GPII 1986 Insegnamenti - L'omelia pronunciata durante la messa nel Pontificio Ateneo di Pune - India

L'omelia pronunciata durante la messa nel Pontificio Ateneo di Pune - India

Le famiglie cristiane preparano i cuori dei giovani a rispondere generosamente alla vocazione nella Chiesa


"Io sono la vite, voi i tralci" (Jn 15,1).

Cari fratelli e sorelle,


1. E' per me una gioia speciale celebrare l'Eucaristia con voi qui, nel Seminario Pontificio di Pune. Questa città è colma di speranza per il futuro della Chiesa in India. Sempre qui si trovano noviziati e case di formazione di vari Istituti religiosi, come pure il Centro di Servizio Nazionale delle Vocazioni. Per il grande dono di una chiamata divina, per questo meraviglioso segno di speranza, e per tutte le vocazioni in tutta l'India, rendiamo grazie e lodiamo il Signore.

Sono molto felice di vedere dinanzi a me un così grande numero di seminaristi, come pure numerosi giovani ragazzi e ragazze che si preparano alla vita consacrata in Istituti religiosi o secolari. Guardando alla vostra nazione, con le enormi sfide che si trova ad affrontare, chi può non essere consapevole della necessità di un maggior numero di vignaiuoli del Signore, di vignaiuoli zelanti e devoti che risponderanno a queste sfide in sintonia con la mente e il cuore di Cristo? Con grande gioia saluto voi tutti che siete presenti a questa sacra liturgia: i miei fratelli vescovi di questa regione dell'India, i miei fratelli sacerdoti e tutti i religiosi e le religiose, e tutto il popolo dei fedeli. Saluto specialmente le famiglie che sono le prime a preparare i cuori dei giovani a rispondere generosamente a una vocazione nella Chiesa, ed anche i superiori e il personale dei seminari e delle case religiose che continuano l'importantissima opera della formazione iniziata in famiglia.


2. Vorrei ora rivolgermi ai seminaristi. Cari fratelli e figli in Cristo: in qualità di futuri sacerdoti nel mondo, siete chiamati ad essere guide spirituali con un'identità specifica: uomini di Chiesa, uomini dedicati alla preghiera ed alla parola di Dio, uomini che desiderano essere compartecipi umilmente e generosamente del ruolo di mediazione di Cristo.

Il nostro è un mondo che abbonda di esperti e guide in innumerevoli campi dell'esistenza umana. I ministri della Chiesa non sono chiamati a svolgere ruoli di guida nelle sfere secolari della società. L'India possiede molti uomini e donne laici competenti che ai occupano di queste cose. Potrete essere tentati di emulare la guida secolare a causa della sua crescente attrattiva nella società di oggi. Potrete, in alcuni momenti, sentirvi estraniati, perché la vostra chiamata è specificamente spirituale. E' per questo urgentemente necessario che voi siate convinti del valore prezioso della vostra vocazione da Dio. Questo è particolarmente vero perché in questo paese è sempre esistito un radicato interesse per le cose dello spirito: nelle "vidya" e "anubhav" di Dio, la conoscenza e l'esperienza di Dio. Questo interesse, allo stesso modo, vale per la vocazione religiosa.


3. Nei recessi nascosti del cuore umano la grazia di una vocazione prende la forma di un dialogo. E' un dialogo tra Cristo e l'individuo, in cui è offerto un invito personale. Cristo chiama la persona per nome e dice: "Vieni, seguimi". Questa chiamata, questa misteriosa voce interiore di Cristo, viene sentita nel modo più chiaro nel silenzio e nella preghiera. La sua accettazione è un atto di fede.

Una vocazione è sia un segno di amore sia un invito all'amore. Nel racconto biblico della conversazione di Gesù con il giovane, è detto che "Gesù, fissatolo, lo amo" (Mc 10,21). La chiamata del Signore richiede sempre una scelta, una decisione nella piena consapevolezza della propria libertà. La decisione di dire "si" alla chiamata di Cristo comporta molte conseguenze importanti: la necessità di rinunciare ad altri progetti, la disponibilità a lasciarsi dietro persone care, la prontezza a iniziare, con profonda fiducia, il cammino che porterà a una unione sempre più stretta con Cristo.

La risposta d'amore a una vocazione è bene espressa dal Salmista, quando dichiara: "Ho detto a Dio: Sei tu il mio Signore, / senza di te non ho alcun bene.

/ O Signore, sei tu la mia parte di eredità e il mio calice, / nelle tue mani è la mia vita. / Mi indicherai il sentiero della vita, / gioia piena nella tua presenza / dolcezza senza fine alla tua destra" (Ps 15[16],2,5,11).


4. Questa grazia richiede una risposta, vale a dire uno sforzo cosciente di "assimilare" un mistero che è al di là della comprensione e allo stesso tempo rivelato da Dio.

Ciascuna vocazione è una chiamata a entrare più profondamente nel mistero di Dio. Studi teologici e filosofici offrono l'opportunità di una conoscenza approfondita della persona di Cristo. Ma questa conoscenza approfondita non dipende unicamente dai nostri sforzi intellettuali; soprattutto essa è un dono del Padre che per mezzo dello Spirito Santo, ci permette di conoscere il Figlio.

Quindi, nella preghiera e nel silenzio, dovete imparare ad ascoltare la voce di Dio. Una persona deve essere conforme a Cristo e non semplicemente istruita nella fede.

Tutta la nostra collaborazione consapevole con la grazia di una vocazione deve seguire il programma stabilito da Cristo nella parabola della vera vite. Cristo dice: "Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo" (Jn 15,1).

La vostra priorità assoluta è di vivere in unione con Cristo, essere tutt'uno con lui in ogni momento, fedeli al suo invito: "Rimanete in me ed io in voi" (Jn 15,4). Solo in questo modo porterete abbondanti frutti per il Regno di Dio. Solo rimanendo in Cristo potrete compiere grandi cose nella Chiesa di oggi.

Perché egli ha detto: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me ed io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).

Il periodo della formazione religiosa o in seminario ha lo scopo di approfondire la vostra unione con Cristo. Sotto l'influsso dello Spirito Santo, il legame spirituale e soprannaturale del tralcio con la vite deve essere rafforzato; l'individuo chiamato e Cristo che chiama devono essere più intimamente uniti. E questo necessariamente comporta disciplina e sacrificio: la disciplina dello studio e della preghiera in particolare, e i sacrifici che liberano il nostro cuore per abbracciare con entusiasmo la parola di Dio e per donarci al servizio del prossimo. Anche questo avviene secondo le parole di Cristo: "Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto" (Jn 15,7).

Quindi, non dubitate mai dell'amore di Dio quando vi trovate ad affrontare difficoltà e sofferenze, perché il Signore "pota" coloro che ama, perché portino più frutto. Una condizione per l'unione con Cristo è la totale accettazione della sua parola, che in effetti ci viene comunicata attraverso le Sacre Scritture e la Tradizione della Chiesa. La Chiesa stessa conserva e presenta questa parola di Dio in tutta la sua purezza, integrità e potenza. Per l'azione dello Spirito Santo, e mediante il carisma del suo Magistero, essa trasmette il Vangelo intatto a ogni generazione. Una amorevole adesione al Magistero autentico assicura l'autentico possesso della parola di Dio, senza la quale non ci può essere alcuna unione con Cristo che sia tale da dare vita. La fedeltà al Magistero è anche indispensabile condizione per una corretta interpretazione dei "segni dei tempi".


5. San Paolo, nella prima lettura di questa liturgia, ci racconta della sua chiamata da parte del Signore: "A me, che sono l'infimo tra tutti i santi, è stata concessa questa grazia di annunciare ai Gentili le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8). "Predicare le imperscrutabili ricchezze di Cristo" - questa era la vocazione di San Paolo; essa è un dovere fondamentale della Chiesa; è compito primo di ciascun sacerdote. La formazione e l'insegnamento dei religiosi e dei seminaristi devono essere costantemente basati su questo principio. Durante gli anni della loro preparazione, i giovani devono assimilare profondamente "le imperscrutabili ricchezze di Cristo", per poter essere in grado di rendere queste ricchezze accessibili agli altri. Dovete assimilarle in modo da poterle proclamare con convinzione negli anni a venire. La vostra responsabilità è comunicare Cristo. Ma sarete in grado di fare solo dopo aver prima sperimentato il suo amore.


6. Ed è a questo proposito che ora mi rivolgo a voi, cari genitori, fratelli e sorelle, a tutti i membri della famiglia cristiana. La casa cristiana non è solamente una comunità di vita umana. Il prezioso dono della vita umana deve essere integrato e arricchito con la vita di Cristo. La famiglia è giustamente impegnata a conservare i valori umani, ma deve anche concentrarsi sul coltivare i valori cristiani.

I membri delle famiglie possono essere tentati di pensare che solamente ai sacerdoti e ai religiosi sia stata affidata la responsabilità della Chiesa. Ma questo è lontano dalla verità. E' proprio in casa che i figli imparano per la prima volta cosa significhi essere "partecipi della promessa in Cristo Gesù per mezzo del Vangelo" (Ep 3,6). Come insegna il Concilio Vaticano II: "I coniugi cristiani sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e degli altri familiari. Essi sono per i loro figli i primi araldi della fede ed educatori; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono con ogni diligenza la vocazione sacra eventualmente in essi scoperta" (AA 11).


7. La famiglia cristiana è il primo luogo in cui si sviluppano le vocazioni. E' un seminario o un noviziato in germe. Ciò significa che voi, genitori, dovete approfondire e coltivare continuamente la vostra vita cristiana. Liberiamoci della falsa idea che il Cristianesimo si pratichi solamente in Chiesa. Quanto accade nella liturgia deve essere trasferito nella vita quotidiana. Deve essere vissuto in casa. Allora la casa diverrà il luogo in cui la vita in Cristo cresce e matura.

Una tale casa è una vera espressione della Chiesa.

Ricordate sempre che le vocazioni nella Chiesa vengono favorite in famiglie in cui i sacerdoti e i religiosi sono rispettati e amati, dove esiste un reale interesse per la vita della Chiesa locale e della Chiesa universale. In seguito quando verrà il tempo in cui i vostri figli faranno la loro scelta del loro modo di vivere non penseranno solamente in termini di professioni secolari, ma considereranno anche la possibilità di accettare una vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata. In una epoca di crescente materialismo si può essere tentati di dimenticare la possibilità di tali vocazioni. Ma questa possibilità è reale.

Queste vocazioni sono necessarie per il benessere delle famiglie e della società.

Sono necessarie affinché la Chiesa possa compiere la volontà di Cristo.


8. "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Jn 15,16).

Cari seminaristi e aspiranti alla vita consacrata: l'iniziativa in ogni vera vocazione viene dal Signore. Voi non seguite i vostri piani. Una vocazione è una chiamata da Dio e richiede una libera risposta da parte vostra. E' Cristo che sceglie e ci destina al compito che intende affidarci. Ciò che sarà di noi, poi, è compito di Dio, non nostro. E Dio provvederà a che l'opera non porti solo frutto, ma che il frutto rimanga.

"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi". Cristo rivolge queste parole anche ai mariti e alle mogli e alle persone chiamate a condurre una vita di celibato e di castità, nella Chiesa. Egli rivolge queste parole alla Chiesa intera in questo antico paese che è l'India. Ma in modo particolare le rivolge a coloro che ha destinato a un ruolo particolare di discepolato e di intercessione per il suo Corpo, la Chiesa. Per questo, ascoltiamo Gesù quando dice: "Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto... perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Jn 15,16).

Amen. [Traduzione dall'inglese]

Data: 1986-02-10 Lunedi 10 Febbraio 1986




Incontro con i religiosi nel seminario di Goregaon - India

La vita religiosa è manifestazione potente della santità della Chiesa


Cari Padri, fratelli e sorelle, "Pace a voi tutti che siete in Cristo" (1P 5,14).

Ho tanto atteso questo incontro con i religiosi e le religiose dell'India. In quelli di voi qui presenti vedo le migliaia di vostri fratelli e sorelle di tutte le parti dell'India la cui vita è segnata da una speciale consacrazione a Cristo. Pace a voi tutti! Alla Conferenza indiana dei religiosi e ai membri di tutte le Congregazioni religiose, nella varietà dei diversi riti e forme di vita e di apostolato, seppure uniti nella realtà della vita consacrata nella Chiesa, a ciascuno di voi rivolgo una parola sincera di saluto ed incoraggiamento, una parola che - come scrivevo nell'esortazione apostolica "Redemptionis Donum" - è "una parola d'amore che la Chiesa pronuncia per voi. Accoglietela, dovunque voi siate; nella clausura delle comunità contemplative o nella dedizione nel multiforme servizio apostolico: nelle missioni, nell'azione pastorale, negli ospedali o in altri luoghi, dove viene servito l'uomo che soffre, negli istituti educativi, nelle scuole o nelle università e, infine, in ciascuna delle vostre case dove rimanete "riuniti nel nome di Cristo" con la consapevolezza che il Signore è "in mezzo a voi"" (n. 2).

Possano tutti i religiosi dell'India sperimentare questa presenza, confidando nella verità della parola di Dio per bocca del profeta Isaia: "Ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni" (Is 43,1).

La vostra consacrazione religiosa è uno speciale dono di Dio alla Chiesa. E' impossibile immaginare una vita religiosa cristiana avulsa dal contesto della Chiesa, il Corpo di Cristo, la comunità di salvezza "edificati sopra il fondamento degli Apostoli e dei profeti" (Ep 2,20). La Chiesa, come "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1), è la vostra vera casa.

La vita religiosa è in realtà una potente manifestazione della santità e della vitalità interiori della Chiesa. Ciò è particolarmente vero per la Chiesa in India. Ci sono oggi 50.000 sorelle religiose, 5.000 sacerdoti religiosi e 2.800 fratelli religiosi in questo paese assieme a 1.500 religiosi indiani - uomini e donne - che operano in altre parti del mondo. Per tutto questo dobbiamo rendere grazie al Signore delle messi che vi benedice con un sempre maggiore numero di vocazioni. La Chiesa intera gioisce ed esprime a voi la sua gratitudine per la vostra fede e generosità. Con profondo amore e rispetto, anche la Chiesa ripete le parole del profeta: "Ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni" (Is 43,1).


2. Miei cari fratelli e sorelle: nel più profondo della vostra consacrazione religiosa, ivi risiede un amore preferenziale per Cristo stesso. La vostra storia personale, nella quale e attraverso la quale scoprite "le imperscrutabili ricchezze di Cristo" (Ep 3,8), vi ha portato ad impegnarvi al servizio di Cristo e dell'avvento del suo regno nel mondo. Ancor più dei vostri confratelli, dovete sperimentare l'esigenza di una purificazione spirituale. Solo quando sarete liberi dal peccato potrete vivere veramente per Dio.

Se ci chiediamo dunque che cosa la Chiesa e il mondo si aspettano da coloro che hanno fatto professione dei consigli evangelici, il Concilio Vaticano II risponde con queste parole: "I religiosi pongano ogni cura, affinché per loro mezzo la Chiesa ogni giorno meglio presenti Cristo ai fedeli e agli infedeli, o mentre egli contempla sul monte, o annunzia il regno di Dio alle turbe, o risana i malati e i feriti e converte a miglior vita i peccatori, o benedice i fanciulli e fa del bene a tutti, sempre obbediente alla volontà del Padre che lo ha mandato" (LG 46).

Questo ruolo di testimoni dei religiosi acquista, in questo paese, un maggiore significato, proprio perché è una forma sicura ed efficace di evangelizzazione in un multiforme contesto religioso. L'India vuole penetrare la verità del vostro messaggio nell'integrità della vostra consacrazione, nella semplicità e nell'umiltà della vostra povertà, nella gioia del dono totale della vostra castità, nell'esperienza del sacrificio e dell'abnegazione della vostra obbedienza. E' incoraggiante constatare che il vostro paese rispetta gli uomini e le donne che sono imbevuti dello Spirito di Cristo ed ispirati all'amore di Dio e del prossimo.

Inoltre, il Concilio raccomandava a tutti i cristiani di diventare coscienti della loro appartenenza ad una Chiesa pellegrina. Più di ogni altro il religioso è chiamato a mantenere questa dimensione pellegrina della vita cristiana. Voi siete i testimoni viventi del fatto che "non abbiamo quaggiù una città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura" (He 13,14).

Il cammino della castità, della povertà e dell'obbedienza, amorevolmente abbracciato per il regno di Cristo - e ciò in modo permanente, per tutta la vita - è un cammino che si accorda in modo particolare alla spiritualità delle tradizioni religiose dell'India dove la stessa vita sulla terra è intesa come un "sentiero" verso una nuova libertà e realizzazione.


3. Quando considero la grande varietà delle vostre usanze religiose e i segni esteriori della vostra consacrazione, mi viene a mente l'ampio spettro di attività in cui i religiosi e le religiose dell'India sono impegnati.

In primo luogo saluto i contemplativi. L'India ha sempre dato rispetto e importanza a quelle anime elette che testimoniano la realtà assoluta e trascendente di Dio attraverso la preghiera e la contemplazione. Mi rallegra sapere che le comunità contemplative sono fiorenti in mezzo a voi. Faccio miei i sentimenti del Concilio nei vostri riguardi: avete una parte importante da svolgere nel Corpo Mistico di Cristo; voi illuminate il popolo di Dio con i più vivi splendori di santità; diffondendo una fecondità apostolica nascosta voi fate crescere questo popolo; siete la gloria della Chiesa (cfr. PC 7). A nome dell'intero popolo di Dio vi incoraggio e vi ringrazio.


4. Quelli tra voi che sono impegnati nell'apostolato attivo provvedono alle diverse esigenze della popolazione indiana. Nel far questo in uno spirito di amore, fratellanza e servizio, senza discriminazioni, con rispetto per ogni essere umano come figlio di Dio, voi manifestate l'amore di Cristo stesso e continuate la sua missione sulla terra. Questa opera d'amore vi è stata affidata dalla Chiesa e deve essere esercitata in suo nome (cfr. PC 8). Il vostro non è solo un servizio umanitario ma una specifica attività e un ministero ecclesiali.

Molti di voi sono impegnati nel campo dell'educazione, e quindi nell'impartire la conoscenza, sia cristiana che secolare, tramite le migliaia di istituzioni educative disseminate in tutto il paese. Permettetemi di sottolineare la grande importanza di questo compito, specialmente quando questo vi consente di dare testimonianza all'attaccamento della Chiesa alla verità, alla bontà e alla bellezza dovunque si trovino, e ancor più quando vi permette di portare i vostri studenti alla "misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13). Il mio pensiero va in modo particolare ai tanti religiosi che insegnano nei villaggi dell'India. La loro è una eminente forma di servizio al benessere della società indiana. Ci sono poi quelli che sono impegnati nell'assistenza sanitaria imitando Cristo nella sua sollecitudine per i poveri e gli infermi. Chi può misurare la grandezza delle vostre vite spese nella quotidiana assistenza ai fratelli e alle sorelle di Cristo? Solo Dio stesso potrà adeguatamente ricompensarvi.

E ci sono quelli impegnati nell'opera parrocchiale di evangelizzazione che proclamano la parola di Dio e mettono le persone in grado di sperimentare la potenza dell'azione salvifica di Dio che trasforma le loro vite e li introduce in quella comunione di fede e di amore che è la Chiesa. Altri sono attivi nell'apostolato sociale, e cercano di aiutare i poveri e gli oppressi a condurre una vita che si addica alla loro inalienabile dignità umana. Alcuni di voi lavorano con i moderni mass-media ed in altri settori specializzati della cura pastorale.

Vi elogio calorosamente per il vostro zelo. Possa Iddio Onnipotente benedire tutte queste vostre attività. E faccio appello a voi a proseguire nel vostro contributo al bene della Chiesa e allo sviluppo globale del vostro paese.


5. L'opportuno rinnovamento della vita religiosa auspicato dal Concilio Vaticano II - attraverso la grazia di Dio - ha portato tra voi, come pure tra i religiosi della Chiesa intera, un ulteriore risveglio spirituale ed un accresciuto dinamismo nel far fronte alle sfide dei tempi attuali. Voi avete intuito la necessità di un continuo ritorno alle fonti della vita cristiana e all'ispirazione originale che è dietro ad ogni istituto pur adattandovi alle mutate condizioni della società contemporanea. In questo processo la Chiesa vi ricorda che la norma fondamentale di tutta la vita religiosa è seguire Cristo come propone il Vangelo. Essa vi ricorda che la legge essenziale della vostra consacrazione è il perseguimento della carità perfetta mediante una continua conversione dei cuori.

Entro questa necessaria cornice ciascuna congregazione è chiamata a sviluppare il suo carattere specifico, tenendo conto del carisma del proprio fondatore, nell'osservanza della Regola e delle Costituzioni approvate e alla luce degli obiettivi particolari e delle tradizioni morali che sono il patrimonio di ciascun istituto.


6. In particolare desidero esprimere il mio apprezzamento per gli sforzi di migliorare la qualità della formazione data ai giovani religiosi. La preparazione di candidati alla vita religiosa non è semplicemente una questione di impartire la conoscenza. Essa è innanzitutto il delicato compito di condurli ad una profonda e personale risposta ad una chiamata di Dio ad adeguare la loro vita alle esigenze radicali del Vangelo, in sintonia con la vita e gli insegnamenti della Chiesa e in un amore generoso e sincero della propria vita familiare. E' molto importante impartire ai giovani religiosi una formazione spirituale profondamente umana e pienamente integrata. Dovrebbe esser parte essenziale di tale formazione inculcare un senso dei valori come la verità, la giustizia, l'amore e il rispetto per la persona umana. La formazione religiosa può essere efficace solo nella misura in cui Cristo si forma nel candidato e la grazia del Battesimo è vissuta appieno.

Siate certi che i vostri sforzi di impartire una idonea formazione ai giovani e di fornire un adeguato programma di formazione permanente per tutti i religiosi porterà frutti abbondanti a tutte le vostre comunità.

A tutti gli aspiranti, i postulanti e i novizi delle varie congregazioni porgo una speciale parola di benedizione e di incoraggiamento. Vi invito ad amare il dono della vocazione come sublime espressione dell'amore di Dio per voi. Anche a voi sono rivolte le parole di Isaia sopra citate: "Ti ho chiamato per nome, tu mi appartieni" (Is 43,1). Possiate crescere ogni giorno nella consapevolezza della vostra speciale grazia! Adoperate tutte le energie delle vostre giovani vite alla ricerca di Dio, al seguito di Cristo, al servizio della Chiesa e del mondo.


7. Miei cari fratelli e sorelle, religiosi e religiose dell'India, Cristo vi ha chiamati a seguirlo da vicino lungo il cammino dei consigli evangelici. Egli intende benedire la vostra vita e il vostro lavoro e rendervi capaci di essere suoi testimoni privilegiati in questo paese. Attraverso la fedele osservanza dei voti nell'umile servizio al prossimo, specialmente ai poveri, voi penetrate proprio nel cuore della vita indiana, così impregnata dei valori religiosi. Là, nel cuore spirituale del vostro popolo, voi contribuite a promuovere il regno di Dio, "regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia, regno di giustizia, di amore e di pace" (Prefazione di Cristo Re).

Possa il vostro entusiastico amore per la Chiesa essere forza che unisce e che perfezionerà la sua immagine dinanzi agli occhi del mondo, poiché essa è "santa insieme e sempre bisognosa di purificazione" (LG 8), in quanto prosegue incessantemente sul cammino della penitenza e del rinnovamento. E questo cammino di purificazione, penitenza e conversione vi appartiene in modo speciale.

Affido ciascuno di voi e tutti voi, le vostre comunità e le vostre attività pastorali, all'intercessione di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa. Il discepolato di Maria risplende come il più grande esempio di come la consacrazione religiosa debba essere vissuta nella fede e nell'amore. E possano le preghiere dei nuovi beatificati, la Beata Alphonsa e il Beato Kuriakose, entrambi illustri esempi di consacrazione religiosa e di amore al Nostro Signore Gesù Cristo e alla sua Chiesa, sostenervi e riempirvi di gioia, oggi e sempre! [Traduzione dall'inglese]

Data: 1986-02-10 Lunedi 10 Febbraio 1986




Il discorso pronunciato durante l'incontro con i giovani nel Parco Shivaji - Bombay (India)

La verità unita all'amore è l'unica forza che può trasformare radicalmente il mondo


Cari amici, cari giovani,


1. Sono molto lieto che questo mio incontro con voi, gioventù dell'India, abbia luogo in questo importante momento in cui sto per concludere la mia visita nel vostro paese. Sono felice di essere con voi, di parlarvi, di ascoltarvi e di essere insieme a voi nel nome di Gesù. Noi siamo uniti l'uno con l'altro in lui; siamo una sola cosa nel suo amore. Insieme noi sperimentiamo la sua presenza, perché egli è in mezzo a noi, proprio come promise: "Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,20).

Da quasi duemila anni la persona e l'insegnamento di Gesù Cristo vengono onorati in questa terra. Come il vostro Presidente ha detto di recente qui a Bombay: "Il cristianesimo giunse in India ancor prima di essere predicato a Roma".

E in voi che credete in lui, Gesù stesso si è fatto indiano. E così oggi è a questo Gesù che guardiamo per trovare ispirazione. Nel suo insegnamento scopriamo il messaggio che cerchiamo. Ed egli, Gesù, ci dice in che modo vivere; poiché ci dice la ragione per cui viviamo. Gesù ci spiega la nostra origine, la nostra vita, il nostro destino. Siamo stati creati da Dio, e in Gesù siamo figli di Dio; discendiamo dall'amore di Dio. Siamo qui per conoscere Dio, per amarlo e per servirlo - per scoprirlo, abbracciarlo e assisterlo nel nostro prossimo. E il nostro destino è di vivere con lui per sempre. Nel suo Vangelo Gesù ci spiega queste verità, e alla luce di queste verità egli ci spiega che cosa ci si attende da noi nella vita. Ci spiega che dobbiamo servire tutti i nostri fratelli e sorelle, dobbiamo servire il mondo.

In una parola, Gesù ci spiega a noi stessi. Egli fa ciò spiegandoci la nostra relazione con Dio e quella degli uni con gli altri, con i nostri fratelli e sorelle, con la società in generale e con il mondo. Egli può farlo perché capisce noi e capisce Dio: egli è il Figlio dell'Uomo ed è allo stesso tempo il Figlio di Dio, il Figlio di Dio fatto uomo. Per mezzo del suo insegnamento, della sua grazia e della potenza della sua parola, Gesù ci mette in grado di vivere rettamente, di vivere in modo tale da ottenere la vita eterna. San Giovanni ci annuncia il disegno di Dio: "Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel suo Figlio. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio non ha La vita" (1Jn 5,11).


2. Ma per mantenere questa vita, dobbiamo rimanere uniti con Cristo. Egli ci spiega che tutta la vita procede da lui; viviamo solo a causa di lui: "Io sono la vite, voi i tralci... Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca" (Jn 15,4-6). Gesù ci spiega inoltre che per vivere nell'amore di Dio dobbiamo amare il nostro prossimo: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (v. 12).

Appartenere a Cristo e seguire il suo comandamento di amore significa essere chiamati a servire il nostro prossimo, a dare il nostro contributo alla società, e a operare per il bene del nostro paese e del mondo intero.

San Giovanni ci esorta a essere coerenti nella vita. Lo dice con molta chiarezza e semplicità: siamo stati amati da Dio e dobbiamo in cambio amare il nostro prossimo. Le sue parole sono molto vigorose: "Se uno dicesse: "Io amo Dio", e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede" (1Jn 4,20).


3. Questi principi, diletti giovani, vi sfidano in tutto il vostro atteggiamento nei confronti della vita: il vostro comportamento in casa, il modo in cui trattate i vostri compagni, il modo in cui decidete di dare il vostro contributo al mondo.

Essi ribadiscono il fatto che non potete vivere la vostra vita da soli! La Chiesa vi dà sostegno mentre affrontate le sfide che vi sono proprie in quanto giovani dell'India. Essa vuole riflettere con voi su ciò che esse comportano, su ciò che ci si attende da voi, su come potete servire nel modo migliore. La Chiesa vi aiuterà a individuare i problemi del mondo chiarendo lo scopo della vita, insistendo sulla dignità dell'uomo, facendovi partecipi della sua comprensione dell'umanità. Essa vi sarà accanto e vi incoraggerà in ogni occasione. Ma soprattutto essa vi offre i mezzi per far fronte a tutti i problemi della vita. In altre parole, la Chiesa vi offre Cristo. Vi esorterà a stare uniti con lui, a rimanere nel suo amore, perché in lui scoprirete non solo la sorgente della vita ma anche un modello di vita autenticamente umana.


4. La Chiesa vi offrirà i Sacramenti che vi sosterranno, che vi guariranno e vi daranno forza. Nell'Eucaristia essa vi trasmetterà la vita di Cristo. Per mezzo della Penitenza essa vi metterà in contatto con Cristo misericordioso e clemente, e molte volte, amati giovani, sentirete il bisogno di misericordia, e sarete chiamati a esercitarla. La Chiesa vi spiegherà tutto ciò che essa ha imparato da Cristo, a cominciare dall'arte della preghiera, affinché voi possiate essere in contatto con Cristo, in dialogo con lui, in unione con lui.

La Chiesa vi metterà in grado di affrontare con serenità i successi e gli insuccessi e le aspirazioni della vita, perché vi trasmetterà il confortante messaggio fonte di vita e di "Cristo Gesù nostra speranza" (2Tm 1,1).

Ma la Chiesa vi chiede anche qualcosa: chiede la vostra collaborazione, il vostro aiuto nel condurre l'umanità a Dio. Vi chiede di dare testimonianza a Cristo. Vi chiede di servire il vostro prossimo nelle circostanze della vita quotidiana, qui e ora: a Bombay, in India, nel 1986.


5. Qui la sfida che vi viene diretta diventa specifica. Ciascuno di voi è chiamato a un peculiare compito, e tutti insieme siete chiamati a trasformare il mondo: - con il perdono e la riconciliazione quando sarete maltrattati dagli altri nella nostra vita individuale e collettiva, sapendo che perdonare è divino; - con l'amore fraterno e la solidarietà, operando assieme a tutti i vostri fratelli e sorelle, poiché il comandamento d'amore di Gesù è universale; - promuovendo la pace nell'operare per la giustizia, a partire dalla vostra stessa vita; - amando il vostro paese e adoperandovi per il progresso di tutto il nostto popolo; - rimanendo fedeli al patrimonio delle vostre tradizioni nazionali e alla vostra comunità, rendendovi tuttavia conto che appartenete alla Chiesa universale e alla comunità mondiale; - guardando a Maria Madre di Gesù per trovare un esempio di vita dedicata al generoso servizio aperta a Dio e intenta a servire l'uomo; - offrendovi generosamente, come Maria, a cooperare al piano di Dio per il mondo; - coltivando la virtù della semplicità, dell'onestà e della sincerità; - rifiutando tutte le discriminazioni basate sulla razza, sulla religione, sul sesso, sulla condizione sociale e sull'appartenenza linguistica.

Siamo tutti fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre. La nostra ricchezza non stà nelle molteplicità di quanto possediamo, ma nel freno dei nostri desideri, nella libertà spirituale che accompagna il giusto atteggiamento verso le cose create. Cari giovani: non troverete la felicità aggrappandovi ai beni materiali o chiudendovi in voi stessi. Nella vostra vita non c'è posto per l'apatia o per l'indifferenza. Il Signore vuole servirsi del vostro entusiasmo, del vostro candore e del vostro idealismo a beneficio del vostro prossimo, l'India e il mondo.

Il dinamismo della vostra giovinezza incanalato per risolvere i problemi che oggi la società ha di fronte per costruire l'unità, per fare del vostro lavoro quotidiano un contributo all'edificazione di un mondo migliore. Dovete combattere l'inerzia e perseverare di fronte a tutte le difficoltà. Siete chiamati ad amare ciò che vi è di meglio nel vostro stile di vita indiano.

Ogni giorno dovete aprire i vostri cuori all'azione dello Spirito Santo, chiedendogli di mostrarvi la verità in tutta la sua pienezza. Ed è sulla base della verità - la verità del vostro essere, la verità sull'uomo, la verità sull'umanità - che dovete costruire la società. La Chiesa vi condurrà alla verità sull'uomo, ma siete voi stessi che dovete abbracciarla e applicarla.


6. La Chiesa non pretende di avere soluzioni facili e pronte a tutti i problemi particolari che l'umanità affronta. Il Concilio Vaticano II ha chiarito ciò affermando: "La Chiesa custodisce il deposito della parola di Dio, da cui vengono attinti i principi per l'ordine morale e religioso, anche se non ha sempre pronta la soluzione per ogni singola questione" (GS 33). Allo stesso tempo la Chiesa sa che è stata inviata nel mondo con il messaggio di Cristo, e che è in grado di aiutare l'uomo a risolvere i problemi di fondo. Riguardo a queste difficoltà così si esprime il Concilio: "Per l'insegnamento che le viene dalla divina rivelazione, la Chiesa può dare una risposta" (GS 12).

E i giovani dell'India sono chiamati ad applicare i saldi principi della fede alla realtà della, società d'oggi.

Per coloro di voi che sono cristiani, questo significa applicare il messaggio di Cristo ad ogni aspetto della vita.

Per voi tutti, cristiani e non, questo significa lavorare insieme con amore fraterno per l'integrale sviluppo umano nell'India d'oggi, mostrandosi particolarmente solleciti verso i poveri e i diseredati.


7. Fate bene a prestare attenzione ai saggi del vostro paese quando vi parlano del grande potere della verità, che è stata di tale importanza nelle loro vite, e che non può non essere fonte di ispirazione per voi tutti. Per voi come per loro, ciò comporterà comprensione e pazienza, non-violenza, sopportazione e sofferenza. Ma la verità è forza, il solo tipo di forza che può cambiare il mondo, e quando è unita all'amore è una forza che può trasformare radicalmente il mondo.

L'esito finale della verità è il trionfo e la liberazione. Gesù ci assicura esplicitamente: "Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi" (Jn 8,32). Andate avanti giovani dell'India, con la verità di Dio. Essa è liberatrice, confortante ed invincibile. Si, la verità di Dio è invincibile!


8. E qui con voi, cari giovani dell'India, il mio pellegrinaggio alla vostra grande terra giunge alla conclusione. Ma i valori che ho visto sono imperituri, e non conosceranno mai una fine. E l'India stessa deve andare avanti ad adempiere, fra le nazioni amiche, il suo destino di servizio all'umanità.

Cari popoli di tutta l'India: il vostro calore e la vostra ospitalità rimarranno nel mio cuore per tutti i giorni a venire. Sono profondamente grato a voi tutti.

Rinnovo l'espressione del mio speciale apprezzamento a Sua Eccellenza il Presidente dell'India, al Primo Ministro e al Governo. A tutti i capi religiosi e civili che si sono adoperati così generosamente per rendere possibile questo pellegrinaggio in India, e a tutti coloro che hanno così duramente lavorato per la sua riuscita, giunga dal profondo del mio cuore il mio "grazie".

Su tutto il popolo dell'India invoco la benedizione di Dio della pace e della giustizia, dell'amore e della verità.

Jai Hind! [Traduzione dall'inglese]

Data: 1986-02-10 Lunedi 10 Febbraio 1986










GPII 1986 Insegnamenti - L'omelia pronunciata durante la messa nel Pontificio Ateneo di Pune - India