GPII 1985 Insegnamenti - A vescovi colombiani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

A vescovi colombiani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Senza cedimento l'impegno per la vita nascente e la famiglia

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Ricevendovi con grande gioia, vescovi della regione centrale della Colombia, il mio pensiero pieno di affetto si rivolge a tutte le diocesi che rappresentate, da Villavicencio a Popayan, passando per la metropoli di Bogota. Nelle vostre persone saluto anche i vostri sacerdoti, religiosi, religiose e laici, che con dedizione ed entusiasmo contribuiscono ad edificare il regno dei cieli nel vostro amato Paese.

Avete desiderato portare a Roma, la sede di Pietro, i loro sforzi e le loro fatiche, ma specialmente le loro gioie e speranze, perché la fede di tutti sia confermata e il loro zelo evangelizzatore riceva nuovo stimolo dall'esempio e dall'intercessione degli apostoli Pietro e Paolo, colonne di questo centro di comunione della Chiesa universale. Ad accrescere e a rendere più visibili questi legami di unione e di fraternità col Vescovo della Chiesa di Roma, "che presiede nella carità", hanno contribuito gli incontri personali con ciascuno di voi, che ora culminano in questa riunione collettiva.

Ringrazio innanzitutto per le amabili parole che il signor arcivescovo di Bogota ha voluto rivolgermi, anche a nome di tutti i presenti. Desidero esprimere il mio apprezzamento per la vostra volontà e il vostro sforzo di mantenere e accrescere l'unità e la comunione in seno alla Chiesa e alla vostra Conferenza episcopale. Sapete bene l'importanza di questa testimonianza che edifica il popolo di Dio e che deve scaturire da motivazioni sovrannaturali. La preghiera del Signore: "Tutti siano una cosa sola" (Jn 17,21) deve diventare vita nei vostri presbiteri, nelle vostre comunità religiose, nelle parrocchie e nei gruppi di apostolato.


2. Nelle relazioni quinquennali e nel dialogo personale con voi, ho visto con soddisfazione che siete pastori di una porzione del vostro Paese particolarmente ricca di vocazioni, grazie innanzitutto alla solidità delle famiglie cristiane.

So che nella vostra regione è stato titolo d'onore e pratica generale stabilire il matrimonio "nel Signore", secondo la frase dell'apostolo Paolo, cioè fondare la famiglia sulla base del sacramento. Di qui derivano copiosi frutti di virtù cristiane e, in seno a queste famiglie benedette dal Signore e nutrite dalla sua grazia, possono sorgere in consolante abbondanza vocazioni sacerdotali e religiose. Ma, nello stesso tempo, non si nascondono i rischi e i pericoli che minacciano l'istituzione familiare, a causa di fattori diversi e complessi, tra i quali potremmo menzionare un accelerato processo di urbanizzazione, il permissivismo di certi costumi e anche alcune disposizioni legali, le tendenze secolaristiche, eccetera. Tutto ciò viene diffuso da alcuni mezzi di comunicazione sociale non sempre promotori dei veri valori umani e dello spirito.


3. Perciò, deve continuare ad essere compito prioritario delle vostre sollecitudini apostoliche una particolare attenzione pastorale alla famiglia.

Continuano ad essere valide, anche nel vostro Paese, le indicazioni da me date nel discorso inaugurale della III Conferenza di Puebla de los Angeles: "Fate ogni sforzo affinché vi sia una pastorale della famiglia. Tale pastorale è tanto più importante, in quanto la famiglia è oggetto di tante minacce. Pensate alle campagne favorevoli al divorzio, all'uso di pratiche anticoncezionali, all'aborto, che distruggono la società" (Puebla, 2442).

I fattori che abbiamo menzionato poco fa hanno contribuito senza alcun dubbio allo sgretolamento di certi principi in molte persone e alla disgregazione di molte famiglie con i conseguenti problemi, anche di carattere sociale, che questo porta con sé. Che gravi conseguenze comportano per molti figli le rotture matrimoniali! Non sono infrequenti i problemi emotivi che incidono negativamente sul loro comportamento e che non di rado aprono il cammino a dolorose situazioni di abuso di droga o di ribellione sociale.


4. Non si può tralasciare di considerare l'inquietante problema dell'aborto che è una violazione grave della legge di Dio, unico Signore della vita e, nello stesso tempo, del primo dei diritti fondamentali dell'essere umano. Non poche persone, anche cattoliche, prendono posizioni permissive sul piano legale, col pretesto di garantire una migliore assistenza sanitaria ed evitare mali che derivano dall'aborto clandestino o dai problemi del figlio non desiderato, dal rifiuto sociale delle madri nubili, dalla mancanza di salute, o anche dalla difficile situazione economica della famiglia. A questi atteggiamenti può portare la non conoscenza o la mancanza di convinzione del fatto che, fin dal momento del concepimento, già esiste un essere distinto dalla madre, un soggetto con diritti inalienabili.

La dimensione umana e religiosa dell'amore deve portare i coniugi cristiani a una valorizzazione sempre maggiore della vita, poiché, generando un figlio, gli sposi collaborano intimamente con il piano creatore di Dio. Il Concilio Vaticano II ha fatto chiaro riferimento alla paternità responsabile come fonte di sana spiritualità matrimoniale, che comporta un atteggiamento cristiano ed ecclesiale davanti alla trasmissione della vita, come atto cosciente e libero del disegno di Dio creatore.

Non sono mancate, ciononostante, interpretazioni riduttive - che voi dovete illuminare debitamente - che hanno voluto fare dell'espressione "paternità responsabile" quasi un sinonimo del contrario, cioè dell'assenza di paternità e maternità; in una parola, di un "no" alla vita. Sono problemi che richiedono la vostra attenzione di pastori.


5. Le vostre comunità, ricche di fede e di tradizioni cristiane, devono ricordare che il matrimonio e la famiglia, "voluti da Dio con la creazione stessa (cfr. Gn 1-2), sono interiormente ordinati a compiersi in Cristo (cfr. Ep 5) e hanno bisogno della sua grazia per essere guariti dalle ferite del peccato (cfr. GS 47) e riportati al loro "principio" (cfr. Mt 19,4), cioè alla conoscenza piena e alla realizzazione integrale del disegno di Dio" (FC 3).

A questo proposito, un compito fondamentale è quello di mantenere la famiglia cristiana, o farla ridiventare "il primo centro di evangelizzazione" (Puebla, 617). Perché non soltanto viva integralmente la ricchezza della sua vocazione in Cristo, ma che sia capace di comunicarla agli altri.

E' per me consolante vedere che nel vostro lavoro pastorale avete avuto sempre una preoccupazione prioritaria per la famiglia e avete saputo preservarla come una ricchezza caratteristica delle vostre Chiese. Dovete continuare in questo nobile impegno, cercando di suscitare vocazioni di apostoli che dedichino le loro cure alla famiglia, preparandoli convenientemente a questi compiti specifici.

Effettivamente, le grandi sfide della famiglia sono oggi, anche, le grandi sfide della pastorale, che deve prepararla a essere "il luogo in cui il Vangelo è trasmesso e da cui si irradia" (EN 71).


6. Il vostro zelo pastorale vi indicherà anche le vie più adeguate per dare una risposta al problema, relativamente nuovo nel vostro Paese, dei divorzi. La facile mentalità divorzista, che arriva a precedere la celebrazione del matrimonio, e che desidera evitare gli impegni definitivi, l'unità e indissolubilità del progetto matrimoniale cristiano, fa emergere l'obbligo pastorale di una preparazione accurata al matrimonio. Essa dev'essere aiutata dalle famiglie stesse, dalla scuola cattolica, e deve culminare in una seria preparazione. Questo processo garantisce l'assimilazione della dottrina della Chiesa sul matrimonio come comunità di fede e di amore, come unità indivisibile e come comunione indissolubile.

Quando un mondo pluralista offre modelli di matrimonio e di famiglia tanto lontani dall'ideale evangelico, è vostro compito rafforzare, con l'aiuto dello Spirito, l'alleanza stabile dell'amore coniugale. Dobbiamo proclamare senza timore l'eccellenza del modello cristiano, nel quale penetra l'amore nuovo rivelato da Cristo, che dà dignità e pienezza alla coppia umana.

Che essa possa vivere l'unione coniugale nella prospettiva della fede, cosciente che la grazia del sacramento eleva l'amore umano a quel livello in cui Cristo risorto, ragione e forza della nostra gioia pasquale, rinnova la sua donazione alla Chiesa ed essa lo accoglie e si affida a lui in pienezza d'amore.

Questo è il significato profondo del darsi e riceversi degli sposi che rappresentano il sublime mistero di Cristo e della Chiesa.


7. Incoraggiando la pratica della preghiera degli sposi, della famiglia e della comunità, darete forza al significato sovrannaturale della fede in relazione al matrimonio, e condurrete i vostri fedeli, nella sequela di Cristo, a "cercare la verità, che non sempre coincide con l'opinione della maggioranza" (FC 5).

Continua ad essere esigenza degli sposi cristiani, aiutati dalla grazia del sacramento del matrimonio, l'autocontrollo nella vita coniugale, l'educazione alla castità. Questa virtù - come indicavo nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" (FC 33) - "non significa affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana: significa piuttosto energia spirituale, che sa difendere l'amore dai pericoli dell'egoismo e dell'aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione".

In questo campo è urgente il compito di fare in modo che i fedeli si mantengano immuni dall'oscuramento dei valori fondamentali, educandoli come coscienza critica della cultura familiare che rappresentano e aiutandoli ad essere soggetti attivi nella costruzione di un autentico umanesimo familiare.


8. Cari fratelli, vi assicuro il mio ricordo nella preghiera e vi incoraggio nei vostri sforzi, perché la civiltà dell'amore che la Chiesa, già alle porte del terzo millennio, desidera instaurare nel cosiddetto continente della speranza, manifesti sempre più la priorità dei valori morali e dello spirito nella società colombiana. Voglia Dio che questi valori, che hanno dato coesione e sentimento religioso alla famiglia colombiana, si rafforzino sempre più, superando le tentazioni materialiste e edoniste che minacciano di minare i fondamenti della vita familiare, senza offrire in cambio nient'altro che il vuoto.

Al termine del nostro incontro faccio voti per il perfezionamento e la vitalità della pastorale familiare nel vostro Paese, mentre benedico tante famiglie cristiane, "Chiese domestiche", nelle quali si ama Dio, si rispetta il suo nome e si osserva la sua parola, per le tante famiglie che cercano cammini di realizzazione e per quelle il cui futuro può essere in pericolo. Che la Vergine santissima, Regina del focolare di Nazaret, protegga e consolidi i focolari colombiani. Con la mia cordiale benedizione apostolica.

Data: 1985-06-11 Data estesa: Martedi 11 Giugno 1985





A un gruppo di ciclisti spagnoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Lo sport è scuola di tolleranza e di lealtà

E' per me motivo di viva soddisfazione ricevere questa mattina i membri del gruppo ciclistico spagnolo "Zor" insieme ai loro tecnici e alle altre persone che li accompagnano e li assistono. A tutti e a ciascuno di voi, così come ai colleghi sportivi spagnoli che rappresentate, desidero rivolgere un cordiale saluto.

La pratica dello sport, nel suo significato più nobile e autentico, fa sempre ricordare l'ideale di virtù umane e cristiane che non solamente contribuiscono alla formazione fisica e psichica, ma promuovono e stimolano la forza e la grandezza morale e spirituale. Lo sport, voi lo sapete bene, è scuola di lealtà, di coraggio, di tolleranza, di volontà, di solidarietà e di spirito di équipe. Tutte queste virtù naturali sono, spesso, la base sulla quale si consolidano altre virtù soprannaturali.

Nella vostra vita di professionisti del ciclismo e nelle vostre occupazioni familiari e sociali, non dimenticate di mettere in pratica quella serie di piccole e grandi azioni di autodominio, di semplicità, onestà e rispetto dell'altro, che si apprendono nell'attività sportiva. Evitate tutto ciò che è slealtà, inganno e frode, poiché questo degrada la vostra professione e fa sfigurare agli occhi di Dio.

Con san Paolo vi dico: "Correte per conquistare il premio"; ma vi ricordo anche, con l'apostolo, che come credenti dovete essere sportivi che corrono per ottenere una corona incorruttibile (1Co 9,24-25).

E, per terminare, desidero ringraziarvi per la vostra presenza e per i doni che simbolizzano la vostra attività ciclistica e che avete desiderato presentare come atto di omaggio e di vicinanza al successore di Pietro.

Mentre prego il Signore che effonda su tutti voi qui presenti, sulle vostre famiglie e i vostri colleghi nella professione, abbondanti doni che vi sostengano nella vostra vita sportiva e cristiana, mi compiaccio di impartire con affetto la benedizione apostolica.

Data: 1985-06-11 Data estesa: Martedi 11 Giugno 1985










Ai capitolari Dehoniani - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Pienamente fedeli al Magistero e alla Sede apostolica

Carissimi fratelli della congregazione dei Sacerdoti del Sacro cuore di Gesù!


1. Al termine del vostro Capitolo generale, per l'elezione del nuovo Consiglio, avete manifestato il desiderio di un'udienza particolare; e ben volentieri vi accolgo in questa circostanza così importante per il vostro istituto. Porgo il mio saluto al padre Antonio Panteghini, che avete rinnovato nell'incarico di superiore generale, ai membri del Consiglio, a voi tutti che partecipate alla qualificata assemblea, ed estendo il mio affettuoso pensiero ai vostri confratelli sparsi in vari Paesi del mondo; vi ringrazio altresi per questa richiesta che vi onora, perché manifesta in voi quel profondo amore a Roma e al Papa, tipico del venerato vostro fondatore, il servo di Dio padre Leone Dehon. Esprimo il mio apprezzamento per l'opera che la vostra congregazione ha compiuto e sta compiendo a servizio della Chiesa e per il bene della società: fondata nel 1878, è costituita attualmente da 19 province e 7 regioni, in Europa, America del Nord e del Sud, Africa e Indonesia. Le ultime statistiche indicano 2692 membri, dei quali 1889 sacerdoti, 314 fratelli cooperatori, 395 chierici studenti e 94 novizi.

Queste notizie recano un grande conforto e vi stimolano ad essere sempre più fervorosi e perseveranti nel vostro lavoro, sulle orme del venerato fondatore "profeti dell'amore" e "costruttori della riconciliazione degli uomini e del mondo in Cristo", seguendo le direttive delle vostre rinnovate Costituzioni.


2. Nella spiritualità del padre Dehon il fondamento e il centro della vostra istituzione è il culto e la devozione al Cuore di Gesù. Ciò deve orientare sia la riflessione teologica sia la formazione ascetica, come pure l'attività pastorale e missionaria. Si potrebbe affermare che egli ebbe sempre dinanzi la scena drammatica e sublime del Calvario, descritta dall'evangelista Giovanni: "Venuti [i soldati] da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpi il costato con la lancia e subito ne usci sangue ed acqua" (Jn 19,33-34).

Richiamandosi al messaggio e alle apparizioni di Paray-le-Monial, padre Dehon vedeva nel costato trafitto il cuore di Gesù, simbolo dell'amore di Dio verso gli uomini, dal quale sgorgarono la "grazia" santificante, i sacramenti, la Chiesa e da quel cuore, insanguinato e coronato di spine, attingeva il suo ardore apostolico e la sua profonda pietà eucaristica e riparatrice. Nell'ultimo quaderno del suo famoso "diario", ormai vecchio e malato, annotava: "Assisto alla grande messa perpetua del cielo: Gesù che si offre al Padre, l'Agnello immolato dal principio; il cuore di Gesù vittima di amore per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini".

Il 6 settembre 1888 padre Dehon fu ricevuto in udienza privata da Leone XIII; da poco aveva ottenuto il "Decretum Laudis" e il Pontefice, manifestando il suo compiacimento, gli disse: "Molto bello il vostro intento; perché la riparazione è davvero necessaria... Predicate le mie encicliche, ove si combattono gli errori contemporanei: bisogna inoltre pregare per i sacerdoti...". Queste parole furono il programma della sua vita sacerdotale e della congregazione, che fin da giovane sacerdote ebbe in animo di fondare: un amore ardente e affettuoso a Cristo, per riparare i peccati del mondo; un instancabile e coraggioso apostolato, anche sociale, per far conoscere e amare il divin Redentore; e infine una scrupolosa attenzione al magistero della Chiesa, per avere la garanzia circa la verità annunziata e per dare un aiuto autentico alla formazione e alla perseveranza dei sacerdoti.

Egli, come stenografo del Concilio Vaticano I e nei vari incontri con i padri conciliari, aveva profondamente compreso il significato e la missione della Chiesa e del papato nel disegno salvifico della Provvidenza; inoltre nel ministero pastorale e durante i viaggi aveva potuto constatare dal vivo che la "questione sociale" si poteva risolvere in modo concreto e positivo solo alla luce del messaggio di Cristo.

"Quanto a noi - diceva - dobbiamo essere tutti di fuoco per fare conoscere e amare il Maestro buono, così come l'ammirabile amore che il suo cuore divino ci ha testimoniato in tutti i suoi misteri e che ancora si manifesta ogni giorno, nella santa Eucaristia".

Fin dal 1887 egli aveva scritto: "...lo studio secondo lo spirito di Roma e la riparazione al Sacro Cuore di Gesù, la verità e la carità, sono state le due grandi passioni della mia vita e non ho se non un desiderio, che siano le due sole attrattive dell'opera che lascero".


3. E' passato più di un secolo dall'umile e nascosto inizio della congregazione "dehoniana": ma il messaggio e il "carisma" del fondatore sono sempre attuali, perché la società di oggi sente ancor più il bisogno assillante di incontrarsi con il cuore di Gesù, per trovarvi pace, serenità, conforto e perdono.

Predicate pertanto con ardore l'amore di Dio, presentando il cuore di Cristo, simbolo e centro di tale realtà divina. Infatti "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Jn 3,16). "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo... come vittima di espiazione per i nostri peccati" (1Jn 4,8-10). All'uomo, lacerato da tante tribolazioni e da tanti interrogativi, additate in Cristo crocifisso e risorto la certezza suprema dell'amore di Dio! Curate con particolare sollecitudine e senso ecclesiale l'apostolato della stampa, che occupa non piccola parte del vostro servizio ecclesiale. Esso è molto importante per la diffusione dei principi cristiani e per la difesa dei valori cattolici. Confido che non mancherà da parte vostra in questo settore un rinnovato impegno di fedeltà e di vigilanza per contribuire sempre al vero bene delle anime e all'edificazione della Chiesa. Formate le coscienze cristiane, presentando con chiarezza le verità che devono guidare la vita ed eliminando tutto ciò che può turbare e confondere. Siate pienamente fedeli al magistero e alla Sede apostolica. Testimoniate il vostro amore a Cristo con l'adorazione eucaristica e con la vita penitente, in riparazione del male che pesa sul mondo. "Lo studio, l'azione, la preghiera - ripeteva spesso padre Dehon -. Abbiamo bisogno di dottori, di apostoli, di santi!". Ma soggiungeva anche: "Dio non sa che farsene del nostro sapere e delle nostre opere, se non ha il nostro cuore".


4. Carissimi! Nel Natale del 1921 padre Dehon scriveva da Bruxelles: "Chiedo a voi tutti che vi rinnoviate nel fervore. Siamo in tempi difficili; ma io vi ripetero la parola incoraggiante di Nostro Signore: "Confidite! Ego vici mundum!"". Anch'io nella circostanza solenne del Capitolo generale rivolgo a voi e a tutti i "Dehoniani" le medesime parole: confidate nel cuore di Cristo e di Maria santissima, rinnovando ogni giorno il vostro fervore e proseguendo con coraggio e con serenità nel cammino indicato dal venerato vostro fondatore. Immenso è il lavoro da compiere e non possiamo perdere tempo! In pegno di copiosi favori celesti, vi imparto ora di cuore la benedizione apostolica, che estendo con affetto all'intera congregazione.

Data: 1985-06-14 Data estesa: Venerdi 14 Giugno 1985





Alle claustrali Benedettine - Vittorio Veneto (Treviso)

Titolo: Il ritiro dal mondo è un vivere nel cuore del mondo

Sorelle carissime.


1. Ho voluto iniziare questa mia nuova visita Pastorale in terra veneta con questo incontro con voi, per esprimere l'importanza tutta particolare che annetto alla vita delle anime consacrate, chiamate a vivere una speciale esperienza dell'amore e della misericordia del Padre, in Cristo suo Figlio e nello Spirito Santo.

A tutte voi va il mio caldo saluto e anche un vivo ringraziamento, a nome di tutta la Chiesa e mio, per ciò che siete, per ciò che fate e soprattutto per ciò che offrite al Padre celeste: un "eccellente sacrificio di lode", consacrando, nell'adorazione di lui, tutte le vostre forze.

Come insegna la Regola del vostro padre san Benedetto, nulla voi intendete anteporre all'amore di Cristo: quell'amore mistico e soprannaturale, sponsale e ardente, che san Bernardo seppe vivere in modo così esemplare e affascinante, e descrivere così magistralmente nei suoi scritti spirituali, che sono ancor oggi solido alimento per tutte quelle anime che vogliono penetrare nei segreti dell'unione con Dio secondo l'insegnamento del Vangelo.


2. La vostra venerabile comunità è antichissima: le radici della sua storia giungono addirittura all'alto Medioevo: il vostro monastero, come uno scoglio fra le tempeste più forti del mare, ha resistito, per la protezione dello Spirito di Cristo, ad alterne e gravi prove e vicende storiche, mantenendo pura la sua fedeltà al Signore Gesù e alla Chiesa. E' vero che, all'inizio di questo secolo, la comunità ha dovuto mutare di luogo, ma essa, come tale - e questa è la cosa più importante - ha mantenuto il suo spirito e le sue tradizioni. Ha mantenuto l'ispirazione benedettina che aveva ricevuto nella sua terra d'origine, la diocesi di Belluno, quella diocesi che dette i natali al mio venerato predecessore Giovanni Paolo I, il quale - come ho saputo - quand'era ancora vescovo di Vittorio Veneto, venne più volte a spiegarvi la parola di Dio. Io intendo oggi mettermi sul solco di quella sua amabile e indimenticabile presenza, anche se le mie parole, nella presente circostanza, non potranno che essere assai brevi.


3. Ciò che desidero dirvi, oltre a ringraziarvi per il prezioso e insostituibile servizio che rendete a Dio, alla Chiesa e alle anime, è anche una parola di alta lode per l'ideale di vita che, per divina ispirazione, avete scelto, perché voi possiate essere incoraggiate e ulteriormente animate a perseverare con fedeltà e con coraggio nel cammino intrapreso, nello sforzo continuo di osservare lo spirito della Regola nella sua primitiva purezza, e di abbeverarvi alle sue sorgenti perenni, così che la vostra famiglia spirituale abbia la sicura garanzia di poter resistere anche alle prove dell'attuale momento storico, applicando i principi della Regola nelle particolari circostanze del mondo nel quale oggi viviamo.

A questo riguardo, una raccomandazione che voglio farvi e che sono certo troverà nei vostri animi una piena rispondenza, è quella di mantenere nella pienezza e fecondità spirituale del suo significato il vostro ritiro dal mondo.

Quanto facilmente una certa mentalità profana fraintende questo vostro vivere appartate dalle vicende esteriori del mondo! Eppure, tutte quelle anime che, interiormente illuminate dalla grazia del divino Maestro, sentono l'insufficienza e la precarietà del mondo presente e comprendono che la salvezza dell'uomo richieda il possesso di ben più alti valori, si accorgono di trovare nella vostra testimonianza una via misteriosa che guida e orienta al possesso stabile di quei beni trascendenti. Come si spiegherebbe, infatti, altrimenti l'accoglienza e l'ospitalità che voi donate a tanti che sentono il peso della sofferenza e del peccato? A tante anime in cerca di redenzione e di salvezza, di luce e di pace?


4. Morte come voi siete al mondo per le esigenze di una severa ascesi e di una sincera penitenza; esiliate dal mondo perché avete voluto fuggirne la corruzione (cfr. 2P 2,20); respinte dal mondo come Cristo crocifisso, voi proprio per questo - come Cristo - siete chiamate in realtà a vivere nel cuore del mondo, condividendone le ansie e le aspirazioni più vere e più profonde, per offrirle al Padre - in Cristo - per la salvezza del mondo. Poiché questo, in definitiva, è lo scopo della vita contemplativa: l'amore.

E quale amore, se non quello che consiste nella lode di Dio e nel donarsi - come Cristo - per la salvezza delle anime? Da qui la misteriosa ma efficacissima fecondità apostolica, che vi colloca al centro della missione della Chiesa e che scaturisce dall'autentica esperienza contemplativa, un'esperienza - come spiega san Bernardo - breve e intermittente, ma tale da donare all'anima gli slanci della generosità più pura ed eroica.


5. Pregate e offrite sacrifici per tutta la Chiesa e per coloro stessi che non comprendono il vostro ideale! Pregate il Padre perché illumini e apra il loro cuore. La grande vittoria della grazia è proprio quella di riuscire a intenerire anche i cuori induriti. E ricordatevi di pregare in modo speciale per me, che confido molto nelle preghiere delle anime contemplative.

Di cuore vi benedico. Il Signore sia sempre con voi! [Aggiunta improvvisata:] A quanto detto nel messaggio che vi lascio, vorrei aggiungere una parola, prendendo ispirazione dalla festa liturgica che abbiamo vissuto ieri e che viviamo ancora oggi: la solennità del Sacro Cuore di Gesù, oggi quasi completata dalla commemorazione - direi anche dalla festa - del Cuore immacolato di Maria. Pertanto vi saluto in questo cuore, nel cuore di Gesù tramite il cuore di Maria, cuore immacolato, e vi avvicino tutte a questo cuore di Maria che sapeva imparare - in modo inconsueto - dal cuore di suo Figlio.

Normalmente sono i figli che imparano dal cuore delle madri. Ma, con il tempo, anche le madri cominciano ad imparare dal cuore dei figli. Questo si è verificato in modo eccezionale, soprannaturale, divino, fra i due cuori di Gesù e di Maria, di Maria e di Gesù. Ecco, abbiamo un cuore esperto, profondamente esperto dei misteri della santissima Trinità, dei disegni divini, un cuore esperto del mistero della creazione alla luce del mistero della redenzione.

Un cuore espertissimo. Nessun cuore umano, al di fuori di quello del Redentore che è un cuore divino, è così esperto del mistero della redenzione come quello di Maria, cuore immacolato. Doveva essere immacolato per poter essere perfettamente sensibile a tutto ciò che veniva dal cuore divino di suo Figlio, da tutto ciò che veniva - diciamo - anche dal cuore eterno della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Doveva essere immacolato per questo.

Ecco il mistero liturgico del giorno in cui ci incontriamo. Carissime sorelle, voglio incontrarvi in questo mistero. Naturalmente, senza la pretesa di potervelo spiegare nella sua pienezza, nella sua profondità; voglio almeno toccare questo mistero di ieri e di oggi, tutti e due profondamente collegati. così siamo profondamente uniti nella Chiesa di Cristo, siamo uniti tramite il mistero di Cristo e di Maria, come ci ha insegnato anche il Concilio Vaticano II, soprattutto nella costituzione "Lumen Gentium", che si conclude con un capitolo sulla presenza della beatissima Vergine e Madre di Cristo nella Chiesa, nel mistero della Chiesa.

Vi ringrazio per questa buona accoglienza... e vi ringrazio per la vostra preghiera continua, per questo accompagnamento continuo. Non vado da solo.

Sono consapevole di non camminare da solo, ma di essere accompagnato. Voi siete questo accompagnamento. E per questo voi siete anche una parte della mia missione, del mio servizio, del mio ministero petrino.

Data: 1985-06-15 Data estesa: Sabato 15 Giugno 1985





Alle autorità e alla popolazione - Vittorio Veneto (Treviso)

Titolo: Fedeltà alle origini, fonte di fecondità

Onorevole signor ministro, onorevole signor sindaco!


1. Sono profondamente grato per le parole con le quali, interpretando i sentimenti sia del governo italiano che dei cittadini di Vittorio Veneto, mi hanno voluto porgere il benvenuto in questa cara città, insigne per le sue memorie patriottiche e per le sue nobili tradizioni di civiltà, religione, cultura e laboriosità.

Il mio cordiale saluto si rivolge poi a tutti voi, carissimi vittoriesi, che siete convenuti a quest'incontro per esprimermi il vostro omaggio con la squisita gentilezza e l'amabile ospitalità che sono distintivo qualificante delle genti venete. Rivolgo altresi un particolare pensiero al presidente della giunta regionale e alle altre autorità.


2. Con questa prima tappa del pellegrinaggio che, nel 150° anniversario della nascita di san Pio X, mi porterà a Riese, Treviso e Venezia, intendo rendere omaggio al mio venerato e indimenticabile predecessore Giovanni Paolo I, che a Vittorio Veneto inizio l'esercizio del suo lungo e fecondo itinerario episcopale, culminato con l'elezione alla Cattedra romana.

Già nell'agosto del 1979, recandomi pellegrino a Canale d'Agordo e Belluno, culle della sua vita naturale e di quella sacerdotale, desideravo compiere una sosta qui. Ciò che non fu possibile allora, avviene oggi. Ed è per me un'emozione grande mettere piede sulla terra che conobbe i passi di Giovanni Paolo I come pastore e alla quale egli rimase sempre legato oltre che dal vincolo di affetto ecclesiale, da quello della cittadinanza onoraria che gli fu conferita quando fu chiamato alla sede patriarcale di Venezia.


3. La mia visita vuole essere anche un cordiale omaggio a questa città e alla comunità diocesana, alla loro storia vetusta, al patrimonio di fede, di arte, di letteratura e di operosità nei vari campi del progresso civile e sociale.

Nota per il suo eroismo, che le valse solenne riconoscimento nei due conflitti mondiali, Vittorio Veneto è assurta a simbolo del patriottismo nazionale, per il ruolo che ha avuto nella conclusione vittoriosa della prima guerra mondiale, nella quale l'Italia era entrata nel 1915, esattamente 70 anni or sono. L'immane conflagrazione insanguinava da quattro anni vari Paesi si d'Europa.

Pio X aveva chiuso gli occhi all'inizio di quello che egli con dolore aveva subito presagito come un tremendo e sconvolgente uragano. Il suo successore, Benedetto XV, tra l'incomprensione e l'ostilità delle parti in lotta, aveva supplicato i governi a far cessare l'"inutile strage" e nulla tralascio, in quel tormentato periodo, per soccorrere le vittime della tragedia e affrettare il ristabilimento della pace. La memoria di quegli insigni pontefici assume un particolare valore storico in questa vostra città, alla quale gli italiani guardano come un simbolo che è sacro alla memoria dei loro seicentomila morti e come un invito alla fraternità e alla pace in un'Europa e in un mondo che speriamo sempre preservato da simili flagelli.


4. L'amor di patria è un valore cristiano, e cristiane sono le radici della trama storica vittoriese, affondantisi nel ruolo dell'età romana. Come in altre località della regione veneta, qui il cristianesimo fu la sorgente da cui sgorgo la linfa vitale la quale, nel successivo intrecciarsi degli avvenimenti, continuo ad alimentare il tessuto della società, arricchendolo di sempre nuovo vigore. La fedeltà alle origini non venne meno. E fu sempre fonte di fecondità in tutti i tempi.

Mi sia consentito di accennare alla fioritura di opere, di vocazioni sacerdotali e religiose, che sono sempre il segno più evidente della vitalità di una Chiesa locale. E per sottolineare il fervore del laicato, ricordo l'insigne figura del servo di Dio Giuseppe Toniolo, grande sociologo e uno dei massimi esponenti del pensiero cristiano in campo sociale.


5. So che nel momento presente la complessa crisi che affligge la società non manca di avere anche qui i suoi riflessi. L'inadeguatezza di risorse industriali, la disoccupazione, specialmente quella giovanile, l'emigrazione forzata, l'abbassamento dell'indice di natalità e il correlativo invecchiamento della popolazione nell'ambito cittadino, una certa stanchezza culturale e, più generalmente, un'eclissi di valori, sono alcuni dei fenomeni che si vanno manifestando accanto ai problemi che comporta l'ordinario svolgimento della vita comunitaria.

Ma io amo indirizzare il pensiero alle grandi ricchezze di intelligenza, volontà, laboriosità che sono il vostro consolidato retaggio, e che il senso cristiano dell'esistenza fortifica e ingigantisce.

La continua riscoperta delle radici cristiane darà valido sostegno all'impegno di concordia e di unità per la promozione del bene comune, a garanzia di un avvenire migliore, al quale la gioventù possa guardare con motivata serenità.

Gli esempi e gli insegnamenti, che l'indimenticabile vescovo Albino Luciani ha affidato agli annali della vostra storia e al dinamismo della vostra vita, costituiscono un singolare e persuasivo incitamento, al quale volentieri faccio affettuosamente eco.

Con i più fervidi auspici che la mia visita rafforzi la speranza e confermi ogni proposito buono, assicuro la mia solidale preghiera per la vostra prosperità e per un genuino progresso nella conquista dei più alti valori, invocando su di tutti copiose benedizioni celesti.

Data: 1985-06-15 Data estesa: Sabato 15 Giugno 1985






GPII 1985 Insegnamenti - A vescovi colombiani in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)