GPII 1986 Insegnamenti - Ai presbiteri dopo la Messa - Singapore (Singapore)

Ai presbiteri dopo la Messa - Singapore (Singapore)

Tornare nel cenacolo per poter proseguire nel servizio fedele


Cari fratelli in Cristo.


1. Saluto, con gioia nel nostro Salvatore risorto i sacerdoti di Singapore e della Malaysia. Sono contento di essere tra di voi, oggi, nel corso di questa mia visita pastorale a Singapore. Ho sentito parlare del vostro zelo nell'evangelizzazione, della vostra fedeltà e del vostro amore verso la Chiesa. Le Chiese locali che servite sono giovani e in espansione, e voi avete un vero spirito missionario. E' giusto che io mi senta vicino a voi e che vi ricordi, tutti i giorni, nelle mie preghiere. Perché noi sacerdoti siamo uniti nella fratellanza, una fratellanza sacramentale. Noi partecipiamo all'unico sacerdozio di nostro Signore Gesù Cristo.

Sia che ci troviamo a servire Cristo nel nostro stesso Paese, sia che svolgiamo il nostro ministero verso il popolo di Dio in un'altra nazione, ciascuno di noi deve rallegrarsi per essere stato chiamato per nome e inviato a proclamare la buona novella. Per mezzo della sua ordinazione, il sacerdote è prescelto in mezzo al popolo di Dio, e ciò non per il desiderio di onori personali o speciali privilegi, ma per amore del servizio al Vangelo. E' nostro compito aiutare la gente a crescere nell'amore e nella vita di Dio. Attraverso il ministero della parola e del sacramento, cerchiamo di sviluppare in essi la sete dell'eternità, la fame della verità e del bene, il desiderio di Dio. Questo è quanto ci unisce come fratelli: la vocazione al sacerdozio in una Chiesa che per sua stessa natura è missionaria.


2. Come sapete, cari fratelli, il giovedi santo di ogni anno indirizzo una lettera a tutti i sacerdoti del mondo. Questo è uno dei modi in cui cerco di offrirvi incoraggiamento e sostegno. E' anche un modo attraverso il quale adempio alla mia missione apostolica di confermare i miei fratelli nella fede. Ho scelto il giovedi santo perché è bene per noi tornare al cenacolo. Affinché possiamo servire con gioia e speranza nel nostro ministero sacerdotale, dobbiamo regolarmente tornare nel cenacolo, il luogo in cui, per la prima volta, Gesù ci diede l'Eucaristia e in cui è nato il sacerdozio. Qui entriamo più profondamente nel mistero del "pane vivo" e del "calice dell'eterna salvezza". In spirito di adorazione, cresce in noi la gratitudine per la santa Eucaristia la quale, come ha detto il Concilio Vaticano II, "racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo" (PO 5). E' bene per noi recarci spesso nel cenacolo e ascoltare Gesù mentre ci dice, come ha detto agli apostoli nel corso dell'ultima cena: "Non vi chiamo più servi... ma vi ho chiamato amici" (Jn 15,15). Queste parole sono state pronunciate nel contesto dell'istituzione eucaristica e del sacerdozio ministeriale. può quindi esistere ancora il minimo dubbio che Gesù desidera essere molto vicino a ciascuno dei suoi sacerdoti? Essere sacerdote significa essere al servizio degli altri, un ministro dei misteri di Dio. Ma molto più profondamente, essere un sacerdote significa godere dell'amicizia speciale del Redentore del mondo, dell'Agnello sacrificale.


3. Noi torniamo nel cenacolo per poter proseguire verso la nuova Gerusalemme, per proseguire nel servizio fedele, con rinnovato amore per Cristo, impazienti di costruire il regno di Dio mediante la preghiera e la proclamazione del Vangelo.

Mediante la liturgia delle Ore viene santificato il corso di ciascuna giornata.

Predicando la parola di Dio con profonda convinzione, aiutiamo i fedeli a svolgere il loro ruolo nella missione della Chiesa. Nella fedele amministrazione dei sacramenti noi adempiamo al nostro sacerdozio, particolarmente incoraggiando i fedeli a confessare i loro peccati nel sacramento della Penitenza, per poter quindi ricevere la misericordia e la forza di Cristo. In questo caso è estremamente importante il nostro stesso esempio.

Soprattutto, nel sacrificio eucaristico rendiamo lode e gloria a Dio e acceleriamo la venuta del suo regno. E' nel cenacolo che Gesù ha promesso di inviare a noi lo Spirito Santo, il Consolatore e la Guida, lo Spirito della verità e dell'amore.

Nello Spirito Santo troviamo la forza per continuare "l'opera" che il Padre aveva affidato, prima, a Cristo, e che oggi continua nella Chiesa. Quanto è importante, cari fratelli, che non perdiamo mai di vista il mistero della redenzione. Infatti, è nostro compito aiutare le nostre genti a distogliere lo sguardo dalle pene e le fatiche della vita terrena, a guardare oltre le seducenti, false promesse del mondo verso le luminose e autentiche promesse del Redentore del mondo. La nostra vita di sacerdoti è racchiusa nella vita di Cristo e guidata dall'amorevole provvidenza di Dio. Se rimarremo vicino al Signore Gesù se saremo aperti alla voce dello Spirito Santo nella Chiesa, avremo la grazia di essere sempre fedeli e sempre gioiosi nel Signore.

Cari fratelli: affido voi tutti a Maria, Madre di Gesù, il sacerdote supremo. La vostra vita e il vostro ministero siano arricchiti dalla sua protezione e dal suo amore.

Data: 1986-11-20 Giovedi 20 Novembre 1986




All'arrivo alle Isole Figi - Suva (Figi)

Aumenti la comprensione tra tutti i fratelli cristiani


Sua eccellenza il governatore generale, signor primo ministro, illustri membri del Governo, miei venerabili confratelli nell'episcopato, cari fratelli e sorelle in Cristo, amato popolo delle Figi.


1. Sono dinanzi a voi con sentimenti di gioia e gratitudine profonda a Dio onnipotente per il privilegio di essere qui con voi, oggi, nelle Figi. A tutti voi porgo il mio più cordiale saluto di pace. Lo scopo della mia visita è soprattutto religioso. Vengo come pastore della Chiesa cattolica a confermare i miei fratelli e sorelle nella loro fede, ma desidero anche che la mia visita contribuisca al benessere e al progresso spirituale di tutto il popolo della vostra nazione. Sono lieto di poter ammirare la bellezza della vostra terra e vi ringrazio per la vostra cordialissima accoglienza. Vedendo i vostri volti, riconosco la grandezza del nostro Dio che ha creato ognuno di voi a immagine del suo amore. E' mia fervida speranza parlarvi del mistero dell'amore di Dio e chiedervi di rispondere alla vostra grande vocazione di amare il vostro prossimo come voi stessi.


2. Grazie, illustre signor governatore generale, per le sue cordiali parole di benvenuto. Ricambio sentitamente le espressioni di rispetto e di stima con cui, a nome del suo popolo, lei mi ha dato il benvenuto. Le sue parole sono una giusta conferma dell'amichevole collaborazione, del dialogo e della comprensione reciproca che hanno caratterizzato le relazioni diplomatiche tra le Figi e la Santa Sede fin dal loro inizio. Sono inoltre lieto di salutare il primo ministro e i membri del Governo, il corpo diplomatico qui rappresentato e tutti i cittadini di questo paese. In particolare porgo i miei cordiali saluti ai rappresentanti della Chiesa delle Figi, soprattutto all'arcivescovo Petero Mataca di Suva, che è anche presidente della Conferenza episcopale del Pacifico. Con lui saluto inoltre tutti i miei confratelli vescovi del Pacifico. Desidero esprimere il mio profondo affetto e la mia stima a voi e a tutto il clero, i religiosi e i laici della Chiesa delle Figi e delle altre isole del Pacifico. Desidero salutare nella grazia e nella pace di nostro Signore Gesù Cristo tutti i membri delle altre Comunioni cristiane oggi qui rappresentati. Come ben sapete, uno degli obiettivi principali del mio pontificato è quello di operare per il raggiungimento dell'unità per la quale Gesù pregava nell'ultima cena: "perché tutti siano una sola cosa" (Jn 17,21). Sono lieto di constatare il contributo alla evangelizzazione nel Pacifico che è stata effettuata da diverse comunioni cristiane. E' mia fervida speranza che tutti i cristiani di queste isole continuino lungo il cammino verso la piena unità nella fede in Cristo.

Sono felice di constatare con rispetto la presenza qui di altre religioni del mondo. Ai loro rappresentanti porgo i miei cordiali saluti e li assicuro della mia amicizia.


3. Venendo alle Figi, spero di incoraggiare tutti i cristiani che si trovano qui e nel Pacifico a consacrarsi con tutto il cuore al Signore, che è la via, la verità e la vita. Centro del Vangelo è il comandamento di amore del Signore. Confido che la mia visita offra ai cristiani la possibilità di consacrarsi nuovamente all'obbedienza di questo comandamento di amore, specialmente attraverso l'assistenza e la solidarietà nei confronti dei meno fortunati, dei poveri, degli ammalati e dei bisognosi. Tornero di nuovo su questo argomento nel corso della Messa di quest'oggi.


4. Sono felice di accogliere in modo particolare le espressioni di caloroso benvenuto preparate dalla Chiesa metodista delle Figi. Sono profondamente commosso, cari fratelli, per le vostre manifestazioni di fraternità. Possa la mia visita contribuire a promuovere una comprensione sempre maggiore fra tutti i fratelli cristiani. Possa essa contribuire a diffondere il messaggio del Vangelo.


5. In un mondo di sfide crescenti rappresentate dalla secolarizzazione e dal materialismo, invito tutti i miei fratelli e sorelle nella fede cristiana a rispondere con un amore sempre più intenso alla chiamata del Signore di essere il sale della terra e la luce del mondo. Prego anche affinché i popoli di tutte le religioni e tutti i popoli di buona volontà rinnovino la loro umana solidarietà per la causa della pace. Da parte mia invoco su di voi, popolo delle Figi, la benedizione di una pace piena e duratura. Ancora una volta la ringrazio, eccellenza, e ringrazio tutti coloro che insieme a lei mi hanno onorato con la loro presenza. "Il Signore della pace vi dia egli stesso la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi" (2Th 3,16).

Data: 1986-11-21 Venerdi 21 Novembre 1986




Omelia alla Messa nell'Albert Park - Suva (Figi)

Diffondere il Vangelo e lavorare per l'unione


"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Jn 15,12). Cari fratelli e sorelle,


1. E' una grande gioia per me essere con voi oggi a Suva. Desidero rivolgere il mio cordiale saluto ai cittadini dell'intera nazione delle Fiji, una società composta da molte razze, culture e religioni. Fiji - un arcipelago costituito da due isole principali e da diverse centinaia di isolette, un "crocevia" nell'azzurro Oceano del Pacifico Meridionale dove le vie della migrazione melanesiana e polinesiana si incontrano - è bello sia per lo scenario naturale che per voi, il suo popolo. Da tempo immemorabile siete un popolo religioso, particolarmente amante della natura e consapevole del valore della comunità. La vostra coscienza sociale è evidente per il modo con cui le diverse razze, culture e religioni convivono in armonia senza perdere la loro peculiare identità. Vi incoraggio a continuare a percorrere i sentieri del dialogo creativo e della comprensione reciproca. E possiate sempre custodire i vostri peculiari valori e tradizioni culturali quali strumenti di arricchimento reciproco.


2. Sono venuto qui oggi a proclamare in vostra presenza quanto il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati". La nostra fedeltà a questo comandamento di amarci l'un l'altro come il Signore ha amato noi, è il modo migliore in cui possiamo vivere la nostra dedizione al Signore. Allo scopo di riflettere su questo tema, "Dedizione al Signore" rivolgiamo la nostra attenzione alla Beata Vergine Maria, che è nostra Madre nell'ordine della grazia. In modo speciale Maria ha adempiuto il comandamento di amore del Signore, e di questo ci dà un esempio perfetto. Ascoltiamo ancora il Canto di Lode di Maria così come viene riportato nel Vangelo di San Luca, poiché non vi è espressione più eloquente dell'amore di Maria: "L'anima mia magnifica il Signore, / e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, / Perché ha guardato l'umiltà della sua serva;/ d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. / Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente / e Santo è il suo nome" (Lc 1,46-49). Più di ogni altra persona, Maria era consapevole dell'amore di Dio l'alma madre del divino Redentore, la compagna generosa del tutto eccezionale e l'umile serva del Signore" (LG 61). La sua dedizione al Signore si manifesta al momento dell'Annunciazione, nella povertà di Betlemme, nell'ansia della fuga in Egitto, nell'umile e laboriosa vita di Nazareth e infine a Gerusalemme, sia sulla dolorosa via del Calvario, che ai piedi della Croce, dove si offri in unione col sacrificio di suo Figlio. Anche dopo la Risurrezione del suo Figlio glorioso, Maria continua a consacrarsi alla volontà del Padre e alla missione di suo Figlio, mentre persevera nella preghiera con le altre donne e con gli Apostoli nell'attesa della venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste. Con le parole del Concilio Vaticano II, possiamo dire in breve "ella ha cooperato in modo del tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità per restaurare la vita soprannaturale delle anime" (Lumen Genlium, 61).


3. Una volta, durante il ministero pubblico di nostro Signore, sua Madre ed altri parenti lo avvicinarono mentre si rivolgeva alle folle. Avendo udito che desideravano parlargli, Gesù chiese: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?". Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli: "Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12,48-50). Queste parole di Gesù in risposa dichiara: "Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38). Possiamo dire che è attraverso la totale offerta di sé al momento dell'Annunciazione che ella diventa il nostro modello, nostra guida e nostra Madre. Il Concilio Vaticano II sottolinea questo fatto quando insegna che la "maternità di Maria nell'economia della grazia perdura senza soste dal momento del consenso prestato nella fede al tempo dell'Annunciazione e mantenuto senza esitazioni sotto la croce fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti" (LG 62). Nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, Gesù rassicura ciascuno di noi del suo amore. Dice: "Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi.

Rimanete nel mio amore" (Jn 15,9). Dobbiamo ricordarci sempre di questa verità fondamentale: che il Signore ci ama in un modo speciale. Dobbiamo ripetere sempre le parole del Salmista: "Forte è il suo amore per noi e la fedeltà del Signore dura in etemo" (Ps 117,2). L'amore di Dio è reale per ciascuno di voi qui nelle Fiji e in tutto il Pacifico. Questo amore è personale e incondizionato ed è chiaramente visibile nei molti modi in cui egli vi ha benedetto. Il suo amore è la sorgente della vostra forza. E voi siete chiamati ogni giorno della vostra vita a rispondere a questo amore del Signore, proprio come fece Maria.


4. Nel Vangelo di oggi, quando Gesù ci dice di amarci l'un l'altro come egli ci ama, dice anche: "Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena" (Jn 15,11). Dobbiamo comprendere che per amare come fa Gesù dobbiamo offrire agli altri il dono di noi stessi. Ed è solo donandoci attraverso la carità, il servizio e la compassione che possiamo sperimentare la vera gioia.

La fedeltà al comandamento del Signore di amarci l'un l'altro come egli ci ha amato ci porta alla condivisione della gioia del Signore ora e per sempre.


5. La vita di nostro Signore illustra le parole che egli ci rivolge oggi: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13).

Seguendo l'esempio della Beata Vergine Maria, la cui vita fu una fragrante offerta d'amore, siete invitati a vivere la vostra vita nell'amore agli altri ad imitazione del Signore Gesù che per primo sacrifico la propria vita nell'amore per voi. La vostra dedizione al Signore e al suo comandamento di amore vi assicura la sua amicizia, poiché nel Vangelo di oggi Gesù ripete: "Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Jn 15,15). Miei cari fratelli e sorelle: tutti voi siete stati scelti dal Signore proprio come lo fu Maria. Possiate rispondere con tutto il cuore e generosamente alla chiamata del Signore ad abbracciare una vita di servizio agli altri. Nella Lettera ai Colossesi che ci è stata appena letta san Paolo scrive: "Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione" (Col 3,12-14). In questo passo san Paolo si riferisce chiaramente al fatto che noi siamo scelti da Dio, e così egli ci esorta a sopportarci a vicenda, a perdonarci scambievolmente, e ad obbedire al comandamento del Signore di amarci l'un l'altro.


6. La storia degli inizi della Chiesa in Oceania ci offre un esempio ispiratore di dedizione al Signore e di quell'amore che si dona "dare la vita per i propri amici" (Jn 15,13). Mi sto riferendo all'eroica testimonianza e al martirio di san Pietro Chanel, il Padre Marista che veniva dalla Francia come uno dei primi missionari a proclamare il Vangelo di Cristo nell'Oceania occidentale. Nonostante le gravi difficoltà egli lavoro con profonda fede, pazienza e forza. Dopo molte vicissitudini ed apparenti fallimenti, Pietro Chanel fu il primo martire dell'Oceania. Egli sacrifico la sua vita per amore del Vangelo, e la sua dedizione generosa al Signore porto buoni frutti quando nel 1843 tutti gli abitanti di Futuna furono convertiti a Cristo. Le stesse origini della Chiesa delle Fiji possono essere fatte risalire all'arrivo nel 1844 dei confratelli francesi del Marista Pietro Chanel. Con immensa gratitudine al Signore, rendo lode alle molte generazioni di missionari che nel corso degli ultimi centocinquant'anni hanno seguito le orme di san Pietro Chanel e hanno lavorato per la diffusione del Vangelo in Oceania. La vitalità della Chiesa di oggi è legata alla generosità delle loro vite.

L'attuale Arcidiocesi di Suva, eretta nel 1966, e il Seminario Regionale del Pacifico fondato sotto il patrocinio di san Pietro Chanel, sono una testimonianza dello sviluppo della Chiesa in questo luogo e in tutta l'Oceania.

Grazie a Dio, lo spirito di sacrificio e la dedizione al Signore dimostrati dalle passate generazioni hanno una continuazione nel clero, nei religiosi e nei laici di oggi. Abbiamo prove di questa dedizione nelle scuole cattoliche, negli ospedali, specialmente Makogai, nell'aiuto dato ai senzatetto e ai disoccupati e a tutti coloro che vivono in una grande indigenza. Vi esorto tutti a continuare il vostro generoso servizio al Signore, specialmente ai più poveri dei vostri fratelli e sorelle. Possa il ricordo degli eroici missionari ispirare molti giovani di oggi a dedicarsi al Signore nel sacerdozio e ispirare altri giovani, uomini e donne, alla vita religiosa; che questo ricordo sostenga tutto il popolo di Dio nella sua vocazione alla santità.


7. Miei cari in Cristo: ricordatevi sempre del vostro Battesimo, e sappiate che Dio vi ha scelti per condividere la missione di suo Figlio. La vostra vocazione è seguire Gesù e obbedire alla sua parola. San Paolo dice: "La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza" (Col 3,16) Potete essere certi che la parola di Cristo, che dimora nei vostri cuori, porterà frutti abbondanti, specialmente in atti di misericordia e compassione. Quando egli dice ai suoi discepoli di amarsi gli uni gli altri, Gesù sottolinea che egli ha scelto loro e non il contrario, e che essi devono andare avanti e portare frutto: "Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro rimanga; perche tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda" (Jn 15,16).

Il comandamento di amore del Signore è stato proclamato al popolo delle Fiji fin dall'arrivo dei primi missionari cristiani. Invito tutti voi a divenire sempre più consapevoli della chiamata di Cristo a diffondere il Vangelo agli altri così come a pregare e a lavorare insieme per la unità dei cristiani. Vi incoraggio nella vostra stima ed amicizia per i vostri fratelli indù e musulmani, affinché il dialogo rispettoso possa portare ad una migliore comprensione reciproca. E' mia fervente preghiera che la mia visita pastorale alle Fiji vi aiuterà a dedicarvi ancor più a fare la volontà del Padre e a condividere la missione di suo Figlio. Per questa ragione: Vi esorto ad amarvi gli uni gli altri come Gesù ha comandato.

Vi esorto a rinnovare i vostri sforzi per apprezzare e rispettare la diversità culturale aitrui. Vi esorto a dedicare una speciale attenzione ai poveri e a coloro che sono emarginati dalla società. Vi esorto a lavorare per una società più giusta, nella quale la ricchezza sarà divisa più equamente e nella quale sarà possibile per tutti una vita nel rispetto della dignità umana. Vi esorto a dare il vostro sostegno con la pregbiera all'Arcivescovo Petero Mataca poicbé egli vi annuncia il Vangelo di salvezza. Esorto in particolar modo voi giovani a rispondere all'amore del Signore e a condividere la sua gioia con gli altri. Esorto voi che siete malati ad offrire le vostre sofferenze per la crescita del regno di Dio. E raccomando tutti voi all'intercessione della Beata Vergine Maria, esempio perfetto di dedizione al Signore, Madre di colui che dice: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati". Amen.Alla celebrazione erano presenti anche numerose persone provenienti dalla Polinesia. Il Papa li ha salutati: Sono lieto di salutare i pellegrini di Tahiti, con il loro Arcivescovo, Mons. Michel Coppenrath, i pellegrini delle Isole Marquises, di Vanuatu, di Wallis e Futuna. Cari fratelli e sorelle di lingua francese, disseminati in queste isole, restate fedeli alla vostra fede cattolica che si è diffusa meravigliosamente da centocinquant'anni a questa parte e che si esprime secondo le vostre culture locali e la cultura francese. Sostenetevi nella preghiera, nell'amore fraterno, nell'edificazione di una Chiesa viva e radiosa, unita al suo vescovo. Siate artefici di pace. Approfondite la vostra fede, per trasmetterla alle giovani generazioni e divenire voi stessi missionari. Restate aperti alle altre Chiese locali del Pacifico come pure a quella di Francia. Pur non potendo venire da voi, conosco la vostra vitalità e le vostre esigenze e vi resto vicino con il cuore e con la preghiera. Benedicendo voi, benedico anche le vostre famiglie e soprattutto quanti sono nella prova. Che il Signore vi conceda di vivere nella pace e vi ricolmi delle sue benedizioni!

Data: 1986-11-21 Venerdi 21 Novembre 1986




Ai Vescovi della Conferenza del Pacifico - Suva (Figi)

Tanto di buono può venire dal corpo di Cristo in Oceania


fratelli nell'episcopato del Pacifico.


1. E' per me una grande gioia essere qui nel seminario regionale del Pacifico di san Pietro Chanel. Mi avete accolto nel più cordiale spirito di amore fraterno.

Con cuore grato vi saluto nella grazia e nella pace di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. Siete venuti da tutte le Chiese particolari di questo immenso territorio della Melanesia, della Micronesia e della Polinesia, per celebrare insieme a me l'unità e l'universalità della Chiesa, e per manifestare la vostra fedeltà e il vostro amore al successore di Pietro. Sono profondamente riconoscente a ciascuno di voi. In qualità di vescovi, rappresentate nelle vostre stesse persone il popolo di Dio delle arcidiocesi di Suva, Agana, Papeete, Nouméa, e Samoa-Apia e Tokelau, nonché delle diocesi di Port-Vila, Tonga, Wallis e Futuna, Taiohae, Samoa-Pago Pago, Chalan Kanoa, Rarotonga, Tarawa e Nauru, Carolines-Marshalls e della Missione "sui iuris" di Funafuti. Il nome di ciascuna di queste Chiese locali parla dell'amore provvidenziale di Dio, incarnato in una cultura e in un popolo particolare nella vita del clero, dei religiosi e dei laici ai quali voi rivolgete le vostre cure di pastori. Tutti noi ricordiamo la domanda che Natanaele pose a Filippo: "Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?". Filippo rispose con semplicità: "Vieni e vedi" (Jn 1,46). Poco dopo aver posto questa domanda, Natanaele avrebbe iniziato a vedere quanto di buono potesse venire da Nazaret. Ciascuna delle Chiese locali in cui voi operate nel nome di Cristo rappresenta, in modo particolare, il mistero di Nazaret, perché il Salvatore risorto vive oggi nel vostro popolo fedele. Visitando Figi, ho avuto modo di vedere quanto di incredibilmente buono può venire dal corpo di Cristo in Oceania.

Mi rallegro di questa opportunità di poter celebrare con voi le meraviglie che Dio ha compiuto e che continua a compiere in questa parte del mondo. Desidero anche cogliere quest'occasione per ringraziarvi per avere aiutato alcuni dei vostri fedeli a venire qui, a Suva, oggi, o ad essere con me nei prossimi giorni in Nuova Zelanda o in Australia. Mi dispiace di non poter visitare ciascuna delle vostre comunità locali in questa occasione, ma vi assicuro che voi tutti siete molto cari al cuore del Papa. Spero, con l'aiuto di Dio, di poter tornare, in futuro, per vedere lo Spirito Santo all'opera tra di voi.


2. Sedici anni fa, Papa Paolo VI visito questa parte del mondo. Alcuni di voi saranno stati presenti in quell'occasione storica quando, nelle Samoa Occidentali, rivolse un appello missionario al mondo intero. In onore al mio amato predecessore e in considerazione dell'immutata importanza delle sue parole, vi ricordo l'esortazione che fece all'epoca, a continuare con zelo l'opera di evangelizzazione. Egli affermo: "L'opera missionaria, in nome della quale sono tra di voi, si inizio il giorno di Pentecoste e continua ancora ai nostri giorni. E' sempre necessaria e sempre urgente" (29 novembre 1970). La Chiesa è missionaria per sua stessa natura. In ogni epoca, essa si sente stimolata dalle parole del nostro Salvatore: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni" (Mt 28,19). La Chiesa in Oceania mostra in modo eloquente i frutti di questo spirito evangelizzatore. L'evangelizzazione è compito di ognuno nella Chiesa, anche se i vescovi hanno il compito specifico di guidare questo vasto raggio d'azione e di coordinare gli sforzi di tutti. Avete lavorato a lungo e faticosamente per proclamare il Vangelo. La buona novella di Cristo è stata accolta con fede e gratitudine, e la Chiesa è stata saldamente impiantata tra di voi. La fase seguente, non meno urgente, è il consolidamento e l'approfondimento della fede. Devono essere ricercati mezzi sempre più efficienti per trasmettere a tutti, ma in modo particolare ai giovani, gli insegnamenti della Chiesa e i valori morali derivanti dal Vangelo. Le istituzioni caritative, sanitarie ed educative saranno sempre necessarie per poter rispondere alle crescenti esigenze. E l'elemento sicuramente più importante è il reclutamento e la formazione di operatori dell'evangelizzazione, in particolare sacerdoti.


3. A questo proposito, desidero congratularmi con voi, come ho già fatto in un'altra occasione, per la realizzazione di questo seminario regionale del Pacifico. Il fatto che il numero delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sia, anno per anno, in continuo aumento, colma il mio cuore di gioia. So che per mezzo della grazia dello Spirito Santo questo aumento è dovuto in non piccola parte ai vostri sforzi e al vostro zelo di pastori del gregge di Cristo.

Sono anche lieto del fatto che la promozione delle vocazioni sacerdotali e il sostegno di questo seminario regionale siano caratterizzati da vera collaborazione. In questo modo, voi avete realmente reso testimonianza della natura collegiale del ministero episcopale nella vostra opera per assicurare un programma più efficace di formazione sacerdotale per tutte le vostre Chiese particolari. Vi chiedo di conservare sempre questo interesse per il seminario e in particolare per i seminaristi, mediante il contatto personale e la cura paterna.

E' importante che tutti gli aspetti della formazione nei Seminari conducano i giovani a una maggiore conoscenza e a un maggiore amore per nostro Signore Gesù Cristo. Vi incoraggio a continuare nel compito vitale della promozione delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Il futuro della Chiesa dipende in gran parte dalla testimonianza evangelica e dalla generosa disponibilità dei sacerdoti e dei religiosi. In particolare, vi incoraggio nella vostra sollecitudine pastorale per raggiungere i giovani delle vostre parrocchie e comunità. Prego affinché possiate vivere un tale fiorire di vocazioni tra di voi così che, in un futuro non troppo lontano, le Chiese istituite da missionari possano a loro volta inviare missionari in altre nazioni.


4. Incontrandomi con voi questa sera, vorrei fermarmi un attimo a riflettere sulla vita di due illustri santi della Chiesa: Pietro Chanel, il grande patrono dell'Oceania, che nel 1836 salpo dalla Francia per portare il Vangelo in questa parte del mondo; e Agostino, il vescovo e teologo di cui quest'anno celebriamo il sedicesimo centenario della conversione. Questi due uomini, di così diverso temperamento e qualità, e che hanno servito la Chiesa in situazioni storiche e geografiche così diverse, sono stati, nonostante ciò, motivati e sostenuti dallo stesso amore per Cristo e dallo stesso zelo per il Vangelo. E' opportuno che la Chiesa festeggi Agostino in questo centenario della sua conversione. Egli veramente è uno dei maggiori vescovi e maestri nella storia della cristianità. In ogni modo egli ha posto i suoi doni intellettuali e la sua energia spirituale al servizio della Chiesa: nella Chiesa particolare di Ippona, dove era rinomato per le sue iniziative catechetiche, per il sostegno fraterno che dava ai sacerdoti e ai religiosi, per le sue stimolanti omelie ed istruzioni, per la sua cura amorevole per i poveri; nella Chiesa dell'Africa del Nord e nella Chiesa universale, quando essa si trovo ad affrontare divisioni e confusioni, dovute a paganesimo e movimenti eretici. Persino oggi, in questo mondo tecnologico, così diverso da quello di allora, Agostino rimane un modello di ispirazione per il ministero episcopale.

Egli defini se stesso con queste parole: "Servo di Cristo, e attraverso di lui, servo dei suoi servi" ("Ep." 217: PL 33, 978). Sicuramente, non potremmo trovare motto migliore per la nostra vita di vescovi di questa Chiesa. Ma forse, quello che più rimane memorabile di Agostino, e più meritevole della nostra imitazione, è proprio la sua conversione. Egli è il grande convertito, non solo in un momento drammatico, ma per tutta la sua vita. Come egli disse una volta: "Dobbiamo sempre essere fatti da Dio, sempre perfezionati, dobbiamo aggrapparci a lui e restare nella conversione che ci porta a Lui... Perché noi siamo la sua creazione, non solo in quanto persone umane, ma anche in quanto noi siamo delle buone persone umane" ("De Genesi ad Litteram", 8, 12, 27). Come vescovi, anche noi dobbiamo sempre progredire nella via della conversione, sempre disponibili a crescere nell'amore di Cristo nostro Salvatore.

Allo stesso tempo, dobbiamo invitare il nostro popolo a scegliere la stessa via e a continuare su di essa. La conversione richiederà la riconciliazione, e il grande dono che Dio ci ha messo a disposizione a questo scopo è il sacramento della Penitenza. E' contemporaneamente il sacramento del perdono, della riconciliazione e della misericordia. Per questa ragione vi chiedo di incoraggiare una frequenza regolare a questo sacramento da parte del vostro popolo, e vi chiedo di incoraggiare i vostri fratelli sacerdoti a dedicarsi generosamente a questo servizio pastorale. Il sacramento della Penitenza è il primo passo fondamentale, attraverso la riconciliazione, verso la pace: pace nel cuore di ogni singolo, nelle nostre comunità e nel mondo.


5. E' veramente conveniente che questo seminario regionale sia stato posto sotto il patronato di san Pietro Chanel. Quale modello migliore di sacerdozio potrebbe essere offerto ai giovani, se non questo missionario divenuto il primo martire per la fede in Oceania? Il martirio, come ha detto il Concilio Vaticano II, è "il dono eccezionale e la suprema prova di carità" (LG 42). E' bene pero che noi ricordiamo che le basi per l'eroico martirio di Pietro Chanel erano state poste molto prima della sua morte. Molti anni prima che fosse messo a morte nella sua stessa capanna, Pietro Chanel aveva iniziato a vivere, nel modo più intimo, il mistero pasquale di Cristo. Insieme a san Paolo egli poteva dire: "Tutto quello che voglio è di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte" (Ph 3,10). Questo è quanto sosteneva lui, e ancora oggi sorregge i vostri sacerdoti in Oceania. Quando egli si trovo ad affrontare le privazioni materiali e gli ostacoli sociali in quei primi anni passati a Futuna, e quando fu pervaso dal senso di isolamento e di scoraggiamento, che erano parte di quei primi sforzi missionari, egli si rincuoro e trovo la forza di perseverare guardando fermamente alla croce e risurrezione del nostro amorevole Redentore. Con la sua profonda fede e la sua notevole pazienza, egli era sempre gentile. Mai perse la speranza nel potere del Vangelo di trasformare. Se consideriamo che nei due anni successivi al suo martirio l'intera isola divenne cattolica, ci rendiamo conto che doveva esserci qualcosa di notevole nella sua testimonianza quotidiana di vita in Cristo. La sua vita conferma la verità di quanto Paolo VI ebbe a dire nella sua esortazione apostolica sull'evangelizzazione: "Per la Chiesa, la testimonianza di una vita autenticamente cristiana, abbandonata in Dio in una comunione che nulla deve interrompere, ma ugualmente donata al prossimo con uno zelo senza limiti, è il primo mezzo di evangelizzazione... E' dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzerà innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedeltà al Signore Gesù, di povertà e di distacco, di libertà di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola di santità".


6. Fratelli nell'episcopato, vi lascio con questi pochi pensieri, pienamente cosciente che molto di più vi sarebbe da dire. Non ci è possibile ora parlare di tutto ciò che è nelle nostre menti e nei nostri cuori, ma io, dal canto mio, desidero assicurare della mia vicinanza voi e il vostro popolo. Tra il successore di Pietro e i successori degli altri apostoli esiste veramente un profondo legame spirituale e pastorale; è la nostra "collegialitas affectiva et effectiva".

Possiamo sempre trovare le strade per sostenerci a vicenda nei nostri sforzi uniti nella costruzione della Chiesa e per vivere questa comunione nel servizio e nella fede. Davanti all'altare ogni giorno, e in tutte le mie preghiere presento voi e il vostro clero, i religiosi e i laici, al Padre in gratitudine orante. Le parole di san Paolo esprimono bene quanto sento nel cuore: "Ringrazio il mio Dio ogni volta ch'io mi ricordo di voi, pregando sempre con gioia per voi, a motivo della vostra cooperazione alla diffusione del Vangelo" (Ph 1,3-5). Cari fratelli nell'episcopato, in questa ora di gioia e di comunione ecclesiale vi raccomando a Maria Madre di Gesù e Madre della sua Chiesa. Affido anche alle sue amorevoli cure il futuro delle vostre Chiese locali, e in particolare il vostro generoso impegno affinché nostro Signore Gesù Cristo sia sempre meglio conosciuto e amato. La imploro affinché aiuti i poveri e i bisognosi, e affinché protegga tutto il popolo di Dio sparso nel Pacifico. Che ella sia per tutti voi motivo di gioia e sorgente di forza!

Data: 1986-11-21 Venerdi 21 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Ai presbiteri dopo la Messa - Singapore (Singapore)