GPII 1986 Insegnamenti - Ai vescovi nella cappella del seminario - Lione (Francia)

Ai vescovi nella cappella del seminario - Lione (Francia)

Autori di pace dinanzi agli attentati alla vita e alla dignità


Cari confratelli nell'episcopato.


1. Sono molto sensibile alle parole che mi ha appena rivolto mons. Vilnet a nome di tutti voi, introducendo così l'incontro che sono lieto d'avere questa sera con voi. Vorrei anche esprimervi la mia gratitudine per l'invito a celebrare con voi il bicentenario di san Giovanni-Maria Vianney, e per la cura che avete posto nell'organizzare questo viaggio. Non potendovi nominare tutti, permettetemi di rendere un omaggio particolare al card. Decourtray e agli altri vescovi che mi accolgono calorosamente nelle loro diocesi. Nel corso di questo nuovo pellegrinaggio in mezzo al popolo di Dio in Francia, è stata mia gioia procedere, qui a Lione, alla beatificazione di padre Antonio Chevrier che si aggiunge ai numerosi operai del Vangelo la cui santità s'irradia al di là delle vostre frontiere, come un riflesso prezioso della luce di Cristo. Il nostro incontro prelude alle visite "ad limina" in cui ben presto potremo riflettere insieme sulle questioni che vi preoccupano. Questa sera vorrei restare nell'ambito di questo pellegrinaggio presso i santi del vostro paese. Tra coloro che contrassegnano questa regione, due figure di vescovi possono ispirarci.

Ritornero altrove sul messaggio teologico e pastorale di primo piano che ci ha lasciato sant'Ireneo, secondo vescovo di Lione. Per questa sera, ho scelto di fermarmi qualche istante su san Francesco di Sales, prima di andare a venerare la sua tomba e incontrare la Chiesa di Annecy. Sulla soglia dei tempi moderni, egli rappresenta per noi una figura esemplare. Ricordo che il mio predecessore Giovanni XXIII aveva annotato nel suo "Diario dell'anima" (p. 208): "Che bella figura d'uomo, di sacerdote, di vescovo!". E aggiunge che desidera imitarlo: "Un amore grande, ardente, per Gesù Cristo e la sua Chiesa; una tranquillità di spirito inalterabile; una dolcezza incomparabile col prossimo, ecco tutto!". Non ci potrebbe essere miglior invito a metterci alla scuola del santo di Annecy, lui che ricordava la sua ordinazione episcopale in questi termini: "Dio mi aveva tolto a me stesso per prendermi a sé e darmi al popolo, vale a dire che mi aveva trasformato da ciò che ero per me in ciò che sarei stato per loro" (Lettera DCCCXXXI).


2. Se guardiamo vivere Francesco di Sales nella sua diocesi, ad Annecy o nel corso delle sue visite, lo vediamo in effetti interamente disponibile a tutto il suo popolo. Un testimone gli attribuiva questa annotazione: "La casa di un vescovo deve essere come una fontana pubblica alla quale i poveri e i ricchi hanno pari diritto di avvicinarsi e attingere acqua" (secondo processo, tomo II, p. 1295).

Egli trova incessantemente la forza di accogliere, in un amore del prossimo senza riserve. E' impressionante sentirlo esprimere la sua ammirazione per i fedeli in una specie di atto di fede: Dio, "io l'ho incontrato... tra le nostre più alte e aspre montagne dove molte anime semplici lo tenevano per caro e lo adoravano in tutta verità e sincerità..." (Lettera a Madame de Chantal, ottobre 1606). Predicatore instancabile, catechista, guida spirituale, egli fonda la propria azione su alcune convinzioni che rimangono nostre, al di là delle grandi differenze nel tessuto sociale. Il Vangelo, Francesco di Sales lo proclama a indirizzo di tutti, senza distinzione di origine, di professione o di compito.

Egli crede che tutti, sin dall'infanzia e lungo tutta la vita, debbano essere illuminati, al fine di formare una comunità, come al tempo degli apostoli, animata da una fede viva, spontaneamente praticante un'efficace carità reciproca. E' stata spesso sottolineata la sua preoccupazione di formare cristiani di élite che prendano a cuore tutta l'esigenza del Vangelo. In realtà, lavora molto a condurli su questa strada, senza volerli distaccare da tutto il popolo né allontanarli dai loro doveri familiari e sociali. Sapeva adattare il suo linguaggio al tipo di cultura di questi fedeli. Quando scriveva, era "sempre guardando la gente che vive nella morsa del mondo". Quando li raggruppava in "confraternite", era per creare focolari irradianti in un popolo cristiano la cui vita sociale non deve distaccarsi dalla fede e dalla vita ecclesiale.

Bisogna anche ricordare quanto questo vescovo ha sofferto per la divisione dei cristiani. Con passione ha lavorato a ristabilire l'unità del popolo di Dio. Per quanto dipendeva da lui, la sua azione era contrassegnata dalla ricerca della verità in un dialogo impregnato di ardente carità fraterna.


3. Considerando che il sacerdote è uno col suo vescovo, Francesco di Sales accordava un posto privilegiato ai suoi rapporti col clero. Le difficoltà che incontrava sono segnate dalle condizioni di un'altra epoca. Ma era anche un tempo di cambiamenti, il tempo di un necessario ritorno all'essenziale. Preoccupato della fedeltà dei sacerdoti ai loro impegni, al loro dedicarsi a tutti i cristiani, egli è fraterno con loro, vicino nella preghiera, ma anche capace di dire nettamente che cosa gli sembra debba essere corretto nella loro azione. Tiene alla concertazione nelle assemblee annuali del clero. Desidera l'unità della diocesi innanzitutto attraverso i sacerdoti. Ricordero due punti significativi su cui insisteva. Nei limiti troppo ristretti, ai suoi occhi, dei suoi mezzi, egli compie grandi sforzi per la formazione intellettuale e spirituale del clero. Una sana dottrina fondata sulla Scrittura e i Padri è indispensabile a coloro che devono rispondere a una domanda crescente, in un'epoca in cui le correnti culturali divergenti e le condizioni di vita scuotono la coesione del popolo cristiano.

Francesco di Sales è stato in prima linea, egli stesso fedele allo studio.

Prendeva conoscenza di ciò che proponevano i teologi e le scuole spirituali. Ed era pronto a comunicare ai suoi confratelli il frutto di una assimilazione illuminata e meditativa della Tradizione. Si pensi qui allo sforzo teologico che nella sua epoca aveva compiuto il vescovo Ireneo. Altra preoccupazione costante di Francesco di Sales: che i sacramenti fossero degnamente celebrati. Egli dà l'esempio di un grande rispetto della liturgia. Promuove l'accesso all'Eucaristia. Incoraggia i sacerdoti a divenire buoni confessori: nel suo "Memoriale ai confessori" li chiama a rendere vicina l'infinita misericordia di Dio che perdona, con cuore paterno, senza stancarsi di assistere i penitenti "in tutto ciò di cui avranno bisogno da voi per la salvezza delle loro anime". In una parola ricordero l'importanza che il fondatore della Visitazione accordava alla vita religiosa: luogo di perfezione evangelica, testimonianza trascinante che egli desiderava vicina all'insieme dei cristiani. Se non è riuscito a portare a termine la riforma dei monasteri "in commenda", ha aperto una strada che ci è familiare grazie a un'amichevole vicinanza ai cistercensi e a una frequente collaborazione in particolare con gli ordini mendicanti. Queste poche annotazioni non ricoprono tutte le forme della collaborazione che portate avanti coi sacerdoti, i religiosi e le religiose, né di tutto l'appoggio che date loro. Che san Francesco di Sales vi ispiri in questa funzione fondamentale del vostro ministero!


4. Vescovo, Francesco di Sales ha spesso manifestato un'attiva solidarietà coi suoi confratelli nell'episcopato, vivamente consapevole del fatto che gli scambi tra di loro non potevano che servire la missione di tutta la Chiesa. Alla sua epoca, e secondo i suoi carismi, questo assumeva la forma di rapporti amichevoli, di scambi di idee e di emulazione spirituale. A modo suo, egli prefiguro la collaborazione intensa che voi portate avanti, in modo strutturato, nei vostri incontri regionali e nazionali. Con una problematica diversa da oggi, dibattiti senza fine avevano allora luogo sul ruolo e sull'autorità del vescovo di Roma. Ricordero il punto cui giunge Francesco di Sales quando conclude la sua analisi del problema: bisogna che si predichino in modo tranquillo - lui dice "con dolcezza" - "questi due punti: l'unità ecclesiastica e cristiana, l'amore e la dedizione alla Santa Sede, legame di questa unione e comunione ecclesiastica" (Lettera a mons. Germonio, marzo 1612). Permettetemi di dire soltanto che il nostro incontro questa sera, nel corso del mio pellegrinaggio nel vostro paese, è un lieto segno di questa unione e di questa comunione.


5. Agli inizi del XVII secolo, un vescovo si trovava coinvolto nella vita della città in modo del tutto diverso da oggi, e in funzione di concezioni giuridiche in gran parte diverse. Tuttavia, in Francesco di Sales, la maniera d'agire e i veri centri di interesse rimangono ancora esemplari. Si potrebbe bene applicargli il titolo di "esperto in umanità" che Paolo VI rivendicava per la Chiesa. Infatti, nell'effervescenza intellettuale del suo tempo che osservava con partecipazione, Francesco di Sales sapeva operare un lucido discernimento: egli è permeato innanzitutto del rispetto dell'uomo e della sua libertà. Di conseguenza, si interessa a un'educazione equilibrata per ragazzi e ragazze. Quale che fosse il dibattito o il negoziato in cui era coinvolto, si trovava in lui un libero conciliatore di ogni spirito partigiano, un uomo di pace.

Quando il suo popolo soffre violenza, egli sa alzare la voce e prendere le sue difese. Poco gli importava di incorrere in critiche, dal momento che poneva senza ambiguità le sue parole e i suoi atti nell'ordine evangelico della carità.

Possiamo noi oggi, di fronte all'inquietudine e alla violenza, di fronte a troppi attentati alla vita e alla dignità umana, meritare al nostro servizio episcopale il titolo che semplici fedeli davano a Francesco di Sales: "Autore di pace"!


6. Cari confratelli nell'episcopato, nel terminare l'evocazione di alcuni tratti che mi sembrano suggestivi in Francesco di Sales, ricordero anche la confessione che talvolta faceva: il compito era gravoso, la moltitudine dei problemi da affrontare gli pesava, la stanchezza si faceva sentire. Scriveva un giorno a un amico, non senza humour: "La mia anima è quasi tutta scucita da tanti scossoni che ha patito... compie allora un ritiro per "ridar carica all'orologio... e farlo suonare più preciso"". Al termine di uno di questi periodi di ripresa spirituale, confida alla madre de Chantal: "Sento al fondo del mio cuore una nuova fiducia di meglio servire Dio "in santità e giustizia tutti i giorni" della mia vita" (Lettera MCCV). E' un bene per noi avere come esempio e come intercessore questo vescovo che aveva raggiunto un ammirevole equilibrio nella santità. Egli univa armoniosamente il rigore di uno spirito giusto, la necessaria autorità del pastore, una prudenza riflessiva, l'umiltà del servitore di Dio e dei suoi fratelli, il calore amichevole nel dialogo, l'entusiasmo comunicativo di un cuore conquistato dall'amore di Dio. Nella sua riflessione sull'amore di Dio, Francesco di Sales riconosceva in Maria l'unica perfezione in questo amore. Le aveva dedicato la propria opera.

Disse un giorno: "Il grande bene per noi è l'essere figli, benché indegni, di questa gloriosa Madre". Insieme a voi, chiedo alla Vergine Maria, Madre della Chiesa, di intercedere per voi e per tutti i vostri diocesani, e prego Dio di colmarvi dei suoi doni e delle sue benedizioni.

Data: 1986-10-06 Lunedi 6 Ottobre 1986




Ai religiosi nella chiesa della Visitazione - Annecy (Francia)

I due santi qui venerati fecero scaturire una fonte feconda



1. San Francesco di Sales, santa Giovanna de Chantal. Ecco che il Vescovo di Roma, circondato dai vostri figli e le vostre figlie, viene a rendere grazie presso la vostra tomba per il solco di santità che avete aperto, per la vostra "acquiescenza" senza riserve alla persona di Gesù, "mite e umile di cuore" (Mt 11,29). Secondo le parole del Salmo, "La grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono; la sua giustizia per i figli dei figli, per quanti custodiscono la sua alleanza e ricordano di osservare i suoi precetti" (Ps 102,17-18). Attraverso tutta la vostra vita, attraverso la vostra intimità col Signore, attraverso la vostra audacia di fondatori, attraverso la vostra carità rispettosa del prossimo, voi siete stati testimoni incomparabili dell'"amore forte come la morte" che rende liberi da qualsiasi altro legame e che fa seguire Cristo; di quell'amore "magnifico come la risurrezione" che è il dono perfetto del Salvatore all'umanità che egli trasfigura (cfr Ct 8,6 "Trattato dell'Amore di Dio", IX, XVI).


2. Cari fratelli e sorelle, sono felice di essere accompagnato da tutti voi in questa tappa benedetta del mio pellegrinaggio. Perché voi manifestate la vitalità di una tradizione spirituale la cui luce non cessa di diffondersi. I due santi che veneriamo in questo luogo hanno fatto scaturire una fonte feconda. Al loro seguito siate oggi apostoli e testimoni in questo mondo che ha sete. Ha sete di speranza.

Ha sete di amore disinteressato, liberamente condiviso da uomini e donne che ne sono segni viventi nell'umile dono di se stessi. Ha sete della fede nella verità attestata da coloro che si sono totalmente impegnati sul cammino di Gesù Cristo, lui che è la Verità e la Vita.


3. In questo primo monastero dell'Ordine della Visitazione, vorrei salutare in modo particolare la comunità che ha saputo conservare con tanta cura gli insegnamenti dei fondatori e che vive oggi questo "semplice rimettersi a Dio" che fu la loro grazia e il motivo profondo della loro influenza. Insieme a voi, saluto i contemplativi di Savoia che conservano vive altre tradizioni che, per la maggior parte, Francesco di Sales aveva conosciute e amate. Vorrei ridirvi quanto tutta la Chiesa conta sulla vostra fedeltà alla lode di Dio e all'offerta di voi stessi, sulla vostra intercessione costante. Le vostre virtù di accoglienza, la pace e la gioia manifestate nelle vostre case sono segni essenziali per coloro che cercano Dio lungo le mille strade del mondo.


4. E' una felice circostanza che siano qui riuniti i responsabili e i delegati di tutta la grande famiglia salesiana. Le vostre istituzioni sono state presentate in tutta la loro grande diversità: a ciascuna indirizzo i miei molto cordiali auspici. E rendo grazie per la notevole crescita attraverso il mondo dei rami di questo grande albero che ha prodotto tanti fiori di santità e tanti frutti di opere evangeliche. Fondati in questa regione o in diverse città di Francia, del Belgio, d'Italia con don Bosco, i vostri Istituti e le vostre Società portano su tutti i continenti lo spirito comune che hanno ricevuto da san Francesco di Sales.

Siete sacerdoti, religiosi e religiose, laici consacrati, cooperatori e associati in gran numero. Con la varietà dei vostri carismi, siete mandati per assolvere a tutti i compiti nei quali si realizza la missione della Chiesa. Andate lontano, là dove l'evangelizzazione è ancora recente, oppure operate nei paesi di antica cristianità nei quali l'evangelizzazione deve essere rinnovata. Lavorate presso i giovani, i poveri, gli ammalati; collaborate con istituzioni pastorali; oppure portate la vostra testimonianza in ambienti in cui il messaggio cristiano è ignorato. Dappertutto, andate con fiducia, forti della carità previdente e comprensiva ispirata dal vostro comune padre. Vicini a tutti, sappiate udire in modo particolare gli appelli di coloro che sono sprovvisti o disorientati, di coloro per i quali la speranza sembra impossibile, di coloro per i quali la pace sembra inaccessibile. Sappiate dare il sostegno fraterno che aiuta ad andare avanti nella vita. Sappiate pronunciare la parola che illumina perché viene da Dio con la forza dello Spirito di Gesù. Non scoraggiatevi davanti alle difficoltà. Prendete umilmente la vostra porte del fardello della Chiesa. Trascinate nuovi operai nel campo del Vangelo.

Seguendo i vostri maestri spirituali, tornate incessantemente a "l'orazione che pone l'intelligenza nella luce divina ed espone la volontà al calore dell'amore divino" ("Introduzione alla vita devota", II, 1).


5. Affidiamo le intenzioni di tutte le vostre comunità all'intercessione di san Francesco di Sales, di santa Giovanna de Chantal, e dei santi che vi hanno aperto la strada. Seguendo le parole stesse del vostro fondatore: "Benediciamo il Signore con tutto il nostro cuore, e preghiamolo che sia la nostra guida, la nostra barca, il nostro porto" (lettera CCLXXIII a Giovanna de Chantal). Cantiamo nella gioia e nella speranza la preghiera della Vergine Maria nel giorno della Visitazione.

E che Dio vi colmi dei suoi doni e delle sue benedizioni!

Data: 1986-10-07 Martedi 7 Ottobre 1986




Alla messa per i fedeli della Savoia - Annecy (Francia)

Il cristiano è l'uomo dell'annunciazione


1. "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te" (Lc 1,28). Il Vangelo di oggi ci ricorda queste parole familiari. Conosciamo a memoria l'annuncio dell'angelo. Lo ripetiamo ogni giorno nella nostra preghiera.

Oggi, la Chiesa ci ricorda queste parole e tutti gli avvenimenti riferiti dal Vangelo di san Luca, poiché il 7 ottobre è dedicato a Nostra Signora del Rosario.

Sono lieto di celebrare questa festa con voi in Savoia, in questa terra segnata da tanti uomini e donne che hanno ricevuto il messaggio della salvezza. Di generazione in generazione hanno risposto ad esso con il dono di sé, per costruire la Chiesa di Cristo. Tra di essi, dopo i martiri del III secolo, molti santi hanno costellato la vostra storia, nel servizio della città, nella vita monastica, nel ministero pastorale, nelle missioni lontane. Prima di ricordare il messaggio delle due grandi figure che Annecy venera, nominero soltanto san Pierre de Tarentaise e il beato Pierre Favre nato a Villaret, primo compagno di sant'Ignazio.

In questo giorno anche noi dobbiamo prendere coscienza del fatto che il cristiano è l'uomo dell'annunciazione. Non soltanto ripetiamo le parole dell'angelo a Maria, in una preghiera familiare - non solo tre volte al giorno l'"Angelus" ci ricorda l'evento di Nazaret - ma l'annunciazione segna in profondità il cristiano. Maria di Nazaret, per prima, ha ricevuto da Dio un messaggio di salvezza; per prima, ella ha risposto ad esso con la fede. Come lei, ogni cristiano è il soggetto di questo messaggio di salvezza e il soggetto di questa fede.


2. L'avvenimento verificatosi a Nazaret apre il nuovo cammino sul quale Dio conduce tutta l'umanità. Ciò che l'annunciazione significa è, in un certo senso, la sintesi di tutti i misteri che Dio ha voluto nella pienezza dei tempi, entrando nella storia dell'uomo secondo il disegno eterno del suo amore.

Vediamo la Vergine di Nazaret agli albori del tempo nuovo che è il tempo definitivo, in un certo senso, l'ultimo tempo. In lei, per mezzo di lei, il Dio dell'alleanza desidera andare più lontano di quanto non avessero fatto fino allora "l'alleanza", la "fede", la "religione". Questa prospettiva può stupire, ma può anche incutere timore. Poiché le prime parole dell'annunciazione sono: "Non temere, Maria". Le parole che seguono sono presenti nella nostra memoria. La Vergine Maria diverrà la Madre del Figlio, che chiamerà Gesù. E sarà Figlio dell'Altissimo, Figlio di Dio. In lui si adempiranno tutte le promesse messianiche dell'antica alleanza, quelle che si ricollegano all'eredità del patriarca Giacobbe e al re Davide. In questo Figlio, si realizza il regno di Dio stesso, quel regno che "non avrà mai fine".


3. In questa festa di Nostra Signora del Rosario, dobbiamo prendere coscienza, in modo nuovo, del fatto che ogni cristiano è l'uomo dell'annunciazione. Lo testimoniano con una straordinaria eloquenza le due figure che vogliamo rievocare ad Annecy, sulla strada del pellegrinaggio del Papa, qui ad Annecy: san Francesco di Sales, santa Giovanna di Chantal. E' nel loro santuario di Annecy che oggi viene il Vescovo di Roma per rileggere con voi, cari fratelli e sorelle, il messaggio di fede, di speranza e di amore che balza fuori dalla loro vita e dalla loro missione nella Chiesa, messaggio che conserva per noi tutta la sua forza.


4. Dottore dell'amore, san Francesco di Sales ha valorizzato incessantemente la fonte viva dell'alleanza di Dio con gli uomini: Dio ci ama, Dio ci accompagna in ogni momento della nostra vita, con un amore paziente e fedele; Dio infonde in noi il suo desiderio di ciò che è buono, un'attrazione verso ciò che è bello e vero.

Nella sua Provvidenza, Dio ci dà la vita per essere a sua immagine e somiglianza.

E Dio ci chiama a condividere sempre ciò che fa la grandezza della sua vita, l'amore perfetto. gli ci concede la libertà interiore, ci rende capaci di godere della certezza di essere amati e di rispondere con fermezza a questo amore.

Fratelli e sorelle, questo grande vescovo conosceva anche la debolezza dell'uomo, la sua difficoltà nel rispondere con una fede costante al messaggio d'amore dell'alleanza. Egli sapeva che spesso noi cerchiamo la forza di amare più in noi stessi che in un'accoglienza generosa del dono di Dio. Per questo Francesco di Sales era instancabile nel mostrare ai suoi fratelli la pazienza e la tenerezza di Dio pronto a perdonare, a salvare. Egli non cessa di trasmettere la buona novella dell'annunciazione: il Figlio dell'Altissimo, nato da Maria, viene per unirsi all'umanità. In un mondo disorientato la presenza di Gesù riapre la "ferita dell'amore", risana i cuori smarriti, offre un'alleanza di perdono e di rinnovamento. Nella sua infinita santità, Gesù ci attira sul cammino della santità. Come il saggio della Scrittura, Francesco di Sales sa che essere "attenti alla Parola" fa trovare la felicità, che confidare nel Signore ci rende beati (cfr Pr 16,20). Egli stesso è tanto permeato dalla Sacra Scrittura che essa "più che la regola dei suoi pensieri, ne è divenuta la sostanza" (Cardinal Pie). gli condurrà i suoi fratelli a meditare la vita di Gesù, a dimorare presso il Signore; così, ci dice: "Impariamo, con la sua grazia, a parlare, ad agire, a volere come lui" ("Introduzione alla vita devota", II, 1). Ci invita a pronunciare il santo nome di Gesù conferendo all'invocazione tutta la sua forza: "Occorre che avvenga per mezzo del solo amore divino che, da solo, esprime Gesù nella nostra vita sigillandolo nel nostro cuore" (Lettera CDXXVIII).


5. Tornando incessantemente all'amore di Dio vissuto grazie al Cristo, Francesco di Sales si ricollega alla grande tradizione espressa da sant'Agostino: "Per noi vivere è amare" - "vita nostra dilectio est" ("Enarr. in Ps. 54", 7). Egli stesso scrive: "Tutto è all'amore, nell'amore, per l'amore e di amore nella santa Chiesa". ("Opere", IV, p. 4). Grande servitore della Chiesa; ha sempre agito con questo spirito. Sacerdote, poi vescovo di questa diocesi, egli ha vissuto in un'epoca in cui bisognava ritrovare un nuovo slancio. Egli contribuirà vigorosamente a mettere in atto le riforme del Concilio di Trento concluso poco prima della sua nascita. A tale proposito possiamo trarre frutto dal suo esempio, vent'anni dopo il Concilio Vaticano II, anche se le circostanze sono assai diverse: le sue riforme non otterranno alcun effetto se non si accompagneranno a un profondo rinnovamento spirituale. Francesco di Sales amo il popolo di cui era il pastore. Per condurlo sulle vie del Vangelo, egli si era totalmente donato, al punto di lasciarsi assorbire in ogni momento, nella sua vita, nel corso delle sue visite nelle parrocchie. I sacerdoti trovavano in lui una fraterna accoglienza e lui li formava nella generosità apostolica che egli stesso esercitava fino al limite delle sue forze. Egli prediligeva celebrare la Messa col suo popolo e predicare spesso la parola di Dio. Catechizzava volentieri i bambini. Manifestava una paziente carità per guidare quanti gli chiedevano consiglio e anche per soccorrere i poveri, vivendo egli stesso da povero. Abbiamo ascoltato nella lettura dei Proverbi (Pr 16,19) un versetto che egli mise in pratica: "E' meglio essere umile con i poveri che spartire il bottino con i superbi". Si rendeva disponibile a chi gli chiedeva di ascoltarlo in confessione, tanto stimava i benefici del sacramento della misericordia. Come dice il Salmo (Ps 33,19): "Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito, egli salva gli spiriti affranti". Nella sua azione pastorale, Francesco di Sales aveva un acuto senso della missione che è propria di ciascun vescovo. Egli sapeva che in tale missione, il servizio dell'unità rappresenta una priorità. Egli si trovo ad adempierla quando una grave lacerazione si era appena prodotta tra i cristiani della sua regione. Nel clima che allora regnava, lo ha fatto con tutta la sua fede, con tutto il suo amore, con tutta la sua generosità. Possa il Signore ispirare oggi il nostro dialogo di fratelli ancora separati! Possa egli affermare in noi una comune volontà di riconciliazione nella verità e nella carità, perché ritroviamo presto l'unità tanto desiderata!


6. In Francesco di Sales ammiriamo l'uomo della Chiesa permeato dell'amore divino.

Si può dire che egli è un vero saggio che realizza quanto dicono i Proverbi (Pr 16,21-22): "Un cuore sapiente è proclamato saggio; il linguaggio dolce aumenta la dottrina. Fonte di vita è la prudenza...". Si, questo mistico attingeva giornalmente, nell'intimità col Signore, una sorprendente capacità di condurre i suoi fratelli verso la vita perfetta, sapendo comprendere le persone più diverse. La sua influenza era largamente dovuta al fatto che ciascuno si sentiva rispettato nella sua condizione personale.

Proponeva tutte le esigenze evangeliche, ne mostrava l'accesso agli uomini e alle donne, ai laici e ai religiosi, ai giovani e agli anziani, agli sposi e ai celibi, ai ricchi e ai poveri, ai letterati e agli ignoranti, ai principi e ai contadini, ai soldati e ai commercianti. A tutti rivelava l'accordo profondo della libertà interiore con la volontà di Dio. A ciascuno rivolgeva l'appello alla santità secondo la sua condizione e le sue attitudini. Quel saggio che si definiva "totalmente uomo" (Lettera CDXVIII) era così vicino ai suoi fratelli che sapeva condividere con tutti la saggezza stessa di Dio. Dotato di grande discernimento negli incontri individuali, Francesco di Sales è intervenuto anche nelle questioni e nei dibattiti del suo tempo, con una moderazione che suscitava fiducia. Egli ha meritato l'appellativo di "conciliatore". Implicato nelle discussioni teologiche o nei conflitti della città, egli aveva ascoltato l'appello del Salmo (Ps 33,15): "Cerca la pace e perseguila", o la massima contenuta nei Proverbi (Pr 16,32): "Chi domina se stesso val più di chi conquista una città". Tra i santi che hanno portato il messaggio evangelico ai loro contemporanei in tanti modi, Francesco di Sales fa parte di quelli che hanno saputo trovare un linguaggio meravigliosamente adeguato. Oggi diremmo che egli era uomo di comunicazione. Nelle sue lettere e nei suoi libri egli cattura l'attenzione con uno stile in cui traspare la sua esperienza spirituale e al tempo stesso la sua profonda conoscenza degli uomini. Patrono dei giornalisti, di quanti hanno la missione di scrivere, possa egli ispirare il loro lavoro in una conoscenza lucida di coloro ai quali si rivolgono, nel rispetto fraterno di quelli con i quali essi condividono la verità!


7. La vostra città onora, con il suo grande vescovo, santa Giovanna di Chantal, che resta la più vicina a lui. Ella chiamava Francesco di Sales il suo "beato padre" poiché egli fu, in una mirabile amicizia, l'interprete rispettoso e la guida illuminata della sua coscienza. Ci è gradito ricordarla perché il suo itinerario è stato straordinariamente ricco. Giovanna di Chantal ha vissuto, seguendo con fervore il semplice cammino della fede, le tappe della vita di una donna che risplende per saggezza umana e spirituale. Fanciulla, sposa, madre, vedova, in pochi anni della maternità, ella sviluppo la sua fede e mise in pratica la carità curando i malati e dando ai poveri un aiuto rispettoso. Addolorata dalla morte del suo sposo, la sofferenza la segno ancora in molti modi. Essa conobbe la difficoltà del perdono, l'angoscia per il futuro dei suoi figli. Altri lutti la colpirono dolorosamente. E per di più, non bisogna dimenticarlo, in tutte le tappe della sua vita, la fede di Giovanna di Chantal fu più volte scossa. Il dubbio e l'oscurità si impadronirono di lei al momento di intraprendere il suo cammino, in una reale sofferenza. La santità è contrassegnata da questi conflitti. Lungo questa strada, lei che amava recitare i salmi, ha potuto meditare su queste parole: "Ho cercato il Signore e mi ha risposto e da ogni timore mi ha liberato. Gustate e vedete quanto è buono il Signore; beato l'uomo che in lui si rifugia" (Ps 33,5 Ps 33,9). Si, dichiarerà la sua decisione di donarsi interamente al Signore "in una totale fiducia". Ella proseguirà il suo cammino abbandonandosi all'amore puro di Dio. Ella sarà liberata dai timori, in Dio troverà la sua pace.


8. Nel corso della sua vita, felice e poi ferita, ella riceve il messaggio di salvezza e diventa una vera serva della alleanza. Ed ecco che Giovanna intraprende il cammino di queste montagne, nello spirito stesso della Vergine dell'annunciazione che si reca in visita ad Elisabetta: ella è tutta sottomessa alla parola della salvezza, tutta in adorazione del Verbo incarnato, rende grazie per le "meraviglie di Dio", è pronta ad esercitare una carità umile e quotidiana.

E' pronta a fondare con Francesco di Sales la Visitazione. Oggi noi rendiamo grazie per l'azione complementare di questi due santi, per il mirabile centro di contemplazione che è la Visitazione, modellato dalla loro ricca amicizia spirituale. Madre comune, Giovanna di Chantal fonda la Visitazione con dolcezza e sicurezza. Ella "pone le radici dell'unione" nell'amore reciproco, nell'umiltà, nella semplicità e nella povertà. Avendo "tutto affidato a Dio", "rivestita di nostro Signore Crocifisso", ella è una incomparabile maestra di preghiera, nel portare le sue sorelle e molte altre persone a conoscere come lei "una grande libertà interiore... una sorta di preghiera tutta cordiale e intima" (cfr. "Memorie della Madre di Chaugy"). "Benediro il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode" (Ps 33,2).


9. Cari fratelli e sorelle, è bene rivolgere il nostro sguardo a questi grandi testimoni dell'annunciazione che tanto profondamente hanno segnato la vostra storia. Vi ringrazio di avermene dato l'occasione accogliendomi in questo pellegrinaggio che desideravo compiere da tempo su invito insistente di mons. Jean Sauvage e poi del suo successore, mons. Hubert Barbier. Li saluto qui cordialmente insieme con l'arcivescovo di Chambery, mons. Claude Feidt, e gli altri vescovi qui presenti, come pure il venerato cardinale Léon-Etienne Duval, arcivescovo di Algeri, che, per l'occasione, è tornato nel suo paese natale. Ringrazio anche le autorità civili che hanno molto facilitato la mia venuta. Saluto voi tutti, sacerdoti, religiosi, religiose e laici di questa regione, popolo attivo e cordiale di Savoia, apprezzo la vostra fedeltà a santa Giovanna di Chantal e a san Francesco di Sales che diceva: "Sono savoiardo sotto tutti gli aspetti, per nascita e per sentimento" (Lettera MCLXXXVII). Rivolgo alla Chiesa d'Annecy e di Savoia i miei ferventi voti perché la testimonianza viva dei due grandi santi sia un modello e un punto di riferimento in questi tempi in cui i cristiani si trovano di fronte a una situazione nuova e attraversano tante difficoltà. Che i pastori, i religiosi e le religiose, i laici di cui san Francesco di Sales ha così bene sottolineato la vocazione cristiana come un precursore del Concilio Vaticano II, si, che tutti cooperino nella fiducia per conferire alla vita ecclesiale il dinamismo di uno slancio nuovo! Nei ministeri, nella vita sacramentale e liturgica, in tutte le iniziative che contribuiscono all'evangelizzazione, che tutti si ispirino all'ardore pastorale di san Francesco, alla luce che emana dalla "Madre comune" della Visitazione! Che questi testimoni privilegiati vi aiutino ad attingere alle sorgenti inesauribili dell'amore divino per animare ogni vostra azione. Che la saggezza salesiana, in cui le qualità spirituali e la santità si uniscono a quelle di una saggezza umana, posta al servizio di tutti, vi permetta di illuminare con la verità i problemi di questo tempo, di rispettare la vocazione di ciascuno laddove Dio "l'ha seminata" e di far comprendere l'appello a entrare per mezzo della grazia nell'alleanza con la Sapienza eterna! 10. Nella festa di Nostra Signora del Rosario, affido tutti questi voti a quella che san Francesco di Sales ha chiamato "la dolce Madre dei cuori, la Madre del santo Amore" (Lettera CMXXXVI). Con la preghiera del Rosario, cerchiamo di estendere il nostro sguardo, nella fede, su tutti i misteri che l'annunciazione contiene come una sorgente: i misteri gaudiosi dell'incarnazione, i misteri dolorosi del sacrificio della croce, i misteri gloriosi della risurrezione. così, in modo semplice e umile, desideriamo tutti seguire il modello della "Serva del Signore". Custodiamo nel più profondo del nostro cuore tutto il mistero divino della nostra vocazione in Cristo. Con Maria, ciascuno di noi e tutti insieme, desideriamo diventare gli "uomini dell'annunciazione".

Data: 1986-10-07 Martedi 7 Ottobre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Ai vescovi nella cappella del seminario - Lione (Francia)