GPII 1986 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma))

Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma))

La pienezza del cuore di Gesù non si esaurisce mai



1. "Cuore di Gesù, dalla cui pienezza noi tutti abbiamo attinto".

Raccolti per recitare l'Angelus, ci uniamo a Maria nel momento dell'annunciazione, quando il Verbo si fece carne e venne ad abitare sotto il suo cuore: il cuore della Madre. Ci uniamo quindi al cuore della Madre, che dal momento del concepimento conosce meglio il cuore umano del suo divin Figlio: "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia", così scrive l'evangelista Giovanni (Jn 1,16).


2. Che cosa determina la pienezza del cuore? Quando possiamo dire che il cuore è pieno? Di che cosa è pieno il cuore di Gesù? E' pieno d'amore. L'amore decide di questa pienezza del cuore del Figlio di Dio, alla quale ci rivolgiamo oggi nella preghiera. E' un cuore pieno di amore del Padre: pieno in modo divino e insieme umano. Infatti il cuore di Gesù è veramente il cuore umano di Dio Figlio. E' quindi pieno di amore filiale: tutto ciò che egli ha fatto e detto sulla terra, rende testimonianza proprio a tale amore filiale.


3. Nello stesso tempo l'amore filiale del cuore di Gesù ha rivelato - e rivela continuamente al mondo - l'amore del Padre. Il Padre "infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" per la salvezza del mondo; per la salvezza dell'uomo, perché egli "non muoia, ma abbia la vita eterna" (Jn 3,16).

Il cuore di Gesù è quindi pieno d'amore per l'uomo. E' pieno d'amore per la creatura. Pieno d'amore per il mondo. Quanto è pieno! Questa pienezza non si esaurisce mai. Quando l'umanità attinge alle risorse materiali della terra, dell'acqua, dell'aria, queste risorse diminuiscono e poco a poco si esauriscono.

Si parla molto su questo tema in merito allo sfruttamento accelerato di tali risorse che è compiuto ai nostri giorni. Di qui derivano avvertimenti quali: "Non sfruttiamo oltre misura". Tutt'altro accade con l'amore. Tutt'altro accade con la pienezza del cuore di Gesù. Essa non si esaurisce mai, né si esaurirà mai.

Da questa pienezza noi tutti riceviamo e grazia su grazia. Occorre soltanto che si dilati la misura del nostro cuore, la nostra disponibilità ad attingere a tale sovrabbondanza di amore. Appello per le dieci carmelitane rapite Con profondo dolore e sgomento ho appreso che nelle Filippine dieci monache carmelitane, componenti un'intera comunità religiosa, sono state sequestrate e portate via dal convento di Marawi City. Mentre elevo la mia accorata deplorazione perché persone indifese, dedicate esclusivamente alla preghiera e alla contemplazione nel raccoglimento della clausura, siano fatte oggetto di tale violenza e sopruso rivolgo un pressante appello ai responsabili dell'incredibile gesto, perché vogliano sollecitamente rilasciare incolumi quelle buone suore, che hanno consacrato la loro esistenza alla lode adorante di Dio e alla impetrazione di grazie per la Chiesa e l'umanità. Invito tutti i presenti a questo incontro domenicale e tutti coloro che mi ascoltano a pregare il Signore perché conforti quelle nostre sorelle, e apra i cuori dei sequestratori a sentimenti di rettitudine e giustizia. E specialmente affidiamo queste suore alla Madonna del Carmelo, la cui memoria si avvicina in questa settimana

Data: 1986-07-13 Domenica 13 Luglio 1986




Messaggio ai vescovi del Perù - Città del Vaticano (Roma)

Rendere più viva e dinamica la comunione con il Papa


Amatissimi confratelli nell'episcopato. In occasione della visita in Perù del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. Joseph Ratzinger, su invito del presidente di codesta Conferenza episcopale, card. Juan Landazuri Ricketts, mi è gradito farvi giungere il mio cordiale saluto nella pace del Signore risorto. Questo incontro del card. prefetto con l'episcopato peruviano vuole essere, in certo modo, una prosecuzione del fraterno dialogo ecclesiale, avviato nel corso delle ultime visite "ad limina" per analizzare e approfondire congiuntamente alcuni temi interessanti, allo scopo di rendere sempre più viva e dinamica la comunione di ciascun vescovo con la Sede di Pietro e con gli altri vescovi del mondo.

Fra le altre questioni emerge, per la sua importanza e ripercussione sul popolo fedele, il tema della teologia della liberazione, al quale la menzionata Congregazione ha dedicato recentemente due documenti: "Istruzione su alcuni aspetti della teologia della liberazione" (1984), e "Istruzione su libertà cristiana e liberazione" (1986). Questa riunione in Perù, preceduta da altre similari con altri episcopati, costituisce un momento di speciale intensità ecclesiale, in quanto espressione di quella collegialità che unisce i vescovi tra loro e con il successore di Pietro nella sollecitudine per tutte le genti. Auspico che, dall'incontro in programma sia rafforzato ulteriormente tale vincolo collegiale a vantaggio dell'intera Chiesa, la quale "forma un tutt'uno di cui l'unione dei vescovi è il vincolo" (san Cipriano, "Ep. 56", 8,3). Nelle conversazioni avute con ciascuno di voi, ho potuto constatare come vi stiate prodigando nel dovere imprescindibile di fare Chiesa, obiettivo che deve essere sempre al di sopra di circostanze e di problemi umani di qualsivoglia natura. Sull'esempio di Cristo ciò deve essere un ulteriore stimolo per non desistere nella ricerca e nell'accostarsi agli uomini, nel desiderio di sanare le loro ferite, di aiutarli a prendere sopra di sé i propri fardelli e, soprattutto, di aprire loro, mediante la parola e la testimonianza, l'autentica via della liberazione operata da Cristo redentore: questa "dà il vero significato ai necessari sforzi di liberazione di ordine economico sociale e politico e impedisce loro di naufragare in nuove forme di schiavitù" ("Libertatis Conscientia", 99). In questo modo il vostro ministero pastorale toccherà in profondità gli spiriti li dove, per quanto le carenze umane siano più dolorose, avviene, con l'intervento della grazia divina, la rinascita dell'uomo nuovo e del mondo nuovo cui tutti aneliamo, "perché la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio" (Rm 8,19). Tutto quanto attenga all'elevazione spirituale, morale e sociale dell'uomo deve essere oggetto della vostra ineludibile missione e ad essa dovete dedicare i migliori sforzi, senza dimenticare che ciascun momento è tempo favorevole, è tempo di grazia per il Signore. Che la vostra fede illumini tutti gli uomini, "perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Mt 5,16), e così possano scoprire meglio il mistero di Cristo e della Chiesa. Cari fratelli, non voglio concludere questo messaggio senza elevare la mia preghiera alla Vergine Maria la quale, nel cenacolo di Gerusalemme, aiuto e intercedette per consolidare l'unità degli apostoli, i quali "erano assidui e concordi nella preghiera" (Ac 1,14). "Totalmente dipendente da Dio e tutta orientata verso di lui per lo slancio della sua fede, Maria, accanto a suo Figlio, è l'icona più perfetta della libertà e della liberazione dell'umanità e del cosmo" ("Libertatis Conscientia", 97). A lei affido il buon esito di questo dialogo, e allo stesso tempo vi impartisco di cuore la mia benedizione apostolica, che estendo volentieri a tutto il popolo fedele del Perù. Dal Vaticano, 14 luglio 1986

Data: 1986-07-14 Lunedi 14 Luglio 1986









Messaggio ai vescovi del Perù - Città del Vaticano (Roma)

Favorire l'autentico bene comune


Cari fratelli nell'episcopato. Seguo con viva preoccupazione la situazione difficile in cui da tempo versa il vostro Paese. La notizia di un brusco e repentino aggravamento della stessa, per l'aumento delle tensioni politiche e sociali che hanno fatto seguito ai fatti drammatici del mese scorso, mi giunse mentre mai stavo preparando a compiere la visita pastorale in Colombia. Voi, solleciti come sempre del bene del vostro popolo, siete intervenuti immediatamente con un nuovo appello alla concordia nazionale attraverso la riconciliazione degli spiriti e la reciproca comprensione. Voi ritenete che tali premesse sono necessarie per una fruttuosa ricerca delle soluzioni più idonee ai gravi problemi che tutti, personalità responsabili e cittadini in genere, senza distinzione devono affrontare, percorrendo la via della giustizia e del pieno rispetto del valore fondamentale di ogni essere umano. Desidero testimoniarvi prima di tutto la mia profonda partecipazione al lutto e alle prove che affronta il vostro Paese ed esprimervi la mia solidarietà completa e cordiale con le vostre preoccupazioni e con i vostri sforzi, diretti a promuovere e a favorire l'autentico bene comune per mezzo dell'unità della Nazione, superando gli antagonismi di parte. Vorrei che nel perseguimento di questi elevati obiettivi vi accompagnasse l'eco delle vostre stesse parole, che feci mie e ribadii nel corso della visita al vostro caro Paese nel febbraio dell'anno passato. In quell'occasione ripetei con voi che "è importante che le istituzioni incaricate di vegliare sull'ordine pubblico e sull'amministrazione della giustizia, la cui missione è la difesa della vita e dell'ordine giuridico, riescano a ispirare fiducia alla popolazione, contribuendo così a rafforzare la convivenza della legge nel nostro Paese". E aggiunsi che "il cristianesimo riconosce la nobile e giusta lotta per la giustizia a tutti i livelli, ma invita tuttavia a promuoverla mediante la comprensione, il dialogo, il lavoro efficace e generoso, la convivenza, escludendo soluzioni che passino per la strada dell'odio e della morte". L'invito a cercare e conseguire la concordia nazionale attraverso la riconciliazione degli spiriti e l'abbandono degli odi e dei rancori, che sono alla radice della violenza, continuerà ad essere - ne sono sicuro - il punto fondamentale della vostra costante opera di magistero e ministeriale in favore soprattutto delle generazioni giovanili, che sono le più esposte alla suggestione di ideologie false, non di rado nelle stesse sedi ove si provvede alla loro formazione. Come dissi nel mio discorso ai giovani peruviani, il 2 febbraio dell'anno passato, solamente in Cristo "si trova la risposta alle ansie più profonde" dei loro cuori. E aggiungevo che in realtà "l'avere fiducia nei mezzi violenti, con la speranza di instaurare maggiore giustizia, significa essere vittima di un'illusione mortale". Elevo a Dio suppliche ferventi per la concordia degli spiriti nel vostro Paese e vi esorto a promuovere nelle Chiese a voi affidate un'autentica "crociata" di preghiere. Salga a Dio l'anelito alla pacificazione e alla desiderata tranquillità nell'ordine che si annida nel cuore di tanti figli di questa nobile Nazione. Per tutti chiedo a Dio, "nostra pace e riconciliazione", grazie abbondanti, in pegno delle quali impartisco di cuore una speciale benedizione apostolica. Dal Vaticano, 16 luglio 1986

Data: 1986-07-16 Mercoledi 16 Luglio 1986




Ai dipendenti delle ville Pontificie - Castel Gandolfo (Roma)

L'ascolto della parola di Dio illumina il lavoro dell'uomo


Sia lodato Gesù Cristo! Ci incontriamo anche quest'anno, come di consueto, riuniti nella nostra comunità eucaristica. L'ultima volta è stato in questo stesso periodo, nel mese di luglio. Nel frattempo siamo rimasti gli stessi, ma siamo anche cambiati. In un anno c'è sempre da registrare una differenza, non solamente nel calendario, ma anche nella vita dell'uomo; ciascuno di noi, nella vita esterna, nella vita del corpo, ma anche nella vita dello spirito e dell'anima siamo più cresciuti, anche i giovani; siamo tutti più maturi. La morte, poi, del compianto direttore dottor Carlo Ponti parla a noi tutti della realtà alla quale ci avviciniamo; egli, ancora un anno fa, era con noi, partecipava alla stessa Eucaristia, sembrava ancora molto sano, non solamente in quel mese, ma anche dopo; infatti, quando lo vidi all'inizio dell'anno, mi sembrava ancora "tutto in ordine". Ma dopo poche settimane è scomparso. Oggi preghiamo specialmente per la sua persona, per la sua anima, raccomandiamo a colui che è il Padre di tutti noi la sua vita eterna, la vita che ora vive fuori del corpo. Vorrei approfittare della parola di Dio, che ci è stata presentata oggi in questa celebrazione eucaristica, per offrire a tutti una breve considerazione e, nello stesso tempo, anche un augurio molto cordiale. Uno si trova racchiuso nell'altra: l'augurio nella considerazione, e la considerazione in questo augurio.

Ecco, la parola di Dio e specialmente il Vangelo di san Luca, che leggiamo nella domenica odierna, ci parla di due sorelle, Marta e Maria, delle quali Gesù era ospite nella loro casa, non lontano da Gerusalemme. Egli ne fu ospite più volte, ne fu anche ospite negli ultimi giorni prima degli avvenimenti pasquali. E noi, avendole sentite spesso, conosciamo bene quelle parole, rivolte da Gesù a Marta, paragonandone il lavoro, la sollecitudine quotidiana con l'atteggiamento della sorella la quale, invece, cercava di ascoltare la parola del Signore. Tali parole di Gesù sono molto significative, molto emblematiche: ci parlano del valore che, tutti noi, dobbiamo introdurre nella nostra vita. Esse ci fanno capire che il nostro lavoro o, altrimenti parlando, tutto ciò che viene costituito dalla nostra umana attività, come ciò che fruttifica dalla parola di Dio, ha un proprio valore, un proprio significato. Gesù ha detto in un'altra circostanza: "Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4): in tal modo l'uomo vive certamente di quello che è frutto del suo lavoro, il pane, ma nello stesso tempo vive di quello che proviene dalla parola di Dio. Ecco che così si è formato un programma di vita cristiana, costituita dai due ben noti elementi: "ora et labora"; e questo programma ce lo ha portato, come essenza stessa della civiltà e della cultura cristiana, specialmente occidentale, il grande patriarca dell'Occidente, san Benedetto; "ora et labora": sono le sue parole, molto semplici ma nello stesso tempo straordinariamente profonde, che ci spiegano il senso, la struttura della vita umana. Ciascuno di noi deve saperle comporre insieme ambedue: il lavoro e la preghiera. La propria attività e l'ascolto della parola di Dio. Possiamo dire che, oggi, il mondo moderno è più aperto a quello che proviene dall'attività umana. Viviamo, specialmente qui in Occidente, in una civiltà scientifico-tecnologica, in cui l'uomo dà molta più importanza e fiducia alle opere della sua mente e delle sue mani, ed è anche molto più impegnato nelle sue attività e nei suoi successi. Ma questo atteggiamento crea molte volte un vuoto spirituale, tanto che l'uomo non è felice, nonostante tutti i successi del suo lavoro, della sua attività temporale, unicamente finalizzata agli scopi di questo mondo terreno. E allora si avverte una grande necessità di controbilanciare questa sproporzione. Dobbiamo vivere maggiormente della parola di Dio.

Incontrando al giorno d'oggi alcuni gruppi di giovani, vediamo che essi ricercano di nuovo la parola di Dio, ricercano la preghiera perché vedono, constatano di non trovare nell'attività, in tutto quello che è proprio dell'attività dell'uomo e di questo mondo, una soddisfazione piena per il loro spirito. E di qui, ecco l'augurio: con questa breve considerazione, basata sul Vangelo di oggi, sulla liturgia della Parola, vorrei anche auspicare a tutti voi, miei carissimi collaboratori, dipendenti delle Ville Pontificie, e tra voi anche al nuovo direttore, di saper fare una bella sintesi di questi due avvenimenti della vita umana, di saper vivere, certamente, del lavoro di ogni giorno, ma anche di saper illuminare questo lavoro con la luce ben più grande che proviene dalla parola di Dio; quella che diventa nostra, cioè propria dell'uomo, nella preghiera.

Questo auguro a tutti i presenti, alle vostre famiglie, ai vostri anziani e ai vostri giovani; e in questo spirito vorrei anche pregare insieme con voi durante questa celebrazione della santissima Eucaristia. Sia lodato Gesù Cristo!

Data: 1986-07-20 Domenica 20 Luglio 1986




Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

Cuore di Gesù, porta ai cuori umani la liberazione



1. "Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni...". Nel corso di queste domeniche, mentre ci raccogliamo per la preghiera di mezzogiorno, recitiamo le litanie del sacro Cuore in unione particolare con la Madre di Gesù. L'Angelus domenicale infatti è il nostro appuntamento di preghiera con Maria. Insieme a lei ricordiamo l'annunciazione, che fu certamente un avvenimento decisivo nella sua vita. Ed ecco, nel centro di quest'avvenimento, scopriamo il cuore. Si tratta dell'amore del Figlio di Dio, che dal momento dell'incarnazione inizia a svilupparsi sotto il cuore della Madre insieme con il cuore umano del suo Figlio.


2. E' questo cuore "desiderio" del mondo? Guardando il mondo così come visibilmente ci circonda, dobbiamo constatare con san Giovanni che esso è sottomesso alla concupiscenza della carne, alla concupiscenza degli occhi e alla superbia della vita (cfr 1Jn 2,16) e questo "mondo" sembra essere lontano dal desiderio del cuore di Gesù. Non condivide i suoi desideri. Rimane estraneo e, a volte, addirittura ostile nei suoi confronti. Questo è il "mondo", di cui il Concilio dice che è "posto sotto la schiavitù del peccato" (GS 2).

E lo dice in conformità con l'intera rivelazione, con la Sacra Scrittura e con la Tradizione (e perfino, diciamo pure, con la nostra esperienza umana).


3. Contemporaneamente, tuttavia, lo stesso "mondo" è stato chiamato all'esistenza per amore del Creatore e per questo amore esso è costantemente mantenuto nell'esistenza. Si tratta del mondo come l'insieme delle creature visibili e invisibili, e in particolare "l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive" (GS 2). E' il mondo che, proprio a causa della "schiavitù del peccato", è stato sottomesso alla caducità - come insegna san Paolo - e, per questo, geme e soffre nelle doglie del parto, attendendo con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, poiché soltanto su una tale strada può essere veramente liberato dalla schiavitù della corruzione, per partecipare alla liberà e alla gloria dei figli di Dio (cfr Rm 8,19-22).


4. Questo mondo - malgrado il peccato e la triplice concupiscenza - è rivolto all'amore, che riempie il cuore umano del Figlio di Maria. E perciò, unendoci a lei, chiediamo: Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, porta ai cuori umani, avvicina ai nostri tempi quella liberazione che è nel tuo Vangelo, nella tua croce e risurrezione: che è nel tuo cuore!

Data: 1986-07-20 Domenica 20 Luglio 1986




Santa Messa per un gruppo di olandesi - Castel Gandolfo (Roma)

Nella preghiera la risposta ai nostri interrogativi


E' una grande gioia speciale per il Papa ricevervi, giovani, qui nella residenza estiva. Sotto la guida del vescovo di Roermond, insieme a un gruppo di sacerdoti e di altre persone che si sono consacrate a Dio, voi siete venuti a Roma per riflettere sul vostro futuro, sullo scopo delle vostre vite. Che cosa Cristo chiede da me? Cosa vuole fare della mia vita? Come debbo rispondervi? Come posso essere fedele alla via che egli mi ha tracciata nel suo immenso amore? Possiamo essere felici se seguiamo la nostra strada? E' possibile per giovani edificare una vita feconda se non sono attaccati anima e cuore alla Chiesa di Cristo? La risposta diventa chiarissima a chi prega, a chi ascolta in silenzio la voce di Dio che sempre viene riecheggiata dai pastori della Chiesa cattolica.

Il miglior modo di pregare è la celebrazione della santa Eucaristia. perciò ho voluto che celebrassimo insieme questo sacrificio eucaristico. Proprio per trovare la risposta giusta a tutte quelle domande. E per avere il coraggio di seguire effettivamente la voce di Dio. Oggi, domani e tutti i giorni che Dio ci dà. Io prego che ciascuno di voi possa capire e seguire la voce di Dio che chiama.

Data: 1986-07-22 Martedi 22 Luglio 1986









Lettera all'Incontro matrimoniale internazionale - Castel Gandolfo (Roma)

Il matrimonio legato al mistero e alla missione della Chiesa


Al mio venerabile confratello Francis J. Dunn vescovo ausiliare di Dubuque. Sono veramente felice di avere la possibilità di inviare i miei saluti a tutti coloro che partecipano, negli Stati Uniti, al Congresso Nazionale, del "Worldwide Marriage Encounter" (Incontro matrimoniale internazionale), che si sta svolgendo a Tampa, in Florida. Il Concilio Vaticano II ha rivolto un appello particolare alle famiglie, affinché queste condividessero le loro ricchezze spirituali con gli altri, perché "la famiglia cristiana, poiché nasce dal matrimonio, che è l'immagine e la partecipazione del patto d'amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa" (GS 48). In effetti, il concetto cristiano del matrimonio è profondamente legato al mistero e alla missione della Chiesa. Solo quando il matrimonio e la missione dei coniugi vengono considerati alla luce dell'amore di Cristo per la Chiesa (cfr Ep 5,22-33) si può comprendere pienamente la verità sul matrimonio e la famiglia.

Apprezzo quanto ha fatto il Worldwide Marriage Encounter - negli ultimi anni - insieme ad altri movimenti apostolici, per infondere nelle coppie sposate una visione autenticamente cristiana della loro vocazione al matrimonio e alla vita familiare. E' particolarmente importante oggi, quando si parla alle coppie sposate e in particolare ai giovani, ricordar che la loro vocazione deve dare espressione concreta all'esigenza di verità della vita di tutti i giorni. Come ho detto nella mia Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo (n. 10), "La civiltà materialistica e consumistica penetra in tutto questo meraviglioso insieme di amore coniugale paterno e materno e lo spoglia di quel contenuto profondamente umano, che sin dall'inizio fu pervaso anche da un contrassegno e riflesso divino. Cari giovani amici! Non permettete che vi sia tolta questa ricchezza! Non inscrivete nel progetto della vostra vita un contenuto deformato, impoverito e falsato: l'amore "si compiace della verità". Cercate questa verità là dove essa si trova realmente! Se c'è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogans propagandati! Non abbiate paura dell'amore, che pone precise esigenze all'uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa - sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore". San Paolo ci ricorda continuamente in termini concreti i requisiti precisi che sono richiesti a "quelli che vivono secondo lo spirito" (Rm 8,5) e che "camminano nella carità" (Ep 5,2). Questi requisiti includono la soppressione di "quella parte di voi che appartiene alla terra" (Col 3,5) e il non prendere parte in "opere infruttuose delle tenebre" (Ep 5,11). Dobbiamo conformare i nostri cuori alle "cose di lassù" (Col 3,1) e "comprendere la volontà di Dio" (Ep 5,17). L'esortazione dell'Apostolo a "vigilare attentamente sulla vostra condotta" e a "profittare del tempo presente" (Ep 5,15-16) ha un'importanza immediata per i cristiani di oggi. Poiché un elemento essenziale della vocazione alla santità da parte delle coppie sposate deve essere proprio un'etica di vita coniugale e familiare. Come ho affermato nella mia esortazione apostolica circa i compiti della famiglia cristiana nel mondo d'oggi, "anche i coniugi nell'ambito della loro vita morale, sono chiamati a un incessante cammino, sostenuti dal desiderio sincero e operoso di conoscere sempre meglio i valori che la legge divina custodisce e promuove, e dalla volontà retta e generosa di incarnarli nelle loro scelte concrete". La legge di Dio non è qualcosa di avulso dalla persona umana; al contrario, essa risponde alle nostre più profonde necessità e desideri, poiché questa è stata creata da Dio. E' una legge "che si pone al servizio della sua piena umanità, con l'amore delicato e vincolante con cui Dio stesso ispira, sostiene e guida ogni creatura verso la sua felicità" (FC 34). Un tale programma di "spiritualità" ed etica della vita familiare richiederà un ascetismo quotidiano che abbracci tutti gli aspetti della vita coniugale. Spero che il "Worldwide Marriage Encounter" assista le coppie sposate affinché queste rispondano con sempre maggiore fedeltà e generosità a questo richiamo evangelico - attraverso le vostre riflessioni, i colloqui, gli studi e le pubblicazioni. In particolare raccomando questo impegno alle vostre preghiere, come individui e come famiglie. Poiché in verità uno dei principi fondamentali della spiritualità coniugale e familiare è che "l'effettiva partecipazione alla vita e missione della Chiesa nel mondo è proporzionale alla fedeltà e all'intensità della preghiera con la quale la famiglia cristiana si unisce alla Vite feconda, che è Cristo Signore" (FC 62).

Assicuro a tutti voi le mie preghiere. Che Cristo, il buon pastore, benedica le vostre case con l'armonia e la pace, e ricolmi di gioia i vostri cuori. A tutti coloro che prendono parte al Congresso e ai loro associati, imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

Data: 1986-07-23 Mercoledi 23 Luglio 1986




Incontro con le Guardie Svizzere - Castel Gandolfo (Roma)

Pregare con fiducia perché Dio è padre


Care guardie svizzere e cari agenti dell'Ufficio di vigilanza. La Liturgia odierna propone alla nostra considerazione la necessità della preghiera. Essa è infatti l'espressione logica e normale della creatura verso Dio, che è il Creatore e il Signore dell'intero universo. Appena si è compreso che la nostra vita dipende totalmente da Dio, si sente il bisogno di pregare, e cioè di affidarsi a colui che sa, segue e provvede, riconoscendo la sua suprema e assoluta autorità e la nostra radicale dipendenza. La prima e massima espressione della preghiera è quindi l'adorazione, che comprende anche i sentimenti della riconoscenza, della propiziazione e della impetrazione. Gesù stesso, come Verbo incarnato, ha dato l'esempio della preghiera; anzi la sua vita è stata una continua preghiera di adorazione e di amore al Padre, fatta a nome dell'umanità e culminata nel sacrificio della croce.

Questo atto di suprema adorazione è talmente necessario nei rapporti tra Dio e l'umanità, che il sacrificio del Calvario, per volontà di Cristo, è rimasto presente ed efficace mediante la santa Messa, la quale quindi è la prima ed essenziale forma di preghiera, di infinito valore, degna dell'Altissimo, Creatore e Signore. Gesù poi ci illumina sul contenuto della preghiera, e cioè su che cosa in concreto dobbiamo chiedere a Dio. Lo fa mediante la grande invocazione del "Padre nostro". La prima domanda riguarda la Verità: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno!". Gesù supera la distanza abissale tra Dio e l'uomo, rivelandone la "paternità", e quindi l'amore, l'affetto, la condiscendenza verso le sue creature razionali. In questa prospettiva egli spiega quali devono essere le richieste essenziali della preghiera: "Sia santificato il tuo nome", cioè che tutti gli uomini riconoscano che tu "sei" e "chi" sei; "Venga il tuo regno", cioè che tutti riconoscano Gesù Cristo, il Verbo incarnato, e la sua missione redentrice che ha portato all'umanità il regno della verità e dell'amore.

La seconda domanda del "Padre nostro" riguarda la santità: "Rimetti a noi i nostri debiti"! "E non ci indurre in tentazione". Sembra di udire quasi un grido timoroso, ansioso, che scaturisce dalla drammaticità della vita umana. Dio vuole la nostra salvezza, la nostra perfezione. "Voi siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli" (Mt 5,48). Di fronte a una tale esigenza, a un simile compito noi riconosciamo le nostre debolezze e la nostra incostanza. E proprio per questo chiediamo la remissione dei peccati e ci preoccupiamo, a nostra volta, di perdonare chi ci ha offeso o fatto del male.

Chiediamo la forza dello Spirito per superare e sconfiggere la resistenza del male. La terza domanda, infine riguarda la vita terrena. "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Non dobbiamo mai trascurare la preghiera, nemmeno quando si tratta di beni naturali. Dobbiamo pregare affinché questi beni vengano concessi non solo a noi, ma anche agli altri. Nella nostra preghiera dobbiamo chiedere che gli uomini siano disposti a un'equa divisione delle ricchezze, una giusta organizzazione delle strutture politiche ed economiche, al superamento delle barriere razziali e di tutti gli ostacoli che potrebbero danneggiare lo Spirito di fratellanza, e infine alla comprensione reciproca e alla solidarietà. Chi prega con vera serietà e sincerità sente il bisogno di dividere il pane con i suoi fratelli. Ecco dunque, care guardie svizzere e cari membri dell'Ufficio di vigilanza, quanto Gesù ci insegna nella preghiera. Egli ci dice di pregare con fiducia e confidenza, perché Dio è Padre, di pregare con insistenza e perseveranza - come l'amico della parabola - e ancora di pregare con sapienza, e cioè con fede soprannaturale, convinti che Dio vuole certamente il nostro bene, e cioè la nostra eterna salvezza, unico scopo della nostra esistenza nel tempo. "Il povero invoca e Dio lo ascolta", abbiamo detto nel salmo responsoriale. Di fronte all'infinita maestà dell'Altissimo, siamo tutti poveri e perciò preghiamo e durante il sacrificio della Messa, che ora celebriamo chiediamo, come l'amico della parabola, tre pani: il pane della fede, il pane della speranza e il pane della carità, sicuri di essere esauditi da colui che invochiamo col dolce nome di "Padre".

Data: 1986-07-27 Domenica 27 Luglio 1986





Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma)

La verità ha la forza di chiamare l'amore



1. "Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano"! Ci raccogliamo oggi durante la preghiera dell'Angelus, per ricordarti, o Madre di Cristo, l'avvenimento che ebbe luogo a Cana di Galilea. Questo avvenne all'inizio dell'attività messianica. Gesù era stato invitato, insieme a te e ai suoi primi discepoli, alle nozze. E quando venne a mancare il vino, tu, Maria, dicesti a Gesù; Figlio, "non hanno più vino" (Jn 2,3). Tu conoscevi il suo cuore.

Sapevi che esso è generoso verso coloro che lo invocano. Con la tua preghiera a Cana di Galilea hai fatto si che il cuore di Gesù si rivelasse nella sua generosità.


2. Questo è il cuore generoso, poiché in esso abita infatti la pienezza; abita in Cristo vero uomo la pienezza della divinità; e Dio è Amore. E' generoso perché ama - e amare vuol dire elargire, vuol dire donare. Amare vuol dire essere dono. Vuol dire essere per gli altri, essere per tutti, essere per ciascuno. Per ciascuno che chiama. Chiama, a volte, perfino senza parole. Chiama per il fatto di mettere a nudo tutta la sua verità e, in questa verità, chiama l'amore! La verità ha la forza di chiamare l'amore. Mediante la verità hanno la forza di chiamare all'amore tutti coloro che sono "poveri in spirito", che "hanno fame e sete della giustizia", che, essi stessi, sono misericordiosi. Tutti costoro - e tanti altri ancora - hanno un meraviglioso "potere" sull'amore. Tutti quelli fanno si, che l'amore si comunichi, si doni e si manifesti così la generosità del cuore. Tra tutti coloro, tu, Maria, sei la prima.


3. Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano! Mediante questa generosità l'amore non si esaurisce, ma cresce. Cresce costantemente. Tale è la natura misteriosa dell'amore. E tale è pure il mistero del cuore di Gesù, che è generoso verso tutti. Si apre per tutti e per ciascuno.

Si apre completamente da se stesso. E in questa generosità non si esaurisce. La generosità del cuore rende testimonianza al fatto che l'amore non è soggetto alle leggi della morte, ma alle leggi della risurrezione e della vita. Rende testimonianza al fatto che l'amore cresce con l'amore. Tale è la sua natura.


4. A questa verità circa l'amore rese testimonianza nei nostri tempi Paolo VI. Il suo cuore umano cesso di battere qui a Castel Gandolfo, otto anni fa nella festa della Trasfigurazione del Signore. Il suo umile successore fa sua la stessa verità circa l'amore, che il defunto Pontefice proclamo con la parola e con la vita fino alla fine, invocando il cuore divino. E perciò pensando al Papa Paolo VI, oggi, durante la preghiera dell'Angelus, ci uniamo in modo particolare a Maria, e diciamo: Cuore di Gesù, generoso verso coloro che ti invocano, accogli il tuo servo nella tua eterna luce.

Data: 1986-08-03 Domenica 3 Agosto 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Castel Gandolfo (Roma))