovo viaggio apostolico nel continente americano, il "continente della speranza", mosso dal desiderio di incontrarmi, tra gli altri, con i membri della Chiesa viva e promettente che vive la sua speranza in Venezuela.

Con l'aiuto di Dio confido di poter condividere con voi alcune giornate ecclesiali nelle quali, tutti uniti, celebreremo la nostra fede comune in Cristo salvatore, per poi proiettarla come forza di rinnovamento e di entusiasmo nella vita e nella problematica concreta della società. Desidererei veramente di poter visitare le diverse regioni della vostra geografia, per incontrarmi nelle sue città con tutti i cattolici del Venezuela.

Ma, per evidenti motivi organizzativi, devo limitare la mia visita fisica a Caracas, Maracaibo, Merida e Ciudad Guayana. Li spero, con gioia, di incontrare gli abitanti di tutte le parti del Paese, ai quali egualmente si rivolge la visita. So che trovero un popolo giovane e pieno di speranza, che già si sta preparando alla celebrazione del V centenario dell'evangelizzazione dell'America.

Ben conosco l'entusiasmo e la generosa collaborazione di tante migliaia di venezuelani che si preparano spiritualmente alla visita del Papa. So, soprattutto, del gran numero di operatori laici che, dando testimonianza di spirito apostolico e di amore per i fratelli, partecipano alla Missione nazionale che vuole portare nei luoghi più appartati del Paese il messaggio del Vangelo, la dottrina della Chiesa, la voce del Papa.

Desidero incoraggiarvi in questo cammino e fin da ora ringrazio tutti per la vostra collaborazione, mentre vi esorto a pregare il Signore perché, con una cosciente e responsabile preparazione spirituale, la visita del successore di Pietro in Venezuela sia un'autentica confermazione della fede (cfr. Lc 22,32).

Nel cuore della Madre santissima di Coromoto poniamo questa preghiera e queste intenzioni. Che ella, la piena di grazia, ci ottenga dal suo figlio Gesù le grazie di cui abbiamo bisogno per aprirci alla sua chiamata, alla sua voce che desidera rinnovare la nostra vita. Con questa speranza benedico tutti i venezuelani nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Data: 1985-01-19 Data estesa: Sabato 19 Gennaio 1985





Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: In America Latina per confermare nella fede e incoraggiare



1. Reci


tiamo l'Angelus Domini. Ripetiamo le parole della Vergine di Nazaret: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).

In seguito a ciò annunciamo la buona novella: "e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Jn 1,14). In questo modo il Vangelo di Giovanni esprime la buona novella.


2. Nell'insegnamento della Lettera agli Ebrei (10,7), invece, lo stesso mistero si fa sentire con un'eco delle parole del salmista: "Ecco io vengo. / Sul rotolo del libro di me è scritto / che io faccia il tuo volere. / Mio Dio, questo io desidero, / la tua legge è nel profondo del mio cuore" (Ps 39,8-9). Recitiamo questo salmo nella liturgia della parola dell'odierna domenica.


3. "Ecco io vengo" - tali parole la Lettera agli Ebrei mette sulla bocca del Figlio eterno, sulla bocca del Verbo - quando questi "diventa carne". Infatti, "diventa carne": diventando uomo, il Figlio eterno "viene" per compiere qui in terra, tra gli uomini e per gli uomini, la volontà del Padre. E ciò si compie per opera dello Spirito Santo. Si realizza mediante l'obbedienza della Vergine di Nazaret, la quale - chiamata a essere la Madre del Verbo - risponde: "Avvenga di me".


4. Tutto ciò è racchiuso nella nostra preghiera all'Angelus Domini. A tutto ciò la Chiesa ci raccomanda di ritornare ogni giorno, anzi, tre volte al giorno. Infatti occorre che noi perseveriamo incessantemente nel cuore stesso del mistero, che ci ha svelato fino in fondo che "Dio è amore"; che ci ha unito a Dio nella stessa profondità di quell'amore che lui è. Occorre che noi perseveriamo in questo amore.


5. Alla fine di questa settimana avrà inizio il mio viaggio apostolico in Venezuela, Ecuador, Perù, Trinidad e Tobago. Mi reco in quelle nazioni, accogliendo gli inviti che mi sono stati rivolti. Vado, innanzitutto, per confermare nella fede fratelli e sorelle appartenenti alla grande famiglia cattolica, per incoraggiarli a vivere pienamente le esigenze della loro vocazione cristiana. Ma vado anche per incontrare le persone di buona volontà, che desiderano sinceramente il progresso dell'umanità nella concordia e nella pace.

Sono infatti convinto che nel messaggio evangelico vi sia la risposta agli interrogativi cruciali del mondo moderno e sento pesare su di me, come successore di Pietro, la responsabilità di non lasciare nulla di intentato per servire la causa della giustizia e della solidarietà fra i figli di una stessa patria e fra le nazioni, in vista di un domani migliore.

A voi tutti e a quanti in questo momento mi stanno ascoltando, chiedo l'appoggio della preghiera, perché siano raggiunte le finalità pastorali del mio pellegrinaggio verso quelle Chiese locali.

[Dopo l'Angelus:] Il 9 gennaio scorso, durante l'udienza generale, ho avuto modo di esprimere la mia profonda pena per le violenze di cui sono stati recentemente vittime, in alcuni Paesi, sacerdoti e religiosi. In questa settimana è giunta notizia di un altro doloroso episodio: l'uccisione di un carmelitano italiano, padre Sergio Sorgon, missionario nel Madagascar. Egli è stato atrocemente mutilato, sembra a scopo di rapina. Preghiamo per il suo eterno riposo e per il conforto del suo Ordine e della sua famiglia, duramente provati.

Rivolgiamoci insieme al Signore affinché voglia risvegliare dappertutto sulla terra il sentimento del rispetto della vita e della fratellanza tra i suoi figli, essenziale fondamento della convivenza umana.

[In tedesco:] Saluto cordialmente i pellegrini tedeschi qui presenti. Ho saputo con gioia particolare della prossima raccolta di fondi "Un giorno per l'Africa", promossa dalla Caritas tedesca (chiamata "Misereor"), e di altre organizzazioni caritative della Repubblica Federale di Germania. Saluto di cuore queste iniziative comunitarie straordinarie contro la fame tra i più poveri dei poveri. "Ciò che avrete fatto per il più piccolo dei vostri fratelli, l'avete fatto a me". Poiché gli avrete dimostrato il vostro amore negli affamati d'Africa, egli saprà ricompensarvi abbondantemente per i vostri contributi e le vostre offerte generose ai fratelli nel bisogno.

[In italiano:] Rivolgo un saluto particolarmente affettuoso ai ragazzi di Azione cattolica, che sono venuti in questa piazza e che hanno voluto dedicare questo giorno al tema della pace, dando così una propria risposta al messaggio di Capodanno: "La pace e i giovani camminano insieme". Domenica scorsa, nella chiesa di San Carlo al Corso, alcuni di essi mi hanno donato due colombe, esprimendomi il desiderio che fossero fatte volare da questa finestra, che si apre sul mondo nel segno della pace. Compio volentieri tale gesto, che richiama alla mente quello del patriarca Noè (cfr. Gn 8,8) allorché fece uscire dall'Arca una colomba al termine del diluvio, auspicando per il mondo intero la tanto desiderata pace di cui esse sono simbolo.

Data: 1985-01-20 Data estesa: Domenica 20 Gennaio 1985





Omelia nella parrocchia Santa Maria della Visitazione - Roma

Titolo: L'"Eccomi" del cristiano nel "Sono presente" di Cristo



1. "Eccomi". Sentiamo questa parola nella lettura tratta dal primo Libro di Samuele, ma, in verità, la ascoltiamo in tutta la liturgia di oggi: "Eccomi".

Così risponde il giovane Samuele, svegliato nel sonno dal grido: "Samuele, Samuele!". Egli dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l'arca dell'alleanza, ed era convinto che con questo grido l'avesse chiamato vicino a sé l'anziano sacerdote Eli. Invece Eli non l'aveva chiamato. L'aveva chiamato il Signore. L'aveva chiamato tre volte. Ogni volta il giovane rispose: "Eccomi", pensando che si trattasse della chiamata di un uomo. Solo la quarta volta si accorse che a chiamare era il Signore. E ogni volta Samuele, convinto di rispondere ad un uomo, rispondevo a Dio: "Eccomi". La quarta volta, quando ormai lo sapeva, disse: "Parla (o Signore), perché il tuo servo ti ascolta" (1S 3,10).


GPII 1985 Insegnamenti - Ai dirigenti del Coni - Città del Vaticano (Roma)