GPII 1986 Insegnamenti - Incontro con i vescovi, in Nunziatura - Dacca (Bangladesh)

Incontro con i vescovi, in Nunziatura - Dacca (Bangladesh)

Dignità della persona, giustizia e solidarietà, valori cristiani


Cari confratelli nell'episcopato.


1. Ringrazio Dio, Padre di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, per questa opportunità di rinnovare la comunione e la fratellanza ecclesiale che abbiamo vissuto insieme nel corso della vostra visita "ad limina" lo scorso anno. Siete venuti alla Sede di Pietro per manifestare la vostra fede apostolica. Ora, con immensa gioia, il successore di Pietro viene nella vostra terra a confermarvi e rafforzarvi nel vostro servizio a favore del Vangelo, che è "potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16). Questo incontro è quindi un proseguimento spirituale della vostra visita "ad limina". In quell'occasione ho parlato del grande mistero della Chiesa, la comunità di fede, di speranza e di carità, chiamata a proclamare in ogni tempo e a tutte le genti la parola salvifica di Cristo crocifisso e risorto. Abbiamo meditato insieme sull'unità della fede e della disciplina della Chiesa, che è affidata, soprattutto, all'insegnamento e all'ufficio pastorale del vescovo, il quale è sorgente e fondamento visibile nella propria Chiesa locale (LG 23). Abbiamo riconosciuto l'importanza dell'azione congiunta dei vescovi e dell'intera comunità nel servizio ai poveri e ai sofferenti, che sono sempre con noi per portare testimonianza al Cristo sofferente. Abbiamo parlato del desiderio della Chiesa di promuovere il dialogo con i non cristiani e in particolare con i nostri fratelli musulmani, che costituiscono la grande maggioranza della popolazione di questo Paese.


2. Oggi la mia presenza in mezzo a voi vuole essere un segno e una conferma che voi appartenete alla comunione universale della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, "che il Signore ha fondato sugli apostoli e ha edificato sul beato Pietro, loro capo, mentre Gesù Cristo stesso ne è la pietra maestra angolare" (LG 19). La Chiesa intera è con voi, e voi siete con la Chiesa e nella Chiesa, Questo vincolo di grazia e di amore divino si manifesta nell'unione della preghiera e della solidarietà pratica con la quale una parte della Chiesa cerca di servire le altre. L'abbondanza di una parte del popolo di Dio implica la responsabilità di venire incontro alle necessità di un'altra parte. Vi ho chiamati un "pusillus grex", poiché è questo che voi siete. Ma nessuna parte della Chiesa può sentirsi isolata o dimenticata dalla grande famiglia di coloro che sono stati redenti da Cristo. Desidero assicurarvi che le vostre speranze e aspirazioni, i vostri fardelli e dolori trovano un'eco particolare nel mio cuore. Nella mia preghiera vi offro costantemente come sacrificio spirituale a Dio, sapendo che egli vi sosterrà e vi farà crescere.


3. La Chiesa è presente in questa regione da oltre quattro secoli, e quest'anno celebrate con gioia il centenario della diocesi di Dacca che è ora arcidiocesi. Su questo scenario, e con devota attenzione a ciò che "i segni dei tempi" rivelano sul "momento" che la comunità cattolica del Bangladesh sta vivendo, voi e le vostre comunità vi siete impegnati a raggiungere gli obiettivi del "Progetto pastorale per la Chiesa del Bangladesh". Desidero incoraggiarvi in questo cammino.

Vi incoraggio soprattutto a lavorare uniti cosicché tutti nella Chiesa del Bangladesh giungeranno a una nuova e più consapevole condivisione dell'apostolato della Chiesa. Come voi stessi avete scritto, siete veramente "alle soglie di un nuovo avvento, un nuovo momento di questa grazia e missione di servizio".


4. Obiettivo ultimo di questo impegno ecclesiale è il regno di Dio; "Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia" (Mt 6,33). Questo è il contenuto della missione redentrice di Gesù che la Chiesa continua nel tempo. Questo è il messaggio centrale della Chiesa di oggi. Lo Spirito Santo dona costantemente alla comunità cristiana nuova vita ed energia per il compito di proclamare la buona novella ai poveri, di rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore (cfr Lc 4,18-19). La generosa risposta individuale e collettiva dei pastori e dei fedeli a questa "buona novella", sia all'interno dello stesso corpo ecclesiale che all'esterno, verso l'intera comunità nazionale, costituisce il nuovo avvento, il nuovo momento di grazia e di missione di cui voi avete scritto. Le Chiese che voi presiedete nella carità senza dubbio vivranno vitalità e fecondità nella misura in cui esse saranno aperte a questa sfida evangelica. Vi è stata affidata una missione che va molto al di là di una pura e semplice impresa materiale e persino oltre la vostra umana capacità di rispondere, e così voi riponete la vostra fiducia in Cristo. Attingete coraggio dal pensiero che il messaggio che proclamate non è in alcun modo estraneo al carattere e alle necessità del vostro popolo. Proclamate la giustizia, la pace e la gioia nello Spirito Santo (cfr Rm 14,17). Questi sono valori che i cristiani sono chiamati a "incarnare" nella loro vita e attività, come una testimonianza, affinché il mondo creda (cfr Jn 17,21). Questi sono valori validi per tutti i popoli in ogni tempo.

Essi rappresentano aspirazioni umane sulle quali i seguaci di diverse tradizioni religiose, nonché uomini e donne di buona volontà possono e debbono trovare dialogo e collaborazione. Questi sono valori di cui il mondo contemporaneo ha urgente bisogno.


5. Quali vescovi siete consapevoli dell'importanza di coinvolgere tutti i membri della Chiesa nel realizzare praticamente il Progetto Pastorale. Avete chiesto a ognuno di partecipare e di condividere la responsabilità. I vostri sacerdoti del Bangladesh, come pure i missionari di altri Paesi, sono i vostri collaboratori più stretti. Essi dovrebbero essere i primi a trarre beneficio dalla vostra sollecitudine pastorale e dal vostro amore fraterno.

Essi diffondono la parola di Dio e insegnano ai fedeli le verità di fede. Essi insegnano loro la pratica della vita cristiana e ciò che la giustizia esige.

Incoraggiano le famiglie a rispondere alla loro vocazione cristiana al servizio dell'amore e della vita. Vegliano sul benessere dei bambini e sulla formazione cristiana dei giovani. Cercano la pecorella smarrita e portano il messaggio del Vangelo a coloro che non lo hanno ancora udito. Sono spesso costretti a esercitare il loro ministero in situazioni difficili dal punto di vista materiale e spirituale. Per ognuno di loro voi siete maestri, padri, fratelli e amici. Avete il sacro dovere di stimarli e di sostenerli, di pregare per loro e di vegliare sulla loro crescita spirituale: dovete essere sempre pronti e disponibili nei loro confronti con bontà e carità evangelica. Le comunità cristiane del Bangladesh sono piccole, e sono circondate da una grande popolazione non cristiana. I sacerdoti sono spesso isolati e le loro attività sono molte e diverse. E' particolarmente importante quindi cercare mezzi che promuovano un profondo senso di comunione fra i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, cosicché essi partecipino alla vita di tutta la diocesi in modo reale e personale. Se continueranno ad interessarsi allo studio della teologia e alla formazione pastorale, affronteranno più facilmente le nuove sfide che il loro apostolato incontra costantemente. In tutto questo la parola e la testimonianza del vescovo sono della più grande importanza per il bene del suo presbiterio, così come per i sacerdoti singolarmente e nel loro insieme.


6. Il vescovo deve preoccuparsi del benessere dei religiosi e delle religiose che collaborano con lui al servizio del popolo di Dio. Tramite l'assistenza, le attività caritative ed educative realizzate dalle congregazioni religiose del vostro Paese, la Chiesa è presente in modo visibile e concreto anche per i non cristiani. Le vostre Chiese particolari sono costruite e consolidate dai religiosi, che testimoniano il primato dell'amore di Gesù nella fedele osservanza dei loro voti. La vita religiosa è infatti un "dono divino" per la Chiesa (cfr LG 43). Il vescovo deve perciò promuovere e incoraggiare le vocazioni e manifestare il suo appoggio facendo spesso visita alle comunità e rispettando i loro specifici carismi. Uno dei segni più positivi della vitalità della Chiesa del vostro Paese è il numero crescente delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. In tal modo il Signore risponde concretamente alle vostre necessità. Egli manda operai nella sua messe per rimediare alla scarsità di operai del Vangelo, che avete avvertito così profondamente. Questa grazia rappresenta una responsabilità per tutti gli interessati: una responsabilità per l'adeguata selezione e preparazione dei candidati. Il tempo e l'impegno spesi nel dar loro un'adeguata preparazione per i loro futuri compiti ecclesiali non sarà mai troppo. Vi incoraggio a fare di questo uno dei vostri obiettivi principali. Esiste inoltre la responsabilità di ricorrere alle energie e alle capacità delle comunità religiose in un programma organizzato di azione pastorale.


7. In quanto vescovi, siete araldi dell'amore di Dio per il suo popolo. Nel vostro ministero cercate di esprimere la compassione che Gesù aveva per le folle (cfr Mt 15,32). così, mentre indicate la strada della felicità finale nella casa del Padre, vi impegnate a spingere la comunità cristiana a servire i poveri, i meno fortunati nelle loro necessità immediate e vi sforzate di guidare i fedeli nel compito di promuovere una maggiore giustizia nelle cose umane.

Tutta la Chiesa "riconosce nei poveri e nei sofferenti l'immagine del suo fondatore povero e sofferente, si premura di sollevarne l'indigenza, e in loro intende di servire a Cristo" (LG 8). La Chiesa del Bangladesh si sente impegnata in questo servizio in modo particolare. Essa vive nella costante consapevolezza delle necessità della nazione. Essa stessa è una comunità di "piccoli". Nel vostro Progetto pastorale avete indicato il servizio ai poveri - in tutte le forme che la povertà materiale e spirituale assume - come una priorità nel servizio della Chiesa. Questo è un campo in cui non possono essere raggiunti risultati a lungo termine senza "il sollecito impegno e zelo" dei laici. così facendo cercherete di favorire "l'evidente intervento dello Spirito Santo, il quale rende oggi i laici sempre più consapevoli della loro responsabilità e ovunque li stimola al servizio di Cristo e della Chiesa" (AA 1).


8. Tutto ciò che viene fatto per la preparazione spirituale e professionale dei laici, uomini e donne, desiderosi di impegnarsi per il rinnovamento dell'ordine temporale, rappresenta un grande servizio per la nazione e per la Chiesa. L'educazione cattolica, programmi specializzati di formazione per i laici, la preparazione a incarichi di responsabilità sia all'interno della comunità ecclesiale che nella società in generale, costituiscono un autentico contributo allo sviluppo della nazione. Collaborando con i loro concittadini, i membri della Chiesa cercano di costruire una società basata sulla dignità e sugli inalienabili diritti di ogni persona umana, sulla giustizia e su un'effettiva solidarietà tra gruppi e individui. Essi fanno tutto questo per convinzione personale e per un senso di responsabilità inspirato dal Vangelo e dal comandamento di Cristo di amare e servire il proprio prossimo (cfr Mt 22,37-39). Siete profondamente consapevoli dell'importanza del ruolo dei giovani nel costruire il futuro della Chiesa e della società. In molti modi essi sono oggetto particolare della vostra sollecitudine pastorale. Essi sono profondamente condizionati da nuove idee e da situazioni sociali e culturali mutevoli. Essi hanno bisogno di comprensione e di una guida sicura. Incoraggio con fervore voi, i sacerdoti e i religiosi ad essere loro vicini, per aiutarli a trovare la verità e a vivere in santità.


9. Per finire, vi sono due pensieri che desidero condividere con voi e che riguardano la vostra cura pastorale del popolo di Dio. Innanzitutto la vitalità e la speranza cristiana delle vostre comunità dipendono da un reale impegno di preghiera. La Chiesa del Bangladesh deve essere una Chiesa che prega. Nella preghiera al Signore noi tutti riconosciamo le nostre più profonde aspirazioni e la certezza dell'amorevole risposta di Dio. Lodare il Padre, accettare la sua volontà, implorare i suoi doni e le sue benedizioni: queste sono le realtà profonde delle nostre vite che esprimiamo in una preghiera piena di speranza. Quali vescovi, siete chiamati a dare esempio di maturità spirituale. Voi invitate e incoraggiate i vostri sacerdoti e tutti i vostri collaboratori a pregare. Voi insegnate ai fedeli a farlo, sia individualmente che come comunità raccolta per celebrare i misteri della fede. In una tale devota comunità lo Spirito Santo non può non effondere i suoi doni di luce, forza e coraggio per i compiti presenti e le sfide del futuro 10. Un altro motivo di riflessione che vi sottopongo riguarda la meravigliosa verità ispiratrice della natura cattolica e universale della Chiesa di Cristo. La Chiesa sparsa in tutto il mondo è l'unico corpo visibile di Cristo. Tutte le Chiese particolari sono unite l'una all'altra e con la Sede di Pietro. Inoltre, nella "Comunione dei santi", noi tutti condividiamo le ricchezze della grazia oltre i confini del tempo e dello spazio. Per mezzo della catechesi e della predicazione della parola, questo concetto può permeare la visione spirituale ed ecclesiale di tutto il vostro popolo. In tal modo essi si sentiranno in modo più autentico parte del grande mistero della Chiesa. Essi verranno rafforzati e incoraggiati. Essi guarderanno alle realtà locali nella prospettiva della chiamata universale alla santità e alla salvezza. 11. Miei cari confratelli nell'episcopato: raccomando voi e il vostro popolo all'amorevole intercessione di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa. Lei, che sapeva come serbare tutte le opere della provvidenza salvifica di Dio, meditandole nel suo cuore (cfr Lc 2,19), vi aiuti a discernere i "segni" del favore divino nei confronti del vostro popolo. Vi aiuti a nutrire il vostro popolo con l'Eucaristia e la parola di Dio e lo conduca alla vita eterna.

Nella comunione del servizio apostolico, vi assicuro del mio sostegno fraterno, e invoco dal Padre ogni bene su di voi, i vostri sacerdoti, i religiosi e i laici. "Il mio amore con tutti voi in Cristo Gesù!" (1Co 16,24).

Data: 1986-11-19 Mercoledi 19 Novembre 1986




Alla Chiesa Birmana, nella Nunziatura - Dacca (Bangladesh)

Una comunità che esperimenta il mistero della croce di Cristo


Venerabili e cari confratelli nell'episcopato, cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. E' stata una grande gioia per me apprendere che una delegazione della Chiesa che è in Birmania sarebbe venuta in Bangladesh. E ora ho il piacere di incontrarvi personalmente. Nella grazia e nella pace del nostro Signore e Salvatore saluto tutti voi. La Chiesa è una realtà meravigliosa, una realtà che non potrebbe mai essere compresa senza la fede. Anche per noi credenti la Chiesa resta un mistero.

E' definita come corpo di Cristo, famiglia di Dio, tempio dello Spirito Santo. E' la comunità di tutti coloro che credono in Cristo. E' presente in ogni nazione ed è sempre la stessa Chiesa cattolica. E' il popolo pellegrino di Dio affidato alla buona novella della salvezza. E' serva e maestra, madre, vergine e sposa. In tutti i tempi e in tutti i Paesi essa sperimenta in sé, nella vita di tutti i suoi membri, il mistero della croce di Cristo e il mistero della vita del Cristo risorto.


2. Mentre oggi vi saluto, penso alla Chiesa che è fedele nella vostra amata terra.

In Birmania i cattolici costituiscono solo una piccola parte della popolazione.

Quali onesti cittadini della vostra nazione, a motivo di un amore autentico per tutti i vostri fratelli e sorelle di Birmania, sentite il profondo desiderio di aiutare gli altri a conoscere Gesù e il suo Vangelo di misericordia e di pace.

Siete come il lievito e il sale del Vangelo. Arricchite la qualità della vita del vostro prossimo e dei vostri amici, ma spesso in modo discreto. Attraverso la fedeltà della vostra vita, voi date testimonianza alla persona e al messaggio di Cristo.


3. Mentre mi rallegro per questo odierno incontro, desidero assicurarvi dell'amore particolare e delle preghiere dei membri della Chiesa in molte parti del mondo.

Ciò che sentiamo è ben espresso nelle parole di san Paolo: "Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere, continuamente memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo. Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui" (1Th 1,2-4).

Vi prego di trasmettere a tutta la Chiesa di Birmania il mio amore fraterno nel nostro Signore Gesù Cristo. Sono vicino a tutti voi nelle prove e nelle difficoltà della vostra vita, come pure nella vostra invincibile speranza cristiana. E ora vi affido tutti alla protezione di Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa. A lei chiedo di darvi gioia e forza nella vita cristiana, e di aiutarvi ad essere per sempre fedeli a suo Figlio. Con profondo affetto imparto a tutti voi la mia benedizione apostolica, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Data: 1986-11-19 Mercoledi 19 Novembre 1986




Omelia nello stadio - Singapore (Singapore)

Un ordine internazionale giusto per una pace mondiale


"Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi" (Ph 4,4).

Caro arcivescovo Yong, cari fratelli e sorelle.


1. Mi rallegro veramente nel Signore celebrando oggi l'Eucaristia a Singapore. E nell'amore di Cristo saluto voi, amati fratelli e sorelle della Chiesa cattolica.

E' veramente una gioia essere qui con voi. Ed è giusto che noi ci rallegriamo insieme nella sacra liturgia, seguendo l'esortazione di san Paolo nella seconda lettura: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia" (Rm 12,15). Noi, che siamo stati battezzati in Cristo, abbiamo il privilegio e il dovere di rendere lode e gloria alla santissima Trinità. Questo è il motivo primario per cui ci incontriamo nell'Eucaristia. Offriamo il nostro gioioso ringraziamento al Padre. Ci rallegriamo nel dono della fede attraverso il quale siamo giunti a conoscere e ad amare Gesù Cristo, Nostro Signore. In questa occasione porgo i miei più cordiali saluti ai nostri fratelli e sorelle delle altre comunità cristiane, con i quali abbiamo in comune il Battesimo e l'amore per Cristo. Vi ringrazio per la vostra presenza. E saluto anche molto cordialmente i rappresentanti delle altre religioni e tutti gli uomini di buona volontà di questo Paese. Gesù Cristo è venuto in questo mondo per portare amore e pace. E il mio desiderio è di essere tra di voi come servitore dell'amore e della pace di Cristo.


2. Sono venuto anche tra di voi come successore di Pietro e supremo pastore della Chiesa universale. E in questo senso, desidero incoraggiarvi e confermarvi nella fede, e approfondire la vostra stima dei legami di fede e carità che vi uniscono ai fratelli e sorelle in Cristo in tutto il mondo. La Chiesa di Singapore, che visito oggi, è - come la vostra giovane e vigorosa nazione - fiorente e piena di vita. Voi avete più di cento sacerdoti, trecento tra religiosi e religiose, molti uomini e donne laici attivi e profondamente impegnati, in tutto più di centomila battezzati. Avete un seminario maggiore e uno minore, un gran numero di istituti di educazione e organizzazioni di assistenza sociale, oltre alle vostre numerose parrocchie. Più importante ancora delle molte istituzioni è lo spirito di comunione ecclesiale che vi unisce l'un l'altro e con le vicine Chiese locali. Sapete anche apprezzare la necessità di una sensibilità e una collaborazione ecumenica, e cercate di mantenere relazioni amichevoli e costruttive con i vostri fratelli e sorelle non cristiani. Questa è la Chiesa di Singapore che sono lieto di visitare oggi. Ed è quella Chiesa che io desidero incitare a una sempre maggiore crescita spirituale.


3. Permettetemi, per un attimo, di meditare con voi sulla storia della Chiesa nel vostro Paese. Tracciamo rapidamente le fasi dell'evangelizzazione, per ricordare la benedizione di Dio nel passato, che è sorgente di ispirazione e di speranza per il presente, un motivo di gioia e di lode. Due anni dopo che sir Stamford Raffles fondo Singapore, nel 1819, un sacerdote cattolico stabili qui la sua residenza, e la Chiesa le sue radici. Da quel momento in poi, essa ha continuato a crescere nel vostro Paese. Da questi semplici e umili inizi (la Chiesa) ha continuato a crescere sotto la mano provvidenziale di Dio. Tuttavia non furono questi i primi sforzi per evangelizzare questa regione. All'inizio del XVI secolo la fede cattolica era giunta alla penisola malese con i colonizzatori portoghesi. Alla metà di quel secolo, la regione visse un impegno missionario vigoroso e fruttuoso. Tra coloro che hanno predicato il Vangelo in questa regione vi fu san Francesco Saverio, che più volte visito Malacca. Furono costruite chiese, scuole e ospedali. In seguito, purtroppo, l'evangelizzazione ebbe una stasi e la Chiesa subi un declino.

Come abbiamo già detto, l'impegno missionario a Singapore riprese all'inizio del XIX secolo. Ma solo negli ultimi decenni esso ha vissuto una notevole crescita. Nel 1888 fu eretta la diocesi di Malacca, che comprendeva, nei suoi confini, anche Singapore. Nel 1955 fu eretta l'arcidiocesi di Malacca-Singapore, e nel 1972 Singapore divenne arcidiocesi a sé stante. Questa è la Chiesa in cui io mi rallegro di essere oggi. Ed è a tutti voi, fratelli e sorelle in Cristo che desidero proclamare questo messaggio di amore e di pace.


4. Nel Vangelo di oggi, Gesù ci offre il suo messaggio di amore e di pace: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". E continua, dicendo: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Jn 14,23 Jn 14,27).

Con queste parole, Gesù ci fa capire una volta di più come l'amore rappresenti il centro della missione ricevuta dal Padre: lui, il Figlio, viene a portare l'amore. Quindi l'amore è la più profonda verità su Dio stesso, perché "Dio è amore" (1Jn 4,16). L'amore di Dio è personificato nello Spirito Santo. Nella mia enciclica sullo Spirito Santo nella vita della Chiesa e del mondo, ho detto: "Nello Spirito Santo la vita intima del Dio uno e trino si fa tutta dono, scambio di reciproco amore tra le divine Persone... E' lo Spirito Santo l'espressione personale di un tale donarsi, di questo essere amore. E' persona-amore" (DEV 10).


5. L'Amore rappresenta la vera essenza dell'insegnamento di Cristo, perché esso è il più alto comandamento. La vita - la vita di tutti noi - deve essere fondata sull'amore. San Paolo ce lo dimostra in modo pratico nelle esortazioni della seconda lettura di oggi, tratta dalla Lettera ai Romani: "La carità non abbia finzioni", egli dice, "fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene, amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda" (Rm 12,9-10). L'amore umano autentico è un fedele riflesso dell'amore di Dio. Per questo l'amore è caratterizzato da un profondo rispetto per tutti gli uomini, a prescindere dalla loro razza, dal loro credo o da qualunque cosa li renda diversi da noi. L'amore risponde generosamente alle necessità dei poveri, ed è contrassegnato dalla pietà per coloro che soffrono. L'amore è pronto a offrire ospitalità ed è fedele nei tempi difficili. Esso è sempre disposto a perdonare, a sperare e a ricambiare una bestemmia con una benedizione. "La carità non avrà mai fine" (1Co 13,8). Il comandamento dell'amore è il fulcro del Vangelo.


6. E' Cristo, l'unico Figlio del Padre, che ci insegna la verità su Dio che è amore. E questo insegnamento del Figlio è costantemente rinnovato nella Chiesa e nel cuore dell'uomo dallo Spirito Santo, dal Consolatore, colui che secondo la promessa di Gesù "v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26). Questa promessa di Gesù non significa solamente che in ogni paese e in ogni età lo Spirito "continuerà a ispirare la divulgazione del Vangelo di salvezza, ma anche che aiuterà a comprendere il giusto significato del contenuto del messaggio di Cristo... Lo Spirito Santo, dunque, farà si che nella Chiesa perduri sempre la stessa verità, che gli apostoli hanno udito dal loro Maestro" (DEV 4). E' grazie allo Spirito Santo, il Consolatore, che l'insegnamento della Chiesa è uno ed il medesimo in tutto il mondo. E' lo stesso a Singapore e a Roma, perché lo Spirito Santo opera nelle nostre menti e nei nostri cuori.


7. Subito dopo aver parlato dello Spirito Santo, Gesù dice ai suoi discepoli: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi" (Jn 14,27). La pace è frutto dell'amore. La pace è frutto dell'opera dello Spirito Santo. Questa pace viene data - in dono - nel mistero pasquale di Cristo. Nello stesso tempo, la pace è un compito, e viene continuamente assegnato, in modo che il Salmo possa dire: "giustizia e pace si baceranno" (Ps 84,11). Questo compito viene affidato a uomini che ricoprono diversi ruoli e responsabilità, nella famiglia, nella comunità, nella società e nella vita internazionale.


8. L'opera di pace è un compito che non si esaurisce mai, ma è sempre in divenire, sempre bisognoso di essere confermato e rafforzato. Dobbiamo costantemente operare per la pace. La vera pace ha origine nella mente e nel cuore, nella volontà e nell'anima della persona umana, perché essa deriva dall'amore genuino per il nostro prossimo. E' veramente giusto dire che la pace è il risultato dell'amore, quando l'uomo coscientemente decide di migliorare i propri rapporti con il suo prossimo, di fare qualunque sforzo per superare divisioni e incomprensioni, e - se possibile - di divenire amici. Come cristiani, sappiamo che possiamo solo amarci tra di noi, perché Dio per primo ha amato noi. Troviamo ispirazione e forza nelle parole della prima lettura odierna tratta dal profeta Geremia, laddove Dio ci dice: "Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà" (Jr 31,3). L'amore eterno di Dio ci è di sprone nei nostri sforzi per la costruzione della pace. La pace chiama la giustizia, un atteggiamento che riconosca la dignità e l'eguaglianza di tutti gli uomini e le donne, e un fermo impegno nella ricerca della sicurezza e della tutela dei diritti umani fondamentali per tutti. Dove non c'è giustizia, non può esserci pace. La pace è possibile solo dove esiste un giusto ordine che garantisca i diritti di ciascuno. La pace mondiale è possibile solo quando l'ordine internazionale è giusto.


9. Cari fratelli e sorelle in Cristo, a voi rivolgo il mio appello: costruite la vostra vita sull'amore. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene... Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti" (Rm 12,9 Rm 12,18). "Beati gli operatori di pace" (Mt 5,9). Queste parole del nostro Salvatore sono per noi una promessa e una sfida. In fedele risposta ad esse, costruiamo la pace! Dopo la Messa parlero ai sacerdoti, ma ora desidero rivolgere alcune parole ai religiosi. Cari fratelli e sorelle, voi che Cristo ha chiamato a seguirlo più intimamente nella castità, nella povertà e nell'obbedienza: la vostra vocazione trova il suo significato e il suo scopo nell'amore, il vostro amore per Gesù e il suo per voi. Il frutto dell'amore è la pace interiore, "una pace non come la dà il mondo" (Jn 14,27), quel tipo di pace che precede e rende possibile la pace tra gli individui e nel mondo. C'è da meravigliarsi, a questo punto, che uno dei maggiori eroi della pace nella storia del mondo sia un fondatore religioso, san Francesco d'Assisi? Siate anche voi riconosciuti come persone consacrate, che vivono dell'amore per Cristo e che irradiano pace interiore.

Vivendo fedelmente la vostra vocazione, saprete portare amore e pace al mondo.

Ricordate anche che il sacramento della Penitenza in un modo speciale aiuta a ristabilire la pace nel cuore dell'uomo, perché esso è il sacramento della Riconciliazione, la celebrazione liturgica della misericordia e dell'amore di Dio.

Desidero ricordare alle famiglie quanto grande possa essere il loro contributo alla pace. Mariti e mogli, insieme con i vostri figli, voi siete le cellule vive della società, e la prima pietra per la sua stabilità e il suo benessere. Desidero assicurare le coppie del sostegno della Chiesa nel loro impegno di esercitare responsabilmente il loro diritto fondamentale alla formazione delle famiglie, a sostenere e educare i loro figli senza alcun tipo di costrizione o pressione. E' pieno diritto dei coniugi prendere una decisione libera, mutua e cosciente, in accordo con i principi morali oggettivi, per quanto riguarda la nascita dei loro figli e le dimensioni della loro famiglia. Questa decisione dovrebbe essere basata sul riconoscimento della loro responsabilità nei riguardi di Dio, di se stessi, dei loro figli, della loro famiglia e della società. Nel prendere queste decisioni, le coppie dovrebbero essere in grado di poter fare affidamento su quei metodi moralmente leciti di controllo delle nascite che sono in accordo con la dignità della persona e con l'autentica espressione dell'amore coniugale. La famiglia ha un posto unico nella Chiesa come comunità di vita e di amore. Pur essendo una comunità di persone in dialogo con Dio, essa svolge un ruolo importante nella società. Essa deve rimanere aperta a una comunità più ampia, in modo che l'amorevole preoccupazione che ciascuno ha all'interno della propria famiglia possa essere estesa ad altri per il miglioramento di tutti. Posso dire a questo punto quale sia la mia soddisfazione nell'apprendere del programma di educazione morale che è stato inserito nelle scuole di Singapore. Questa iniziativa, il cui scopo è inculcare i valori umani e la disciplina personale, potrà veramente completare gli sforzi compiuti dai genitori come educatori primari dei loro figli nell'amore di Dio. Ed ora una parola a voi, cari giovani, che rappresentate una parte tanto grande e dinamica della Chiesa in Singapore, in Malaysia e in tutta l'Asia. Anche a voi rivolgo un appello: siate operatori di pace. Non sottovalutate la grande necessità che c'è del vostro contributo alla promozione della pace. Come ho detto nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1985: "La pace e i giovani camminano insieme" (n. 3): "Quando io guardo a voi, giovani, sento una grande gratitudine e speranza. Il futuro a lungo termine nel prossimo secolo sta nelle vostre mani. Il futuro di pace sta nei vostri cuori... Abbiate fiducia nella grandezza della vocazione umana - una vocazione da perseguire nel rispetto per la verità, per la dignità e per gli inviolabili diritti della persona umana... Non abbiate paura!". Essere operatori di pace è un compito che spetta a tutti noi.

Nessuno può sfuggire a questo dovere, in particolare in un'epoca segnata dalla minaccia nucleare e dalla crescente violenza. Vorrei pero segnalare un particolare gruppo di persone che offrono un contributo unico alla causa della pace. E mi riferisco ai malati e agli anziani, e a tutti coloro che partecipano alla sofferenza di Cristo. Nella mia lettera apostolica sul significato cristiano della sofferenza umana, ho affermato: "Il mistero della redenzione del mondo è in modo sorprendente radicato nella sofferenza... Chiediamo a voi tutti, che soffrite, di sostenerci. Proprio a voi, che siete deboli, chiediamo che diventiate una sorgente di forza per la Chiesa e per l'umanità. Nel terribile combattimento tra le forze del bene e del male, di cui ci offre spettacolo il nostro mondo contemporaneo, vinca la vostra sofferenza in unione con la croce di Cristo!" ("Salvifici Doloris", 31). 10. Voglio che sappiate quanto ho atteso questa occasione di poter celebrare l'Eucaristia insieme a voi, e ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di essere qui a Singapore. Vorrei poter rimanere con voi più a lungo. Ma trovo consolazione nelle parole di Gesù del Vangelo di oggi. Egli dice: "Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto" (Jn 14,26). Il Padre manda il suo Spirito di verità e di amore nel mondo, e lo Spirito ci guida sulle strade della pace. Per questo "non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore" (Jn 14,27). Cari fratelli e sorelle: lo Spirito Santo è con voi. Desidero, ora, affidare l'intera Chiesa di Singapore a Maria. E' stata lei, infatti, che per mezzo del potere dello Spirito Santo, ha dato per la prima volta Cristo al mondo. Per mezzo del suo amore e delle sue preghiere, doni ora Cristo anche a voi. Amen.

Data: 1986-11-20 Giovedi 20 Novembre 1986





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