GPII 1985 Insegnamenti - Ordinazione di 70 sacerdoti - Città del Vaticano (Roma)

Ordinazione di 70 sacerdoti - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Partecipi del sacerdozio di Cristo, segnati dal mistero della Trinità




1. "Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Con queste parole Cristo ha rivelato il più grande mistero della nostra fede. Questo è il mistero di Dio uno e trino. Questo Dio, uno nella natura divina, è al tempo stesso Padre, Figlio e Spirito Santo. E' Trinità. E' comunione di persone. Questa comunione è la vita di Dio.

Oggi insieme con tutta la Chiesa ci presentiamo davanti all'ineffabile maestà della Trinità. Ci mettiamo in ginocchio, ci prostriamo, per confessare che la santissima Trinità è il Dio vivo e vero. E' il Dio "che abita una luce inaccessibile" (1Tm 6,16) e supera infinitamente con la sua divinità tutto il creato. Anche ciò che l'uomo può, con il suo intelletto creato, comprendere ed esprimere su Dio.


2. "Andate... e ammaestrate tutte le nazioni". Le parole che Cristo ha rivolto agli apostoli al momento della sua ascensione al cielo, oggi le rivolge alla Chiesa intera, che ha ereditato dagli apostoli il mandato missionario. E' la Chiesa "in statu missionis".

Cristo rivolge queste parole in modo particolare a voi, che oggi vi accostate a quest'altare e al vescovo di Roma, per ricevere l'ordinazione sacerdotale. Anche voi dovete in modo particolare assumere la missione trasmessa agli apostoli il giorno del congedo del Signore, e segnata dal mistero della santissima Trinità. E perciò, accostandovi all'Ordine sacro, vi prostrerete, mentre tutta la Chiesa pregherà per ottenere la grazia del sacramento del sacerdozio per ciascuno di voi.


3. Ognuno di voi è battezzato nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Questo sacramento, ricevuto all'inizio della vita, perdura in voi mediante un segno indelebile: il carattere del santo Battesimo. Questo è il segno del Figlio: ed è il segno dei figli di Dio. "...Avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abba, Padre". Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio" (Rm 8,15-16).

In questo modo, mediante il sacramento del Battesimo, la santissima Trinità inabita in voi. Abita in ciascuno di noi, in ogni battezzato. E anche in ognuno di noi si sviluppa quella potente e insieme misteriosa economia della salvezza, operata dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo, preparando in noi il definitivo regno di Dio stesso. Ognuno vive nel Figlio, portando l'indelebile segno della figliolanza e, grazie alla testimonianza dello Spirito e sotto il suo soffio, si avvicina al Padre.

Proprie dunque di ognuno di noi e di tutti i battezzati nel nome della santissima Trinità, sono quelle parole del salmo dell'odierna liturgia, con le quali esclamiamo: "Signore, sia su di noi la tua grazia, perché in te speriamo" (Ps 32,22).


4. Questo giorno è per ciascuno di voi, cari figli e fratelli, un giorno decisivo.

In esso deve compiersi su ciascuno di voi ciò che ha detto il Cristo: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra" (Mt 28,18). In forza di questo potere, Cristo - eterno sacerdote e anche vittima santissima - desidera rendere ciascuno di voi, in particolare, partecipe del suo sacerdozio: ministro dell'Eucaristia, del suo sacrificio sacramentale. Fa di ognuno di voi uno speciale erede dell'istituzione dell'ultima cena, quando disse: "Fate questo in memoria di me" (Lc 22,19); un erede particolare della sera della risurrezione, quando disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi" (Jn 20,22-23).

In forza di questo potere, che vi è dato in cielo e sulla terra, Cristo, mediante il servizio della Chiesa, attraverso l'imposizione delle mani del vescovo, vuole innestare in voi un nuovo segno indelebile: un nuovo carattere. In esso è contenuta una particolare somiglianza a lui: a Cristo, che si offre in sacrificio; a Cristo che in forza di questo sacrificio rimette i peccati; a Cristo, che come il buon pastore dà la propria vita per le sue pecore; a Cristo, che ammaestra; a Cristo, che salva.


5. Il sacerdozio viene da Dio stesso. Per mezzo di esso diventate in modo particolare "eredi di Dio" e "coeredi di Cristo" (Rm 8,17) per il servizio di tutto il popolo messianico, redento dal sangue della croce di Cristo.

Congiuntamente a questo sacramento la santissima Trinità in modo nuovo inabiterà in voi. In ognuno di voi abitano e operano: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo.

Ecco, lo Spirito Santo - il Consolatore, al quale tra poco innalzeremo preghiere - renderà ciascuno di voi partecipe della potenza del Figlio: della potenza del sacerdozio di Cristo, affinché possiate in lui donare al Padre voi stessi e tutto ciò che esiste.


6. Tutta la Chiesa prega: "Signore, che la tua grazia circondi questi nostri figli e nostri fratelli". Che in ognuno di loro nasca un sacerdote per sempre: sacerdote, uomo segnato in modo speciale dalla vita di Dio, dal mistero della santissima Trinità!

Data: 1985-06-02 Data estesa: Domenica 2 Giugno 1985






Al presidente del consiglio Craxi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La presenza e l'impegno dei cattolici, fermento vivo nella società italiana




1. Le sono molto grato, signor presidente del consiglio dei ministri, per il gesto di cortese attenzione, che ella ha desiderato compiere nei riguardi del romano Pontefice nel giorno in cui, con lo scambio degli strumenti di ratifica dei recenti accordi tra l'Italia e la Santa Sede, entrano in vigore le nuove norme concordatarie. La ringrazio in particolare per le elevate espressioni, con cui ha interpretato il significato della vicenda pattizia che oggi raggiunge il suo coronamento, ponendo al centro di essa la tutela e la promozione della persona umana in ogni sua dimensione. Sono lieto di porgere un deferente e cordiale benvenuto a vostra eccellenza, al signor ministro degli affari esteri e a tutte le distinte personalità che l'accompagnano.

Si apre oggi un nuovo periodo nei rapporti istituzionali tra Chiesa e Stato in Italia. Sorge spontaneo l'augurio che esso sia fecondo di frutti per il progresso civile e religioso di questa cara nazione, la cui storia e la cui cultura - come rilevavo al recente convegno ecclesiale di Loreto - "sono intimamente intrecciate col cammino della Chiesa a partire dai tempi apostolici".

Strumento di concordia e di collaborazione, il Concordato si situa ora in una società caratterizzata dalla libera competizione delle idee e dalla pluralistica articolazione delle diverse componenti sociali: esso può e deve costituire un fattore di promozione e di crescita, favorendo la profonda unità di ideali e di sentimenti, per la quale tutti gli italiani si sentono fratelli in una stessa patria.


2. Ricordavo a Loreto che "proprio la forma di governo democratica che l'Italia ha conseguito... offre lo spazio e postula la presenza di tutti i credenti". Nella società italiana la comunità ecclesiale ha coscienza di svolgere un ruolo attivo e di garantire un suo originale contributo di fronte ai grandi problemi, che oggi premono e che richiedono soluzioni tempestive e lungimiranti, quali la promozione della vita e della qualità della vita, la tutela della famiglia, lo sviluppo della cultura, l'organizzazione del lavoro e la creazione di nuovi posti di impiego, in particolare per i giovani; essa sa di poter proporre sue prospettive per il superamento di mali che sembrano divenuti endemici soprattutto negli agglomerati industriali ed urbani, come l'emarginazione dei deboli, degli anziani, delle persone impedite, degli immigrati, ed il tremendo flagello della diffusione della droga.

E' un contributo di valori, di idee e di forze, che la Chiesa italiana attinge al messaggio evangelico ed alla significativa e ricca tradizione religiosa, che ha segnato pagine luminose della storia di questa nazione. Il pensiero si porta spontaneamente alla rigogliosa stagione della civiltà comunale, in cui la fede cristiana fu lievito di una originale e creativa esperienza di libertà civiche; si spinge all'età rinascimentale, quando esplose la splendida primavera delle arti, che ridisse col linguaggio della bellezza verità ed immagini della rivelazione. Risalendo i secoli, il pensiero rileva ancora ammirato lo sforzo di evangelizzazione e elevazione del popolo scaturito dalla riforma cattolica; e sosta pensoso di fronte al travaglio delle epoche romantica e risorgimentale, anch'esse percorse da fermenti ideali, le cui radici ultime affondano nell'humus della tradizione cristiana, come ben osservo Alessandro Manzoni, il grande di cui quest'anno ricordiamo il secondo centenario della nascita. Il pensiero, infine, si esalta al ricordo ancor fresco della partecipazione dei credenti alle sofferenze della guerra e alla rinascita dalle rovine dell'immane conflitto, quando non pochi sacerdoti e laici suggellarono col sangue la testimonianza ai valori evangelici della fratellanza e della libertà.

La Chiesa di oggi si sente impegnata dall'esempio e dal mandato del suo divino fondatore, ed anche dalla memoria del suo passato, a proseguire nell'impegno di servizio all'uomo, nella cui centralità essa "individua il principio di convergenza tra credenti e non credenti nell'epoca presente".


3. Nell'esercizio di questa "diaconia" per l'uomo, la Chiesa intende operare nel pieno rispetto dell'autonomia dell'ordine politico e della sovranità dello Stato.

Parimenti, essa è attenta alla salvaguardia della libertà di tutti, condizione indispensabile alla costruzione di un mondo degno dell'uomo, che solo nella libertà può ricercare con pienezza la verità e aderirvi sinceramente, trovandovi motivo ed ispirazione per l'impegno solidale ed unitario al bene comune.

Certo, il contributo proprio ed originale della Chiesa al bene della società civile - tramite i suoi membri che sono anche cittadini dello Stato - è di ordine propriamente morale. Tale contributo non manca, per intrinseca dinamica, di ripercuotersi negli altri settori dell'umana esperienza, stimolandone il coerente sviluppo verso mète sempre più alte. Per questo la Chiesa è convinta che "la promozione dei valori morali è un fondamentale contributo al vero progresso della società".

Eminente e prioritaria è, a questo proposito, l'ispirazione morale delle singole persone: anche una repubblica dotata delle leggi più perfette sarebbe infatti lontana dal poter raggiungere i suoi scopi, se non fosse sorretta dalla tensione etica dei suoi membri. Parimenti, l'operosa partecipazione di tutti gli enti e movimenti ecclesiali alla vita del paese, in un dialogo aperto con tutte le altre forze, garantisce alla società italiana un insostituibile contributo di alta ispirazione morale e civile.


4. In tale contesto vorrei rivolgere un doveroso e cordiale pensiero all'intera conferenza episcopale italiana, a cui le nuove norme concordatarie opportunamente riconoscono un ruolo di particolare responsabilità. Sono infatti i vescovi i primi garanti e promotori di quell'apporto di valori che la comunità cristiana assicura alla costruzione della società. La vicinanza dei pastori alle famiglie sin dal loro costituirsi nella celebrazione sacramentale del matrimonio a cui si riconoscono effetti civili; la cura pastorale che essi porranno perché l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali sia impartito in fedeltà al magistero della Chiesa e soddisfi adeguatamente alle finalità della scuola; lo stimolo che essi sapranno dare agli enti ecclesiastici perché siano ancor più rispondenti ai bisogni degli uomini d'oggi: ecco alcuni dei principali momenti per proficui apporti all'incremento dei valori cristiani della società, additati dalle stesse norme concordatarie.

Mi sembra doveroso aggiungere: la comunità ecclesiale è ben conscia di non poter essere la sola promotrice di valori nella società civile. Essa dà, ma al tempo stesso riceve, in una sorta di dialogo esistenziale. Non è forse questa la verità che emerge dalla stessa storia della spiritualità cristiana, ove si distinguono santi quali Francesco, Chiara, Caterina da Siena, Filippo Neri, nei quali l'impronta del "genio" italiano è stata così marcata da conferire alla loro testimonianza tratti di un'originalità inconfondibile? Ma il discorso vale per molti altri aspetti della vita ecclesiale, tra cui mi limito a ricordare l'impegno di carità e di assistenza, quale diretta risposta ad una precisa indicazione di Cristo (cfr. Lc 10,9 Mt 25,36). Come non riconoscere i caratteri squisitamente italiani delle "Misericordie" e di altre confraternite con finalità caritative e come non restare ammirati di fronte ai primi grandi complessi ospedalieri, ai quali geniali architetti del Rinascimento diedero anche una nobiltà di linea estetica, a cui l'uomo del tempo era particolarmente sensibile? Nella storia della nazione si registrano testimonianze continue di questa simbiosi feconda, che di tanta importanza si è rivelata per la promozione dei singoli e per il progresso dell'intera società.


5. Questa sua visita in Vaticano, signor presidente del consiglio, ha luogo mentre il governo italiano svolge il suo turno semestrale di presidenza del consiglio dei ministri della comunità europea. Sin dalla fondazione l'Italia si è sempre lodevolmente impegnata per promuoverne le istituzioni, rafforzarne l'unità e facilitarne l'apertura - generosa e lungimirante - ad altri paesi. Anche il recente progetto di unione europea si caratterizza per il fattivo contributo di iniziativa e di sostegno italiani. Nella costruzione dell'Europa di domani, i cattolici d'Italia (come del resto i cattolici degli altri paesi europei) saranno spontaneamente alleati di quanti desiderano operare perché l'unità politica del continente sia costruita sul solido fondamento di una comunione di valori morali e culturali, ponendo attenzione più alle comuni radici ideali che alla pur necessaria convergenza di interessi. E' su tali basi, infatti, che l'Europa del duemila potrà essere nuovamente un polo di diffusione di cultura e civiltà ed un centro propulsore di solidarietà per lo sviluppo dei paesi meno fortunati.

In tale contesto di ideali, rinnovo il più sentito augurio perché l'Italia possa rispondere pienamente alla vocazione che per tante ragioni - storiche, culturali, geografiche e, non da ultimo, religiose - la distingue nel consesso dei popoli.

E di cuore invoco la benedizione di Dio sull'Italia, sui suoi governanti, su tutti i suoi cittadini.

Data: 1985-06-03 Data estesa: Lunedi 3 Giugno 1985





A vescovi brasiliani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Presenza e impegno dei cattolici fermento vivo nella società

Cari fratelli nell'episcopato.


1. "Quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme" (Ps 132,1).

Desidero cominciare con queste parole del salmista per esprimere la gioia che provo nel salutare voi tutti, arcivescovi e vescovi delle province ecclesiastiche del Paranà e di Santa Catarina, che rappresentate i segretariati regionali Sud-Due e Sud-Quattro della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile. E' un saluto cordiale e, allo stesso tempo, grato della testimonianza di comunione con il successore di Pietro, che sempre è parte di una visita "ad limina apostolorum".

Voi tutti rappresentate qui gli amati figli di quella bellissima regione del Sud del Brasile che ho già simbolicamente visitato nella mia indimenticabile permanenza a Curitiba, durante il pellegrinaggio pastorale in terra brasiliana. Le immagini di quell'incontro con gente buona e laboriosa, mi ricordano con una certa nostalgia l'intensità di affetto in Cristo che ho sperimentato, e la speranza immensa che ho vissuto, e che serbo nel cuore, che allora ho potuto leggere negli occhi di ciascun brasiliano da me incontrato.

Salda tradizione cristiana e sensibilità alla comunione ecclesiale sono ricchezza peculiare del popolo delle vostre terre, caratterizzate da continuità geografica e da diversità etnica, ma con aspetti socio-culturali e religiosi comuni.

Oggi rivedo in voi che avete origini ancestrali differenti questa "terra di tutte le genti", rivedo il "mosaico" di fisionomie di varie razze, affratellate e riunite nel nuovo popolo di Dio dallo Spirito Santo "signore e vivificatore, il quale è principio di unione e di unità nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nella frazione del pane e nelle orazioni" (cfr. Ac 2,42) (LG 13). Saluto tutti i fedeli delle vostre fervorose comunità cristiane, chiamate a risplendere, nell'unica Chiesa di Cristo, come lanterne nel mondo, tenendo alta la parola di vita (cfr. Ph 2,16).

In qualità di pastori, che realizzano l'apologia dello "scriba istruito sul regno dei cieli" (cfr. Mt 13,52), voi vi impegnate a mantenere e incrementare la fedeltà a Cristo, che ha influito non poco sulla promozione umana del vostro popolo, in quanto racchiude in sé una potenza incommensurabile per lo sviluppo integrale della persona umana e per l'edificazione della società, animata dalla forza della fraternità.


2. E' noto che la visita "ad limina", oltre ad affermare la collegialità episcopale e a far vivere i legami di intima comunione, nella fede in Cristo e nella vita ecclesiale, tra la Santa Sede e le varie diocesi, è un invito a riflettere, a valutare, a indicare progetti e a "collocare" la propria sollecitudine di pastori. L'ascolto delle vostre relazioni e, soprattutto, il contatto personale con voi, mi hanno dato l'opportunità di condividere in parte ciò che vive nei vostri cuori. Ringrazio Dio per aver verificato che prevale l'amore di Cristo, insieme al senso di responsabilità personale e di co-responsabilità apostolica, al servizio del gregge di cui il Signore vi ha costituito pontefici, maestri e pastori (cfr. CD 12 CD 15 CD 16).

In questo sguardo d'insieme sul quadro che avete tracciato del "campo di Dio", che coltivate con la serena perseveranza del buon agricoltore (cfr. Jc 5,7), non ho mancato di notare ciò che in questo momento costituisce l'oggetto della vostra attenzione e sollecitudine: l'evangelizzazione del mondo della cultura; i particolari ostacoli nella pastorale urbana e suburbana; la presenza della Chiesa nel mondo del lavoro; l'attenzione ai fedeli che vivono nell'ambiente rurale; le migrazioni forzate; le disuguaglianze sociali da superare nella ricerca di una società più giusta e fraterna, fenomeni questi che non sempre trovano preparati i figli della Chiesa; il sorgere di nuove sette e movimenti, più o meno religiosi, che confondono il popolo semplice e sprovveduto; l'adattamento della catechesi alle situazioni locali, che pero non autorizza deviazioni della dottrina, né alterazioni delle verità della fede; l'impegno dei laici nella vita della Chiesa e la loro partecipazione nella vita collettiva, la "spontaneità" nella vita e nell'adattamento della liturgia, eccetera.

E' immenso e multiforme, quindi, il campo che, come vescovi, si apre al vostro zelo e al vostro impegno pastorale che già si mostra instancabile e intelligente. La fiducia nel fatto che siamo "collaboratori di Dio" deve sempre accompagnare tutti noi nel compiere ciò che ci compete. E vi accompagnerà sempre la mia preghiera.


3. Nell'ambito della complementarietà dei temi che mi sono proposto di trattare negli incontri con i differenti gruppi di vescovi del Brasile, vorrei intrattenermi oggi, con brevi considerazioni, sull'impegno di formatore permanente dei suoi sacerdoti, che spetta a ogni vescovo diocesano: formazione nel seminario e, oltre il seminario, formazione permanente.

La messa a fuoco delle problematiche in questo campo non può differire da ciò che è stato indicato dallo Spirito di verità e di amore, attraverso l'autore sacro: il sacerdote, "scelto tra gli uomini viene costituito per il bene degli uomini, nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati" (He 5,1). La formazione del sacerdote si deve pertanto articolare in cinque dimensioni: la "segregazione" tra gli uomini (per non parlare di "mondo"), il servizio dell'uomo nelle cose di Dio, il sacrificio e la riconciliazione.

Sarebbe bello e produttivo svolgere, secondo le piste tracciate dal Concilio Vaticano II, ciascuno di questi punti; su di essi si basa la definizione di sacerdote, l'identità del padre, come si preferisce dire nella vostra lingua.

Ero già a conoscenza, e voi me lo avete confermato con gioia, che le vostre regioni possono essere chiamate il "granaio del Brasile" non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. La vocazione è e rimane sempre dono di Dio, che egli non rifiuta a nessuna comunità; ma è come il buon seme che prospera, cresce e arriva a metter frutti solamente nell'humus della buona terra.


4. In un Paese immenso come il Brasile, con così accentuata scarsità di clero e di persone consacrate, è consolante verificare un rifiorire delle vocazioni. Questo alimenta la speranza che la crisi generalizzata, forse meno sentita nelle vostre regioni, sia in via di superamento. Eppure questo risveglio vocazionale si dimostrerà fruttuoso nella misura in cui si verificherà con accuratezza la formazione dei "chiamati". Essa è qualcosa di più della sola acquisizione di nozioni o della formazione accademica: deve essere formazione integrale della persona, che va dalle doti e qualità umane da sviluppare e orientare per la missione della Chiesa, alla globalità della vita ascetico-spirituale di ciascuno, che dovrà servire da base alla dottrina, nei vari rami delle scienze sacre, debitamente integrate dalle scienze umane, e alla preparazione pastorale.

Condivido la sollecitudine che dimostrate nell'offrire una solida formazione ai futuri sacerdoti, e non posso non lodare l'importanza che riconoscete alla funzione del seminario nel raggiungere tali obiettivi. La vita comunitaria in queste istituzioni, secondo quanto preconizzato dal Concilio Vaticano II e più recentemente confermato dal Codice di diritto canonico, continua ad essere una necessità nella preparazione al sacerdozio. Su questo punto sono forse eloquenti alcune esperienze e, più ancora, la pratica seguita nelle diocesi affidate alla vostra sollecitudine di pastori, in cui abbondano e fruttificano i seminari. E' certo che essi hanno bisogno di costante rinnovamento e adattamento ai tempi nuovi, il che esige, da parte di chi li attua, equilibrio e buon senso e le necessarie qualità; in particolare, profondo spirito evangelico e sacerdotale, ben inquadrato nella missione della Chiesa.


5. Non si esiti, quindi, nel destinare e nel preparare adeguatamente per i seminari i migliori membri del presbiterio o della famiglia religiosa, anche a costo di privarsi del loro valido aiuto in altre opere. Questo è un compito vitale per il futuro delle comunità; umanamente parlando, è tempo più o meno lungo. La configurazione delle comunità cristiane, sia parrocchiali che di altro genere, così come quella della comunità diocesana, dipende, in gran misura, dalla figura e dalle capacità - sempre "strumenti" di Dio, ben inteso - dei rispettivi pastori che le guidano e le servono.

A questo proposito vorrei ricordare la parola ispirata, ripetuta dal Signore ai suoi discepoli in un momento molto significativo: "Percuotero il pastore e le pecore saranno disperse" (Mc 14,27 cfr. Za 13,7). Lo sa bene il "principe del mondo" (Jn 14,30); lo sanno anche "i figli di questo mondo, più scaltri dei figli della luce" (cfr. Lc 16,8), che non cessano, in quest'epoca di secolarismo, di insidiare e tentare di sedurre i sacerdoti con "il linguaggio del mondo". Intanto, noi e i nostri sacerdoti disponiamo della grande certezza di vincere: "Colui che è in noi è più forte di colui che è nel mondo" (cfr. 1Jn 4,4).

Poi lo stesso Cristo continua a ripetere: "Abbiate fiducia! Io ho vinto il mondo" (Jn 16,33).

Dio voglia che possiate trovare disponibili i sacerdoti da preparare o già preparati per tale compito ecclesiale. E, con questo voto, mi viene spontanea anche una benevola parola di apprezzamento per questi servitori così pieni di abnegazione per la causa del regno - i formatori di nuove leve di sacerdoti - con il desiderio, pieno di affetto, che non deludano mai la fiducia del loro vescovo, che è la fiducia della Chiesa; che si dimostrino cioè non solamente esperti e aggiornati nelle rispettive materie, ma anche esemplari nella fedeltà al magistero e alla gerarchia, inseriti con umiltà e povertà di spirito in tutto il processo formativo, soprattutto sacerdotale, seguito nelle istituzioni in cui prestano servizio. Queste devono risplendere in tutte le diocesi come modello di comunità formative.


6. Mi fa piacere registrare la vostra premura nel seguire la lodevole tradizione delle vostre regioni, affinché i vostri sacerdoti vengano plasmati come li vuole Dio stesso e secondo le esplicitazioni della volontà divina che la Chiesa va via via proponendo.

Non ignoro, inoltre, l'amore in Cristo verso i sacerdoti, che vi distingue e che si manifesta perfino nella preoccupazione che essi abbiano una vita umanamente degna e socialmente decorosa, anche dal punto di vista materiale.

Vorrei spronarvi a continuare in questa dedizione preferenziale, affinché i vostri diretti collaboratori stiano bene e vivano con gioia e in pienezza la loro identità nella fedeltà a Dio e agli uomini, nella presenza nel mondo, senza essere del mondo, come autentici "ambasciatori di Cristo" (cfr. 2Co 5,20).

Le doti che i sacerdoti acquistano nel seminario, enumerate nei decreti conciliari "Optatam Totius " e "Presbyterorum Ordinis", la cui dottrina il Codice di diritto canonico suppone e assume, constano di un insieme di virtù, apprezzate dalla convivenza sociale, di qualità morali, ascetico-spirituali, intellettuali e pastorali. Tali doti devono essere rinnovate e arricchite costantemente, perché non si attenui nei sacerdoti il "buon profumo di Cristo" (cfr. 2Co 2,15). Al fine di immunizzare e preservare il tesoro contenuto in "vasi di creta" (cfr. 2Co 4,7), costituito da coloro che completano i vostri presbiteri, è importantissimo che essi vedano nel loro vescovo un amico di fiducia della loro vita, un fratello nel sacerdozio e un padre nella fede. In ciò si baserà la predisposizione dei sacerdoti, senza perdita di autorità da parte di chi presta il servizio di guida, al dialogo, compatibile con il prestigio, se unito a povertà di spirito; alla collaborazione, che esige stima reciproca; e all'obbedienza, che suppone, da entrambe le parti, fede viva e carità soprannaturale.

Ciò facilita molto la testimonianza che darà efficacia alla missione: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Jn 13,35); una carità che crei l'unità "affinché tutti siate una cosa sola... e il mondo creda" in colui che il Padre ha mandato (cfr. Jn 17,21), il quale, a sua volta, invia noi.


7. Ma il carattere complesso della società in cui viviamo esige, per poterla interpellare e per indicarle la via per attingere i beni della salvezza, insieme alla testimonianza, anche l'attualizzazione di posizioni e metodi durante il periodo di svolgimento effettivo del ministero pastorale (cfr. CIC 279 CIC 555 § 2).

I campi da irrorare con lo spirito evangelico sono molti e diversificati; e il messaggio è unico, semplice, sempre identico e destinato a tutti. E' necessario adattarlo, in modo intelligente e saggio, a coloro che devono accoglierlo per essere salvati; deve porsi in pratica la formula dell'apostolo: "Mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" (1Co 9,22). Il Concilio dice: "Tutti i presbiteri hanno la missione di contribuire ad una medesima opera, anche se sono impegnati in differenti mansioni" (cfr. PO 8; e CIC 275). E quest'opera, fondamentalmente, è l'attuazione del disegno di Dio, "che vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,4).

Così la missione del sacerdote, nella missione della Chiesa, non è di ordine politico, economico e sociale (cfr. GS 42). Il sacerdote - uomo di Chiesa - "segregato" tra gli uomini per servirli, come dispensatore dei misteri di Dio, per elezione è un professionista della fede e uno specialista di Dio (cfr. CIC 276).


8. Per mantenere, in questa sua condizione peculiare, lo splendore della "luce del mondo" e il vigore del "sale della terra", dovrà possedere limpide convinzioni personali, attinte e coltivate costantemente sul fondamento della filosofia perenne e della teologia insegnata e approvata dal magistero della Chiesa, nel contatto ininterrotto con la Sacra Scrittura, la dogmatica, la morale, la liturgia, la pastorale, il diritto, la sociologia, la pedagogia, eccetera.

Solamente con convinzioni e sicurezze personali il sacerdote sarà in condizione di dialogare costruttivamente con il suo mondo, di superare e aiutare gli altri a vincere lo stato di confusione e di illusione, creato dalle moderne versioni del mito di Prometeo.

Non posso, poi, non congratularmi con voi per l'attenzione posta nel promuovere incontri di studio, corsi di aggiornamento, ritiri spirituali per i vostri presbiteri, e ancora per il livello e il tono che date ai piani e ai programmi di pastorale organica, ciclicamente emanati dai vostri segretariati regionali Sud-Due e Sud-Quattro e integrati da alcuni di voi.

Una delle più importanti funzioni del vescovo diocesano è proprio questa: essere formatore permanente dei suoi sacerdoti, animatore della loro fedeltà alla vocazione e promotore e orientatore del loro zelo e rendimento pastorale. Presiedendo al proprio presbiterio, il vescovo dovrà mostrarsi chiaro e fermo nel mantenere la sana dottrina e nell'osservanza delle norme sia giuridiche che liturgiche e pastorali; e, allo stesso tempo, sempre accogliente e misericordioso verso le persone e le loro vicissitudini, come un buon padre di famiglia: la famiglia sacerdotale.


9. Prima di concludere questo gradito incontro, vorrei trattare un altro argomento di grande importanza in rapporto a ciò che ho appena finito di dire; lo faccio, soprattutto, per il sempre latente pericolo di osmosi, oggi molto favorito dai mezzi di comunicazione sociale, che non sempre si arrestano alle porte del santuario; e, inoltre, per le crescenti esigenze e i requisiti di un'evangelizzazione efficace e senza ambiguità degli uomini del nostro tempo.

Mi riferisco alla vita consacrata. Sono a conoscenza e apprezzo insieme a voi il generoso e prezioso aiuto dei membri degli istituti di vita consacrata nei molteplici campi dell'apostolato, nelle vostre regioni e in tutto il Brasile, soprattutto dove scarseggia maggiormente il clero. Sono sicuro che non passerà mai in secondo piano, nella vostra sensibilità di pastori, la responsabilità che avete di essere maestri autentici e guide della perfezione cristiana di tutto il gregge del Signore; e, di conseguenza, di essere anche custodi della vocazione alla santità, secondo lo spirito e il carisma proprio di ciascun istituto, lungo i cammini di una sana dottrina, e nello stesso tempo animatori, educatori e padri nella fede dei chiamati alla vita consacrata (cfr. CD 33-35; e "Mutuae Relationes", 28).

E' ovvio che la responsabilità del vescovo incide più direttamente sul servizio che le persone consacrate prestano sul piano dell'apostolato diocesano; spetta a noi, come vescovi, guidarle e dirigerle (cfr. CIC 394 CIC 680).


10. Cari fratelli: che vi guidino queste considerazioni svolte a partire da quello che ho potuto ascoltare nelle relazioni e nei colloqui personali, insieme al vostro amore alla Chiesa e alla luce dello Spirito Santo, nella vostra attività pastorale, realizzando il mandato di Cristo e continuando la missione per la quale egli "è disceso dal cielo, per noi uomini e per la nostra salvezza". In lui si consolidi la vostra speranza e il vostro impegno pratico per costruire un mondo più riconciliato, più cristiano e per ciò stesso più umano e più fraterno, in cui regnino l'amore e la pace.

E mi sia concesso, in questo momento, di assumere e parafrasare le parole con cui terminava una delle vostre relazioni: ringraziamo Dio, Padre di tutti gli uomini e fonte di ogni dono, che ci ispira e aiuta, con la sua divina grazia, nella realizzazione di tante cose meravigliose. Che egli, attraverso il suo divin Figlio, Gesù Cristo morto e risorto, Redentore dell'uomo, continui ad elargirci l'assistenza del suo Spirito di verità e di amore! E che, per intercessione della Vergine, Madre della Chiesa e Madre della nostra speranza, sostenga l'animo e la buona volontà di tutti noi, dei vescovi e dei nostri collaboratori nel ministero, per continuare, uniti e parlando lo stesso linguaggio, a edificare il regno di Dio.

Così sia, con un'ampia e affettuosa benedizione apostolica che vi imparto e che estendo alle comunità delle vostre Chiese locali.

Data: 1985-06-04 Data estesa: Martedi 4 Giugno 1985












GPII 1985 Insegnamenti - Ordinazione di 70 sacerdoti - Città del Vaticano (Roma)