GPII 1985 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Yaoundé (Camerun)

Recita dell'Angelus - Yaoundé (Camerun)

Titolo: Mettere fine a ogni indegna discriminazione dell'uomo

Secondo il costume cristiano, a metà giornata ci rivolgiamo a Maria per l'Angelus.

Ogni domenica, con i pellegrini riuniti sulla piazza San Pietro di Roma, il Papa ama pregare così. Oggi è con voi che lo faccio, cari cristiani di Yaoundé e abitanti del Camerun. Con Maria noi rendiamo grazie. Dopo aver accolto in lei il Salvatore, tramite la potenza dello Spirito Santo, con la fede e la disponibilità che voi conoscete, nella casa di Elisabetta ella ha lodato, meglio di chiunque altro, il Signore che avrebbe fatto in lei grandi cose. Oggi il Signore viene a colmare sedici nuovi sacerdoti con la potenza del suo Spirito per inviarli a servizio del popolo di Dio. Possano essi rimanere sempre in azione di grazie per il dono ricevuto! E anche voi, cari fratelli e sorelle, che ricevete questi sacerdoti come un dono di Dio, che partecipate voi stessi al mistero della Trasfigurazione, della presenza luminosa del Signore in mezzo a noi! E con Maria noi preghiamo. Allarghiamo il nostro cuore a tutto il Continente africano. In questo giorno di festa, in questa domenica, in questa isola di pace, come dimenticare coloro che, altrove, sono nell'angoscia? Penso in particolare alle numerose vittime dei nuovi sanguinosi scontri che si sono svolti in questi ultimi giorni in Sudafrica e che preoccupano tutta l'Africa e il mondo intero. Come ho detto all'udienza di mercoledi a Roma, esprimo il mio profondo dolore, la mia inquietudine, la mia preghiera.

Dio accolga tutte queste vittime nella sua pace. Che egli ispiri a tutti la sapienza, il comportamento di giustizia, il sentimento di rispetto della dignità degli altri, la volontà di pace, per mettere fine, senza tardare, a ogni indegna discriminazione dell'uomo e a ogni violenza, rovinosa per l'uomo.

Preghiamo anche per la felicità di questo Paese che ci accoglie: per la Chiesa del Camerun. Noi chiediamo specialmente a Maria d'intercedere per la santità di tutti i sacerdoti di suo Figlio, per il rafforzamento della fede in tutti i discepoli di suo Figlio, perché l'evangelizzazione prosegua in questo Paese. Quando i primi missionari arrivarono in Camerun, nell'ottobre del 1890, presso Edéa, non potevano prevedere, secondo le vedute umane, umanamente parlando, l'avvenire della loro missione, tanto erano difficili le condizioni di vita. Ma subito consacrarono la loro fondazione a Maria, Regina degli apostoli, e le diedero il nome di Marienberg, "La Montagna di Maria" Con Maria, noi crediamo che nulla è impossibile a Dio. Noi le affidiamo i frutti di questa missione. Il Cristo che si è fatto carne in lei abiti tra noi e, incessantemente, ci faccia passare dalle tenebre alla sua ammirabile luce!

Data: 1985-08-11 Data estesa: Domenica 11 Agosto 1985





Messa con conferimento di sacramenti - Garoua (Camerun)

Titolo: La libertà religiosa diritto ed esigenza fondamentale




1. "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Ecco le parole che Cristo ha rivolto agli apostoli, come suprema consegna, nel momento di terminare la sua missione d'inviato di Dio, di Figlio di Dio, al quale ogni potere è stato dato in cielo e sulla terra (cfr. Mt 18,18).

E' con la forza di questo potere che gli apostoli devono portare il suo Vangelo al mondo. Essi hanno la missione d'insegnare e di battezzare, d'insegnare agli uomini ad osservare tutti i comandamenti che Cristo ha dato loro. Egli stesso rimane con essi fino alla fine del mondo. E con tutta la Chiesa.


2. Oggi la Chiesa del Camerun, alla presenza del successore dell'apostolo Pietro, desidera ricordare e meditare come si è realizzata la consegna del Signore tra i figli e le figlie del vostro Paese, e in particolare nella vostra provincia di Garoua. Questo invio in missione assume in effetti un rilievo sorprendente su questa terra del Camerun del Nord. Quarant'anni fa il Vangelo era completamente ignorato in tutta questa regione.

Le comunità cattoliche delle altre province già da mezzo secolo conoscevano un bel progresso. Delle missionarie protestanti avevano preceduto i cattolici nel diffondere il Vangelo nel Camerun del Sud e un po' anche nel Nord.

Ma la Santa Sede, sensibile ai bisogni dell'evangelizzazione qui e nelle regioni vicine del Ciad, nel 1946 decise di affidarne la responsabilità ai Missionari Oblati di Maria Immacolata. Monsignor Yves Plumey, che saluto con venerazione, era alla testa di questi valorosi pionieri. In questo vasto territorio dalle numerose etnie, ciascuna delle quali ha le proprie tradizioni e la propria lingua, sono venuti a vivere nelle città, nei villaggi raggruppati, e anche nelle savane del Nord e nelle montagne. Fin dall'inizio essi hanno potuto contare su amici e collaboratori autoctoni, che hanno reso loro familiare questo Paese. In alcune dozzine di anni, essi si sono prodigati per moltiplicare i posti di missione, le scuole, i dispensari. Essi hanno suscitato numerosi catechisti. Hanno ammaestrato e battezzato le popolazioni che li accoglievano con gioia e fiducia, in mezzo a tante prove umane. E' giusto, ora, rendere omaggio ai padri e ai fratelli Oblati: francesi, canadesi, polacchi, ai sacerdoti "fidei donum", alle Suore della Santa Famiglia di Bordeaux, alle figlie di Gesù di Kermaria, alle figlie dello Spirito Santo, alle Suore del Sacro Cuore di Saint-Jacut, a molti altri religiosi, religiose e missionari laici che in seguito sono venuti a collaborare con essi.

Quando papa Pio XII fece il punto sullo sviluppo delle missioni, aveva già dimostrato che esse sono una tappa provvisoria della storia della Chiesa; un giorno esse dovranno cedere il posto a una Chiesa autoctona pienamente costituita, con il suo episcopato, il suo clero, il suo laicato. La cattolicità della Chiesa sarà pienamente realizzata solo con la costituzione della Chiesa nell'ambito delle diverse nazioni del mondo (cfr. enciclica "Evangelii Praecones", 2 giugno 1951).

Questo obiettivo è difficile da realizzare durante la prima evangelizzazione. Eppure già un certo numero di figli e figlie di questo Paese sono diventati catechisti, religiosi, religiose, diaconi permanenti, seminaristi, sacerdoti e, in certe diocesi, vescovi camerunesi. Accanto ai due vescovi missionari, monsignor Jacques de Bernon, vescovo di Maroua-Mokolo, e monsignor Jean Pasquier, vescovo di Ngaoundéré, sono lieto di salutare monsignor Christian Wiyghan Tumi, arcivescovo di Garoua, che ringrazio per la sua calorosa accoglienza, e monsignor Antoine Ntalou, vescovo di Yagoua. A cominciare da Garoua, eretta in vicariato apostolico nel 1953 e in arcidiocesi nel 1982, le quattro diocesi assicurano alla provincia una struttura che permette l'estensione dell'evangelizzazione in profondità. Si, l'annuncio del Vangelo ha portato qui dei frutti precoci e molto belli, come ai primi tempi apostolici.

Accanto alle comunità cattoliche del Camerun del Nord, saluto i nostri fratelli e sorelle nella fede, venuti dalle regioni vicine del Ciad e della Nigeria. Siamo felici di vedervi qui con noi, perché non abbiamo cessato di portare le vostre intenzioni nella preghiera.


3. Abbiamo sottolineato i meriti dei pionieri, ma è a Dio che rendiamo gloria: è lui che, al tempo fissato, ha esteso la sua misericordia fino al vostro Paese, come lo ha fatto per ciascuno dei nostri Paesi. E' il suo Spirito Santo che ha suscitato lo zelo presso i suoi inviati e la fede nel cuore di coloro che li accoglievano. Da sempre voi foste nel pensiero di Dio, e oggetto del suo amore.

Direi volentieri, con san Pietro che battezzava il centurione Cornelio: "Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto" (Ac 10,35). E' una grande grazia il conoscerlo secondo la verità che ha rivelato con il suo Figlio Gesù, di essere gradito visibilmente al popolo di Dio "per proclamare le opere di colui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce" (1P 2,9). La liturgia ci pone sulle labbra il cantico d'azione di grazie che dovrebbe essere la nostra costante preghiera: "Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra, cantate al Signore, benedite il suo nome" (Ps 95,1-2).


4. Oggi sul cammino dell'evangelizzazione, che ha la sua origine nell'invio in missione nel giorno dell'ascensione e che attraversa la storia di questa terra africana, io, il successore di Pietro, e i vostri vescovi uniti a me, compiamo un passo in più. Un nuovo gruppo di catecumeni riceverà fra poco i tre sacramenti dell'iniziazione cristiana: il Battesimo, la Confermazione, l'Eucaristia.

Cari amici, da lungo tempo vi preparate a questa grazia che segnerà definitivamente la vostra vita. Con qualche semplice parola, voglio rivolgermi specialmente a voi, per ravvivarne la coscienza.

Questi sacramenti consacrano in ciascuno di voi un legame personale, nuovo e definitivo, con Gesù Cristo. Voi siete incorporati alla famiglia dei suoi discepoli; voi diventate le membra del suo corpo mistico.

Il Battesimo, anzitutto, vi purifica e vi tuffa nella vita di Dio.

Cristo vi unisce all'evento essenziale della sua vita, alla sua Pasqua, al suo passaggio da questo mondo a suo Padre. Vi unisce alla sua morte - e voi sapete che egli è morto per liberare gli uomini dai loro peccati - e vi unisce alla sua risurrezione, che lo ha fatto entrare in una vita nuova, gloriosa, alla destra di suo Padre.

Voi che state per essere battezzati, comincerete col professare la vostra fede in Cristo salvatore, col promettere di rifiutare il peccato, ciò che conduce al male, e Satana, l'autore del peccato. Allora, mediante l'acqua e lo Spirito Santo, Dio vi purificherà da tutto quello che è stato peccato nella vostra vita, e dal peccato originale che, da Adamo, fa ostacolo a Dio nel cuore dell'uomo. Perdonandovi, Dio vi libera dalla schiavitù del male, dalla paura che troppo spesso segna le vostre vite, dalla morte eterna. E soprattutto, grazie al Cristo risorto, ricevete in voi stessi una vita nuova, la vita di Dio, che si svilupperà in tutto quello che farete secondo il Vangelo. Voi comprendete facilmente perché Dio ha scelto l'acqua per manifestare questa rinascita: non conoscete la potenza vitale dell'acqua, quando le grandi piogge vengono a far rinascere la vostra terra bruciata dal sole? In verità, voi rivestite Cristo, ed è ciò che significa l'abito della festa che oggi indossate. Voi sarete consacrati a Cristo con l'unzione del sacro crisma. Voi riceverete la sua luce.

Tramite Cristo, Dio vi adotta come suoi figli. Lo Spirito Santo è presente in voi. La santa Trinità abita in voi. Voi entrate nella famiglia di Dio.

E voi entrate nella famiglia delle membra di Cristo, nella Chiesa che è il suo corpo. Di questo, voi portate il segno per sempre.

Ormai, la Chiesa continuerà a trasmettervi i doni di Dio ad ogni tappa della vostra vita, con i diversi sacramenti. E voi stessi assumete il vostro posto di membri attivi nella Chiesa, con i diritti e i doveri dei cristiani. Voi partecipate alla missione della Chiesa: voi testimoniate la vostra fede con tutta la vostra vita, in famiglia, nel vostro villaggio, nel vostro quartiere, nel vostro ambiente di lavoro o nella vostra scuola.


5. Mi rivolgo a voi anche in quanto confermandi. La Confermazione completa il Battesimo. Essa perfeziona il cristiano. L'imposizione delle mani e l'unzione con il sacro crisma - l'olio santo di Cristo - sono i segni efficaci del dono dello Spirito Santo.

Prima di segnare la vostra fronte col sacro crisma, stendero le mani su tutti i confermandi. E' il gesto che ci viene da Gesù tramite gli apostoli. Pietro e Giovanni andavano a imporre le mani ai primi battezzati per invocare su di essi lo Spirito di santità con tutti i suoi doni (cfr. Ac 8,17). Con questo gesto, cari amici confermandi, è il Signore che prende possesso di voi, che vi protegge con la sua mano; è lui che vi guida e che vi manda in missione, come se vi dicesse: "Non avere paura, io saro con te".

E per ciascuno di voi io pronuncero le parole: "Ricevi il sigillo dello Spirito Santo che ti è dato in dono". Voi partecipate alla grazia di Gesù che a Nazaret diceva: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione" (Lc 4,18). Lo Spirito Santo vi è stato dato perché tutto il vostro essere cristiano sia illuminato e fortificato. Si, lo Spirito Santo completa la vostra somiglianza con Cristo. Vi segna profondamente con la sua impronta come il bambino porta la somiglianza dei suoi genitori, e voi sapete che la croce è il segno di Cristo. Esso diventa il vostro Maestro interiore che vi apporta costantemente la luce di Cristo, per guidarvi verso la verità tutta intera. E' lui che aiuta il cristiano a comprendere e a gustare la parola di Dio, a pregare, a continuare a credere che Gesù è Salvatore, a sperare in tutte le prove.

E' lui che diffonde l'amore nei vostri cuori, perché amiate alla maniera di Cristo e viviate in comunione con tutti i membri della Chiesa. Lo Spirito Santo è l'anima della Chiesa.

E' lui che, di conseguenza, vi dona la forza di essere testimoni di Cristo in mezzo al mondo. Gesù diceva agli apostoli: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra (Ac 1,8). Voi chiederete allo Spirito Santo di combattere il male che rode sempre noi e ciò che sta intorno a noi. La vita cristiana è una lotta. Voi gli chiederete il coraggio di mostrarvi cristiani, di dire con fierezza che siete discepoli di Cristo, di vivere secondo la fede, la carità, la giustizia, la purezza di Cristo, in un mondo che non sempre condivide queste convinzioni. Voi riceverete la forza dei testimoni, non per imporvi agli altri, ma come amici di Cristo che diffondono in qualche modo il loro buon odore ovunque essi vivono, come il profumo contenuto nel sacro crisma. Ciò che voi dovete irradiare è la pace, la gioia e l'amore di Cristo.

La Confermazione è il sacramento della crescita, dello stato adulto del cristiano, e della sua piena responsabilità nella Chiesa.


6. I battezzati e i confermati adulti, con dei bambini di famiglie cristiane, ricevono anch'essi, per la prima volta, l'Eucaristia.

Cari comunicandi, anche qui è il legame con Cristo che si approfondisce.

Vi ammette nell'intimità del suo banchetto; vi offre veramente il suo corpo santissimo e il suo sangue, sotto il segno di un cibo. Egli vi dice: "Ecco il mio corpo, dato per voi", offerto in sacrificio per voi. Egli vi invita a offrirvi con lui come un'ostia vivente. Vuole abitare in voi perché possiate rimanere in lui.

Egli vuole che viviate della sua vita, come il ramo vive della linfa del ceppo di vite, come nel corpo la vita di un membro dipende dalla testa. E questa vita termina nella vita eterna. Egli vuole permettervi di dire, con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20). E stringe i vostri legami con tutti quelli che partecipano allo stesso pane di vita, per formare un solo corpo, "affinché tutti siano uno". Si, il sacramento dell'Eucaristia è il sacramento dell'amore, il segno dell'unità, il legame della carità. Egli è la fonte, il cuore e il vertice della vita cristiana, come lo manifesta il Congresso eucaristico internazionale di Nairobi, inaugurato oggi e al quale partecipero.

Voi stessi, cari amici, accostatevi spesso e degnamente all'Eucaristia, in particolare durante l'assemblea domenicale. Con Cristo presente in voi, vivete nella santità, nella gioia, nell'azione di grazia! 7. E noi, pur compiendo questo servizio sacramentale a nome del Cristo risorto, eleviamo nello stesso tempo "preghiere di domanda, d'intercessione e di ringraziamento per tutti gli uomini", come san Paolo lo chiedeva a Timoteo, in particolare "per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità" (1Tm 2,1-2).

Si, il compito del bene comune di tutto il popolo camerunese è un servizio arduo e delicato, ed è normale che aiutiamo con le nostre preghiere coloro che l'assumono ai diversi livelli. Si tratta di far vivere nella pace, nell'armonia, nel reciproco rispetto, nella fraternità, nella cooperazione, le molteplici etnie che compongono la nazione. Come tanti Paesi nel mondo, e specialmente in Africa, il Camerun aspira a uno sviluppo pieno e proficuo per tutti, dove la prosperità sia equamente ripartita, dove la tecnica sia a servizio dell'umano, dove le ingiustizie siano incessantemente superate, dove ogni discriminazione sia bandita, dove ogni persona abbia le sue possibilità di riuscita, dove, in particolare, la dignità della donna e del bambino sia rispettata, dove i giovani, così numerosi, possano trovare casa, impiego, responsabilità, dove ci si unisca per combattere insieme le calamità naturali della siccità e delle malattie, dove i rifugiati e gli emigranti trovino il loro posto. Si, il compito è difficile, ma i camerunesi hanno già cercato di fronteggiarlo in molti campi. Essi non devono scoraggiarsi! Noi preghiamo Dio d'ispirare sapienza e coraggio a tutti i cittadini e a tutti i responsabili, affinché i problemi siano risolti nel rispetto dei valori morali e spirituali, e specialmente della libertà religiosa.


8. Dio vuole pure "che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità", dice ancora san Paolo (1Tm 2,4). Dalla montagna di Galilea, è a tutte le nazioni che Cristo ha inviato i suoi apostoli, perché facciano dei discepoli. I cristiani si sentono quindi in dovere e in diritto di annunciare ovunque quello che hanno ricevuto come una buona novella, come un messaggio di salvezza. E' quanto spiega il loro zelo in questo paese. In realtà, è la felicità e il bene dei loro fratelli che sta loro a cuore. Il sacramento della Confermazione ci ricorda questa missione di testimoniare.

Ma la testimonianza del cristiano non ha nulla a che vedere con quella che si chiama propaganda. Egli vuole basarsi lealmente sulla verità ricevuta da Cristo, mediante la Chiesa. Egli propone il messaggio come un appello rispettoso alla coscienza degli uomini che hanno tutti il dovere di cercare la verità, ma ci tiene ad escludere ogni costrizione esterna, incompatibile con il libero consenso dato a Dio nella fede. Questo è ciò che la Chiesa cattolica chiama libertà religiosa, che è un diritto umano fondamentale e contemporaneamente un'esigenza della religione stessa. Essa rende omaggio ai governi che sanno assicurarla a tutti.

Affermando la sua convinzione che Cristo è solo Mediatore tra Dio e gli uomini, la Chiesa rispetta coloro che arrivano a Dio tramite altre vie, secondo la loro coscienza; essa stima la loro sincerità, la loro generosità, e ama cooperare con essi per il bene di tutti. E' in questo senso che saluto qui i figli dell'Islam, che hanno voluto associarsi a questa importante cerimonia d'iniziazione dei loro fratelli cristiani.

Cari amici, noi condividiamo con voi la fede nell'unico Dio vivente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra. Voi avete una venerazione per Gesù e onorate la Vergine Maria sua Madre. Noi possiamo progredire in un dialogo sincero per meglio comprendere il nostro reciproco patrimonio religioso e vivere nell'amicizia di cui Dio ci indica il cammino.

Esprimo la mia stima a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà, che manifestano i loro sentimenti religiosi nell'ambito di religioni tradizionali ricevute dai loro avi. Li ringrazio per la loro benevolenza e prego Dio di colmare le attese del loro cuore.

Sopra ogni cosa, rivolgo un saluto cordiale, particolare, ai nostri amici protestanti. Riconosciamo insieme il salvatore Gesù Cristo di cui riceviamo, gli uni e gli altri, il Vangelo mediante la predicazione, e la grazia mediante il Battesimo. Il patrimonio della nostra fede comporta molti elementi comuni che dobbiamo approfondire. Con voi, cari fratelli e sorelle, cerchiamo di progredire, nella verità verso la piena comunione.


9. Al termine della nostra meditazione, i nostri occhi restano fissi su questa montagna dalla quale Cristo è salito verso suo Padre. E noi conserviamo nella memoria la sua ultima parola sulla terra: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Ecco ciò che egli ha detto agli apostoli. Ecco ciò che ha detto a tutti noi.

Si, elevato al di sopra di tutto, presso Dio, egli rimane misteriosamente con noi. I sacramenti ne sono la garanzia. Egli non cessa di attirare a lui coloro che gli donano la loro fede. E' diventato come "la montagna del tempio del Signore" che il profeta Isaia vedeva nella sua visione: "Ad esso affluiranno tutte le nazioni... Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci indichi le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri" (Is 2,2-3).

Rendiamo grazie al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo per il popolo camerunese che cerca le strade che conducono alla montagna del Signore, al suo tempio, e che desidera seguire i suoi sentieri! Amen. Data: 1985-08-11 Data estesa: Domenica 11 Agosto 1985





Messa per le famiglie all'aeroporto - Bamenda (Camerun)

Titolo: Non cedere alle forze che disgregano l'unità della famiglia

Cari fratelli e sorelle, sia lodato il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo! Nel suo nome siamo qui raccolti per riflettere sul tema della famiglia e per celebrare il mistero dell'amore e della vita. Saluto i vescovi che sono convenuti qui dal Camerun e da altri Paesi. Uno speciale saluto va ai sacerdoti e ai religiosi, uomini e donne; sia quelli che vengono dal Camerun stesso che quelli che sono giunti da altre parti del mondo per servire la Chiesa qui! Esprimo il mio apprezzamento alle autorità civili per la loro presenza. Sono profondamente grato per la calorosa accoglienza che ho ricevuto da tutti.

Saluto voi tutti, fratelli e sorelle in Cristo, e specialmente i laici dell'arcidiocesi di Bamenda, della diocesi di Buea e della diocesi di Kumbo. Rendo visita a questa provincia ecclesiastica e a tutti coloro che sono qui oggi in uno spirito di amicizia e buona volontà. Mi piacerebbe incontrarvi uno per uno singolarmente, e ascoltare le parole dei vostri cuori. So che siete felici di ricevere fra voi il successore di Pietro, e che siete intimamente legati alla Sede di Pietro. Possa ciò sempre rappresentare un segno della vostra totale accettazione del Vangelo di Cristo!




1. Oggi Gesù parla a noi nel Vangelo dicendo: "Non avete letto che il Creatore da principio li creo maschio e femmina?" (Mt 19,4). In questo riposa una delle più profonde verità riguardanti il piano di Dio per la razza umana. Maschio e femmina si completano l'un l'altra in qualità di persone che possiedono doti fisiche, psicologiche e spirituali uniche che formano l'individualità di ciascuno.

Colui che li fece è Dio, il nostro Creatore, la santissima Trinità da cui tutte le cose buone discendono: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" (Gn 1,31). Fra le "cose buone" che egli fece, le istituzioni del matrimonio e della famiglia esistono "da principio". Questo è il tema della nostra celebrazione liturgica: il piano di Dio per il matrimonio e la famiglia "da principio".

Il matrimonio è l'unione della quale ci parla san Paolo: "Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa!" (Ep 5,32). Il vincolo matrimoniale, che unisce un uomo e una donna in un indissolubile legame di vita e d'amore, riflette la nuova ed eterna alleanza che unisce Dio e il suo popolo "in Gesù Cristo, lo Sposo che ama e dona se stesso come Salvatore dell'umanità, unendola a se stesso come il suo corpo" (FC 13).


2. I farisei rivolgono a Cristo una domanda sul matrimonio: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?" (Mt 19,3). Questa domanda tocca il cuore del vincolo matrimoniale. E' l'amore matrimoniale un legame particolare che implica unità e indissolubilità? Oppure è un legame secondario, che può essere modificato o spezzato a seconda delle circostanze? La risposta data da Gesù chiama direttamente in causa il piano di Dio così come esso si manifesta "dal principio".

"I due (uomo e donna) saranno una carne sola" (Mt 19,5). Indipendentemente dalle altre considerazioni che possono essere state fatte nel corso del tempo, "dal principio" è sempre stato vero che ciò che Dio ha unito insieme l'uomo non può separare.

La risposta che Cristo dette alla gente del suo tempo continua a darla alle genti di ogni epoca, di ogni Paese e continente. Egli risponde così anche oggi in Camerun. Questa risposta afferma che il matrimonio è un legame permanente e indissolubile fra un uomo e una donna. Come tale, il matrimonio è anche il "sacramento" dell'immutabile amore di Cristo per la sua Chiesa.

Nello specifico contesto dell'Africa, i vescovi di questo continente, riuniti a Yaoundé nel 1981, espressero questo importante aspetto del matrimonio cristiano in una raccomandazione della sesta assemblea generale del simposio delle conferenze episcopali dell'Africa e del Madagascar: "Essendo divenuti creature nuove, i cristiani africani vivranno il loro legame matrimoniale e familiare come una manifestazione sacramentale dell'unione di Cristo e della Chiesa, trasformando queste fondamentali realtà umane dall'interno". Si, è all'amore di Cristo che le coppie sposate e le famiglie prendono parte quando la loro vita è radicata nella grazia del sacramento matrimoniale.


3. Il richiamo di Cristo al "principio" ci porta indietro al libro della Genesi, dal quale è tratta la prima lettura di questa celebrazione eucaristica. "E Dio disse: "facciamo l'uomo a nostra immagine...". Dio creo l'uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creo; maschio e femmina li creo (Gn 1,26-27). L'immagine originale è quella del Dio eterno, la comunione della santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. L'immagine di Dio nell'uomo raggiunge una particolare ricchezza nella comunione di persone che si realizza fra un uomo e una donna all'interno del vincolo matrimoniale, una comunione che Dio ha voluto "dal principio". La vita matrimoniale afferma la dignità umana attraverso una particolare qualità della relazione interpersonale. Nel caso in cui la vita matrimoniale e la vita familiare siano svilite a causa di personali egoismi, o siano danneggiate a colpa di condizioni materiali e sociali inadeguate, è la fondamentale dignità degli esseri umani, dinamicamente orientati a crescere a immagine di Dio, a essere infranta. Uomini e donne sono chiamati a vivere in dignità: entrambi riflettono in egual misura l'immagine di Dio.

Le parole del salmo responsoriale si applicano a ciascun figlio e figlia di Dio: "Che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, il figlio dell'uomo perché te ne curi? Eppure l'hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l'hai coronato: gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi" (Ps 8,4-6). Queste parole esaltano la dignità di ogni essere umano.

L'immagine di Dio che è amore è pienamente rispecchiata in quella permanente e indissolubile comunione di amore e di vita che è il matrimonio. Molte delle vostre tradizioni e costumi mettono in rilievo la dignità del matrimonio e della vita familiare nella società africana.

Il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che la Chiesa è arricchita dai "tesori nascosti nelle varie forme della cultura umana" (GS 44).

La Chiesa dunque rispetta e promuove ciò che vi è di più nobile in queste costumanze. Allo stesso tempo, adempiendo alla sua missione di annunziare "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8), la Chiesa richiama tutte le società a sostenere la saggezza che è "dal principio", e in questo modo a difendere e rafforzare la dignità di tutti i figli di Dio. I vostri vescovi affrontano con zelo l'importante compito di "incarnare" il messaggio del Vangelo nella vita e nella cultura africana. Nel calare l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia - un insegnamento che è universale e permanente nella sua validità - all'interno delle realtà delle tradizioni africane, i vostri vescovi e la Santa Sede lavorano insieme, sostenuti dal condiviso desiderio di rimanere sempre fedeli a Cristo, alla tradizione vivente e al magistero della Chiesa. Se la Chiesa in Africa rimane unita nella medesima dottrina e in una risposta unitaria alla sfida dell'acculturazione, essa sarà forte ed efficace nel guidare le coppie sposate e le famiglie a vivere secondo il disegno di Dio in verità e santità di vita.


4. Il salmo responsoriale addita anche un altro aspetto dell'inestimabile dignità dell'uomo. Dio chiama l'uomo a essere responsabile assieme a lui dell'intero creato: "Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani" (Ps 8,7). Infatti, come riporta il libro della Genesi (1,28), Dio invita l'uomo e la donna in qualità di sposi a prendere parte alla sua opera creativa: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate". La trasmissione della vita, così tenuta in conto dalle vostre tradizioni africane, e l'amore che avete per i vostri figli - non sono forse queste cose un aspetto fondamentale della "gloria e onore" che il salmo tributa all'uomo? Si, la vostra lietezza nell'accettare i vostri figli come doni fatti a voi da Dio parla a vostro onore e gloria! Ma oggi si afferma una potente mentalità contraria alla vita. Essa è più diffusa nelle nazioni sviluppate, ma viene anche trasmessa alle nazioni in via di sviluppo come se essa fosse un passo obbligato sulla via dello sviluppo e del progresso. Su questo punto vorrei ripetere ciò che scrissi nell'esortazione apostolica "Familiaris Consortio" (FC 30): "La Chiesa ritiene fermamente che la vita umana, anche quando indebolita e sofferente, rimane sempre uno splendido dono della bontà divina. Contro il pessimismo e l'egoismo, che gettano un'ombra sul mondo, la Chiesa sostiene la vita: in ogni vita umana essa vede lo splendore di quel "si", di quell'"amen" che è Cristo stesso. Al "no" che assale e affligge il mondo essa replica con questo vivente "si", difendendo dunque la persona umana e il mondo contro tutto ciò che danneggia e trama contro la vita".


5. Questo non significa che la Chiesa non riconosce i gravi problemi posti dalla crescita della popolazione in alcune parti del mondo, o le difficoltose situazioni che a volte devono affrontare le coppie nella responsabile trasmissione della vita. In merito agli aspetti morali di queste gravi questioni, desidero esprimere un particolare incoraggiamento ai vostri vescovi, sacerdoti, religiosi e laici che si fanno carico dell'esortazione "a compiere un più efficace e sistematico sforzo per far conoscere, rispettare e applicare i metodi naturali di regolazione della fertilità" (FC 35).

In una lettera (12 luglio 1982) ai sacerdoti, l'arcivescovo Verdzekov ha posto l'accento sul "nostro dovere e nostro oneroso impegno di proclamare l'integrale insegnamento della Chiesa in merito a una responsabile paternità per mezzo di una sistematica catechesi, e di aiutare i nostri cristiani a vivere in quell'insegnamento. Perché come possono i nostri cristiani vivere secondo quell'insegnamento se non lo hanno mai ascoltato?". Il buon lavoro portato avanti dall'Associazione per la vita familiare del Camerun a livello parrocchiale, diocesano e provinciale può aiutare molte coppie a vivere la loro unione sacramentale in pienezza e armonia.


6. La famiglia è una speciale comunità di persone. Nella famiglia, i genitori sono legati l'uno all'altro dal vincolo matrimoniale; i figli sono uno speciale dono di Dio ai genitori, alla società e alla nazione. La gioia che vi danno i vostri figli è la stessa gioia che Gesù provo quando li chiamo a sé: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio" (Lc 18,16). Ai bambini e ai giovani del Camerun io vorrei dire che Gesù li chiama ad amare le loro famiglie. Rafforzatele con la vostra gioia, fiducia e obbedienza! E' alla vostra portata rendere le vostre famiglie luoghi di amore, pace e santità! Tradizionalmente, la famiglia estesa ha sempre giocato un ruolo importante nel rinsaldare la vita familiare e nel decidere il modo in cui i problemi familiari vanno affrontati e risolti. Nel momento in cui il mutamento delle condizioni economiche e sociali tende a indebolire il ruolo costruttivo della famiglia estesa, l'intera comunità cristiana, come comunità di solidarietà umana e spirituale, desiderosa di osservare il comandamento evangelico dell'amore, si deve sentire chiamata a offrire un sostegno concreto alle famiglie in stato di necessità, e a promuovere nella vita pubblica adeguati programmi di assistenza e di sussidi.

Ma i membri effettivi della famiglia, e in particolar modo i genitori, sono i principali responsabili della qualità della vita familiare. Alcune delle importanti virtù richieste per una vita familiare santa e semplice sono elencate nel testo della Lettera di san Paolo ai Colossesi che abbiamo ascoltato nella liturgia della parola: "Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi" (Col 3,12-13). La parola rivelata di Dio ci insegna che il cammino verso il benessere umano è il cammino del perdono e dell'amore! Dilette famiglie del Camerun, desidero lasciarvi questo messaggio: imparate a costruire sull'amore la vostra vita familiare! Non cedete alle forze che indeboliscono e distruggono l'unità, la stabilità e la felicità delle vostre famiglie. Non seguite la strada del materialismo egoista e del consumismo che così tante sofferenze hanno prodotto in altre parti del mondo e che anche voi ora cominciate a sperimentare. Non date ascolto alle ideologie che autorizzano la società o lo Stato ad arrogarsi i diritti e le responsabilità che appartengono alle famiglie (cfr. FC 45).

Famiglie del Camerun: fate ogni sforzo per preservare i valori spirituali ed etici del matrimonio e della vita familiare. Essi sono l'unica effettiva salvaguardia della dignità dell'individuo. Questi valori sono necessari affinché la vostra società possa offrire condizioni di giustizia e di progresso a tutti i suoi cittadini.

"Al di sopra di tutto poi vi sia la carità" (Col 3,14). Nel segno di questa carità, le relazioni basate sull'autorità e l'obbedienza, l'educazione e la disciplina, la libertà e la responsabilità, che formano la gran parte della vita quotidiana delle famiglie, troveranno la loro naturale espressione. Attraverso la compassione, la gentilezza e la pazienza, e la volontà di sacrificarsi per il bene degli altri, possano le vostre famiglie vivere in un'atmosfera di amore come la famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe! 7. A questo punto mi rivolgo alle autorità civili di tutta l'Africa, e a tutti coloro che hanno responsabilità pubbliche nei riguardi della vita familiare: chiedo loro di operare per garantire la piena applicazione della Carta dei diritti della famiglia, che la Santa Sede ha elaborato sulla base dei fondamentali diritti inerenti alla famiglia come società naturale e universale. La Carta ricalca i valori che sono già stati enunciati nelle dichiarazioni delle varie organizzazioni internazionali competenti in questo settore: valori che sono radicati nella coscienza di ogni uomo e donna.

La Chiesa intende collaborare con tutti coloro che sono impegnati a formulare e a rendere effettiva una politica per la famiglia. L'intenzione e la missione della Chiesa è di servire la famiglia e proclamare alla presente generazione e a quelle che verranno il piano di Dio che esiste "dal principio".

Il futuro della società è minacciato laddove la famiglia è indebolita.

Il benessere degli individui e della società è salvaguardato laddove i costumi, le leggi e le istituzioni politiche, sociali ed educative contribuiscono al rafforzamento del matrimonio e della famiglia. Per il bene dell'umanità la famiglia deve essere difesa e rispettata.


8. E ora, in unione con l'intera Chiesa del Camerun, desidero dire a ogni famiglia ciò che san Paolo scrisse ai Colossesi (3, 15): "E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo".

Divenga quest'augurio la nostra fervente preghiera durante questa celebrazione eucaristica, che noi offriamo al Padre in unione con Cristo suo Figlio. Scenda la pace - la pace di Cristo - su tutte le famiglie dell'Africa e del mondo intero!

Data: 1985-08-12 Data estesa: Lunedi 12 Agosto 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Yaoundé (Camerun)