GPII 1985 Insegnamenti - Arrivo all'aeroporto - Yaoundé (Camerun)

Arrivo all'aeroporto - Yaoundé (Camerun)

Titolo: Una pacifica Africa in miniatura crocevia delle religioni




1. Dio sia lodato! La mia gioia è grande e la mia emozione profonda nel poter compiere in Camerun la visita che desideravo fare da lungo tempo e che questo Paese meritava.

Signor presidente, mi rivolgo anzitutto a lei per ringraziarla delle nobili parole che mi ha rivolto. Le sue intenzioni manifestano l'alto senso che lei ha della sua carica, come presidente di tutti i camerunesi, e anche la profonda considerazione che lei ha per la Chiesa cattolica, che le è familiare, per la Santa Sede di cui lei sottolinea così bene la missione spirituale e l'azione in favore della pace nel mondo. La ringrazio per la calorosa accoglienza che ci ha preparato. E saluto rispettosamente tutti coloro che qui la circondano, le autorità civili e i miei fratelli nell'episcopato.


2. Venendo tra voi, rispondo a un invito espresso da lungo tempo da lei, signor presidente, come pure dai vescovi di questo Paese. Infatti, durante la visita "ad limina" dei vescovi del Camerun, il 13 novembre 1982, monsignor Jean Zoa mi diceva: "Il Camerun arde di gioiosa impazienza di vedervi calcare il nostro suolo.

Voi l'avete avvicinato e anche sorvolato, a più riprese. Questo auspicio della vostra visita tanto desiderata è condiviso da tutti gli strati della popolazione, sia cristiana che non cristiana, e dalle autorità nazionali". Sono riconoscente per questi inviti, che sono felice di onorare oggi, come lo faro in sei altri Paesi africani. Il culmine del nostro pellegrinaggio sarà a Nairobi, al 43° Congresso eucaristico internazionale, nel culto reso a nostro Signore Gesù Cristo presente nell'Eucaristia. Ma la tappa del Camerun assume un rilievo particolare perché comporta una visita alle quattro province ecclesiastiche.


3. Il Camerun è come un'Africa in miniatura, crogiolo di numerose etnie dalle ricche tradizioni, crocevia di tutte le maggiori religioni del continente africano, all'incrocio del mondo francofono e anglofono, con una notevole espansione demografica, una gioventù molto numerosa. Si è parlato di questo Paese come di un'isola di pace.

Infatti, grazie a Dio, il Camerun oggi conosce la pace, e manifesta una tenace volontà di sviluppare tutte le sue potenzialità, in un clima che armonizza il rispetto dei gruppi, la giustizia sociale e l'unione nazionale, facendo appello alla cooperazione attiva e leale di tutti i cittadini e ai valori morali e spirituali che ogni coscienza può apprezzare. Voi siete consapevoli delle grandi sfide da accettare, specialmente sul piano economico e culturale. Noi condividiamo le speranze della vostra nazione in piena crescita. formulo personalmente i migliori auguri per il suo sviluppa armonioso e pienamente umano ed esprimo la mia simpatia a tutti i cittadini camerunesi. Quasi tutti onorano Dio, secondo la fede cristiana o secondo l'Islam, o secondo le religioni tradizionali. Questo sentimento religioso, credetelo bene, è apprezzato da colui che viene a voi come capo spirituale, successore dell'apostolo Pietro, designato dal Signore Gesù come pastore della Chiesa di Dio.


4. A questo titolo, vengo in particolare a riunire i miei fratelli e le mie sorelle cattolici. La fede cristiana è stata proposta agli abitanti di questo Paese, alla fine del secolo scorso, da missionari protestanti e da missionari cattolici. Essi sono venuti senza conoscervi, con il solo desiderio di farvi condividere quello che essi stessi avevano ricevuto come una buona novella e che formavano la loro gioia e la loro salvezza: la dedizione a Gesù Cristo Salvatore.

E i camerunesi li hanno accolti. L'inizio dell'evangelizzazione cattolica a Marienberg, la montagna di Maria, è stato molto umile, come il piccolo grano di senape di cui parla il Vangelo. Ma questo grano era un seme divino che ha dato frutti meravigliosi, i frutti di un cristianesimo dal sapore africano.


5. Oggi, dopo novant'anni di evangelizzazione cattolica nel Camerun del Sud e ad appena quarant'anni nel Camerun del Nord, io sono accolto da vescovi e da sacerdoti camerunesi, che lavorano fraternamente con i loro confratelli di altri Paesi, e, alla loro testa, da monsignor Christian Tumi, presidente della Conferenza episcopale. Apprezzo tutta la preparazione spirituale e altro che ha preceduto il mio viaggio in ciascuna diocesi.

Responsabile dell'unità della Chiesa universale, vengo a rendere grazie a Dio con voi; vengo a confermare la vostra fede, a incoraggiare un'altra tappa di evangelizzazione, sempre nel pieno rispetto della coscienza di ogni camerunese, affinché la luce di Gesù brilli sempre meglio in questo paese e perché il suo amore appaghi i cuori. Sono felice di porre i miei passi in quelli dei pionieri del Vangelo, di riunire il popolo che Dio si è acquisito in questo Paese, di sigillare l'alleanza con Gesù Cristo mediante i sacramenti del Battesimo, della Confermazione, dell'Eucaristia, dell'Ordine, d'incontrare i sacerdoti i religiosi e le religiose, le famiglie, i giovani, gli intellettuali a tutti i livelli, i responsabili politici e tutti coloro che operano per il bene della Chiesa e della società.

Che Dio benedica il mio ministero durante tutta questa visita! Che benedica la vostra terra che gli è cara e che io ho appena baciata, perché è diventata il luogo in cui egli diffonde la sua grazia! Che benedica tutti i camerunesi, facendo brillare su di essi la sua verità, il suo amore e la sua pace!

Data: 1985-08-10 Data estesa: Sabato 10 Agosto 1985





Alla comunità, nella cattedrale - Yaoundé (Camerun)

Titolo: La fede rende fruttuoso il servizio affidato a ciascuno

Dio sia lodato!


1. Egli vi ha chiamati, cari fratelli e sorelle del Camerun, a formare, in questo Paese, un popolo che gli si è consacrato, a diventare, anche voi, una parte integrante della sua Chiesa, del suo popolo disseminato in tutto l'universo. Da sempre egli vi ha scelti nel suo disegno d'amore. Vi ha predestinati a riprodurre l'immagine di suo Figlio, affinché egli sia il primo di una moltitudine. Egli vi ha santificati (cfr. Preghiera della consacrazione delle professe).

Così saluto con affetto la Chiesa che è a Yaoundé, in questa diocesi, in questa provincia e in tutto il Camerun. E con voi rendo grazie a Dio.

Certo, gli abitanti di questo Paese non hanno mai cessato di essere nel pensiero di Dio; da sempre voi siete l'oggetto del suo amore, poiché "in ogni tempo e in ogni nazione è accetto a Dio chiunque lo teme e opera la sua giustizia" (LG 9). E' dunque vero anche per i vostri compatrioti che professano un'altra fede. Ma l'evangelizzazione vi ha permesso di conoscere meglio Dio secondo la verità - quale si è verificato nel mio paese, la Polonia, come in tutti i Paesi - da coloro che hanno già avuto la grazia di riceverlo, e che quindi vengono da altrove, da Chiese già costituite. La Chiesa si è sviluppata a partire dai compagni di Gesù che egli stesso ha designato apostoli e da altri loro seguaci, di generazione in generazione. La nostra riconoscenza va anche ai missionari che, nel 1890, e da allora senza sosta, sono venuti a condividere il tesoro della fede e a fondare qui la Chiesa apostolica. Voi stessi avete accolto questo Vangelo come la buona novella venuta da Dio. Ed essa non ha tardato, come una semente vigorosa, a portare i suoi frutti a tutti coloro che vi aderirono con la fede e furono battezzati. In meno di un secolo - e per alcune regioni in un quarto di secolo - la Chiesa si è solidamente impiantata in una parte notevole delle popolazioni camerunesi; sacerdoti, vescovi, religiosi e religiose, laici impegnati sono stati chiamati in mezzo a voi a guidare e animare questa Chiesa, con l'aiuto fraterno dei loro predecessori nella fede. Successore dell'apostolo Pietro, circondato dai miei fratelli vescovi, vengo per la prima volta a visitare questa Chiesa nel Camerun, a riconoscerla, a confermarla nella fede, a consolidare il suo necessario vincolo con la Chiesa universale, affermare il suo slancio spirituale e incoraggiare il suo dinamismo missionario, rispettoso delle persone e delle culture.


2. Voi esercitate in questa Chiesa responsabilità diverse, avete ricevuto vari doni, ma io sottolineo anzitutto ciò che avete in comune. "Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio che opera tutto in tutti" (1Co 12,4-6). Nell'unico popolo di Dio, non vi è posto per "nessuna ineguaglianza per riguardo alla stirpe o alla nazione, alla condizione sociale o al sesso" (cfr. LG 32). Voi avete accolto la stessa fede della Chiesa che vi ha rivelato lo stesso amore del Padre per ciascuno. Voi avete ricevuto lo stesso Battesimo che vi ha fatto entrare nella vita nuova attraverso la morte e la risurrezione di Cristo e che ha fatto di voi i membri del suo corpo mistico. Voi partecipate dello stesso Spirito Santo che fa di voi il suo tempio.

Siete stati adottati da Dio come figli e come figlie e siete costantemente santificati dagli stessi sacramenti; in particolare voi partecipate alla stessa Eucaristia per offrirvi con Cristo e per ricevere il pane di vita che è il suo corpo santissimo, vi accostate alla stessa sorgente del perdono nel sacramento della riconciliazione. Voi possedete in germe la vita eterna, chiamata a realizzarsi in cielo. Avete lo stesso destino. Nella "dignità e nella libertà dei figli di Dio" voi siete chiamati fin da ora, attraverso vie e condizioni di vita diverse, alla stessa santità, alla perfezione stessa di Pietro (cfr. LG 9 LG 11). Il valore essenziale è, in ogni persona, la sua risposta alla grazia, la santità che Dio solo conosce in piena luce. La preghiera e la carità sono il fondamento della vostra vita cristiana. Voi costituite - come già diceva san Pietro - "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio ha acquistato" (1P 2,9). E voi avete tutto l'onore e il dovere di contribuire a edificare la Chiesa e di portare testimonianza nel mondo in cui la Provvidenza vi ha collocati.

Ci deve essere, dunque, tra voi, una grande stima, "una carità senza divisione" (cfr. LG 32); praticate un aiuto e una cooperazione attiva, come tra le membra dello stesso corpo, il corpo di Cristo. E ringraziate Dio incessantemente dei doni inauditi che ha fatto a ciascuno di voi. Ripetiamo spesso le parole del salmo che avete scelto: "A te grazie, grazie infinite".


3. Ma nella Chiesa, come nel corpo, le membra non hanno tutte la stessa funzione e la stessa vocazione. La loro diversità non riflette soltanto la realtà della società civile in cui tutti non hanno le stesse capacità, le stesse responsabilità. Essa proviene dal mistero stesso della Chiesa, che riceve i suoi poteri con la grazia divina, da un altro, da Cristo; i suoi membri ricevono i loro carismi come doni gratuiti dello Spirito Santo che, attraverso di essi, ringiovanisce, rinnova e amplia senza sosta la vita ecclesiale. E' necessario dunque che ciascuno eserciti al meglio il ministero o la testimonianza che gli è affidata per il bene di tutti, rispettoso e solidale con le altre vocazioni. "A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune" (1Co 12,7). Non tutti sono chiamati a vendere i propri beni per seguire Cristo, come il giovane ricco del Vangelo, ma tutti sono chiamati a fare della loro vita un dono.


4. Ho salutato i miei fratelli nell'episcopato che rincontrero nel corso di questo viaggio. Qui vorrei rivolgermi in primo luogo ai sacerdoti che condividono tanto da vicino la loro missione, la missione di Cristo sacerdote, unico Mediatore tra Dio e gli uomini.

Cari amici sacerdoti del Camerun, voi siete stati scelti tra gli uomini di questo Paese, voi conoscete bene le loro preoccupazioni, le loro speranze, le loro debolezze; voi siete solidali con la loro cultura e con la loro etnia. E' nel loro nome che voi rendete grazie a Dio e che lo supplicate. Ma, attraverso l'ordinazione sacerdotale, siete diventati i ministri di Cristo; voi lo rappresentate, lui, il capo della Chiesa e il suo corpo, lui, l'autore della salvezza e la fonte di ogni grazia. Voi annunciate la sua parola, operate in suo nome per offrire il suo sacrificio, per dare il suo pane di vita, per trasmettere il suo perdono; tutti doni di Dio che il popolo cristiano non può produrre da solo, poiché li riceve dall'alto. La vostra missione è sublime e indispensabile.

Voi dovete incessantemente, in tutta umiltà, rendere grazie a Dio per la fiducia che ha riposto in voi. Il vostro ministero merita pure che voi gli consacriate tutto il vostro tempo e tutte le vostre forze poiché Cristo, che vi ha guardato con amore, come il giovane ricco, e vi ha detto "seguimi", non vi ha chiamati perché ritorniate a delle attività profane che non siano in rapporto con l'evangelizzazione. E a questo scopo che dovete organizzare e regolare insieme e con i vostri fedeli le questioni importanti del sostentamento materiale dei sacerdoti, poiché il regno di Dio chiede mietitori a tempo pieno, chiede pescatori di uomini votati anima e corpo alla loro missione, cioè con il cuore condiviso.

Siete divenuti pastori nella Chiesa al seguito del Buon Pastore, ossia incaricati di radunare il popolo che vi è affidato amandolo e servendolo senza fare distinzione preferenziale tra ricchi e poveri, adulti e bambini, persone sane e handicappate, uomini di un'altra razza o di un altro ceto sociale. Voi rappresentate in mezzo a loro non solo l'autorità del capo, attento a ciascuno e servitore di tutti. Voi siete anche i pastori preoccupati per le pecore smarrite, allontanate, da quelle che sono lontano o che non fanno ancora parte di questo gregge perché non hanno scoperto veramente il Vangelo. Voi siete tutti in stato di missione, come la Chiesa intera.

Di tutto questo riparleremo domani, al momento di ordinare i vostri giovani fratelli. Ma già prego il Signore di rendervi sempre disponibili alla sua opera, in un amore pieno ed esclusivo nei suoi riguardi, e di mantenervi interamente solidali alla sua Chiesa; gli chiedo di rendervi santi e di conservarvi nella sua pace e nella sua gioia. E lo chiedo anche per i diaconi permanenti che cominciano ad offrire a questa Chiesa un servizio molto apprezzabile.


5. Il mio incoraggiamento va anche ai seminaristi dei seminari maggiori, dei seminari per gli adulti e dei seminari minori. Ogni provincia ha voluto fornirsi di questi strumenti di formazione al sacerdozio, e ciò è veramente importante per l'avvenire del vostro Paese.

Cari giovani o adulti che vi preparate al sacerdozio direttamente o che prevedete di farlo in avvenire, voi siete coscienti della grandezza e della bellezza della missione che vi attende. Non resterete dunque stupiti se la Chiesa - a cui spetta in ultima analisi la decisione di ammettervi agli ordini - si dimostra esigente per la vostra formazione: formazione culturale, che non dovrebbe essere sottovalutata in una società che invita sempre più i suoi figli allo sforzo intellettuale; approfondimento degli studi teologici che debbono familiarizzarvi con tutta la dottrina della Chiesa elaborata nel corso della storia e confermata dal magistero; meditazione della Sacra Scrittura e formazione alla preghiera; o ancora, disciplina di vita che vi prepara al controllo della vostra affettività, al dono di voi stessi, alla costanza nel lavoro; e, naturalmente, formazione apostolica.

Si conta su di voi, su tutte le vostre capacità, per condurre a Gesù Cristo un popolo camerunese che desidera ardentemente il suo sviluppo integrale, ma che può spesso essere turbato da tutto ciò che impone una civiltà tecnica in cui il senso religioso si affievolisce; tale sviluppo può essere inoltre tentato da un certo ritorno al paganesimo, o sedotto da diverse forme di falsa religiosità.

La "Ratio nationalis institutionis sacerdotalis", messa a punto dai vostri vescovi e dai vostri responsabili, traccia vie interessanti e sicure per la preparazione dei sacerdoti. Spero che voi percorriate tale cammino, difficile ma esaltante, con i vostri maestri. Siate coraggiosi e fiduciosi, traete sostegno nell'amicizia di Cristo che vi fa la grazia di chiamarvi al suo servizio.


6. E ora mi rivolgo a voi, cari religiosi e religiose del Camerun venuti qui a rispondere a una vocazione missionaria, o originari di questo Paese. Anche voi avete un posto privilegiato in questa Chiesa. Ad essa rendete servigi senza eguali per un gran numero di compiti pastorali legati alle parrocchie o nel campo dell'insegnamento, dell'educazione dei giovani, delle cure ai malati, dell'assistenza ai poveri di ogni condizione. Voi offrite, con la vostra competenza, una disponibilità totale, tanto più che non avete una famiglia personale a carico. Ma più profondamente, con la vostra stessa esistenza di religiosi, testimoniate il regno di Dio quale Gesù lo ha descritto nelle beatitudini, del regno futuro che ha il suo principio di realizzazione in questa terra. A ciò vi consacrate interamente. E ciò che vi anima in questa vita esigente, è la gioia di imitare Gesù casto, povero, obbediente; è la volontà di vivere il radicalismo di queste chiamate; è l'amore gratuito che gli portate. Come diceva san Pietro ai primi cristiani: "Voi lo amate pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza delle anime" (1P 1,8-9).

Questo amore gratuito trova un'espressione affatto speciale nei monaci e nelle monache di clausura che, appartati nei monasteri di questo Paese, dedicano la loro vita alla lode e all'intercessione, a nome di tutti i loro fratelli e sorelle. Questi contemplativi servono la gloria di Dio, alimentando segretamente la fiamma della Chiesa; so che anche questi monasteri sono rappresentati qui.

Tutti voi, religiosi e religiose, siete associati in modo particolare alla redenzione di Cristo; con lui offrite la vostra persona come ostia vivente (cfr. Rm 12,1) imitando l'amore che, nel cuore di Cristo, è insieme redentore e nuziale e inaugura una vita nuova d'alleanza con Dio attraverso il suo sacrificio.

Voi sapete che lo scorso anno, nell'esortazione "Redemptionis donum", ho sviluppato questi temi per voi.

Questa maniera di seguire Cristo guida gli uomini delle congregazioni religiose, di vita attiva o di vita contemplativa, sacerdoti e frati. Ma il mio pensiero è rivolto specialmente agli istituti di uomini e donne, poiché diciotto religiose si accingono a fare la loro professione temporanea o perpetua: Serve di Maria di Douala - camerunesi e congolesi - figlie di Maria di Yaoundé; Suore di santa Teresa del Bambin Gesù di Buea; Suore francescane terziarie di Brixen. La vita religiosa e tutte le forme di vita consacrata sono un grande dono che Dio fa a questo Paese, un segno di maturità evangelica. Mi congratulo nello stesso tempo con le religiose venute da altri Paesi; esse hanno portato, ieri e oggi, una testimonianza che è stata senza dubbio decisiva per la fioritura di nuove vocazioni e di nuove congregazioni camerunesi.

Care sorelle, la cerimonia che state per vivere è espressiva del vostro impegno. Voi vi impegnate in una vita in cui tutto il vostro essere è consacrato a Cristo, per servirlo negli uomini suoi fratelli. Voi dovete ogni giorno rinnovare interiormente questa disponibilità. La congregazione vi aiuterà, vi fornirà il quadro della vostra vita di castità perfetta, di povertà e di condivisione, di rinuncia a voi stessi; non si sostituirà alla vostra vigilanza personale; sarete voi le responsabili della lampada che, come le vergini sagge del Vangelo, dovrete tenere accesa andando incontro allo Sposo. Ma non temete! Noi chiederemo la misericordia di Dio; sarà lei a sostenervi con la carità delle vostre sorelle.

Consegnando la croce alle professe temporanee, le invitero a dedicarsi senza riserve a Cristo; e consegnando l'anello alle professe perpetue diro loro: "Da questo momento, tu sei la sposa di Cristo". Che egli sia la vostra forza e la vostra gioia lungo il vostro cammino! Che egli vi conceda inoltre la fecondità spirituale della vostra vita dedicata alla Chiesa.


7. "Ciascuno riceve il dono di manifestare lo Spirito per il bene di tutti".

Mi rivolgo ora ai catechisti. So che siete oltre diecimila in tutto il Camerun. Senza il vostro servizio ecclesiale, cari amici, come potrebbe il messaggio evangelico affidato agli apostoli e ai pastori essere annunciato in modo efficace nelle comunità dei villaggi e dei quartieri? Come potrebbe essere tradotto, spiegato e progressivamente assimilato nella cultura dei camerunesi, adulti o giovani? Come potrebbe la preparazione paziente ai sacramenti essere assicurata? Come potrebbe la fede essere sostenuta di giorno in giorno, come potrebbe realizzarsi nella preghiera e nella vita concreta? Voi avete una missione capitale di testimoni, di insegnanti, di educatori. Un autentico ministero è affidato a voi laici e questo presuppone evidentemente una collaborazione stretta e fiduciosa con i sacerdoti e la formazione biblica e catechistica che i vostri centri specializzati vi aiutano ad acquisire. Ma, come ho detto ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi e alle religiose, è in primo luogo la qualità della vostra fede, della vostra preghiera, della vostra vita cristiana, personale, familiare e professionale, che renderà fruttuoso il vostro servizio di Chiesa, con la grazia di Dio.


8. Oltre ai catechisti propriamente detti, sono lieto di incontrare qui molti altri laici impegnati nell'apostolato.

Cari fratelli e sorelle, il vostro Battesimo, la vostra Cresima vi hanno dato la grazia e la responsabilità di essere membri attivi della Chiesa e testimoni di Cristo nell'ambito dei compiti terreni. Il il Concilio Vaticano II esprimeva ciò affermando che voi partecipate al sacerdozio comune dei fedeli, al loro ruolo profetico e regale. Alcuni tra voi aiutano più specialmente le comunità cristiane per le riunioni di preghiera e la liturgia, per l'insegnamento e l'educazione in una prospettiva cristiana, o anche per l'assistenza di carità di cui hanno bisogno i malati o i poveri di ogni genere nella parrocchia. Ma voi siete chiamati anche ad essere testimoni di Cristo, della sua giustizia, della sua carità, della sua verità, della sua purezza in mezzo al mondo, per contribuire alla conversione degli uomini a una vita migliore, alla trasformazione delle mentalità e anche al regolamento delle strutture della vita sociale che sono il frutto da queste mentalità o che le influenzano. Solo a questo prezzo si potrà compiere in profondità quella che si può definire la seconda tappa dell'evangelizzazione.

Il terreno di tale azione è in primo luogo l'ambiente familiare: vi è ancora tanto da fare per aiutare gli sposi a vivere l'amore coniugale e parentale, a prepararsi come si conviene a dei cristiani, superando gli handicap che certe istituzioni tradizionali o certe moderne tentazioni fanno pesare sulla sincerità, sull'unità e sulla fedeltà dell'amore. Ne riparleremo a Bamenda. Penso anche alle realtà diverse della vita professionale che devono ispirarsi sempre più alla giustizia, all'onestà, al coraggio, perché nessuno ne sia danneggiato e perché sia garantito il bene comune. La gioventù, così numerosa in questo Paese, la gioventù che studia, la gioventù che lavora nelle imprese urbane o nella campagna, ha bisogno soprattutto di essere aiutata nella sua riflessione cristiana e nella sua azione, di fronte ai mutamenti sociali; poiché spesso la fede, il senso delle relazioni umane, l'attaccamento alla famiglia, l'attaccamento al lavoro vengono minacciati.

So che la Jac, la Jec, la Joc, l'Azione cattolica dell'infanzia, la Legione di Maria, l'Azione cattolica dei Focolari, le diverse confraternite sono attive; i movimenti - questi e altri - possono contribuire seriamente all'approfondimento e alla perseveranza dell'apostolato. Ma l'appello e la fiducia della Chiesa si rivolgono a tutti i battezzati, organizzati o meno in movimenti.

Non si tratta di imporre agli altri concittadini le nostre esigenze, ma di darne testimonianza, di stimolarne liberamente l'inclinazione e il desiderio, perché esse contribuiscano a formare una società più umana dove i valori morali e spirituali abbiano la loro giusta collocazione. Gesù diceva ai suoi discepoli e io oggi ve lo ripeto: voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo, voi siete il lievito che deve far lievitare tutta la pasta.


9. Cari fratelli e sorelle, tutti membri del corpo di Cristo, voi avete ciascuno la vostra vocazione, il vostro ruolo nella Chiesa e nel mondo. Svolgetelo con convinzione e fervore: la vostra salvezza e quella degli altri dipendono da questo. Svolgetelo con umiltà, poiché si tratta di una chiamata e di un dono di Dio e noi tutti portiamo questo tesoro in vasi di argilla, con la nostra parte di debolezza degli uomini che ci circondano e di seduzione del Maligno che è in noi.

Svolgetelo anche con audacia, fiducia e gioia, poiché il Signore è con voi e vi sosterrà sempre se resterete fedeli.

Appoggiamoci alla roccia della fede: dopo la professione di fede di Pietro, che riconosceva in Gesù il Messia e il Figlio di Dio, il Signore gli disse: "Tu sei la pietra sulla quale edifichero la mia Chiesa". Sono venuto, nel suo nome, a confermarvi in questa fede. Ricorriamo senza sosta alla preghiera.

Che tutti i nostri atti siano ispirati dalla carità, che riassume tutta la legge. Facciamo della nostra vita un dono a Dio e un servizio ai nostri fratelli: attraverso questo dono di noi stessi gli uomini potranno riconoscere meglio Dio. Seguiamo l'esempio di Maria, ella è il modello della fede e della disponibilità. Sono felice di sapere che la cattedrale che ci accoglie è dedicata a Nostra Signora, come le fu dedicata la culla dell'evangelizzazione in questo paese con il nome di Montagna di Maria, Marienberg. Ella, vostra Madre, vi aiuterà costantemente a edificare la Chiesa, il corpo mistico del suo figlio. Amen. Data: 1985-08-10 Data estesa: Sabato 10 Agosto 1985





Ordinazioni sacerdotali - Yaoundé (Camerun)

Titolo: I popoli del Continente nero attendono missionari africani




1. "Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo" (Mc 9,7). Queste parole furono udite dagli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sul monte Tabor, al momento della trasfigurazione del Signore.

In un certo senso, le udiamo anche noi, tutti noi cioè che partecipiamo ai sacramento dell'altare quando il sacerdote pronuncia sul pane e sul vino le parole: "Questo è il mio corpo", "Questo è il mio sangue", le parole eucaristiche della trasfigurazione. Per la potenza di queste parole, per la volontà del Cristo, il pane diviene il corpo, e il vino diviene il sangue di nostro Signore crocifisso, risorto e glorificato.

Attraverso la realtà del santo sacramento, il Cristo si rende presente, quello stesso che era presente sul monte della trasfigurazione il giorno in cui gli apostoli intesero la parola del Padre: "Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo".


2. E' infatti al Cristo che ci accostiamo, è lui che ascoltiamo e che guardiamo con ammirazione, che veneriamo e che adoriamo, ripieni di religioso timore, di rispetto e di gioia. Egli è come il figlio d'uomo che Daniele intravide. In una visione profetica, gli apparve nella nube, che evoca al tempo stesso la gloria di Dio e il mistero che lo circonda. Egli solo ha accesso al trono di Dio; a lui è data la regalità di tutte le nazioni (cfr. Da 7,13-14). Per Pietro e gli altri apostoli che lo hanno contemplato con i loro occhi sulla montagna santa di Galilea, Gesù stesso, il Figlio di Dio fatto uomo, riceve l'onore e la gloria che s'irradia da Dio, la testimonianza che egli è il Figlio prediletto, nel quale il Padre ha riposto tutto il suo amore (cfr. 2P 1,17). Verso di lui convergeva la missione di Mosè, la guida del popolo salvato, e quella di Elia, il profeta per eccellenza. Anzi di più: egli assume ormai i tratti attribuiti a Dio medesimo dalla visione di Daniele: a somiglianza di un vegliardo, Dio gli appariva al di sopra di ogni creatura, con un volto e vesti di un candore luminoso che sorpassa in splendore tutto ciò che si può immaginare. Gesù ha ormai questo splendore per tutta l'eternità, dopo che, risorto dai morti, siede alla destra del Padre. A lui è stato dato di aprire il libro sigillato che è nella mano di Dio (cfr. Ap 5,7).

La trasfigurazione annunciava la sua risurrezione e la sua ascensione. Già durante la sua vita terrena, anche se ciò restava abitualmente velato, egli era il Signore. E il mistero della sua persona è che, da sempre, egli è il Figlio, il Verbo, totalmente unito con il Padre (cfr. Jn 1,18). Venuto nella carne, egli ha rivelato il Padre. E gli apostoli hanno veduto la sua gloria (cfr. Jn 1,14).

E' lui, il nostro amato Signore. Per essere il nostro Salvatore, egli ha abitato in mezzo a noi. Si è fatto servo. Ha dato la sua vita. Ha dato, ci dà il suo corpo e il suo sangue, perché diventiamo con lui figli di Dio.

Ecco, cari fratelli e sorelle, la grandezza del mistero che oggi celebriamo. Venite, adoriamo il Salvatore! Accostiamoci à lui in azione di grazie! Entriamo con lui nella nube, cioè nell'intimità di Dio. E fin d'ora viviamo come figli di Dio, come fratelli sui quali Dio ha fatto brillare la luce del suo Figlio.


3. Questo mistero ci riguarda tutti.

Riguarda voi, anzitutto, cari amici diaconi, che riceverete, con l'ordinazione sacerdotale, la potenza dello Spirito Santo, per partecipare in maniera speciale alla vita intima del Cristo e alla sua missione di Salvatore.

Esso riguarda tutti voi che partecipate a questa liturgia come pastori o come membri del popolo di Dio nel Camerun. Saluto in modo speciale l'arcivescovo di Yaoundé, monsignor Jean Zoa, e tutti i vescovi di questa provincia ecclesiastica alla quale rendo visita oggi nella sua sede metropolitana, i vescovi e i diocesani di Bafia, di Bertoua, di Doumé-Abong-Mbang, di Mbalmayo, di Sangmélima. Saluto anche i vescovi e i cristiani venuti da altre province del Camerun, particolarmente dalle diocesi degli ordinandi. Ringrazio inoltre sua eccellenza il signor presidente della Repubblica e le autorità civili, come pure i rappresentanti delle altre comunità religiose che hanno desiderato associarsi, nella capitale del Camerun, a questo grande avvenimento della comunità cattolica che celebra il suo Signore in comunione con il successore di Pietro, nel momento dell'ordinazione di nuovi sacerdoti.

E non dimentichiamo altresi che preghiamo in unione con i nostri fratelli e sorelle riuniti a Nairobi. Oggi infatti hanno là inizio le celebrazioni del 43° Congresso eucaristico internazionale, che è una delle ragioni che mi hanno spinto a compiere ora il mio terzo viaggio pastorale in Africa e che di questo viaggio sarà il momento culminante.


4. Il sacerdote è chiamato in maniera particolare ad essere testimone del Signore che è trasfigurato, non solo nella trasfigurazione sul monte Tabor, ma in quella trasfigurazione che egli ci ha lasciato per sempre nel mistero eucaristico. E qui il sacerdote non si limita ad esserne il testimone: egli è il ministro della transustanziazione eucaristica, che è come una trasfigurazione, una manifestazione, con la quale il Cristo è sempre e continuamente di nuovo presente in mezzo a noi in maniera sacramentale. Egli si rende presente per compiere il suo sacrificio unico e sublime. Con il sacramento dell'ordinazione sacerdotale, il battezzato diviene ministro di questo sacrificio: egli agisce con la potenza del Cristo, in nome del Cristo, "in persona Christi".


5. Gli apostoli sono stati resi testimoni della trasfigurazione, essi sono stati i primi ad essere fatti ministri dell'Eucaristia. Entrati nell'intimità del mistero divino di Gesù sulla montagna, essi presero parte alla mensa della Cena il Giovedi santo, poi furono testimoni della passione e infine della risurrezione. Essi hanno visto e udito; hanno ricevuto la missione: "Andate, insegnate". "Voi farete questo in memoria di me".

I vescovi ereditano in pienezza questa missione apostolica. E questa mattina, con il gesto dell'imposizione delle nostre mani, trasmesso dagli apostoli, e con la preghiera della Chiesa, quindici figli di questo Paese ricevono il sacerdozio e diventano stretti collaboratori dei loro vescovi. "Non vi chiamo più servi, vi chiamo miei amici", diceva il Cristo ai suoi apostoli nel momento in cui rivelava e trasmetteva loro i suoi misteri sacri (cfr. Jn 15,15).

Cari amici che sto per ordinare sacerdoti, voi ricevete dal Signore la missione di servire il popolo di Dio, attorno ai vostri vescovi, con il potere che appartiene al solo Cristo sacerdote, il potere di insegnare, di santificare, di guidare come un buon pastore. Nella vostra azione sacerdotale, abbiate sempre come obiettivo di permettere che i vostri fratelli e sorelle divengano membri vivi del corpo del Cristo, partecipi della sua vita divina, ispirati dal suo amore verso il Padre e verso gli uomini, uniti al suo sacrificio. L'Eucaristia sarà sempre il culmine di questo ministero.

Ma dovrete anzitutto formare i fedeli nella fede, siano essi adulti, giovani o fanciulli; annuncerete con fedeltà e senza timore la parola di Dio, il mistero del Cristo, tutto il Vangelo, che è al tempo stesso la buona novella dell'amore di Dio e la chiamata alla conversione. Voi l'annuncerete a coloro che non sono ancora iniziati alla fede, in uno spirito missionario, e a coloro che sono più o meno familiarizzati con essa perché l'approfondiscano. Lo farete secondo l'insegnamento della Chiesa, alla quale Cristo ha affidato il suo messaggio perché lo renda esplicito e lo approfondisca con l'assistenza dello Spirito Santo nel corso dei secoli. Anche voi non tralascerete mai di meditare la parola di Dio per insegnare quello in cui credete e vivere quello che insegnate.

Voi siete associati alla predicazione di Gesù nostro Maestro.

Il Signore vi associa nello stesso tempo a tutta la sua opera di santificazione, mediante i sacramenti che egli ha dato alla sua Chiesa. Voi siete chiamati a far entrare gli uomini nel popolo di Dio mediante il Battesimo, e - in questa tappa intensa di evangelizzazione nel Camerun - ci sono molti catecumeni.

Il Signore vi affida anche il compito di vigilare sulla riconciliazione dei peccatori battezzati chiamandoli alla conversione e offrendo loro il sacramento della Penitenza; il compito di visitare e di fortificare i malati con il sacramento dell'Unzione degli infermi; di preparare e benedire l'alleanza sacramentale degli sposi. Soprattutto, vi è dato di rinnovare la Cena del Signore per offrire ai fedeli che si accostano alla comunione il pane di vita.

Voi adempirete, nella comunione obbediente con i vostri vescovi, la missione di capi e di pastori. Al popolo che vi sarà affidato indicherete il cammino verso Dio e le regole di vita che permettano ad ogni membro di esercitare tutta la responsabilità che a lui spetta, nella Chiesa e nella società. Veglierete a che si mantenga fra tutti i vostri cristiani l'unità e la carità, pietra di paragone dei discepoli di Cristo.


6. Tutto questo ministero, cari amici, lo compirete con la grazia di Cristo, in tutta umiltà: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi... perché portiate frutto" (cfr. Jn 15,16). Ma perché la vostra testimonianza sia credibile, perché la grazia che voi portate come in vasi di argilla (cfr. 2Co 4,7) raggiunga profondamente le anime, è necessario che conformiate la vostra vita al compito che svolgete. Nel celebrare il mistero della morte e della risurrezione del Cristo, abbiate cura di far morire in voi ogni inclinazione cattiva. Vi siete preparati al sacerdozio attraverso studi teologici seri; dovrete approfondire questa educazione evangelica con una formazione dottrinale permanente. Sarete dei maestri di preghiera: dovrete anzitutto, come gli apostoli sulla montagna, praticare con il Signore la preghiera d'intimità, che vi permetterà di vivere sotto lo sguardo del Cristo tutti gli atti e tutti gli incontri del vostro ministero. Anzi di più: voi siete chiamati ad esprimere, in nome del popolo di Dio e del mondo, l'azione di grazie e la supplica. Voi siete al servizio degli uomini nel loro rapporto con Dio: insegnate ai laici a gestire gli affari temporali secondo Dio, ma quanto a voi, non lasciatevi assorbire dalle attività profane, mentre c'è tanto da fare per il regno di Dio al quale avete donato la vostra vita. Onorate la chiamata di Cristo! Possano i fedeli comprendere, attraverso la testimonianza della vostra vita, che voi gli consacrate non solo il vostro tempo, ma le potenze dell'amore che sono in voi, per servirlo nella castità, in una vita povera e tutta disponibile a Dio e agli altri! Allora, le prove, le incomprensioni, perfino le calunnie e le persecuzioni potranno venire, come è detto nelle beatitudini, come è annunciato ai discepoli del Cristo crocifisso, ma voi rimarrete saldi. Il Cristo vi sosterrà; voi conoscerete la pace e la gioia promesse ai suoi servi buoni. Il vostro cuore resterà sul Tabor.


7. Allora, cari amici, questa gioia di essere associati al Cristo salvatore produrrà un altro effetto: attirerete non soltanto i vostri fedeli alla vita cristiana, allo spirito missionario, ma trascinerete altri giovani a lasciare tutto per Cristo, susciterete altre vocazioni sacerdotali e religiose. Non è questa la prova della qualità di una vita sacerdotale? Il Camerun ha avuto un numero notevole di vocazioni. fin dall'inizio, i missionari hanno dedicato le loro cure a queste nuove leve. E quest'anno segna appunto il 50° anniversario dell'ordinazione degli otto primi sacerdoti del Camerun, uno dei quali è ancora in mezzo a noi: mi riferisco al reverendo Jean-Oscar Awué, al quale impartisco una particolare benedizione apostolica. Ma la messe è abbondante. Preghiamo il Signore di suscitare per la sua messe operai più numerosi, con i doni di perseveranza, di solidità, di maturità, di santità, non solo per coltivare e approfondire la vita cristiana di coloro che sono già evangelizzati, ma per annunciare il Vangelo a tutti coloro che non hanno ancora la grazia di conoscerlo in ciascuna diocesi, e particolarmente nel nord del Camerun dove l'opera missionaria è ancora agli inizi.

Posso confidarvi che gli altri Paesi del continente africano attendono anch'essi dei missionari africani? 8. Oltre agli ordinandi di questo giorno, mi rivolgo ai loro genitori, ai loro amici, ai loro educatori, alle parrocchie, ai seminari che hanno permesso a queste vocazioni di sbocciare, di germinare, di maturare. Com'è bello condurre e accompagnare qualcuno dei vostri fino al sacerdozio! E' Dio che dà la sua grazia agli ordinandi, ma egli si è servito della vostra collaborazione, del vostro esempio, della vostra disponibilità. Abbiate le mie felicitazioni! Che il Signore vi benedica! Continuate ad alimentare vocazioni come queste! E vigilate anche a sostenere con la vostra preghiera, con la vostra benevolenza, con la vostra cooperazione, i sacerdoti che Dio vi ha dato. Accoglieteli sempre con il rispetto e la fiducia che gli inviati del Signore meritano.


9. Sul monte Tabor gli apostoli - Pietro, Giacomo e Giovanni - hanno visto Gesù "trasfigurato", che annunciava la gloria in cui sarebbe rimasto dopo la sua risurrezione. E questo faceva dire al loro Maestro "di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti" (Mc 9,9). Essi non comprendevano che cosa queste parole significassero, come senza dubbio noi non comprendiamo ancora la profondità del mistero di Gesù, nemmeno nel giorno della nostra ordinazione. Occorre prima seguire il Cristo in un'esperienza spirituale che passa attraverso la croce. Gli apostoli lo compresero solo dopo la risurrezione. E sono divenuti i testimoni del Cristo crocifisso che è risorto nella gloria.

Di lui, essi hanno reso testimonianza fino alla morte, fino all'effusione del sangue. Questa testimonianza continua nella Chiesa. Essa passa di generazione in generazione. E' arrivata fino al vostro Paese, cento anni or sono, a Yaoundé, nel Camerun, come in tutta l'Africa. E dev'essere portata da voi, fino alle estremità del mondo, in tutte le nazioni, tribù e famiglie della terra.

E' la volontà del Signore. E' lui che ci manda. Per la salvezza del mondo.


10. Gli apostoli udirono anche, sul monte Tabor, una voce che veniva dalla nube: "Ascoltatelo" (Mc 9,7). così il Padre celeste ha dato la sua testimonianza sul suo Figlio unico, il Cristo: "Ascoltatelo".

A Cana di Galilea, come un'eco a queste parole del Padre, la Madre del Cristo, del Figlio dell'uomo, ha detto anche ai servitori delle nozze: "Fate quello che vi dirà" (Jn 2,5).

Cari sacerdoti ordinati oggi, voi dovete accogliere queste parole con tutto il vostro cuore! Dovete trasmetterle agli altri e, in questo modo, costruire la Chiesa. La Chiesa del Dio vivente è costruita nei cuori degli uomini attraverso l'obbedienza al Cristo, a colui che si è fatto egli stesso "obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Ph 2,8). Allora soltanto la Chiesa - che è il corpo del Cristo - risplende del fulgore che lo avvolgeva sul Tabor. Si, rimanete nella sua luce! Ascoltatelo! Ascoltiamolo!

Data: 1985-08-11 Data estesa: Domenica 11 Agosto 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Arrivo all'aeroporto - Yaoundé (Camerun)