GPII 1986 Insegnamenti - Per i 40 anni di "Znak" - Città del Vaticano (Roma)


1. E' per me una grande gioia incontrarvi in occasione del giubileo della rivista mensile "Znak" che da 40 anni serve la cultura cristiana e polacca. Sono particolarmente felice di festeggiare questo giubileo qui con gli amici di "Znak" di Paesi differenti. Infatti in occasione di questo 40° anniversario l'équipe redazionale di "Znak" ha voluto fare un pellegrinaggio a Roma. Nello stesso tempo ha auspicato di trovare un'occasione di incontro con i rappresentanti degli ambienti culturali romani, in particolare del mondo universitario. così è nato il progetto di organizzare un colloquio su un tema che interessa i polacchi, gli italiani, i membri delle organizzazioni della Santa Sede e altre personalità dei Paesi europei. Informato di ciò il cardinale Paul Poupard, in qualità di presidente esecutivo del Consiglio Pontificio per la cultura, ha manifestato un vivo interesse e una grande disponibilità per realizzare questa iniziativa. Il colloquio si è potuto svolgere in questi ultimi giorni con la partecipazione del cardinal Poupard, del cardinal Ratzinger, di eminenti universitari quali il professor Tadeusz Chrzanowski di Cracovia, il professor Jacek Salij di Varsavia, il professor Nikolaus Lobkowicz di Eichstätt.

Saluto con gioia la redazione di "Znak", i membri della delegazione polacca di Cracovia, di Lublino, di Varsavia con il cardinal Franciszek Macharski, arcivescovo di Cracovia, che si unisce a noi questa mattina, e tutti i partecipanti al colloquio. Ringrazio specialmente il cardinal Poupard per il suo omaggio di presentazione. Ringrazio anche tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione del colloquio: penso inoltre all'aiuto portato dall'Istituto polacco di cultura cristiana e dall'Istituto pontificio di studi ecclesiastici che ha organizzato anche un incontro con i polacchi.


2. La pubblicazione "Znak" ha avuto origine e si è sviluppata nella cultura cristiana, grazie agli uomini che l'hanno fondata e ne hanno assicurato la redazione o che hanno scritto degli articoli per essa. Molti ci hanno lasciato, altri sono venuti più tardi a portare la loro partecipazione, ma l'identità fondamentale resta la stessa, al centro delle condizioni che cambiano e favoriscono una crescita omogenea. Nello stesso tempo "Znak" ha voluto essere un luogo di incontro, di dialogo, con la nobile ambizione di informare sulle nuove correnti di pensiero, portandone un apprezzamento e indicandone i pericoli che comportano, cercando i valori autentici che essi veicolano. In poche parole "Znak" ha cercato di essere molto presente nella Chiesa universale, come nella Chiesa in Polonia. Ciò si realizzava attraverso la pubblicazione di testi di autori eminenti nel mondo cristiano: basti ricordare tra gli altri la famosa lettera pastorale del cardinal Suhard: "Sviluppo o declino della Chiesa?"; e opere di Thomas Merton, di numerosi filosofi e teologi; ciò comportava anche una riflessione critica che illuminava i cambiamenti, le esperienze, le ricerche intellettuali del mondo contemporaneo. Su tutto ciò non ho bisogno di dilungarmi, il cardinale Poupard ne ha ampiamente parlato nel suo discorso inaugurale del colloquio e si tratta di cose familiari ai nostri amici polacchi.


3. Da parte mia, permettetemi di soffermarmi sui numerosi nomi che mi sono ancor più cari perché sono nati a Cracovia, subito dopo la guerra, i periodici di cui parliamo. Abbiamo qui con l'attuale redattore-capo, signor Stephan Wilkanowicz, i due fondatori della rivista "Znak"; il professor Stanislaw Stomma e il redattore Jerzy Turowicz. Il primo fu, nello stesso tempo della signora Hanna Malewska, coredattore di "Znak" durante il primo periodo della sua attività fino alla soppressione temporanea negli anni 1953-1957, per le ragioni che voi sapete. Egli si è in seguito impegnato nell'attività politica esplorando la possibilità d'intesa tra il governo e la società e quando venne il tempo della prova, egli ha reso, in tutta solidarietà, testimonianza ai valori che aveva servito.

Il signor Jerzy Turowicz era il redattore-capo del settimanale "Tygodnik powszechny" che ha festeggiato anch'esso il suo 40° anniversario, l'anno scorso a Roma. Resta un segno dell'identità e dell'unità dello stesso ambiente cattolico di Cracovia dove si elaboravano i due periodici distinti. Egli stesso appoggia da 40 anni la fondazione "Znak", sormontando diverse difficoltà e differenti ostacoli.

Quanto ad Hanna Malewska, ella ha raggiunto da due anni la casa del Padre. E' stata redattrice di "Znak" per numerosi anni; il suo modo di scrivere fu considerevole. Oggi evochiamo con gratitudine l'eredità che ci ha lasciato, apprezzando la profonda comprensione che ella aveva della vocazione dell'uomo, della sua storia e della cultura che egli crea, nei tempi lontani come oggi. Ella ha descritto magnificamente, tra l'altro, il mondo dell'epoca di san Benedetto, la costruzione delle cattedrali medievali, il dramma di san Tommaso Moro e quello dell'arcivescovo Thomas Cranmer, come anche la storia dei suoi antenati nei secoli XIX e XX.


4. Vorrei ancora sottolineare una duplice caratteristica delle riviste "Znak" e "Tygodnik powszechny". In confronto con gli altri periodici teologici, questi due avevano l'originalità di essere opera di laici cattolici e di essere destinati a dei laici della intellighenzia cattolica in Polonia. I fondatori e i redattori erano coscienti dei bisogni degli intellettuali cristiani in questo campo. La fede infatti non può fare a meno di cercare di comprendere sempre meglio il mondo nel quale noi viviamo, a rispondere alle domande degli uomini sul senso della vita presente e futura e i loro rapporti reciproci, problemi permanenti ma che prendono, per ogni generazione, in funzione della loro cultura una forma particolare: "Fides quaerit intellectum". In questo senso la fede crea il bisogno della cultura, per incarnarsi nel pensiero e nell'azione di un popolo. Ma nello stesso tempo quando le persone sono veramente fedeli alla loro fede, ciò che è il caso dei responsabili di "Znak", la fede informa la cultura, le dona la sua impronta, il suo volto verifica l'autenticità delle sue opere, poiché essa è la risposta semplice e trascendente che l'uomo dà a Dio che si rivela egli stesso: "Intellectus quaerit fidem". E' questo duplice movimento reciproco del pensiero cristiano che ha caratterizzato la fondazione di "Znak". La Chiesa ha sempre bisogno di questa pastorale del pensiero: è a questo prezzo che si farà l'evangelizzazione non solo degli intellettuali ma del popolo cristiano che partecipa alla loro cultura.


5. E ho notato che ciò è stata principalmente l'opera di laici: coscienti della missione che incombe su tutti i battezzati nella Chiesa, essi si sono consacrati a questo servizio qualificato dei loro fratelli in Polonia. Hanno realizzato ciò che ho detto dell'apostolato dei laici: "Tutto ciò che compone l'ordine temporale: i beni della vita e della famiglia, la cultura, le realtà economiche, le arti e le professioni... la loro evoluzione e il loro progresso, non hanno solo valore di mezzo in rapporto alla fine ultima dell'uomo. Possiedono un valore proprio, messo in loro da Dio stesso... I laici devono assumere come loro compito specifico il rinnovamento dell'ordine temporale" (AA 7). Essi devono avere una visione sempre più matura del valore proprio di queste realtà e applicarsi ad esprimerlo. I collaboratori di "Znak" lo hanno fatto in questi campi così vari come la teologia propriamente detta, la filosofia, l'arte, la storia, la letteratura, le scienze sociali. Si resta colpiti dall'ampiezza dei suoi orizzonti esplorati, la ricchezza dei temi, la molteplicità delle proposte intellettuali, il valore delle risposte agli interrogativi moderni. Mi piace vedere in esso un'espressione privilegiata dell'apostolato dei laici che hanno saputo alleare l'umiltà della ricerca alla certezza della fede.


6. Molto brevemente, vado a evocare il duplice tema che il vostro colloquio al di là della commemorazione giubilare di "Znak", ha voluto affrontare: da un lato il dialogo delle culture e l'unità dell'Europa e dall'altro la teologia della liberazione. Avete gettato un ponte tra il passato e il presente in modo da esaminare meglio l'avvenire. I santi Cirillo e Metodio ci aiutano a comprendere la pluralità e l'unità, il diritto alla differenza e l'unità della Chiesa e dell'Europa. Oggi noi cerchiamo le radici cristiane dell'Europa e anche le vie della sua evangelizzazione, di una nuova evangelizzazione. Cerchiamo i mezzi per costruire o ricomporre la sua unità malgrado le divisioni religiose, culturali, politiche.

Questo tema è capitale e ho avuto molte volte l'occasione di svilupparlo: davanti al Simposio dei vescovi europei, davanti a quello dei preti e il 21 aprile scorso al Colloquio sull'eredità cristiana della cultura europea.


7. Voi avete affrontato anche la problematica attuale della liberazione, in rapporto con il passato, particolarmente con le correnti di pensiero e le esperienze polacche del secolo scorso. Non risale ad oggi il conflitto dell'uomo per la sua liberazione, per la soddisfazione dei diritti umani. E' capace di conoscere i successi e gli errori del passato per preparare un avvenire migliore.

Il mondo contemporaneo risente anch'esso il bisogno di essere liberato da un certo numero di schiavitù. Alcuni Paesi vivono dolorosamente i drammi di una costrizione politica ed economica che si impone talvolta in modo violento o sotto forma di oppressione continua. Non dimentichiamo nemmeno gli sconvolgimenti e le costrizioni più sottili che possono consistere nel deformare o nel ferire i pensieri e i sentimenti dell'uomo, per mezzo di una selezione tendenziosa dell'informazione, per mezzo della manipolazione della lingua, attraverso la falsificazione dei valori. La recente istruzione sulla libertà cristiana e la liberazione ha fatto il punto su queste costrizioni indotte e sull'obiettivo dei cristiani: il cambiamento necessario delle strutture ingiuste, subordinato al cambiamento dell'ingiustizia del cuore umano (cfr "Libertatis Conscientia", 75).

La costruzione di una cultura cristiana nella vita e nelle attività sociali cominciano infatti da una comprensione corretta della libertà in ciò che essa ha di fondamentale; essa include la libertà interiore e la libertà esteriore orientate verso il bene. La liberazione è in definitiva la vittoria del bene sul male e nella vita sociale. In questa, un tale progresso deve portare a una migliore protezione dei diritti dell'uomo, compresa la sua libertà, e a creare per lui le migliori condizioni di sviluppo. Ma la liberazione sociale è autentica ed effettiva solo se il bene prevale nel cuore di ogni uomo. Più il male sociale è grande, più gli uomini che lo combattono devono essere migliori affinché possano resistere al contagio che il male sociale porta con sé.


8. Le generazioni si succedono, gli uomini cambiano. Dobbiamo lavorare per rendere il Cristo vicino a loro perché possano incontrarlo; bisogna mettere in pratica il suo insegnamento nei riguardi delle nuove condizioni. "Znak", da parte sua, non ha cessato di contribuirvi. Invochiamo la protezione dei santi patroni d'Europa, Benedetto, Cirillo e Metodio, per conseguire l'evangelizzazione degli spiriti, costruire il regno di Dio, la civiltà della verità e dell'amore.

Vi ringrazio per avermi dato l'occasione di celebrare con voi il giubileo della fondazione "Znak" e vi benedico di cuore.

Data: 1986-06-19 Giovedi 19 Giugno 1986




All'Ordine Francescano Secolare - Città del Vaticano (Roma)

Realizzare nella vita quotidiana lo spirito delle beatitudini


Carissimi fratelli e sorelle!


1. Sono lieto di trovarmi oggi con voi, membri della Presidenza del Consiglio Internazionale dell'Ordine Francescano Secolare, riuniti a Roma per approfondire lo schema delle nuove Costituzioni, in base ai suggerimenti delle apposite Commissioni e delle Fraternità sparse nel mondo. Questi giorni di riflessione e di preghiera sono per voi di particolare importanza in quanto lo studio sul progetto di Costituzioni ha il suo fondamentale punto di riferimento alla "Regola", che fu approvata e confermata dal mio predecessore Paolo VI mediante la Lettera Apostolica "Seraphicus Patriarcha" del 24 giugno 1978, qualche mese prima della sua pia morte. Egli si diceva lieto che il carisma francescano ancor oggi germogliasse vigorosamente per il bene della Chiesa e della società umana, nonostante il serpeggiare di dottrine accomodanti e l'emergere di tendenze che allontanano gli uomini da Dio e dalle realtà soprannaturali. A ciò si aggiunge che il prossimo Sinodo dei Vescovi sarà dedicato al tema della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. E' questa una occasione privilegiata perché i Francescani Secolari diano il loro contributo di preghiera, di esperienza, di idee e di testimonianza cristiana particolarmente impegnata. Da oltre sette secoli e mezzo voi, infatti, siete presenti nella Chiesa, con il proposito di amarla e di servirla, riferendovi continuamente al carisma originario, cioè all'insegnamento e alla vita di San Francesco di Assisi.

L'antico biografo del Poverello accenna chiaramente alla fondazione del cosiddetto "Terz'Ordine", quando, parlando di San Francesco, scrive: "mediante il suo esempio, la sua Regola e il suo insegnamento si rinnova la Chiesa di Cristo nei suoi fedeli, uomini e donne, e trionfa la triplice milizia degli eletti. A tutti dava una regola di vita, e indicava la via della salvezza a ciascuno secondo la propria condizione". I "Fioretti" ci danno notizia di un nobile Cavaliere, "devotissimo di San francesco", di nome Messer Landolfo, che dalle sue mani aveva ricevuto "l'abito del Terzo Ordine".


2. Nell'ambito della grande famiglia Francescana l'Ordine Secolare si configura come una unione organica di fedeli che, "spinti dallo Spirito a raggiungere la perfezione della carità nel proprio stato secolare, con la professione si impegnano a vivere il Vangelo alla maniera di San Francesco". Elemento fondamentale del vostro carisma è la piena e completa osservanza del Vangelo di Cristo: ciò comporta una continua ed assidua meditazione sulla figura, la persona, l'opera, il messaggio di Gesù, che è il centro della nostra fede. In questo, San Francesco è una delle guide più affascinanti della storia della spiritualità cristiana: egli volle conoscere e vivere il Vangelo "sine glossa", cioè alla lettera, realizzandone le esigenze più radicali, tanto da essere privilegiato da Cristo Crocifisso con il fenomeno mistico della "stigmatizzazione". Alle folle dei fedeli, agli inizi del secolo XIII, Francesco di Assisi apparve come un autentico "alter Christus". E Francesco raccomanda ai suoi figli e figlie spirituali che vivono nel mondo di saper sempre ricercare la persona vivente ed operante di Cristo nei fratelli, nella Sacra Scrittura, nella Chiesa e nelle azioni liturgiche; di fare della preghiera e della contemplazione l'anima del proprio essere e del proprio operare, ad imitazione di Gesù che fu il vero adoratore del Padre; di vivere in piena comunione con il Papa, i Vescovi e i Sacerdoti; di realizzare nella vita quotidiana lo spirito delle "Beatitudini" cercando nel distacco e nell'uso una giusta relazione ai beni terreni purificando il cuore da ogni tendenza e cupidigia di possesso; a di praticare continuamente un radicale mutamento interiore, cioè la "conversione", che trova nel Sacramento della Riconciliazione il segno privilegiato della misericordia del Padre e la sorgente di ogni grazia; di saper trattare e accogliere tutti gli uomini come un dono del Signore e come immagine di Cristo, e di ricercare le vie della pace, dell'unità, dell'amore, del perdono. In questo spirito tutte le Fraternità francescane secolari sono da tempo in preghiera per il buon esito della "Giornata della Pace", che ho indetto per il 27 ottobre prossimo ad Assisi. Ciò mostra come i membri dell'Ordine Francescano Secolare si sentano, per vocazione, portatori di pace e messaggeri di gioia.


3. A voi che nell'Ordine avete una delicata e grande responsabilità auguro una intensa comunione vicendevole per essere guide illuminate ed animatori ardenti, dando ai vostri confratelli e consorelle un chiaro esempio di profondo amore al Vangelo, di fede ardente in Cristo, di serena fiducia e fedeltà alla Chiesa. E a tutti i membri dell'Ordine rinnovo l'invito che rivolsi qualche anno fa ai partecipanti al vostro Convegno Internazionale: "Amate, studiate, vivete questa vostra Regola, perché i valori in essa contenuti sono eminentemente evangelici.

Vivete questi valori in fraternità e viveteli nel mondo, nel quale, per la vostra stessa vocazione secolare, siete coinvolti e radicati. Vivete questi valori evangelici nelle vostre famiglie trasmettendo la fede con la preghiera, l'esempio e l'educazione e vivete le esigenze evangeliche dell'amore vicendevole, della fedeltà e del rispetto alla vita". Con questi voti vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

Data: 1986-06-19 Giovedi 19 Giugno 1986




A vescovi dell'India nord-orientale in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

La centralità della persona nella missione della Chiesa


Cari fratelli vescovi.


1. Non molti mesi sono passati da quando il nostro Padre celeste mi consenti di celebrare l'Eucaristia con voi e con i rappresentanti delle vostre rispettive diocesi a Shillong. Insieme ascoltammo la parola di Dio, partecipammo allo spezzare del pane e alle preghiere (cfr Ac 2,42). Mentre voi, vescovi dell'India nord-orientale, siete in visita "ad limina", è fonte di profonda gioia per me ricordare la bellezza delle colline e delle pianure del Nord-Est, la ricca varietà dell'eredità culturale ed etnica della vostra gente, e la vitalità delle vostre Chiese locali. Le parole di san Paolo ai Corinzi riecheggiano i miei sentimenti: "Ringrazio continuamente per voi il mio Dio, a motivo della sua grazia che vi è stata data in Cristo Gesù" (1Co 1,4). La grazia di Dio vi è stata data in Cristo Gesù. Il lavoro di evangelizzazione che fu iniziato nella vostra terra solo un centinaio di anni fa, il lavoro in atto che voi oggi presiedete è un dono di Dio alla gente della vostra terra. La parola che è stata predicata è la parola di Dio. I sacramenti che hanno alimentato la vita delle vostre comunità sono i segni efficaci della grazia di Cristo presente tra voi. La vita cristiana che è cresciuta costantemente tra i vari gruppi etnici della regione è davvero un dono prezioso di Dio. Gli uomini e le donne che hanno piantato il seme e lo hanno nutrito con cura sono stati i fedeli "servi di Cristo, che fanno di buon cuore la volontà di Dio" (Ep 6,6). Oggi, in quello stesso campo voi e i vostri collaboratori siete "gli operai di Dio" (1Co 3,9). Questo è il vostro privilegio e la vostra grande responsabilità.


2. La mia visita ebbe luogo all'interno di un contesto di particolare significato per la Chiesa nell'India nord-orientale. Le vostre diocesi sono ora nel sesto anno di una novena di preparazione per la celebrazione nel 1990 del centenario della fondazione della Chiesa nella vostra regione. Quando fui tra voi a Shillong parlai brevemente alla vostra gente della storia della missione di Assam e degli uomini e delle donne consacrati che erano apostoli del Vangelo di Cristo. Ancora oggi ringraziamo Dio per loro. Ispirati dal loro esempio, possano tutti coloro, che esercitano i vari gradi di responsabilità nelle vostre Chiese locali, rinnovare la loro decisione nel continuare con gioia e diligenza il lavoro incominciato quasi un centinaio di anni fa. In preparazione al centenario voi avete pubblicato ogni anno una lettera pastorale congiunta su un tema di fondamentale importanza per la vita delle vostre comunità. Avete scritto sulla Chiesa, sulla vita cristiana, sull'evangelizzazione, sulla catechesi, sul matrimonio cristiano e sulla famiglia, recentemente avete trattato il tema della giovinezza. Questo è un tema particolarmente vicino ai vostri cuori poiché i vostri giovani hanno un ruolo vitale per la crescita della Chiesa nell'India nord-orientale. In queste lettere pastorali voi avete focalizzato l'attenzione su aspetti della vita della Chiesa sui quali il Concilio Vaticano II offri autorevoli insegnamenti e preziosi discernimenti pastorali.

Così la straordinaria grazia di rinnovamento che il Concilio rappresento per l'intero corpo ecclesiale sta per essere assimilata nelle menti e nei cuori dei fedeli; in primo luogo nelle menti e nei cuori dei preti, dei religiosi e delle persone laiche impegnate che lavorano con voi per la costruzione delle Chiese affidate a voi. Come vostro fratello nel ministero episcopale, condividendo con voi la responsabilità di provvedere alla Chiesa di Dio (cfr Ac 20,28), desidero lodarvi per la tempestività della vostra iniziativa. Come san Paolo incoraggio gli anziani della Chiesa di Efeso: "Vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia, che può edificare e dare la sua eredità" (Ac 20,32). Preghiamo perché il Signore, che solo dà la vita (cfr 1Co 3,7), benedica l'apertura del secondo centenario di presenza della Chiesa tra le vostre genti con un'ulteriore fioritura di vita cristiana.


3. All'interno delle vostre comunità, voi pastori avete una missione specifica affidatavi dal Signore stesso: quella di diffondere la sua Chiesa, di provvedere ad essa sotto la sua guida e di guidarla fino a quando egli tornerà. C'è un aspetto della vostra missione pastorale sul quale desidero riflettere con voi e con tutti coloro che hanno una parte nel servizio della Chiesa alla famiglia umana. E' una questione di centralità e di primato della persona in relazione ad ogni aspetto di attività della Chiesa. Questa riflessione si rivolge prima di tutto al vero contenuto di evangelizzazione. Il cuore del vostro ministero pastorale è la predicazione della buona novella della salvezza nella persona di Gesù Cristo, la Parola fatta carne.

Il messaggio non è solo una teoria o una dottrina comunque sublime. Il primo obbligo dell'apostolo è di testimoniare al nostro Signore e Salvatore "che ciò che abbiamo visto e udito lo annunciamo anche a voi" (1Jn 1,3). Il contenuto di base di evangelizzazione e catechesi non è quindi astratta lezione di vita, ma la realtà del Figlio di Dio e del Figlio dell'Uomo, nostro Signore Gesù Cristo. Infatti, "evangelizzare è prima di tutto testimoniare in modo semplice e diretto Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo: testimoniare che nella sua Parola incarnata egli ha dato l'esistenza a tutte le cose e ha chiamato gli uomini alla vita eterna" (EN 26).

Nei primissimi giorni della Chiesa gli apostoli diedero una posizione elevata all'annuncio della redenzione resa possibile attraverso la morte e risurrezione di Gesù di Nazaret: "essi ammaestravano il popolo e annunciavano, nella persona di Gesù, la risurrezione dei morti" (Ac 4,2). Anche Paolo fece della persona di Cristo l'oggetto principale della sua predicazione: "mi proposic 0.non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso" (1Co 2,2). La Chiesa non ha mai smesso di annunciare colui nel quale "Dio siccompiacque di far abitare tutta la sua pienezza (Col 1,19).


4. Nelle vostre Chiese locali voi siete i testimoni di Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente (cfr Mt 16,16). Con le parole usate quando parlai a tutti i vescovi dell'India radunati a Nuova Delhi: "Voi siete chiamati a proclamare la salvezza, misericordia eccompassione nel nome di Dio che "ha così amato il mondo da dare al suo unico Figlio" (1 febbraio 1986). In relazione alla catechesi scritta da voi stessi: "riconoscere Cristo come centro di catechesi implica che noi lo annunciamo, che qualsiasiccosa noi diciamo o facciamo ha un riferimento a lui, e soprattutto che egli stesso è il Maestro" (Lettera pastorale congiunta sulla catechesi nell'India nord-orientale, 1984, n. 4). Desidero incoraggiarvi perché non perdiate mai di vista la centralità della persona di Gesù Cristo in ogni attività finalizzata alla costruzione della comunità cristiana. I servi del Vangelo devono sempre essere attenti a non insegnare un messaggio privato della sua sostanza o a trasformare il messaggio di salvezza in una paura teoria di giustizia sociale ed economica. Il fervore e la pienezza di risorse delle vostre Chiese dipende dalla misura in cui la persona di nostro Signore rimane il punto focale delle vostre esistenze e dei vostri sforzi.

L'importanza che voi date alla Bibbia nella formazione delle vostre comunità offre la sicurezza che la loro preghiera ecvita spirituale sarà fondata sulla solida base della parola di Dio. Noto felicemente che voi avete sostenuto varie iniziative in questo campo.


5. Desidero inoltre rivolgermi brevemente al primato della persona in relazione alla pianificazione, educazione ed esecuzione dei programmi di evangelizzazione e progresso umano. L'oggetto di attenzione della Chiesa è la persona umana fatta a immagine di Dio e chiamata a vivere, agire ed essere trattata secondo il supremo comandamento di amore. L'evangelizzazione, nelle concrete circostanze delle vostre Chiese, abbraccia molte forme di servizio per il benessere e lo sviluppo delle vostre genti: spirituale, sociale, materiale. Come l'esortazione apostolica "Evangelii Nuntiandi" (EN 31) puntualizza, "tra evangelizzazione e progresso umano, sviluppo e liberazione, ci sono infatti profondi legami". Questi collegamenti sono antropologici. La gente alla quale è rivolta l'evangelizzazione vive e agisce all'interno di strutture sociali ed economiche particolari che sono destinate ad essere influenzate dal messaggio di liberazione del Vangelo. Veramente il piano di redenzione "tocca situazioni molto concrete di ingiustizia da combattere e di giustizia da salvaguardare". Non c'è dubbio quindi che l'attività della Chiesa sia diretta al progresso e avanzamento del popolo ad ogni livello di esistenza. Il vostro ministero abbraccia una moltitudine di impegni, manifestati in una grande varietà di attività educative, caritatevoli e sociali che voi promuovete e incoraggiate. La dottrina sociale della Chiesa che guida i vostri sforzi nel promuovere lo sviluppo integrale del vostro popolo è interamente costruita sul valore della persona umana e sulla domanda della sua dignità nel contesto del piano di Dio per la famiglia umana. Nella missione pastorale della Chiesa "è importante evangelizzare la cultura dell'uomo e le culture... sempre considerando la persona come punto di partenza e sempre tornando ai rapporti delle persone tra loro e con Dio" (EN 20). Questa verità ha bisogno di essere costantemente ripetuta oggi quanto così tanti individui tendono ad essere sommersi nell'anonimato della vita o a sentirsi considerati solo parte di una categoria in termini di pianificazione e azione politica e sociale.


6. Nel sottolineare la centralità della persona nella missione della Chiesa noi evitiamo il pericolo di perdere il contatto con gli uomini e le donne, giovani e vecchi, ai quali il Signore ci ha mandati. Il comando "Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore" che Gesù diede a Pietro (cfr Jn 21,15-17) rimane per sempre il paradigma dell'azione pastorale. Avere detto questo non significa avere risolto tutte le questioni che voi dovete fronteggiare ogni giorno nel vostro ministero. E' solo per ricordare insieme il cammino di servizio della Chiesa. La mia preghiera è che l'amore di Cristo per ogni donna e uomo riempia sempre i vostri cuori e i cuori di tutti i vostri collaboratori. In questo modo il lavoro necessario per lo sviluppo, la giustizia e la libertà sarà infatti il lavoro evangelico di salvezza e la costruzione di una vera "civiltà dell'amore".


7. Attraverso voi desidero mandare il mio più caldo saluto ai sacerdoti, agli uomini e alle donne religiosi e ai catechisti che voi qui rappresentate. Vi chiedo di portare la mia benevolenza e incoraggiamento ai giovani, ai bambini, ai vecchi e agli ammalati. Possa Maria, Madre della Chiesa, sostenere voi tutti con le sue preghiere e il suo esempio. Ella vi ricorderà sempre di fare di Gesù il centro della vostra vita e delle vostre azioni. Possa Dio darvi gioia e pace nel suo servizio.

Data: 1986-06-20 Venerdi 20 Giugno 1986




A un gruppo di studiosi - Città del Vaticano (Roma)

Uso pacifico dello spazio per l'unificazione dell'umanità


Signor presidente, signore, signori. E' un piacere ricevere oggi i partecipanti alla settimana di Studi organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze, dal tema "Telerilevamento e sua incidenza sui paesi in via di sviluppo". Una più profonda conoscenza della terra e in particolare delle zone più povere è lo scopo per il quale la Pontificia Accademia e il suo distinto presidente vi hanno riuniti per studiare questo tema.


1. La nuova tecnica di telerilevamento rende possibile esaminare ogni cosa da alcuni metri quadrati fino ad immense distese della superficie della terra. Alcune aree, patria di centinaia, di migliaia di persone, sono state attaccate dal terribile fenomeno della desertificazione con conseguenti carestie e malattie. Le cause di questo fenomeno variano da metodi inadeguati di coltivazione a fattori climatici come cicloni e altre perturbazioni atmosferiche. Le indagini portate avanti con l'aiuto di satelliti collegati con una rete di stazioni di controllo a terra, possono fornire un'immagine dettagliata di terre coltivate, comprendente il loro incremento o il loro deterioramento e possono offrire l'opportunità di usare mezzi tecnici per combattere l'avanzamento del deserto, che mette a repentaglio i mezzi di sussistenza di un'alta percentuale della popolazione mondiale. Con l'aiuto del telerilevamento è possibile dare un'utile consulenza a molti piani di lavoro. Questi ultimi comprendono il miglioramento delle condizioni del suolo, la previsione e l'incremento dello sviluppo del raccolto sia nella qualità che nella quantità, l'introduzione di nuove colture, la previsione della distruzione di aree forestali necessarie per l'equilibrio biologico, e prendere misure per incontrare condizioni atmosferiche possibili, sia dannose che benefiche. Con i mezzi di telerilevamento è anche possibile scoprire la presenza di fonti di energia nascoste, sia rinnovabili che non rinnovabili, come anche la presenza di risorse di cibo nel fondo marino, nei fiumi e nei laghi, e le ricchezze minerali giacenti nel sottosuolo.


2. Il vostro incontro ha ampiamente illuminato la possibilità di soccorrere tutti i popoli, con l'aiuto di metodi tecnologicamente avanzati per raggiungere forme più giuste di coesistenza in tutto il mondo, in modo che le risorse della terra, patrimonio di tutti, possano essere distribuite e divise onestamente. In conformità con il volere del Creatore che fece l'uomo e la donna a sua immagine e somiglianza e disse loro "Dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra... Vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo" (Gn 1,28-29). Le risorse della scienza rendono possibile sfamare l'intera famiglia umana rimediando agli errori e alle mancanze del passato e del presente. Tuttavia non si può aiutare osservando che c'è ancora una mancanza di ferma determinazione negli ambienti politici per fare un uso adeguato dei mezzi tecnologici che avete esaminato durante questi giorni di studio e di servizio al benessere umano. Sappiamo che il progresso non deve essere privilegio esclusivo di pochi favoriti.

Non dobbiamo dimenticare le parole del Papa Paolo VI il quale disse che lo sviluppo è il nuovo nome della pace.


3. E' fonte di soddisfazione che le conclusioni della vostra precedente settimana di studio, tenutasi nell'ottobre dell'altro anno dal tema "L'impatto dell'esplorazione spaziale sull'umanità", sono state adottate dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e mandate a tutte le Nazioni membro. Questo è proprio un segno del profondo rispetto per la rilevanza e l'importanza del lavoro che viene svolto dalla Pontificia Accademia delle Scienze. E' mia speranza che attraverso i mezzi di accordi congiunti tutti i governi promuovano usi pacifici di risorse spaziali, per ricercare l'unificazione della famiglia umana nella giustizia e nella pace. Colgo l'occasione per esprimere ancora una volta la mia convinzione che i mezzi economici nazionali e internazionali debbano servire a tutti i popoli a a ogni individuo, ma con una speciale preferenza coloro le cui vite sono particolarmente minacciate e che necessitano di assistenza, in modo da assicurare loro la sopravvivenza e i mezzi per vivere in modo consono alla dignità umana. Possa il Signore del cielo e della terra guardarvi benevolmente e garantire a voi e alle vostre famiglie l'abbondanza delle sue benedizioni.

Data: 1986-06-20 Venerdi 20 Giugno 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Per i 40 anni di "Znak" - Città del Vaticano (Roma)