GPII 1986 Insegnamenti - Alla celebrazione ecumenica - Christchurch (Nuova Zelanda)

Alla celebrazione ecumenica - Christchurch (Nuova Zelanda)

Lvorare per l'unità nella fede senza compromessi con la verità


"La Grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli.

Amen" (Ga 6,18). Cari fratelli e sorelle, cari amici.


1. Vi ringrazio per essere venuti a prender parte a questo atto di preghiera; viene a proposito che questo sia il mio primo incontro col popolo cristiano di Christchurch. Con grande piacere mi unisco ai capi della Chiesa cattolica e di altre Comunioni cristiane della Nuova Zelanda, al sindaco di Christchurch e alla sua signora, ai rappresentanti provenienti da Samoa e in particolare con la gente Maori che mi ha già accolto qui in modo tanto caloroso. Col vescovo Hanrahan e col vescovo Ashby che tanto hanno fatto per i buoni rapporti tra i cristiani, mi rallegro di questa occasione che esprime così chiaramente il desiderio dei cristiani neozelandesi, in particolare di voi che siete presenti qui oggi, di quella unità che nostro Signore vuole per i suoi seguaci.


2. La Nuova Zelanda è sempre stata un luogo di nuovi inizi. I vostri antenati vennero qui per trovare una vita migliore in una terra ricca di promesse. Voi stessi avete affrontato i problemi con determinazione e avete cercato di trovare soluzioni. In questo spirito avete affrontato le divisioni tra i cristiani. Avete partecipato al dialogo, collaborato a progetti per la giustizia, la pace e il benessere umano, e avete cercato di trovare mezzi adeguati che permettessero alle Chiese cristiane e alle comunità ecclesiali di lavorare e pregare insieme per la piena unità. Gesù Cristo è venuto per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi (Jn 11,52). Questo è il disegno di Dio: che la famiglia umana sia una sola. E' stata l'opera di Cristo sulla croce a riunire l'umanità che era dispersa. La Chiesa è stata fondata da Cristo a questo scopo. E' proprio nella Chiesa che, attraverso lo Spirito Santo, deve essere riunita l'umanità dispersa.

La Chiesa stessa è il punto di partenza dell'unione di tutti i popoli in Gesù Cristo, unico Signore, ed è il simbolo dell'intero disegno di Dio. Essa è unita in se stessa al fine di portare quell'unità, quella pace e quella riconciliazione che sono un'anticipazione del regno di Dio.


3. Una tale unità può essere solo dono di Dio. E' molto di più che una federazione, una società, un mezzo che permette ai seguaci di Cristo di fare insieme alcune cose. "La promessa che riceviamo da Dio è la promessa dell'unità che è l'essenza di se stesso" (sant'Ignazio di Antiochia agli abitanti di Tralle).

E' un'unità che non è altro che partecipare a quella comunione che è la vita interiore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E' un'unità nella professione della fede apostolica. E' un'unità in quella vita sacramentale mediante la quale Gesù Cristo tocca le vite umane con la sua salvezza e conserva la comunione dei credenti in un solo corpo visibile. E' anche un'unità con l'autorità magisteriale visibile della Chiesa, che nel disegno di Dio esprime necessariamente la propria comunione interiore. Solo una unità profondamente interiore e tuttavia pienamente visibile come questa può adeguarsi alla missione di Cristo che è quella di ricostituire il tessuto connettivo dell'umanità sconvolto dal peccato.


4. Nella celebrazione di oggi possiamo rallegrarci del fatto che malgrado le gravi divisioni che ancora sussistono tra noi, una reale comunione, benché limitata, ci lega gli uni agli altri. Possiamo chiamarci l'un l'altro fratelli e sorelle, poiché chiamiamo Gesù Cristo nostro unico Signore, siamo battezzati nel suo nome, e condividiamo già molti dei suoi doni di salvezza. Tuttavia con onestà dobbiamo anche riconoscere che reali differenze tra noi rendono la nostra comunione incompleta. E' una comunione cui tuttora manca "quell'unità che Gesù Cristo ha voluto elargire a tutti quelli che ha rigenerato e vivificato insieme per un sol corpo e per una vita nuova" (UR 3). Questa è la misura del nostro compito ecumenico. E' questo a suscitare i nostri continui sforzi di dialogo teologico. Dato che l'unità che Cristo vuole per la sua Chiesa è una unità nella fede, non possiamo accontentarci di meno. Dobbiamo lavorare per essa attraverso il processo di un onesto dialogo sostenuto dalla preghiera, senza compromessi con la verità; per far fronte alle esigenze degli insegnamenti di Gesù Cristo; e senza accontentarci di un cristianesimo ridotto, sempre vivendo secondo la verità nella carità (cfr Ep 4,15).


5. Qui in Nuova Zelanda avete provato la forza dell'impegno che la Chiesa cattolica mette nel movimento ecumenico, un impegno che vi assicuro essere irreversibile. Allo stesso tempo sono consapevole del fatto che la partecipazione cattolica pone nuove esigenze alle altre Chiese e comunità ecclesiali che partecipano al movimento ecumenico, poiché vi prendiamo parte seguendo quei principi cattolici dell'ecumenismo formulati nel decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II. Siamo convinti che l'obiettivo non è semplicemente lo stare insieme; non è altro che la pienezza della comunione in una unità visibile, organica. La via ecumenica non può essere una via riduttiva. E' invece un viaggio di crescita nella pienezza di Cristo, la pienezza dell'unità. E' un viaggio in cui le Chiese e le comunità ecclesiali che vi prendono parte devono avere un autentico rispetto reciproco per i loro doni e tradizioni, aiutandosi l'un l'altra verso quella unità nella fede che sola può permetterci di essere un'unica Chiesa e di condividere una sola Eucaristia. Questo è l'obiettivo del nostro dialogo e della nostra riflessione teologica, del nostro comune studio delle Scritture, della nostra collaborazione per perseguire la giustizia e la pace e per servire i bisogni umani, della nostra comune testimonianza, e della nostra preghiera comune. E' un obiettivo che non può essere raggiunto senza fervente preghiera, penitenza e conversione del cuore. Poiché alla fine non saremo noi a realizzare l'unità di tutti i cristiani; noi possiamo solo prepararci a cooperare con ciò che Dio sta facendo al fine di attuarla. Poiché tanto è stato fatto qui in Nuova Zelanda per riunire i cristiani, e poiché vi è un così forte desiderio di più stretta comunione, ho colto l'occasione della nostra preghiera e della consacrazione della cappella dell'Unità in questa cattedrale, per parlarvi di alcuni temi centrali del compito ecumenico.

Siate forti e fedeli nel dedicare ad esso le vostre migliori energie, sapendo che Colui che ha cominciato questa buona opera "la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù" (Ph 1,6). Amen.

Data: 1986-11-24 Lunedi 24 Novembre 1986




Alla Messa nel Lancaster Park - Christchurch (Nuova Zelanda)

Fare della giustizia la strada maestra verso il proprio futuro


"Nei suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace" (Ps 71,7).

Miei cari fratelli e sorelle in Cristo.


1. Siamo qui oggi per lodare il Re dei cieli, il Dio di grazia, il Re eterno.

Rendo grazie a Dio Padre perché siamo qui riuniti il giorno successivo alla festa di Cristo Re per lodare Colui che è "buono e pietoso", che è "grande nell'amore".

Oggi ho la grande gioia di celebrare questa liturgia con voi, il clero, i religiosi e i laici della diocesi di Christchurch e della diocesi di Dunedin insieme ai rappresentanti provenienti dalla regione meridionale dell'arcidiocesi di Wellington. Porgo un cordiale saluto ai miei confratelli vescovi, in particolare al vescovo Hanrahan di Christchurch e al suo predecessore il vescovo Ashby, e al vescovo Boyle di Dunedin. E saluto con affetto tutti i miei fratelli e sorelle nella pace e nell'amore di Cristo. So che l'anno prossimo la diocesi di Christchurch celebrerà il suo primo centenario e che la diocesi di Dunedin è già nel suo secondo secolo di vita.

Ovunque vi sono chiari segni di come l'amorevole provvidenza di Dio vi abbia riccamente benedetto, e mi unisco a voi nel rendere lode al Dio Uno e Trino per la sua grande bontà verso di voi che vivete nella Nuova Zelanda del Sud. Oggi nel corso di questa Eucaristia avremo dinanzi ai nostri occhi e nei nostri cuori i missionari francesi, irlandesi e inglesi, in particolare quelli della Società di Maria, che evangelizzarono queste terre. Rendiamo grazie a Dio per loro e per i frutti del loro impegno nella Chiesa: le parrocchie, le scuole, gli ospedali; e ancor più i sacerdoti e religiosi che offrono la loro vita a Cristo; e le famiglie cristiane e i fedeli zelanti che costruiscono la Chiesa nella vita d'ogni giorno.


2. La lode che rendiamo a Dio passa sempre attraverso nostro Signore Gesù Cristo.

Egli è la via verso il Padre. Egli è colui che ci insegna come dobbiamo vivere così da piacere al Padre. Egli ci insegna a comportarci come "figli del Padre vostro celeste" (Mt 5,45). Lo facciamo seguendo il comandamento di Gesù: "Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori... siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,44 Mt 5,48). Oggi a Christchurch Gesù dice queste parole, questa sfida a voi e a me.

Il modello che abbiamo dinanzi non e semplicemente quello di dare a ciascuno il suo. Il modello per i seguaci di Cristo è "essere perfetti" come Dio stesso è perfetto. Nei tempi antichi, in Medio Oriente, furono emanate le leggi di ritorsione per proteggere le persone dalle ingiustizie garantendo un risarcimento a chi aveva subito un torto. La legge ebraica perfeziono queste norme per proteggere contro un eccessivo spirito di vendetta nella riparazione delle ingiustizie. Ma Cristo prende quelle stesse leggi e va al di là di esse. Egli sfida chi lo ascolta e tutti noi a cercare una giustizia più profonda e più ricca diventando perfetti come è perfetto il nostro Padre celeste, facendo della sua giustizia, della sua misericordia, della sua rettitudine il metro e il modello delle nostre (cfr DM 12). A noi e a tutto il mondo è data una nuova giustizia, la giustizia di Dio, la giustizia che deve nascere nei cuori di tutti i figli di Dio che seguono l'esempio e la chiamata di Cristo.

Nel Salmo che abbiamo appena recitato, troviamo un velato riferimento a Gesù che fonda per noi il regno di giustizia di Dio. così come il salmista pregava per un Re che incarnasse tutta la giustizia che solo Dio può dare, allo stesso modo oggi noi preghiamo affinché la giustizia fondata da Cristo possa regnare su questa terra. Si, è la giustizia di Dio che noi cerchiamo, la sua norma che noi cerchiamo perché "ai miseri del suo popolo renderà giustizia, salverà i figli dei poveri" (Ps 71,4). Oggi ci rivolgiamo a lui e chiediamo la sua giustizia, affinché ci "regga con giustizia" e affinché questo sia per noi un messaggio di pace (cfr Ps 71,2-3).


3. Caro popolo della Nuova Zelanda: tu vivi in una parte del mondo che sembra una sorta di paradiso, una regione insuperabile per bellezza naturale. In tutta questa regione, due culture principali coesistono nella vostra società. Da una parte, vi è la cultura polinesiana: una cultura che è basata sulla tradizione orale, sulla terra e comunitaria. Dall'altra, vi è la cultura portata dai coloni europei, basata sulla scienza e la tecnologia, il commercio e l'impresa che caratterizzano l'Europa occidentale. La presenza di queste due radici della vostra civiltà vi dà una grande, se non unica opportunità. Poiché in questa terra potete dimostrare come queste due culture possono operare insieme con le altre culture. E tutto questo può essere fatto in spirito di armonia e giustizia, con amore e con quella rettitudine che ci ha insegnato nostro Signore e per la quale pregava il salmista.

Vostro è il nobile compito di comprendere e valutare tutti i molteplici elementi della vostra civiltà. Vostra è l'opportunità di promuovere il meglio delle vostre tradizioni e di affinare e purificare quegli aspetti che lo richiedono. Siete di fronte alla sfida di garantire che due culture distinte continuino a coesistere e si completino a vicenda. Il popolo Maori ha mantenuto la sua identità in questa terra. I popoli provenienti dall'Europa, e più di recente dall'Asia, non sono venuti in un deserto. Sono venuti in una terra già caratterizzata da una ricca e antica eredità, e sono chiamati a rispettare e promuovere questa eredità quale elemento peculiare ed essenziale dell'identità di questo Paese. Il popolo Maori a sua volta è sfidato ad accogliere nuovi coloni e a imparare a vivere in armonia con chi è venuto da lontano per fare di questo luogo la propria casa.

Tutti voi siete invitati a vivere insieme in questa terra nella pace e nel rispetto reciproco. Lo fate riconoscendo il legame comune dell'essere membri di una sola famiglia umana, creata a immagine di Dio e chiamata a vedere nell'altro il proprio fratello e la propria sorella in Cristo. In questo modo, ciascuna cultura ha la possibilità di contribuire coi propri talenti e risorse al bene di tutti. Quando costruite una società giusta fondata sul rispetto reciproco e l'amore fraterno, allora la giustizia si dimostra la via verso la pace.


4. Tuttavia questo non è facilmente raggiungibile. Esige che siate aperti allo Spirito Santo "infuso in voi dall'alto" (cfr Is 32,15). Significa "Dà a chi ti domanda" e "Non volgere le spalle" a chi è nel bisogno (Mt 5,42). Che meravigliosa prospettiva è questa! Quanto è benedetta la vostra nazione se fa della giustizia e della compassione la strada verso il proprio futuro! Se, invece, vi sono tra di voi atteggiamenti di superiorità razziale e culturale, sfruttamento o discriminazione, tali atteggiamenti ostacoleranno la giustizia. Distruggeranno l'armonia e la pace. Poiché la vera pace inizia nel cuore umano, e mette radici quando il cuore è stato purificato e rinnovato dalla misericordia di Dio. Il sacramento della Penitenza è il mezzo privilegiato perché abbia luogo questa purificazione e questo rinnovamento: è veramente il sacramento della pace. Nel nostro mondo contemporaneo possiamo facilmente essere tratti in inganno da un'illusione di assenza di peccato, dalla perdita del senso del peccato che va in direzione esattamente contraria al Vangelo. San Giovanni combatte molto apertamente questo errore quando dice: "Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (1Jn 1,8). Quali seguaci di Cristo, non possiamo mai dimenticare quella verità fondamentale sulla quale insisteva san Paolo quando scrisse: "Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori" (1Tm 1,15). Gesù è il Principe della pace proprio perché ha vinto il peccato, quel peccato del mondo che mette il fratello contro il fratello, la sorella contro la sorella, e che è il grande distruttore dell'armonia e della pace. Quando andiamo a confessarci, quando presentiamo i nostri peccati a Cristo nel sacramento della Penitenza, incontriamo il nostro Salvatore nel modo più personale possibile sulla terra. Egli ci accoglie con benevolenza e misericordia e ci concede il perdono che cerchiamo. Ci concede la grazia della conversione e rinnova le nostre menti e i nostri cuori con la sua luce e la sua pace. In questo modo, ci prepara a essere operatori di pace nel mondo.

Colui che "ci ha riconciliati tutti col Padre" è fratello e Signore di tutti. Egli ci chiama a sostituire l'ostilità con l'amicizia. Ci chiama ad avere un rispetto pieno di sensibilità per gli usi e i costumi degli altri. Al posto dell'incomprensione, della sfiducia e anche dell'odio - che nel passato possono aver diviso i popoli e corrotto le società - egli ci chiede di perdonare come il nostro Padre celeste ci ha perdonato. Con una salda fede nel Signore, e attraverso la pratica della giustizia di Dio nei confronti degli altri, possiamo camminare insieme lungo la via che conduce alla pace.


5. Con un senso della misericordia di Dio, e in uno spirito di fraterno amore e reciproco rispetto, la Nuova Zelanda crescerà in forza e armonia. In questo modo sarete in grado di affrontare i problemi che si presentano alle moderne società e comunità in transizione: i problemi della disoccupazione e i movimenti nel mercato del lavoro, il problema di nuovi mercati per i prodotti della Nuova Zelanda, i modelli di educazione e i bisogni sociali della popolazione, specialmente dei poveri. Questi e altri problemi possono essere risolti perché avete dentro di voi l'armonia che è nata dalla riconciliazione con Dio, e che porta frutti di giustizia e verità. La giustizia tra le persone, e nei rapporti reciproci della società moderna, è un'esigenza indispensabile per il raggiungimento di una tale pacifica armonia. Di conseguenza, come ho affermato nel messaggio per la Giornata mondiale della pace di quest'anno (n. 4): "se la giustizia sociale è il mezzo per promuovere una pace per tutti i popoli, allora ciò significa che noi riguardiamo la pace come un frutto indivisibile di relazioni giuste e oneste a ogni livello - sociale, economico, culturale ed etico - della vita umana su questa terra".

Questa giustizia sociale, questo senso di solidarietà umana, deve essere vissuto in casa, nelle famiglie di questo Paese. Deve essere espressa nella vita delle vostre comunità, delle vostre cittadine e città, e così divenire lo stile di vita della vostra Nazione. In questo modo camminate insieme, desiderosi di promuovere la vera giustizia per ciascuno. In questo desiderio di giustizia troverete la via della pace.


6. Scoprirete anche il ruolo che la Nuova Zelanda può ricoprire nel Pacifico e nel mondo. Oggi stiamo diventando sempre più consapevoli dell'interdipendenza di tutti i popoli e nazioni. I problemi sociali ed economici di un Paese hanno una risonanza che va molto al di là dei confini di quel Paese. I frutti e i risultati ottenuti da nazioni più avanzate conferiscono loro una maggiore responsabilità verso i cittadini delle nazioni più povere e più bisognose. Il mio predecessore Giovanni XXIII, con visione veramente profetica, sottolineo questo punto venticinque anni fa. Nella sua famosa enciclica "Mater et Magistra" (MM 157), scrisse: "La solidarietà che lega tutti gli essere umani e li fa membri di un'unica famiglia impone alle Comunità politiche, che dispongono di mezzi di sussistenza ad esuberanza, il dovere di non restare indifferenti di fronte alle Comunità politiche i cui membri si dibattono nelle difficoltà dell'indigenza, della miseria e della fame, e non godono dei diritti elementari di persona. Tanto più che, data l'interdipendenza sempre maggiore tra i popoli, non è possibile che tra essi regni una pace duratura e feconda, quando sia troppo accentuato lo squilibrio nelle loro condizioni economico-sociali". La pace nel mondo non può essere mai conquistata finché l'ingiustizia condizionerà i rapporti tra i popoli, e continueranno ad esistere squilibri sociali ed economici. La soluzione a questi problemi sta nel costruire una giustizia che faccia propri gli ideali di solidarietà sociale e che si conformi alla giustizia di Dio. I Padri del Concilio Vaticano II così si espressero: "Tale pace non si può ottenere sulla terra se non è tutelato il bene delle persone e se gli uomini non possono scambiarsi con fiducia e liberamente le ricchezze del loro animo e del loro ingegno. La ferma volontà di rispettare gli altri uomini e gli altri popoli e la loro dignità, e l'assidua pratica della fratellanza umana sono assolutamente necessari per la costruzione della pace. In tal modo la pace è frutto anche dell'amore, il quale va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia" (GS 78).


7. Cari amici qui riuniti oggi per lodare il Signore insieme a me: rispondiamo alla chiamata di Cristo a essere perfetti come il nostro Padre celeste è perfetto in modo da poter essere veramente "figli del nostro Padre celeste". Sosteniamoci vicendevolmente, poiché siamo tutti pellegrini sulla via della giustizia. Facciamo insieme quelle "due miglia" e diamo "a chi ci domanda", di modo che egli o essa non si allontanino, ma possano trovare in ciascuno di noi un vero fratello o sorella. E' in questo modo che la giustizia che pratichiamo reciprocamente diverrà la via verso la pace cui tutti aneliamo. Oggi vediamo che la visione di Isaia comincia ad avverarsi. La rettitudine e la pace fioriranno in questa terra e in tutta questa regione del mondo. Poiché qui "prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà. Effetto della giustizia sarà la pace... e abiterete in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri" (Is 32,16-18). La vostra giustizia, nata dal desiderio di essere "perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48), darà "una perenne sicurezza" (Is 32,17) a voi e a tutti quelli la cui vita è toccata dal vostro amore. Con le parole del salmista, preghiamo: "Dio, da' al re il tuo giudizio, / al figlio del re la tua giustizia... / Le montagne portino pace al popolo / e le colline giustizia" (Ps 71,1 Ps 71,3). Pace al popolo di questa amata terra! Pace al popolo della Nuova Zelanda! Pace a tutti i popoli del mondo! Amen.

Data: 1986-11-24 Lunedi 24 Novembre 1986




Saluto agli australiani all'aeroporto - Fairbairn (Australia)

Chiamati a difendere le esigenze della solidarietà umana


Signor primo ministro, signore e signori.


1. E' con grande gratitudine e gioia che metto piede sul suolo australiano: gratitudine a Dio che mi ha permesso di effettuare questa visita, e gioia al pensiero di essere tra amici. La ringrazio, eccellenza, per le sue gentili parole di benvenuto da parte del popolo australiano, e ringrazio lei e il primo ministro, come molti altri illustri cittadini australiani, per avermi invitato. Desidero anche esprimere la mia gratitudine ai vescovi australiani per il loro invito, e alla comunità cattolica per la sua generosa adesione agli inviti ufficiali. La mia gratitudine si estende, infatti, a tutti i cittadini di questo Paese.

Vengo in Australia seguendo le orme del mio predecessore Paolo VI, che fu il primo Papa nella storia a visitare l'Australia. Per me personalmente è la seconda volta. La mia prima visita nel vostro meraviglioso Paese ebbe luogo nel 1973 in occasione del Congresso eucaristico internazionale a Melbourne. In quell'occasione mi si offri la possibilità di venire a Canberra, dove incontrai il primo ministro e altri eminenti membri del Parlamento. Visitai anche il monumento ai Caduti e la Australian National University. Conservo tuttora caldi ricordi di quella visita, che fu seguita da brevi visite alle capitali dei vari Stati oltre che a Geelong e Queanbeyan.


2. In questa occasione, tuttavia, vengo come pellegrino, come uno che viaggia in atto di devozione religiosa. Vengo qui come Pastore del popolo cattolico, per celebrare con esso l'Eucaristia, per rafforzarlo nella fede, per confermare la sua speranza e invitarlo a un amore sempre più generoso per Dio nostro Padre e per gli uomini e le donne in ogni luogo. Vengo come fratello cristiano di tutti coloro che riconoscono Gesù Cristo come Signore, e professano che egli è il Figlio di Dio e il "solo mediatore fra Dio e gli uomini" (1Tm 2,5). Aspetto con impazienza il momento di pregare con i miei fratelli cristiani, di ascoltare con loro la parola di Dio nelle Scritture, e di incoraggiarli nella fedeltà alla fede che abbiamo in comune. Per tutti gli australiani, popolo di indubbia buona volontà, vengo come amico: per esortarvi a perseguire nella vostra vita tutti quei valori degni della persona umana; per incoraggiarvi ad essere aperti di cuore, generosi verso gli sventurati e solleciti verso gli emarginati. Con le parole di san Paolo: "Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell'amore vicendevole e verso tutti" (1Th 3,12).


3. Tutti gli inviti e le lettere che ho ricevuto dagli australiani mi dicono che vi attendete dal Papa che egli vi ricordi cose che forse i vostri cuori vi dicono, ma che spesso sono cancellate dal caos della vita d'ogni giorno. Cerchero di rispondere alle vostre speranze e aspettative, di modo che insieme durante questi giorni possiamo rivolgere i nostri cuori a Dio e in lui trovare la piena giustificazione della nostra dignità umana. Il messaggio che porto e propongo a tutti coloro che vorranno liberamente ascoltare la mia voce non è mio. E' il messaggio di Gesù Cristo. Molti di voi lo seguono nel discepolato e altri ancora tra voi rispettano i suoi insegnamenti. Ma sia che professiate o no la fede in Gesù Cristo, o parliate di questa fede con lo stesso mio linguaggio, vi chiedo di riflettere sulle profonde verità della paternità di Dio e dell'unità di tutti gli uomini quali figli di Dio.

Vi chiedo di riflettere su cosa potrebbe essere il mondo se ognuno in ogni luogo riconoscesse queste verità e vivesse la propria vita in accordo con esse. Noi siamo fatti - noi tutti - per la vita e per l'amore. Abbiamo bisogno di reciproco incoraggiamento e sostegno. Nell'amorevole provvidenza di Dio nostro Padre, il mondo viene inteso come una dimora per l'intera famiglia umana; c'è posto per tutti e può esservi sostentamento per tutti. E ognuno ha il diritto di seguire il proprio destino con dignità e di condividere le buone cose che Dio ha messo a disposizione dei suoi figli. Se questi pensieri fanno vibrare una corda dentro di voi, innalzate i vostri cuori e meditate il mistero di Dio e il mistero dell'umanità. Attraverso la tranquilla meditazione e il pacifico scambio di riflessioni scoprirete o riscoprirete il vostro rapporto personale con Dio e con il prossimo, e scoprirete quanto potrete essere efficaci nel costruire una società degna dei vostri figli e dei figli dei vostri figli


4. Cari amici: saluto tutti voi, con rispetto, stima e amore. Vorrei avere la possibilità di parlare a ciascuno di voi, di stringere la mano di ognuno, di benedire ciascun bambino, di abbracciare ogni persona che è malata o inferma.

Offro tuttavia a ciascuno di voi i miei voti più sentiti, e prego affinché possiamo essere dolcemente tenuti insieme tra le forti braccia di Dio Padre di noi tutti. Ovunque volgiate il vostro sguardo, li c'è una sfida a mostrare la vostra fede in Dio, una sfida a mostrare il vostro amore e la vostra sollecitudine per tutti coloro che condividono con voi il dono della vita umana e ne portano il peso. Da questa vostra terra, così benedetta da Dio, dovete innalzare gli occhi e vedere sempre meglio i bisogni degli altri ovunque essi siano. Come australiani siete chiamati in modo particolare a difendere tutte le dimensioni della giustizia del mondo e tutte le esigenze della solidarietà umana universale. Caro popolo dell'Australia: sono venuto qui nella tua terra per essere anche testimone della grandezza della tua missione e della tua immensa capacità di fare il bene. Anche in questo senso, innalzando i nostri cuori generosi diciamo: Avanza, Australia bella.

Data: 1986-11-24 Lunedi 24 Novembre 1986




Nella sede del Parlamento a Camp Hill - Canberra (Australia)

Diritti umani e sviluppo dei popoli alla base della pace


Signor primo ministro, signore e signori,


1. Mi fate un grande onore con la vostra calda accoglienza, e vi ringrazio, signor Hawke e signor Howard, per le vostre gentili e premurose parole. Signore e signori, è un grande piacere per me incontrarmi con tutti voi. Voi siete, si potrebbe dire, degli esperti nell'arte del governo democratico. In realtà, nel salutare voi, saluto tutti coloro che, avendo la responsabilità delle leggi e della loro amministrazione e interpretazione, promuovono il benessere e il bene comune di tutta la popolazione di questo vasto Paese. Desidero rinnovare la mia gratitudine per l'invito rivoltomi dal Governo australiano e esprimere il mio profondo apprezzamento per tutto ciò che è stato fatto per facilitare la mia visita. Desidero prendere atto dei molti risultati raggiunti dall'Australia, conoscere più da vicino il tessuto della sua vita, e condividere più intimamente le speranze del suo popolo. A cominciare da qui, da Canberra, desidero trasmettere ovunque io vada un messaggio di incoraggiamento, rispetto e amore fraterno.


2. Sono in visita nella vostra terra quale Pastore capo della Chiesa cattolica, e mi rallegro del fatto che armonia, amicizia e cooperazione abbiano caratterizzato i rapporti tra il Commonwealth dell'Australia e la Santa Sede sia prima che dopo la formalizzazione dei rapporti diplomatici. Apprezzo moltissimo la cortesia di questa accoglienza che mi riservate oggi. So quanto voi stimiate il principio della libertà religiosa per tutti coloro che vivono in questa nazione. Il numero dei cattolici tra la popolazione e la loro presenza in praticamente tutti i campi della vita australiana sono un esempio di come questa libertà religiosa - così fondamentale tra le libertà - qui è rispettata. Prego affinché conserviate sempre il diritto alla libertà religiosa, e siate sempre vigili nel difendere il fondamento stesso di questo diritto e di ogni diritto umano, che è e sarà sempre la dignità della persona umana. Come sapete, il principio della dignità inviolabile di tutti gli esseri umani in uno stato democratico è un principio molto più alto dell'opinione della maggioranza. In realtà, tutte le democrazie finiranno con l'aver successo o insuccesso nella misura in cui difendono e promuovono veramente i diritti umani di tutti, ivi comprese le minoranze.


3. Signore e signori: noi parliamo una comune lingua di rispetto per la persona umana, sia questa persona vicinissima sia di quella in qualche angolo remoto del pianeta, ed è mia speranza che, con l'aiuto di Dio, le nostre parole e opere possano ottenere qualche effetto duraturo in difesa dei diritti umani. La sfida è immensa: promuovere a ogni livello una società giusta, che a sua volta sarà la base della vera pace; difendere i membri deboli e vulnerabili della società; eliminare il razzismo e ogni altra discriminazione ovunque la si trovi; proteggere e assistere la famiglia nei suoi bisogni; contribuire a dare lavoro ai disoccupati, specialmente ai capifamiglia e ai giovani; e assistere tutti coloro che hanno bisogno, nella loro lotta per condurre una vita pienamente umana.

In quanto pastore di tutti i cattolici australiani li esorto - e in realtà faccio appello a tutte le persone di buona volontà - a cooperare con i loro Governi, individualmente e nelle opportune organizzazioni, nella ricerca di questi obiettivi.


4. Sono stato informato che l'Australia si è impegnata attraverso Governi successivi a un duplice sistema di educazione che idealmente permette ai genitori libertà di scelta riguardo al tipo di scolarizzazione che riceveranno i loro figli. Le scuole governative e non-governative di questo paese cercano di aiutare ogni bambino a crescere e svilupparsi fisicamente, socialmente e intellettualmente. Questa è indubbiamente una grande missione.

Nel campo dell'assistenza sanitaria anche qui la vostra tradizione dà luogo a un duplice sistema di istituzioni governative e non-governative che lavorano fianco a fianco per il benessere della comunità nel suo complesso. Anche in questo campo, grandi servizi sono stati resi alla società e molta attenzione è stata dedicata alle persone e alle loro necessità. A onore dell'Australia e per il bene dell'umanità, spero che questo servizio e questa sollecitudine continuino e si accrescano, e rispettino sempre la natura inviolabile della vita umana.

In campo assistenziale sociale il vostro paese ha sempre lottato per aiutare i meno fortunati fra voi: le vedove, gli anziani, i disoccupati, gli infermi. L'Australia si prende cura del proprio popolo. Questo è il vostro primo obbligo e vi lodo per il modo in cui i successivi Governi federali e statali lo hanno adempiuto.


5. Come nazione siete stati generosi verso i meno fortunati di questo mondo. Il grande afflusso di immigranti dopo la seconda guerra mondiale ando incontro alle esigenze dell'Australia, ma offri anche a molti che erano disperati la possibilità di una vita pacifica e prospera. Col passare degli anni motivi umanitari vi hanno spinto ad accettare rifugiati provenienti da molti paesi. Questa apertura ai bisogni degli altri è stata, è e sarà sempre degna di grande stima. Desidero anche incoraggiarvi nella vostra istintiva disponibilità a dare ogni aiuto possibile a chiunque soffra per oppressione o per disgrazie. Nel mondo d'oggi nessun paese può isolarsi o rimanere indifferente ai bisogni degli altri. così mi prendo la libertà di chiedere a voi, che tanto avete ricevuto da Dio, qualcosa di più di una generosa risposta alle crisi che affliggono altri popoli. Cogliete l'iniziativa di tendere la mano verso altri popoli ovunque siano.

Voi siete una parte molto importante di un mondo che ha bisogno di sperimentare riconciliazione e solidarietà. Esso ha bisogno di uomini e donne che siano preparati a sacrificare se stessi per gli altri piuttosto che sacrificare gli altri per una causa. Se la mia presenza fra di voi e le mie parole possono contribuire a promuovere una società nella quale ciascuno tratti sempre l'altro con autentico rispetto e amore, riterro che il mio viaggio sia stato di vero servizio.


6. In sintonia coi principi espressi dagli artefici della vostra costituzione, la Chiesa non rivendica alcun trattamento istituzionale particolare. Ciò nondimeno, essa non cessa di insistere sul fatto che un giustificato pluralismo non va confuso con la neutralità nei confronti dei valori umani. Ecco perché i membri della Chiesa desiderano far uso della possibilità offerta dal pluralismo democratico, che tanto caratterizza la società australiana, per proclamare con insistenza quei valori che sono legati alla dignità e ai diritti di ciascun essere umano senza eccezione. Spero che tutti i cattolici e tutti i vostri concittadini vi invitino attraverso la loro voce e attraverso i loro voti a garantire che nulla venga fatto dalla legislatura per minare questi valori. Al contrario, possano questi valori divenire parte sempre più integrante del tessuto legislativo che dà forma alla società australiana. E' mia speranza che tutta la vostra attività politica contribuisca a promuovere una civiltà caratterizzata dalla compartecipazione, dalla solidarietà e dall'amore fraterno: l'unica civiltà degna dell'uomo. Le uniche salde basi di questa civiltà sono il rispetto per la vita umana dal momento del concepimento e per ogni fase del suo pellegrinaggio terreno, il rispetto per tutti i diritti fondamentali della persona umana, e la vera giustizia ed equità nella preoccupazione del bene comune.


7. Riguardo alla situazione mondiale, e conoscendo i vostri sforzi politici e diplomatici, vorrei aggiungere alcune parole su un argomento di vitale importanza per tutti i popoli del mondo: l'urgente bisogno di un adeguato disarmo e della pace mondiale. So che l'Australia ha dimostrato un particolare interesse a questo riguardo, nominando un ambasciatore ad hoc per questo scopo. All'inizio di quest'anno, Anno internazionale della pace proclamato dalla Organizzazione delle Nazioni Unite, ho rinnovato il mio impegno e quello di tutta la Chiesa cattolica per la causa della pace così espressa: "La Pace è valore che non ha frontiere: da Nord a Sud, da Est a Ovest, dappertutto c'è un solo popolo, unito in un'unica pace". Permettetemi di sottolineare due campi di azione che sono particolarmente efficaci nel contribuire alla pace: la difesa dei diritti umani e gli sforzi per lo sviluppo dei popoli. Questi campi costituiscono la base stessa della pace. Fintantoché questi elementi mancano a qualsiasi livello, la pace è imperfetta e la pace mondiale è in pericolo. Tutto ciò che tutela i diritti umani, tutto ciò che promuove la dignità umana attraverso lo sviluppo integrale, conduce alla pace. Signore e signori: quali servitori e capi di una democrazia, voi siete in una splendida posizione per contribuire alla elevata causa della pace mondiale.

Si, cari amici, voi siete effettivamente in grado di esercitare grande influenza per il bene dell'umanità. Il benessere di questa nazione, e, in una certa misura, di tutte le nazioni, dipende dallo sforzo consapevole di ciascuna persona qui presente. Andate avanti insieme. Con l'aiuto di Dio potrete adempiere la sua volontà nei vostri riguardi e dare - ciascuno di voi - il vostro particolare contributo alla pace del mondo. Oh, Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. Dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore. Dove è offesa, fa' ch'io porti il Perdono. Dove è discordia, fa' ch'io porti la Unità. Dove è dubbio, fa' ch'io porti la Fede. Dove è errore, ch'io porti la verità. Dove è disperazione, ch'io porti la speranza. Dove è tristezza, ch'io porti la gioia. Dove sono le tenebre, ch'io porti la luce. Oh! Maestro, fa' ch'io non cerchi tanto: ad esser consolato, quanto a consolare; ad esser compreso, quanto a comprendere; ad esser amato, quanto ad amare, poiché è dando, che si riceve, perdonando, che si è perdonati, morendo, che si risuscita a vita eterna.

Data: 1986-11-24 Lunedi 24 Novembre 1986





GPII 1986 Insegnamenti - Alla celebrazione ecumenica - Christchurch (Nuova Zelanda)