GPII 1986 Insegnamenti - Alla Messa all'ippodromo Flemington - Melbourne (Australia)

Alla Messa all'ippodromo Flemington - Melbourne (Australia)

Prendere posizione a favore della vita, a favore di Dio


"Vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo" (Ez 36,26).

Cari fratelli e sorelle.


1. Queste parole della promessa di Dio dette attraverso il profeta Ezechiele ci fanno pensare alle parole che Gesù di Nazaret pronuncio all'inizio del suo ministero messianico: "Lo Spirito del Signore è sopra di me... Mi ha mandato per predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18). Provenendo da Dio, Gesù era consacrato con l'unzione dallo Spirito Santo. Proprio per questo fu chiamato il Cristo, che significa il Consacrato con l'unzione. Venne nel potere dello Spirito Santo, e porto lo Spirito con lui. Gesù diede lo Spirito agli apostoli. Diede lo Spirito alla Chiesa. Dà lo spirito a tutti coloro che sono aperti ad accoglierlo. Tutto questo fu preannunciato quando Dio disse: "Mettero dentro di voi uno spirito nuovo" (Ez 36,26).


2. Oggi siamo qui riuniti nel potere della missione messianica di Cristo. Siamo uniti nello Spirito Santo. In questa grande città di Melbourne saluto lei, arcivescovo Little, e tutti voi che siete riuniti come assemblea liturgica del popolo di Dio "nell'amicizia allo Spirito Santo". Questa non è la prima volta che vengo nel vostro Paese e in questa città. Ho vivi ricordi della salda fede mostrata dal popolo del Victoria in occasione del 40° Congresso eucaristico qui a Melbourne nel 1973. A fare gli onori di casa in occasione di quel grande evento fu il card. Knox e io fui presente quale arcivescovo di Cracovia, pellegrino della Chiesa di Polonia presso la Chiesa dell'Australia. Ricordo con gratitudine la sua amicizia e la vostra ospitalità. In quella occasione sentii parlare della grande figura dell'arcivescovo Mannix che governo questa diocesi dal 1917 al 1963. La fede era stata portata qui per la prima volta nel secolo scorso dagli immigranti irlandesi, e compito dell'arcivescovo fu di portare la sua gente a occupare il posto che le spettava in questa democrazia. In quegli anni la Chiesa crebbe e si moltiplico, e vennero gettate le basi delle attuali vive tradizioni dell'iniziativa e dell'attività dei laici, dell'educazione cattolica e della generosa dedizione dei membri della Chiesa al progresso e allo sviluppo di questo Stato. E' molto giusto ricordare questi eminenti uomini di Chiesa e rendere grazie a Dio per la loro guida.


3. Oggi ho il privilegio di essere nuovamente qui fra voi. Questa volta vengo come pellegrino da Roma. Vi porto l'eredità della Sede di san Pietro, che è la Chiesa al servizio di tutta la famiglia umana e di tutte le Chiese particolari in Australia e in tutto il mondo. La vostra è una terra immensa e meravigliosa: "Un paese dal cuore di opale, una terra caparbia, generosa", come scrisse la vostra poetessa Dorothea Mackellar, un paese bruciato dal sole "di vaste pianure e lontani orizzonti", ma anche un luogo sterminato e poderoso di "fuoco e carestia", "di siccità e piogge torrenziali". Voi avete affrontato queste sfide e la vostra situazione attuale e la vostra libertà dimostrano che avete ben operato. A partire dalla seconda guerra mondiale uomini provenienti da molte nazioni sono venuti qui, e mentre cercavano una vita migliore per se stessi e le loro famiglie, a loro volta hanno arricchito la vita e le tradizioni del loro paese di adozione. Venivano dall'Europa, e in particolare dall'Italia, ma anche più recentemente dall'Asia e dal Sud America. Fra di essi vi sono molti cattolici, e questi hanno grandemente contribuito a costruire la Chiesa in questa terra. In tutto questo paese e questo continente le parole di Dio dette attraverso il profeta Ezechiele hanno assunto una particolare eloquenza: "Vi prendero dalle genti, vi radunero da ogni terra e vi condurro sul vostro suolo... Abiterete nella terra che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io saro il vostro Dio" (Ez 36,24-28).


4. Il Concilio Vaticano II ci dice che "piacque a Dio di santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e santamente lo servisse" (LG 9). Con queste parole il Concilio introduce un tema della massima importanza per la fede e la vita cristiana. E' anche un tema dominante delle Sacre Scritture. Con la nuova alleanza nel suo sangue, Cristo istituisce un nuovo popolo di Dio. In questo nuovo popolo c'è spazio per ogni nazione, per ogni singola persona. Il suo capo è Cristo, la sua eredità è la dignità e la libertà dei figli di Dio, la sua legge è il nuovo comandamento di amare come Cristo ci ha amati, il suo fine è la piena rivelazione del regno di Dio, che è già presente tra noi, ma che sarà completo solo quando la creazione stessa sarà "lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" (Rm 8,21). Per mezzo del potere della grazia di Dio, questo popolo messianico procede attraverso la storia, non senza prove e tribolazioni, cercando di costruire la comunanza di vita, carità e verità (cfr LG 9). Qui all'ippodromo Flemington di Melbourne ci raduniamo come parte del popolo di Dio per celebrare l'Eucaristia e, nel dare testimonianza del sacrificio redentore di Cristo, diamo ragione della speranza della vita eterna che è in noi (cfr 1P 3,15).


5. Cattolici del Victoria e di tutta l'Australia, vi rendete pienamente conto di cosa significa appartenere alla Chiesa? Soprattutto, attingete a sufficienza alla forza dello Spirito Santo, che sostiene la Chiesa nella verità e nell'amore di Cristo, in modo da poter adempiere ai compiti di comunicare questa verità e questo amore al mondo? Vi rendete pienamente conto - per usare le parole di san Pietro - che siete "pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale" (1P 2,4)? La vostra è indubbiamente una grande dignità! Quale successore di Pietro, ho il compito di incoraggiare le Chiese particolari a condividere sempre di più la comunione che è la Chiesa universale, una comunione col Padre attraverso il Figlio e lo Spirito Santo, e una comunione dei suoi membri tra di loro. La seconda lettura esprime tutta la forza della nostra unione nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica: "Ora voi siete corpo di Cristo" (1Co 12,27). L'Australia è lontana da Roma dal punto di vista geografico, ma i vincoli che ci uniscono nella Chiesa sono molto più forti di quelli di stretta parentela. San Paolo ci dice che "Noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito" (1Co 12,13). Ed è lo Spirito Santo che ci tiene uniti nella fede, nella speranza e nella carità.


6. "Servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi" (Ps 99,1-3). Questi parole del Salmo sono rivolte a tutto il popolo di Dio. In Cristo esse sono rivolte a ciascuno di noi: ad ogni uomo, donna e bambino. Esse sono un invito a esercitare l'ufficio fondamentale del sacerdozio dei fedeli, che significa dare gloria a Dio e riconoscere il suo dominio su tutta la vita. Il nuovo popolo di Dio è un popolo sacerdotale che condivide l'unico sacerdozio di Cristo: attraverso il Battesimo egli "ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre" (Ap 1,6). Siamo un popolo di preghiera e di adorazione, di santità e rinascita spirituale. In breve, questo comune sacerdozio di tutti i battezzati si esprime in due modi: da una parte attraverso il culto e l'adorazione di Dio, e dall'altra operando per estendere il suo regno nelle cose della famiglia umana. Entrambe le cose fanno parte della nostra vocazione cristiana e non vanno separate. Il sacramento della Cresima ci aiuta a condividere più pienamente questi compiti. Tutti i membri della Chiesa, giovani e vecchi, uomini e donne, sacerdoti, religiosi e laici hanno determinati doveri verso Dio. Essi sono chiamati a riconoscere il suo primato nella propria vita mediante la liturgia e la preghiera. I sacramenti, e in particolare l'Eucaristia, sono un ponte tra il mondo temporale e il regno di Dio. Sono gli strumenti della grazia salvifica di Cristo all'opera nella nostra vita, ci permettono di rendere grazie a Dio per tutte le buone cose che possediamo; ci aiutano a pregare per le nostre necessità e le necessità della famiglia umana. In questo senso la tradizione della Messa domenicale è di grandissima importanza. Il popolo di Dio è chiamato a raccolta per la celebrazione della morte e risurrezione salvifiche del Signore il primo giorno della settimana, il giorno in cui la sua risurrezione manifesto l'accettazione della nostra redenzione da parte del Padre. A chi si è allontanato dalla pratica della fede, dico questo: ascoltate Cristo e scoprirete nuovamente il significato del suo amore. Lo sentirete chiamarvi a ritornare alla "casa del Padre". Forse temete una mancanza di comprensione da parte della comunità. Certo, la Chiesa non è mai perfetta in tutti i suoi membri, ma essa è la casa del Padre. Ed è solo nella casa del Padre che potrete condividere appieno i doni di amore e riconciliazione in Cristo.


7. Il comune sacerdozio dei fedeli, cui tutti i cristiani partecipano in ragione della loro consacrazione battesimale, permette ai fedeli di offrire tutta la loro attività a Dio quale sacrificio spirituale in unione col sacrificio eucaristico di Cristo e della sua Chiesa. La vita, con tutte le sue possibilità e responsabilità, con le sue gioie e i suoi dolori, le sue speranze e le sue pene, diviene simile a un tempio in cui Dio è adorato e la sua volontà compiuta. I laici in particolare sono chiamati a portare il messaggio e lo spirito del Vangelo nel mondo quotidiano della famiglia, del lavoro e dello svago. Quando contribuite a incarnare il messaggio cristiano nella vostra cultura, e quando aiutate la società ad avere un maggior rispetto per la dignità umana, state adempiendo a uno dei vostri compiti quale popolo sacerdotale.


8. Ogni cristiano e i gruppi cristiani devono mostrare Cristo al mondo, e devono farlo attraverso il duro lavoro e la competenza professionale, la loro dedizione, la loro aderenza ai principi. In una democrazia qual è l'Australia vi sono moltissime occasioni per l'attività cristiana. Questa è una benedizione, un diritto da difendere ed esercitare con discernimento e serietà. Nelle cose secolari sono soprattutto i laici a dover essere testimoni di Cristo e dei valori cristiani. Nella vita pubblica vi è una grande necessità di una visione, di un coraggio e di un giudizio cristiani. I giudizi pratici possono talvolta differire, ma le opinioni politiche non devono divenire fonte di divisione in seno alla comunità ecclesiale. Il popolo sacerdotale di Dio può fare molto nell'ambito della giustizia sociale. I poveri e i bisognosi, i deboli e i falliti nella nostra società dei consumi, i disoccupati, gli ammalati, i giovani, i vecchi, hanno diritto di precedenza nell'amore della comunità cristiana. E poi vi è il richiamo dei poveri al più vasto mondo che vi circonda. Il vostro "Progetto compassione" ha dato in grande misura la necessaria assistenza al prossimo. Sono certo che esso ha anche accresciuto la vostra consapevolezza dell'interdipendenza di tutto il popolo di Dio.


9. E che dire delle molte forme di povertà spirituale che affliggono la società contemporanea? La comunità cristiana rimarrà salda nella difesa del matrimonio e della famiglia? Ne va della sopravvivenza stessa e del benessere della nostra società. La comunità cristiana difenderà il dono della vita dal concepimento al momento della morte? Non è la qualità della vita - per quanto importante essa possa essere - a rendere la vita sacra, ma il fatto stesso della nostra esistenza.

La vita è un dono di Dio. L'uomo non è altro che il suo amministratore entro i limiti del disegno del Creatore. Nessun diritto umano è sicuro in un mondo senza saldi principi morali, in un mondo in cui ogni cosa è relativa e dipende unicamente da una particolare opinione o punto di vista. Dio ci ha dato la ragione, e il suo insegnamento rivelato, per aiutarci a riconoscere queste verità e difendere i valori fondamentali. Se li comunichiamo in modo errato o ignoriamo le loro conseguenze nella vita pubblica, avremo tradito la nostra eredità cristiana. La mia visita intende essere un invito alla comunità ecclesiale in Australia, e in particolare ai laici, a prendere fermamente posizione a favore della vita e dell'amore, della verità e della giustizia, e della dignità di ciascun essere umano. In ultima analisi vi sto chiedendo di prendere posizione a favore di Dio! Ciò che sto dicendo è questo: "Riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi" (Ps 99,3). Questo è il grande compito del popolo sacerdotale di Dio. 10. Indirizzo il mio appello in particolare ai giovani, soprattutto ai giovani adulti. Il futuro di qualsiasi società dipende dai suoi giovani. In effetti i giovani sono il bene più prezioso di qualsiasi società, e una comunità è in declino quando non vuole figli, quando non li ama e non li rispetta. Giovani dell'Australia, vi chiedo: Dio ha una parte nelle vostre speranze e ambizioni per l'Australia di domani? Sognate voi un'Australia nella quale il povero e l'oppresso, il bisognoso e l'emarginato, le persone spiritualmente cieche e quelle che cercano di dare un senso alla propria vita saranno sorrette dalle mani di un Dio amorevole? E vi rendete conto che Dio non ha altre mani che le vostre da tendere a chi è nella necessità? Siete disposti a rispondere alla sfida di Cristo? Questa sfida ha diversi gradi. Innanzitutto essa dice: "Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti" (Mt 19,18). Quando il giovane del Vangelo chiede di sua iniziativa cosa può fare di più, Gesù risponde: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Mt 19,21). La sfida che il Papa vuole lanciare ai giovani di Melbourne, del Victoria e dell'Australia è la stessa sfida che Cristo lancio a quel giovane.

L'Australia ha bisogno della testimonianza della vostra vita cristiana.

L'Australia ha bisogno di giovani che vivano in carità e verità, che vivano una vita casta e diano testimonianza del progetto di Dio con l'amore umano nel matrimonio. L'Australia ha bisogno di giovani che facciano liberamente i sacrifici necessari per seguire Gesù più da vicino nel sacerdozio o nella vita religiosa o nella castità consacrata, nella povertà e nell'obbedienza. In un modo o in un altro Cristo parlerà certamente ai vostri cuori. In una forma o in un'altra vi chiamerà al sacrificio e al servizio. 11. Mi è stato detto che Melbourne è una città di movimenti e di idee. E' stata all'avanguardia della programmazione sociale, e più di recente nel campo della biotecnologia. E' qui, pertanto, che desidero sottolineare che il progresso è vero progresso solo quando rispetta l'immagine di Dio nell'uomo, quel Dio che si è rivelato nella storia umana, e che ha rivelato che il significato ultimo della vita umana - di ogni vita umana - è l'unione con lui, per mezzo di nostro Signore Gesù Cristo. Vorrei chiedere agli uomini e donne di scienza di essere certi di utilizzare veramente la loro ricerca e le loro capacità tecniche per il servizio all'umanità, di accertarsi che esse non divengano mai falsi idoli. Se la scienza fosse separata dalle sue esigenze morali ed etiche non potrebbe mai portare l'umanità a una vita migliore. L'umanità possiede già sufficiente esperienza per sapere che una tale scienza non può che distruggere la libertà e la dignità stessa della persona umana che intendeva servire. Oggi ascoltiamo ancora una volta la promessa di Dio fatta attraverso il profeta Ezechiele: "Io vi purifichero... da tutti i vostri idoli; vi daro un cuore nuovo, mettero dentro di voi uno spirito nuovo... Voi sarete il mio popolo e io saro il vostro Dio" (Ez 36,25-28). Oggi abbiamo anche bisogno di poter ripetere le parole del Salmo: "Servite il Signore nella gioia... poiché buono è il Signore, eterna la sua misericordia, la sua fedeltà per ogni generazione" (Ps 99,2-5).

Il Signore è buono! Egli è il nostro bene supremo! Anche il mondo è buono, il mondo che ci circonda, il mondo costruito dalla civiltà umana. E' buono perché può condurci a Dio. Ma se il mondo allontana l'uomo da Dio, se lo distoglie dal suo destino finale, non serve più al suo scopo, anche se sembra soddisfare e offrire felicità. "Egli ci ha fatti e noi siamo suoi" (Ps 99,3). Il nostro compito è servirlo nella gioia. 12. Questa è la mia speranza per tutti voi: un vero rinnovamento di spirito e di vita per voi, vescovi del Victoria, per i sacerdoti, i diaconi e i seminaristi, chiamati ad essere ministri del popolo di Dio con tutto l'amore e la sollecitudine del buon pastore; per voi, religiosi e religiose, che siete testimoni privilegiati dell'amore di Dio per il suo popolo; per voi, laici della Chiesa nel Victoria, chiamati a costruire il regno di Cristo della giustizia, della verità e dell'amore in questa terra benedetta. Possa Maria essere costante ispirazione e modello per tutti. Fratelli e sorelle di altre Comunioni cristiane, uomini e donne di altre religioni e voi tutti uomini di buona volontà: permettetemi di includere anche voi in questa preghiera di speranza e di benedizione. Possiate tutti voi, cari abitanti dell'Australia, servire "il Signore nella gioia"! (Ps 99,1). Amen.[Dopo la benedizione:] E' stata per me una grande gioia aver potuto celebrare questa santa Eucaristia insieme con voi. E' stata una immensa gioia celebrarla per voi tutti, popolo di Dio e cittadini di Melbourne e dello Stato di Victoria. Voi siete tutti australiani, ma molti di voi mi salutano lungo le strade dicendo "Viva il Papa". perciò desidero rispondere con questa stessa lingua.

Voglio salutare tutti quei cittadini australiani che provengono dall'Italia e desidero portare il vostro saluto ai vostri concittadini quando ritornero in Italia. Dio benedica tutti voi, la città di Melbourne, lo Stato di Victoria e tutta l'Australia. Sono veramente grato a tutti coloro che hanno preparato questa meravigliosa celebrazione. Sono grato in modo particolare al coro e alla Provvidenza, che ci ha donato una giornata così bella e un vento così forte. Sia lodato il Signore.

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986




Al "Mercy Maternity Hospital" - Melbourne (Australia)

Nulla sia fatto contro la vita


Cari amici.


1. Vi saluto nell'amore di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Sono felice di avere questa occasione di incontrare al "Mercy Maternity Hospital" gli ammalati e chi è impegnato nell'assistenza sanitaria. In voi abbraccio tutti gli ammalati e coloro che li aiutano in ogni parte dell'Australia. Quale sacerdote e vescovo, e ora quale Papa, mi sono sempre sentito particolarmente vicino agli ammalati. A Roma cerco di stare con gli ammalati il più spesso possibile. Nei miei viaggi nelle Chiese locali in tutto il mondo attendo con impazienza il momento di incontrare gli ammalati e chi si prende cura di loro; è un momento molto speciale.

Oggi, nel nome di Cristo e della Chiesa, saluto i pazienti e ringrazio e incoraggio tutti coloro che lavorano per loro. Possa Dio essere con voi in tutto ciò che fate.


2. Sono stato informato dell'opera delle Mercy Sisters, iniziata in Irlanda nel 1831 da Catherine McAuley e portata avanti con grande successo in questo paese.

Voi siete un gruppo di donne di talento impegnate a seguire Cristo nella vita religiosa, nella cura degli ammalati e in tutte le altre sfere del vostro servizio, e prego per il continuo successo del vostro Istituto.

Né posso dimenticare che vi sono molte altre Congregazioni di sorelle e fratelli che lavorano per gli ammalati e i bisognosi in tutta l'Australia. Gli ospedali cattolici sono infatti un elemento molto importante e visibile della vita della Chiesa in questo paese. Se non posso chiamarvi tutti per nome, siate non di meno certi che vi tengo tutti nel mio cuore. Avete la mia profonda gratitudine e il mio sostegno di preghiera. Voi, cari religiose e religiosi, vi siete dedicati a portare speranza e guarigione, nel nome di Cristo, agli ammalati e ai poveri, agli anziani e ai non istruiti, cioè a ogni membro sofferente della società, senza distinzioni di razza, credo o posizione sociale. Attraverso di voi la Chiesa prosegue l'opera di guarigione di Cristo. Prego affinché molti giovani, uomini e donne, si uniscano alle vostre file e mantengano inalterato nelle generazioni a venire il carisma di servizio agli ammalati. Il vostro posto speciale è nel Cuore di Gesù e nel cuore della Chiesa.


3. Noi tutti riconosciamo che i pazienti sono le persone più importanti in ogni ospedale. Pertanto parlo in particolare a loro e a tutti gli ammalati e infermi in Australia. Gli ammalati sanno per esperienza che l'infermità è uno dei problemi fondamentali dell'esistenza umana. Talvolta essa ci colpisce quando meno ce lo aspettiamo e quando, in termini umani, meno ce lo meritiamo. Quando Gesù viaggiava da un luogo all'altro durante la sua vita terrena, gli ammalati accorrevano a lui.

In lui riconoscevano un amico che li capiva. Avvertiamo che la loro sofferenza toccava profondamente il suo cuore compassionevole e amorevole. Era un costante appello al suo amore redentore. Gesù guari certamente i corpi di molti ammalati, ma, cosa più importante, guari anche le loro anime. Purifico i loro cuori, e trasformo il loro autocompiacimento in una tensione verso Dio e verso il prossimo.


4. Cari pazienti: spero che le cure mediche saranno in grado di restituirvi la salute fisica. Ma spero e prego anche che la vostra malattia, malgrado le sue sofferenze, e con l'aiuto che ricevete, vi porti una profonda pace nell'anima.

Per le persone di fede, il cammino della sofferenza porta diritto alla passione, morte e risurrezione redentrici di Cristo: al mistero pasquale. Il dolore non è solo un enigma e una prova. Per alcune persone è una misteriosa vocazione che esse vivono in stretta unione con le sofferenze di Gesù.

L'accettazione del dolore in questo modo assume una straordinaria fecondità spirituale. San Paolo spiegava che era pronto a sopportare molto per la sua gente, e in realtà si rallegrava di ciò scrivendo: "Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" (Col 1,24).

Quale Pastore della Chiesa sono vicino a voi nelle vostre sofferenze.

Specialmente se la vostra malattia è cronica, o addirittura incurabile, vi esorto a pensare al profondo e nascosto valore del vostro dolore e della vostra impotenza. Voi dovete liberamente unire le vostre sofferenze alla croce di Gesù Cristo, ed essere uno con lui nella sua missione redentrice. Da quella unione verrà una nuova comprensione, una nuova speranza e pace. Cari ammalati: voi siete i miei amici particolari. Vi affido a Gesù e a Maria. E vi chiedo di pregare per me e di offrire le vostre sofferenze per la salvezza delle anime e la pace del mondo.


5. Gesù ci dice che chi si prende cura degli ammalati si prende cura di lui. Cari membri del personale medico e amministrativo qui e in altri centri: la vostra opera è una forma privilegiata di solidarietà umana e di testimonianza cristiana.

Il vostro servizio si basa sul rispetto per la vita, per ogni vita umana dal momento del concepimento fino al momento della morte. Attraverso la vostra esperta e amorevole cura di ciascun paziente, attraverso il vostro impiego e sviluppo delle migliori tecniche disponibili, attraverso la vostra ricerca e programmi di educazione, siete testimoni della dignità particolare dell'ammalato. Qui al "Mercy Maternity Hospital" è particolarmente opportuno parlare della cura dei neonati e sottolineare il posto speciale che i bambini devono avere in ogni comunità civilizzata. Il vostro lavoro rafforza la famiglia e sostiene le madri in una società in cui le madri e i bambini non sempre hanno il rispetto che meritano. Che Dio vi benedica in questa opera.


6. Il lavoro negli ospedali oggi è più difficile e complesso di quanto sia mai stato. Gli straordinari progressi nella scienza e nella tecnologia mediche, una situazione industriale e amministrativa più complessa, vincoli finanziari e un pubblico più esigente: tutto questo richiede un sempre maggior livello di competenza e dedizione. La scienza medica ha portato benefici indicibili al genere umano. Per questo dobbiamo essere sommamente grati. Vediamo le guarigioni che operate e il bene che portate come segni dell'amore di Dio che continua tra noi.

Ma la scienza medica è una scienza di servizio, non è fine a se stessa.

Mira a servire il benessere totale di ciascuno. E' il lavoro di persone al servizio di altre persone. I suoi metodi e fini devono sempre essere giudicati in termini di valori umani, di diritti e responsabilità umani. Come tutte le grandi forze, essa può divenire distruttiva se impiegata per scopi sbagliati. Parlare dell'autonomia della scienza medica come se essa fosse indipendente da considerazioni morali ed etiche significa scatenare una forza che non può che causare gravi danni all'uomo stesso. I portavoce dei medici cattolici devono continuare a sottolineare che medici e scienziati sono esseri umani, soggetti alla stessa legge morale degli altri, in particolare quando trattano pazienti, embrioni o tessuti umani. Voi portate nel vostro lavoro uno spirito di fede. Questo non compromette in alcun modo la vostra collaborazione con coloro che - forse in una diversa prospettiva religiosa, o senza alcuna opinione certa sulle questioni religiose - riconoscono la dignità e l'eccellenza della persona umana quale criterio della loro attività.

Nel delicato campo della medicina e della biotecnologia la Chiesa cattolica non si oppone in alcun modo al progresso. Al contrario, si rallegra a ogni vittoria sulla malattia e l'infermità. La sua preoccupazione è che nulla sia fatto contro la vita nella realtà di un'esistenza concreta e individuale, per quanto debole o priva di difese, per quanto non sviluppata o poco avanzata. La Chiesa pertanto non cessa mai di proclamare la sacralità di ogni vita umana, una sacralità che nessuno ha il diritto di subordinare ad alcun altro fine, per quanto apparentemente elevato o benefico. Faccio appello a tutti voi nel mondo della medicina e dell'assistenza sanitaria perché vi accostiate alla vostra scienza e alla vostra arte con un rispetto all'amore e alla vita quale prima e sublime condizione di tutti i diritti e i valori umani.


7. Che Dio onnipotente conceda le sue benedizioni di forza e coraggio a voi tutti: a coloro tra voi che sono ammalati, perché il Signore vede nei vostri cuori e conosce i vostri bisogni; a coloro tra voi che servono gli ammalati, perché le parole del Signore sono rivolte a voi: "Ero malato e mi avete visitato" (Mt 25,36). La pace di Cristo sia con voi ora e sempre!

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986




Alla comunità polacca - Melbourne (Australia)

Progettate il futuro nello spirito di Cristo


Cari fratelli e sorelle, compatrioti nella terra australiana!


1. Permettetemi di salutare insieme a voi l'arcivescovo di Melbourne che ci ospita qui, e tutti i cardinali e i vescovi convenuti a questo incontro. Abbiamo appena ascoltato i consigli rivolti da san Paolo alla tanto da lui amata comunità ecclesiale di Filippi. Abbiamo ascoltato parole che incoraggiano alla perseveranza, alla concordia, all'umiltà e all'obbedienza a Cristo dalla quale scaturisce il bene per un altro uomo, per il prossimo. Nello stesso spirito vorrei oggi incontrare voi, abitanti dell'Australia, ai quali mi uniscono legami di sangue e le stesse origini. Quante cose vorremmo e dovremmo dirci stasera, riuniti qui nel nome di Cristo! Egli è con noi, e accende di nuovo quel fuoco che ha portato sulla terra (cfr Lc 12,49).


2. Guardo voi, convenuti in questo stadio di Melbourne, e insieme a voi e tramite voi abbraccio con lo sguardo, pieno di affetto, tutta la comunità polacca che vive in Australia. Quando rivolgiamo lo sguardo alla più alta vetta della terra australiana, che porta il nome del nostro eroe nazionale Tadeusz Kosciuszko, ci sentiamo subito rincorati. Essa è in un certo senso il primo segno e simbolo della presenza dei nostri compatrioti nella formazione di questa terra così grande e così lontana. Tra i pionieri che sono venuti per primi in questo continente non c'erano molti polacchi. La storia della loro presenza su questa terra ci è stata appena ricordata da mons. Szczepan Wesocy. Gliene siamo grati. Ringrazio il rettore della Missione cattolica polacca e il presidente del Consiglio superiore delle organizzazioni polacche in Australia per le parole di benvenuto. E a voi tutti, qui presenti, dico: Dio vi ringrazi per la vostra sollecitudine nel preparare questo incontro, per molte lettere che ho ricevuto, soprattutto dai ragazzi, per la preghiera e la testimonianza offerta in tanti luoghi compresi nel mio pellegrinaggio, ovunque si trovino i polacchi. In occasione dell'incontro odierno desideriamo ricordare e abbracciare con la preghiera tutti i nostri compatrioti che hanno legato con l'Australia la loro vita: vivi e morti, sia quelli celebri, come Pawel Strzelecki il cui nome è riportato dalle enciclopedie, sia quelli meno noti o addirittura sconosciuti concreatori dell'Australia contemporanea. Diverse vie hanno condotto i polacchi dalla Patria in Australia, ma di solito erano vie della sofferenza e della croce... Molti sono venuti qui portando in sé esperienze della guerra, dei campi di concentramento, del fronte: esperienze di fuoco e ferro. Come non ricordare con la commozione quelli della battaglia di Tobruk e altri eroi che durante la seconda guerra mondiale hanno lottato per la libertà "vostra e nostra" sui vari fronti del mondo, e quelli costretti dalla guerra all'esilio, che alla fine proprio qui hanno trovato l'approdo definitivo per sé e per i loro figli. Hanno lottato nella speranza che il loro sacrificio avrebbe costituito il fondamento per la costruzione di una Patria migliore, di un mondo migliore, di un mondo più umano. Hanno lottato per il volto cristiano della propria Nazione, per il dominio dell'ordine di Dio che è l'unico a poter stabilire la pace e la giustizia tra gli uomini e i popoli; poiché solo un profondo ordine morale può assicurare l'avvenire di ogni società. Come non ricordare i sacerdoti che, liberati dai campi di concentramento, sono venuti in Australia, firmando il contratto per un lavoro manuale, per portare ai compatrioti, in quel momento estremamente difficile, il loro servizio pastorale; e poi tutti gli altri sacerdoti fino a quello che è venuto per ultimo. Come non ricordare membri della Società di Cristo per gli emigrati della Polonia: gesuiti, francescani, domenicani, orionisti, salesiani, resurrezionisti. E anche le religiose di diverse congregazioni, soprattutto le resurrezioniste e le nazaretane. Come non ricordare oggi la fatica di quelli che hanno costruito le chiese a Marayoung, a Essendon, a Maylands e nelle altre località. Come non ricordare l'arcivescovo Josef Gavlina che riposa al cimitero di Monte Caxino, il quale ha organizzato la pastorale polacca in Australia; come non ricordare i meriti dei soldati polacchi e di tutti quelli che hanno promosso le organizzazioni polacche dei combattenti e dei giovani, le organizzazioni culturali e religiose, l'associazione degli scout polacchi che apporta un contributo insostituibile all'educazione della gioventù. Tutte quelle persone hanno dato la prova delle qualità e delle capacità della nostra Nazione. Superando le difficoltà iniziali man mano hanno acquisito la sicurezza, e grazie alla perfetta organizzazione, alla sincera collaborazione e solidarietà hanno raggiunto la posizione attuale. E poi tutte le nostre madri, tutti i nostri padri, tutte le famiglie cattoliche che insieme al segno della croce e alle fondamentali verità della fede hanno trasmesso ai loro figli e nipoti la lingua e le notizie sul loro paese d'origine. Oggi vogliamo rendere a ognuno e a tutti il dovuto omaggio. Abbiamo già parlato di tutte queste cose quindici anni orsono, quando, come arcivescovo di Cracovia e delegato dell'episcopato polacco, ho avuto l'occasione di visitare quasi tutte le comunità polacche in Australia. Ho sempre vivo nel cuore il ricordo di quella visita. Oggi, come ospite della Chiesa e di tutta l'Australia, ho la possibilità di partecipare a questo incontro, in un certo senso simbolico e molto più breve di quello che abbiamo avuto allora.


3. Tuttavia, anche se il nostro incontro è breve, cercheremo di dire tutto quello che c'è da dire. Desidero, quindi, ringraziare di cuore la terra australiana, la gente, il Governo, la Chiesa per la loro ospitalità. A voi, carissimi fratelli e sorelle, proprio nel nome di Cristo devo e voglio ricordare una duplice responsabilità; responsabilità delle vostre origini, di tutto ciò che contiene le vostre radici, che costituisce la vostra effettiva identità, e responsabilità della realtà nella quale entrate, della realtà che state creando, della vostra nuova Patria. Il nome di questa responsabilità è solidarietà. Questo nome è caro ai polacchi, lo è stato soprattutto negli ultimi anni. L'ho visto sugli striscioni in diversi luoghi. Desidero parlare anche della solidarietà umana con ciò che contribuisce alla vostra formazione e con ciò che voi state conformando. Qui si verifica il vero valore dell'uomo, qui si verifica l'uomo stesso; questa verifica riguarda il suo cuore, la sua coscienza, parti più sensibili dell'uomo dove egli pensa e sente, dove prende coscientemente le sue decisioni.


4. L'Australia è un enorme paese di emigranti. L'emigrazione, spostamento delle persone sul globo terrestre, incontri e nuove relazioni interpersonali, tutto ciò costituisce una delle espressioni del superamento del peccato commesso dall'uomo in tutto ciò che ha come simbolo la biblica torre di Babele. Infatti dimostra che la nostra terra, il nostro mondo non è il territorio della "lotta per l'esistenza", degli antagonismi, dell'odio e della morte che gli uomini si procurano a vicenda, ma è semplicemente la patria degli uomini. La patria indica il Padre. Il Padre è Dio Creatore, il Bene supremo: Dio Amore. Solo lui possiede la chiave del cuore umano. Ci ha offerto questa chiave nel suo Figlio, Gesù Cristo, e da quel momento nessun cuore umano dovrebbe degenerare, creare le divisioni e l'odio, poiché è stato creato e redento per l'Amore. Oggi, dando in questo stadio la testimonianza di Cristo, do anche la testimonianza del cuore umano, dei nostri cuori polacchi.


5. Dalla mia visita precedente nel 1973 nel mio cuore è rimasta profondamente impressa l'immagine della "Casa Polacca" in Australia. Ho visitato molte di queste Case, ne ho benedette alcune. Sono centri della buona tradizione, raggruppano le organizzazioni polacche sociali e religiose; i bambini e i giovani vi imparano la lingua e la storia. I pastori che rimangono in stretto contatto con questi centri, offrono ai compatrioti non solo il servizio pastorale ma li aiutano a conservare lo spirito polacco. Da questa casa, in un certo senso simbolica, vorrei passare in tutte le case dove vivono le famiglie polacche, e rivolgere a loro - come ho fatto in altre occasioni - un appello: o famiglia cattolica, famiglia polacca, scopri la chiamata che è in te e che non si fa sopprimere! Diventa quello che sei. Riunita insieme intorno al Verbo e al sacramento come Chiesa domestica, diventa, così come grande Chiesa, maestra e madre! (cfr FC 17-38).


6. Vorrei rivolgermi in un modo particolare alla nuova generazione. Prima di tutto vorrei congratularmi con voi per la vostra danza con la quale avete conquistato il cuore del Papa. Sono addirittura tentato di chiedervi il bis. Ma non subito, lo faro prima di partire. Penso a tutta la nuova generazione. Penso a quelli che sono nati e cresciuti già in Australia, sia a quelli che hanno ancora tanti ricordi e la nostalgia della patria. Voi, cari giovani amici, avete bisogno di una saggezza particolare, di una particolare capacità di sintetizzare il passato con il presente e con il futuro. La corrente della vita quotidiana vi trascina forse oltre la vera realtà e la vera gerarchia dei valori. perciò non potete cedere alla distrazione a cui è posta la vita di oggi, né cadere nel fascino illusorio della civiltà materialistica o nelle frustrazioni che vanno di pari passo con questa civiltà materialistica: civiltà della convivenza e del consumo.

L'uomo vive la vita veramente umana grazie alla cultura, e il compito primario della cultura è il continuo rinnovamento della memoria dell'uomo, affinché egli possa assumere sempre di nuovo gli impegni che lo aspettano.

Pertanto il presente non può staccarsi dal passato. La patria dell'uomo non è solo lo spazio nel quale egli è venuto al mondo e nel quale vive, ma anche quello nel quale può leggere i valori conservati nei documenti e in tutta la tradizione, che danno il senso alla sua vita. Proprio questo fatto costituisce la fonte dell'ispirazione e il motivo dell'impegno nella ricerca e nello sviluppo dei valori di portata universale. La nostra fede, che nella sua dimensione universale entrerà tra poco nel terzo millennio - e per noi, polacchi, nella dimensione nazionale -, costituisce un patrimonio ultramillenario lungo quanto la nostra storia. Essa non si identifica con nessuna cultura concreta, ma nello stesso tempo offre a ogni uomo un punto d'appoggio che gli permette di uscire al di là dell'orizzonte che delimita ciò che è passeggero. perciò bisogna conservare e rinnovare la memoria, e aprirsi - soprattutto nella preghiera - alle azioni della Sapienza divina. Il presente non esiste e non può esistere senza il passato. Non c'è la creatività senza la memoria. La memoria garantisce la comunità e l'unità, ma non preserva dal cadere nel nulla. Ricordate, cari giovani compatrioti, che il Papa durante l'incontro con voi in Australia vi ha raccomandato di "ricordare" e di costruire su questa memoria la vostra vita. Questa memoria - sia lontana che recente - ci dice che non si può costruire il mondo, il futuro, non si può progettare la vita umana a spese di Dio, né si può progettarla contro Dio. Conservate quindi la memoria di quel millennio polacco e cristiano, rinnovatela sempre e illuminatela con lo Spirito di Cristo per salvare la vita. Gli uomini che ricordano le proprie origini, che apprezzano le loro tradizioni possono dare molti contributi alla vita di ogni Paese. Ogni benessere, raggiunto a spese di Dio, porta la morte. L'indimenticabile card. Stefan Wyszynski così diceva ai giovani polacchi (4 ottobre 1970): "Anche a voi chiederanno dei grandi sacrifici, una fede potente, un amore ardente e - nei casi di sconfitta - la fiducia nel Dio giusto. In questi momenti vi aiuterà l'esperienza, acquisita dalla Nazione nel corso della storia... Abbiamo una ricca esperienza religiosa, morale, sociale, nazionale e politica. Sappiamo bene che tutte le forze, grazie alle quali la Nazione esiste e cresce, sono dovute in larga misura alla nostra ispirazione e spiritualità religiosa, della quale nei momenti più difficili si è nutrita la nostra spiritualità patriottica e la nostra cultura nazionale".

Cristo è venuto al mondo e ha preso la parte dell'uomo. Cerca continuamente dei discepoli, dei seguaci che aderendo alla sua parola, attingendo dalla sua forza, comportandosi a favore del bene, del bello e della vita, cerchino in Dio il significato e il valore ultimo di tutte le cose di questo mondo, e soprattutto della causa più importante che è l'uomo. L'uomo stesso. La Chiesa serve questa grande causa. Esiste affinché il mondo - e soprattutto l'uomo - possano raggiungere la maturità che è loro propria: affinché si realizzino in Cristo. Voi siete "nel mondo", nel mondo australiano, avete quindi delle grandissime possibilità ma anche una maggiore responsabilità nei confronti di quel maturare, del realizzarsi di questo continente e di tutto il mondo in Cristo. In questo consiste la vostra missione e il vostro apostolato. Non temete! Cristo ha vinto il mondo! (cfr Jn 16,33). Ha vinto e vince nell'uomo e tramite l'uomo. In questo momento Cristo vi guarda, guarda le nuove generazioni, guarda voi, il vostro maturare, la vostra maturità. Questa attesa dovrebbe diventare il contenuto della vostra vita personale, familiare, professionale e sociale. Di fronte al materialismo e all'indifferenza sempre più grande che essa suscita, dobbiamo dare la precedenza a Cristo, alla Sapienza divina e alla legge divina.

Affidiamo tale ordine e lo sforzo di assicurare un'adeguata posizione ai valori spirituali: verità, giustizia, libertà e amore alla Madre del Cristo, del Verbo Incarnato che amiamo e onoriamo come Regina di Polonia nell'immagine di Jasna Gora. Nelle sue mani materne ripongo quella ricchezza che Dio ha previsto per voi e predestinato in Cristo. Benedico di cuore voi e tutta la comunità polacca in Australia. Portate questa benedizione del Papa come un frutto particolare di questo incontro. Portatela e consegnatela ai vostri cari: nelle famiglie, nelle parrocchie, negli ambienti di lavoro. Dite a tutti che stiamo uniti nella memoria e nella preghiera. Per la Signora di Jasna Gora, con Cristo e con il Padre eterno al quale appartengono le sorti delle nazioni e il futuro della terra.

Data: 1986-11-28 Venerdi 28 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Alla Messa all'ippodromo Flemington - Melbourne (Australia)