GPII 1986 Insegnamenti - Alla Commissione per la Catechesi - Città del Vaticano (Roma)

Alla Commissione per la Catechesi - Città del Vaticano (Roma)

Il nuovo Catechismo: base per quelli diocesani e nazionali



1. E' per me motivo di particolare gioia salutarvi, venerati e cari fratelli, membri della Commissione pontificia per la redazione del progettato catechismo per la Chiesa universale, che iniziate oggi le vostre riunioni sotto la presidenza del card. Ratzinger. "La catechesi - come ben sapete - è stata sempre considerata dalla Chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri" (CTR 1), perché è parte essenziale dell'evangelizzazione, della diffusione cioè di quella "potenza di Dio per la salvezza di tutti i credenti" che è il Vangelo (Rm 1,16). Anche nei nostri giorni, dopo il Concilio Vaticano II, due assemblee del Sinodo dei vescovi hanno riflettuto sull'evangelizzazione e sulla catechesi nella missione della Chiesa nel mondo d'oggi; frutto di esse sono state le esortazioni apostoliche "Evangelii Nuntiandi" e "Catechesi Tradendae", che illustrano lo stretto rapporto della catechesi con l'evangelizzazione, e mostrano qual è la loro funzione propria. Quando l'assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi suggeri, nel dicembre dell'anno scorso, la pubblicazione di "un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni", aveva certamente presente il notevole sforzo fatto dalla catechesi negli ultimi anni, con i molti suoi pregi ma anche con i suoi limiti e deficienze, che "devono suscitare un'attenta revisione dei mezzi impiegati e della dottrina trasmessa" ("Insegnamenti", VIII [1985/1], p. 110).


2. E' in questa prospettiva di rinnovamento e progresso della catechesi, che voi siete chiamati a presiedere al difficile ma importantissimo compito di elaborare un progetto di catechismo per la Chiesa universale. Certamente il catechismo non è la catechesi, ma ne è soltanto un mezzo o strumento. Infatti, mentre il catechismo è un compendio della dottrina della Chiesa, la catechesi, "essendo quell'azione ecclesiale che conduce le comunità e i singoli cristiani alla maturità nella fede" (Congregazione per il Clero, "Direttorio Catechistico Generale", 21) trasmette questa dottrina - con i metodi adatti all'età, alla cultura e alle circostanze delle persone - affinché la verità cristiana diventi, con la grazia dello Spirito Santo, vita dei credenti (Insegnamenti, VIII [1985/1], pp. 38-39). E tuttavia l'importanza del catechismo nella catechesi è grande come è ampiamente dimostrato dall'esperienza multisecolare della Chiesa. Se infatti anche il genere "catechismo", così come oggi lo intendiamo, divenne d'uso comune soltanto al tempo della Riforma, la sua essenza quale struttura fondamentale della trasmissione della fede è tanto antica quanto il catecumenato, vale a dire antica quanto la Chiesa e, nella sua sostanza, è irrinunciabile. Il catechismo, che siete chiamati a elaborare, si colloca dunque nel solco della grande tradizione della Chiesa, non per sostituirsi ai catechismi diocesani o nazionali, ma al fine di essere per essi "punto di riferimento". Non vuol essere quindi uno strumento di piatta "uniformità", ma un importante aiuto per garantire "l'unità nella fede", che è una dimensione essenziale di quell'unità della Chiesa che "scaturisce dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (S. Cipriano, "De oratione dominica", 23: PL 4, 553).


3. Com'è naturale, questo progetto di catechismo, a sua volta, dovrà avere come costante punto di riferimento gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, considerati nella loro continuità e complementarietà con tutto il magistero precedente della Chiesa. E' questa un'esigenza fondamentale affinché il catechismo, nel dovuto rispetto per la gerarchia delle verità cristiane, sia veramente "completo", e risulti perciò valido strumento per una catechesi che "cerca di adattare il suo insegnamento alla capacità di coloro che lo ricevono, ma non si attribuisce il diritto di velare o di sopprimere una parte della verità che Dio stesso ha voluto comunicare agli uomini". In questo senso, il Sinodo dei vescovi ha augurato che, nel catechismo, la presentazione della dottrina sia "biblica e liturgica". La catechesi è uno dei modi della trasmissione della rivelazione nella Chiesa e, di conseguenza, deve necessariamente essere regolata, nei contenuti e nei metodi, "dalla struttura propria di tale trasmissione, la quale comporta la connessione inscindibile tra Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero (cfr DV 10)".


4. Il servizio che vi accingete a compiere alla Chiesa universale non è privo di difficoltà. Ma so che siete anche profondamente consapevoli che nel vostro lavoro potete contare sull'aiuto costante dello Spirito di Verità, che anima e dirige ogni sforzo veramente ecclesiale per la fedele trasmissione della parola di Dio.

Ringraziandovi a nome dell'intero popolo di Dio per l'impegno da voi generosamente assunto, mi è particolarmente caro affidare il vostro lavoro alla protezione di Maria, Madre della Chiesa, e di accompagnarvi con la mia benedizione.

Data: 1986-11-15 Sabato 15 Novembre 1986




Al "Rinnovamento dello Spirito" - Città del Vaticano (Roma)

Al servizio del Regno in comunione di fede, pensiero e disciplina



1. Sono particolarmente lieto di questo incontro con voi carissimi fratelli e sorelle del "Rinnovamento nello Spirito", a cui già nell'udienza del 23 novembre 1980 ho espresso il mio apprezzamento e ricordato l'insegnamento della Chiesa sull'azione dello Spirito Santo nelle anime e nelle comunità cristiane.

La vostra numerosa presenza in questa basilica, dove avete preso parte alla celebrazione della santa Messa, è per me motivo di gioia non solo per la testimonianza di fede sincera, ma anche perché mi offrite l'opportunità di intrattenermi con voi su alcuni aspetti dell'ideale e del programma del vostro Movimento, a sei mesi dall'enciclica sullo Spirito Santo "Dominum et Vivificantem", pubblicata in occasione della scorsa solennità di Pentecoste.

Certamente non vi sarà sfuggita la pagina in cui, parlando della preghiera come bisogno della nostra difficile epoca, ho segnalato il fatto che alla testimonianza dell'importanza della preghiera, data nel corso della storia da uomini e da donne consacrati alla lode di Dio e alla vita di orazione, soprattutto nei monasteri, oggi si aggiunge quella di un crescente numero di fedeli, che "in movimenti e gruppi sempre più estesi - così scrivevo in quell'enciclica - mettono al primo posto la preghiera e in essa cercano il rinnovamento della vita spirituale". "E' questo - aggiungevo - un sintomo significativo e consolante, giacché da tale esperienza è derivato un reale contributo alla ripresa della preghiera tra i fedeli, che sono stati aiutati a meglio considerare lo Spirito Santo come colui che suscita nei cuori un profondo anelito alla santità" (DEV 65). In questa linea deve collocarsi ogni progetto di rinnovamento che voglia attuare nel nostro tempo ciò che già raccomandava san Paolo ai cristiani di Efeso, quando richiamandoli alla "verità che è in Gesù", ricordava loro il dovere di "deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici"; e proseguiva: "dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (Ep 4,21-24 Rm 13,14). La verità di Cristo doveva dunque diventare la verità dell'uomo, la verità della vita! Nel testo paolino emergono dunque due note fondamentali dell'autentico rinnovamento: "la verità che è in Gesù", la quale è "santità vera" e la profondità interiore ("rinnovarvi nello spirito della vostra mente"). In altri passi delle sue Lettere l'Apostolo sottolinea alcune ulteriori caratteristiche del rinnovamento cristiano, tra cui in particolare l'integralità, la concretezza e l'ecclesialità. Egli infatti enumera i vizi da evitare, le virtù da praticare, i comportamenti da tenere nei rapporti interpersonali, familiari, sociali ed ecclesiali per essere veramente l'"uomo nuovo", la "nuova creatura" (cfr 2Co 5,17 Ga 3,27 Rm 13,14) nella comunione del corpo di Cristo (cfr Ep 4,4 1Co 12,13). E raccogliendo come in un'unica raccomandazione tutte le altre, egli esorta: "Non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione" (Ep 4,30). La luce di questo insegnamento dell'Apostolo, che è in perfetta sintonia col Vangelo di Gesù, vi aiuta a capire che cosa può significare il rinnovamento nel quale voi vi siete impegnati, e che la Chiesa, da parte sua, vi incoraggia a perseguire, sostenendovi e guidandovi secondo la missione ricevuta da Gesù stesso.


2. Si tratta anzitutto di una conversione e di una crescita sempre nuova nella "vita secondo lo spirito", contro le tentazioni del materialismo teorico e pratico che oggi porta fino alle ultime conseguenze la resistenza alle "ragioni dello spirito", non esclusa l'opposizione a Dio, o almeno la noncuranza e l'indifferenza nei suoi confronti. Ci troviamo infatti in un contesto culturale e sociale nel quale la fioritura della preghiera e della virtù - praticate anche ai giorni nostri da molti fedeli con atti di altissimo valore morale e non di rado fino all'eroismo - non trova alcun aiuto nel cosiddetto "costume vigente". La stessa mentalità è infetta di materialismo, così che alla coscienza diventa sempre più difficile giudicare rettamente i valori, sceverandoli dagli pseudo-valori.

La situazione s'avvicina per certi aspetti a quella con cui dovette misurarsi san Paolo, il quale, scrivendo ai cristiani della Galazia, insisteva: "Vi dico dunque: camminate secondo lo spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne", né a compiere le "opere della carne" (Ga 5,16-21), né, insomma, a "vivere secondo la carne" (Rm 8,5ss). La prima dimensione del rinnovamento consiste dunque in questo "vivere secondo lo spirito", in questo crescere continuamente nello spirito, resistendo alle lusinghe della "carne" e aprendosi all'attrattiva forte e soave di Dio.

Questo rinnovamento interiore, questo risanamento delle radici stesse della vita, questa formazione di una mentalità dominata dalle "ragioni dello spirito" è la vostra vocazione, come cristiani, come uomini e donne, giovani e adulti del nostro tempo che vogliono testimoniare e far fiorire nel mondo d'oggi quel modello non solo di spiritualità, ma anche di civiltà che vediamo trasparire dalle norme di vita di san Paolo.


3. La seconda dimensione del "rinnovamento" si rileva dalla urgente necessità, che voi sentite in modo particolarmente vivo, di riaffermare il valore dei principi e dei criteri del Vangelo come leggi della vita spirituale e fermento di quella sociale. Un tempo essi si esprimevano anche in quelle "massime eterne" insegnate dai santi e tradizionalmente trasmesse di generazione in generazione nel mondo cristiano. Oggi esse sono ignorate e a volte rifiutate e vilipese anche da non pochi cristiani che hanno dimenticato le "rinunce" e le "promesse" del Battesimo.

Ad esse bisogna tornare, perché in esse si esprimono quei valori evangelici, che si possono riassumere nella legge dell'amore di Dio e del prossimo (cfr Jn 13,34). Si tratta di quella "via migliore di tutte" che san Paolo, sempre in piena consonanza con Gesù, mostra ai Corinzi come ben più eccellente e necessaria dei carismi anche più eletti (1Co 12,28-30 1Co 13,1ss); ancora e sempre la carità. Si tratta di un itinerario etico e ascetico sul quale si può realizzare la perfezione della vita cristiana con l'accettazione e la sequela delle "beatitudini" proclamate da Gesù (cfr Mt 5,3ss). Ecco, carissimi figli, un grande programma di rinnovamento: il messaggio delle Beatitudini, che ci fa compiere le "opere dello spirito" e "vivere secondo lo spirito" anche nei contesti sociali odierni. Ad attuare questo programma sono chiamati i cristiani d'oggi.


4. Su questa via della carità e delle beatitudini ci spinge e conduce lo Spirito Santo, che nella Chiesa e nel mondo è stato mandato per realizzare la pienezza della vittoria riportata da Cristo sul peccato, con la purificazione delle coscienze, la liberazione degli uomini dalle "opere" e dai "desideri della carne", l'infusione nei cuori dei "desideri secondo lo spirito", il rafforzamento dell'uomo interiore, il rinnovamento e la crescita continua della vita personale e sociale fino a raggiungere "lo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" (Ep 4,13) in terra e in cielo. Di tutto questo ho parlato nella seconda e terza parte dell'enciclica "Dominum et Vivificantem", nella quale potrete trovare illustrata la terza dimensione del rinnovamento, che consiste in quella che san Paolo chiama "la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù". Tale legge ci ha liberato dalla "legge del peccato e della morte" (Rm 8,2), instaurando nell'uomo redento un nuovo sistema di vita, quello dello Spirito, ossia dello stesso Spirito Santo presente e operante nello spirito dell'uomo. Si tratta della "legge nuova" che secondo sant'Agostino "è scritta nei cuori dei fedeli" e "si identifica con la presenza dello Spirito Santo ("De Spiritu et littera", 24.21).


5. Questo concetto serve a san Tommaso per mettere in risalto la principalità della "grazia dello Spirito Santo" come contenuto essenziale e forza viva del cristianesimo. A servizio della grazia è, infatti, istituito e regolato tutto ciò che è visibile, organizzato, scritto e predicato nella Chiesa ("sicut dispositiva ad gratiam Spiritus Sancti et ad usum huius gratiae pertinentia"; I-II 106,1). La Chiesa ci appare così in tutta la validità della sua costituzione divina, ma anche nella sua essenziale funzionalità in ordine alla grazia, come sposa e collaboratrice dello Spirito Santo nell'invocare e nel preparare la sempre nuova venuta del Signore Gesù (cfr Ap 22,20), come ho pure scritto alla fine dell'enciclica di Pentecoste (DEV 65-66).

Aderire alla Chiesa, rimanere a lei uniti, condividere la sua fede, obbedire alle sue leggi, collaborare alla sua missione - anche nell'ambito delle diocesi e delle parrocchie in cui si distribuisce la famiglia dei credenti in Cristo - è la via sicura per giungere al cuore della economia della grazia e attingere alla fonte dello Spirito Santo le energie capaci di operare il rinnovamento delle persone e delle comunità.


6. La vostra presenza, carissimi fratelli e sorelle, accanto al successore di Pietro, capo visibile della Chiesa universale, e le ripetute attestazioni di comunione sincera e operosa con lui e con i vescovi delle vostre Chiese locali, significano che voi avete ben compreso ciò che il Vangelo insegna, ciò che lo Spirito Santo presente nei cuori ispira come principio centrale della "legge nuova", come regola fondamentale dell'azione e della preghiera ecclesiale, come segreto sicuro di ogni rinnovamento e di ogni progresso: essere al servizio del regno di Cristo secondo le indicazioni dello Spirito in comunione della Chiesa.

Su questa strada vi auguro di perseverare e di progredire mentre sulle vostre persone, sulle vostre aspirazioni al bene, sui vostri propositi e il vostro lavoro invoco la benedizione divina, di cui sia pegno la mia benedizione!

Data: 1986-11-15 Sabato 15 Novembre 1986




Lettera per il Simposio nazionale dei Vescovi di Haiti

Messaggio pontificio ai Vescovi di Haiti


A Monsignor Francois Gayot, s.m.m. Presidente della Conferenza Episcopale e a tutti gli altri Vescovi di Haiti So che la Chiesa che è in Haiti, sotto la vostra responsabilità pastorale, celebrerà tra il 2 e il 6 dicembre prossimo, un secondo Simposio nazionale, in linea con quello che si è tenuto nel dicembre 1982, alla vigilia della mia visita - che non potro mai dimenticare - nei vostri cari paesi. Da allora "qualche cosa è cambiata qui". Il popolo haitiano ha intrapreso un nuovo cammino ma, ancora oggi, domanda la Chiesa di accompagnarlo nella suo movimento verso un autentico progresso materiale e morale.

Voi avete fissato come scopo per il prossimo Simposio di preparare al meglio gli spiriti e i cuori dei vostri fedeli, particolarmente dei laici impegnati sul piano sociale, a cooperare in modo efficace e responsabile, alla ricostruzione della nazione haitiana, fondandosi sui principi cristiani che voi avete saggiamente ricordati - non solamente in teoria ma anche riferendosi concretamente alla realtà specifica del paese - nei vostri due più recenti documenti pastorali: la "Carta fondamentale per il passaggio alla democrazia..." e il "Messaggio pastorale" del 7 ottobre scorso. Rispondendo volentieri al desiderio che avete manifestato in questa circostanza vorrei indirizzarvi, come intermediari al popolo haitiano, parole di conforto e incoraggiamento come testimonianza della mia paterna solidarietà e del mio affetto. Poiché qui da voi la vita nazionale ha recentemente avuto una importante svolta, voi siete giustamente preoccupati di risparmiare al vostro popolo, nella misura in cui potete, dei nuovi lutti e spargimenti di sangue, lanciando pressanti e frequenti appelli alla riconciliazione e al perdono cristiano. Questa è una delle ragioni che fa di voi oggi, sfortunatamente, il bersaglio di certi critici della parte di quelli che vorrebbero così intaccare la fiducia che accordano alla Chiesa i popoli e particolarmente i giovani, che ripongono la loro speranze sulla Chiesa e sulla patria, e che voi vi sforzate di far progredire nella scoperta dei valori cristiani, in tutta la loro integrità e nobiltà. Una tale contestazione, lungi dallo scoraggiarvi, deve al contrario rendervi fieri. Poiché la riconciliazione non è segno di debolezza o vigliaccheria, non significa che si rinuncia alla giustizia pretesa e esercitata nei modi voluti; ma è prima di tutto e soprattutto l'incontro tra fratelli disposti a soprassedere alla tentazione dell'egoismo e alla sete di vendetta; lei è il frutto di sentimenti forti, nobili e generosi che possono stabilire una convivialità fondata sul rispetto di ogni individuo e dei valori propri a una società civilizzata. Convenite che bisogna instaurare questo tipo di società, con il consenso popolare e la maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni primarie, in spirito di fraterna solidarietà, voi vi apportate un preciso contributo non solo per la Campagna di Alfabetizzazione, attualmente in corso, che voi avete programmato prima dell'inizio della nuova situazione politica, ma anche per l'opera di educazione civica che voi realizzate grazie agli interventi, diligenti e precisi del vostro magistero. Tutto ciò deve essere considerato come il miglior contributo della Chiesa al rafforzamento di un clima di disponibilità generale ed effettiva al vero dialogo democratico, clima che si rivela indispensabile perché gli spiriti siano incitati a ricercare insieme il consolidamento di un ordine sociale più giusto e più degno nella vostra Nazione. E' vero che il cammino iniziato tardi per trovare gli scopi sperati, e le giuste attese del popolo, che è molto più impaziente perché ha vissuto per molto tempo in condizioni di indigenza e di umiliazione, sembrano ancora ben lontani dall'ottenere soddisfazione. Vi esorto vivamente nel prendere coscienza, e in modo efficace, alle legittime richieste della popolazione, particolarmente per quanto riguarda le riforme sociali più attese, il miglioramento delle condizioni di vita e una corretta amministrazione della giustizia, in modo che sia favorito un risveglio generale di fiducia nelle istituzioni e che tutto incominci in modo rinnovato nella collaborazione che è indispensabile per raggiungere gli scopi fissati, rispettando le diverse tappe del processo di sviluppo della società in senso democratico. Bisogna ricordare, una volta di più, che la Chiesa vuole portare la sua collaborazione specifica nella ricerca di un progresso sociale che rispecchi le esigenze non solo materiali ma anche e soprattutto quelle spirituali. La via che Chiesa indica per raggiungere un tale obbiettivo è quella dell'impegno solidale di tutti per sostituire all'egoismo, al dominio, all'interesse di un gruppo, di classe sociale - in una parola di parte - i valori autentici di fraternità, di giustizia e di amore. Sono particolarmente vicino allo spirito di quelli che sono chiamati a trasmettere e interpretare fedelmente il vostro pensiero e le vostre direttive: ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose - originari del paese o venuti da altre terre -, che, con generosità, operano anche in favore della promozione umana e sociale dei più diseredati. Attraverso voi io gli domando insistentemente di intrattenere in loro una stretta adesione alle vostre decisioni pastorali in tutti gli ambiti dell'apostolato. Voi sapete daltronde, quale sia la forma che riveste questo apostolato, la sua finalità primaria, diretta e che non si può ignorare, è di evangelizzare il popolo di Dio e di formare delle coscienze autenticamente cristiane. Non esiste, infatti, e non può esistere in seno alla Chiesa di Cristo una "communio" effettiva e durevole che non sia fondata sull'unione di spirito e di cuore, di sentimento e di azione, ai Pastori legittimi. Possiate essere confortati nella situazione presente al pensiero che il papa partecipa alle vostre difficoltà, alle vostre preoccupazioni pastorali, alle vostre speranze, che si unisce a voi, attraverso di voi, all'intero popolo haitiano, pregando Dio, al quale chiede di illuminare gli spiriti di ciascuno e di affermare la volontà di operare legalmente per il progresso, ovviamente, del paese. Io gli domando questo, per l'intercessione della Vergine Maria, lei che è particolarmente onorata nelle vostre terre con il nome di "Nostra Signora del Perpetuo Soccorso", e di tutto cuore vi invio, cari fratelli dell'Episcopato, ai partecipanti al Simposio e a tutti i vostri fedeli, in garanzia di abbondanti grazie del Signore, la mia Benedizione Apostolica. [Traduzione dal francese]

Data: 1986-11-15 Sabato 15 Novembre 1986




Recita dell'Angelus - Città del Vaticano (Roma)

La ricerca orante di Dio illumina il sentiero della fede


"Per voi cultori del mio nome sorgerà un sole di giustizia" (Ml 3,20).


1. Con queste parole del profeta Malachia la Chiesa ci esorta, nella liturgia di oggi, a cercare incessantemente il volto di Dio e a onorare il suo nome, poiché solo ai veri adoratori in spirito e verità il Signore si rivelerà, nell'ultimo giorno, come sole raggiante di salvezza. Cercare Iddio! E' questo il reiterato invito della Bibbia: "Cercate il Signore e la sua potenza, cercate sempre il suo volto" (1Ch 16,11). Per rispondere più pienamente a questo invito innumerevoli uomini e donne, nel corso della storia, hanno compiuto una scelta radicale: hanno lasciato il mondo e si sono ritirati nella solitudine per essere più liberi di dedicarsi senza intralcio a questa appassionata ricerca. Dio è diventato l'unica ragione della loro vita.

Anche se non con lo stesso radicalismo, ogni cristiano è chiamato a dare alla sua esistenza questo orientamento di fondo. Dio infatti tocca ciascuno da vicino, Egli tocca la nostra coscienza e il nostro destino. Cercarlo è, tuttavia, uno sforzo gratificante perché egli si lascia trovare sia per le vie della conoscenza naturale, sia, sopratutto, per quelle della fede e della grazia.

La via privilegiata per tale scoperta è certamente quella della preghiera. Avvolti come siamo nell'oscurità della fede, la preghiera è il sentiero che ci conduce alla luce, alla piena rivelazione del "Dio nascosto" (Is 45,15). La voce del salmista a questo proposito si esprime con accenti suggestivi: "Dio, Dio mio, sin dall'alba io ti cerco: è assetata di te l'anima mia" (Ps 62,2).


2. Oggi, nonostante alcuni fenomeni di indifferentismo religioso, l'uomo sente più che mai la preoccupazione di Dio, che già formo l'assillo di Agostino: "Ci hai fatto, Signore, per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te" ("Confessioni" 1,1). L'uomo di oggi, forse proprio per le tante e talvolta deludenti esperienze vissute, sente di dover esprimere in questa ricerca orante di Dio l'insoddisfazione che avverte dentro di sé. E chi vi si impegna sperimenta con sorpresa di aver in qualche modo già raggiunto la meta perché Dio è già presente in colui che lo cerca, secondo le celebri parole di Pascal: "Tu non mi cercheresti, se già non mi possedessi". La preghiera mariana di questa domenica ci sia propizia per una vera ascensione spirituale, che faccia di noi veri cultori del nome di Dio.

[Dopo la recita dell'Angelus:] Oggi la Chiesa italiana celebra la Giornata nazionale delle migrazioni. Come è noto sono più di cinque milioni gli emigrati italiani all'estero, come pure sono cospicui gli spostamenti interni alla Nazione. Vi è, inoltre, il problema degli immigrati, provenienti soprattutto dai Paesi del Terzo mondo. A tutte le persone di buona volontà chiedo un fattivo e provvido interessamento in favore di tutti i fratelli migranti, mentre di cuore desidero incoraggiare e benedire quanti si prodigano in questo singolare campo pastorale. Dopodomani, come è noto, iniziero il viaggio pastorale che mi porterà in alcune Nazioni dell'Estremo Oriente e dell'Oceania: Bangladesh, Singapore, Isole Figi, Nuova Zelanda, Australia, Isole Seychelles. Chiedo il sostegno dalla vostra preghiera nel mio compito di essere testimone della parola di Dio per tutti gli uomini del mondo e di confermare i fratelli nella fede. Maria, Madre di Cristo e nostra, accompagna questo mio pellegrinaggio e tutto il mio servizio pastorale.

Data: 1986-11-16 Domenica 16 Novembre 1986




Alla parrocchia di Santa Maria "Stella Matutina" - Roma

Affido alle vostre preghiere il mio pellegrinaggio apostolico


Cari fratelli e sorelle!


1. La parola di Dio proclamata nell'odierna liturgia eucaristica ci porta a riflettere su quanto ha affermato il Concilio ecumenico Vaticano II nella costituzione dogmatica sulla Chiesa: "La Chiesa, alla quale tutti siamo chiamati in Cristo Gesù e nella quale per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità, non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose, e col genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente congiunto con l'uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente restaurato in Cristo... Quindi la promessa restaurazione che aspettiamo è già incominciata con Cristo, è portata innanzi con l'invio dello Spirito Santo e per mezzo di lui continua nella Chiesa, nella quale siamo dalla fede istruiti anche sul senso della nostra vita temporale, mentre portiamo a termine, nella speranza dei beni futuri, l'opera a noi affidata nel mondo dal Padre, e diamo compimento alla nostra salvezza" (LG 48). Sono queste alcune incisive frasi del capitolo VII, intitolato "Indole escatologica della Chiesa peregrinante e sua unione con la Chiesa celeste". La Liturgia dell'odierna domenica ci indirizza verso i novissimi e verso l'escatologia. E' una celebrazione che viviamo nel clima e sullo sfondo della verità su tutti i santi e facendo anche particolare commemorazione dei nostri defunti. La meditazione sui novissimi è accompagnata dalla speranza nella vita eterna e dalla fede nella comunione dei santi.


2. Secondo quanto abbiamo ascoltato nel Vangelo di questa domenica, Gesù Cristo ha indicato le molteplici esperienze della storia dell'umanità sulla terra: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno, e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo" (Lc 21,10-11); e prima aveva detto: "Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine" (Lc 21,9): le esperienze della storia dell'umanità, che noi conosciamo, sono contrassegnate da violenze e da guerre: l'uomo vorrebbe vivere in concordia, in pace con gli altri, e invece viene trascinato, dal proprio egoismo e dal proprio desiderio di dominio e di possesso, a scagliarsi contro gli altri. Gesù ha indicato anche le numerose difficoltà e i tormenti che la Chiesa incontrerà nel suo cammino, lungo il pellegrinaggio terreno: "Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome... Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e metteranno a morte alcuni di voi; sarete odiati da tutti per causa del mio nome" (Lc 2,12-17). La Chiesa sarà vittima dell'incomprensione, del sarcasmo, dell'odio, della violenza di quanti non vorranno accogliere il Cristo.

La predizione di Gesù si è avverata e si avvera continuamente: il cammino che la Chiesa, popolo di Dio, corpo mistico di Cristo, ha compiuto in questi duemila anni è costellato di persecuzioni ed è stato irrorato e imporporato dal sangue dei suoi martiri e delle sue martiri. Anche oggi, in tante zone del mondo la Chiesa subisce rifiuti, incomprensioni e perfino violenze morali e fisiche!


3. San Paolo, scrivendo alla prima generazione di cristiani, nella quale era viva l'attesa della seconda venuta di Gesù, ci dà delle indicazioni utili per tutte le epoche della storia della Chiesa: la tensione del cristiano verso l'escatologia, verso la parusia del Cristo e il compimento della storia umana, non può costituire, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, un comodo alibi per disinteressarsi delle realtà, dei problemi e delle vicende di "questo" mondo, in cui Dio ha posto la Chiesa e i suoi membri per iniziare la preparazione e la costruzione del suo regno.


4. così, dunque, la Chiesa esiste nel mondo e in diversi luoghi della terra, ed è consapevole dei compiti e dei doveri che essa ha nei confronti del "presente".

Tutta la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo del Concilio ecumenico Vaticano II è un profondo commento alle indicazioni che san Paolo ha dato a suo tempo ai cristiani di Tessalonica: "Le gioie, le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" - così inizia il citato documento conciliare. La Chiesa infatti "è composta di uomini, i quali, riuniti insieme nel Cristo, sono guidati dallo Spirito Santo nel loro pellegrinaggio verso il regno del Padre, e hanno ricevuto un messaggio di salvezza da proporre a tutti. perciò essa si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la storia" (GS 1).

E in pari tempo la Chiesa, pellegrina sulla terra, vive in attesa; vive sempre "davanti al Signore che viene, / che viene a giudicare la terra. / Giudicherà il mondo con giustizia / e i popoli con rettitudine", come canta il salmo responsoriale (Ps 97,9) della odierna celebrazione eucaristica. La Chiesa sa che è arrivata l'ultima fase dei tempi e la rinnovazione del mondo è irrevocabilmente fissata e, in certo modo reale, è anticipata in questo mondo. Ma "fino a quando non vi saranno nuovi cieli e terra nuova, nei quali la giustizia ha la sua dimora, la Chiesa peregrinante, nei suoi sacramenti e nelle sue istituzioni, che appartengono all'età presente, porta la figura fugace di questo mondo, e vive tra le creature, le quali sono in gemito e nel travaglio del parto fino ad ora e sospirano la manifestazione dei figli di Dio" (LG 48).


5. Un cordiale saluto desidero rivolgere a tutti i membri di codesta comunità parrocchiale dedicata a "Santa Maria Stella Matutina". Saluto anzitutto il vostro zelante parroco, mons. Gabriele Perlini, da 45 anni al servizio della Chiesa di Dio che è in Roma e da 30 anni in mezzo a voi. Saluto i sacerdoti suoi collaboratori, mons. Salvatore Guastella, don Jozef Bart, mons. Francesco Chiaurri e i Padri Minori Conventuali. Un affettuoso pensiero va anche alle religiose e alle persone consacrate, che vivono e operano nell'ambito della parrocchia: le Suore Figlie di Gesù; le Piccole Ancelle del Sacro Cuore; le Missionarie Serve dello Spirito Santo; le Piccole Suore degli anziani abbandonati; le Domenicane del Monastero del Santo Rosario; le Volontarie della Carità; le Dame Catechiste Spagnole e le Domenicane della Immacolata Concezione. Non posso non ricordare i Membri dell'Opera san Girolamo Emiliani e di quella di san Vincenzo, per l'assistenza materiale e spirituale data ai baraccati e ai poveri della zona. Un affettuoso saluto a tutti i fedeli, uomini e donne, impegnati insieme nella catechesi e nella testimonianza della fede e della carità: a tutti gli appartenenti all'Azione cattolica italiana; alla "Legio Mariae"; all'Apostolato della preghiera; all'Opera delle vocazioni ecclesiastiche; al Consiglio pastorale della parrocchia; al Comitato sportivo; al Gruppo promotore dell'operazione "Idee chiare: essere cristiani oggi".


6. La vostra è una parrocchia relativamente "giovane": è nata giuridicamente il 18 dicembre 1952 sotto il pontificato di Pio XII. Dal 1957, con la spinta dell'entusiasmo di don Perlini, si decise la costruzione di una nuova chiesa, che fu finalmente consacrata e inaugurata il 1° giugno 1970, sotto il pontificato di Paolo VI. E' noto un significativo particolare: l'apporto alla realizzazione dell'opera da parte dei fedeli è stato veramente straordinario e si è manifestato nella cospicua somma offerta da tutti i parrocchiani, consapevoli che i primi "costruttori" del loro tempio dovevano essere loro stessi. Oggi, in occasione di questa mia visita alla vostra bella chiesa, dedicata alla Vergine Maria "Stella Matutina", reputo doveroso esprimere pubblicamente a voi e ai vostri predecessori il sincero plauso del Papa e di tutto il popolo di Dio per la generosità dimostrata. Tale generosità continui a manifestarsi nell'impegno di comune dedizione per realizzare insieme le varie iniziative di carattere pastorale che la parrocchia, come comunità che vive in comunione fraterna, deve affrontare giorno per giorno.


7. "Alzatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina!" (Lc 21,28).

Noi crediamo fermamente che la redenzione del mondo si è già compiuta nella croce e nella risurrezione di Cristo. "Congiunti dunque con Cristo nella Chiesa e contrassegnati dallo Spirito Santo 'che è caparra della nostra eredità" (Ep 1,14), con verità siamo chiamati, e lo siamo, figli di Dio, ma non siamo ancora apparsi con Cristo nella gloria, nella quale saremo simili a Dio, perché lo vedremo qual è... Siccome poi non conosciamo il giorno né l'ora, bisogna, come ci avvisa il Signore, che vegliamo assiduamente" (LG 48). Vegliare vuol dire lasciarsi guidare dalla responsabilità. Vegliare vuol dire pure lasciarsi guidare dalla speranza. Vegliamo quindi nella speranza... La nostra "speranza è piena di immortalità" (cfr Sg 3,4). Amen! [Alle religiose:] Di fronte alle belle parole del parroco non posso che associarmi ed esprimo tutta la mia gioia per questo incontro con voi che siete così numerose in questa parrocchia, secondo i vostri diversi carismi. Siete la testimonianza di come lo spirito, l'anima femminile sia ricca di doni, se è vero che ha potuto esprimere tanti carismi nella storia della Chiesa, e tuttora li esprime. Sono doni che vengono dallo Spirito Santo, e che distinguono le varie famiglie religiose. Certo - ha osservato accentuando il tono affabile delle sue parole - questa mia grande gioia reca con sé anche una certa difficoltà, nel ricordare tanti nomi, quanti sono quelli delle vostre rispettive famiglie religiose. Ma anch'io desidero associarmi alle parole del parroco perché anch'io ho sperimentato, e sperimento di continuo, quanto sia preziosa la vostra collaborazione. [Agli adulti:] Vi ringrazio per queste belle parole. Ringrazio specialmente i più anziani. Voi avete partecipato alla nascita di questo quartiere e di questa parrocchia, non solo passivamente ma anche attivamente. Avete contribuito alla nascita e alla crescita della parrocchia, anche in senso visibile, della chiesa come tempio. Adesso siete preoccupati della crescita spirituale della stessa comunità, della seconda o terza generazione. E questo costituisce un tema della vita della famiglia, famiglia piccola: chiesa domestica, famiglia maggiore: Chiesa parrocchiale, Chiesa di Cristo. Questo costituisce anche il nucleo stesso di quello che si chiama apostolato dei laici. Il Concilio Vaticano II ha dato un grande slancio a questo apostolato in tutta la Chiesa.

Naturalmente non era una novità assoluta, perché questo apostolato è sempre esistito nella Chiesa. Ma c'è stata un'altra definizione, una determinazione nuova di quell'apostolato fondamentale, apostolato dei fedeli. Io vi ringrazio per aver capito questa vostra vocazione all'apostolato dei cristiani, dei parrocchiani, e non solamente per aver capito, ma soprattutto per aver compiuto, con la vostra vita, con le vostre opere, con la vostra preghiera, il vostro apostolato. Vi auguro di continuare. Vi auguro anche di vedere i frutti. Molti frutti si vedono, altri si sperano. Mi congratulo con voi per i frutti che si vedono già e spero con voi per quei frutti che desiderate. Con la grazia di Dio si mostreranno anche quelli. [Ai giovani:] Ho notato all'inizio che il canto è la bella caratteristica di questa parrocchia: una parrocchia che canta, e canta grazie ai giovani. Sant'Agostino, di cui celebriamo quest'anno il XVI centenario della conversione, ha detto che chi canta prega due volte. Quindi anche voi, cantando, fate una duplice preghiera. E cantando fate opera di apostolato, colmando di gioia il vostro prossimo. Perché il canto è sempre fonte di gioia, gioia di vivere, di esistere. Ecco dunque la vostra è una parrocchia che canta, e parla anche due lingue [il Papa si riferiva alla canzone in lingua polacca]. Spero comunque che vi troviate bene [alludendo al nuovo viceparroco polacco, don Jozef Bart] con questo giovane sacerdote, non romano di nascita, ma già, possiamo dire, romano d'adozione. Pero quello che mi sembra più importante sottolineare è che la vostra parrocchia è dedicata a Maria "Stella Matutina". Si pensa subito a Cristo, a Cristo che è luce. E' molto importante non perdere questa luce. Luce degli occhi anzitutto: sappiamo bene quanto soffrono i ciechi, i non vedenti. Ma ancora più doloroso è perdere la luce del cuore, la luce spirituale, la luce interiore.

Cristo ha detto: "Io sono la Luce", lo ha detto riferendosi agli occhi interiori, ai vostri cuori. E lo ha detto soprattutto pensando ai giovani, perché è triste, penoso quando i giovani perdono questa luce. Ecco perché vi esorto a non perdere mai la Luce che è Cristo. E per questo vi affido alla "Stella Matutina" che vi porta sempre la Luce di Cristo. La "Stella Matutina" infatti non brilla di luce propria, ma della Luce di Dio, e sa portare a noi questa Luce. Vi affido a lei.

Affido a lei la vostra giovinezza, i vostri problemi, le vostre difficoltà, le vostre speranze, i vostri studi, i vostri amori. Affido a lei tutto quello che costituisce la ricca esperienza dei giovani. Tutto questo affido a Maria perché sia sempre con voi questa Luce, sempre con un indirizzo chiaro, con una consapevolezza matura, con tutto ciò che è la grazia del cristianesimo. "Grazie per i canti grazie per il concerto e per la vostra partecipazione; grazie per la vostra attività apostolica e per la catechesi che svolgete in questa parrocchia".

[Ai bambini:] Vi saluto tutti nel nome di Gesù. Siete i primi che incontro durante questa visita parrocchiale. Siete voi bambini che vi preparate alla prima Comunione, che vi preparate alla Cresima. Siete voi la nostra speranza.

Ecco, così voglio ricambiare il saluto che avete scritto sullo striscione. Dico a voi: voi siete la nostra speranza, la speranza di questa parrocchia, di questa comunità, delle vostre famiglie, dei vostri genitori. E' una buona occasione per salutare anche i genitori qui presenti, come anche quelli che si trovano nelle case, e per salutare le maestre, i maestri, le suore, i catechisti e le catechiste. Vedo che sono numerosi e che sono tra voi in questo momento. La vostra parrocchia porta il titolo della Madonna, "Stella Matutina". E' un bel titolo anche per la parrocchia. Questo titolo vuol dire che Maria precede il Sole, il Sole che è Gesù Cristo. Noi sappiamo bene che la Chiesa vede così la Vergine Madre di Cristo, come la Stella che precede il Sole. così la venera, così la ama. Questo vuol dire anche che Maria ci porta a Gesù, ci avvicina a lui come la stella del mattino ci avvicina al sole, al giorno. così Maria ci avvicina a Gesù.

"Stella Matutina" vuol dire anche la stella che ci sveglia. Voi dovete svegliarvi ogni giorno per andare a scuola, per cominciare i vostri impegni, per andare al catechismo e in chiesa. Forse, qualche volta, vi sentite stanchi, preferireste non svegliarvi, ma ci si deve svegliare. Io vi auguro di svegliarvi sempre quando Gesù vi chiama per mezzo di sua Madre, quando vi invita, quando vi dice "seguimi". Gesù lo dice a tutti noi, ma con una predilezione particolare lo dice ai giovani, ai bambini. Gesù ha tanto amato i bambini. Lo sappiamo bene. Li avvicinava, li abbracciava perché egli porta sempre la buona novella che tutti noi siamo figli di Dio come lui. Questa figliolanza divina che è in lui lo rendeva tanto sensibile alla figliolanza umana che è in voi, che si trova nei bambini. Voi siete figli e figlie dei vostri genitori e questo vi distingue. Gesù amava questa figliolanza dei figli degli uomini perché portava in sé e portava a noi la figliolanza divina. Se ci sveglia Gesù, se ci sveglia per mezzo di sua Madre, "Stella Matutina", ci sveglia sempre per essere figli di Dio, per recuperare questa figliolanza divina quando viene oscurata in noi. così anche la vostra preparazione alla prima Comunione, alla Cresima, ai sacramenti, la vostra partecipazione alla Messa, la vostra vita cristiana è tutta permeata da quella chiamata di Gesù per mezzo di sua Madre, "Stella Matutina". Vi auguro di seguire questa chiamata sempre, di seguirla con entusiasmo. I giovani, i ragazzi, le ragazze, i bambini hanno ancora un cuore molto fresco, aperto, sono pronti all'entusiasmo e il Papa lo sente e lo deve sentire Gesù; lo deve sentire sua Madre e nostra Madre, "Stella Matutina". Ringrazio tutti coloro che aiutano il vostro parroco e i vostri sacerdoti nell'opera catechistica, opera di primaria importanza nella formazione della vita cristiana, dell'evangelizzazione continua. Ringrazio tutti i genitori e le altre persone, anche i molti giovani, che partecipano a questa attività della catechesi parrocchiale. [Alla comunità parrocchiale:] Voglio ringraziare il vostro parroco per le sue parole e anche per il contenuto di quelle parole così cordiali. Grazie di cuore perché ha parlato con il cuore a nome di tutta la sua parrocchia e, alla fine, ha parlato a nome della "Stella Matutina", di cui la vostra parrocchia porta il titolo. Voglio salutare tutti i presenti qui intorno alla chiesa. Ho cercato di avvicinarne alcuni direttamente. Con altri non ho potuto. Ma vorrei fare questo con tutti, avvicinare tutti e incontrare tutti. Vorrei anche visitare non solamente questa comunità parrocchiale, che è una famiglia delle famiglie, ma almeno spiritualmente tutte le famiglie di questa parrocchia, così come vivono nelle loro case, nei loro ambienti. In questo senso rivolgo anche il mio saluto e il mio abbraccio a tutti, offrendo a tutti e a ciascuno una benedizione. Mi rallegro di poter invitare a questa benedizione anche i vescovi qui presenti, il card. vicario, mons. Angelini, che è vostro parrocchiano, e mons.

Ragonesi, che è il vescovo di questo settore di Roma. Vi ringrazio per le vostre preghiere, e mi raccomando a queste preghiere quando andro verso la "Stella Matutina", perché si andrà in Oriente e la Stella Mattutina viene dall'Oriente.

Allora è buon auspicio che l'ultima visita a una parrocchia di Roma prima di questo viaggio verso l'Estremo Oriente sia qui, nella comunità dedicata alla Vergine Madre di Cristo, "Stella Matutina". Vi auguro che questa Stella non vi abbandoni mai e brilli sulle vostre strade, sulle strade della vostra vita.

Molte volte queste strade sono difficili. Il mondo contemporaneo, come ha detto il vostro parroco, è molto complesso. Sembra qualche volta sbagliato. così è tanto importante incontrare una "Stella Matutina" che brilla e che illumina le strade della nostra vita. Questo auguro a tutti. [Alle claustrali:] Vi ringrazio per questa accoglienza. Vi ringrazio per il contributo preziosissimo che offrite alla vita della Chiesa. Questa vita nascosta, questa vita profonda, questa vita nello Spirito, questa vita veramente costruisce, edifica il corpo di Cristo, il corpo mistico. Vi ringrazio per questo contributo alla vita della Chiesa di Roma, di questa parrocchia e alla vita della Chiesa universale.

Data: 1986-11-16 Domenica 16 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Alla Commissione per la Catechesi - Città del Vaticano (Roma)