GPII 1986 Insegnamenti - Nella parrocchia di San Leone - Melbourne (Australia)

Nella parrocchia di San Leone - Melbourne (Australia)

La verità, primo servizio che la Chiesa offre al mondo


Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Vi porgo il mio saluto cordiale nella grazia e nella pace del nostro Signore Gesù Cristo. E' una gioia essere con voi nella Parrocchia di san Leone. Salutando voi desidero anche salutare ogni comunità parrocchiale in Australia e dirvi quanto siete importanti per Cristo e la sua Chiesa. San Leone Magno, come sapete, fu uno dei miei predecessori in quanto Vescovo di Roma e successore di san Pietro. Oltre alle sue numerose doti, egli era un ottimo predicatore della parola di Dio. Una delle verità che egli proclamava con forza era l'onnipresente realtà di Gesù Cristo. La vita di Cristo non ebbe fine con la sua morte sulla croce, e la Chiesa non vive con lo sguardo fisso solo sul passato. Come san Leone disse in uno dei suoi sermoni: "Non dobbiamo conoscere queste cose solo dalla storia, ma in virtù delle azioni di oggi" ("Sermone 63", 6). Gesù è vivo oggi nella Chiesa! Gesù è vivo oggi nella parrocchia di san Leone! Gesù vive in ognuno di voi battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!


2. Durante la sua vita terrena, Gesù passo trent'anni nel piccolo villaggio di Nazaret. Egli era conosciuto come figlio di un falegname. Non era conosciuto come il Figlio di Dio. Infatti, quando rivelo se stesso come il Messia, il suo popolo non lo accetto. Essi non lo riconobbero come il Salvatore del mondo.

E lo stesso fece la città di Gerusalemme. San Luca ci racconta che una volta, quando Gesù vide la città, pianse per essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi... perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata" (Lc 19,42-44). Nazaret e Gerusalemme ci insegnano l'importanza di ricordare che Cristo è presente in mezzo a noi. Le sue parole di commiato ai suoi discepoli furono: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Il Cristo risorto è con noi. E' presente nella famiglia cristiana. E' presente nella comunità parrocchiale. E' presente là dove "due o tre sono riuniti nel mio nome" cfr. Mt 18,20).


3. Ogni comunità cristiana, quindi, deve diventare sempre più cosciente del fatto che Cristo vive al suo interno. Questo perché la preghiera e la lode sono al centro della vita parrocchiale. Come ha sottolineato il Concilio Vaticano II, "la liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa, e insieme la fonte da cui promana tutta la sua virtù" (SC 10).

La celebrazione eucaristica della domenica riunisce insieme tutti i membri della parrocchia. Alla mensa del Signore essi condividono le proprie speranze e aspirazioni, le loro paure e le angosce, i loro sforzi per vivere la fede nella pratica, e il loro desiderio per la misericordia del Signore. Per mezzo del pane e del calice, essi sono uniti con Cristo salvatore e rinnovati nel suo amore salvifico. Nello stesso tempo i legami tra di essi sono rinforzati in modo che, nonostante la grande diversità umana, essi divengano più strettamente uniti nella comunione della Chiesa.


4. Ciò che noi celebriamo nell'Eucaristia è la morte e la risurrezione di nostro Signore, la redenzione ch'egli ha ottenuto per noi e per l'intera razza umana. Con la liturgia, quindi, siamo invitati ad avanzare per servire il Signore risorto che è presente nel nostro prossimo. Il primo servizio che la Chiesa offre al mondo è il servizio della verità, il servizio di condividere la buona novella della salvezza. Questo viene fatto attraverso l'evangelizzazione, la catechesi e l'educazione; quindi attraverso la scuola cattolica e i numerosi programmi di istruzione catechetica.

Viene fatto usando, in modo creativo, i mass-media. Portare la nostra fede cattolica ai giovani significa dare loro una solida base per la costruzione di un futuro migliore. La necessità di istruzione non è limitata solo ai giovani. A ogni stadio della nostra vita, la fede cerca comprensione e ha bisogno della luce di Cristo. C'è anche il servizio della testimonianza evangelica. Operai uomini e donne servono Cristo nella vita quotidiana: nel mercato, in ufficio, nella fabbrica o dovunque essi vivano o lavorino. Quando lavoriamo onestamente e scrupolosamente e in uno spirito di carità verso gli altri, noi aiutiamo la santificazione del mondo. La famiglia cristiana gioca un ruolo vitale nel piano di Dio per la salvezza eterna. La fedeltà tra marito e moglie riflette l'amore fedele di Cristo per la Chiesa. E la famiglia manifesta in un modo unico il valore inestimabile di ogni vita umana, dal bambino nel grembo fino al più anziano.


5. La parrocchia deve sempre cercare di allargare i propri orizzonti e compiere uno sforzo continuo per essere una comunità aperta a tutti. Deve guardare al di là dei propri confini verso la comunità più vasta della diocesi e della Chiesa universale. Poiché apparteniamo alla Chiesa cattolica, una Chiesa veramente universale. Le persone non sposate e i giovani possono dare un contributo molto importante in questo sforzo di guardare al di là della propria parrocchia.

Le persone non sposate, che amano Cristo con cuore casto e generoso, hanno i loro doni da portare nella vita della parrocchia. Poiché essi non hanno i doveri quotidiani di un marito, di una moglie o dei figli, hanno più possibilità di aiutare sia la Chiesa che la società in generale. La loro esperienza di celibato può renderli particolarmente attenti a coloro che spesso sono dimenticati e trascurati dalla società. I giovani si sentono naturalmente attratti dalle persone di ambienti e culture diverse. Essi sono desiderosi di avere nuovi amici e scoprire nuovi mondi.

Essi sono pronti a prendere l'iniziativa di superare i pregiudizi e le divisioni del passato e collaborare per la costruzione di un mondo di vera pace.

A voi giovani di questa parrocchia e a tutti i giovani dell'Australia ripeto ciò che ho detto nella mia lettera apostolica ai giovani del mondo: "Vi auguro di sperimentare la verità che egli, il Cristo, vi guarda con amore!...

Auguro a ciascuno e a ciascuna di voi di scoprire questo sguardo di Cristo e di sperimentarlo fino in fondo. Non so in quale momento della vita. Penso che ciò avverrà quando ce ne sarà più bisogno: forse nella sofferenza, forse insieme con la testimonianza di una coscienza pura, come nel caso di quel giovane del Vangelo, o forse proprio in una situazione opposta: insieme con il senso di colpa, con il rimorso di coscienza. Cristo, infatti, guardo anche Pietro nell'ora della sua caduta, quando egli ebbe rinnegato tre volte il suo Maestro".


6. Abbiamo tutti bisogno dello sguardo di amore di Cristo: ogni individuo, ogni famiglia, ogni parrocchia. Il mondo intero ha bisogno dell'amore di Cristo nostro Redentore. E noi riceviamo questo amore attraverso la Chiesa. Cristo comunica il suo amore attraverso la parola di Dio e i sacramenti che vi sono offerti ogni giorno nella parrocchia di san Leone. Cristo ci ha fatto questa solenne promessa: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Cari fedeli della parrocchia di san Leone: Cristo è con voi oggi e sempre. Egli vive nei vostri cuori!

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986




Alle scuole cattoliche - Melbourne (Australia)

Il successo della scuola dipende da genitori e insegnanti


Cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' per me una grande gioia essere oggi con voi, rappresentanti delle istituzioni cattoliche terziarie dell'Australia, e particolarmente il Consiglio, personale e studenti, dell'Institute of Catholic Education. Vi ringrazio della calorosa accoglienza che mi avete riservato. E sono molto lieto di aver l'occasione di render omaggio ai risultati conseguiti in campo educativo dalla Chiesa di questo bel paese, e vi esorto a continuare in questo lavoro di vitale importanza. La Chiesa di questo paese è giovane. Fin dall'inizio della sua fondazione essa è stata molto attiva nello sviluppare le organizzazioni e le strutture necessarie per fornire alla sua gente una vera educazione cattolica e provvedere nel contempo alle necessità della società nel suo insieme. Ascoltando la storia dell'educazione cattolica in questo paese, ho pensato alle parole di san Giovanni: "Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità" (3Jn 3-4). Per molti anni i religiosi e le religiose hanno assunto l'importante onere, organizzativo e didattico, dell'educazione cattolica superando splendidamente la prova e tutta la Chiesa e la società australiana gliene saranno debitori per sempre. Anche se il loro numero è ultimamente diminuito, prego di cuore il Signore che chiami ancor oggi molti giovani alla vita religiosa, perché la loro testimonianza pubblica del Vangelo non manchi nelle nostre scuole ma anzi aumenti e fiorisca. Gli stessi partecipanti a questa riunione sono un chiaro segno che i laici australiani rispondono con generosità alla necessità odierna di insegnanti cattolici. E' importante ricordare che tutti i gruppi appartenenti alla Chiesa sono responsabili dell'educazione cattolica. Il clero, i religiosi e i laici, tutti devono dare un contributo vitale nell'unica missione di Cristo e della Chiesa. Guardo con gratitudine e ammirazione al ruolo sempre più preminente che la Chiesa svolge nell'educazione terziaria in Australia. Ciò si deve sicuramente, in larga parte, all'unità vigorosa e dinamica dei laici cattolici col clero e i religiosi nel perseguire obiettivi di tipo educativo. Conosco gli speciali contributi dati dai vescovi, da certi sacerdoti e religiosi, dal presidente di questo Istituto, sir Bernard Callinan, che è anche presidente della Commissione nazionale di educazione cattolica. So anche, tuttavia, che nessuna persona, né gruppo di sacerdoti, di vescovi, di religiosi o di genitori, comunque impegnati in questo servizio, avrebbero potuto raggiungere tutto questo senza le capacità collettive, la generosità e l'energia di tutti i cattolici. Desidero rendere omaggio a questa lunga tradizione di unità e di servizio. Prego perché facciate tutto il possibile, sia ora che in futuro, per preservare e rafforzare la tradizione australiana dell'educazione cattolica, che ha dato un grande contributo non solo alla Chiesa, ma a tutta la società australiana. Prego anche perché si risolva ogni difficoltà con la perseveranza e la buona volontà.

Sono lieto che al nostro incontro di oggi siano presenti tante persone provenienti dall'Institute of Catholic Education. Questo Istituto svolge un ruolo importante, provvedendo alle necessità della comunità cattolica, in special modo nelle scuole cattoliche dello stato di Victoria, e fornendo anche infermiere a un certo numero di ospedali. Esprimo il mio appoggio per gli splendidi obiettivi che questo Istituto persegue e sono grato a tutti coloro che lavorano insieme con tanta dedizione per raggiungerli.


2. Vorrei ora rivolgermi in particolar modo a coloro che conseguiranno la laurea presso l'Institute of Catholic Education. Voi entrate a far parte di una nobile professione. Ma la cosa più importante è che seguite una chiamata cristiana. Oggi, come voi mi avete dato il benvenuto con un calore che mi ha commosso, anch'io vi do il mio benvenuto. Vi do il benvenuto come parte del gruppo prescelto dalla Chiesa per educare i giovani cattolici alla fede. In modo del tutto speciale, voi condividete la missione della Chiesa di proclamare la buona novella della salvezza. Forse non tutti voi insegnerete la catechesi, ma se farete parte del personale di una scuola cattolica, ci si aspetta da voi, e questo è della massima importanza, che sosteniate l'intero insegnamento della Chiesa e rendiate ad esso testimonianza nella vostra vita quotidiana. La vita dell'insegnante, come so per esperienza personale, lancia molte sfide ed esige molto, ma dà anche profonde soddisfazioni. E' più di un lavoro, perché ha radici nelle nostre più profonde convinzioni e valori. Occuparsi a fondo dello sviluppo di un giovane, di centinaia di giovani, è un compito di grande responsabilità. Quali insegnanti, voi suscitate nei vostri studenti una sete di verità e di saggezza. Accendete in essi un desiderio di bellezza. Fate loro conoscere la loro eredità culturale. Li aiutate a scoprire i tesori di altre culture e di altri popoli. Quale grave responsabilità e privilegio avete voi insegnanti.


3. Ma gli insegnanti di una scuola cattolica non svolgono semplicemente una degna professione. Certo il vostro lavoro richiede professionalità, ma anche qualcosa di più. La vostra professione di insegnanti implica compiti connessi al vostro battesimo e al vostro impegno di fede. Ripeto che voi prendete parte, in modo del tutto speciale, alla missione della Chiesa. Non importa quale materia insegnate, ma fa parte della vostra responsabilità far conoscere più profondamente agli allievi il mistero di Cristo e la tradizione viva della Chiesa.

Il battesimo è una chiamata di Cristo, una chiamata che influenza tutta la nostra vita, il nostro modo di agire e di pensare. Esso plasma i nostri atteggiamenti e la nostra condotta. Ciò traspare chiaramente dal lavoro dell'insegnante cattolico. L'impatto che avrete sugli studenti e specialmente sulla loro fede in Cristo, dipenderà dalla vitalità della vostra vita cristiana, e dai motivi, dagli atteggiamenti e dai principi che regoleranno la vostra condotta.

L'atteggiamento verso Cristo e la vostra personale vicinanza a lui sono fondamentali. A questo sono strettamente legati l'atteggiamento verso la Chiesa e la consapevolezza di svolgere una speciale missione al suo interno. Voi non siete operatori isolati di una burocrazia impersonale. Non siete semplicemente educatori professionisti. Siete chiamati ad essere dei collaboratori, che si ispirano alla fede, nel cuore della comunità cristiana. L'atteggiamento cristiano assume particolare importanza quando si affrontano gli importanti problemi dei diritti degli insegnanti e della libertà accademica. E' giusto che gli insegnanti cattolici si preoccupino dei propri diritti e aderiscano ad associazioni di insegnanti, quando queste siano in armonia con i principi dell'educazione cattolica. I diritti personali e gli interessi professionali meritano rispetto. Si deve pero ugualmente rispetto al tipo di impegno che accettate quando chiedete di servire nel campo dell'educazione cattolica e quando accogliete liberamente la chiamata della chiesa all'insegnamento. così per l'insegnante di una scuola cattolica la Chiesa è sempre più di un semplice datore di lavoro. La Chiesa è il corpo di Cristo nella storia, che esegue la missione del Redentore; e i suoi insegnanti hanno il privilegio di condividere questa missione. Com'è importante allora che ciascun insegnante, e tutti gli insegnanti insieme, lavorino in armonia con altri membri della Chiesa nel grande compito dell'educazione cattolica. Questa collaborazione richiederà sempre generosità e abnegazione.


4. Non solo l'atteggiamento degli insegnanti è di importanza cruciale per il successo dell'educazione cattolica, ma lo è anche l'atteggiamento dei genitori cattolici. I genitori si devono porre delle priorità ben precise, quali la fermezza nel volere scuole dove la fede dei figli venga rispettata, incoraggiata e arricchita; scuole dove i figli apprendano il valore e la bellezza dell'insegnamento della Chiesa. Devono anche far si che le loro stesse case siano luoghi dove questi valori vengono prima di tutto incoraggiati e vissuti. La pratica della fede da parte dei genitori e il loro amore per Cristo sono naturalmente d'importanza fondamentale. I genitori cattolici dell'Australia si attengono a queste priorità da molti anni. Per questo, quando il finanziamento statale fu sospeso verso il 1880, le scuole cattoliche continuarono a funzionare. Si diffusero anzi maggiormente in tutto il Paese. Ciò è potuto avvenire grazie alla valida guida dei vescovi e del clero, insieme alla generosità di un gran numero di religiosi, molti dei quali provenienti dall'Irlanda e da altre parti d'Europa. Ma è potuto avvenire anche perché i genitori volevano per i loro figli una solida educazione cattolica ed erano disposti a fare grossi sacrifici per ottenerla. Dopo ottant'anni, i governi successivi riconobbero ai genitori il diritto di scegliere la scuola per i propri figli e di poter contare su una parte del denaro pubblico per il finanziamento di queste scuole. Nonostante il sempre minore numero di religiosi nelle scuole di formazione, il sistema educativo cattolico continua a svilupparsi. I genitori ne hanno bisogno e continuano a volerlo. Si è instaurata una solida tradizione. Avete veramente preso a cuore le parole del Concilio Vaticano II che affermano: "Ai genitori cattolici (il sacrosanto sinodo) ricorda l'obbligo di affidare, secondo le concrete circostanze di tempo e di luogo, i loro figli alle scuole cattoliche, di aiutarle secondo le loro possibilità e di collaborare con esse per il bene dei loro figli" (GE 8).


5. La scuola elementare parrocchiale, dove i bambini più piccoli ricevono le prime lezioni di fede, rimane una pietra angolare della cura pastorale dei cattolici d'Australia. Qui la comunità di fede trasmette l'eterno messaggio di Gesù Cristo ai membri più giovani. Sfide più difficili deve affrontare la scuola cattolica secondaria. Qui gli studenti devono essere aiutati a raggiungere quella integrazione di fede e di cultura autentica che è necessaria per i credenti del mondo d'oggi. Ma devono essere anche aiutati a riconoscere e a rifiutare i falsi valori culturali che sono contrari al Vangelo. Sia le scuole elementari che quelle secondarie devono operare in stretta collaborazione con la famiglia e la parrocchia per poter promuovere un'efficace formazione cristiana degli allievi. Questo è un nobile lavoro al quale i genitori, gli insegnanti e il clero devono tutti collaborare. I genitori devono seguire da vicino l'educazione dei loro figli attraverso gruppi come le associazioni dei genitori e attraverso altri mezzi. E gli insegnanti, proprio perché rappresentano i genitori, devono essere consci dei limiti della loro autorità sugli studenti, e devono lavorare in armonia con i genitori. Un successo in questo campo significherà un maggior numero di membri della società e della Chiesa impegnati, un maggior numero di giovani uomini e donne che si affidano completamente a Cristo. Dalla misura in cui le scuole cattoliche contribuiranno al continuo rinnovamento della Chiesa, dipende il loro successo nel promuovere una continua conversione del cuore.


6. E ora permettetemi di dire qualche parola agli studenti di scuola secondaria che sono qui presenti. Cari studenti: da quanto ho detto e dalla vostra stessa esperienza sapete come la Chiesa cerchi in ogni modo di darvi un'educazione cattolica. La Chiesa desidera affidarvi un grande tesoro, che è il mistero di Cristo e del suo Vangelo. Mi sono spesso rivolto ai giovani con queste parole: "Cari giovani amici! Non permettete che vi sia tolta questa ricchezza. L'amore "si compiace della verità"". Cercatela questa verità dove essa si trova realmente! Se c'è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogans propagandati! Non abbiate paura dell'amore, che pone precise esigenze all'uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa - sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore" (Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo 10). Ricordate che la verità conduce a Cristo, perché lui solo è "la via, la verità e la vita" (Jn 14,6). A voi tutti, insegnanti, amministratori e studenti, io dico con san Paolo: "Rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti" (Ph 2,2). Nostro Signore Gesù Cristo vi dia verità e saggezza e riempia i vostri cuori del suo amore.

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986




Al clero nella cattedrale - Melbourne (Australia)

Creatività e fedeltà nel proclamare il messaggio della salvezza


"Cantero senza fine le grazie del Signore" (Ps 88,2). Cari fratelli sacerdoti, cari seminaristi.


1. Queste parole che abbiamo appena cantato esprimono efficacemente i miei sentimenti nel momento in cui mi incontro con voi, miei fratelli in Cristo, sacerdoti e seminaristi dell'Australia. Poiché il mio cuore è colmo di lode ogniqualvolta penso alla vocazione sacerdotale che condividiamo. Questa chiamata di Cristo rispecchia veramente la bontà del Signore. Il mistero che ha toccato ciascuna delle nostre vite è racchiuso nelle parole di san Paolo: "Dio... rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo" (2Co 4,6). Sono lieto di questa occasione di essere con voi; questo incontro è infatti una parte molto importante della mia visita pastorale nel vostro paese.

Vengo a sostenervi nella fede, a incoraggiarvi nella speranza che è stata accesa nei vostri cuori, e a ricordarvi l'amore profondo di colui che ci ha chiamati a essere suoi amici e collaboratori. Vengo come successore di Pietro, al quale venne affidato il compito di confermare i suoi fratelli; e vengo anche come fratello sacerdote, come operatore nel Signore, a cui sono stati affidati i misteri di Dio.

Sono lieto che il nostro incontro avvenga in questa cattedrale ispiratrice dedicata a san Patrizio, un sacerdote e vescovo la cui opera apostolica ha avuto un'immensa influenza sulla Chiesa in tutto il mondo. Rendo omaggio alla memoria degli arcivescovi di Melbourne qui sepolti, in particolare al card. Knox, il quinto arcivescovo di questa arcidiocesi, che conobbi così bene e che così fedelmente servi la Chiesa.


2. Voi tutti sapete che ho l'abitudine di scrivere una lettera ai sacerdoti ogni anno in occasione del Giovedi santo. Lo faccio perché, in quel momento dell'anno liturgico, mi sento particolarmente vicino a tutti voi che condividete con me il sacerdozio ministeriale. La liturgia della Settimana santa e della Pasqua ci pone dinanzi agli occhi Cristo nel suo mistero pasquale. Lo contempliamo nell'atto di offrire se stesso al Padre per la redenzione della razza umana. Lo vediamo all'ultima cena, quando dice: "Questo è il mio corpo... questo è il mio sangue".

Lo udiamo dire ai suoi discepoli: "Fate questo in memoria di me". E' qui che tutti noi siamo uniti nella fonte della nostra vocazione e missione. E' qui che ci rendiamo conto quanto strettamente il nostro sacerdozio sia legato alla croce.

Come dice san Paolo, portiamo "sempre e ovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel vostro corpo" (2Co 4,10). La nostra vocazione al sacerdozio ministeriale è un invito all'unione con Cristo sul Calvario sia come sacerdote che come vittima. E' così che condividiamo l'opera di Cristo, il sommo sacerdote eterno; è qui che troviamo la grazia e l'ispirazione di servire fedelmente nella Chiesa, in modo che i frutti di salvezza della redenzione possano essere portati alle genti di ogni tempo e luogo.


3. Essere sacerdote richiede coraggiosa fede e perseveranza. "perciò, investiti di questo ministero per la misericordia che c'è stata usata, non ci perdiamo d'animo" (2Co 4,1). Ci troviamo a vivere in un'epoca di grandi sfide. Abbiamo bisogno sia di creatività che di fedeltà nel proclamare il messaggio eterno della salvezza.

Abbiamo una scelta: possiamo abbandonarci allo sconforto o essere uomini di ferma speranza. La nostra speranza sarà forte e "non ci perderemo d'animo" se riponiamo tutta la nostra fiducia in Dio, la cui provvidenza sta guidando la Chiesa, anche lungo strade che non sempre comprendiamo. "Pero noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che la potenza straordinaria viene da Dio e non da noi" (2Co 4,7). Queste parole dell'Apostolo ci toccano la mente e il cuore, non è vero? Più un uomo ha il privilegio di servire come sacerdote, più diviene consapevole dei limiti e delle carenze umane, e più profondamente sente il peso della sua debolezza umana.

Tuttavia, invece che scoraggiarci, questa scoperta deve ricordarci che se noi siamo deboli Cristo è forte. Essa deve dimostrare "che una potenza tanto straordinaria viene da Dio e non da noi". Questo rendersi conto della nostra debolezza umana deve ricordarci che abbiamo bisogno di ricevere frequentemente la grazia e il perdono di Cristo nel sacramento della Penitenza. Nell'accostarci a questo sacramento riconosciamo che la grazia di Cristo è infinitamente più forte del peccato. La nostra confessione è anche un atto di fede nella volontà di Dio la cui la misericordia ci raggiunge per mezzo della sacra umanità del suo Figlio e della strumentalità umana di coloro che condividono il sacerdozio del suo Figlio.

Quant'è importante, dunque, mantener vivo dentro di noi un profondo senso di Dio, il mistero di Cristo, il suo amore, la sua compassione, la sua grande misericordia. Come manteniamo questa consapevolezza nella nostra vita quotidiana? Trascorrendo del tempo da soli col Signore, pregando e riflettendo sulla parola di Dio, mediante la devozione a Cristo nel santissimo Sacramento.

Dobbiamo tener vivo il nostro senso di Dio in modo da poterlo trasmettere agli altri. E' dalla nostra fede che traiamo il nostro senso di missione.


4. Per tutti noi, sacerdoti e seminaristi, san Paolo è un eccellente esempio di uomo di Dio con un chiaro senso di missione. Egli assunse il suo compito apostolico, convinto di essere stato "conquistato da Cristo" (Cfr Ph 3,12), e di essere stato investito del suo ministero mediante un atto di grazia (Cfr 2Co 4,11). Il suo compito era proclamare il mistero della salvezza in Gesù Cristo.

Egli predico questo messaggio appieno e con coraggiosa determinazione. Affermo molto esplicitamente: "Rifiutando le dissimulazioni vergognose senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti a ogni coscienza, al cospetto di Dio" (2Co 4,2).

Oggi abbiamo bisogno di questo stesso spirito coraggioso per proclamare la parola di Dio e per trasmettere, nella sua interezza, l'autentico insegnamento della Chiesa. Il ministero della parola è strettamente legato al ministero sacramentale del sacerdote: con il Battesimo che egli amministra, le Confessioni che ascolta, i matrimoni a cui presenzia, le Unzioni che conferisce e in particolare con l'Eucaristia. Come afferma il Concilio Vaticano II: "L'Eucaristia si presenta come fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione" (PO 5). Noi che celebriamo l'Eucaristia ogni giorno siamo invitati ad avvicinarci a Cristo nella sua passione, morte e risurrezione. E per tutta la nostra giornata, la liturgia delle Ore concentra la nostra attenzione sul mistero pasquale quando ci uniamo al grande coro di lode della Chiesa al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Da queste ricche fonti di unione con Gesù, ricaviamo la forza necessaria a rinnovare il nostro senso di missione e a servire il popolo di Dio con gioiosa fedeltà. Il sacerdote deve avere l'obiettivo costante di essere un servitore dell'unità e della riconciliazione, ricordando che Cristo è venuto "per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi" (Jn 11,52). In molti modi diversi costruiamo la comunione dei fedeli: con la bontà e la carità personali, provando sincero interesse per tutti i diversi gruppi che serviamo, dedicando generosamente molto tempo e possibilità al sacramento della Penitenza, impegnandoci sul piano ecumenico e coltivando un vero amore per la diocesi e per la Chiesa universale, di cui la comunità locale è una parte vitale.


5. Il nostro senso di missione, che è sempre legato alla nostra unione con Gesù Cristo, è rinnovato anche mediante una regolare consuetudine allo studio e attraverso un rapporto fraterno col vescovo e i nostri fratelli sacerdoti. Una regolare consuetudine allo studio è importante per noi perché Cristo ci ha chiamato a essere messaggeri del Vangelo. Dobbiamo dunque approfondire continuamente la nostra comprensione della parola di Dio e del modo in cui essa si applica alle circostanze concrete della vita. Oltre alla nostra pratica regolare di lettura e riflessione sulla Bibbia, dobbiamo dedicare del tempo a leggere i grandi classici della Chiesa, in particolare i Padri, e cercare di tenerci aggiornati sulle dichiarazioni del magistero e sugli scritti teologici importanti.

Incontri e seminari organizzati nelle diocesi locali o programmi più estesi di arricchimento teologico e spirituale possono essere di grande aiuto a questo riguardo. Uno dei molti frutti del Concilio Vaticano II è stata una rinnovata accentuazione dei rapporti spirituali e fraterni che uniscono i sacerdoti tra loro e coi loro vescovi. Il fatto che noi tutti condividiamo lo stesso sacerdozio di Cristo è manifestato nella concelebrazione dell'Eucaristia, nei raduni presbiteriali, nella liturgia della Messa del crisma del Giovedi santo e in molti altri modi. La nostra fratellanza sacramentale rifulge quale eloquente testimonianza del Vangelo quando è veramente vissuta, quando i sacerdoti più giovani e i sacerdoti più vecchi si incoraggiano e si aiutano a vicenda, quando l'ospitalità è offerta e accettata, quando ciascun sacerdote sente una responsabilità nei confronti di tutta la diocesi e della Chiesa in tutto il mondo, quando la nostra vita si conforma all'esortazione di san Paolo: "Non fate nulla per spirito di rivalità o per vana gloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Ph 2,3-5).


6. Il nostro impegno nel celibato, cari fratelli, è un'espressione positiva di una capacità particolare di amare che ci permette di essere pienamente al servizio della Chiesa. Come afferma il Concilio Vaticano II: "E' infatti segno e allo stesso tempo stimolo della carità pastorale e fonte speciale di fecondità spirituale nel mondo... con la verginità o celibato osservato per il regno dei cieli, i presbiteri si consacrano a Cristo con un nuovo ed eccelso titolo, aderiscono più facilmente a lui con un cuore non diviso, si dedicano più liberamente in lui e per lui al servizio di Dio e degli uomini" (PO 16). Quando promettiamo di essere celibi, lo facciamo liberamente e nella convinzione che Dio ci offre questo dono: un dono carismatico che non dà a tutti, un dono che nulla toglie alla bellezza o alla bontà del matrimonio, ma che mette in luce un amore specificatamente diretto a Dio e al suo popolo. Allo stesso tempo, noi sacerdoti sappiamo che non stiamo solo ricevendo un dono; stiamo dando un dono. Stiamo offrendo il dono di tutta la nostra persona a Cristo e alla Chiesa, un dono offerto liberamente e consapevolmente e con gratitudine. E questo dono, come il dono di sé da parte di Cristo, richiede sacrificio. La promessa del celibato è un legame permanente. Sappiamo che saremo per sempre fedeli nell'amore celibe. Ma non è un dono effettuato una volta per tutte come si potrebbe donare una grande somma di denaro. E' un dono che viene effettuato più e più volte; deve essere continuamente rinnovato. La generosità che ci spinse alla nostra promessa di tutta una vita deve essere tenuta viva giorno per giorno, attraverso l'unione in preghiera con Cristo e il costante desiderio di offrire un fedele servizio alla Chiesa. Non solo dobbiamo evitare l'impurità; dobbiamo anche evitare la cupidigia e l'egoismo, e qualsiasi altra cosa possa indebolire il nostro impegno di amare Cristo con cuore indiviso.


7. Desidero ora rivolgere alcune parole in particolare ai seminaristi, benché quanto ho già detto valga anche per voi. Sono sicuro di parlare per tutti i sacerdoti qui presenti e per tutti i sacerdoti dell'Australia quando dico quanto sono grato a Dio per voi. Come sacerdoti, amiamo la Chiesa; siamo interessati al suo futuro; siamo desiderosi di vedere il nostro ministero, la missione di Cristo, continuare negli anni a venire. Ma ancor più di questo, vogliamo che scopriate nel sacerdozio la gioia di Cristo, la gioia che abbiamo trovato nel dare noi stessi a colui che disse di se stesso: "Il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28).

Vi sono molte cose delle quali vorrei parlare con voi dettagliatamente: per esempio, l'importanza dello studio e della disciplina, la necessità della generosità e della fedeltà, il valore del celibato e della carità pastorale. Non c'è tempo per farlo qui, ma lasciatemi solo sottolineare l'importanza vitale della preghiera. Nella mia prima lettera ai sacerdoti del Giovedi santo, nel 1979, scrissi (n. 10): "E' la preghiera che mostra lo stile essenziale del sacerdote; senza la preghiera questo stile si deforma. La preghiera ci aiuta sempre a trovare la luce che ci ha guidato fin dagli inizi della nostra vocazione sacerdotale e che non cessa mai di guidarci. La preghiera ci dà la possibilità di convertirci continuamente, di rimanere in uno stato di continua tensione verso Dio, che è essenziale se vogliamo condurre gli altri a lui. La preghiera ci aiuta a credere, a sperare e ad amare". Si, cari fratelli, è sempre la preghiera a mostrare lo stile essenziale del seminarista.


8. Nel parlare ai fratelli sacerdoti e a chi si prepara al sacerdozio, desidero accennare alla necessità di vocazioni sacerdotali. Spesso sentiamo che il numero di coloro che si consacrano al sacerdozio e alla vita religiosa è diminuito. Con voi sacerdoti e seminaristi e con i genitori e altre persone che possono udire le mie parole, insisto nel dire che non possiamo accettare questa situazione come inevitabile e immutabile. Ripeto l'appello che quest'anno ho rivolto a tutta la Chiesa nel mio messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: (n. 2) "La Chiesa ha immenso bisogno di sacerdoti. E' questa una delle urgenze più gravi che interpellano la comunità cristiana. Gesù non ha voluto una Chiesa senza sacerdoti.

Se mancano i sacerdoti, manca Gesù nel mondo, manca la sua Eucaristia, manca il suo perdono. Per la propria missione la Chiesa ha anche immenso bisogno della molteplicità delle altre vocazioni consacrate. Il popolo cristiano non può accettare con passività e indifferenza il declino delle vocazioni. Le vocazioni sono il futuro della Chiesa. Una comunità povera di vocazioni impoverisce tutta la Chiesa; al contrario una comunità ricca di vocazioni è una ricchezza per tutta la Chiesa". Dobbiamo a Gesù Cristo il fatto di non dubitare del potere del suo mistero pasquale. Egli è sempre capace, attraverso la sua morte e risurrezione, di far nascere vocazioni nella sua Chiesa, e di sostenere i giovani nel generoso amore sacrificale. Cari fratelli: voi avete arricchito tutta la Chiesa rispondendo alla chiamata di Cristo a un servizio speciale quali sacerdoti e seminaristi. Siate certi che la gioia che provate e comunicate agli altri, con la grazia di Cristo, contribuirà a promuovere le vocazioni. Non è affatto da stolti essere "fuori di senno per Cristo". Comunicate questo messaggio agli altri. Pregate per le vocazioni. Pregate affinché i genitori spronino i figli a chiedersi se hanno una vocazione e ad accettare questa sfida. E non dubitate mai della verità che i sacerdoti rimangono essenziali per la piena vita della Chiesa, oggi e sempre. Il Signore Gesù ha bisogno di voi per adempiere il suo progetto per la salvezza del mondo. Andiamo avanti, dunque, con gratitudine per il sacerdozio, con fiducia nell'amore di Dio, con la lode nei nostri cuori. Cantiamo: "Cantero senza fine le grazie del Signore"!

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Nella parrocchia di San Leone - Melbourne (Australia)