GPII 1986 Insegnamenti - Congedo dal popolo all'aeroporto - Barranquilla (Columbia)

Congedo dal popolo all'aeroporto - Barranquilla (Columbia)

Lanciarsi un una nuova evangelizzazione


Signor presidente della Repubblica, amati fratelli nell'episcopato, autorità, carissimi colombiani tutti.


1. Arriva il momento di porre fine a questa visita pastorale che, nel nome del Signore, ho avuto la gioia di realizzare, compiendo così un mio ardente desiderio, come pastore della Chiesa universale, di incontrarmi con i figli e figlie della nobile Colombia. Sono state sette giornate di intensa comunione nella fede e nella carità, durante le quali ho avuto l'opportunità di sentire la presenza di una Chiesa e di una società viva ed entusiasta che, con la sua fiducia in Dio, guarda speranzosa il futuro. Nei nostri incontri di preghiera e nelle celebrazioni eucaristiche ho voluto compiere il comando ricevuto da Gesù Cristo di confermare i miei fratelli nella fede (cfr Lc 22,32). Sono state giornate di grazia che ci hanno arricchito tutti. Mi accompagneranno sempre nel ricordo e nella preghiera indimenticabili momenti, luoghi e persone che mi hanno fatto apprezzare i valori più genuini, umani e cristiani della nobile anima della Colombia.


2. Ringrazio Dio per aver trovato qui una Chiesa piena di vitalità, traboccante di generosità, unita nella carità, ben organizzata e soprattutto ben ancorata nei fondamenti, nella dottrina e nelle norme che le diede il suo divino fondatore.

Questa è la base necessaria e la garanzia sicura per lanciarsi in una nuova evangelizzazione che, per mezzo delle celebrazioni del quinto centenario della prima evangelizzazione, prepara la Colombia, come tutta l'America Latina - continente della speranza - a entrare con impeto e decisione, con la lampada della fede che diffonde luce e calore nel terzo millennio del cristianesimo. Siete una nazione cattolica. Non lasciate indebolire l'orgoglio legittimo né sminuire la responsabilità che ciò comporta. Affrontate gli urgenti problemi che vi preoccupano tanto con chiaroveggenza, con spirito di fraternità, con piena collaborazione da parte di tutti e principalmente con lo sguardo posto in Dio, il cui aiuto vi è indispensabile. Avanti! Il Papa se ne va, ma rimane con voi. Il Papa vi conforta, vi esorta, vuole restare accanto a voi, vuole accompagnarvi attraverso i difficili cammini che dovrete percorrere. Coraggio, popolo colombiano! Voglio incoraggiare specialmente voi giovani, che avete nelle mani il futuro del vostro Paese. Avanti sempre, "con la pace di Cristo"! Sono stato felice tra voi. Ho molto apprezzato la vostra proverbiale ospitalità, la vostra accoglienza sempre cordiale, il vostro entusiasmo. Mi avete aperto senza riserve le porte delle vostre case e dei vostri cuori. Ora, al momento della partenza, vi ripeto l'esortazione che ho fatto all'inizio del mio pontificato: non abbiate paura! Spalancate le porte a Cristo! Accogliete il suo messaggio di pace! Lasciatevi riconciliare da Dio!


3. Desidero esprimere il mio profondo ringraziamento al signor presidente della Repubblica e a tutte le autorità della nazione, da cui ho ricevuto continue prove di cortesia e attenzione nei luoghi per cui sono passato. Che il Signore sostenga e premi gli sforzi che fate per assicurare alla loro Patria un futuro di pace, giustizia e benessere. Grazie ai vescovi della Colombia. Come mi sono sentito fortunato di condividere con voi questi giorni! Chiedo al Pastore dei pastori che vi conservi sempre così uniti, così generosi, così donati ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli, in ognuna delle vostre Chiese locali. Nel ritornare alle diocesi portate a tutti l'eco del mio saluto di congedo. Il mio ringraziamento va anche alle numerose persone e istituzioni che con tanta dedizione e sacrificio hanno collaborato efficacemente alla preparazione e allo svolgimento della mia visita pastorale. Una parola di ringraziamento va anche agli informatori per l'encomiabile sforzo realizzato dalla stampa, radio e televisione per informare sui diversi incontri che hanno avuto luogo durante la mia permanenza in Colombia. Il mio ultimo sguardo da questo estremo del Paese è rivolto alla Vergine di Chiquinquira, nel cui Santuario l'ho invocata con le parole di Elisabetta: "Beata te, che hai creduto". Oggi, da Barranquilla, ricorro alle stesse parole per riferirle a te, Colombia: Beata te, che hai creduto. La fede cristiana è parte della tua anima nazionale, è tesoro della tua cultura, è forza nei tuoi giovani, è dinamismo nelle tue difficoltà, è serenità nelle tue famiglie. Che questa fede cristiana continui a illuminare e a confermare nella pace, nella giustizia, nell'amore reciproco i figli della Colombia. Arrivederci, Colombia.

Data: 1986-07-07 Lunedi 7 Luglio 1986




Benvenuto all'aeroporto Vigie di Castries (Saint Lucia)

Possano i vostri sforzi contribuire all'armonia dei popoli


S.E. governatore generale, signor primo ministro, S.E. arcivescovo Felix, illustri membri del Governo, cari abitanti di Santa Lucia.


1. Sono molto felice di trovarmi nel vostro amato Paese. Da molto desideravo venire a farvi visita, e ora ringrazio Dio per la gioia che provo nel veder esaudito questo desidero. Grazie, eccellenza, per le sue cortesi parole di benvenuto. Le sono grato perché mi fa sentire come a casa. All'inizio di questa visita saluto con viva cordialità tutti voi, che siete venuti a ricevermi in modo tanto caloroso e amichevole. E desidero estendere il mio personale saluto a tutto il popolo di questa regione. Spero che vediate nella mia visita una chiara manifestazione della stima e del rispetto che nutro per tutti voi, come pure un simbolo del mio speciale amore pastorale per i miei fratelli e le mie sorelle di fede cattolica.


2. Sono consapevole del fatto che la Chiesa cattolica ha contribuito in modo molto significativo allo sviluppo di Santa Lucia. Con il suo risoluto impegno nei confronti del benessere della vostra nazione, soprattutto nel campo dell'istruzione, e con la sua testimonianza all'imprescindibile dignità e uguaglianza di ogni persona umana, essa ha aiutato il popolo a sviluppare e usare i propri personali talenti e capacità e ad assumere con responsabilità i propri ruoli in seno alla società. Essa lo ha fatto spinta da uno spirito genuino di amore fraterno, e in proficua collaborazione con altri cristiani e con tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Spero che questa visita pastorale spronerà i miei fratelli e le mie sorelle nella Chiesa a proseguire lungo questo cammino e a fare progressi ancora maggiori per il benessere di tutti.


3. Come sapete, l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato il 1986 Anno internazionale della pace. Accolgo di cuore questa iniziativa, poiché la Chiesa ha sempre cercato di essere al servizio della pace e della riconciliazione nel mondo.

Ciò è diventato sempre più importante nella nostra era tecnologica, in cui le armi di distruzione superano di gran lunga qualsiasi immaginazione del passato e in cui i popoli di buona volontà in ogni parte del mondo sentono la necessità di una maggiore armonia e collaborazione fraterna. So che, in quanto Stato, siete impegnati in questo elevato scopo. La vostra stessa storia, caratterizzata in passato da ripetuti conflitti fra i diversi governi, ha senza dubbio reso ancor più deciso il vostro impegno e la vostra determinazione a questo proposito. Siete ben consapevoli della necessità di cercare soluzioni pacifiche ai conflitti e di promuovere il dialogo e la fiducia fra i popoli. Ciò è ben espresso nel vostro inno nazionale, in cui troviamo le parole: "Sono passati i giorni in cui la lotta e la discordia offuscavano la fatica e il riposo dei suoi figli, sorge finalmente un giorno più chiaro, si spiana una nuova, lieta via". Mentre continuate a costruire una "nuova, lieta via" a Santa Lucia, possano i vostri sforzi contribuire all'armonia e alla collaborazione di tutti i popoli all'interno della comunità internazionale.


4. "Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio" (Mt 5,9).

Queste parole di nostro Signore Gesù Cristo ci danno un incoraggiamento e una speranza immensi. Ci fanno ricordare che benedizione sia fare la volontà di Dio e operare per la pace e la giustizia nel mondo. Possiate essere sempre degni di essere chiamati figli di Dio. E possa questa visita pastorale contribuire a dare gioia e speranza a tutto il popolo di Santa Lucia. Dio benedica voi tutti.

Data: 1986-07-07 Lunedi 7 Luglio 1986




Omelia alla santa Messa - "Reduit Park" (Saint Lucia)

Una nazione nuova benedetta da Dio



1. "Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo" (Ep 1,3). In questo giorno speciale, in cui ho la grande gioia di celebrare l'Eucaristia con voi, qui a Santa Lucia, lasciate che i nostri primi pensieri siano pensieri di lode e di rendimento di grazie a Dio uno e trino: Padre, Figlio e Spirito Santo. Come è bello unire le nostre voci all'unisono nella lode del santo nome di Dio, nel rendere gloria al Signore per il dono della nostra fede. Ho atteso questo momento con grande impazienza, e ringrazio Dio perché la sua amorevole provvidenza mi ha permesso di essere oggi insieme a voi. I miei sentimenti sono ben espressi nelle parole di san Paolo che abbiamo appena ascoltato nella prima lettura: "perciò anch'io, avendo avuto notizia della vostra fede nel Signore Gesù e dell'amore che avete verso tutti i santi, non cesso di render grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere" (Ep 1,15-16).


2. Nel Vangelo di oggi, nostro Signore dice a san Pietro: "Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" (Lc 22,32). Queste parole di Cristo hanno un significato speciale per me, in quanto successore di san Pietro. Poiché esse definiscono la missione specifica affidata a Pietro nella Chiesa e a tutti coloro che sarebbero venuti dopo di lui e avrebbero ricoperto il suo ufficio. Esse definiscono la mia missione nella Chiesa oggi: vale a dire di confermare i miei fratelli e sorelle nella fede.

E' a motivo di questa missione a me affidata da Cristo, che mi sento chiamato a intraprendere i miei pellegrinaggi pastorali, a visitare le Chiese locali di tutto il mondo. E' per questo motivo che sono in mezzo a voi oggi: sono venuto come successore di san Pietro a incoraggiarvi nel nome di Gesù e a confermarvi nella vostra fede.


3. Che meravigliosa benedizione è il dono della fede, il dono di conoscere e credere nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Con questo dono prezioso il Signore ha benedetto noi tutti. Noi lo celebriamo in questa Eucaristia. Le parole di san Paolo descrivono la nostra situazione. In Cristo, egli dice, voi "avete ascoltato la parola della verità, il vangelo della vostra salvezza, e avete in esso creduto" (Ep 1,13). Il Vangelo è stato portato per la prima volta a Santa Lucia più di tre secoli fa, quando dei coloni francesi giunsero accompagnati da alcuni sacerdoti.

Da quel momento in poi la fede in Cristo ha avuto un'influenza sullo sviluppo del vostro Paese. Ma le continue lotte fra i diversi governi per il controllo dell'Isola hanno reso difficile una prolungata evangelizzazione in quei primi cent'anni. Tuttavia, un certo numero di fedeli resistette fermamente nella sua fede in Cristo, e la Chiesa mise radici sempre più profonde nei cuori della gente.

Già nel 1820 un gruppo di laici fondo la Confraternita del Santo Rosario, un'organizzazione che univa una fervente devozione alla Madre di Dio a una pratica autentica della carità e del servizio fraterno. Anche se la schiavitù a quel tempo era ancora praticata nella società civile, la Confraternita testimoniava dell'uguale dignità di tutti, accogliendo gli schiavi fra i suoi membri. Questa prima associazione, e numerose altre comunità di laici che si formarono in seguito, manifestano chiaramente la vitalità della fede nel vostro Paese e il ruolo vitale dei laici nella missione della Chiesa.


3. In tutta la storia di Santa Lucia, Dio vi ha benedetto con sacerdoti e religiosi zelanti. Le prime religiose giunsero nel 1847, e in un solo mese avevano già aperto una scuola per istruire i giovani. Questa prima iniziativa venne ben presto seguita da molte altre. E nessuno può dubitare dell'enorme contributo allo sviluppo e alla cultura di Santa Lucia che è stato offerto grazie ai generosi sforzi dei vostri sacerdoti che si impegnavano in armonia con i religiosi, uomini e donne. Anche se erano in numero inferiore a quanto le necessità richiedessero, essi cercavano di superare questo inconveniente con la loro dedizione e il loro zelo. Con la crescita costante della Chiesa in quest'isola fu finalmente possibile, nel 1956, erigere la diocesi di Castries. Quindi, soltanto diciotto anni dopo, essa fu elevata al rango di arcidiocesi, e il primo arcivescovo fu un degno figlio della vostra terra, Patrick Webster. La grazia di Dio è stata veramente all'opera in mezzo a voi. La storia della Chiesa di Santa Lucia è la testimonianza della bontà e della misericordia di Dio, della "straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l'efficacia della sua forza" (Ep 1,19).


4. Il dono della fede "illumina gli occhi dei nostri cuori" (Ep 1,18), dandoci una visione nuova della vita e del mondo. Ogni avvenimento umano assume una nuova prospettiva quando sappiamo che Dio è il nostro Padre amorevole che veglia su di noi con tenerezza e compassione. E avendo "ricevuto il suggello dello Spirito Santo che era stato promesso" (Ep 1,13), con il Battesimo e la Cresima siamo mandati a vivere la nostra fede, "mettendola al servizio degli altri, come buoni amministratori di una multiforme grazia di Dio" (1P 4,10). La prima risposta al dono della fede è la lode e la gratitudine, e ciò si compie soprattutto nel più grande atto di culto della Chiesa: l'Eucaristia. Una fede profonda si esprime sempre attraverso un amore ardente per l'Eucaristia, poiché è nella Messa che noi ascoltiamo la parola di vita e condividiamo il corpo e il sangue di Cristo nostro Signore. Vi sollecito dunque a fare della Messa domenicale e della frequente Comunione una prassi regolare della vostra vita, in realtà il centro e il vertice di tutto ciò che siete e di tutto ciò che fate.

La fede, che abbiamo ricevuto in dono, deve a sua volta essere messa in pratica. San Giacomo ci dice che "la fede, se non ha le opere, è morta in se stessa" (Jc 2,17). Per questo sono così compiaciuto per tutti gli sforzi che state facendo per mettere in pratica la vostra fede. Un eccellente esempio di ciò è il tema pastorale che avete scelto quest'anno per l'arcidiocesi: "Conferma la nostra fede, Redentore". Confido che questa meritevole iniziativa vi porti molte grazie mentre continuate a praticare la vostra fede attraverso la preghiera e le buone opere. Abbiamo anche bisogno di approfondire la nostra conoscenza della fede attraverso la lettura, lo studio e la preghiera. Ciò ci permette di condividere questa fede con gli altri, di aiutare gli altri a rallegrarsi della buona novella della salvezza. La nostra fede ci spinge anche ad operare per la giustizia e a venire incontro alle necessità degli altri. Come il Battesimo ci conferisce la grande dignità di essere fratelli e sorelle in Cristo, così siamo chiamati a operare per la dignità e l'uguaglianza di ogni essere umano. La nostra fede ci invita in modo del tutto particolare a promuovere la dignità della famiglia cristiana, in conformità all'immutabile piano di Dio.

L'amore sponsale di marito e moglie deve riflettere con la sua fedeltà e durata l'amore di Cristo per la sua Chiesa. Le coppie sposate sono chiamate ad essere una comunione di persone che partecipano dell'attività creatrice di Dio e che si preoccupano di educare i propri figli. La nostra fede sottolinea che "la famiglia riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore" (FC 17). Ogni sforzo della comunità di difendere e rafforzare la famiglia è un grande contributo per tutta la nazione. Ogni sforzo fatto dai cristiani per essere fedeli al piano di Dio rispetto all'amore umano e alla vita umana è un'espressione di vitalità di fede.


5. Oltre al dono della fede Dio ha benedetto il vostro Paese con la gioventù e la vitalità. Voi siete una nazione nuova, poiché avete conquistato l'indipendenza soltanto sette anni fa. E siete benedetti da un gran numero di giovani. Quando penso al vostro vigore giovanile, rammento quanto l'arcivescovo Richard P. Smith scrisse quando visito il vostro Paese nel 1841: "Vi è un glorioso futuro in serbo per la Chiesa di Santa Lucia". Si, c'è uno stupendo futuro in serbo per voi, se costruite tale futuro sulla solida base del Vangelo e su autentici valori umani.

Il futuro non ci viene semplicemente dato, né ci viene imposto. Noi dobbiamo collaborare con Dio per conquistarlo. E ciò richiede virtù e disciplina: le virtù dell'onestà e della sincerità, la virtù della fedeltà alle promesse fatte, la disciplina della preghiera e del sacrificio e la disciplina dell'impegno personale e della collaborazione fraterna. Se voi veramente farete di questo parte della vostra vita, allora le parole dell'arcivescovo si avvereranno.


6. Adesso vorrei rivolgere alcune parole ai giovani di Santa Lucia. Cari giovani amici: il futuro della vostra nazione appartiene a voi, perché voi siete i leader di domani. Nel programmare e preparare il vostro futuro, è giusto che voi aspiriate alla grandezza, che voi desideriate di fare grandi cose nella vostra vita. Possiate non venire mai meno a queste aspirazioni, ma rimanere sempre uomini e donne di alti principi e speranze. E ricordate quello che Gesù ci insegna sulla grandezza, su chi è il più grande: "Chi è il più grande tra voi" egli dice, "diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve". E' precisamente così che Gesù ha rivelato la grandezza del suo amore. E' per questa ragione che ha detto di se stesso: "Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve" (Lc 22,26-27). Desidero anche ripetervi ciò che ho scritto a tutti i giovani del mondo nella mia lettera apostolica della Domenica delle Palme dello scorso anno (n.101): "Non abbiate paura dell'amore che pone precise esigenze all'uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa, sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore". Possiate sempre aspirare alla grandezza, alla grandezza del servizio generoso, e siate sempre più zelanti nell'amare Dio e il vostro prossimo, per quanto vi costi. Dio vi ha amati con un amore infinito e tenero, e voi dovete rispondere ad amore con amore. In questo contesto, cari giovani amici, vi chiedo di considerare devotamente a quale vocazione Cristo vi chiama nella Chiesa. La Chiesa guarda a voi con grande speranza perché la missione della Chiesa è tanto vasta. E Gesù ha detto: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi" (Mt 9,37). Quanto sono necessarie le giovani coppie il cui amore generoso e fedele l'uno nei confronti dell'altro rispecchia l'amore di Cristo per la Chiesa! E grande è la necessità di sacerdoti e religiosi, di messaggeri della buona novella della salvezza, Certamente il Signore che ha cura del suo gregge sta chiamando molti di voi a queste vocazioni nella Chiesa. Ascoltatelo, quindi, nel silenzio del vostro cuore.

E rispondete volentieri quando lo sentite dire: "Seguimi"! Cari giovani, e tutti voi, cari fratelli e sorelle in Cristo, vi sprono con le parole della lettera agli Ebrei: "Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede" (He 12,1-2).

Se teniamo gli occhi fissi su Gesù, egli ci condurrà alla fede perfetta, egli ci mostrerà la via della pienezza della gioia nella sua presenza. E' stata la fede che ha sorretto i vostri antenati in tutte le loro sofferenze e tribolazioni. E la medesima luce della fede vi guiderà salvi verso il XXI secolo, e, ancor più importante, verso la vita eterna. Non dubitate mai della bontà e della misericordia di Dio e della straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti" (Ep 1,19). Figli di Dio. prendete coraggio, riponete la vostra fiducia in Dio.

Data: 1986-07-07 Lunedi 7 Luglio 1986




Agli ammalati nella cattedrale - Castries (Saint Lucia)

Nessuna sofferenza può oscurare la vostra dignità umana


Cari fratelli e sorelle.


1. "Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo" (Ph 1,2). E' una gioia venire nella cattedrale dell'arcidiocesi di Castries e salutare tutti voi che siete qui riuniti oggi, soprattutto i malati, gli handicappati, gli anziani e quelli che si prendono cura di loro. Uno degli aspetti più singolari della vita pubblica di Gesù era il suo amore particolare per i sofferenti. Egli si recava volentieri dagli ammalati e dagli storpi, dai sordi e dai ciechi. Li toccava, li benediceva e li guariva.

Perdonava i loro peccati. Egli offriva loro consolazione e speranza proclamando loro il Vangelo della salvezza. Soprattutto, attraverso la sua sofferenza e morte e la vittoria della sua risurrezione, egli ha rivelato la pienezza dell'amore del Padre e ha aperto la via alla vita eterna.


2. Attraverso le mani e i cuori dei suoi seguaci, e nella parola di Dio e dei sacramenti, Cristo continua oggi a toccare coloro che soffrono. Allo stesso tempo egli invita gli stessi ammalati e gli afflitti ad essere partecipi della missione della Chiesa, a portare a compimento nei loro corpi ciò che manca alle sofferenze di Cristo (cfr Col 1,24).


3. Nel momento in cui siamo riuniti oggi in questa cattedrale e consideriamo il mistero della sofferenza umana e della debolezza umana, vi ricordo le parole di san Paolo: "Siete tempio di Dio e... lo Spirito di Dio abita in voi" (1Co 3,16).

Nessuna sofferenza può oscurare questa verità della nostra fede. Nulla può portar via o distruggere la vostra dignità umana. Perché i vostri corpi sono diventati dimore di Dio. Il Signore ha fatto in voi la sua casa. Anch'io chiedo a voi le vostre preghiere, per me e per il mio ministero, per le necessità della Chiesa e del mondo. In modo particolare vi chiedo di offrire le vostre preghiere e sofferenze per l'opera di evangelizzazione così che tutto il mondo possa arrivare a conoscere e credere in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, che è diventato nostro redentore e nostro Signore. E io incoraggio tutti voi che fate parte di questa arcidiocesi di Castries di essere sempre più attenti alle esigenze dei malati, dei poveri e degli handicappati e di fare tutto quanto è in vostro potere per aiutarli nel nome di Gesù. Chiedo a Dio di sostenervi nelle vostre generose attività e di rendere prospere le opere delle vostre zelanti associazioni. A tutti voi, alle vostre famiglie e a coloro che amate, impartisco la mia benedizione apostolica.

Data: 1986-07-07 Lunedi 7 Luglio 1986




Congedo dal popolo - Hewanorra (Saint Lucia)

Siate testimoni viventi del Vangelo della salvezza


Signor primo ministro, arcivescovo Felix, illustri membri del Governo, caro popolo di Santa Lucia, è giunto per me il momento di concludere la mia visita pastorale nella vostra meravigliosa terra, una visita che, nel nome di Dio, ho avuto la grande gioia di compiere in risposta al gentile invito ricevuto, e in armonia col mio gran desiderio d'incontrarmi con i miei cari fratelli e sorelle di Santa Lucia. Nei diversi incontri che ho avuto, in particolare nella celebrazione della santa Eucaristia, ho avuto modo di adempiere al divino comandamento che, in quanto successore di san Pietro, ho ricevuto da Dio: quello di confermare i miei fratelli nella fede. Il mio breve ma intenso soggiorno tra di voi è stato veramente un'occasione di grande grazia per me, come spero sia stato per tutti voi. Serbero molto caro nel mio cuore il ricordo di questa visita, e daro espressione a questo ricordo nelle mie preghiere quotidiane. Sono veramente grato a Dio onnipotente per avermi dato la possibilità d'incontrarmi con la Chiesa in Santa Lucia, una Chiesa davvero colma di vitalità e di generosità, una Chiesa unita nel legame della carità, che porta a compimento la grande speranza espressa circa un secolo e mezzo fa dall'arcivescovo Richard Smith quando disse: "C'è un glorioso futuro per la Chiesa a Santa Lucia". Sono molto felice d'essere stato con voi, d'aver camminato in mezzo a voi, e di avervi visto faccia a faccia. Ho veramente apprezzato la vostra calda ospitalità e il vostro cordiale benvenuto. Voi mi avete spalancato le vostre case e i vostri cuori, e ora, nel momento in cui mi accingo a salutarvi, desidero lasciare a tutti voi le stesse esortazioni che ho fatto ai popoli del mondo intero all'inizio del mio pontificato: "Spalancate le vostre porte a Cristo. Non abbiate paura. Accettate il suo messaggio nella vostra vita. Fate posto a lui nei vostri cuori". Uomini e donne di Santa Lucia, siate testimoni viventi nella vostra vita quotidiana della buona novella della salvezza. E ricordate questo: nessuno supera il Signore in generosità. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine alle autorità di Santa Lucia per le molte espressioni di gentilezza e cortesia che mi hanno dimostrato nel corso di questa breve ma intensa visita pastorale. Prego Dio di benedirli e sostenerli nei loro sforzi per assicurare al Paese un fulgido futuro di pace, di giustizia e di benessere, sia spirituale che materiale. In particolar modo ringrazio tutti coloro che hanno lavorato tanto per rendere possibile questa visita. La mia gratitudine va al pastore di questa arcidiocesi, ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose, e a tutti coloro che sono impegnati nell'attività pastorale. Grazie per la vostra generosa abnegazione nel servizio ai vostri fratelli e sorelle, e in particolare per la vostra sollecitudine pastorale verso i poveri, gli ammalati e gli abbandonati. Possa il Signore ricompensarvi tutti abbondantemente. E ora, nel momento in cui mi preparo a lasciarvi, la mia mente si rivolge alla Beata Vergine Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Possa essa prendervi tutti sotto la sua materna protezione e possa guidarvi a un rapporto ancor più ravvicinato e più personale con suo figlio, Gesù. Invoco su voi tutti, amatissimi abitanti di Santa Lucia, le copiose benedizioni di Dio onnipotente, e vi benedico con la mia benedizione apostolica.

Dio benedica il Paese di Santa Lucia. Dio benedica tutti voi. Grazie.

Data: 1986-07-07 Lunedi 7 Luglio 1986









Al presidente del Brasile - Città del Vaticano (Roma)

Fraternità, giustizia e pace per il popolo brasiliano


Signor presidente, amati fratelli e sorelle in Cristo. Ci troviamo qui oggi, una volta di più, a celebrare l'Eucaristia con il Brasile e per il Brasile: oggi, per il signor presidente della Repubblica, rappresentante dell'unità nazionale dell'amato popolo brasiliano, e per il suo distinto seguito. Questa Eucaristia mi ricorda altri incontri recenti, con i signori vescovi brasiliani e con il compianto presidente Tancredo Neves, che Dio abbia in gloria e in suffragio del quale indirizzo il mio pensiero. Condividiamo, come oggi, preoccupazioni e speranze, quanto ai problemi religiosi e sociali, e insieme preghiamo per il Brasile. L'Eucaristia è la celebrazione della salvezza "per tutto il popolo", in Cristo morto e risorto, celebrazione della bontà di Dio, che ci si rivela come Padre e ci vuole tutti fratelli, nel suo Figlio unigenito; al vivere in comunione d'amore, nello Spirito Santo, come una famiglia, dirigo gli stessi sentimenti e preghiere per il bene degli uni e degli altri. L'Eucaristia è un momento importante della fraternità nella carità, nell'azione di grazia, nella riconciliazione e nella disposizione all'offerta; offerta soprattutto di noi stessi, con i nostri progetti, aspirazioni e propositi di essere graditi a Dio. E' con queste intenzioni che gli presentiamo le nostre suppliche. Preghiamo per tutto il Brasile e per ogni brasiliano, affinché la solidarietà e l'amore sociale, vivificati dalla carità, permettano di rimediare e prevenire, in questo immenso e diletto Paese, situazioni di povertà e disequilibrio economico, perché nessuno rimanga escluso dallo sviluppo e dai beni del progresso; perché una volta di più, in questo momento di mutamento, come in altre situazioni di impasse, si uniscano buona volontà e sforzi per salvaguardare e aumentare il patrimonio dei valori spirituali e morali - la ricchezza più sicura e verace di una nazione immensamente ricca - e per rispondere alle sfide che si presentano alla grande famiglia brasiliana. I supremi e intoccabili valori, che reggono la vita e la convivenza umana, creando la situazione adatta a un dialogo fruttuoso, a una riconciliazione salutare, e a un amore autentico, soffochino ogni tipo di odio, allo stesso tempo effetto e causa di egoismo odio e violenza. Solo l'amore costruisce e alimenta l'umanità, la fraternità e la pace. Preghiamo affinché le iniziative e le riforme che queste sfide comportano, come la riforma agraria, siano fatte con coraggio e riuscite, si realizzino come accettazione e partecipazione di tutti, alla luce dell'umanesimo cristiano; e affinché l'organizzazione e l'elevazione sociale si pongano sempre al servizio di ogni uomo e di tutto l'uomo, con la sua dignità e vocazione sublime, tanto nelle zone agricole come in quelle urbane e suburbane. Preghiamo affinché sia coltivato e favorito con tutti i mezzi, il rispetto della vita, in tutti i momenti dell'esistenza e in tutte le fasce d'età; pregare per la nobilitazione della famiglia, con le sue funzioni e nei suoi diritti di generare ed educare la prole; pregare, ancora, per la promozione della giustizia e di un'equa possibilità di lavoro per tutti. Preghiamo perché la Chiesa del Brasile, presti sempre la sua specifica opera al servizio dell'uomo, in un legittimo spazio di libertà, potendo disporre di persone e mezzi per la sua opera di evangelizzazione e valido svolgimento del mandato missionario che le fu affidato da Cristo; preghiamo per tutti noi qui presenti - per il signor presidente, l'eccellentissima sposa e il corpo dei collaboratori - e per il Brasile, implorando tutto ciò che rende giusta, grande e prospera una Nazione, meritevole di amore fino al sacrificio, con la benedizione di Dio.

Data: 1986-07-10 Giovedi 10 Luglio 1986




Messaggio ai religiosi del Brasile - Città del Vaticano (Roma)

L'ora attuale esige educatori al discernimento e alla docilità



1. Amati fratelli e sorelle, grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo (1Co 1,3). Siete qui riuniti in questa XIV Assemblea generale della Conferenza dei religiosi del Brasile (CRB) come gli apostoli nel cenacolo, in comunione tra voi, con i vostri vescovi e il vostro popolo, e nello stesso tempo, con il Papa e tutta la Chiesa. E la nostra comunione è col Padre e con il Figlio suo Gesù Cristo (1Jn 1,3). Il vostro scopo è di crescere nella conoscenza e nell'amore per essere testimoni e profeti di Cristo nel mondo d'oggi, in fedeltà dinamica alla vocazione religiosa e al carisma dei vostri fondatori. Avete dinanzi agli occhi, come un libro aperto, il grande popolo del Brasile, con tutta la sua realtà storica, sociale e religiosa, e il vostro pensiero si apre a tutti i popoli del mondo che vi interpellano e rappresentano una sfida alla creatività e alla capacità evangelizzatrice di tutta la Chiesa, ma particolarmente dei religiosi e delle religiose, suscitati da Dio per essere pionieri sulle strade della missione e nei sentieri dello Spirito. Sono lieto di rivolgervi questo messaggio, perché la nostra gioia sia piena (cfr 1Jn 1,4).

Vorrei in primo luogo esprimere la mia gratitudine e stima a tutti i religiosi e le religiose del Brasile per la meravigliosa testimonianza di preghiera e di impegno apostolico che portano avanti senza badare a sacrifici, guidati dall'amore e animati dalla speranza. Più di 38.220 religiose, 7716 religiosi sacerdoti, 2547 studenti che si preparano al sacerdozio, 2391 religiosi laici, 2783 novizi e novizie, sono al servizio del regno di Dio nella Chiesa che è in Brasile. Ed è significativo il fatto che quasi la metà dei vescovi, esattamente 168, sono religiosi, e che un gran numero di consacrati brasiliani siano a servizio della Chiesa universale in paesi di missione. Inoltre la vita contemplativa è fiorente con 107 monasteri femminili e 19 monasteri maschili.

Faccio mie le parole di Paolo VI: "Si, veramente la Chiesa deve molto a loro". Confortato dalla testimonianza resa dall'episcopato brasiliano circa la vite religiosa durante le visite "ad limina", aggiungo: la Chiesa vi è grata e conta su di voi.


2. Partecipando ai vostri lavori con la preghiera e con questo messaggio che affido a sua eminenza il card. Girolamo Hamer, prefetto della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, desidero chiamare la vostra attenzione su alcuni punti fondamentali riguardo alla formazione, nella linea del Concilio Vaticano II e del recente Sinodo straordinario dei vescovi. Voi sapete che la vitalità delle famiglie religiose, la qualità e la creatività del servizio apostolico, l'efficacia dell'azione profetica, dipendono in gran parte dalla formazione iniziale e permanente dei chiamati a così grande missione. So che è una vostra preoccupazione costante. Infatti per assicurare alle nuove generazioni, ai formatori e alle formatrici e a tutti i religiosi e le religiose un'adeguata preparazione, avete dato vita a molte forme di cooperazione e seguite con occhio vigile le varie iniziative per la loro crescita e formazione specifica, attingendo alla parola di Dio, attenti agli insegnamenti del magistero della Chiesa e tenendo presente la realtà concreta.


3. Considerando la formazione nella sua completezza, appare quanto mai opportuno il tema da voi preso in esame. La dimensione profetica della vita religiosa nasce dal suo innesto in Cristo, il profeta per eccellenza, la cui autorità non è delegata come nel Vecchio Testamento, perché lui è il Figlio unigenito. Egli annuncia la salvezza e allo stesso tempo la realizza; trasmette al popolo la Parola del Padre; egli è la Parola incarnata; non è venuto per condannare, ma per comunicare l'amore universale che rigenera; pone l'uomo di fronte a Dio perché ne scopra la presenza, ritorni a lui, lo accolga come Padre, condivida con lui il suo disegno e, da figlio, diventi in Cristo costruttore di un mondo nuovo.

I religiosi, in forza del loro battesimo, partecipano in Cristo e nel dono dello Spirito alla missione profetica di tutta la Chiesa che si esprime fondamentalmente nell'ascolto e annunzio della Parola, e nella testimonianza della vita, cioè nel Vangelo meditato, proclamato e vissuto. Inoltre poiché la vita religiosa continua a rappresentare nella Chiesa la stessa condizione di vita che il Figlio di Dio abbraccio quando venne nel mondo per fare la volontà del Padre, offre a tutto il popolo di Dio una testimonianza che ben possiamo chiamare profetica. Innanzitutto per la molteplice espressione di vita evangelica con la quale i religiosi rendono viva e presente la ricchezza del mistero di Cristo seguendo i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza e le particolari scelte evangeliche contenute nei carismi dei fondatori. In questo modo la radicalità della sequela di Cristo e della piena dedicazione al servizio della Chiesa fa di ogni comunità religiosa e di ciascuno dei suoi membri un segno di vita evangelica e una testimonianza viva e interpellante che attira il popolo di Dio sulle vie della santità e del dono di sé al servizio dei fratelli.

Il messaggio che la vita religiosa annuncia non è suo, ma gli è affidato da Cristo e dalla Chiesa. Inoltre la consacrazione religiosa, vissuta come alleanza sponsale e comunione d'amore con Dio, è all'origine di una genialità apostolica che costringe all'ammirazione. La sua testimonianza diviene, per molti giovani e adulti, mediazione sicura nella scoperta della propria vocazione e invito gioioso a seguire Cristo con cuore indiviso. Quali nuove meravigliose prospettive si aprono per la formazione delle nuove generazioni e per il rinnovamento dello stesso popolo di Dio, quando si approfondisce la vocazione religiosa in tutte le sue dimensioni, alla luce della vita della Chiesa e dell'insegnamento del Vaticano II! Vi invito a farlo, con rinnovato impegno, nella semplicità del cuore, per offrire ai giovani e a tutti i chiamati i valori profondi che spiegano il significato della loro vita e della loro particolare presenza nel popolo di Dio. I giovani hanno diritto a questa visione ampia e approfondita. Essi non appartengono a noi, ma a Cristo e al Padre, come ciascuno di noi con loro e tutti insieme, legati dal vincolo dell'amore, costituiamo la famiglia di Dio chiamata ad essere fermento e anima dell'umanità (cfr GS 40).


4. La consapevolezza dell'ora attuale della storia e delle nostre responsabilità richiede di assicurare ai giovani religiosi e alle giovani religiose una formazione adeguata, quanto mai completa, nella fedeltà dinamica al Cristo e alla Chiesa, al carisma del fondatore e all'uomo del nostro tempo. Nell'incontro di Porto Alegre, il 5 luglio 1980, ponevo ai responsabili della formazione una domanda che desidero riproporre nel contesto dei vostri lavori: "Nell'ora attuale, decisiva per il suo destino e per quello del mondo, avrà il Brasile seminari, case di formazione o altre istituzioni ecclesiastiche, avrà soprattutto rettori e maestri capaci di preparare sacerdoti e religiosi all'altezza dei problemi posti da una popolazione in continuo aumento e con esigenze pastorali sempre più vaste e complesse?". Accennavo allora ad alcuni problemi che mi sembravano prioritari, per offrire stimoli a un'ulteriore riflessione e ricerca. Sono problemi che hanno avuto una risposta nel cammino di questi ultimi anni, ma che rimangono sempre attuali; essi meritano una continua considerazione per il bene della Chiesa e della vita religiosa e sacerdotale.

Permettete ora che offra alla vostra attenzione qualche altro punto circa la formazione delle nuove generazioni che mi sta particolarmente a cuore, guardando alla Chiesa universale e alle vostre responsabilità circa il presente e il futuro. Nonostante i grandi bisogni apostolici e le situazioni d'urgenza in cui le famiglie religiose operano, rimane prioritaria un'attenta cura nella scelta e nella preparazione dei formatori e delle formatrici. Si tratta di uno dei ministeri più difficili e delicati, che richiede tutto il vostro appoggio e fiducia. Nei documenti del magistero della Chiesa formatori e formatrici troveranno sempre la via sicura della dottrina e della vita, con cui si devono identificare, per offrire ai giovani religiosi e alle giovani religiose i contenuti di pensiero e di stile concreto di vita consacrata. E' un diritto che va rispettato; è un'attesa che non va defraudata affinché la vita religiosa, pienamente inserita nella Chiesa, sia sempre nutrita con la verità stessa che la Chiesa propone per i suoi figli affinché non siano discepoli se non dell'unico Maestro che è Cristo. I giovani e le giovani hanno soprattutto bisogno di maestri che siano per loro: uomini di Dio, conoscitori rispettosi del cuore umano e delle vie dello Spirito, capaci di rispondere alle loro esigenze di maggiore interiorità, di esperienza di Dio e di fraternità, di iniziazione alla missione. Formatori che sappiano educare al discernimento, alla docilità e all'obbedienza, alla lettura dei segni dei tempi e dei bisogni della gente, e a rispondervi con sollecitudine e audacia in piena comunione ecclesiale. La CRB è chiamata a svolgere un ruolo importante in questo campo, sia trasmettendo con fedeltà gli orientamenti della Chiesa, sia stimolando la collaborazione intercongregazionale e curando, con apposite iniziative, la preparazione dei formatori. Operando in sintonia con l'episcopato a tutti i livelli (nazionale, regionale e diocesano), voi superiori e superiore maggiori potete usufruire dell'opera dei collaboratori migliori di ciascun Istituto e offrire servizi che non solo aiutino a superare eventuali limiti, ma creino uno stile valido di formazione alla vita religiosa. Tali iniziative intercongregazionali aiuteranno allo stesso tempo a valorizzare i carismi specifici, sviluppando la comunione e la coscienza della complementarietà nella fraternità e aprendo gli orizzonti della carità sulla Chiesa universale e sull'intera Chiesa locale per un'azione evangelizzatrice e pastorale più unitaria ed efficace, sotto la guida dei vescovi.


5. Tutto ciò richiede, evidentemente, oltre ad una presenza attiva e discreta dei formatori e di voi superiori, un accurato e tempestivo discernimento vocazionale.

Le necessità e le urgenze apostoliche non giustificano mai un discernimento affrettato e una inadeguata preparazione al noviziato. Per la sua maturazione, la persona necessita di un itinerario di fede e di impegno nel servizio, graduale e personalizzato. L'iniziazione alla vita religiosa fallisce se viene a mancare una vera conversione e un'autentica opzione per Cristo, nella libertà e nell'esperienza del suo amore, perché "la chiamata alla via dei consigli evangelici nasce dall'incontro interiore con l'amore di Cristo, che è amore redentivo" ("Redemptionis Donum", 3). Tutta la formazione religiosa si snoda lungo l'asse della sequela di Cristo, nella partecipazione intensa ai suoi misteri attualizzati nella liturgia e vissuti nella Chiesa, nel crescente dono di sé ai fratelli, secondo la sensibilità propria della vocazione specifica, nella partecipazione progressiva al carisma del fondatore. La sequela di Cristo porta alla condivisione sempre più consapevole e concreta del mistero della sua passione, morte e risurrezione. Il mistero pasquale deve essere il cuore del programma di formazione, come sorgente di vita e di maturità. E' qui che si forma l'uomo nuovo, il religioso e l'apostolo.

La formazione richiede tempi adeguati, un programma organico, completo, esigente, stimolante, aperto, chiaramente ispirato alla norma delle norme della vita religiosa, la sequela di Cristo, e al carisma del fondatore. Richiede per tutti, e in particolare per i religiosi chiamati al sacerdozio, una solida formazione teologica, biblica e liturgica, come è indicato nelle norme della Chiesa universale e locale e di ogni Istituto. Si richiedono infine luoghi di formazione che garantiscano effettivamente il conseguimento degli obiettivi propri a ogni fase della formazione. E' bene pertanto che i giovani, durante il periodo di formazione, risiedano in comunità formative, dove non manchino tutte le condizioni per una formazione completa: spirituale, intellettuale, culturale, liturgica, comunitaria e pastorale; condizioni che raramente si possono trovare nelle piccole comunità. E' sempre necessario comunque attingere dall'esperienza pedagogica della Chiesa quanto ci permette di verificare e arricchire la formazione in una comunità adeguata alle persone e alla loro vocazione religiosa e sacerdotale. Sia che questa formazione abbia luogo interamente all'interno dei vostri Istituti, o che sia affidata in parte a iniziative intercongregazionali, il ruolo di voi superiori e superiore maggiori è sempre molto importante nel processo di formazione dei vostri giovani, di cui voi portate la responsabilità davanti a Dio e alla Chiesa.


6. La Chiesa del Brasile richiede una pastorale molto impegnata; è una Chiesa viva e dinamica, ma gli operai sono pochi. E' facile quindi il rischio di cadere nell'attivismo, che può condurre a uno svuotamento spirituale e a una stanchezza precoce. Da questo emerge l'urgenza di una formazione costante per rivitalizzare le forze spirituali di chi si dedica al servizio dell'evangelizzazione, in qualsiasi campo e situazione. E' compito quindi di ogni Istituto religioso programmare e realizzare un piano adeguato di formazione permanente per tutti i suoi membri. Un programma che non tenda soltanto alla formazione dell'intelletto, ma di tutta la persona, principalmente nella sua dimensione spirituale, perché ogni religioso possa vivere in pienezza la propria consacrazione a Dio, nella missione specifica a lui affidata dalla Chiesa.


7. Ho condiviso con voi, cari superiori e superiore maggiori, alcuni pensieri che animano la preghiera e la riflessione sul cammino della Chiesa nella storia e della vita religiosa alle soglie del 2000. Questo mondo, oggi più che mai, ha bisogno di vedere in voi uomini e donne che hanno creduto alla parola del Signore e hanno scommesso sull'amore. Perché la vostra vita, fiorita nell'amore indiviso per il Signore, sia vivificante per l'intera Chiesa e per il mondo, vi abbiamo incoraggiati a "riportare all'oggi della vita e della missione di ciascun Istituto l'ardimento con il quale i fondatori si erano lasciati conquistare dalle intenzioni originarie dello "Spirito", puntando soprattutto sull'urgenza di una saggia formazione delle nuove leve. Che Maria, modello di ogni consacrato, vi sostenga nel vostro cammino, ravvivi in voi la piena comunione e la gioia di appartenere a Cristo, e potenzi il vostro slancio apostolico: con la mia affettuosa e larga benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 11 luglio 1986.

Data: 1986-07-11 Venerdi 11 Luglio 1986





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