GPII 1985 Insegnamenti - Messaggio al Congresso spagnolo sull'evangelizzazione - Città del Vaticano (Roma)

Messaggio al Congresso spagnolo sull'evangelizzazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rinnovato impegno missionario per far fronte alla non credenza

Cari fratelli nell'episcopato, cari sacerdoti, religiosi, religiose, operatori della pastorale, fratelli e sorelle tutti in Cristo Gesù.

Sono sommamente lieto di inviare un cordiale saluto a tutti i partecipanti a questo importante incontro ecclesiale che, dopo mesi di riflessione, preghiera e studio nelle vostre comunità e parrocchie di tutto il Paese, vi ha ora riuniti a Madrid per celebrare il Congresso sull'evangelizzazione che i vescovi spagnoli hanno promosso al fine di ravvivare e intensificare la forza missionaria e il dinamismo apostolico dei cattolici dell'amata Spagna.

Come successore di Pietro e nella mia sollecitudine per tutte le Chiese, è per me motivo di consolazione e di azione di grazie a Dio nostro Padre vedere come con costanza e spirito di servizio si sta attuando il programma pastorale che i vostri pastori hanno tracciato insieme subito dopo la mia prima visita apostolica nel vostro caro Paese.

A questo proposito, il Congresso che oggi concludete è parte importante di quel programma pastorale volto a rafforzare e vivificare la fede e l'azione evangelizzatrice dei cattolici spagnoli, dei differenti gruppi e comunità, dei religiosi, dei sacerdoti, delle associazioni e movimenti apostolici, delle famiglie cristiane e delle Chiese diocesane nel loro complesso. In questo ambito di azione apostolica, lo sforzo che per quasi un anno avete realizzato nei gruppi di lavoro di ciascuna diocesi deve diventare ora fecondo in questo incontro nel quale volete condividere i vostri conseguimenti e le vostre difficoltà, le vostre gioie e le vostre speranze. La mia voce in quest'occasione vuole essere la voce di Gesù, che oggi dice a voi, ai presenti e agli assenti, ai padri e alle madri di famiglia, ai professionisti, agli educatori, ai catechisti, non meno che ai religiosi, ai sacerdoti, ai vescovi delle Chiese della Spagna: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

Attraverso le vostre parole e le vostre opere buone, Gesù Cristo risorto, guida e maestro di tutti gli uomini, vuole continuare ad illuminare e ad accompagnare con la luce della fede i vostri figli e amici, i vostri vicini e compagni di studio o di lavoro, tutti i fedeli con cui condividete la vostra vita.

Il Concilio Vaticano II afferma solennemente: "La vocazione cristiana è per sua natura anche vocazione all'apostolato" (AA 2).

Questa affermazione, che è sempre stata vera per tutti i cristiani, ha oggi speciali ragioni per essere ricordata e vissuta. Voi cattolici spagnoli dovete professare, vivere e annunciare la vostra fede in una società in cui i valori morali e spirituali si vedono talvolta attaccati da interessi e concezioni di taglio materialista e in cui non mancano coloro che cercano di presentare la religione e la fede come qualcosa di oscurantista e di arcaico.

Davanti a queste situazioni che, come cattolici impegnati, non potete fare a meno di deplorare, non lasciatevi dominare dallo sconcerto e dallo scoraggiamento. Sotto la guida e l'impulso dei pastori, cercate il rimedio di fondo ai vostri problemi in una decisa intensificazione dell'azione evangelizzatrice a tutti i livelli per raggiungere "l'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13).

Non mancano, purtroppo, figli della Chiesa che sembrano non preoccuparsi di coltivare il dono della fede che hanno ricevuto, né si sforzano di vivere in conformità con i comandamenti di Dio e le direttive della Chiesa. A loro ricordo le parole di Giacomo: "Come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta" (Jc 2,26). D'altra parte, a coloro che si sforzano di vivere la loro fede cristiana mettendo in pratica le esigenze che provengono dal Battesimo, ricordo le parole e l'esempio stesso di Gesù che ci esortano ad andare a cercare la pecora smarrita, ad andare incontro ai nostri fratelli che si sono allontanati, a fare quanto ci è possibile per aiutarli a tornare alla vita della Chiesa che deve essere il focolare quotidiano dello spirito e del cuore di tutti i credenti.

Durante le giornate di lavoro del presente Congresso vi siete proposti di analizzare, nelle relazioni, le caratteristiche dell'uomo destinatario dell'evangelizzazione, i contenuti di questa azione evangelizzatrice, la Chiesa come soggetto primario dell'annuncio del Vangelo e, infine, le principali conclusioni teoriche e pratiche che derivano da quei principi.

Su questi temi, oggetto del vostro studio e riflessione, lo sguardo della fede deve gettare nuova luce e speranza. Bisogna conoscere la persona destinataria dell'azione evangelizzatrice, si, ma bisogna soprattutto amarla, avvicinarsi al suo mondo, trattarla con rispetto, lealtà e fiducia. A loro modo, molti uomini e donne che oggi si sentono lontani dalla Chiesa, ci stanno dicendo: "Vogliamo vedere Gesù" (Jn 12,21). A tutti deve essere annunciata la buona novella di Gesù Cristo, vincitore del peccato e della morte, riconciliatore dell'umanità col Padre, speranza unica di salvezza per coloro che credono in lui. E' questo il compito primordiale della Chiesa che, a vent'anni di distanza dalla conclusione del Concilio Vaticano II, vi vuole ricordare in tono urgente l'impegno missionario di ogni credente. Ogni Chiesa particolare dev'essere il soggetto adeguato dell'azione missionaria ed evangelizzatrice, senza ansia di protagonismo di persone e di gruppi, ma cercando l'integrazione sincera nelle istituzioni delle diocesi e delle parrocchie.

Portate alla comunità le ricchezze della vostra spiritualità e dei vostri carismi personali o istituzionali. Formate tra di voi una comunità reale e fraterna, presieduta dal vescovo, in comunione col Papa, insieme ai sacerdoti, religiosi, religiose, e altri operatori della pastorale.

Tornando alle vostre parrocchie d'origine, alle vostre comunità o movimenti trasmettete ciò che avete appreso e sentito in questi giorni. Lavorate con i vostri sacerdoti, formulate nuove mete e obiettivi apostolici, rinnovate il dinamismo dei vostri ambienti. Ma soprattutto offritevi a Gesù Cristo e alla Chiesa come strumenti del Vangelo e annunciatori del regno. Offrite il vostro tempo, offrite il vostro sforzo, offrite la vostra gioventù e il vostro entusiasmo perché possa diventare realtà in Spagna il desiderio di Gesù: che tutti credano in te, che tutti vivano con te, che vivano come fratelli e provino la gioia della pace e della speranza.

In questo rinnovamento apostolico, non dimenticate la necessità di continuare ad annunciare il Vangelo di Gesù Cristo in tutte le situazioni e i luoghi del mondo. La Chiesa spagnola ha una grande storia missionaria nell'America di lingua spagnola, in Africa e in Asia. A questo proposito desidero ricordarvi l'appello da me lanciato, nell'ottobre dell'anno scorso a Saragozza, per un rinnovato impegno missionario in occasione dell'ormai prossimo V centenario dell'evangelizzazione dell'America.

A conclusione delle giornate di questo Congresso, vi incoraggio ad essere autentici apostoli di Gesù Cristo, a dedicarvi con entusiasmo e impegno a diffondere il Vangelo e gli insegnamenti della Chiesa, a far fronte alle tenebre dell'agnosticismo e della non credenza con la luce della rivelazione e delle buone opere.

La Vergine Maria, presente nelle vostre terre, nei vostri campi e città, nei vostri bei santuari e nell'intimità delle vostre case vi accompagni in questa grande missione apostolica. Ella è la Madre e il modello della Chiesa fedele, che sta in piedi accanto a Cristo nel Calvario del mondo e nella speranza della risurrezione. Ella, maestra di preghiera con i discepoli nel Cenacolo, sia vostro modello nella preghiera perseverante e fiduciosa a suo Figlio perché la forza dello Spirito animi le vostre aspirazioni apostoliche e missionarie. Con questi voti imparto di cuore a tutti la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 3 settembre 1985

Data: 1985-09-03 Data estesa: Martedi 3 Settembre 1985


A pellegrini del Senegal - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Testimoniare la fede con l'amore verso i fratelli

Cari amici, pellegrini del Senegal.

Sono lieto di accogliervi oggi in questa casa in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma, al termine del vostro viaggio in Terra santa. E' vero che, per parte mia, non sono ancora potuto venire a visitarvi nel vostro Paese; ma voi mi permetterete di dire che la vostra visita mi ricorda il mio recentissimo viaggio pastorale in terra d'Africa. E' per me una gioia incontrare in voi i rappresentanti di numerose comunità cristiane vivaci e dinamiche, delle quali ho apprezzato l'accoglienza calorosa e anche la robustezza della fede, il senso della preghiera, il dinamismo comunitario, la generosità fraterna.

Ecco che voi siete di ritorno dalla Terra santa. Avete ritrovato le tracce di Gesù nel suo Paese, i luoghi in cui è vissuto dopo i patriarchi e i profeti, la città in cui ha offerto la sua vita per la nuova ed eterna alleanza di Dio con la moltitudine degli uomini di tutti i Paesi, di tutte le civiltà. Siete andati a pregare presso la tomba da cui è risorto il mattino di Pasqua per entrare nella vita del regno con la potenza della risurrezione. Vi siete recati a pregare nei luoghi in cui i discepoli, con Maria, la Madre di Gesù, hanno ricevuto lo spirito, dove hanno celebrato per primi la presenza gloriosa del Salvatore che ha promesso di essere in mezzo a tutti coloro che si radunano nel suo nome.

E poi avete fatto tappa a Roma, seguendo il cammino degli apostoli, partiti da Gerusalemme per portare la buona novella del Vangelo. Pietro, Paolo e i loro compagni hanno cominciato così l'opera missionaria dell'annuncio della salvezza che viene proseguita nel mondo secondo il loro esempio. Voi stessi, già da tempo, avete accolto nel vostro Paese i missionari del Vangelo. Avete ascoltato la loro parola che vi trasmetteva in verità la parola di Dio. E voi li seguite vivendo come discepoli di Cristo, costruendo sulla vostra terra del Senegal la Chiesa edificata con le pietre vive dei battezzati.

Mi auguro che il vostro pellegrinaggio sia per voi un'occasione per approfondire la vostra fede e i vostri legami con tutta la Chiesa a partire dalle fondamenta sicure che sono l'incarnazione del Figlio di Dio nel mondo degli uomini, la fedele testimonianza degli apostoli e il ministero di unità dei loro successori in tutte le epoche della storia e in tutti i Paesi. Sono lieto di salutare in particolare monsignor Théodore Adrien Sarr, vescovo di Kaolack, la cui presenza tra di voi è segno di comunione tra il successore di Pietro e i vescovi che assicurano il ministero apostolico nelle diverse regioni del mondo. Vi ringrazio di essere venuti qui. E, in attesa che mi sia donato un giorno di restituirvi la visita, vi chiedo di dire a tutti i vostri fratelli del Senegal che il Papa prega per loro e che li incoraggia perché essi rendano la vita della loro Chiesa sempre più feconda grazie alla testimonianza della loro fede in mezzo agli altri credenti, attraverso l'amore fraterno da cui si riconoscono i discepoli di Cristo. Dal profondo del cuore, invoco per voi la Madre del Signore e gli apostoli Pietro e Paolo. Prego Dio di colmare delle sue benedizioni voi e tutti coloro ai quali siete vicini e solidali.

Data: 1985-09-05 Data estesa: Giovedi 5 Settembre 1985





Al simposio sulle migrazioni - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Diocesi e parrocchie interpellate dagli emigranti

Venerati fratelli, signori e signore.


1. Porgo il mio cordiale saluto a tutti voi, qui convenuti in occasione del simposio ecclesiale, organizzato per celebrare una data a voi particolarmente cara, quando la Santa Sede affido alla Conferenza episcopale l'assistenza pastorale degli emigrati italiani. E' un'occasione da non passare sotto silenzio per un motivo di efficienza apostolica: fare il consuntivo del lavoro svolto in questo arco di tempo, scoprire adempimenti e lacune, individuare i problemi centrali oggi sul tappeto, cogliere prospettive per l'immediato futuro, delegare uomini validi ad attuarle.


2. Il vostro è un campo d'impegno pieno d'imprevisti, perché costituisce il settore della mobilità per eccellenza. Il problema delle migrazioni è antico quanto la storia stessa: da quando Abramo lascia Ur, centro di una delle più antiche civiltà conosciute, all'esodo d'Israele verso la Terra promessa; dalle deportazioni del popolo di Dio in Assiria e in Babilonia alla fuga della Sacra Famiglia migrante in Egitto, su su, nel corso dei secoli fino ai tempi nostri. Da questo quadro, così antico e pur così attuale, l'uomo appare in una realtà drammatica e dolorosa, che solo la fede può trasfigurare nella condizione di pellegrinaggio verso la patria.

Per quanto riguarda specificamente la situazione dell'Italia, è ben nota la figura dell'italiano, emigrante in tutti i continenti. E consta che, nel periodo che va dalla metà del secolo scorso fino ai primi decenni di questo, l'Italia ha avuto il numero più elevato di espatri. Si è calcolato che, nel giro di un secolo, oltre 25 milioni d'italiani hanno lasciato la propria terra. Oggi la situazione sembra capovolta, e, da Paese d'emigrazione, l'Italia è divenuta un Paese d'immigrati.

Negli ultimi tempi il fenomeno della migrazione, temporanea o definitiva, si è straordinariamente accentuato dappertutto con la frequenza e la rapidità dei mezzi di trasporto, assumendo proporzioni non ancora mai viste in precedenza, anche per il fenomeno del turismo di massa, e creando in ogni nazione profondi mutamenti di struttura e di mentalità.

Giovani che girano il mondo in cerca di lavoro; vaste ondate di profughi costretti ad abbandonare la terra d'origine; anziani senza accoglienza; famiglie divise da una legislazione carente o ingiusta; credenti bisognosi di assistenza per la pratica della loro fede. Sono alcuni aspetti del grande problema, che voi dovete affrontare.


3. Chi crede in Dio è vicino a chi soffre. Nel regime dell'antico patto, i profeti hanno accompagnato il popolo nel duro cammino dell'esilio, per mantenere viva la parola e la promessa divina di assistenza. Con Gesù, e in nome del suo precetto dell'amore universale, la Chiesa è stata sempre a fianco del migrante. E in questo particolare campo di assistenza spirituale e sociale, grandi figure di italiani e di italiane si sono straordinariamente distinte. Due nomi bastano da soli a evocare un'eccezionale storia di apostolato: il servo di Dio monsignor Giovanni Battista Scalabrini e santa Francesca Cabrini, eroina di due mondi.

La Chiesa si rende conto di quanto avviene in questo settore della vita umana, vuole conoscere i vari aspetti e studiarne le cause, si propone di cercare la corrispondenza intercorrente tra la condizione della mobilità e la vita cristiana. così è nata nel 1970 la Pontificia commissione per la pastorale delle migrazioni e del turismo, da cui sono derivate le analoghe Commissioni nazionali.

Così è nato il documento del 1978: "Chiesa e mobilità umana", che condensa in un unico testo i principali aspetti dei fenomeni della mobilità del nostro tempo.


4. L'occasione così significativa di questo incontro mi spinge a manifestarvi il mio vivo e sentito compiacimento per l'impegno di tutti voi, membri della Commissione, nelle varie attività svolte e iniziative in programma. Sono al corrente del numero e della qualità dei sacerdoti, diocesani e religiosi, impegnati pastoralmente tra gli emigrati italiani all'estero e tra gli immigrati in Italia.

In mezzo al complesso dei problemi vecchi e nuovi, la mia esortazione oggi vuole toccare soprattutto due aspetti di questa realtà. Il primo si richiama al comando evangelico di fondo: "Amatevi come io vi ho amato" (Jn 15,12), e alla direttiva dell'apostolo Paolo: "Portate i pesi gli uni degli altri" (Ga 6,2). E' una linea di principio, fondata sulla misura dell'amore di Cristo, che è senza misura, capace di spingere il cristiano a vedere il migrante come fratello, e stargli vicino con la comprensione, il consiglio, l'aiuto. Il secondo tocca più specificamente il fenomeno dell'emigrazione nella prospettiva del futuro, nel quadro dell'insegnamento della "Gaudium et Spes" e della lettera apostolica "Familiaris Consortio". Sono direttive che impegnano a eliminare le discriminazioni, a riformare la vita economica, a provvedere alle famiglie degli emigranti, a responsabilizzare i pastori e i fedeli di fronte alle necessità dell'uomo che si trova fuori patria, in cerca di lavoro e di sistemazione. Ogni diocesi, ogni parrocchia deve sentirsi chiamata in causa a livello di clero e di laici. I rapporti tra Chiese di origine e di arrivo diventino più stretti e cordiali, in maniera che l'emigrante sia assistito in ogni fase della sua mobilità.

E' un lavoro complesso e difficile, ma necessario, per costruire la civiltà nuova fondata sull'amore del Vangelo. Sono sicuro che voi, membri della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale italiana, sarete sempre maggiormente all'altezza del compito.

Insieme col mio compiacimento per il lavoro già svolto in questo primo ventennio e come auspicio per il futuro, vi accompagni la mia benedizione, che vi imparto di cuore e che volentieri estendo a quanti, nelle diocesi e nelle parrocchie, collaborano con voi.

Data: 1985-09-06 Data estesa: Venerdi 6 Settembre 1985





Ai vescovi di Malaysia-Singapore-Brunei - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: L'unità in Cristo trascende le divisioni etniche e culturali

Miei cari fratelli in Cristo.


1. La nostra celebrazione di fede e di comunione ecclesiale nel corso della vostra visita a Roma culmina in questo giorno odierno in cui ci raccogliamo insieme come fratelli nel ministero episcopale. Le parole che rivolgo a voi echeggiano quelle di san Paolo: "Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo dal primo giorno fino al presente" (Ph 1,3-5).

La vostra presenza a Roma per pregare presso le tombe dei santi Pietro e Paolo manifesta il vostro desiderio di rafforzare i vincoli di unità collegiali che vi legano al successore di Pietro. Per parte mia, vi do il benvenuto con affetto fraterno nel Signore Gesù e desidero comunicarvi la mia partecipazione alle vostre gioie e alle vostre preoccupazioni di ministri dei misteri di Dio e pastori della Chiesa in Malaysia, Singapore e Brunei.


2. Gesù Cristo è colui che "per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1Co 1,30). Egli si è incarnato per redimere la razza umana. Come Figlio di Dio, non ha avuto altro scopo che quello di adempiere alla volontà del Padre: "Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera" (Jn 4,34). Inoltre egli ha voluto farci partecipi della sua figliolanza divina e ci ha dato la possibilità di arrivare a comprendere il mistero della paternità di Dio e di esclamare: "Abba! Padre" (cfr. Rm 8,16). Questa grazia della filiazione divina ci incoraggia ad avere lo stesso atteggiamento di Cristo verso il Padre celeste: ci incoraggia cioè ad impegnare tutto il nostro cuore e la nostra vita al servizio di Dio. Noi lo serviamo non con cuore di schiavi ma con cuore di figli, che rispondono alla chiamata del Signore con dedizione, generosità e gioia.

Nello stesso tempo, quali figli di Dio siamo uniti da un vincolo che ha implicazioni per i nostri reciproci rapporti. San Paolo afferma: "Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più né uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" (Ga 3,27-28).

L'unità in Cristo significa un'uguaglianza che oltrepassa le ovvie differenze di capacità fisica e di qualità intellettuali e morali. Noi siamo creati a immagine di Dio; abbiamo la stessa natura e la stessa origine e, essendo redenti da Cristo, abbiamo la stessa vocazione e lo stesso destino divino. La nostra solidarietà di fratelli e sorelle nell'unico Signore trascende le divisioni culturali, razziali ed etniche poiché Cristo ci ha comunicato il mistero della volontà di Dio "di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra" (Ep 1,10).

L'unità che condividiamo in Cristo ha un'importanza universale, ma ha rilevatura particolare in quelle circostanze in cui differenze culturali ed etniche possono oscurare la luce della verità proclamata da Cristo e il suo messaggio di salvezza. Desidero offrire il mio incoraggiamento a voi, pastori e maestri, per tutto ciò che avete fatto e continuate a fare per richiamare il popolo di Dio delle vostre rispettive diocesi a una sempre maggiore unità in Cristo.


3. I vostri sforzi per l'evangelizzazione, per la proclamazione del messaggio di Cristo "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (cfr. 2Tm 4,2), meritano anch'essi particolare lode. La luce di Cristo deve risplendere perché tutti vedano e i suoi raggi di speranza raggiungano i più lontani angoli della terra. Dunque l'opera di evangelizzazione è una sfida costante, che non è estranea ad alcun ambiente sociale o culturale.

La Chiesa offre alle persone di ogni età la buona novella del mistero di salvezza e la possibilità di partecipare alla vita del nostro Dio uno e trino.

Essa lo fa radicandosi tra quelle persone, assumendo in sé, per quanto sono buone, le capacità, le risorse e le abitudini di ogni popolo, che essa a sua volta purifica, rafforza e nobilita. La Chiesa stabilisce rapporti di rispetto e di amore con ogni popolo e, attraverso un sincero dialogo, profondamente pervaso dallo Spirito di Cristo, può penetrare nei cuori non ancora marcati dal segno della fede e condurli gradualmente alla luce del Vangelo (cfr. AGD 11).

Luminosi esempi di questo spirito sono stati gli apostoli degli slavi, i santi Cirillo e Metodio, la cui opera di evangelizzazione ho recentemente commemorato con la mia enciclica "Slavorum Apostoli" (n. 11). Riferendomi a quei grandi missionari ho scritto: "La loro scelta generosa di identificarsi con la stessa loro vita e tradizione, dopo averle purificate e illuminate con la rivelazione, rende Cirillo e Metodio veri modelli per tutti i missionari che nelle varie epoche hanno accolto l'invito di san Paolo di farsi tutto a tutti per riscattare tutti".

A questo riguardo, sono consapevole che i vescovi della Malaysia sono impegnati nello studio dei metodi per introdurre la lingua malese nella sacra liturgia. E' una materia che necessita della vostra attenzione sollecita e paziente.

In questo stesso contesto desidero esprimere la mia sentita gratitudine a tutti i ministri del Vangelo nelle vostre terre. Parlo dei numerosi missionari pieni di dedizione - e io conosco le difficoltà e le sfide che devono affrontare - così come dei sacerdoti locali, dei religiosi e delle religiose e dei catechisti laici che si prodigano affinché il seme della parola di Dio si radichi, fiorisca e cresca robusto. I loro instancabili sforzi per costruire il regno meritano la nostra ammirazione e il nostro profondo apprezzamento. Soltanto il Signore può ricompensarli adeguatamente.


4. Desidero lodare anche i vostri sforzi per la pubblicazione, lo scorso anno, della Lettera pastorale congiunta sul ruolo della Chiesa nell'edificazione di una sempre più solidale identità nazionale tra il vostro popolo. La Chiesa, in ragione del suo ruolo unico e della sua competenza, non si identifica con nessun sistema politico. così essa è insieme il segno e la salvaguardia della dimensione trascendente della persona umana (cfr. GS 76). Questo ruolo sublime la spinge a contribuire al bene di ogni nazione promuovendo tutto ciò che favorisce il benessere, la vocazione personale e il destino di ogni individuo. La Chiesa ha compiuto tutto ciò nei vostri Paesi in molti modi, specialmente nei campi dell'assistenza sanitaria, del lavoro sociale e dell'educazione.

I singoli cristiani dovrebbero inoltre impegnarsi ad essere sempre più consapevoli del loro ruolo nella comunità politica e ad essere patrioti generosi e leali. Dovrebbero essere esempio di senso di responsabilità e di dedizione al bene comune (cfr. GS 75). In modo particolare, i giovani dovrebbero essere incoraggiati a prendere parte attiva nella vita e nello sviluppo della loro nazione. Ripeto ai giovani di Malaysia, Singapore e Brunei ciò che ho scritto nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest'anno (n. 10): "Vi invito tutti, giovani del mondo, ad assumere la vostra responsabilità in questa che è la più grande delle avventure spirituali, cui una persona può andare incontro: costruire la vita umana, come individui e nella società, nel rispetto per la vocazione dell'uomo... Per tutto il tempo della vostra vita, voi dovete affermare e riaffermare i valori che formano voi stessi e formano il mondo: sono i valori che favoriscono la vita, che riflettono la dignità e la vocazione della persona umana, che costruiscono il mondo nella pace e nella giustizia".


5. Fratelli miei, quanto desidero esprimervi la mia unità spirituale con voi e con tutti coloro che collaborano con voi nella nostra comune partecipazione al Vangelo! Vi incoraggio a impegnarvi per una sempre maggiore unità tra di voi e ad essere vigilanti nel preservare l'unità con la Chiesa universale. Come ho ricordato in un altro con

"Per la piena cattolicità, ogni nazione, ogni cultura ha un proprio ruolo da svolgere nell'universale piano di salvezza. Ogni tradizione particolare, ogni Chiesa locale deve rimanere aperta e attenta alle altre culture e tradizioni e, nel contempo, alla comunione universale e cattolica; se rimanesse chiusa in sé, correrebbe il pericolo di impoverirsi anch'essa" ("Slavorum Apostoli", 27).

Sono molto lieto di salutare ognuno di voi, le guide delle vostre Chiese locali. Offro i miei migliori auguri per l'attività del nuovo presidente e dei responsabili della Conferenza episcopale, specialmente nel momento in cui intraprendete l'importante compito di preparare la vostra Guida pastorale regionale. Rivolgo una particolare parola di benvenuto all'arcivescovo emerito di Kuala Lumpur, Dominic Vendargon, che si è unito a voi in questo pellegrinaggio a Roma.

Fisicamente assente in mezzo a noi ma presente in modo particolare nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere è il vescovo Simon Fung della diocesi di Kota Kinabalu. La sua malattia, che egli ha accettato nella fede e nella fiducia nei disegni provvidenziali del Signore, ci aiuta a ricordare che nessuno di noi vive per se stesso, poiché "se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 14,8-9).

Affido il vescovo Fung e tutti voi alla protezione amorevole della Madre di Dio, Maria santissima, che vigila sui sacerdoti, le suore, i religiosi e i laici della vostra diocesi con sollecitudine particolare. Gesù, suo Figlio, vi sostenga nella sua grazia e nel suo amore mentre proseguite nel proclamare il suo messaggio con incrollabile speranza e costante gioia. A tutti voi imparto di cuore la mia apostolica benedizione.

Data: 1985-09-06 Data estesa: Venerdi 6 Settembre 1985





Al "Polish American Congress" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sostegno alle istituzioni educative per il futuro della Chiesa

Cari amici.

Sono lieto di rivolgere i miei cordiali saluti a voi, amici polacchi d'America dell'Università cattolica di Lublino. Voi siete appena tornati da una visita nella mia patria e a quell'università con la quale sono stato per molti anni in stretto rapporto. E' con un autentico sentimento di apprezzamento, dunque, che vi do oggi il benvenuto ed esprimo la mia gratitudine per il vostro interessamento e il valido sostegno a quella prestigiosa istituzione.

So che voi condividete la mia convinzione della vitale importanza degli istituti cattolici di educazione superiore. E' tramite tali istituzioni che la Chiesa contribuisce in modo profondo alla fioritura della cultura umana e alla promozione della persona umana, e adempie così alla sua missione di insegnamento nel mondo. Dove trovare un ambito migliore per promuovere il dialogo tra la Chiesa e la società in generale? I molti aspetti della cultura umana si possono qui esplorare in profondità. La fede è aiutata a permeare le culture al fine di purificarle e arricchirle e servire così il bene comune della società.

Uomini e donne sono assistiti dalle università cattoliche a pervenire a un uso più responsabile della loro libertà, promuovendo lo sviluppo dei loro talenti fisici, morali e intellettuali. In questo modo essi possono assumere un ruolo più attivo nello sviluppo della vita umana e, con una fede meglio informata e più integrata, possono adempiere ai loro specifici ruoli nella vita e nella missione della Chiesa.

Coloro che sostengono le istituzioni educative cattoliche rendono un contributo di indicibile valore al futuro della Chiesa e del mondo. Le nuove generazioni sono guidate alla maturità spirituale e umana. Sono preparate a conservare il patrimonio culturale e religioso che è stato loro trasmesso e ad affrontare le sfide e le difficoltà presentate dai nostri tempi mutevoli. Per queste ragioni, dunque, sono lieto di incontrarvi oggi e di offrire il mio grato incoraggiamento ai vostri meritevoli sforzi. Desidero salutare anche tutti i membri delle vostre famiglie, anche coloro che non hanno potuto venire con voi.

Dio, sorgente di ogni verità e Padre della pace, vi benedica abbondantemente nel suo amore.

Data: 1985-09-06 Data estesa: Venerdi 6 Settembre 1985





Messaggio per la Giornata dell'alfabetizzazione - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Libero accesso all'istruzione presupposto di ogni civiltà

In occasione della XIX Giornata internazionale dell'alfabetizzazione, desidero esprimere i voti che la Santa Sede continua a formulare perché sia favorito, ovunque nel mondo, l'accesso all'istruzione. Si tratta di uno dei beni fondamentali della civiltà umana, che apre le porte allo sviluppo dello spirito, alla comunicazione dei beni culturali e alle diverse funzioni che assicureranno domani lo sviluppo economico e il progresso sociale con l'inserimento delle giovani generazioni. Come scrivevo in occasione del Congresso mondiale della gioventù a Barcellona e secondo il messaggio che ho rivolto a tutti i giovani, nell'anno a loro consacrato, la Chiesa auspica soprattutto che la diffusione del sapere e la partecipazione intellettuale al patrimonio culturale di ogni nazione e dell'intera comunità umana siano opera di educatori competenti, avveduti e coscienziosi, che mettano i giovani in grado di accedere a quel "sapere" che libera l'uomo, di ricercare la verità nelle sue diverse dimensioni per viverne, di costruire la loro personalità conformemente alla dignità e alla grandezza proprie dell'uomo secondo l'etica personale e sociale che garantiscono questa dignità, la partecipazione comunitaria e l'apertura ai valori spirituali. Prego Dio di ispirare e di assistere i membri dell'Unesco, le autorità pubbliche e i diversi responsabili affinché sia sempre meglio assicurato questo compito educativo presso coloro che ne sono ancora privi, bambini, giovani e adulti, uomini e donne di ogni razza e di ogni condizione.

Data: 1985-09-07 Data estesa: Sabato 7 Settembre 1985





Arrivo in elicottero - Eschen-Mauren (Liechtenstein

Titolo: Maturità e coscienza morale nobilitano il progresso raggiunto

Altezza!


1. Di cuore la ringrazio per il nobile omaggio di benvenuto che, nella sua qualità di capo di questo Paese, situato "in alto, presso il giovane Reno", ella ha rivolto a me e ai suoi accompagnatori a nome suo, della sua famiglia, delle autorità e della popolazione del Liechtenstein. Con autentica simpatia ricambio questo saluto ed auguro a loro tutti, qui riuniti in attesa del mio arrivo per accogliermi e accompagnarmi nei diversi incontri della giornata odierna, la pace di Cristo; come testimone e servitore del Redentore io sono venuto oggi, festa della nascita di Maria, in questo principato posto nel cuore d'Europa. Saluto la sua famiglia, i membri del parlamento e del governo del Liechtenstein, i rappresentanti delle autorità dello Stato e dei comuni e tutti i cittadini del Paese. Un saluto particolarmente cordiale rivolgo al vescovo della diocesi di Coira, alla cui cura pastorale è affidata da antichissimo tempo questa regione, monsignor Johannes Vonderach, come pure al clero del decanato del Liechtenstein. Saluto poi tutti i religiosi e i laici provenienti dall'estero e che oggi si trovano qui per essermi vicini in occasione di questa visita pastorale. E infine saluto tutti coloro che partecipano agli avvenimenti di questa giornata attraverso i mezzi di comunicazione. A tutti, in questo Paese, coloro che si trovano nei luoghi degli incontri o nelle proprie case, e anche a tutti coloro che si trovano oltre le frontiere del Liechtenstein, rivolgo un cordiale saluto! 2. Come anche in occasione dei miei viaggi pastorali nei diversi continenti, anche qui, innanzitutto, ho baciato la terra del Liechtenstein in segno di considerazione per questo Paese e dei suoi abitanti. Questo gesto di simpatia è voluto da parte mia, come un gesto del mio rispetto per il mondo creato da Dio e della mia adorazione riguardo al Creatore, al quale noi uomini dobbiamo la nostra esistenza e tutto ciò che essa comprende. Allo stesso tempo, questo gesto ricorda quel "bacio santo", con il quale l'apostolo delle genti ci invita a salutare tutti i nostri fratelli (cfr. 1Th 5,26). Questo bacio è un segno dell'amore di Cristo stesso, ed è questo amore che spinge me, suo umile rappresentante sulla terra, a incontrare i popoli grandi e piccoli nella loro stessa terra e a portare loro la lieta novella della pace e della riconciliazione, della salvezza e della redenzione.

Durante l'occasione dell'Anno Santo straordinario della redenzione, insieme al loro vescovo e ai loro sacerdoti, come pure insieme alle autorità dello Stato e dei vari comuni, molti abitanti di questo Paese hanno intrapreso un indimenticabile pellegrinaggio alle tombe del principe degli apostoli. Fu in quell'occasione che, d'intesa con il vescovo locale e a nome della Chiesa e del popolo di questo Paese, nel corso dell'udienza particolare del 14 ottobre 1983, ella mi invito a compiere una visita pastorale nel principato del Liechtenstein. Oggi sono qui, come ospite e pellegrino in questa comunità di cui allora ebbi a dire: "La storia e le tradizioni del suo Paese recano l'impronta dello spirito del cristianesimo e conquistano al principato del Liechtenstein, attraverso la rispettabilità e la laboriosità dei suoi cittadini, un onorevole posto nella comunità dei popoli".


3. Cari cittadini del Liechtenstein, conquistatevi sempre di nuovo questo posto! Non adagiatevi su quanto finora avete ottenuto! Siate sempre pronti a completare quanto avete e a nobilitarlo! I vostri antenati sono rimasti fedeli alla religione cattolica attraverso tutti i secoli. Molte opere, in parole e scritti, nell'arte e nella cultura, testimoniano questo fatto. Ravvivate questa vostra unione con la Chiesa e con il Vescovo di Roma, il quale è preposto a quella Chiesa, di cui sant'Ignazio d'Antiochia scrive che "ha la presidenza dell'amore"! Fin dall'inizio del mio pontificato ho iniziato a viaggiare, per annunciare questo amore che ha il suo fondamento nella verità e che obbliga all'unità. Nelle vesti di questo annunciatore, io oggi vengo a voi per convincervi del fatto che la vostra comunità può rinnovarsi unicamente in seguito a un interiore cambiamento religioso-morale della persona e della famiglia cristiana. Questo deve essere il punto di partenza, da cui iniziare la missione popolare che, in seguito dalla mia visita pastorale, avrà luogo in questa vostra patria e che avrà come tema: "Incontro alla vita".


4. Il benessere materiale, che negli scorsi anni e decenni si è verificato in questo Paese in modo impensabile e che vi assicura uno standard di vita molto elevato, testimonia la vostra capacità. Esso richiede pero, allo stesso tempo, un'eguale maturità e una responsabilità morale, altrimenti conduce solamente con estrema facilità alla comodità, alla soddisfazione di necessità egoistiche e all'irresponsabilità nei riguardi del proprio prossimo. Esso espone a modi di pensare e di comportarsi che non sono compatibili con le esigenze dell'ethos cristiano, basato sulla legge dell'amore verso Dio e verso il prossimo. Con l'accumulazione dei beni materiali si verifica il pericolo di perdere di vista il valore e la dignità della vita umana nel suo insieme o, addirittura, di disprezzarli. Se veramente volete andare incontro alla vita in Cristo, dovete uscire prima dall'edonismo dell'avidità e del solo godimento e intraprendere quella via stretta, ma promettente, che conduce alla vera vetta della vita: alla perfezione nell'eternità di Dio.

Abbiate cura, forza della responsabilità cristiana, della vostra cara patria e del benessere di tutti i cittadini. Il vostro bel Paese vive della vicinanza geografica. Nella ristrettezza dei rapporti siete consapevoli di ciò ogni giorno. Continuate a curare il buon vicinato e continuate con quel dialogo che avete iniziato già da tempo. Conservate la vostra identità, anzi, imparate a conoscerla ancora meglio! E' per me, a cui la divina Provvidenza ha permesso di venire oggi in questo Paese, un desiderio intimo benedirvi anche per questa vostra missione in questo mondo e di raccomandarvi alla protezione materna di Maria.

Data: 1985-09-08 Data estesa: Domenica 8 Settembre 1985






GPII 1985 Insegnamenti - Messaggio al Congresso spagnolo sull'evangelizzazione - Città del Vaticano (Roma)