GPII 1985 Insegnamenti - Ai giovani delle scuole fondate da Mary Ward - Città del Vaticano (Roma)

Ai giovani delle scuole fondate da Mary Ward - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Aprirsi fiduciosi a Cristo per affrontare le sfide della vita

Cari amici, cari giovani, so che avete aspettato con ansia questo incontro. Anche il Papa lo ha fatto. E dunque ringraziamo insieme il nostro Padre celeste per la fede e la vita cristiana che ci uniscono nella Chiesa, il corpo di Cristo! Sono sinceramente felice che voi stiate commemorando il quarto centenario della nascita di Mary Ward con questo pellegrinaggio a Roma. E' per voi un'occasione per meglio scoprire il particolare spirito che anima la famiglia internazionale delle scuole di Mary Ward. Ed è anche un'occasione per riflettere sulla vita e l'opera di questa grande donna, che seppe così bene armonizzare le esigenze della sua vita di membro fedele della Chiesa con quelle nuove dell'epoca in cui visse.

Prego altresi perché la vostra visita a Roma vi infonda un amore più profondo alla Chiesa in quanto famiglia universale dei seguaci di Cristo.


1. Amici miei, voi vi trovate in quel meraviglioso periodo della vita detto gioventù. Questi anni della vostra vita sono uno stadio significativo nella vostra storia personale, così come nella storia delle vostre famiglie e della società.

Questo è l'Anno internazionale dei giovani. La Domenica delle Palme io scrissi una lettera a voi e ai giovani di tutto il mondo, ricordandovi il vostro ruolo specifico e la vostra responsabilità verso questo momento storico, assieme al messaggio di vita e d'amore che Cristo porta ai giovani: "In voi c'è speranza, poiché voi appartenete al futuro proprio come il futuro vi appartiene". Con queste parole desideravo invitare voi giovani a riconoscere le grandi sfide che dovrete affrontare al fine di guidare le vostre società e l'intera famiglia umana lungo le vie del progresso, della giustizia e della pace. Desideravo anche sottolineare che il vostro successo in questa impresa dipende dalla vostra disponibilità ad aprire il cuore alla verità e all'amore del nostro Signore Gesù Cristo.


2. Se vi domandate quali risorse, quali ideali, valori e verità possediate per affrontare le responsabilità dell'anno 2000 e per iniziare il terzo millennio in uno spirito di fratellanza universale, allora dovete guardare al tema di questo raduno internazionale: "Guarda, Io cammino davanti a te".

Si, Cristo cammina davanti a voi per mostrarvi la strada! Queste parole ci ricordano il Signore risorto. Esse richiamano il messaggio dell'angelo alle donne venute al sepolcro: "Non temete voi; so infatti che cercate quel Gesù, che è stato crocifisso. Non è qui; è risorto... e guardate, vi precede in Galilea; ivi lo vedrete" (Mt 28,5-7).

San Luca è ancora più chiaro. Secondo il suo racconto, gli angeli chiesero alle donne: "Perché cercate fra i morti colui che è vivo?" (Lc 24,5).

Perché cercate fra i morti colui che è vivo? Si, Cristo vive ancora. La sua morte e risurrezione, che gli diedero il potere sopra il peccato e la morte, sono l'unica sorgente della nostra speranza. Esse segnano la pietra angolare della concezione cristiana della vita e della storia. E' una concezione essenzialmente ottimistica, perché ha fiducia nella nostra capacità di scegliere il bene rispetto al male, di scegliere la pace rispetto alla violenza e all'odio.

Naturalmente, per scoprire il potere di Cristo e prendere parte alla sua missione di salvezza, noi dobbiamo accostarci a lui con apertura fiducia.

La vostra visita a Roma vi ha dato l'opportunità di pregare sulla tomba di san Pietro. Chi fu questo Pietro? I Vangeli ci dicono che era un umile pescatore di un piccolo villaggio della Galilea. Un giorno Gesù chiese ai discepoli chi la gente diceva che egli fosse. Dopo che essi ebbero dato varie risposte, Gesù chiese loro direttamente: "E voi chi dite che io sia?" (Mt 16,15).

Pietro rispose: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente".

Pietro fu il primo dei discepoli a pronunciare questo esplicito atto di fede in Gesù. Su quella fede, come su una roccia, Gesù costrui la Chiesa, l'assemblea di coloro che professano la loro fede in Cristo e vivono secondo i suoi insegnamenti. La fede di Pietro è un modello cui paragonare la vostra risposta, aperta e fiduciosa, a Cristo.


3. Giovani delle Scuole di Mary Ward, prima di lasciare Roma per fare ritorno alle vostre case e alle vostre famiglie, fatevi coraggio e date la vostra risposta a Gesù Cristo! Egli non vi abbandonerà. Proprio come non ha abbandonato Mary Ward.

Ella non si curo di quanto grandi fossero le difficoltà che dovette affrontare - cattiva salute; viaggi pericolosi; prigione; soprattutto, l'essere fraintesa da persone importanti all'interno della Chiesa - in tutto ciò ella non perse mai la fiducia e il buonumore. E guardate come è stata fruttuosa la sua vita! Tutto ciò perché la costrui totalmente sull'amicizia di Gesù.

Ai membri degli istituti che hanno come fondatrice questa "donna incomparabile" - come la chiamo papa Pio XII - io desidero esprimere il mio saluto e il mio apprezzamento. Tutta la Chiesa ammira l'opera che state compiendo nella formazione dei giovani e con altre forme di apostolato in varie parti del mondo.

Come membri dell'Istituto della beata Vergine Maria, dell'Istituto della beata Maria Vergine di Loreto e dell'Istituto della beata Maria Vergine di Toronto, voi trovate nel carisma della vostra fondatrice la saggezza e la profondità necessarie a perseverare nella missione che Cristo vi ha affidato. Continuate a vivere questa vocazione con gioia e umiltà, come figlie sincere di quella pellegrina della speranza il cui tesoro interiore fu la vita della grazia in lei, dalla quale ella trasse energie per un compito che, a causa del dinamismo e dell'intraprendenza di spirito che richiedeva, sembro insolito e inesplicabile a molti dei suoi contemporanei.

La beata Vergine Maria interceda per i vostri istituti, perché possano fiorire di nuovi membri e dare una sempre crescente testimonianza di zelo e santità! A tutti voi, alle vostre famiglie e ai vostri amici a casa, dico: siate forti, siate felici nella vostra vita cristiana! Fate che il nostro Signore Gesù Cristo sia il vostro migliore amico! Dio vi benedica! [In tedesco:] Care sorelle e cari fratelli della famiglia internazionale di Mary Ward. In onore di questa grande donna inglese, fondatrice di un ordine, mi sono rivolto a voi dapprima in lingua inglese. Tuttavia confido che il grosso gruppo tedesco e austriaco che è tra di voi abbia compreso le mie parole, perché voi conoscete certamente bene la lingua inglese.

Mary Ward, come numerosi altri modelli e santi cristiani del passato, ha superato i confini della sua nazione e ha portato anche a popoli di altre culture e lingua gli effetti fecondi della sua opera. Sulla base di una profonda fede nella guida di Cristo e nella missione internazionale della Chiesa la sua opera educativa ha raggiunto anche terre straniere e ha potuto, instancabile, comunicare ulteriormente il messaggio di Cristo. Questi grandi cristiani hanno svolto un servizio importante alla Chiesa di Cristo: essi l'hanno aiutata concretamente a condurre uomini di diversa lingua e cultura sulla via dei figli di Cristo, e a riunire tutti al di là dei confini e delle barriere. In questo modo la Chiesa ha potuto e può sempre più diventare veramente cattolica, aperta a tutti coloro che, con cuore puro, cercano Dio e percorrono la sua via già segnata da altri.

A voi giovani io auguro di cuore, che la vita e lo studio vi aiutino nelle scuole ad acquisire questa grossa apertura. Ciò è anche premessa per una pace vera e un'autentica giustizia tra gli uomini.

Nostro Signore Gesù Cristo vi benedica per intercessione di sua madre Maria: benedica la vostra vita quotidiana e i vostri giorni di festa, le vostre speranze e i vostri timori. Egli dice anche a voi tutti e ad ogni singolo uomo: "Io vi precedo".

Il mio più cordiale saluto va anche ai giovani e alle giovani qui presenti e provenienti da Spagna, Cile, Argentina e Brasile. Che questo pellegrinaggio al centro della cattolicità per il IV centenario di Mary Ward rafforzi la vostra fede e vi infonda nuovo entusiasmo nel vostro impegno per costruire una società più giusta, pacifica e fraterna.

Data: 1985-10-05 Data estesa: Sabato 5 Ottobre 1985


Alla Radio Vaticana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Appello per i terremotati in Messico

Vorrei invitare ad offrire il rosario di questa sera per tutti coloro che soffrono e in particolare per le persone colpite dal tragico terremoto del Messico.

Ricordiamo le vittime, affidandole alla misericordia del Signore, e preghiamo a favore dei sopravvissuti, i quali ora devono affrontare disagi senza numero e un impegnativo sforzo per la ricostruzione.

Da qui desidero invitare tutti i cattolici del Messico, così come tutti gli uomini e le donne di buona volontà, perché, mossi dalla propria fede, diano testimonianza di amore verso i più bisognosi, infondendo loro la speranza in un futuro migliore. Con la fiducia riposta in Dio, la preghiera divenga il sostegno per tutti coloro che soffrono e lo stimolo per rendere manifesta la solidarietà e la partecipazione nei confronti di tante persone duramente provate da questa catastrofe naturale.

A tutti voi - in special modo ai feriti, ai sinistrati e alle famiglie in lutto - impartisco con affetto la mia benedizione apostolica.

Il santo rosario che abbiamo appena recitato lo abbiamo offerto in nome delle vittime e dei sinistrati del Messico.

Cari fratelli e sorelle messicani: sento come dovere di Pastore della Chiesa universale il dirigermi di nuovo a voi che, recentemente, avete attraversato una così dura prova. In special modo voglio rendermi presente una volta di più con la mia voce e il mio cuore - e quanto mi piacerebbe poter essere li di persona! - unito a voi che soffrite per la perdita dei vostri cari oltre che per gli ingenti danni materiali che i due terremoti hanno provocato soprattutto nelle a Città del Messico, Città Guzman e Città Lazaro Cardenas.

Le mie parole vogliono essere nello stesso tempo un'eco e un segno ulteriori della solidarietà di tutta la Chiesa in questi momenti di dolore.

Vogliono essere anche un riconoscimento per le manifestazioni di solidarietà che fino ad ora avete ricevuto e sono fiducioso continueranno fino a che sarà indispensabile, per ciascuna delle persone bisognose, poiché insieme al fratello che soffre ci deve essere sempre un altro uomo che lo assiste e lo accompagna. La carità e il senso umanitario non possono rimanere indifferenti davanti alla morte e alla distruzione.

Perciò conviene favorire tutte le iniziative volte a ricostruire, quanto prima sia possibile, le vostre case e a riavere i vostri posti di lavoro, ricreando così l'ambiente perché la vostra vita ricuperi nuovamente la serenità e la speranza.

In modo particolare voglio unirmi spiritualmente alla giornata di preghiera che la Conferenza episcopale messicana ha convocato per il 12 di questo mese di ottobre, giorno in cui si commemora il novantesimo anniversario dell'incoronazione dell'immagine di Nostra Signora di Guadalupe. Voglio porre sotto la sua protezione, una volta di più, l'amata nazione messicana, affinché la sostenga e le sia di aiuto sempre.

Data: 1985-10-05 Data estesa: Sabato 5 Ottobre 1985





Beatificazione di tre gesuiti spagnoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Messaggio dei beati: apertura totale e generosa al Signore




1. "Ecco, sto alla porta e busso" (Ap 3,20).

Gesù Cristo, "il testimone fedele e verace, il principio della creazione di Dio" (Ap 3,14) sta alla porta e bussa. Gesù Cristo, colui che il Padre, ha consacrato con l'unzione e ho mandato a portare il lieto annunzio, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà..." (Is 61,1). Gesù Cristo, il vero chicco di grano che, caduto in terra, è morto e produce molto frutto (cfr. Jn 12,24). Oggi anche noi siamo chiamati a essere testimoni di questo frutto.


2. Gesù Cristo. Tutte le letture dell'odierna liturgia parlano direttamente di lui, della sua persona e del suo mistero. Ecco, egli si è fermato alla porta di quell'uomo, il cui nome era Ignazio di Loyola, e ha bussato al suo cuore. Tutti ricordiamo quel bussare. La sua eco continua a risuonare tuttora nella Chiesa diffusa nei cinque continenti.

Gesù Cristo, il testimone fedele e verace. Un frutto di questa testimonianza fu l'uomo nuovo nella storia di Ignazio di Loyola. E, in seguito, fu una grande comunità nuova, la "Societas Iesu", la Compagnia di Gesù.

Oggi siamo invitati a ricordare i frutti dati da questa comunità nel corso di oltre quattro secoli; con le opere nel campo dell'apostolato, delle missioni, della scienza, dell'educazione, della pastorale. Soprattutto i frutti dovuti alla santità della vita dei figli spirituali del Santo di Loyola. Oggi tra coloro che la Chiesa ha elevato alla gloria degli altari, vengono aggiunti i tre servi di Dio: Diego Luis de San Vitores, José Maria Rubio y Peralta e Francisco Garate.


3. I tre nuovi beati nacquero in Spagna, nazione che tanto si è distinta nella diffusione del Vangelo oltre che per la vitalità della sua fede cattolica. Diverse diocesi e città si onorano di avere dei vincoli con questi eletti del Signore: Burgos è la città natale di padre San Vitores, l'evangelizzatore delle Isole Marianne; padre Rubio nacque a Dalias (Almeria) ed esercito il suo apostolato soprattutto nella capitale spagnola, restando noto come "l'apostolo di Madrid"; fratello Garate è originario di un villaggio nelle immediate vicinanze della città di Loyola, parrocchia di Azpeitia (Guipuzcoa) e trascorse la maggior parte della sua vita a Deusto (Bilbao).

Qual è il messaggio di questi tre beati all'uomo d'oggi? Se pensiamo ai principi più profondi delle loro vite vediamo che questi tre modelli di santità sono come uniti da un elemento comune: l'apertura totale e generosa a Dio che dice loro: "Ecco, io sto alla porta e busso: se uno sente la mia voce e mi apre, io entrero da lui e cenero con lui, e lui con me" (Ap 3,20). "Apriamo la nostra porta per riceverlo quando, sentendo la sua voce, diamo liberamente il nostro assenso ai suoi inviti manifesti o velati e applichiamoci con impegno ai compiti che egli ci confida" (Venerabile Beda, "Omelia" 21).

Effettivamente la risposta dei tre beati subitanea e generosa alla chiamata di Dio unisce aspetti diversi, ma allo stesso tempo complementari, della loro vocazione religiosa vissuta come membri della Compagnia di Gesù.


4. Diego Luis de San Vitores Alonso, ancora molto giovane, sente interiormente una voce che lo attrae e insieme lo muove. Si sente attratto da Cristo, l'eterno inviato dal Padre per salvare gli uomini, che lo spinge ad andare in terre lontane come strumento della sua missione di salvezza. Risuonano nelle orecchie di Diego le parole del Signore nella sinagoga di Nazaret: "Evangelizzare pauperibus misit me" (Lc 4,18 Is 61,1). Gesù sta alla porta e chiama: la sua voce si fa ogni volta più chiara e insistente nel cuore generoso del giovane, che si apre a Dio e decide di entrare nella Compagnia di Gesù, rinunciando al brillante avvenire che le sue doti personali e la posizione sociale della sua famiglia gli avrebbero procurato.

Nella preghiera e nel raccoglimento, la sua anima contempla "Gesù che percorreva città e villaggi predicando il Vangelo del Regno" (Mt 9,35), chiede al Signore la grazia di non essere "sordo alla sua chiamata, ma pronto e diligente per fare la sua santissima volontà" (Sant'Ignazio di Loyola, "Esercizi spirituali", 91). Il giovane religioso bussa alla porta dei suoi superiori perché lo inviino alle missioni dell'Oriente, per predicare la buona novella di Cristo ai popoli che ancora non lo conoscono.

Dopo un lungo e faticoso viaggio verso l'Oriente, via Messico, giunse nelle Filippine, dove rimase per cinque anni prima di essere inviato alle Isole Marianne. Nel giugno del 1668 il padre San Vitores e i suoi compagni gesuiti raggiunsero l'arcipelago e si stabilirono nell'isola di Guam, il centro della loro attività missionaria. Il loro zelo apostolico e la completa dedizione nei confronti di quelle popolazioni bisognose di una promozione spirituale e umana, caratterizzarono gli anni di questo esemplare missionario, che, imitando le parole del maestro - "nessuno ha amore più grande di colui che sacrifica la propria vita per i suoi amici" (Jn 15,13) - verso il suo sangue in sacrificio, mentre chiedeva a Dio di dimenticare il nome del responsabile della sua morte.

La vita di questo nuovo beato si caratterizzo per una totale disponibilità ad accorrere là dove Dio lo chiamava. Egli parla in tono attuale e urgente ai missionari di oggi sull'atteggiamento aperto e preparato per rispondere alle esigenze del mandato: "Andate per tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni creatura" (Mc 16,15).

Giovani che mi ascoltate, o che riceverete questo messaggio: aprite il vostro cuore al Signore che sta alla porta e chiama. Siate generosi come il giovane Diego, che lasciando tutto si fece pellegrino e missionario in terre lontane per dare testimonianza dell'amore di Dio per gli uomini.


5. José Maria Rubio y Peralta, "l'apostolo di Madrid". La sua vita di fedele seguace di Cristo ci insegna che è l'atteggiamento docile e umile nei confronti dell'operare di Dio ciò che fa progredire il cristiano sul cammino della perfezione e lo converte in uno strumento di salvezza.

Sapete tutti come padre Rubio esercito dal confessionale e dal pulpito una grande attività apostolica. Il suo squisito tatto di guida di anime gli faceva trovare il consiglio adeguato, la parola giusta, la penitenza, a volte esigente, che durante gli anni di paziente e silenziosa opera, crearono via via apostoli, uomini e donne di ogni classe sociale, che divennero in molti casi suoi collaboratori nelle opere assistenziali e di carità, da lui ispirate e dirette.

Formo secolari impegnati, ai quali amava ripetere la sua nota frase: "Bisogna avere slancio!", animandoli a farsi presenti come cristiani negli ambienti poveri ed emarginati della periferia di Madri dagli inizi del secolo, dove egli creo scuole e si prese cura dei malati, degli anziani e degli operai disoccupati. Il suo dialogo assiduo con Cristo, soprattutto nel sacramento dell'Eucaristia, e la sua devozione al Sacro Cuore lo portarono all'intimità con il Signore e ai suoi stessi sentimenti (cfr. Ph 2,5ss).

Nell'esemplare traiettoria della sua vita, questo illustre figlio di sant'Ignazio si presenta all'uomo d'oggi come un autentico "alter Christus", un sacerdote che guarda il popolo dal punto di vista di Dio e che per far ciò ha la virtù di comunicare al prossimo qualcosa che è riservato a coloro che vivono in Cristo.


6. Il messaggio di santità che il fratello Francisco Garate Aranguren ci ha inviato è semplice e chiaro, come fu semplice la sua vita di religioso sacrificato nella portineria di un centro universitario di Duesto. Fin dalla giovinezza Francisco spalanco il suo cuore a Cristo che batteva alla sua porta invitandolo ad essere suo seguace fedele, suo amico. Come la Vergine Maria, che amo teneramente come madre, rispose con generosità e fiducia senza limiti, alla chiamata della grazia.

Fratello Garate visse la sua consacrazione religiosa come apertura radicale a Dio, al cui servizio e gloria si offri (cfr. LG 44) e da cui riceveva ispirazione e forza per dare testimonianza di una grande bontà con tutti. Questo lo poterono confermare tante e tante persone che passarono per la portineria del cosiddetto, affettuosamente, "Fratello Delicatezze", presso l'Università di Deusto: studenti, professori, impiegati, padri dei giovani residenti, gente insomma di tutte le classi e le condizioni, che notarono nel fratello Garate la disposizione totale e sorridente di chi ha il suo cuore legato a Dio.

Costui ci dà una testimonianza concreta e attuale del valore della vita interiore come anima di ogni forma di apostolato oltre che della consacrazione religiosa. In verità quando ci si sta offrendo a Dio e si concentra in lui la propria vita, i frutti apostolici non si fanno aspettare. Dalla portineria di una casa di studi, questo fratello coadiutore gesuita rese presente la bontà di Dio mediante la forza evangelizzatrice del suo servizio silenzioso e umile.


7. Che cosa dicono alla Chiesa e al mondo attuale i tre beati che oggi esaltiamo e che la liturgia chiama "querce di giustizia, piantate dal Signore per la sua gloria" (Is 61,3),? In epoche diverse, con persone e in aree geografiche differenti, risposero prontamente all'invito di Gesù che li chiamava all'intimità con lui. Con le loro vite incentrate nell'amore di Dio, diedero, ciascuno a suo modo, testimonianza: della disponibilità assoluta del missionario che giunge fino allo spargimento di sangue, dell'opera paziente e delicata di guida delle coscienze e creatore di apostoli, di servizio umile e silenzioso, nel compiere l'ufficio quotidiano.


8. Dirigiamo di nuovo il nostro sguardo al "testimone fedele e verace" del libro dell'Apocalisse, che un giorno si trattenne davanti alla porta di Ignazio di Loyola e chiamo. Attento al passaggio del Signore, Ignazio gli apri la porta del suo cuore. Con questa risposta, il cuore di Gesù si converti per lui in "fonte di vita e santità".

Oggi, come nei tempi scorsi, la Chiesa eleva nuovamente all'onore dell'altare tre figli di sant'Ignazio. Che questo giorno solenne diventi in Gesù Cristo un nuovo "principio della creazione di Dio" (Ap 3,14). Che, in virtù di questo "principio", si rinnovi in ognuno dei membri della Compagnia di Gesù la chiamata all'indivisibile servizio a Dio nella Chiesa e nel mondo, che il vostro fondatore e padre espresse con quelle brevi parole: "Prendete, o Signore, e ricevete tutta la mia libertà..." ("Esercizi spirituali", 234).

I nomi dei gesuiti Diego Luis de San Vitores Alonso, José Maria Rubio y Peralta e Francisco Garate Aranguren, vengono oggi a sommarsi alla lunga e feconda storia di santità di questa benemerita famiglia religiosa. Costoro, come il chicco di grano che cade a terra e muore, diedero molti frutti. furono fecondi perché Dio fu al centro della loro vita.

Che in tutta la vostra comunità ignaziana si ravvivi con nuova forza la chiamata alla santità di cui sono alti esempi i nuovi beati che oggi la Chiesa celebra come figli prediletti.

Che per intercessione di Maria, regina di tutti i santi, alla cui attenzione materna affido l'eredità di santità con cui lo Spirito ci ha arricchiti, siano sempre più abbondanti i frutti di pienezza di vita cristiana nella Chiesa.

Data: 1985-10-06 Data estesa: Domenica 6 Ottobre 1985





Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Il Concilio, opera dello Spirito




1. Il principale protagonista del Concilio è lo Spirito Santo. Papa Giovanni XXIII, grande ideatore e primo padre del Concilio Vaticano II, aveva radicata profondamente in sé questa convinzione, e la espresse in molte circostanze. Fu il pensiero che lo animo fin sulle soglie dell'eternità. Nel suo ultimo messaggio, registrato all'inizio della malattia e radiodiffuso nella Germania occidentale il giorno della sua santa morte, fu questa l'estrema invocazione: "La riuscita di una si grande opera richiede la piena e concorde collaborazione di tutti i fedeli; ma non bisogna peraltro dimenticare che il Concilio Ecumenico è opera soprattutto dello Spirito Santo, che è come il cuore della Chiesa, e il perpetuo autore e datore della sua rifiorente primavera" (Discorsi di Giovanni XXIII, V, p. 274).


2. Quanti siamo stati partecipi dell'Assise ecumenica, abbiamo avvertito la mistica ed efficace presenza dello Spirito Santo, e ne abbiamo tratto un incoercibile impulso all'impegno per l'attuazione pratica del Concilio.

Permettetemi di richiamarmi ad alcune considerazioni che ho espresso alla mia diocesi di Cracovia dopo aver assistito alle quattro sessioni del Concilio: "Un vescovo che ha partecipato al Concilio Vaticano II si sente debitore verso di esso. Il Concilio infatti... ha un valore e un significato unico e irripetibile per tutti coloro che vi hanno preso parte e lo hanno portato a compimento... Abbiamo contratto un debito verso lo Spirito Santo, verso lo Spirito di Cristo. Questo infatti è lo Spirito che parla alla Chiese (cfr. Ap 2,7): durante il Concilio e per suo mezzo, la sua parola è divenuta particolarmente espressiva e decisiva per la Chiesa. I vescovi, membri del Collegio, che hanno ereditato dagli apostoli la promessa fatta da Cristo nel cenacolo, sono tenuti in modo particolare ad essere consapevoli del debito contratto "con la parola dello Spirito Santo", perché furono essi a tradurre in linguaggio umano la parola di Dio. Questa espressione, in quanto umana, può essere imperfetta e rimanere aperta a formulazioni sempre più precise, pero nello stesso tempo essa è autentica, perché contiene proprio ciò che lo Spirito "disse alla Chiesa" in un determinato momento storico. così la consapevolezza del debito deriva dalla fede e dal Vangelo, che ci permettono di esprimere la parola di Dio nel linguaggio umano dei nostri tempi, connettendolo all'autorità del supremo magistero della Chiesa... La consapevolezza del debito è unita al bisogno di dare un'ulteriore risposta. E la fede ad esigerla. Questa infatti, per sua essenza, è una risposta alla parola di Dio, a ciò che lo Spirito dice alla Chiesa" ("Alle fonti del Rinnovamento", LEV, pp. 11-12).


3. La sessione straordinaria del Sinodo dei vescovi avrà il compito, appunto, di entrare nella risposta data dalla Chiesa durante i vent'anni che ci separano dal compimento del Vaticano II.

Invito caldamente tutti, particolarmente le anime consacrate e le famiglie cristiane, a dedicare la recita del santo rosario in questo mese di ottobre ai lavori del prossimo Sinodo, che avranno un peculiare significato per la traduzione pratica di ciò che "lo Spirito disse alla Chiesa" mediante il Vaticano II. Con questa medesima intenzione, invochiamo ora Maria, regina degli apostoli.

Data: 1985-10-06 Data estesa: Domenica 6 Ottobre 1985





Ai pellegrini spagnoli - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: I nuovi beati, frutti della vitalità del popolo cristiano

Amati fratelli nell'episcopato, degnissime autorità, cari fratelli e sorelle.

La beatificazione dei tre esimi figli di Ignazio di Loyola è la gioiosa occasione che mi permette di avere questo incontro con tutti voi, venuti dalla Spagna, dall'isola di Guam, dalle Filippine e da altri Paesi, per onorare la memoria di tre eletti del Signore e sentirci, allo stesso tempo, edificati con il loro esempio.

Saluto cordialmente tutti i presenti, in particolar modo il cardinale arcivescovo di Madrid, il presidente della Conferenza episcopale spagnola, le autorità e le rappresentanze. Avete tutti qualche legame con questi tre illustri figli della nobile nazione spagnola; ciò fa s' che la loro elevazione all'onore dell'altare sia fra l'altro una grande festa per tutti i fedeli di quelle diocesi dove nacquero i beati e dove esercitarono il proprio ministero. Burgos, nel cuore della Castiglia, si fa vanto d'essere stata la culla di padre de San Vitores, che visse anche a Madrid e a Guadix; fece il noviziato nella provincia di Cuenca e fu professore a Oropesa e Alcala, prima di partire alla volta delle Filippine e delle Isole Marianne, dove avrebbe dato la sua vita per amore di Cristo. Allo stesso modo, all'Andalusia spetta l'onore di annoverare fra i suoi figli padre José Maria Rubio, nativo di Dalias, nella provincia di Almeria. Studio a Granada e a Toledo.

Visse anche, sebbene non per molto, a Siviglia e a Manresa prima di essere destinato alla capitale della Spagna dove, per la sua abnegazione nell'opera a favore dei più bisognosi, è conosciuto come "l'apostolo di Madrid".

E che dire poi della terra dove vide la luce fratello Garate? La casa dei suoi genitori, nel villaggio di Recarte, si trova nelle immediate vicinanze di Loyola, ove nacque il fondatore della Compagnia di Gesù. Azpeitia, Orduna e tanti altri luoghi della cara terra basca, ricordano con affetto la figura dolce e mite del fratello portinaio di Deusto (Bilbao) che "effondendo mille grazie" passo anche per la Galizia, in concreto per il collegio dell'apostolo Giacomo, e per La Guardia (Pontevedra).

I beati Diego Luis de San Vitores, José Maria Rubio e Francisco Garate furono uomini legati alle loro terre e alle loro genti. Costoro, modelli di santità, nacquero in seno a famiglie spagnole; vissero nella comunità delle loro parrocchie, dei loro paesi e città, della loro benemerita congregazione religiosa.

Sono, in una parola, frutti maturi della vitalità cristiana di un popolo che durante i secoli si è caratterizzato per la sua vocazione missionaria, le sue virtù, la sua fedeltà alla Chiesa. Non lasciate che tanti valori e una così gloriosa storia si indeboliscano o si perdano! In questa solenne e gioiosa occasione in cui la Chiesa universale è lieta di annoverare nel proprio seno tre nuovi beati, desidero fare un invito alle famiglie spagnole che ora rappresentate, qui a Roma. Ravvivate la vita cristiana nelle vostre case, fomentate le opere di misericordia, la vostra devozione a Maria, difendete i vostri legittimi diritti di cattolici, sentitevi uniti con tutto il cuore ai vostri pastori e alla Chiesa universale, una e santa. In questo modo, fioriranno anche in questa fine del XX secolo nuove e solide vocazioni alla santità, missionari e missionarie, apostoli che, offrendosi generosamente alla causa del Vangelo, rendano attuali e operanti gli ideali a cui dedicarono tutta la loro esistenza i tre gesuiti che oggi onoriamo. Vi sostengo e vi accompagno in questo gravoso compito, essendo ancora vivo nella mia mente e nel mio cuore il ricordo di tante famiglie e persone di ogni condizione, con cui divisi indimenticabili giornate di fede durante i miei due viaggi apostolici in Spagna.

E ora desidero rivolgere un saluto particolare ai giovani "Escursionisti di Santa Maria", che in occasione del 25° anniversario della loro associazione, hanno voluto unirsi a questo incontro per rendere grazie al Signore e testimoniare anche il proprio affetto e consenso al Papa. Siete "Escursionisti di Santa Maria".

Escursionisti: voi sapete bene che cosa significa. Anch'io ho il piacere di saperlo per esperienza personale. Essere escursionista fra i monti significa rinunciare a una vita comoda e agevole e affrontare molte ore di sforzo e superamento, persino in momenti avventurosi e rischiosi. Essere escursionista significa cammino e ascensione, amore per la natura e aiuto e servizio a favore dei compagni. Essere escursionista vuol dire anche, non di rado, far fronte alle asperità e alle inclemenze del tempo; ma significa allo stesso tempo godere della bellezza dei paesaggi, della purezza dell'aria delle vette, l'incanto unico degli orizzonti dilatati fra le cime. Sapete bene che essere montanari non è solamente una sana disciplina corporea, vigorosa ed esigente, che prepara e dispone a superare le debolezze fisiche; ma che, inteso in modo integrale, come voi fate, è una scuola di vita, dove imparate e praticate la generosità, la solidarietà e il cameratismo, il dominio di voi stessi, il senso dell'iniziativa e del rischio. E ancora di più è, vissuto come voi fate, da un'ottica di fede, un modo privilegiato di scoprire Dio nelle meraviglie della sua creazione e di destare il desiderio dell'incontro con lui, dalle cime che si avvicinano al cielo. Ma oltre a ciò siete escursionisti di Santa Maria! Si; di lei ci dice l'evangelista san Luca che, non appena inizio ad essere la Madre di Gesù, si mise in cammino verso la montagna per aiutare e servire sua cugina Elisabetta, che aspettava la nascita del figlio, Giovanni Battista.

La figura di Maria è l'espressione viva ed esclusiva di tutte queste virtù naturali e soprannaturali che caratterizzano il montanaro e la montanara.

Lei è l'espressione di elevazione alle più alte vette della nobiltà, della grandezza e della santità a cui può aspirare la persona umana; modello di generosità e di diversità come serva così come Madre del Signore e Madre di tutti gli uomini; ideale di una purezza e di un candore che mai potranno emulare le cime che più spiccano sulle altre. E' giusto inoltre che santa Maria, colei che si distingue fra tutti gli uomini e gli angeli, sia la vostra patrona personale e il vostro più alto modello. Da lei imparerete la leggerezza dello spirito e del corpo, il bisogno di ascendere, il desiderio di dare aiuto e di servire, sacrificandosi per gli altri. A voi giovani, e ai vostri compagni e amici della Spagna, a cui pure è dedicato il mio messaggio, a tutti i qui presenti venuti per la solenne beatificazione e alle vostre famiglie, e in modo speciale ai membri della Compagnia di Gesù, impartisco con affetto la benedizione apostolica.

Cari amici, desidero dare il benvenuto a tutti coloro che sono venuti da Guam e dalle Marianne per la beatificazione di padre Diego de San Vitores, il missionario gesuita spagnolo che per primo predico la lieta novella di salvezza nella Micronesia. In special modo saluto l'arcivescovo Flores di Agana, insieme agli altri vescovi presenti dell'appassionata vita e missione della Chiesa in Oceania. Fu nel giugno del 1668, dopo molte fatiche e difficoltà, che il beato Diego arrivo a Guam con un gruppo di compagni gesuiti. Le sue prime parole agli abitanti di Chamorro, al momento dello sbarco, esprimono bene il fine che egli si proponeva nella vita: "Vengo con il solo proposito di farvi conoscere il vero Dio e di insegnarvi il cammino della vita eterna". Per quattro anni egli persegui con zelo questo scopo e la sua vita rispecchio le parole di Gesù: "Egli mi ha mandato per portare la lieta novella ai poveri" (Lc 4,18 Is 61,1). E alla fine mise termine al suo sforzo missionario con il sacrificio del proprio sangue.

E' mia fervente preghiera che la vita e l'intercessione del beato Diego possano oggi servire a rinnovare la fede cristiana presso le popolazioni della Micronesia. Siate ispirati a seguire il suo esempio di evangelica semplicità e di grandissimo amore per Gesù. Ogni vostra parola e gesto sia testimonianza del Vangelo di Cristo. Dio vi benedica e vi protegga insieme a tutti i vostri familiari e amici rimasti a casa.

Data: 1985-10-07 Data estesa: Lunedi 7 Ottobre 1985





Ai canonici premostratensi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Rimanete uniti nella verità, carità e fedeltà

Signor abate generale, cari canonici regolari premostratensi.


GPII 1985 Insegnamenti - Ai giovani delle scuole fondate da Mary Ward - Città del Vaticano (Roma)