GPII 1985 Insegnamenti - Omelia durante la Messa - Port of Spain (Trinidad-Tobago)

Omelia durante la Messa - Port of Spain (Trinidad-Tobago)

Titolo: I frutti abbondanti dell'evangelizzazione



1. Gloria a te, o Trinità! Lasciate che innanzitutto io renda onore, fratelli e sorelle carissimi, alla Trinità, il cui nome è portato dal vostro Paese: Trinidad e Tobago. Vi chiamate con il nome di Dio, uno e trino, il nome di Dio che è amore. E in questo santissimo nome è la vostra gloria. Nel nome della santissima Trinità - Padre, Figlio e Spirito Santo - vi saluto tutti. Vi saluto quale Vescovo di Roma, successore dell'apostolo Pietro, che con i suoi pellegrinaggi visita le comunità della Chiesa nelle differenti parti del mondo. Accettate questa visita e il ministero apostolico espresso da essa come segno del mio amore pastorale in Cristo.

E' una grande gioia per me poter celebrare l'Eucaristia insieme ad una così grande adunanza di fedeli della Chiesa cattolica in questa nazione. Voglio nello stesso tempo estendere un saluto speciale ai rappresentanti di altre comunità cristiane e ai fedeli di altre religioni convenuti con noi oggi. A tutti voi esprimo il mio rispetto e la mia stima fraterna.

Mentre rendo lode a Dio per questo momento benedetto, voglio dirvi anche quanto mi rincresce di non potermi fermare con voi più a lungo. In particolar modo, le limitazioni di tempo mi impediscono di visitare l'isola di Tobago. Sono tuttavia lieto della presenza di tante persone venute da Tobago per partecipare a questa celebrazione eucaristica, e v'incarico di riportare ai vostri vicini e amici i cordiali saluti e auguri del Papa, con l'assicurazione delle sue preghiere.


2. Nel Vangelo che abbiamo ascoltato, Gesù dice ai suoi discepoli: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là: per questo infatti sono venuto!" (Mc 1,38).

Durante gli anni del suo ministero pubblico, Gesù di Nazaret divideva il suo tempo tra la preghiera e la proclamazione del Vangelo. Grandi folle lo circondavano spesso, specialmente i malati e i perseguitati dagli spiriti maligni.

E' questo che avvenne quella volta che Gesù, dopo aver guarito la suocera di Simon Pietro, si soffermo per qualche tempo nella sua casa. "Tutta la città era riunita davanti alla porta" ci dice Marco "ed egli guari molti che erano afflitti da varie malattie" (Mc 1,33-34). Ma dopo una breve sosta egli parti, per potersi recare in altri luoghi della Galilea con la parola del Vangelo e il ministero di salvezza.

Le parole pronunciate allora da Simon Pietro furono veramente profetiche: "Tutti ti cercano" (Mc 1,37).


3. Il ministero della buona novella fu tramandato poi agli apostoli, i quali a loro volta sentirono la stessa necessità di diventare "tutto per tutti gli uomini".

Nella sua prima Lettera ai Corinzi san Paolo spiega come deve predicare il Vangelo. Scrive con profonda convinzione: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Co 9,16). Sottolinea il fatto di "predicare gratuitamente il Vangelo".

E aggiunge: "Mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero... Mi sono fatto debole con i deboli... Tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe con loro" (1Co 9,1 1Co 9 1Co 9,22-23).


4. La parola di Dio nella liturgia odierna ci richiama agli inizi stessi dell'evangelizzazione, perché sia chiaro a voi, fratelli e sorelle carissimi, che siete chiamati ad essere partecipi del Vangelo e delle sue benedizioni. Lo conferma il nome stesso del vostro Paese: Trinidad e Tobago, il Paese della santissima Trinità! I primi tentativi di proclamare il Vangelo si scontrarono con gravi difficoltà e insuccessi. I primi missionari che arrivarono nel Paese furono due frati domenicani. Nel 1513 furono tragicamente uccisi perché erano stati scambiati per trafficanti di schiavi che catturavano indigeni per venderli come schiavi oltre mare.

Trascorsero oltre cinquant'anni prima che il Vangelo venisse di nuovo predicato. Tra i nuovi missionari si trovava san Luigi Bertrand. Ma dopo un periodo relativamente breve l'evangelizzazione fu di nuovo interrotta. Più tardi i francescani, i gesuiti e i cappuccini, oltre ai domenicani cercarono, malgrado le gravi difficoltà, di piantare il seme del Vangelo nel cuore dei vostri antenati.

Nella prima metà del XIX secolo, grazie ai validi sforzi dei missionari, si rese possibile con la grazia di Dio la nomina del primo vicario apostolico.

Finalmente nel 1850 fu costituita l'arcidiocesi di Port of Spain e il vicario apostolico Patrick Smith fu nominato primo arcivescovo. L'opera di evangelizzazione procedette da allora speditamente. Un contributo importante fu dato, oltre che dai religiosi già citati, dagli agostiniani, dalla congregazione dello Spirito Santo, dai monaci benedettini, dai fratelli della Presentazione, dai fratelli De La Salle, dalle suore di san Giuseppe di Cluny, dalle suore Carmelitane del Corpus Christi, dalle suore della Santa Fede, dalle suore e monache contemplative domenicane, dalle suore della Carità e dalle suore della Madre dolorosa.

Bisogna citare anche gli sforzi e lo zelo di missionari anglicani e altri cristiani non cattolici.


5. I frutti abbondanti di questa evangelizzazione sono oggi chiaramente evidenti.

L'arcidiocesi di Port of Spain, con i suoi 380.000 fedeli, è la più grande delle diocesi della conferenza episcopale delle Antille. Avete centri pastorali e catechetici, un centro radio-televisivo bene attrezzato, una rivista settimanale cattolica e altre importanti pubblicazioni. Inoltre vi sono numerose fiorenti organizzazioni laiche, ed esistono vari progetti di sviluppo comunitario per l'assistenza alla gioventù e ai poveri. Potete essere fieri della vostra eccellente organizzazione di scuole cattoliche e dei vostri programmi catechetici aggiornati, grazie al prezioso contributo dei vostri insegnanti laici e alla zelante testimonianza evangelica di tutti i religiosi che vi servono con grande generosità. Ma, soprattutto, siete una comunità unita nell'amore di Cristo e nell'unità della sua Chiesa. Sono stato particolarmente lieto di sapere con quanto impegno i laici hanno assunto un ruolo attivo crescente nella missione della Chiesa in questo Paese.

Un altro motivo di profonda gioia è il numero crescente di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Il seminario regionale di Trinidad e Tobago provvede alla formazione dei sacerdoti diocesani non solo per il vostro Paese ma anche per altre diocesi dei Caraibi.


6. Mentre i frutti dell'evangelizzazione, così palesi e abbondanti nella vostra nazione, sono riconosciuti da tutti con gratitudine, restano alcuni problemi significativi che dovete affrontare mentre volge al termine il ventesimo secolo.

Esistono tanti ostacoli che minacciano la vita familiare in tutti i Paesi del mondo, e purtroppo il vostro Paese non fa eccezione. Le famiglie sono afflitte da mali come l'infedeltà coniugale e il divorzio, mentre la vita stessa prima della nascita viene spenta dall'abominevole delitto dell'aborto. Non dimenticate mai che il rispetto per la sacralità della vita è garanzia di stabilità per la comunità degli uomini. Nessuna società potrà sopravvivere, nessuna nazione può durare, se la vita umana intera non viene onorata e protetta.

Neppure l'attrattiva ingannevole del materialismo e del consumismo vi ha lasciati immuni, con le sue vuote promesse di felicità che portano invece alla delusione e alla perdita della dignità. I giovani specialmente sono vulnerabili al pericoloso adescamento della droga, dell'alcool e del sesso prematrimoniale. Ma io vi sollecito, cari giovani di Trinidad e Tobago, a respingere l'inganno del maligno, e a cercare invece di costruire il vostro futuro non su fondamenta così malferme ma sulla solida roccia degli autentici valori morali e religiosi, sull'amore generoso, sulla piena verità del Vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio e Salvatore del mondo. E' lui che attraverso il suo Vangelo c'insegna a vivere conformemente alla volontà del nostro Padre che è nei cieli.

Mentre la Chiesa si trova ad affrontare questi e altri problemi, sono rincuorato nel sapere che siete rinsaldati nei vostri sforzi da un sano spirito di ecumenismo tra i cristiani, e da autentico senso di cooperazione fraterna con gli appartenenti ad altre religioni. Vi esorto ad attingere forza anche nelle vostre veglie notturne di preghiera e nello speciale Anno di preghiera, digiuno e pentimento, che avete iniziato da poco.


7. "Glorifica il Signore, Gerusalemme! / Loda il tuo Dio, Sion!" Queste parole del salmo che abbiamo cantato nella liturgia odierna riflettono la gioia di Gerusalemme: la città particolarmente amata e visitata da Dio. La Chiesa riprende questo stesso canto di lode, e come Gerusalemme glorifica Dio per tutte le sue opere nel creato, per l'intero ordine dell'universo. Ma la Chiesa, sull'esempio di Gerusalemme, glorifica innanzitutto Dio per la parola della sua rivelazione: "Annuncia a Giacobbe la sua parola, / le sue leggi e i suoi decreti a Israele. / così non ha fatto con nessun altro popolo, / non ha manifestato ad altri i suoi precetti" (Ps 147,19-20).

In questa mia visita pastorale di oggi, voglio che questo ringraziamento di Gerusalemme sia ripetuto qui insieme a voi. Rendiamo insieme grazie a Dio, alla santissima Trinità, per il dono della rivelazione e per la grazia della fede, che dimora da molte generazioni nelle nostre anime.

Rendiamo grazie a Gesù Cristo, perché i suoi apostoli sono giunti qui nella persona dei loro successori. Rendiamo grazie a Maria sua Madre perché è diventata Madre del popolo di Trinidad e Tobago. Lodiamo Dio per san Luigi Bertrand e per tutti agli zelanti missionari che hanno proclamato la buona novella della salvezza in questo Paese. Sia lodata la santissima Trinità per aver dato il prezioso dono della fede a ciascuno di voi e ai vostri antenati. Con un cuore solo e con una sola voce acclamiamo: "Glorifica il Signore, Gerusalemme! Loda il tuo Dio, Sion!" (Ps 147,12).


8. E mio fervente desiderio che il retaggio del Vangelo resti sempre tra di voi: con il suo potere di sollevare gli oppressi e gli affaticati, di portare guarigione e speranza, di dare senso alla vita, con il suo potere di produrre conversione e riconciliazione. E prego che questo Vangelo di salvezza venga diffuso attraverso le catechesi e abbracciato sempre più pienamente nella vita cristiana. E' questo il mio desiderio più fervente per la vostra intera comunità.

Sono profondamente grato della vostra ospitalità e del vostro cordiale benvenuto. Possa questo incontro rafforzare la vostra unità con la Chiesa di Roma, che rimane il centro dell'unità universale (cfr. sant'Ireneo "Adversus haereses", 3, 3,2).

Ancora una volta, con le parole di san Paolo, voglio assicurarvi che sono venuto "per il Vangelo" (1Co 9,23), affinché possiate essere tutti partecipi delle sue benedizioni! L'amore di Dio Padre, la grazia di nostro Signore Gesù Cristo e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi! Amen. Data: 1985-02-05 Data estesa: Martedi 5 Febbraio 1985





Saluto alla partenza - Port of Spain (Trinidad-Tobago)

Titolo: Una parte di voi verrà con me e una parte di me resterà con voi

Carissimo popolo di Trinidad e Tobago, cari amici.


1. E' arrivato troppo presto il momento di dirci addio. Avrei tanto voluto restare più a lungo con voi e visitare le comunità, i malati e gli anziani, incontrarmi con i giovani, conoscervi tutti meglio. Ma il dovere mi chiama altrove e devo tornare a Roma per continuare il mio ministero pastorale.

Prima di partire, voglio ringraziarvi per il vostro cordiale benvenuto e la vostra calda ospitalità, ed esprimere la mia gratitudine a sua eccellenza il presidente Clarke, al governo, ai servizi di sicurezza, a tutti coloro che hanno assicurato il perfetto svolgimento di queste manifestazioni e celebrazioni. Una parola speciale di ringraziamento a tutti quelli che hanno lavorato e si sono impegnati per la preparazione della mia visita pastorale. Il Signore vi ricompensi per il vostro servizio così generoso.


2. Gli storici ci dicono che quando Cristoforo Colombo vide per la prima volta le tre cime montuose di quest'isola, gli venne in mente la santissima Trinità, il mistero delle tre persone in un solo Dio. E fu così che chiamo l'isola Trinidad.

Quasi 500 anni dopo, anch'io ho avuto la gioia di approdare su queste rive. Mentre riconosco la bellezza del vostro Paese, il mistero della santissima Trinità mi viene portato alla mente non tanto dalle vostre montagne maestose quanto dalla serenità dei vostri volti, che riflettono la gloria di Dio.

Nelle primissime pagine della Bibbia, nel libro della Genesi, leggiamo: "Dio creo l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo" (Gn 1,27). Ogni essere umano è creato a immagine di Dio, dal più vecchio al bambino non nato nel ventre di sua madre. Benché questa immagine possa essere oscurata da peccati come quelli di pregiudizio e di odio, di cupidigia e di orgoglio, essa risplende tuttavia con tutta la sua forza quando il cuore è pieno di amore e di buona volontà, quando uomini e donne si prendono cura del loro prossimo in uno spirito di amicizia e di servizio, con pieno e generoso coinvolgimento.

Sono queste le qualità che più di altre ci richiamano alla mente il mistero di Dio, della santissima Trinità. Possano esse prosperare sempre nel vostro Paese. Possano essere alimentate nelle vostre case, e trasmettersi di generazione in generazione.


3. Devo lasciarvi ora, ma una parte di voi verrà con me e una parte di me resterà con voi. Non dimentichero la vivacità e l'entusiasmo di questa giovane nazione: la varietà e ricchezza della vostra cultura, il vigore dei giovani, la vostra apertura, la vostra genuina ospitalità. Sono grato di essere stato ricevuto con tanto calore da persone appartenenti a tante religioni, e conservero in me la gioia per aver celebrato l'Eucaristia con i miei fratelli e le mie sorelle della Chiesa cattolica.

Vi prometto le mie preghiere per la vostra nazione e per il vostro futuro. "Vi benedica il Signore e vi protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di voi e vi sia propizio. Il Signore rivolga su di voi il suo volto e vi conceda la pace" (Nb 6,24-26).

Data: 1985-02-05 Data estesa: Martedi 5 Febbraio 1985





Al Movimento di impegno culturale - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Offrire agli uomini "verità per la vita"

Carissimi fratelli e sorelle del Movimento ecclesiale di impegno culturale.


1. Sono lieto di accogliervi in questa casa, dove ogni giorno mi è dato di incontrare tanti uomini desiderosi di ascoltare il pensiero della Chiesa sui problemi che oggi li assillano e non di rado li affliggono: problemi di dottrina e, più ancora, di vita.

Il programma del vostro congresso nazionale ha proposto alle vostre riflessioni e ai vostri dibattiti un problema fondamentale ("Lavoro e cultura nella nuova età tecnologica"), proiettato sul futuro dell'uomo ("L'appello del futuro e l'intelligenza dell'uomo"), ma inquadrato nell'attuale processo di trasformazione tecnologica e sociale, che comporta conseguenze solo in parte prevedibili sugli assetti economici, professionali, culturali, politici della società e sulla stessa qualità della vita. Voi ve ne state occupando con quell'impegno intellettuale e spirituale che è nella migliore tradizione del vostro movimento, desiderosi di recare un vostro contributo a un'utile chiarificazione dei termini, a una realistica impostazione, a un sapiente orientamento verso possibili soluzioni, degne dell'uomo.

A me preme cogliere qualche spunto dalla ricca tematica in cui si articola il programma, per riportare il discorso a quelle esigenze di testimonianza della fede e di speranza nel Cristo "di ieri, di oggi e di tutti i secoli" (cfr. He 13,8), che sono ineludibili per ogni cristiano impegnato nella cultura e nella vita sociale, specialmente se vuole esserlo, come voi vi proponete, in piena sintonia col magistero della Chiesa.


2. La Chiesa vuole offrire agli uomini di qualsiasi società, anche la più "secolarizzata", valori che rispondano al loro bisogno di sapienza, ossia di verità per la vita, di principi generatori di salvezza. Quand'anche la condizione di "uomini senza qualità", come li avete anche voi chiamati, ossia depersonalizzati e quasi massificati, raggiungesse l'estensione estrema oggi presagita dai più pessimisti, la Chiesa continuerebbe ad adempiere il suo compito di messaggera del Verbo, tentando in tutti i modi di mostrare come l'eterna verità del Logos rifulga nelle sempre parziali verità che l'uomo man mano scopre e applica alla trasformazione del mondo.

E anche là dove un malinteso spirito scientifico e un pericoloso strapotere dei processi tecnologici aggravassero lo stato di distrazione dalle verità essenziali, portando con sé l'aridità dell'intelligenza e l'ottundimento della coscienza, la Chiesa dovrebbe rendere ancora più intensa la sua opera di dissodamento e bonifica del terreno umano, perché la semente del Verbo possa cadervi, germinarvi e produrvi i frutti di vita annunciati dalla parabola evangelica, fino a "il trenta, il sessanta, il cento per uno" (cfr. Mc 4,8). Dove non giungesse a far altro, la Chiesa cercherebbe di suscitare negli animi, appiattiti dalle loro false sicurezze terrene, quell'inquietudine, quella capacità critica, quel senso del mistero che possono riaprire alle intelligenze e alle coscienze la via della sapienza.


3. Il primo passo da compiere, oggi, su questa via, è di superare lo stato di confusione e di illusione creato dalle moderne versioni del mito di Prometeo, l'antagonista di Dio.

Noi sappiamo che dopo la rivelazione di Cristo questa concezione non è più giustificabile. Il Vangelo ci insegna infatti che Dio è amore, e che per amore e nell'amore crea, sostiene, stimola all'azione l'uomo, fondandone la libertà e chiamandolo nella redenzione a partecipare alla sua gloria. Solo su una pregiudiziale negazione del nostro Dio si è potuto fondare il nuovo mito di Prometeo, ma esso si è rivelato disastroso per l'uomo più che nella tragedia antica! L'uomo che aveva preteso di essere il padrone assoluto della natura e anzi di poter fare a meno di Dio nel suo autonomo processo di autocreazione e autoredenzione, ha conosciuto nel nostro secolo colossali espropriazioni della propria dignità, della propria libertà, dei propri diritti, e ha subito le più amare delusioni dinanzi al crollo dell'ideologia del continuo, indefinito progresso, che lo aveva inorgoglito per tanto tempo.

Nel suo rapporto col creato, l'uomo ha realizzato, si, tante mirabili e gloriose conquiste, ma ha anche visto la natura inquinarsi e sfaldarsi sotto le sue mani, e ora si interroga con ansia sulla sufficienza delle risorse naturali, così come sono distribuite, sfruttate e ampiamente saccheggiate oggi, a sfamare le future generazioni di esseri umani che popoleranno il nostro pianeta, mentre già nel nostro tempo si riaffaccia ogni giorno il dramma dei milioni di nostri simili - tra i quali migliaia e migliaia di bambini - che muoiono di fame.


4. Io non mi stanchero mai di ripetere, come ho fatto anche nei giorni scorsi in America Latina, che bisogna rivedere certi congegni del mondo economico ispirati ai principi di un capitalismo selvaggio o a quelli di un collettivismo materialista, burocratico e poliziesco, che umilia l'uomo. E bisogna, inoltre, resistere alle suggestioni provenienti dal mondo della tecnologia, quando è spinta fino agli eccessi della tecnocrazia. Mi sento in obbligo di richiamare l'attenzione di tutti sul fatto che, come ho detto già al primo incontro dei premi Nobel del 22 dicembre 1980, "il futuro del mondo è minacciato alle sue radici proprio da quei progressi che portano più chiara l'impronta del genio umano" per la cattiva utilizzazione che si è fatta delle conquiste scientifiche e tecnologiche contro la dignità e la libertà dell'uomo, contro la pace.

Oggi le nuove tecnologie dell'informazione, l'informatica e la telematica, fanno crescere in straordinaria misura le conoscenze dell'uomo e sono quindi utile mezzo per promuoverne la cultura. Di fronte ad esse, pero, l'uomo, per la naturale curiosità che lo distingue, è sottoposto alla grave tentazione di volgersi verso una crescita continua delle conoscenze, sino a sommergere lo sviluppo ulteriore dell'intelligenza, che è assetata di sintesi e di contemplazione. Avrà l'uomo tanta saggezza da saper moderare la quantità delle conoscenze in quel modo che è utile alla qualità umana e divina dell'intelligenza? Non cadrà l'uomo nella trappola della quantità del conoscere a danno della sua qualità? Il mondo di oggi ha veramente bisogno di quella "sapienza sempre antica e sempre nuova", che può aiutarlo a commisurare secondo criteri di verità i mezzi ai fini, i progetti agli ideali, le azioni ai parametri morali che permettono di ristabilire l'equilibrio di valori oggi sconvolto. Quella sapienza coincide col Logos di Dio, "per il quale tutto è stato fatto" (Jn 1,3 Col 1,16) e "nel quale tutto trova consistenza" (Col 1,17); col Verbo che, come sottolinea san Tommaso d'Aquino, contiene la stessa "legge eterna" che regola tutta la creazione (cfr. I-II 93,1, ad 2); col Verbo che si è fatto carne, è morto e risorto per la nostra salvezza e ora sempre rinnova sacramentalmente la sua presenza in mezzo a noi: Cristo Signore.

La fede in lui ci ispira l'atteggiamento della Vergine Maria che, chiamata a partecipare attivamente all'evento decisivo della storia, si professa umile "ancella del Signore" e dichiara: "Sia fatto di me secondo la tua parola" (Lc 1,38).


5. La partecipazione attiva di Maria all'opera dell'incarnazione e della redenzione è esemplare per tutti i cristiani - e anzi per tutti gli uomini - che sulle vie della scienza, della tecnica, dell'attività economica, dell'organizzazione sociale e politica, intendono impegnarsi a far si che anche nella nuova età tecnologica l'uomo prevalga sulle cose, l'essere sull'avere e sul fare, l'intelligenza e la coscienza sui processi materialistici che minacciano di annullare il valore della persona e il significato della vita.

Partecipazione attiva vuol dire umile obbedienza al Creatore trascendente, del quale si riconosce - proprio perché condotti per mano dalla vera scienza, oltre che dalla filosofia a dalla teologia - l'imperscrutabile presenza e il sovrano dominio; vuol dire, inoltre, impegno generoso e fedele nell'assumersi la parte di responsabilità che a ciascuno è assegnata: come ricercatore, docente, professionista, operatore sociale, dirigente politico, operaio, oppure, poiché la motivazione ideale dovrebbe essere la stessa, come missionario negli avamposti della Chiesa, o come monaca nel suo chiostro.

Noi credenti abbiamo il privilegio di conoscere questa dimensione profonda della cultura e del lavoro quali si pongono in ogni età della storia e di poter tutto ricollegare intorno al mistero del Verbo incarnato, che "illumina ogni uomo che viene in questo mondo" (Jn 1,9).

A questa luce vi auguro di attingere ogni giorno le ragioni e i criteri della vostra attività; e vi esorto a ricorrervi continuamente, come singoli e come movimento, perché possiate veder chiaro sul vostro cammino e discernere ciò che più si addice a chi vuole operare nella Chiesa e con la Chiesa per far risuonare nel mondo di oggi il messaggio evangelico, speranza e promessa di un migliore futuro.

Gli interrogativi che oggi si pongono non intendono mortificare lo sviluppo delle nuove tecnologie, ma stimolare lo spirito dell'uomo a realizzarsi pienamente in esse e con esse, rivolgendo il suo sguardo al futuro con autentica carità, verso i giovani e le generazioni che seguiranno. Uomini nuovi che abbiano in sé la qualità dell'asceta, dell'eroe e del mistico debbono orientare la nuova cultura verso il vero bene dell'umanità. Auguro a ognuno di voi di diventare l'uomo nuovo illuminato e santificato nella verità e nella grazia del Verbo incarnato: in lui e per lui l'intelligenza scruta il futuro per riconoscere e attuare il progetto di Dio.

Con questi sentimenti vi imparto di cuore la mia benedizione, propiziatrice della grazia divina su di voi e sui vostri cari, come anche sui vostri impegni di lavoro e di apostolato!

Data: 1985-02-09 Data estesa: Sabato 9 Febbraio 1985





Alla parrocchia dell'Assunzione di Maria - Tuscolano (Roma)

Titolo: La preghiera è l'anima della comunità parrocchiale



1. Saluto cordialmente la comunità della parrocchia romana, in via Tuscolana, dedicata all'Assunzione della beata Maria Vergine. Il mistero di fede che la vostra comunità ha scelto come titolo della sua chiesa, parla a ciascuno di Maria, venerata Madre del Figlio di Dio e insieme Madre di ciascuno di noi. Per riguardo ai meriti del Figlio, ella è stata "piena di grazia" dal primo momento del suo concepimento: Immacolata Concezione e, come Madre del Risorto, ha svolto una funzione di particolare testimonianza della sua risurrezione. Unita alla santissima Trinità con l'anima e con il corpo in cielo, Maria non cessa di avere cura di noi come suoi figli: come figli e figlie adottivi di Gesù Cristo.

La sua Assunzione in cielo ci parla ugualmente di questa destinazione alla vita eterna gloriosa, che in Gesù Cristo viene partecipata da ciascuno di noi. In questo modo Maria assunta in cielo è un'ispirazione incessante per tutti noi "esuli figli di Eva", a orientare le vie dei nostri cuori verso Dio. E il cuore dell'uomo è inquieto finché non riposa in Dio, come dice sant'Agostino ("Confessioni", I,1).


2. La lettura del Vangelo secondo Marco ci mostra Gesù Cristo in preghiera: "Al mattino si alzo quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritiro in un luogo deserto e là pregava" (Mc 1,35). Spesso faceva così, ne testimoniano tutti gli evangelisti. Spesso trascorreva notti intere in preghiera. E quale fosse la sua preghiera è difficile veramente esprimere. forse conosciamo meglio la preghiera nel Getsemani, e poi le ultime parole di Cristo sulla croce. Che cosa era la preghiera di colui, che anche come uomo era vero Figlio di Dio: il Verbo della stessa sostanza del Padre? Certamente non ci fu mai nessuno nella storia dell'uomo sulla terra, che abbia pregato così come Cristo. Nessuno! Nessuno che così come lui si unisce al Padre nello Spirito Santo in preghiera. Questa preghiera rimane un mistero della fede, radicata nel modo più stretto nel mistero dell'incarnazione e della redenzione. La preghiera di Gesù Cristo continua a svolgersi nella sua Chiesa. Egli stesso prega per tutti noi che siamo diventati, mediante l'incarnazione, suoi fratelli e sorelle. Prega pure in noi. E prega con noi.


3. Si sa che gli apostoli, i quali più di una volta furono testimoni indiretti della preghiera del Maestro e dei suoi colloqui con il Padre ("Abbà"), gli domandarono: "Signore, insegnaci a pregare" (Lc 11,1). E Gesù ha insegnato agli apostoli - e mediante loro a tutta la Chiesa e all'umanità - la sua preghiera: "Padre nostro".

La sua preghiera è diventata nostra, come il suo Padre è diventato "nostro" Padre. In questa preghiera è racchiuso tutto ciò che è essenziale per la nostra comunione con Dio e col prossimo, e che è più importante per la salvezza del mondo. In qualsiasi modo preghiamo, quali che siano le parole che adopriamo rivolgendoci a Dio e conversando con lui devotamente, ognuna di queste preghiere viene radicata, in un certo senso, nella preghiera del Signore, nel "Padre nostro", e da questa preghiera scaturisce.

A ciò si riferisce in modo particolare il paragone della vite e dei tralci; pregando, siamo come tralci innestati in Gesù Cristo e nella sua preghiera e in questo modo la nostra preghiera "porta frutto" (cfr. Jn 15,2). E, al tempo stesso, essa è sempre una voce del cuore umano: di quel cuore che è inquieto finché non riposa in Dio. In questo modo anche sull'orizzonte della nostra preghiera appare il mistero dell'Assunzione in cielo di Maria: il culmine dell'elevazione dello spirito umano verso Dio e dell'unione con lui.


4. Che cosa dunque è la parrocchia? Che cosa è la vostra parrocchia dedicata all'Assunzione? E', prima di tutto, una comunità di preghiera. Ed è tale, non soltanto quando, riuniti in chiesa, pregate insieme, specie nel corso della liturgia o della santa messa, ma anche quando pregate nelle vostre case, in famiglia, nei luoghi di lavoro e anche durante il riposo fuori casa, dovunque...

Occorre che preghiate nei diversi luoghi e in diversi modi: "E' necessario pregare sempre, senza stancarsi" (cfr. Lc 18,1), come dice il signore Gesù.

E' molto importante la preghiera nella comunità familiare: la preghiera dei genitori coi figli, la preghiera comune dei coniugi, e prima ancora la preghiera dei fidanzati. Soprattutto mediante la preghiera, la famiglia si trasforma in "Chiesa domestica", che gli antichi scrittori cristiani chiamavano appunto "ecclesiola", piccola chiesa. Ma non soltanto la famiglia. Ogni uomo.

Ogni cristiano è, secondo le parole dell'apostolo, "tempio di Dio", e perciò la questione-chiave è: che ogni uomo preghi..., che non si allontani dalla preghiera, che non si lasci mai vincere dalla tentazione di non pregare, dalla pigrizia spirituale..., che ritorni alla preghiera, anche a costo dei più grandi sforzi. Proprio così: è la questione-chiave che la nostra vita cristiana, per la vita umana.

E la preghiera è anche la fondamentale dimensione della parrocchia. La parrocchia è prima di tutto comunità di coloro che pregano. E pure - e deve essere - una scuola di preghiera.

Tutta la ricchezza delle sue forme e delle sue consuetudini deve svilupparsi in essa. I parrocchiani devono conoscere la preghiera orale, la preghiera cantata - secondo le loro possibilità - devono poter gustare la preghiera mentale, la preghiera interiore.


5. La preghiera è anche il primo e fondamentale apostolato della comunità cristiana, apostolato della preghiera e apostolato della parrocchia mediante la preghiera. E da ciò nasce pure tutta l'evangelizzazione della parrocchia: la responsabilità per il Vangelo, della quale parla oggi, nella Lettera ai Corinzi, san Paolo: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" (1Co 9,16).

Mediante la preghiera, inoltre, mediante l'ardente preghiera, un cristiano, un sacerdote, una persona consacrata, un laico può, come l'apostolo delle genti "farsi tutto a tutti" (1Co 9,22). Senza preghiera ci si inaridisce interiormente, ci si chiude negli oscuri limiti del proprio "egoismo" o egocentrismo, "si perde la propria anima" non si conquista altri alla salvezza, per il regno di Dio, per il bene, per la pace, per la giustizia e per l'amore.


6. Gesù che prega è quegli stesso che prende su di sé le nostre debolezze, fa proprie le nostre malattie, e "risana i cuori affranti" (Ps 146,3).

Le letture dell'odierna liturgia, in particolare la prima, dal libro di Giobbe, e il salmo responsoriale ci inducono a riflettere molto sulla sofferenza: sulla molteplice sofferenza umana.

"Non ha forse un duro lavoro l'uomo sulla terra?" (Gb 7,1) domanda Giobbe allorché questa fatica e questa lotta sembrano ormai essere una sconfitta totale e una disfatta. Tuttavia, proprio allora - nella sofferenza, nella prova - quella "buona battaglia" ricomincia, e la sua prima arma diventa di nuovo la preghiera. Essa ci permette di conseguire la vittoria spirituale, ci insegna infatti dall'intimo la potenza redentrice della sofferenza in unione con Cristo crocifisso, uomo dei dolori.

Questa è ancora la dimensione fondamentale della vita e dell'apostolato della comunità parrocchiale. La potenza di Dio, infatti, si dimostra in modo particolare nella debolezza e proprio di questa potenza hanno bisogno non soltanto la parrocchia, ma anche la Chiesa intera e tutto il mondo.


7. Cari fratelli e sorelle della parrocchia dell'Assunzione, accogliete questa parola del vostro Vescovo, nata dalla fede e dall'esperienza cristiana.

Desidero utilizzare questa visita per condividere con voi questa verità: la più semplice e al tempo stesso la più importante. So come la vostra parrocchia - insieme con tanti altri ambienti ecclesiali - ha sofferto qualche crisi in conseguenza di un malinteso senso di rinnovamento. Ma lo Spirito del Signore, che non abbandona la sua Chiesa, ci fa oggi intravedere nuovi segni di speranza, che ci mostrano gli autentici risultati del Concilio e la via del vero rinnovamento.

Rimangono ancora fenomeni di incertezza, ma non bisogna scoraggiarsi. Non dobbiamo spaventarci della nostra debolezza, quando vogliamo compiere sinceramente la volontà di Dio, perché allora sappiamo che egli è con noi.

So, in modo particolare, della rifioritura, nella vostra parrocchia, dell'amore alla preghiera, specie tra i giovani. E' un'ottima cosa. E risponde pienamente a quanto ho appena detto sull'importanza della preghiera nella comunità parrocchiale, nei suoi gruppi, nelle sue famiglie, nelle singole persone. Andate avanti così. La preghiera umile, sincera e fervorosa, personale e comunitaria, nella religiosa osservanza delle norme ecclesiali sulla liturgia, è il germe di ogni grande iniziativa di carità, il principio di ogni autentico rinnovamento spirituale, la difesa contro ogni pericolo per le nostre anime. La preghiera è l'anima della parrocchia.


8. Desidero ora salutare cordialmente tutti i presenti: il cardinale vicario, il parroco col presbiterio, le religiose, il consiglio pastorale, i vari gruppi parrocchiali, le famiglie, gli anziani, i giovani, i fanciulli, tutti. Portate il saluto e la benedizione del Papa anche a coloro che, per vari motivi, non hanno potuto venire, soprattutto ai malati. Dite a questi ultimi che il Papa conta molto sulle loro preghiere.

Affido la vostra parrocchia alla materna protezione della Vergine santissima: guardiamo con occhio di fede al mistero dell'Assunzione della Genitrice di Dio.

In questo mistero Maria raggiunge la pienezza assoluta della preghiera, il culmine dell'unione con Dio. Con la sua presenza spirituale tra tutti coloro che appartengono alla parrocchia a lei dedicata, diventi un continuo ricordo e incoraggiamento alla preghiera.

"E' necessario pregare sempre, senza stancarsi" (Lc 18,1). La preghiera è una via. Su questa via si compie la terrena e soprattutto la definitiva vocazione dell'uomo, perché la nostra anima è inquieta finché non riposa in Dio.

[Incontro con i vari gruppi. Ai bambini:] Adesso facciamo un po' di geografia. La settimana scorsa, dieci giorni fa, io mi trovavo in una città che si chiama Lima. Dov'è questa città? Dove?... Si, nel Perù, bravi. Due settimane fa, domenica, mi trovavo a Caracas. Dov'è questa città? In Venezuela. Bravi, vedo che con la geografia tutto va bene. Si, ho visitato tre Paesi dopo il Venezuela: l'Ecuador, il Perù, e poi alla fine, tornando, Trinidad. In quale lingua ho dovuto parlare là?... Si, bravi, in spagnolo, soprattutto spagnolo; a Trinidad invece in inglese. Durante questo viaggio ho incontrato molti ragazzi, bambini, molti bambini, come voi; giovani, molti giovani. Ma naturalmente sono state visite brevi. Il programma era sempre molto intenso. Adesso, tre giorni fa, sono ritornato a Roma per venire, questa domenica, in una parrocchia romana, la vostra, che costituisce una parte della Chiesa di Roma, della diocesi di Roma. Adesso io vorrei domandarvi perché il Vescovo di Roma fa questi viaggi? Venezuela, Perù, Ecuador... Perché? ["Per portare la pace... per conoscere tutti gli uomini... per far conoscere Gesù in tutto il mondo", sono state alcune delle risposte gridate dai bambini]. Si, tutte le vostre risposte sono giuste, sono buone ma devono essere ancora completate. Io faccio queste visite perché i miei fratelli, i vescovi, mi invitano. E mi invitano perché il Vescovo di Roma ha una responsabilità speciale nella Chiesa universale. In tutte le Chiese che costituiscono la Chiesa cattolica il Vescovo di Roma ha una responsabilità essendo successore di san Pietro. Come Pietro apostolo aveva questa responsabilità fra i dodici apostoli, così anche il Vescovo di Roma, suo successore, ha una sua responsabilità speciale tra i vescovi. Ecco, molto brevemente, abbiamo fatto un po' di geografia e soprattutto abbiamo fatto un po' di ecclesiologia.

Che cosa è l'ecclesiologia? E' quella parte della teologia che tratta della Chiesa. Quando noi facciamo la nostra confessione di fede, diciamo anche, "Credo nella Chiesa una santa cattolica e apostolica"; è questa una parte della teologia che interessa la Chiesa. Certo, quando io vado via, lascio la Chiesa di Roma. Ma nella Chiesa di Roma c'è il cardinale vicario, voi lo conoscete bene, è qui accanto a me. E' lui che si occupa della Chiesa di Roma, della diocesi di Roma. E' il mio più vicino collaboratore. Potrei dirvi che il cardinale vicario conosce molto meglio di me la nostra diocesi. Una conoscenza di cui anch'io partecipo nel prendermi carico della responsabilità specifica, fondamentalmente della diocesi di Roma.

Voglio congratularmi con voi, perché vedendovi e salutandovi ho constatato che siete tutti cristiani, siete battezzati; molti di voi, come il bambino che mi ha parlato, si preparano alla prima Comunione. Tanti altri si preparano invece a ricevere il sacramento della Cresima. Questi tre sacramenti, Battesimo, Comunione e Cresima, si ricevono specialmente nell'età giovanile, nella vostra età, e si chiamano sacramenti dell'iniziazione cristiana. Ciò vuol dire che mediante questi sacramenti un bambino, un ragazzo, un giovane, un uomo, viene introdotto nei grandi misteri della fede, misteri rivelati da Dio, rivelati soprattutto da Gesù Cristo e insegnati sistematicamente dalla Chiesa. Questi misteri, queste verità non sono solamente da conoscere ma sono da vivere.

Iniziazione vuol dire infatti imparare a vivere le realtà della nostra fede, i misteri della nostra fede. Vivere le realtà della nostra fede vuol dire vivere la vita divina che Dio Padre ci ha offerto in Gesù Cristo. Per questo è molto importante il periodo in cui vi preparate, già come battezzati, alla prima Comunione, alla Cresima. E' molto importante, fondamentale. Naturalmente lo si fa nell'età giovanile. Ma anche nell'età adulta si deve continuare ad approfondire la conoscenza delle verità della vita cristiana, e continuare sempre la partecipazione alla vita sacramentale, alla vita soprannaturale. E non solamente questo devono fare gli adulti come i vostri genitori, i catechisti, i sacerdoti; loro devono anche aiutare i piccoli e anche i loro coetanei ad andare avanti nella fede. così vive la Chiesa. così vive la Chiesa in Europa, così vive in Ecuador, in Venezuela, in Perù, in Trinidad. E così vive a Roma che è centro di tutta la Chiesa universale cattolica.

Adesso voglio offrirvi, insieme con il cardinale vicario e con i vescovi qui presenti, una benedizione a voi, alle vostre famiglie e a tutti coloro che collaborano all'iniziazione cristiana dei giovani di questa parrocchia.

[A i gruppi di impegno laicale:] Siate il lievito della massa, il lievito che fa crescere cristianamente questa grande massa di persone che vive nella vostra parrocchia. A tutti i gruppi voglio rivolgere la mia parola di augurio, perché siano gruppi fruttuosi. Auguro abbondanti frutti della preghiera e del vostro apostolato specifico. Vi auguro di esser lievito nella massa. La vostra parrocchia è una massa abbastanza considerevole con le sue ventimila persone. E allora ci vuole molto lievito. Vi auguro di far crescere cristianamente questa massa in una Chiesa viva. Auguro tutto il bene alle vostre famiglie e alle vostre persone.

[Ai catechisti:] Voi svolgete un lavoro fondamentale per la vita della Chiesa, perché nell'evangelizzazione la catechesi è sempre il primo compito. Ha naturalmente diverse dimensioni: è catechesi missionaria e catechesi della Chiesa già fondata, già radicata nella sua sostanza ecclesiologica e sacramentale. così è la Chiesa di Roma dopo duemila anni. Dovrebbe essere così. Ma la Chiesa ha sempre bisogno della catechesi e ha bisogno di tanti catechisti, non solamente catechisti sacerdoti, suore, ma catechisti laici. Vedo che a Roma ci sono molti catechisti laici e ringrazio il Signore per questo dono, per il dono dei catechisti volontari, che vogliono non solo imparare la parola di Dio, la Sacra Scrittura, il magistero della Chiesa, ma vogliono anche trasmettere tutto questo, introdurre a questo i giovani soprattutto quando si preparano a ricevere i sacramenti. Mi sento legato personalmente con tutti voi perché l'opera della catechesi nella diocesi è opera principalmente del vescovo. Tutti coloro che la svolgono lo fanno insieme con lui, i sacerdoti, i parroci, ma soprattutto insieme con il vescovo. Vi ringrazio per questo vostro impegno volontario e vi auguro che la parola di Dio fruttifichi in voi stessi e poi negli altri, in questi giovani che vi sono affidati. Vi auguro di trovare in questa parola di Dio una grande luce. E' sempre meglio camminare nella luce che al buio. Voi siete dei privilegiati. Ringraziate il Signore per avervi indicato la via per trovare la luce, per portare la luce.

Molti vivono nel buio. Voi siete dei privilegiati. Ringraziate il Signore.

[Alle religiose:] Voi siete le persone consacrate e portate nel vostro cuore un segno specifico della predilezione del Signore; la vostra consacrazione infatti è frutto della sua consacrazione. Lui che si è consacrato per la salvezza del mondo porta i frutti della sua consacrazione nei cuori delle diverse persone.

Siete voi che facendo apostolato dovete portare questi frutti come un tesoro prezioso per la vostra santificazione e per la santificazione degli altri.

Benedico ciascuna di voi, le vostre famiglie religiose; benedico i campi dell'apostolato affidato alle vostre congregazioni, qui in questa parrocchia e in tutte le parti del mondo.

[Al consiglio pastorale:] Vi ringrazio molto per questa introduzione e per questa analisi molto adeguata su quello che è il consiglio pastorale nella parrocchia, che è la cellula fondamentale, organica della Chiesa locale e di quella universale. In questo stesso concetto c'è certamente una novità, un frutto dell'ecclesiologia del Vaticano II, attraverso la quale si devono leggere la realtà e i compiti dei consigli pastorali. Il Vaticano II sottolinea molto, nella fede di ogni cristiano, la dimensione comunitaria e la dimensione missionaria. La Chiesa è missionaria. Naturalmente la Chiesa è composta da persone, ognuna delle quali ha la sua fede che è grazia e che è anche risposta alla grazia, anzi la risposta è la grazia. Ma a questa dimensione personale, interiore, della fede viene affiancato nel magistero del Vaticano II l'aspetto comunitario e missionario. così tutti i cristiani sono chiamati a partecipare alla missione della Chiesa. Non solamente a sentirsi membri della Chiesa, ma a partecipare alla sua missione. Naturalmente, questo deve essere concretizzato in una dimensione organica, vuol dire nella parrocchia. Si deve partecipare insieme con i pastori.

Allora i laici hanno un ruolo più attivo. Non sono più "la Chiesa passiva", ma sono anche loro la Chiesa che porta le sue osservazioni, le sue esperienze, che porta la maturità specifica della propria fede e la porta nell'insieme della vita parrocchiale per far sviluppare questa cellula organica della Chiesa che è la parrocchia.

Così voi tutti, carissimi fratelli e sorelle, siete coinvolti, ciascuno a proprio modo e tutti in modo comunitario, in quella che è la vostra parrocchia.

Siete in un certo senso specialmente responsabili della vostra parrocchia, corresponsabili insieme con noi vescovi, con i sacerdoti, con il vostro parroco.

Questa coscienza di essere corresponsabili naturalmente arricchisce molto la nostra fede, la rende più responsabile. Noi vediamo questa fede non solamente in modo privato, ma come inserimento nel corpo mistico di Cristo, per farlo crescere tramite gli altri che ci sono accanto e che sono anche loro membri dello stesso corpo mistico. Vi ringrazio per questo vostro inserimento nella parrocchia, per questo vostro impegno molto specifico, responsabile. Vi auguro un frutto specifico di questa vostra missione: dare buoni consigli. I buoni consigli sono molto importanti per ogni attività umana, specialmente per un'attività di tipo pastorale, spirituale come quella della parrocchia. Vi auguro di trovare un approfondimento della vostra fede personale, un avvicinamento a Cristo, una partecipazione a quella novità che dopo il Concilio è diventata la Chiesa per gli stessi cristiani. Auguro anche alla parrocchia i buoni frutti della collaborazione, della corresponsabilità di questo consiglio pastorale.

[Al comitato di quartiere:] Formate un gruppo molto interessante e ben corrispondente a quello che è l'indirizzo del Vaticano II, perché il concilio, nel suo insieme, ha contemplato la Chiesa in se stessa, nel suo mistero, nella sua struttura gerarchica, nelle diverse dimensioni del popolo di Dio; poi, in un altro documento, la "Gaudium et Spes", ha contemplato la Chiesa e il mondo. Quel mondo qui si chiama quartiere, che è il mondo in cui vive la vostra parrocchia dell'Assunzione. Penso che le iniziative e le attività che sono state presentate possono essere modeste ma sono significative. Vi auguro di continuare e sviluppare questa esperienza apostolica, così come è necessario continuare l'esperienza del consiglio pastorale che corrisponde più alla Chiesa in se stessa, alla parrocchia come tale. Qui è il legame tra la parrocchia e il quartiere. In un certo senso si può dire che questo quartiere è parrocchia. D'altra parte, sappiamo bene che non è pienamente così, che il quartiere è un po' fuori della parrocchia o non è pienamente nella parrocchia. Certamente sono diversi i problemi che toccano più il quartiere che la parrocchia e un'apertura della parrocchia verso il quartiere è molto auspicabile. Vi auguro di continuare.

[Ai vigili urbani:] Non mi era mai capitato di incontrarmi con i vigili urbani durante le mie visite alle parrocchie romane, anche se ci siamo visti in tante altre circostanze come ad esempio in occasione della festa dell'Immacolata a Piazza di Spagna. La vostra presenza, qui, mi fa pensare alla parola di Cristo: "Vigilate", che si adatta senz'altro a voi. Ma Cristo ha aggiunto un'altra parola: "Vigilate et orate". Vi auguro che anche questa seconda parola trovi spazio e attuazione nella vostra vita, in quella delle vostre famiglie. Si deve riconoscere, io personalmente riconosco, grande importanza al vostro servizio sociale. Per questo vi ringrazio e vi benedico.

[Ai giovani:] Carissimi, voglio, prima di tutto, ringraziarvi per la vostra presenza in questa parrocchia che si fa visibile e sensibile. Si può sentire la vostra presenza. Durante la messa c'era un forte vento, ma anche con questo vento si potevano sentire la vostra presenza e la vostra resistenza nel pregare e nel cantare. Due punti sono molto forti, la preghiera e il canto, che vanno insieme. Vi voglio poi ringraziare per l'accoglienza; per i gruppi artistici, specie per i cori. So che ce n'è uno che canta alla messa delle undici e un altro che canta a quella delle dodici. Ora, vorrei parlarvi del legame con quei giovani che ho incontrato durante la mia visita apostolica in America Latina.

Ho incontrato migliaia di giovani dappertutto, in tutte le strade, durante tutte le celebrazioni, anche in incontri specifici: uno con i venezuelani a Caracas, un altro a Quito con gli ecuadoriani, poi a Guayaquil dove c'era un gruppo giovanile specialmente dedicato alla Madonna, e poi un grandissimo gruppo, si parlava di due milioni di giovani, a Lima, in Perù. Voglio salutare, da parte di quei giovani, tutti voi, giovani di Roma, così come dappertutto ho portato il saluto dei romani, della Chiesa di Roma. Ho portato il vostro saluto a quelle Chiese che ho visitato, a quelle popolazioni, a quel popolo di Dio, dove c'erano sempre giovani.

Vi ringrazio molto delle parole del vostro collega che ha illustrato molto bene il ruolo dei giovani in questa parrocchia e le loro aspettative. Ha parlato dei diversi gruppi che ho potuto così conoscere, anche perché li incontro in diverse parrocchie. Apprezzo molto le loro attività, come per esempio quella dei gruppi scout e quella dei vari movimenti e associazioni giovanili. Apprezzo specialmente i gruppi che si preparano alla vita sacramentale. Il vostro parroco ha più volte sottolineato il gruppo post-Cresima. Io vorrei aggiungere che questo momento nella vita dei giovani è importante, perché si deve riflettere sull'importanza della Cresima. Se il Battesimo dato a noi cristiani ci fa vivere nella figliolanza divina, ci fa figli di Dio in Cristo e ci fa cristiani fin dal momento della prima infanzia, quando ancora non si ha coscienza di se stessi, la Cresima fa di noi dei cristiani ma con una caratteristica più specifica. Fa di noi dei testimoni di Cristo. Lo specifico della Cresima è proprio quello di farci dare testimonianza di Cristo. così come Cristo diceva ai suoi discepoli: sarete la mia testimonianza; sarete miei testimoni dappertutto, in Gerusalemme, nella Samaria, fino ai confini del mondo. Ecco, questa è la caratteristica della vostra età. Voi siete già maturi, sacramentalmente maturi, dovete fare di tutto per essere maturi, cioè testimoni.

Ho potuto vedere che qui, in questa parrocchia, voi siete veramente testimoni di Cristo. La vostra testimonianza dà vita a questa comunità parrocchiale. Ma ci sono tanti problemi della vita personale, della vita familiare, della vita sociale, della vita professionale. Voi vi trovate dinanzi a diverse scelte per il futuro della vostra vita. E' importante che queste scelte siano penetrate dallo spirito della testimonianza data a Cristo, dallo spirito della Cresima. Con la Cresima noi riceviamo lo Spirito Santo, in un senso molto specifico, come gli apostoli l'hanno ricevuto nel Cenacolo il giorno della Pentecoste. Anche voi avete ricevuto con la Cresima lo Spirito Santo per essere come gli apostoli testimoni di Cristo. Questo è il programma, il programma globale. All'interno di questo programma dovete trovare il cammino personale di ciascuna e ciascuno di voi. Naturalmente, per essere testimoni di Cristo ci vuole una convinzione profonda, ci vuole una fede solida, ci vuole una coerenza tra la fede e il comportamento etico. Questo e importante. Noi diamo testimonianza a Cristo tramite il nostro comportamento, il nostro modo di vivere, di agire, di operare. Ci vuole coerenza. Questa coerenza dei cristiani è la forza della Chiesa, è la forza della società. La società guarda verso i cristiani. Vediamo sempre di più che la società italiana guarda verso i cristiani, guarda verso la Chiesa.

Dipende molto dalla coerenza dei giovani cristiani, come la Chiesa potrà servire, oggi e nel futuro, per il bene della comunità italiana come di tutto il mondo.

Ecco, io vi auguro di essere testimoni di Cristo e di essere coerenti in voi stessi, nella vostra fede, nel vostro comportamento, per essere testimoni di Cristo. Questo vi darà gioia. Essere cristiano è una gioia. Cristo lo ha detto agli apostoli più volte. Più volte ha detto che egli darà la pace e la gioia ai suoi discepoli, ai suoi fedeli, e questa promessa di Cristo si compie dappertutto, in ciascuno di noi. Vi auguro anche di possedere questa gioia che è propria dei cristiani, dei discepoli di Cristo, dei testimoni di Cristo.

Data: 1985-02-10 Data estesa: Domenica 10 Febbraio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Omelia durante la Messa - Port of Spain (Trinidad-Tobago)