GPII 1985 Insegnamenti - Beatificazione di Tito Brandsma - Città del Vaticano (Roma)

Beatificazione di Tito Brandsma - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Un martire per amore




1. "Le anime dei giusti... sono nelle mani di Dio" (Sg 3,1).

La Chiesa ascolta la parola di Dio nell'odierna domenica, 3 novembre, dopo la solennità di Tutti i Santi e dopo il giorno dedicato alla commemorazione di tutti i fedeli defunti.

La Chiesa ascolta questa parola nel giorno in cui eleva alla gloria degli altari Tito Brandsma, figlio dei Paesi Bassi, religioso dell'Ordine carmelitano. Matura ancora una volta alla gloria degli altari un uomo che è passato attraverso il tormento del campo di concentramento, quello di Dachau. Un uomo che "subi castighi", secondo le parole dell'odierna liturgia (Sg 3,4). E proprio in mezzo a questo castigo, in mezzo al campo di concentramento, che rimane il marchio infamante del nostro secolo, Dio ha trovato Tito Brandsma degno di sé (cfr. Sg 3,5).

Oggi la Chiesa rilegge i segni di quest'approvazione divina, e proclama la gloria della Santissima Trinità, professando insieme con l'Autore del Libro della Sapienza: "Le anime dei giusti... sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà".


2. Eppure, Tito Brandsma è passato attraverso il tormento: agli occhi degli uomini subi castighi. Si, Dio l'ha provato. Gli ex deportati dei campi di concentramento sanno molto bene quale Calvario umano furono quei luoghi di castigo. Luoghi di grande prova dell'uomo, La prova delle forze fisiche, spinta spietatamente fino al completo annientamento. La prova delle forze morali...

Forse ce ne parla ancor meglio l'odierno Vangelo, che ricorda il comandamento dell'amore dei nemici. I campi di concentramento sono stati organizzati secondo il programma del disprezzo dell'uomo, secondo il programma dell'odio. Attraverso quale prova della coscienza, del carattere, del cuore ha dovuto passare un seguace di Cristo, che ricordava le sue parole sull'amore dei nemici! Non rispondere all'odio con l'odio ma con l'amore. Questa è forse una delle più grandi prove delle forze morali dell'uomo.


3. Da questa prova Tito Brandsma è uscito vincitore. ln mezzo all'imperversare dell'odio, egli ha saputo amare; tutti, anche i suoi aguzzini: "Sono anch'essi figli del buon Dio, diceva, e chi sa se qualche cosa rimane in loro...".

Certo, un simile eroismo non si improvvisa. Padre Tito lo ando maturando nel corso di tutta una vita, a partire dalle prime esperienze dell'infanzia, vissuta in seno a una famiglia profondamente cristiana, nell'amata terra della Frisia. Dalle parole e dagli esempi dei genitori, dagli insegnamenti ascoltati nella chiesa del villaggio, dalle iniziative di carità sperimentate nell'ambito della comunità parrocchiale, egli imparo a conoscere e a praticare il fondamentale comandamento di Cristo sull'amore verso tutti, non esclusi gli stessi nemici.

Fu un'esperienza che lo segno in profondità, fino ad orientarne tutta la vita. Le attività che il padre Brandsma svolse nel corso della sua esistenza furono di una sorprendente molteplicità; ma, se si volesse cercarne il motivo ispiratore e il centro propulsore, lo si troverebbe proprio qui: nel comandamento dell'amore portato fino alle estreme conseguenze.


4. Padre Brandsma fu innanzitutto professore di filosofia e di storia della mistica all'Università cattolica di Nimega. In questo impegno egli profuse il meglio delle sue energie umane e professionali, provvedendo alla formazione scientifica di una vasta schiera di studenti. Ma ad essi egli non si limitava a trasmettere nozioni astratte, avulse dai loro concreti problemi esistenziali.

Padre Tito amava i suoi alunni e per questo si sentiva tenuto a partecipare loro i valori che ispiravano e sostenevano la sua vita. Nasceva così tra docente e discepoli un dialogo che si allargava ad abbracciare non solo i grandi interrogativi di sempre, ma anche le questioni poste dalle vicende di un'epoca sulla quale l'ideologia nazista gettava ombre sempre più fosche.

Gli studenti, pero, erano solo una piccola porzione della ben più vasta realtà nazionale. Il cuore del padre Tito non poteva restare indifferente di fronte ai molti fratelli che erano fuori delle istituzioni accademiche, e che pure potevano desiderare una parola chiarificatrice. Per loro egli si fece giornalista.

Durante lunghi anni egli collaboro a quotidiani e periodici, profondendo in centinaia di scritti le ricchezze della sua mente e della sua sensibilità. E anche qui la sua collaborazione non fu solo professionale: molti colleghi ebbero in lui il confidente discreto, il consigliere illuminato, l'amico sincero, pronto sempre a condividere pene e a infondere speranza.


5. Non v'era barriera che potesse fermare lo slancio di carità da cui era animato il grande carmelitano. E' ancora l'amore che spiega l'impegno con cui egli promosse il movimento ecumenico, in atteggiamento di costante fedeltà verso la Chiesa e di totale lealtà verso gli appartenenti alle altre Confessioni. Colpito da una così luminosa testimonianza di coerenza evangelica, un pastore protestante ebbe a dire di lui: "Il nostro caro fratello in Cristo Tito Brandsma è davvero un "mysterium gratiae"!".

Giudizio singolarmente penetrante! Nella vita del padre Brandsma ciò che soprattutto lascia ammirati è proprio questo dispiegarsi sempre più manifesto della grazia di Cristo. Sta qui il segreto del vasto irraggiamento della sua azione, qui la sorgente dell'onda sempre fresca della sua carità. Padre Tito stesso, del resto, era pienamente conscio di dover tutto alla grazia, cioè alla vita divina che operava in lui, fluendo nella sua anima dalle fonti inesauribili del Salvatore.

La parola di Cristo: "Senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5) costituiva per lui il principio orientatore delle scelte quotidiane. Per questo pregava intensamente. Diceva: "La preghiera è vita, non un'oasi nel deserto della vita". Professore di storia della mistica, egli si studio di vivere la disciplina che insegnava in ogni momento della sua vita. "Non si deve porre nei nostri cuori - diceva - una divisione tra Dio e il mondo, ma si deve guardare il mondo avendo sempre Dio sullo sfondo".

Da questa profonda unione con Dio scaturiva nell'anima del padre Brandsma una costante vena di ottimismo, che gli attirava la simpatia di quanti avevano la ventura di conoscerlo, e che non lo abbandono mai: lo accompagno anche nell'inferno del lager nazista. Fino alla fine egli resto per gli altri prigionieri un motivo di sostegno e di speranza: per tutti aveva un sorriso, una parola di comprensione, un gesto di bontà.

La stessa "infermiera", che il 26 luglio del 1942 gli inietto il veleno mortale, testimonio più tardi di aver sempre vivo nella memoria il volto di quel sacerdote che "aveva compassione di me". E il volto del padre Tito Brandsma sta, oggi, anche davanti a noi, che ne contempliamo il sorriso luminoso nella gloria di Dio. Egli parla ai fedeli della sua terra, i Paesi Bassi, e a tutti i fedeli del mondo, per riaffermare ancora una volta quella che è stata la convinzione di tutta la sua vita: "Benché il neopaganesimo non voglia più l'amore, l'amore si riguadagnerà il cuore dei pagani. La pratica della vita lo farà essere sempre nuovamente una forza vittoriosa, che conquisterà e terrà legati i cuori degli uomini".


6. Quando ascoltiamo la biografia di Tito Brandsma, quando fissiamo gli occhi dell'anima sullo zelo apostolico di questo servo di Dio, e poi sulla sua morte di martire, una particolare eloquenza acquistano le parole dell'odierna liturgia: "Dio l'ha provato... l'ha saggiato come oro nel crogiolo e l'ha gradito come un olocausto" (Sg 13,56). così, dunque: nessun tormento l'ha toccato, poiché il castigo divenne sacrificio sul modello della croce di Cristo. E il sacrificio passa attraverso il tormento, lo supera e vince. In esso è contenuta quella speranza che è piena di immortalità (cfr. Sg 3,4). La speranza mediante cui si ricevono "grandi benefici" (cfr. Sg 3,5).

Così ha parlato a Tito Brandsma la croce di Cristo. così parla a ciascuno di noi: "Prendi anche tu la tua parte di sofferenza" (2Tm 2,3).

"Ricordati che Gesù Cristo... è risuscitato dal morti" (2Tm 2,6). Ecco: "a causa del vangelo io soffro fino a portare le catene come un malfattore" (2Tm 2,9).


7. Tutto questo sembra dirci oggi Tito Brandsma, servendosi delle parole dell'Apostolo delle genti. "Se moriamo con Cristo, vivremo anche con lui" (2Tm 2,11). "La parola di Dio non è incatenata" (2Tm 2,9), ha mostrato la sua potenza salvifica nella morte del martire. Questo martire è un uomo del nostro secolo.

Egli è vostro connazionale, cari fratelli e sorelle dei Paesi Bassi.

"Le anime dei giusti... sono nelle mani di Dio", ma la morte e la gloria di questo Giusto appartengono in modo particolare a voi, alla vostra Chiesa e alla vostra Nazione. Non ne parlano forse le espressioni che in occasione dell'odierna beatificazione leggiamo nella lettera di Paolo? "Sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna" (2Tm 2,10). Desideriamo riferire queste parole in modo particolare alla Chiesa e alla Nazione, il cui figlio è il beato Tito Brandsma.

"Benedictus Deus in sanctis suis et sanctus in omnibus operibus suis".

Amen. Data: 1985-11-03 Data estesa: Domenica 3 Novembre 1985





All'Office International l'Enseignement Catholique - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Sottrarre i giovani al materialismo per portarli alla verità

Signore e signori.


1. A voi preme commemorare il ventesimo anniversario della "Dichiarazione sull'Educazione cristiana" elaborata dai Padri del Concilio Vaticano II ed elaborata il 28 ottobre 1965 dal papa Paolo VI. Io mi congratulo vivamente per questa iniziativa come pure per la Congregazione per l'Educazione cattolica, di cui voi avete apprezzato il caloroso sostegno appena conosciuto il vostro progetto. In questa celebrazione giubilare, la nostra riconoscenza va anche alla memoria di Pio XI che pubblico l'enciclica "Divini Illius Magistri" su questa stessa importante questione, il 31 dicembre 192 9.

"L'estrema importanza dell'educazione nella vita dell'uomo e la sua influenza sempre crescente sullo sviluppo della società moderna sono per il Concilio ecumenico l'oggetto di una riflessione attenta. In verità, le considerazioni dell'esistenza oggi rendono al tempo stesso più agiata e più urgente la formazione dei giovani così come la formazione permanente degli adulti" (GE 1 Preambolo). Questo testo conciliare conserva una forza di persuasione sorprendente. Vorrei dividere con voi un certo numero di riflessioni sull'educazione cristiana nel tempo presente, e specialmente sul progetto educativo della scuola cattolica.


2. Le profonde e numerose mutazioni scientifiche e tecnologiche che continuano a segnare la nostra epoca richiedono dei cambiamenti sereni e rigorosi tra la scienza e la fede. Con questa intenzione io ho istituito il "Consiglio pontificio per la cultura" nel 1982.

Mi auguro che la vostra organizzazione collabori giustamente con questo Consiglio. Scienza e tecnica hanno fatto e continuano a fare dei progressi rilevabili che contribuiscono a migliorare le condizioni materiali dell'esistenza.

Tuttavia questi progressi non hanno necessariamente generato una più grande valorizzazione della persona umana. E' necessario constatare che la formazione autentica dello spirito e del cuore lascia a desiderare, quando invece essa è un'esigenza prioritaria e insostituibile nell'edificazione di una società sana, equilibrata, pacifica, felice. Penso a un sentiero di riflessione frequentemente improntato da Paolo VI nel suo insegnamento quando parlava di binomio "verità e carità". E' bene - diceva - che il recente Concilio ci abbia confermati nell'una e nell'altra adesione, al sapere e alla verità, che merita sempre l'omaggio e, se necessario, il sacrificio della nostra vita per professarla, diffonderla e difenderla; e al tempo stesso alla carità, maestra di libertà, di bontà, di pazienza, di abnegazione in tutti i nostri rapporti con gli uomini, ai quali il Vangelo attribuisce il nome di fratelli. Non sono giochi di parole, opposizioni di scuola, drammi della storia votati alla fatalità; sono dei problemi intrinseci alla natura e alla socialità umana, le quali trovano nel Vangelo e dunque in questa "civiltà dell'amore" che noi auguriamo..., la loro umiltà e trionfante soluzione" (cfr. udienza generale del 18 febbraio 1976).


3. Nel nostro mondo così come esso è, e che noi abbiamo il compito d'amare per salvarlo, i giovani affidati alle istituzioni cattoliche e tutte le altre evidentemente, sentono spesso un bisogno pressante di essere liberi da un materialismo invadente, da un edonismo ossessionante, e di essere guidati con bontà e fermezza verso le alture della verità innegabile e dell'amore oblativo. E' per questo che con tutte le mie forze faccio appello innanzitutto ai genitori.

Certo, io so che molte famiglie cristiane sono sconcertate dalla società pluralista contemporanea e dal pullulare delle opinioni divergenti che la caratterizzano, l'ora è più che mai propizia per le associazioni dei genitori cristiani. In molti paesi esse fanno un eccellente lavoro. Esse creano dapprima un'amicizia umana tra le famiglie e allo stesso tempo aiutano i genitori a comprendere meglio le mutazioni socio-culturali e ad utilizzare i metodi educativi più adeguati sia sul piano umano che religioso, in accordo con gli educatori scolastici. La paternità e la maternità, secondo una visione tipicamente cristiana, sono una creazione in qualche modo prolungata e in un certo modo più delicata della prima gestazione. Il dosaggio degli interventi e dei silenzi dell'indulgenza e della fermezza, degli incoraggiamenti e delle esigenze, degli esempi convergenti del padre e della madre possono enormemente favorire o compromettere lo sviluppo armonioso dei bambini fino al loro volo dal nido familiare! Cari genitori che siete qui o che leggerete questo appello non risparmiate alcuno sforzo per promuovere e riabilitare l'educazione cristiana. I vostri figli, i giovani in generale hanno bisogno di partire nella vita con delle certezze sul senso dell'esistenza umana e sul suo nobilissimo uso. La vostra missione in questo campo è difficile e magnifica. L'incontro personale di questi giovani con Cristo completerà abbondantemente la vostra azione. E' "il cammino, la verità e la vita" (cfr. Jn 14,6). Senza cedere all'autosoddisfazione, si deve affermare che l'educazione cristiana in famiglia e nelle istituzioni cattoliche, delle quali il diritto all'esistenza è riconosciuto e concretamente assicurato, costituisce un servizio indispensabile di ogni società veramente democratica e di una civiltà che rifiuta la repressione del materialismo teorico e pratico.


4. Primi responsabili dell'educazione cristiana dei propri figli, i genitori scelgono per essi la scuola corrispondente alle loro convinzioni religiose e morali. Ma essi hanno il diritto di aspettarsi dalle scuole cattoliche la migliore educazione umana e religiosa possibile. Qui voglio rinnovare la mia fiducia alle istituzioni nazionali, regionali, diocesane dell'insegnamento cattolico attraverso il mondo. Preti, religiosi, laici ammirevoli per dedizione e competenza si consacrano totalmente. Potremmo citare numerosi esempi. Al tempo stesso io indirizzo loro questa esortazione: che tutti questi responsabili vigilino con fermezza al carattere specifico delle istituzioni cattoliche! E' possibile qua e là almeno che l'apertura missionaria di queste istituzioni abbia eclissato l'identità di alcuni fondamenti cattolici. Con encomiabile rispetto degli alunni provenienti da altre confessioni o ancora senza un'appartenenza religiosa o poco attaccati a questa, lo spazio della fede trasmessa, testimoniata, celebrata si è ridotto sconsideratamente. La catechesi - ci si può domandare - perché è persino emigrata al di fuori dell'istituzione cattolica. In coscienza, tenendo conto della necessaria apertura missionaria di scuole e collegi cattolici, e delle disposizioni psicologiche della gioventù contemporanea, insisto sul mantenimento delle catechesi dei cristiani nella scuola cattolica, sulla sua presentazione accuratamente adattata, la sua rettitudine dottrinale, il suo grande rispetto del mistero di Dio. E' una siffatta catechesi che sveglierà almeno i giovani, e ne condurrà molti a un incontro personale di Gesù Cristo, il modello per eccellenza.

La lettera agli Ebrei ci dice in una frase impressionante: "Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e sempre" (He 13,8).


5. Ora sono gli insegnanti che formano ogni giorno, sul terreno stesso della scuola, l'équipe educativa. E' estremamente importante che questi educatori, venuti essi stessi a proporre il loro servizio nell'istituzione cattolica o reclutati dalla direzione dell'istituto, abbiano una visione esatta dell'educazione cristiana fondata sul messaggio evangelico. E' un dovere benedetto per tutti di donare individualmente e talvolta comunitariamente la testimonianza della propria fede. Alcuni accettarono con gioia di animare i tempi dell'insegnamento religioso o delle catechesi. Ciascuno, nella disciplina che insegna, saprà trovare opportunamente l'occasione di far scoprire ai giovani che scienza e fede sono due letture differenti e complementari dell'universo e della storia. Se la costituzione dell'équipe insegnante è uno dei gravi problemi dell'insegnamento cattolico per il mantenimento della sua identità, la formazione dei futuri maestri e il riciclaggio periodico degli insegnanti, sia sul piano profano che religioso, s'impongono più che mai. La Chiesa si compiace degli sforzi intrapresi in questo campo. Ma l'insegnamento cattolico deve farsi valere per la competenza professionale dei suoi maestri, per la testimonianza della loro fede ardente, dal clima di rispetto, di aiuto reciproco, di gioia evangelica penetrante tutta l'istituzione.


6. In tutti questi campi, io sono sicuro che l'Ufficio Internazionale dell'Insegnamento Cattolico possa apportare un contributo felice e stimolante. In una parola l'avvenire delle scuole, dei collegi e delle università cattoliche dipende dalla cooperazione tenace, riflessa, creativa e serena delle famiglie e delle équipes degli insegnanti. Tutto ciò in uno spirito di fedeltà senza rottura con la Chiesa, come nel rispetto senza equivoco delle istituzioni similari legittimamente rette dai governi di ogni paese. Contribuite a impedire le polemiche non costruttive. Cercate eventualmente e opportunamente di dividere le vostre convinzioni con i cristiani che saranno indifferenti o scettici di fronte alla grande utilità delle istituzioni scolastiche cattoliche. A questo riguardo voi sapete che le realizzazioni - intendo la formazione umana e cristiana degli uomini e delle donne educati nelle scuole cattoliche - sono più convincenti dei discorsi.

All'OIEC e al suo devoto presidente, ma ugualmente a tutte le famiglie cristiane che hanno deliberatamente scelto gli istituti religiosi di educazione per i loro figli, a tutti i responsabili nazionali e diocesani dell'Insegnamento cattolico, a tutte le associazioni di genitori degli scolari, a tutte le équipes d'insegnanti di scuole elementari, di collegi superiori e delle università, io rinnovo la mia fiducia e i miei incoraggiamenti calorosi. Invoco su tutti l'abbondanza della saggezza e della forza divina.

Data: 1985-11-05 Data estesa: Martedi 5 Novembre 1985






Ai vescovi cinesi in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Giunga presto il giorno della piena comunione

Cari fratelli in Cristo.

Vi accolgo qui oggi nella grazia e nella pace di Dio nostro Padre e del Signore Gesù Cristo. Gli incontri coi miei fratelli nell'Episcopato, che vengono a Roma per visitare le tombe degli apostoli Pietro e Paolo e per raccontarmi le ansie e le speranze del loro ministero pastorale, sono fra i momenti più importanti e gratificanti del mio servizio di successore di Pietro. Desidero condividere le vostre gioie e preoccupazioni, le vostre difficoltà e le più giuste speranze, per potervi aiutare e riconfermare nella fede.


1. Questa udienza ha luogo - ed è con grande piacere che richiamo il fatto - in seguito al significativo 125° anniversario dell'evangelizzazione di Taiwan, e durante gli intensi preparativi per il Simposio nazionale sull'evangelizzazione che voi avete saggiamente programmato per il 1987. Questo è un evento ecclesiale che produrrà ad ogni livello - diocesi, parrocchie, istituzioni e famiglie - una valutazione più profonda della parola di Dio e dell'insegnamento del Concilio per un'evangelizzazione più efficace dei vostri compatrioti.


2. Si, come ben sapete, è alla grande famiglia cinese, così preminente per i suoi valori umani e culturali e per le sue tradizioni morali nobili, che sto pensando.

Voi ne siete parte e ne condividete le più profonde aspirazioni a un processo e una prosperità autentici.

Voi siete chiamati ad essere portatori del messaggio di vita, e lo fate precisamente come Cinesi e come uomini che hanno sperimentato la consapevolezza che accettare la fede non implica in alcun modo l'abbandono della propria cultura né tantomeno una diminuzione della lealtà e dell'impegno al servizio del proprio Paese. Al contrario, la fede stimola i credenti ad offrire un contributo più umano e più qualificato. Le vostre comunità - e non si può qui essere immemori delle numerose e attive comunità della diaspora - hanno la responsabilità di dare, come affermo il mio predecessore Paolo VI "una più grande testimonianza comune a Cristo davanti a tutto il mondo" (EN 17). E io aggiungo: voi, proprio per il fatto che siete Cinesi, siete naturali evangelizzatori della famiglia cinese.


3. La proclamazione della buona novella di Gesù Cristo, il Redentore dell'uomo, può illuminare la realtà umana dal suo interno, poiché "tramite la rivelazione del mistero del Padre e del suo amore, Cristo rivela l'uomo all'uomo stesso" (GS 22). Questa proclamazione non dovrà esprimersi in timido dialogo o con affermazioni rigide e arroganti, ma piuttosto nel modo così saggiamente indicatoci dal Concilio: come Cristo stesso, "così anche i suoi discepoli, profondamente penetrati dallo Spirito di Cristo, dovrebbero conoscere le persone in mezzo alle quali essi vivono, ed entrare in conflitto con loro. Essi stessi possono imparare, tramite un dialogo paziente e sincero, quali tesori un Dio generoso ha distribuito fra le nazioni della terra. Ma allo stesso tempo, cerchino di illuminare questi tesori con la luce del Vangelo, per liberarli, e per condurli sotto il dominio di Dio loro Salvatore" (AGD 11).

Nella significativa opera di evangelizzazione che la Comunità Cattolica di Taiwan ha deciso di intraprendere a beneficio di tutti i fratelli dell'Isola, deve essere data preminenza a questa proclamazione fondamentale legata alla salvezza della persona, che richiede inoltre la promozione autenticamente umana di tutti gli aspetti che contribuiscono a formare la vita. So che a questo riguardo siete giustamente preoccupati per certe situazioni connesse con le ambiguità del progresso economico raggiunto dai vostri compatrioti. Questo progresso infatti è accompagnato da ovvie forme di consumismo e di materialismo pratico che hanno portato a un marcato indebolimento dei valori morali e, in alcuni casi, dei valori tradizionali e culturali che sono la vera anima del vostro popolo.


4. Cari fratelli, la Chiesa esamina attentamente queste situazioni, che stimolano la sua vocazione di servizio e che esigono una risposta che raggiunga veramente il profondo del cuore umano, con tutti i suoi bisogni più autentici. Apprezzando le elevate tradizioni culturali della famiglia cinese e seguendo con coraggioso discernimento i segni dei tempi, con grande fiducia in Cristo Signore, la Chiesa deve essere sempre pronta a promuovere la dignità di ogni persona e ad assicurare il rispetto e la difesa della vita umana.

Voi sapete bene che, nell'attuale contesto sociale e culturale, l'opera di evangelizzazione non può essere compiuta solo seguendo i metodi del passato, per buoni che possano essere stati. La Chiesa deve anche avere il coraggio di escogitare nuovi metodi, rimanendo sempre disposta, in non pochi casi, a tornare alle attività proprie della prima proclamazione apostolica.

Questo nuovo impegno, che avete così opportunamente deciso in comunione con i vostri collaboratori più stretti - siano essi sacerdoti, religiosi o laici - è diventato così pressante e urgente da richiedere un autentico stile missionario.

Da una parte, c'è bisogno di fedeltà alla Parola di vita così come è stata preservata e trasmessa dalla Chiesa. "Ai successori degli apostoli, la tradizione sacra consegna la Parola di Dio nella sua purezza, così come fu affidata agli apostoli da Cristo Signore e dallo Spirito Santo. così, guidati dalla luce dello Spirito di Verità, questi successori potranno, nella loro predicazione, conservare fedelmente la Parola di Dio, spiegarla e diffonderla" (DV 9). D'altra parte, occorre procedere con un apostolato che sia vigorosamente rinnovato e cioè che sia creativo e coraggioso.


5. A questo proposito, sarebbe utile dare nuovo impulso a tutti i centri di educazione e formazione. In essi dovrebbe essere data sempre più enfasi al fatto che solo la considerazione per la dimensione spirituale e religiosa dell'uomo può evitarne con certezza una definizione parziale e incompleta. Tali definizioni, infatti, conducono a progetti di sviluppo che distruggono l'animo dell'uomo e le sue aspirazioni più autentiche.

Sono a conoscenza delle meritorie attività culturali dell'Università Fu Jen, che in precedenza sperimento lo zelo instancabile del defunto Cardinale Yu Pin ed è ora affidata alle cure attente e diligenti dell'attuale rettore, il caro arcivescovo Stanislaus Lokuang. La Chiesa guarda con notevole interesse a questo strumento importante nella formazione delle persone di oggi: la formazione delle loro coscienze al bene, a uno spirito di servizio, al senso di disciplina, alla correttezza etica in ogni campo d'azione.

Tutti questi non sono che aspetti di sensibilità morale, già riconosciuti come valori dall'Umanesimo tradizionale cinese. Questo Centro di studi superiori sarà un luogo d'incontro, speciale e di alto livello, fra il messaggio di salvezza nelle sue molteplici espressioni e la nobile cultura cinese, poiché potrà trarre vantaggio dal contributo di docenti ed esperti. Ciò è richiesto dalla sublime natura del messaggio evangelico, così come dalla dignità e nobiltà delle tradizioni e dei valori umani, propri della cultura cinese.


6. Un ruolo speciale in questa importante missione evangelizzatrice occupa il laicato cristiano, che, in virtù del Battesimo e della Confermazione, gioca una parte completa nella missione della Chiesa. Non dobbiamo mai cessare di ricordare a noi stessi e a loro ciò che Cristo Signore disse ai suoi discepoli: "Voi siete la luce del mondo. Risplenda la vostra luce davanti agli uomini affinché vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,14-16).

Sarebbe anche appropriato un riferimento alle parole illuminanti del Concilio, ispirate da questo brano evangelico, per trattare il tema dell'apostolato dei laici e della missione che li rende compartecipi della vita della Chiesa e del servizio alla società (cfr. AA 6).

E se mai fosse necessario, il mio predecessore Paolo VI, nella sua esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" (EN 70), così ha definito le diverse sfere dell'apostolato: "Il vasto e complesso mondo della politica, dell'economia e del sociale, ma anche il mondo della cultura, delle scienze e dell'arte, della vita internazionale e dei mass-media. Esso include anche altre realtà aperte all'evangelizzazione, quali l'amore umano, la famiglia, l'educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro, la sofferenza". E conclude: "Più ci saranno laici di ispirazione evangelica impegnati in queste realtà, chiaramente coinvolti in esse, impegnati a promuoverle e consci delle necessità di impiegare a pieno le loro energie cristiane, spesso sepolte e soffocate, più tali realtà saranno al servizio del Regno di Dio e perciò della salvezza in Gesù Cristo".


7. Cari fratelli, questo incontro con voi, vescovi della Conferenza Regionale Episcopale di Cina, non può che richiamarci alla memoria i molti confratelli, vinti nella nostra stessa fede, che sono chiamati a testimoniare la Parola di Dio sul vasto suolo cinese. Quella Chiesa, a me così cara, è continuamente presente nel mio animo; e ogni giorno imploro lo Spirito affinché venga presto quel giorno in cui, rimossi gli ostacoli di ogni genere, ci sarà il momento desiderato della comunione vissuta pienamente, espressa e goduta. Nel frattempo a noi è affidata la missione fruttuosa di pregare per quelle comunità, perché la loro fede nel Redentore dell'umanità possa essere sperimentata con vitalità e profondità, nella comunione dell'unica Chiesa santa, cattolica e apostolica che trova in Pietro e nei suoi successori la "sorgente costante e visibile e il fondamento dei vescovi e dell'intera compagnia dei fedeli" (LG 23).

Si, come sapete, è questione di un legame che unisca ogni Chiesa locale con il Papa e con le comunità cattoliche di tutte le altre nazioni, legame che è essenziale per la fede dei cattolici. La coscienza di questo legame non diminuisce la realtà delle Chiese locali, ma la illumina e ne aumenta il significato; infatti, incoraggiando e promuovendo una sempre più ricca e matura accettazione, da parte di vescovi, sacerdoti e laici, della loro responsabilità, essa offre alle Chiese locali l'occasione e la gioia della corresponsabilità nella vita della Chiesa universale. Allo stesso tempo, dovremo chiedere al Datore di ogni dono perfetto che la capacità dei nostri fratelli e sorelle ad amare, resa ancora più pura attraverso prove e sofferenze, possa estendersi al bisogno di benessere e di progresso del loro Paese, e ancora, che essi diano un contributo generoso e adeguato a livello di competenza, impegno, amore patriottico e integrità.

Anche per i confratelli Cinesi che vivono nei diversi Paesi del mondo, voi certamente chiedete al Signore ogni prosperità e benessere, e sperate che essi si impegnino in una sempre maggiore cooperazione all'evangelizzazione di chi con loro condivide un'origine e un'eredità culturale comuni.


8. Al termine dell'udienza dello scorso anno, io vi affidai, come Pastori della Chiesa di Taiwan, il compito di essere una testimonianza vivente di fede, per i vostri confratelli della Cina continentale. So che l'invito ha riecheggiato profondamente nei vostri cuori di vescovi e nelle comunità affidate alle vostre cure pastorali. Rendiamo grazie al Signore Gesù, affidandoci ancora più totalmente alla sua guida per scoprire e quindi realizzare i suoi disegni imperscrutabili.

Voi siete chiamati ad essere testimoni della fede, nella costruzione di una Chiesa che, autenticamente cinese, sia completamente dedita a servire l'uomo, ciascun individuo, alla luce della Parola di Dio e in comunione con la Chiesa universale, "cum Petro et sub Petro".

Maria, Madre e Regina della Cina, accolga questi desideri e le nostre decisioni e ottenga dal Padre la loro totale realizzazione.

Data: 1985-11-08 Data estesa: Venerdi 8 Novembre 1985


A gesuiti rettori di università - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Fedeltà alla parola e alla verità sull'uomo

Cari fratelli.

Provo una grande gioia nell'incontrarvi, rettori e responsabili degli Istituti di Studi Superiori affidati alla Compagnia di Gesù, in parecchi Paesi, accompagnati da altri rettori e di ricevervi qui a Roma, città del successore di Pietro, tanto più che esiste un legame particolare tra la vostra Compagnia e la Sede di Pietro.

A questa gioia si aggiunge un vivo ringraziamento all'insieme della vostra Compagnia incominciando dal vostro superiore generale, per la generosità con la quale assicura la direzione e la promozione dei vostri numerosi centri accademici distribuiti nel mondo intero.


GPII 1985 Insegnamenti - Beatificazione di Tito Brandsma - Città del Vaticano (Roma)