GPII 1985 Insegnamenti - Alla messa per i fedeli delle Fiandre - Gand (Belgio)

Alla messa per i fedeli delle Fiandre - Gand (Belgio)

Titolo: Domandiamola forza di saper sempre dare conto della fede




1. "Lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza" (Jn 15,26).

Cari fratelli e sorelle, il Signore Gesù ha pronunciato queste parole alla vigilia della sua passione. Si rivolgeva agli apostoli riuniti nel Cenacolo, nel quale si era appena svolta l'ultima cena, con l'istituzione dell'Eucaristia.

Queste parole sono scritte nel Vangelo secondo Giovanni. Gesù prepara i suoi apostoli alla sua "partenza", cioè alla sua morte sulla croce, poi all'ascensione.

E' nella prospettiva di questa partenza ch'egli annuncia loro "un altro Consolatore" (Jn 14,16).

E' una grande promessa sulla quale si appoggia ogni momento la Chiesa.

Cristo dice: "Io preghero il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità" (Lv 14,16-17). "Egli mi renderà testimonianza".


2. Queste parole acquistano particolare attualità nella liturgia di questi giorni.

La Chiesa, dopo l'ascensione del Signore, ritorna in un certo senso, nel Cenacolo.

E' infatti li che si sono riuniti gli apostoli con Maria, la Madre del Signore risuscitato, per aspettare, nella preghiera, l'arrivo del Consolatore, lo Spirito di verità.

Si, in questi giorni che seguono l'ascensione, la Chiesa cerca di ritrovarsi in modo particolare nel Cenacolo, preparandosi, nella preghiera, alla Pentecoste, alla discesa dello Spirito Santo. Quel giorno si è compiuta la grande promessa del Maestro: lo Spirito di verità che procede dal Padre ha reso testimonianza a Cristo risuscitato. L'ha fatto in modo tale che gli stessi apostoli sono diventati testimoni del Redentore risuscitato. Nell'ora dell'addio, Gesù l'aveva annunciato, con le parole: "E anche voi mi renderete testimonianza, perché siete con me fin dal principio" (Jn 15,27).

Ed ecco che si sono messi a rendere testimonianza, questi uomini che, prima, erano stati colti dalla paura. Non avevano coraggio. Sotto il soffio dello Spirito, sono divenuti intrepidi testimoni della verità dinanzi agli ebrei di Gerusalemme e dinanzi agli abitanti delle diverse parti del mondo di allora. così è nata la Chiesa. Essa è nata dalla testimonianza degli uomini che hanno ricevuto e accolto lo Spirito Santo.


3. E' così che la Chiesa non ha mai cessato di nascere nel corso della storia. E' così che essa è nata nell'anima dell'etiope di cui parla oggi la prima lettura tratta dagli Atti degli apostoli. La Chiesa è nata nello stesso momento della fede in Cristo crocifisso e risorto, e questo sotto l'influsso della testimonianza del diacono Filippo: aveva appena finito di spiegare a questo funzionario della corte della regina di Etiopia il senso esatto delle parole del profeta Isaia su Cristo.


4. E' così che è nata la Chiesa, nei tempi segnati dalla storia, nella prima generazione degli abitanti della vostra terra che hanno ricevuto il Battesimo, poi nelle generazioni successive. Rendendo grazie a Dio, ricordiamo l'opera missionaria di sant'Amand, nel settimo secolo, in questo punto di confluenza della Leie e della Schelda, in cui ben presto sorsero le due celebri abbazie di San Bavone e di San Pietro. La città di Gand si sviluppo, tenacemente attaccata alla fede cristiana, sia nelle ore di gloria che nelle prove che conobbe questa fiera città fiamminga. Saluto cordialmente oggi il popolo cristiano delle Fiandre orientali e quelli delle altre province fiamminghe convenuti per questa Eucaristia. Per la vostra fedeltà allo Spirito Santo che avete accolto, per il vostro radicamento nella Chiesa cattolica, voi siete una parte scelta della Chiesa universale, che il Signore mi ha incaricato di rafforzare nella fede, in unione coi vostri vescovi.


5. Eccovi dunque qui riuniti, voi che costituite l'attuale generazione dei discepoli di Cristo su questa terra belga. Valgono anche per voi le parole pronunciate dal Signore alla vigilia della Pentecoste: "Io preghero il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore... lo Spirito di verità... egli mi renderà testimonianza, e anche voi mi renderete testimonianza" (Jn 14,16-17 Jn 15,26-27).

Queste parole si applicano in modo molto particolare a voi, poiché mi rivolgo ai giovani cresimati, ai loro genitori, padrini, madrine e catechisti, a tutti coloro che li accompagnano. Il sacramento della Cresima conferisce a tutti i battezzati, in modo nuovo, lo Spirito Santo, affinché essi possano, in tutta la loro vita, rendere testimonianza a Cristo.


6. Cari giovani, voi che avete ricevuto il sacramento della Cresima da pochissimo o in questi ultimi anni, e voi che state per riceverla, prendete bene coscienza di questo dono di Dio. Ciascuno di voi intende allora queste parole del vescovo: "Ricevi il segno dello Spirito Santo, il dono di Dio".

La fede è già nata in voi, allo stato germinale, di capacità sovrannaturale, sotto il soffio dello Spirito di verità, contemporaneamente al sacramento del Battesimo. Attraverso questo Battesimo, Dio vi ha testimoniato il suo amore, un amore gratuito che assume sempre l'iniziativa. Circondati dai vostri genitori e dalla comunità, che proclamavano a vostro nome la fede nella Chiesa, voi siete stati accolti nella famiglia dei figli di Dio, incorporati in Cristo.

Rigenerati dall'acqua e dallo Spirito Santo, siete divenuti partecipi della morte salvifica di Cristo - siete stati immersi, sepolti in essa, come dice san Paolo - per partecipare alla sua risurrezione (cfr. Rm 6,3-4). Un legame spirituale profondo si è allora creato con Dio, lasciando in ciascuno di voi un marchio indelebile: il carattere di Figlio di Dio.

Nella vostra Cresima, questo carattere è arricchito dal marchio di discepolo di Cristo. E il discepolo è chiamato a rendere testimonianza come gli apostoli, è fortificato dallo Spirito Santo che ha ricevuto in modo nuovo, ancor più profondo. Assumete allora voi stessi quella fede e quell'impegno pronunciati dai vostri genitori, padrini e madrine. Dinanzi al vescovo, successore degli apostoli, o al suo rappresentante, alla presenza della comunità ecclesiale, voi proclamate ad alta voce: "Si, io credo; io voglio seguire Cristo". E il Signore accoglie e suggella la vostra fede. Il vescovo vi impone le mani: è allora che il Signore prende possesso di voi, che vi protegge con le sue mani, che vi guida e vi invia in missione, come se dicesse: "Non aver paura, io sono con te".

Poi, con il sacro crisma profumato, il vescovo vi unge nel nome di Gesù Cristo. E' il Cristo - il cui nome significa unto - colui che per primo ha potuto riconoscersi in questa profezia d'Isaia: "Lo Spirito del Signore è sopra di me: per questo mi ha consacrato con l'unzione" (Lc 4,18). Attraverso la Cresima voi siete, cari amici, consacrati al Signore, il cui Spirito penetra nella vostra anima, come l'olio santo sulla fronte, affinché siate suoi discepoli, a sua immagine, e collaboriate con lui ciascun giorno della vostra vita, diffondendo in un certo senso il suo profumo, come il balsamo contenuto nel sacro crisma.

E' a forma di croce che il vescovo traccia un segno sulla vostra fronte, il segno della fedeltà di Gesù a suo Padre, il segno del suo sacrificio offerto con amore, per la salvezza degli uomini. Voi porterete, anche voi, la vostra croce con Cristo. "Ricevi il segno dello Spirito Santo, il dono di Dio". Possiate voi, cari cresimati, rendere grazie a Dio di questo dono stupendo, senza mai stancarvi, perché questo dono "dimora presso di voi" (Jn 14,17).

"Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto prodigi. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo... Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate con canti di gioia" (Ps 97,1 Ps 97,4).

Vivete ora come il giorno della Pentecoste. Non lasciate mai spegnere lo Spirito Santo! Dategli in voi tutte le possibilità. Cooperate con lui, che vi riempie della pienezza dei suoi doni. Dotati dello Spirito di verità, dite di si a tutto ciò che vi è di vero, di buono, di bello, di giusto, di puro, di nobile, a tutto ciò che è degno d'essere amato. Come nel caso degli apostoli, che la sua luce illumini la vostra fede, che il suo fuoco renda ardente il vostro attaccamento a Cristo, che il suo soffio vi spinga a testimoniare lui, ovunque vi condurrà la vita! La Cresima è il sacramento dei credenti che diventano adulti nella fede, che assumono il loro ruolo attivo nella Chiesa. Il Signore conta su voi tutti per diffondere il messaggio del Vangelo. E la Chiesa sa già che un certo numero di voi è chiamato a consacrare tutta la propria vita al Signore, nella vita sacerdotale o religiosa.


7. E voi, genitori, padrini e madrine di Battesimo e di Cresima, siate benedetti per tutto ciò che avete fatto e farete per questi giovani. E' senza dubbio grazie alla vostra fede e al vostro esempio che questi giovani sono giunti a questa tappa della loro vita cristiana. Ora essi possono e vogliono camminare liberi, al seguito di Gesù. Pur rispettando questa necessaria maturazione della loro personalità, non abbandonateli. Il vostro dialogo fiducioso, la vostra testimonianza sono loro più che mai indispensabili. Aiutateli a scoprire la loro vocazione e a rispondervi.

Quanto a voi, sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, catechisti e insegnanti laici, adulti, che vi consacrate alla catechesi di questi giovani: il vostro ruolo è stato altrettanto capitale, e tale rimane. Dio vi affida questi giovani. Accompagnateli, con tutto il vostro affetto, con una grande pazienza, senza smettere di porre loro davanti gli appelli di Gesù, come il giovane del Vangelo. Possano essi con voi rendere più profonda la loro fede ancora fragile, intensificare la vita di preghiera, inserirsi in una comunità ecclesiale viva, impegnarsi nei compiti che li attendono nella Chiesa e nella società. In questa tappa decisiva della loro vita, in un mondo che può disorientarli per la diversità delle opzioni o per la secolarizzazione, questi giovani hanno bisogno di maestri, di testimoni, di amici. Io so che, in questo Paese, si può contare sulla dedizione di numerosissimi catechisti. Che lo Spirito Santo continui a suscitare e a sostenere questi educatori della gioventù! 8. Ora mi rivolgo a voi tutti, fratelli e sorelle delle Fiandre qui presenti.

Vivete anche voi il vostro Battesimo e la vostra Cresima che vi hanno segnato per tutta la vita. Con Cristo voi potete dire: "Lo Spirito del Signore è sopra di me".

Oggi, che cosa può esso operare in voi? Innanzitutto ravvivare, approfondire, accrescere la fede che è nata in voi. Non accontentatevi di un vago attaccamento sentimentale o abitudinario, che rischia di non resistere, a ogni messa in discussione intellettuale della nostra epoca. Esaudite invece le esigenze dello Spirito che scruta la verità.

Nel passato, il cattolicesimo belga è stato mantenuto vivo da forti tradizioni. Tra le altre ragioni, perché i movimenti socio-culturali sapevano attingere alle fonti della propria fede e illuminare il loro pensiero e il loro impegno di una visione profonda del messaggio cristiano. D'altra parte, in questa regione, la fede semplice della popolazione non ha contribuito alla vitalità della tradizione cristiana meno di quanto abbiano fatto gli sforzi intellettuali. Io vi impegno tutti a trovare o a ritrovare questa fede profonda, questa giovinezza del cuore. Si, oggi dovete prendere rinnovata coscienza dei fondamenti della vostra fede con le sue implicazioni etiche, per portare il vostro contributo originale alla Chiesa e all'edificazione della vostra società.

Allo stesso tempo, domandate allo Spirito Santo la forza di saper dar conto di questa fede. Al di fuori della proclamazione liturgica del credo, vi sono molte occasioni di manifestarla con chiarezza, nel rispetto di coloro che non la condividono, ma forse aspettano, come l'etiope degli Atti, che qualcuno gliela riveli, in modo adatto alla loro strada.

Non rinunciamo mai a testimoniare, per timore o vergogna. In un mondo secolarizzato, chi aiuterà coloro che dubitano o sono tentati dall'indifferenza, se non dei cristiani trasparenti, felici di credere e dotati del coraggio di esprimere la propria fede? Tuttavia la testimonianza della parola è credibile solo se il comportamento quotidiano è coerente con la fede, con tutte le esigenze della fede quali sono ricordate dalla Chiesa.

Ma non facciamoci illusioni. Questa fedeltà suppone una lotta contro le forze del male all'opera in noi e nel mondo. Con la Cresima siamo stati unti per essere fortificati, per lottare con Cristo. Ma più ancora, la fedeltà non ci risparmia rovesci, sofferenza, l'opposizione degli uomini, persino la persecuzione da parte di essi. Attualmente, nella Chiesa, intere comunità cristiane fronteggiano ogni giorno una nuova sorta di martirio. Lo Spirito Santo dà ai discepoli di Gesù la forza di sopportare ciò senza venirne scossi, senza cadere in illeciti compromessi, ma anche senza che ne nascano aggressività o odio. I doni dello Spirito Santo conducono alla pace, al perdono, alla serenità, alla gioia stessa.


9. Cari fratelli e sorelle, è con questa fede profonda e questa forza dello Spirito Santo che siete inviati come testimoni ai Cristo in seno al mondo. La vostra testimonianza è sempre individuale. Ma ha un impatto ancor maggiore se testimoniate insieme: il Signore inviava i suoi discepoli a due a due. Il vostro impegno assume la forma di un duplice servizio. Mira a edificare la Chiesa quando prendete parte attiva in essa, secondo le vostre possibilità e il vostro carisma, affinché vengano svolti i molteplici compiti delle comunità cristiane, in particolare la catechesi, la preghiera, il sostegno reciproco. Esso mira anche a contribuire, secondo lo spirito del Vangelo, al miglioramento della vita della società, affinché la pace progredisca, la giustizia s'instauri, i poveri ritrovino speranza, la vita sia rispettata, l'amore vinca sull'egoismo e sull'odio.

Ricordate le parole di Gesù: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,1 Lc 8 Lc 4,19).


10. Tutta la Chiesa è in stato di missione. Vi sono tra di voi taluni che l'hanno capito meglio di altri, che hanno voluto consacrarvi tutte le proprie forze, lasciando la patria per Paesi lontani. Il popolo fiammingo ha dato migliaia di missionari. E' una grazia per voi, una grazia per la Chiesa universale. Essi sono stati particolarmente sensibili alla consegna lasciata da Gesù il giorno dell'ascensione: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). Sono andati, in Africa, in Asia, in America, in Oceania. Qualcuno oggi è tra di noi, di passaggio in Belgio prima di ripartire in missione, oppure a riposo, dopo aver assolto il proprio duro compito. A tutti i missionari belgi esprimo la gratitudine della Chiesa. Oggi il loro compito è senza dubbio diverso da quello del passato.

Esso comporta un servizio nuovo alle giovani Chiese che hanno acquisito, proprio grazie ai missionari di ieri, la loro personalità, e che grazie alla loro vitalità portano anch'esse il loro contributo originale alla Chiesa universale. Ma lo spirito missionario e il servizio dei missionari, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, sono sempre necessari. La Chiesa non può vivere senza missionari.

D'altra parte essi aiutano questa Chiesa locale in Belgio a non ripiegarsi su se stessa, ad aprirsi ai bisogni dei fratelli e delle sorelle in altri Paesi, a ricevere la loro testimonianza.

Infine essi ricordano a tutti i battezzati e cresimati di questo Paese, giovani e adulti, che hanno qui - nella famiglia, nella scuola, nel quartiere, nell'ambito professionale - un apostolato da svolgere, dal quale dipende la vitalità presente e futura di questa Chiesa.


11. L'opera missionaria non è mai un semplice impegno umano, ancor meno una propaganda indiscreta. E' una testimonianza che rispetta il prossimo, che risveglia in lui l'appello verso il bene, verso la fede. E' innanzitutto una risposta al desiderio del Signore; la prima cosa che ci ha insegnato a chiedere il Padre nostro che è nei cieli, è: "Venga santificato il tuo nome", cioè che esso sia conosciuto, rispettato, adorato, amato, servito. L'opera missionaria inizia con la preghiera. E' anche un'obbedienza all'ordine del Signore: "Mi renderete testimonianza". E' una cooperazione con lo Spirito Santo. Richiede una preparazione spirituale.

ln questi giorni in cui mi è dato visitare la vostra patria, io chiedo a tutti voi, cari fratelli e sorelle, di tornare insieme al Cenacolo: il luogo in cui la Chiesa è stata concepita ed è nata; - il luogo in cui Cristo ha istituito l'Eucaristia; - il luogo in cui gli apostoli, dopo l'ascensione, erano assidui alla preghiera con Maria, mentre aspettavano l'arrivo dello Spirito Santo: che si compisse la grande promessa pasquale.

Rechiamoci li, anche noi! Compiamo un pellegrinaggio, in spirito, alle fonti della nostra fede! Agli inizi della Chiesa! Che Cristo ci accordi di accogliere il giorno di Pentecoste il Consolatore. Possiamo noi accogliere in tutta la nostra vita la nuova forza dalla fede che nasce dal soffio dello Spirito Santo, lo Spirito di verità! Amen!

Data: 1985-05-17 Data estesa: Venerdi 17 Maggio 1985





Il saluto alla popolazione - Mechelen (Belgio)

Titolo: Luogo d'incontro importante per la piena unità dei cristiani

Cari fratelli e sorelle.


1. "Ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace... Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito" (Ep 2,13-14,18).

Con immensa gioia accolgo queste parole dell'apostolo Paolo per scoprire in esse la nostra comune dignità e la responsabilità assegnata a ciascun battezzato: rendere più effettiva la vicinanza stabilita tra noi dal sangue di Cristo. Sono lieto di partecipare a questa celebrazione della parola di Dio, fatta di lode e di supplica, con tutti voi che rappresentate le diverse Chiese e comunioni cristiane del Belgio. Vi saluto tutti con fraternità e rispetto, "voi che siete concittadini dei santi e familiari di Dio" (Ep 2,19). Ci fa bene venire per questi momenti di preghiera in questa cattedrale, simbolo della Chiesa locale di Malines-Bruxelles, e da secoli centro di comunione tra le diverse diocesi che compongono la Chiesa cattolica del vostro Paese. Proprio qui riposa, nell'attesa della risurrezione universale in Cristo, colui che, più di sessant'anni fa, ispiro l'attività ecumenica all'interno della Chiesa cattolica romana: il cardinal Mercier. Con venerazione saluto la sua memoria e rendo grazie al Signore per i progressi che questo generoso servitore della Chiesa ha potuto permettere per ritrovare l'unità, mediante quelle "conversazioni di Malines" che segnano una data nella storia del movimento ecumenico. Ho dunque la gioia di compiere oggi un pellegrinaggio a un luogo significativo del ravvicinamento tra i cristiani.


2. A prima vista, il Belgio sembrava storicamente forse meno preparato a impegnarsi efficacemente nel dialogo ecumenico. Da secoli il cattolicesimo romano ha costituito per maggioranza numerica la sua tradizione religiosa. Una tale situazione avrebbe potuto portare a ridurre al minimo la ricerca di contatti con coloro che non condividono le convinzioni cattoliche. E' dunque una grazia per la Chiesa e per il vostro Paese che il Signore abbia suscitato proprio qui tante valide iniziative per il lavoro dell'unità e abbia trovato collaboratori dinamici per animarle. Accanto al ruolo svolto dalla gerarchia ecclesiastica dopo il cardinal Mercier, e in particolare nel quadro del Concilio Vaticano II, mi piace ricordare la parte che hanno avuto le comunità religiose sia sul piano dell'ecumenismo spirituale che della ricerca dottrinale. In prima linea, in questo campo, vi è noto il contributo particolare del monastero di Amay-Chevetogne e l'impulso profetico che doveva dargli dom Lambert Beauduin. Con la loro competenza scientifica, con la loro penetrazione dello sviluppo storico, con il loro amore alla Chiesa e la loro capacità di dialogo, i teologi belgi hanno operato a diversi livelli al servizio dell'ecumenismo, e noi conosciamo tutto ciò che i documenti del Vaticano II devono al loro intenso lavoro.

Regione industrializzata nel cuore dell'Europa occidentale, il vostro Paese ha accolto nel corso di decenni uomini e donne venuti da diversi Paesi alla ricerca di un lavoro o di uno spazio di libertà. In mezzo a loro, molti erano cristiani e alcuni appartenevano a tradizioni cristiane differenti. Non costituiva questo un invito a praticare una più larga ospitalità e ad avviare una cooperazione fraterna con altri discepoli dello stesso Signore? Questa presenza di un numero consistente di emigrati - specialmente in alcune regioni - e l'insediamento a Bruxelles di diversi organismi internazionali sono altrettanti fattori che hanno fatto crescere in voi la coscienza ecumenica.


3. Se rievoco, ahimè troppo brevemente, il contributo del Belgio all'opera di ricostruzione dell'unità cristiana, lo faccio perché voi rimaniate fedeli a un tale passato e per invitarvi a proseguire insieme, e ciascuno al suo posto, questo impegno ecumenico. Non è questo forse uno dei frutti più considerevoli del Concilio Vaticano II? Come dicevo a Ginevra l'anno scorso, in occasione della mia visita al Consiglio ecumenico delle Chiese, "dall'inizio del mio ministero come Vescovo di Roma, ho insistito sul fatto che l'impegno della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico era irreversibile e che la ricerca dell'unità era una delle sue priorità pastorali" 12 giugno 1984, n. 1). Più recentemente ancora, nell'esortazione apostolica "Reconciliatio et Paenitentia", ho sottolineato l'urgenza di questo compito e le modalità della sua attuazione: "La Chiesa di Roma... cerca un'unità che, per esser frutto ed espressione di vera riconciliazione, non intende fondarsi né sulla dissimulazione dei punti che dividono, né su compromessi tanto facili quanto superficiali e fragili. L'unità deve essere il risultato di una vera conversione di tutti, del perdono reciproco, del dialogo teologico e delle relazioni fraterne, della preghiera, della piena docilità all'azione dello Spirito Santo, che è anche Spirito di riconciliazione" (n. 9).


4. Senza dubbio incontriamo diverse difficoltà che intralciano la nostra strada, che fanno nascere lo scoraggiamento e talvolta fanno dubitare del risultato dei nostri sforzi. In certe ore, il Signore ci fa sentire la pesantezza dell'impresa, affinché non riponiamo la nostra fiducia nelle nostre sole forze, ma nella potenza della sua grazia e nell'azione del suo Spirito. Il progresso stesso delle nostre relazioni ci rende più sensibili alle divisioni che feriscono il corpo della Chiesa, alla pesantezza della storia, alla permanenza di polemiche e di comportamenti poco gloriosi da parte dei cristiani. Nonostante questi ostacoli, nonostante la povertà della nostra fede, noi dobbiamo rispondere all'appello evangelico e continuare a "cercare lealmente, con perseveranza, con umiltà e anche con coraggio, le vie di avvicinamento e di unione" (RH 6).

E' qui in gioco la nostra fedeltà al Cristo che "in se stesso ha distrutto l'inimicizia" (Ep 2,16), ma anche la nostra adesione a quella che fu l'intuizione dei primi artefici dell'ecumenismo: l'annuncio stesso del Vangelo esige la testimonianza comune di tutti i discepoli del Signore. Il vostro Paese, al pari di molti altri, si trova a dover affrontare una profonda crisi spirituale.

Voi dovete accogliere la sfida della trasmissione della fede alle giovani generazioni e al mondo nuovo contrassegnato dalle conquiste tecnologiche. Questi problemi si pongono a tutte le confessioni cristiane, essi chiamano in causa i responsabili e i membri di tutte le Chiese. Come non sentire l'obbligo di incontrarci e di metterci in sintonia per rendere conto, tutti insieme e con un unico cuore, della speranza che è in noi? 5. La riflessione e l'azione della Chiesa cattolica sono ispirate e stimolate dagli orientamenti che il Concilio Vaticano II ha dato nel decreto sull'ecumenismo. In quel testo i cattolici vengono esortati - e sono certo che questo è anche il vostro desiderio - a valorizzare tutto quanto ci è comune e a prendere sempre più coscienza delle ricchezze e del dinamismo del nostro Battesimo. So che avete preparato un documento sul riconoscimento reciproco del Battesimo, come legame di unità e punto di partenza per una comunione sempre più profonda.

Il Battesimo è segno dell'alleanza tra Dio e l'umanità, pegno dell'amore fedele e misericordioso del Salvatore. Esso è il frutto del sacrificio del Cristo: sulla croce Cristo ha eretto tra cielo e terra il segno indelebile dell'alleanza tra Dio e l'insieme degli uomini (cfr. Preghiera eucaristica cattolica della riconciliazione, n. 1), così come Dio aveva dato a Noè, nell'arcobaleno e nella nube, il segno della sua alleanza con tutta la creazione (cfr. Gn 9,8 Gn 9,1 Gn 2 Gn 9,16). Il Battesimo crea fra tutti coloro che lo ricevono una solidarietà più forte di tutte le divisioni, perché è sorgente permanente di vita, di guarigione e di rigenerazione. E' infatti il Battesimo che ci rende tutti capaci di dire in verità e con un medesimo cuore la preghiera dei figli di Dio, il "Padre nostro", che costituisce il tema principale della mia visita pastorale nel vostro Paese.

Grazie al lavoro delle vostre commissioni ecumeniche, agli incontri e scambi tra le comunità locali, voi avete potuto compiere molteplici progressi nello studio comune delle Scritture, nella pastorale dei matrimoni misti e dell'accostamento dei malati. Avete dato prova di spirito di ospitalità e di aiuto reciproco verso comunità povere di numero e sprovviste di luoghi di culto o di riunione. Di tutto questo e di molte altre applicazioni concrete dell'ecumenismo, rendo grazie al Signore per voi e con voi.


6. Questa collaborazione tra discepoli del Cristo deve continuare e trovare nuovi campi d'applicazione. Abbiamo davvero messo in atto tutte le possibilità che, per i cattolici, segnalava il decreto conciliare "Unitatis Redintegratio" (UR 12) e quelle indicate dai documenti di altre Chiese e comunità ecclesiali? Oggi, nel vostro Paese, siete posti di fronte al dramma di nuove forme di povertà create dalla situazione economica. Da molte regioni del mondo, inoltre, vi giungono appelli per porre rimedio alla miseria di vostri fratelli, per favorire la loro promozione umana, per sostenere la loro aspirazione alla giustizia e alla pace. Vi giunge il grido di coloro che vedono calpestata la loro dignità e ignorati i loro diritti. Non sono, questi, campi privilegiati per un'azione comune? La vostra situazione privilegiata nel cuore dell'Europa occidentale vi invita anche a non trascurare la vostra responsabilità nella costruzione dell'Europa. E' un compito dal quale non può essere assente la dimensione cristiana. In questo anno nel quale celebriamo la memoria dei santi Cirillo e Metodio, patroni dell'Europa insieme con san Benedetto, voi non dimenticherete tutto ciò che rappresentano quei due apostoli dei Paesi slavi. Essi sono il simbolo della seconda componente dell'Europa, della sua cultura, del suo apporto specifico alla fede cristiana, delle sue sofferenze, delle sue lotte e delle sue speranze.

Molto lavoro resta da compiere, ci sono occasioni da non perdere, grazie da non trascurare per rispondere a ciò che il Signore attende da tutti e da ciascuno dei battezzati. Oggi, grazie al lavoro indefesso dei teologi e ad un paziente ascolto reciproco, abbiamo a disposizione documenti dottrinali che permettono un migliore avvicinamento delle divergenze e dei punti comuni. E' importante che tutte le Chiese si interessino a questa dimensione teologica del dialogo ecumenico e suscitino un esame leale e serio di queste crescenti convergenze.


7. Nel terminare questa allocuzione, vorrei invitarvi a non perdere di vista l'importanza dell'ecumenismo spirituale. Nella misura in cui la Chiesa diverrà più fedele a Gesù Cristo, suo Signore, più trasparente alla sua presenza e alla sua azione, essa diverrà più autenticamente la Chiesa. In questa tensione continua verso una comunione più perfetta tra le Chiese, il nostro punto di riferimento sia costantemente questa conformità al Cristo, questa ecclesiologia centrata su Gesù Cristo! E' precisamente quanto auspicava già il mio venerato predecessore, il papa Paolo VI, il 14 settembre 1964, all'apertura della terza sessione del Concilio: "La Chiesa desidera con ardore essere tutta intera del Cristo, nel Cristo e per il Cristo; tutta intera ugualmente degli uomini, tra gli uomini e per gli uomini, come un'umile e gloriosa mediazione tra il Salvatore e l'umanità".

La lettura evangelica dell'avvenimento della Trasfigurazione ci ha fatto ascoltare la raccomandazione di Dio nostro Padre: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo" (Lc 9,35). Più che mai le Chiese e ciascun cristiano sono invitati a lasciarsi istruire, trasformare, trasfigurare da colui che è il nostro principio, la nostra via, la nostra guida, la nostra speranza e il nostro fine.

Data: 1985-05-18 Data estesa: Sabato 18 Maggio 1985





Incontro ecumenico nella cattedrale - Mechelen (Belgio)

Titolo: Le Chiese chiamate all'esame delle convergenze nel dialogo

Signor governatore, signor borgomastro, popolo di Mechelen, e voi tutti qui riuniti.


1. Sono felice di salutarvi tutti in questa città, insieme con i miei fratelli nell'episcopato, il cardinale Godfried Danneels e i suoi vescovi ausiliari. E' una felice coincidenza o, per meglio dire, un dono di Dio, che io possa festeggiare con voi, oggi, il mio compleanno. Vi ringrazio dunque per il vostro regalo, per i vostri auguri e soprattutto per la vostra calorosa accoglienza: questa è la cosa più bella! Grazie! 2. Da questo palco, vedo i due grandi simboli della vostra città: la statua di Margherita d'Austria e il campanile della cattedrale di Saint-Romboud. Questi due monumenti sono preziosi simboli del vostro passato, ma anche segni che prefigurano il vostro futuro. Grazie al suo saggio governo e alla sua pietà, Margherita ha dato a Malines un fulgore sino ad allora sconosciuto; ha fatto di questa città la fulgida capitale dei Paesi Bassi, un luogo in cui la pace e la giustizia, le arti e le scienze potevano fiorire, in un'epoca di grandi tensioni tra i popoli. Come i vostri antenati dei secoli passati, lavorate per la pace, la pace vera, senza tregua, con ostinazione, con coraggio, soprattutto in quest'epoca nella quale sono in gioco il futuro dell'Europa e quello del mondo intero.


3. Il mio sguardo si posa anche sul campanile della vostra meravigliosa cattedrale di Saint-Romboud che, da tanti secoli, è la più importante delle chiese del vostro Paese. E li che riposa san Romboud, venuto da un Paese lontano per annunciare il Vangelo ai vostri antenati, ed è li che è morto. Il vostro campanile è massiccio e imponente. Voglio vedervi un segno e una sfida rivolta alla vostra stessa fede: possa questa essere altrettanto solida, altrettanto robusta, onde vincere l'usura del tempo e dare risposta alle domande nuove alle quali vi pone di fronte il mondo! Siate, come così bene esprime il motto della vostra città: "in fide constans", fedeli e perseveranti nella fede.

Il vostro campanile di Saint-Romboud non è ultimato. Ancora una volta, vi è in ciò un'immagine, una sfida per la vostra fede. Rimanete fedeli al vostro passato cristiano, ma non fermatevi lungo il cammino! Abbiate il desiderio di approfondire e di adempiere il vostro cristianesimo. Non abbiate paura: aprite il vostro cuore alla voce del Signore, che vi parla oggi come allora, con la stessa forza e insistenza, e che vi chiama, voi che siete portati dall'amore del Padre, a liberare dal male il mondo che vi circonda, a farne una comunità di pace, di giustizia e d'amore.


4. La vostra città è diventata un luogo d'incontro importante per la ricerca dell'unità tra i cristiani. Questa unità è voluta dal Signore, tra tutti i suoi discepoli: è necessario, a questo fine, proseguire la ricerca, il dialogo, la preghiera. Fedeli alla vostra fede, date accoglienza anche agli uomini d'ogni credenza, che difendono le proprie convinzioni con onestà, ricercano la giustizia e rispettano i loro fratelli, in particolare i più deboli, i malati e gli handicappati. Questi ultimi li saluto qui in modo particolare. Lavorate senza tregua alla riconciliazione tra i numerosi gruppi che si fronteggiano tra gli abitanti di questo Paese. Imparate ad accettarvi a vicenda, abbiate riconoscenza per l'apporto di ciascuno; abbiate rispetto per l'individualità di ciascuno! Non chiudetevi agli altri, ma sappiate vedere e incoraggiare il bene che alberga nel cuore di ciascun uomo che cerca il senso della propria esistenza e la fraternità tra gli esseri umani. Abbiate fiducia gli uni negli altri, amatevi gli uni gli altri, perché Dio non è mai lontano dal cuore di colui che si sforza di cercare e di vivere la verità secondo la propria coscienza (Ac 17,27).

E' per questa causa del dialogo fraterno che ho pregato oggi, per intercessione di Notre-Dame di Hanswijk, tanto cara a questa città. Che la benedizione di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo sia sempre con tutti voi, con ciascuno di voi che siete qui presenti.

Data: 1985-05-18 Data estesa: Sabato 18 Maggio 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Alla messa per i fedeli delle Fiandre - Gand (Belgio)