GPII 1987 Insegnamenti - Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: L'armonia tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale fattore indispensabile del genuino progresso pastorale

Testo:

1. Oggi, prima domenica di Quaresima, la Chiesa concentra i nostri pensieri sulla necessità di predisporci con cuore contrito, nella preghiera e nella penitenza, alla celebrazione dei grandi misteri pasquali. In tal modo offre anche un contesto denso di spirituale suggestività alle riflessioni che andiamo svolgendo nella prospettiva del Sinodo episcopale sulla vocazione e la missione dei laici.

Nel clima della Quaresima - tempo forte dello spirito - mi piace richiamare la realtà del sacerdozio comune dei fedeli e del rapporto che, all'interno del Popolo di Dio, esso ha col sacerdozio ministeriale e gerarchico.


2. Il sacerdozio comune è fondato sul sacramento del battesimo. Tutti i cristiani sono sacerdoti in senso vero e proprio. La Rivelazione lo afferma con chiarezza.

Il Vaticano II ribadisce l'insegnamento biblico, recuperando aspetti che, per varie circostanze erano caduti in ombra.

Ecco le parole del Concilio: "Per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito Santo i battezzati vengono consacrati a formare una dimora spirituale e un sacerdozio santo, per offrire, mediante tutte le opere del cristiano, spirituali sacrifici, e far conoscere i prodigi di colui, che dalle tenebre li chiamo all'ammirabile sua luce" (LG 10).

Il Concilio, sulla base della Rivelazione, sottolinea la dimensione comunitaria di tale realtà: infatti, il concetto stesso di sacerdozio comune, e soprattutto la visione che ne dà la Bibbia, comportano un'accentuazione della testimonianza comunitaria. Coloro che compongono "la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa" (1P 2,9), inducono i pagani ed i lontani a glorificare Dio mediante la "buona condotta" e le "buone opere" (1P 2,9). Tale concezione del sacerdozio dei fedeli orienta verso un metodo apostolico che presuppone, ma anche trascende, la testimonianza individuale per sottolineare il valore di quella comunitaria.


3. La dignità del sacerdozio comune comporta responsabilità, a cui i cristiani devono far fronte nella complessità delle situazioni nelle quali vivono insieme con gli altri uomini e le altre donne. Essi tuttavia non sono abbandonati a se stessi. Il Signore ha istituito il sacramento dell'ordine, che assicura la continuità delle funzioni che egli ha attribuito agli apostoli quali pastori della Chiesa da lui fondata. In ciò consiste il sacerdozio ministeriale, in forza del quale alcuni membri del Popolo di Dio, scelti e chiamati da Dio stesso, vengono insigniti individualmente di una sacra potestà, compiono "il sacrificio eucaristico in persona di Cristo" e lo offrono "a Dio a nome di tutto il popolo" (LG 10).

Il magistero conciliare è molto preciso: "Il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo" (LG 10).

La valorizzazione, sul piano sia dottrinale che pratico, tanto dell'identità originaria del sacerdozio - partecipazione all'unico sacerdozio di Cristo - quanto della diversità essenziale del sacerdozio ministeriale rispetto a quello comune, garantisce quella superiore armonia che è fattore indispensabile del genuino progresso pastorale.

Maria, Madre dell'intero popolo sacerdotale, aiuti tutti i suoi componenti ad essere fedeli alla propria sacra vocazione e missione.

Alle rappresentanti delle associazioni cattoliche femminili Sono presenti in piazza san Pietro numerosi rappresentanti di associazioni cattoliche femminili, le quali, in occasione della giornata della donna, hanno voluto ritrovarsi insieme questa mattina presso l'aula magna dell'"Augustinianum" per discutere sul tema: "Democrazia: valore, scelta, stile per ogni donna".

Esprimo ad esse il mio saluto cordiale e il mio incoraggiamento nel loro impegno di animazione cristiana dell'ordine temporale. Come è noto, la Chiesa è interessata alle questioni riguardanti la presenza della donna nella società, soprattutto per quanto concerne l'affermazione incontrastata dei suoi ruoli propri nell'ambito della famiglia; come pure il giusto riconoscimento dei diritti sociali e civili nella luce della dignità ed identità di ogni donna.

Nel formulare questi voti, assicuro la mia preghiera per tutte le donne, specialmente per quelle che soffrono a causa di situazioni difficili.

[Omissis. Seguono i saluti ai giovani provenienti dalle varie nazioni della Comunità Europea, ai fedeli dell'Austria e della Repubblica Federale di Germania, agli ammalati.]

1987-03-08 Data estesa: Domenica 8 Marzo 1987




Messaggio al movimento cristiano "La Vie Montante"

Titolo: I "giovani pensionati" siano cerniera tra le generazioni"

Testo:

Cari fratelli e sorelle del movimento "La Vie Montante".


1. Ecco che il vostro movimento dei pensionati celebra vicino a Parigi il 25° anniversario della sua fondazione. Mi associo molto volentieri a questo giubileo.

Mi congratulo con tutti coloro che hanno contribuito fino ad oggi allo sviluppo di "La Vie Montante", in Francia e in un certo numero di paesi rappresentati tra di voi, fino a raggiungere centinaia di migliaia di membri attivi. Gioisco al pensare che molte persone della terza età, grazie ai mezzi di questo movimento - riunioni di riflessione e di preghiera, lettura delle pubblicazioni, legami di amicizia - possano vivere più intensamente uniti a Dio, approfondire la loro fede e testimoniarla, aiutarsi a vicenda e proporre il loro servizio alla società e alla Chiesa, accogliere con serenità e speranza il passaggio verso la vita eterna.

Possa il vostro movimento mantenere il suo dinamismo, animato dall'interno dai suoi propri membri, apostoli per loro simili. Possa aprirvi agli altri, senza nulla perdere della sua ispirazione cristiana e risplendere ampiamente come la luce e il sole del Vangelo nel mondo dei pensionati! 2. Già a Roma il 14 ottobre 1982 ebbi la gioia di intrattenermi con i vostri pellegrini e di precisare in che senso "La Vie Montante" giustifica la sua denominazione e di apportare un contributo originale sul piano della spiritualità, dell'apostolato, dell'amicizia. Tutti gli aspetti sottolineati allora, tutte le linee tracciate mantengono il loro valore per l'avvenire del vostro movimento, e vi invito ad approfondirli e a viverli. Lo dico con convinzione: l'età che vivete, malgrado la sofferenza di avere un'attività ridotta e delle responsabilità più ristrette, e malgrado molte altre prove, è comunque un tempo di grazia: voi disponete di tempo libero e di una libertà di spirito che non vi concederebbero la vita professionale e la vita familiare con dei bambini; voi potete ascoltare meglio la parola di Dio, dedicarvi di più alla preghiera personale e comunitaria, coltivarvi, riflettere sugli avvenimenti a partire dalla presenza di Dio, esaminarli con una nuova apertura spirituale, cioè con una certa obiettività e con più fiducia in Dio, mantenere delle relazioni umane con una maggiore disponibilità a partecipare in maniera diversa al servizio della Chiesa o degli uomini bisognosi.


3. Alla soglia della nuova tappa di "La Vie Montante" ritengo utile sottolineare inoltre i due particolari campi in cui il movimento può svolgere la sua azione a presentare una testimonianza molto preziosa per la società e per la Chiesa.

In Francia, in particolare, sempre più persone vanno in pensione, volontariamente o a causa delle crisi dei posti di lavoro, all'età di sessant'anni, talvolta a cinquantacinque anni o addirittura a cinquant'anni.

Questi giovani pensionati, forse all'inizio un po' disorientati, possono e devono, come del resto i più anziani di loro, e senza sostituirsi ai giovani adulti che hanno assunto le loro proprie responsabilità, svolgere un ruolo determinante per la costruzione di un mondo più umano e per la vitalità della comunità ecclesiale.

Pur essendo fortunatamente più presenti nelle loro case, devono evitare di vivere ripiegati su loro stessi o rinchiusi nelle loro famiglie. Essi sono naturalmente inseriti nei loro diversi clubs e associazioni di anziani e possono prendere tutte le iniziative possibili utili agli altri membri della società. Occupano una posizione di carriera tra le generazioni e sono in grado di contribuire a rendere più armoniosi i rapporti spesso difficili tra loro. Si tratta della pace nella società, della comprensione reciproca, del dialogo costruttivo rispettoso di ciascuno, della convivenza, nella preoccupazione per i valori morali di cui la vita di fede e l'esperienza umana hanno mostrato l'importanza e che sono necessari ad un progresso equilibrato.


4. Io penso, d'altra parte, alle persone più anziane, che hanno bisogno di una compagnia nella loro vita provata dalla solitudine, dalla malattia, dalle separazioni, dalla prospettiva della morte che si fa più prossima. Questo stadio è spesso più lungo che nel passato grazie ai progressi della medicina. La società si sforza generalmente di aiutare queste persone sul piano economico e crea per esse delle case di riposo.

Ma così questi anziani non vengono in questo modo sottratti alle loro prove. E da questo punto di vista hanno un gran bisogno di affetto, di sicurezza, di speranza sul senso della vita e di una considerazione per ciò che possono dare alla società con la loro testimonianza. Nella misura in cui essi sono come esclusi dal banchetto della vita, dalla stima, dalla presenza e dall'aiuto delle giovani generazioni o degli adulti che privilegiano la forza e l'efficienza, possono essere considerate come le più povere. E non ci si può adattare a questa situazione senza sentire una contraddizione con il Vangelo.

Ne va del rispetto dell'uomo e della vita sino al suo termine. "La Vie Montante", con la sua valorizzazione delle persone anziane, con la sua preoccupazione di farne dei partecipanti attivi e non solo degli assistiti, con la sua attenzione alla loro vita, con le sue reti di amicizia e i suoi legami spirituali, dà testimonianza grande del suo rispetto. Vi incoraggio a continuare ad accompagnare così i vostri fratelli e le vostre sorelle anziane e a far prendere coscienza alla società e ai cristiani di questo dovere primario.


5. Infine, poiché la fede cristiana ispira il vostro movimento, offra allora a tutti i suoi membri l'annuncio della buona novella: il Vangelo assicura loro di essere sempre amati da Dio, che non li lascia mai soli, che concede loro sempre la sua grazia e il suo perdono, e che li chiama a condividere eternamente la sua vita. La Chiesa, tutti i credenti hanno la missione di donare al mondo la testimonianza di questa fede nella vita eterna. Anche se alcuni dei vostri compagni e delle vostre compagne in un certo momento della loro vita attiva hanno perduto per un po' questa convinzione di fede, in un'atmosfera di secolarizzazione e di poca fede, man mano che s'incamminano nella loro piena maturità verso il tramonto della loro vita terrestre, essi hanno di più l'occasione di aprirvi a questa verità. E sono sicuro che, sulla strada stretta e difficile che sale misteriosamente verso questa pienezza di vita, (cfr. Mt 7,14) molti siano capaci di prepararsi all'incontro decisivo.


6. Dopo aver progredito nell'amore a Dio e agli altri nel corso della loro vita - o anche all'ultimo momento come il buon ladrone avranno la gioia de vedere colui che è l'amore. Quale servizio l'accompagnare così gli ultimi stadi dell'esistenza, di permettere di viverli nella serenità della fede! 7. Il vostro congresso giubilare coincide con la festa della Annunciazione. Maria vi mostra il cammino all'avvicinarsi dell'Anno Mariano. Lo dicevo ad Annecy noi tutti siamo gli uomini e le donne dell'Annunciazione. Come Maria noi abbiamo avuto la grazia di ricevere il saluto.

Come lei, noi vi rispondiamo attraverso la fede. Come lui, trasaliamo di gioia perché per noi il Signore fa cose meravigliose. Davanti a lei, come a Cana, noi presentiamo tutti i bisogni dei vostri fratelli. Con lei stiamo vicino alla croce di suo Figlio, accettando con pazienza e offrendo i limiti e le privazioni della vecchiaia, facendo della nostra vita un dono supremo al Signore, per amore.

Con lei camminiamo verso la vita gloriosa che ella condivide con il Cristo resuscitato, nella luce piena.


8. Cari fratelli e sorelle di "La Vie Montante", che questo messaggio vi manifesti la mia affettuosa sollecitudine! La Chiesa conta su di voi. Voi costruite delle cellule della Chiesa, legate alla vita di tutto il corpo mistico di Cristo. Che il Padre vi attiri verso la sua luce! Che Cristo sia la vostra forza nella prova! Che lo Spirito Santo vi mantenga nella gioia discreta e raggiante! Sulle orme dell'apostolo Pietro, "l'antico testimone delle sofferenze di Cristo e della gloria di Cristo (cfr. 1P 5,1) vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo".

1987-03-12 Data estesa: Giovedi 12 Marzo 1987




A conclusione degli esercizi spirituali - Cappella Matilde (Roma)

Titolo: Una settimana di grazia per trasfigurarci in Cristo

Testo:

Carissimi confratelli.

Ringraziamo il Signore per questa prima tappa del nostro cammino spirituale, percorso insieme con Cristo nel deserto, con Cristo nostra Pasqua. In questa prima tappa siamo stati dei privilegiati: noi abbiamo potuto, come comunità che costituisce la Curia romana, seguire la strada spirituale di questo primo momento della Quaresima in modo più profondo e più completo, grazie ai nostri abituali esercizi spirituali della Quaresima. E' questo un grande privilegio, una grazia, per cui dobbiamo ringraziare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, Dio-Trinità, per averci riuniti e guardati con la sua luce, e per averci donato un momento di respiro spirituale, di raccoglimento, di preghiera.

Siamo tutti molto grati al Preposito Generale della Compagnia di Gesù che ci ha accompagnati in questa settimana, facendo da nostro corifeo, procedendo sempre insieme con la parola divina, con la parola della sacra liturgia; si è lasciato guidare da quella Parola e dalla sua profondità, permettendo a noi tutti di entrare, insieme con lui, nella profondità della parola di Dio, una profondità veramente insondabile. Essa è veramente un abisso insondabile, preparato per quest'altro abisso che è il cuore umano, la coscienza umana.

Siamo molto grati per questi momenti; sono stati soprattutto momenti biblici, permeati di tutta la ricchezza patristica e liturgica con cui la Chiesa vive sempre più profondamente la parola di Dio. Siamo molto grati al nostro predicatore per i commenti che ci ha fatto; gli siamo grati perché ha saputo mostrarci la verità iscritta nelle parole bibliche, nelle parole liturgiche. Una verità che non è umana ma divina; ed egli ha saputo scrutarla da vero maestro, seguendo non solo le orme della grande tradizione della sua Compagnia di Gesù, ma anche quella di tanti altri maestri nella fede, di tanti altri esperti della parola di Dio; ci ha avvicinati così, quasi passo dopo passo, parola per parola, ai brani che la Chiesa ha scelto per la prima settimana di Quaresima, puntando sempre sulle parole più incisive, sulle parole più decisive, delle quali ha saputo mostrarci la portata, nella loro estensione divina e, finalmente, anche, umana.

Per questo gli siamo molto, molto grati. Ma non lo siamo solamente per la verità, per il vero che ci ha saputo rendere vicino con le sue analisi, con le sue riflessioni. Oltre al vero, oltre al buono, l'uomo cerca anche il bello, e questa è un'altra dimensione della nostra umana spiritualità: "pulchrum splendor veri". Ecco, siamo molto grati al nostro predicatore per averci saputo mostrare, insieme con la verità, anche la bellezza della parola di Dio, quella straordinaria bellezza sovrumana, che attira il cuore umano, e lo lancia verso il vero, con maggior fascino, con maggior entusiasmo spirituale. Possiamo veramente dire che i commenti del Preposito Generale della Compagnia di Gesù ci hanno portato insieme verso il vero e verso il bello: "pulchrum splendor veri et splendor boni".

Oggi, terminando gli esercizi spirituali in Vaticano, ci troviamo alla vigilia della II domenica di Quaresima, in cui la liturgia ci porterà verso il monte della Trasfigurazione. così, davanti a quel mistero della trasfigurazione del Signore, terminano i nostri esercizi, finiscono le meditazioni del nostro predicatore degli esercizi, finisce anche il nostro ascolto: e tutto non fa che avvicinarci alla trasfigurazione del Signore. Essa deve trasfigurare anche noi: e questa è l'invocazione finale di tutte le belle preghiere conclusive, che abbiamo sempre indirizzate alla Vergine Madre di Cristo e Madre nostra. Questa preghiera, che emana dal mistero della Trasfigurazione, questa preghiera conclusiva dei nostri esercizi spirituali, vuol esprimere il grande desiderio che questa settimana di grazia possa contribuire alla nostra trasfigurazione nel Signore.

Ringraziando tutti voi, vi invito ad elevare il nostro comune ringraziamento alla Santissima Trinità con le stesse parole della Serva del Signore, con le parole del "Magnificat".

1987-03-14 Data estesa: Sabato 14 Marzo 1987




Al Circo di Mosca - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una grande famiglia fondata sulla solidarietà e l'amicizia

Testo:

Sono ben lieto di accogliervi, signore e signori del Circo di Mosca, in occasione della vostra tappa romana durante la tournée in Italia. Voi avete desiderato questa udienza speciale, ed io vi ringrazio per l'amichevole visita, mentre porgo a tutti il mio cordiale saluto.

La fama ed il prestigio che circondano il vostro complesso sono noti in tutto il mondo. L'ammirazione che in ogni parte del mondo vi accompagna vi fa onore, anche perché voi sapete offrire al pubblico, insieme con la perfezione di singolari esercizi, immagini e gesti che parlano delle vostre terre, delle vostre culture, delle tradizioni di popoli dell'Urss.

Nell'offrire alla gente un divertimento sano, distensivo, intelligente, voi donate serenità e suscitate sentimenti di pace, bene particolarmente apprezzabile in un mondo come il nostro, talvolta così complicato, difficile, violento. La gente accorre infatti ai vostri spettacoli per trovare un momento di ammirata distensione, in un'esperienza di vivo interesse culturale e ricca di estro umano. Siate consapevoli di questo, per trovare voi stessi speranza e fiducia nella vostra quotidiana fatica.

Desidero augurare a tutti voi che nella vostra compagine non manchino mai quella solidarietà e quell'amicizia che fanno della gente del circo una grande famiglia; e quell'aria di serenità e di pace che diffondete con il vostro spettacolo sia anzitutto per voi sollievo e respiro della comune solidarietà ed amicizia.

Con questi sentimenti porgo a tutti voi, alle vostre famiglie ed alle persone, che vi sono care l'augurio fervido e cordiale che la protezione del Signore vi assista in ogni circostanza.

1987-03-14 Data estesa: Sabato 14 Marzo 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Dall'indole secolare la missione tipica dei laici

Testo:

1. "L'indole secolare è propria e peculiare dei laici" (LG 31). Con questa affermazione il Concilio scolpisce l'aspetto specifico e distintivo della personalità ecclesiale dei fedeli laici.

Membri a pieno titolo del Popolo di Dio e del corpo mistico, partecipi, mediante i1 battesimo, del triplice ufficio sacerdotale, profetico e regale di Cristo, i laici esprimono ed esercitano le ricchezze di tale loro dignità vivendo nel mondo. Ciò che per gli appartenenti al ministero ordinato può costituire un compito aggiuntivo o eccezionale, per i laici è missione tipica. La vocazione loro propria: consiste "nel cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" (LG 31).


2. Con la loro presenza e la loro azione i laici assicurano la presenza e l'azione della Chiesa nel multiforme complesso delle realtà terrene. Individualmente e comunitariamente assolvono un ruolo insostituibile nelle "prime linee", dove non può sempre giungere direttamente l'attenzione del servizio gerarchico.

Nel mondo della cultura, della ricerca scientifica, della politica, del lavoro, in tutte le branche della vita societaria, là i figli e le figlie della Chiesa, nella trama degli eventi quotidiani, mettono a frutto i carismi dell'identità cristiana. Lo fanno cooperando lealmente e consapevolmente al progresso cui tende in ogni campo la comunità umana, valutandone costantemente gl orientamenti e i metodi alla luce della visione trascendente, nella convinzione che l'attesa dei nuovi cieli e delle nuove terre "non deve indebolire, bensi deve piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente" (GS 39).


3. Alle impegnative immagini evangeliche di "sale", "luce", "lievito" (cfr. Mt 5,13-14 Mt 13,33), il Vaticano II ha impresso un accento nuovo. Ha messo inequivocabilmente in guardia da tentativi di compromesso con lo spirito mondano ed ha posto simultaneamente in risalto che l'intera creazione è pervasa da un disegno provvidenziale, di cui spetta ai cristiani richiamare e testimoniare la primigenia verità e bellezza.

E' uno stimolo a riscoprire nella successione dei giorni il senso profondo della storia ed a collaborare con fervida speranza alla preparazione del "mondo nuovo", di quel regno "la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri pace che salgono dal cuore degli uomi" (GS 39).

Ogni attività degna dell'essere umano, trae Dio creatore la sua suprema origine, ed a Dio è sempre, in ultima analisi, ordinata (cfr. Rm 8,19).

Perché cresca sempre più nel laicato cattolico la maturità richiesta dalla sua peculiare vocazione e missione, chiediamo la costante assistenza di Maria e del suo sposo, san Giuseppe, del quale tra pochi giorni celebreremo la festa liturgica.

1987-03-15 Data estesa: Domenica 15 Marzo 1987




Visita pastorale alla parrocchia di santa Maria Maddalena de' Pazzi - Roma

Titolo: Orientate il cammino della vostra comunità verso la trasfigurazione di Gesù Cristo

Testo:

Saluto volentieri la comunità cristiana della parrocchia di santa Maria Maddalena de' Pazzi. Voglio esprimere il mio compiacimento per il fatto che in un tempo così breve è cresciuto qui non soltanto un quartiere con case, strade, scuole ma è cresciuta contemporaneamente una parrocchia. Questa è una prova di una caratteristica profonda dei romani e anche di tutti quelli che diventano romani venendo a Roma, emigrando a Roma da tante regioni d'Italia. Vi saluto tutti nel nome di Cristo trasfigurato perché oggi, la seconda domenica della Quaresima, porta il nostro sguardo sul mistero della trasfigurazione del Signore; questa trasfigurazione deve illuminare il nostro cammino quaresimale, perché questo cammino deve essere orientato verso la trasfigurazione di tutti noi in Cristo Gesù. Questa è la finalità propria della Quaresima e di tutta la missione della Chiesa; dobbiamo ripetere il mistero della Trasfigurazione per essere trafigurati in Cristo tramite la sua parola, la parola del Vangelo, e tramite i sacramenti della nostra fede, soprattutto i sacramenti della penitenza e della santissima Eucaristia.

Approfitto di questa circostanza per salutare tutti i presenti assai numerosi; saluto nello stesso tempo tutti coloro che non sono presenti in questo momento ma che fanno parte di questo quartiere, di questa comunità cristiana intitolata a santa Maria Maddalena de' Pazzi e della più grande Chiesa di Roma. Vi saluto come persone, persone che hanno ciascuna la propria dignità umana e la propria dignità cristiana; vi saluto come comunità e come famiglie, ognuna delle quali ha la propria responsabilità, la propria missione nella parrocchia, nella Chiesa, nella società. Vi saluto poi come persone componenti un ambiente di lavoro, ciascuno con la propria professione e attività. Questo saluto porta il pensiero a san Giuseppe di cui celebriamo la festa nella prossima settimana; san Giuseppe è anche il simbolo del lavoro di Cristo e così del lavoro di ogni cristiano, di ogni persona.

Auguro infine a tutti un buon cammino; un buon cammino quaresimale per attingere alla trasfigurazione di Cristo Gesù che consente all'uomo di raggiungere il suo compimento, la sua pienezza; pienezza nella sua vocazione cristiana, ma nello stesso tempo nella sua vocazione umana.

L'incontro con i bambini della parrocchia romana Cari bambini mi avete dimostrato con tanto entusiasmo la vostra gioia per aver ricevuto la mia visita, per aver accolto in mezzo a voi il Vescovo di Roma. Ma anche io sono contento, e quanto contento! Di trovarmi qui nella vostra parrocchia, di trovarmi in questo ambiente così bello, ravvivato dalla vostra presenza. Voi siete i più giovani di questa comunità parrocchiale ma nonostante la vostra età avete dimostrato di essere attivi e impegnati in una vita intensa, forse la più intensa di tutti nella parrocchia. Mi avete presentato il modellino del vostro quartiere. Come mi ha detto anche il vostro parroco, quindici anni fa non c'era niente in questa zona, adesso invece qui è cresciuta una comunità umana, composta di dodicimila persone; qui è cresciuta anche una chiesa, una parrocchia, una comunità cristiana. E voi siete cresciuti insieme a questa realtà; molti di voi hanno la stessa età di questo quartiere; perciò vedo in voi la crescita della parrocchia, vedo in voi la prima tappa del suo cammino spirituale nella Chiesa di Cristo. E vedendo questo cammino di insieme della comunità, vedo anche i diversi cammini, le diverse strade su cui camminano le diverse persone, i diversi giovani, i diversi ragazzi. Avete sottolineato questa diversità parlandomi dei vostri gruppi, delle associazioni a cui appartenete. In questo cammino della comunità, in questa strada comune della parrocchia di santa Maria Maddalena de' Pazzi, ci sono tante strade per ciascuno di voi. E la liturgia di oggi ci fa comprendere l'importanza di questi differenti cammini nella vita cristiana. Nel Vangelo di oggi sentiamo la voce di Dio Padre che dice "Ecco il mio Figlio prediletto, ascoltatelo". E io trovo in questa parrocchia tante persone che ascoltano Gesù.

Anche voi giovanissimi sapete parlare di Gesù, sapete pensare con le sue idee, con i criteri del Vangelo, sapete vivere da cristiani e così facendo imparate sempre di più il vostro cammino. E questo cammino deve essere gioioso, come anche gioioso è il nostro incontro, perché i giovani, i ragazzi sono gioiosi; la gioia è connaturale alla loro età. Allora per voi il cammino cristiano non è soltanto un dovere da compiere ma è una gioia; ed è una gioia ascoltare Gesù Cristo, è una gioia diventare sempre più simili a lui, perché dal suo Padre noi siamo predestinati, siamo chiamati a diventare figli di Dio, come lo è il suo Figlio unigenito, prediletto, che è Gesù Cristo. Vi auguro di procedere sulla strada della vostra vocazione sempre con lo stesso entusiasmo giovanile e di costruire sempre più il vostro quartiere e la parrocchia che vi è dentro per dare vita alla vostra comunità umana e cristiana.

Agli infermi della comunità Voglio dire poche parole; quelle che vi diro sono parole conosciute, ma dietro le parole si trovano verità che sono sempre attuali. E queste verità sono, la prima, che voi siete specialmente vicini a Gesù; a Gesù-Pasqua; a Gesù sofferente, a Gesù servo di Jahvè, a Gesù nostro redentore. Con le vostre sofferenze siete stati chiamati a partecipare alla sua opera di redenzione.

La seconda verità è che noi preghiamo insieme; adesso pregheremo insieme durante la celebrazione dell'Eucaristia; è un momento privilegiato perché in questa Eucaristia sempre si rinnova la passione redentrice di Cristo. E io sono profondamente convinto che si deve portare dentro questa celebrazione, questa liturgia in cui viene rinnovata la croce di Cristo, si devono portare dentro tutte le croci, tutte le sofferenze, tutte le persone; e voglio farlo specialmente con voi e per voi.

La parrocchia è l'ambiente dove il Popolo di Dio accoglie la chiamata della Trasfigurazione 1. "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dal morti" (Mt 17,9).

Nella liturgia della seconda domenica di Quaresima ascoltiamo le parole rivolte da Gesù ai tre apostoli, mentre discendevano dal monte della Trasfigurazione. I tre erano: Pietro, Giacomo e Giovanni. Gesù li aveva fatti testimoni della visione, cioè della "teofania" che ebbe luogo su questo monte conosciuto come il monte Tabor.

Il fatto che la Chiesa, ogni anno, ci ricorda la trasfigurazione del Signore nella liturgia quaresimale, proprio nella seconda domenica, ci indica che la Quaresima è una preparazione al mistero pasquale nella sua piena dimensione.

Non soltanto alla passione, ma anche alla risurrezione di Cristo.

In sostanza la teofania della trasfigurazione del Signore sul monte Tabor prepara gli apostoli alla croce sul Golgota nella prospettiva della Risurrezione. Cristo chiede di conservare il segreto sul tema dell'avvenimento del monte Tabor, "finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".


2. La liturgia odierna ci consente non soltanto di rileggere quest'avvenimento straordinario nel suo svolgimento, ma ci fa risalire anche all'inizio della via per la quale il Dio dell'alleanza conduce il suo popolo al mistero pasquale di Cristo. Infatti questo mistero è, su tale via, l'apice e l'adempimento di tutti i preannunzi e promesse di Dio.

Quindi oggi meditiamo non soltanto sulla teofania della Trasfigurazione in cui appaiono agli occhi degli apostoli Mosè ed Elia che parlano con Cristo, ma anche sulla figura di Abramo, presentato nella prima lettura del Libro della Genesi.

Dio gli dice: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indichero" (Gn 12,1). E Abramo si mette in cammino, dando così inizio al pellegrinaggio nella fede, al quale partecipa l'intero Popolo di Dio. Infatti Dio dice: "Faro di te un grande popolo... e diventerai una benedizione". Anzi: "In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gn 12,2-3).

L'apice di questa benedizione è proprio Cristo: il suo mistero pasquale.


3. Egli, infatti, è "il Figlio prediletto" di Dio. Nella teofania, che ebbe luogo sul monte della Trasfigurazione, si ripetono le stesse parole che sono state pronunciate in occasione del battesimo di Gesù nel Giordano, all'inizio della sua attività messianica in Israele.

"Questo è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto.

Ascoltatelo" (Mt 17,5).

La voce da una nube, le parole pronunciate dal Padre, sembrano, in questo momento, particolarmente necessarie. Poiché si avvicina l'ora decisiva in cui questo Figlio sarà schernito, flagellato e crocifisso. I più vicini, perfino gli apostoli, subiranno una pesante prova. Potranno perfino perdere la speranza in Cristo. La voce dalla nube, se da una parte riconferma la verità sul Figlio prediletto, dall'altra sembra mettere sull'avviso, come se preannunzi il momento, in cui questa "predilezione" del Padre sarà confermata dalla risurrezione.

Già ora - agli occhi dei tre apostoli - Gesù è trasfigurato. "Il suo volto brillo come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce" (Mt 17,2). Similmente trasfigurato tornerà agli apostoli dopo la risurrezione.

Per questo la "visione", - la teofania del monte Tabor - soltanto allora diventerà pienamente comprensibile: "Non parlate a nessuno... finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti" (Mt 17,9).


4. "Ascoltatelo".

Un tale appello è contenuto nella "voce dalla nube". Nella Seconda Lettera a Timoteo, san Paolo sembra fare riferimento a quest'appello.

Dio "infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa... secondo... Ia sua grazia: grazia che ci è stata data in Cristo Gesù" (2Tm 1,9).

La Trasfigurazione sul monte non è forse una rivelazione di tale grazia? Essa, scrive l'Apostolo, è stata data in Cristo "fin dalla eternità, ma è stata rivelata solo ora con l'apparizione del Salvatore nostro... Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l'immortalità per mezzo del Vangelo" (2Tm 1,10).

Questa luce del Vangelo è in tutto ciò che Gesù "fece e insegno" (cfr. Ac 1,1) - ma, in modo pieno e definitivo è negli avvenimenti pasquali della croce e della Risurrezione. Quando Cristo "ha vinto la morte" ha anche "fatto risplendere la vita e l'immortalità" in tutta la pienezza della sua missione. In tutta la pienezza della verità salvifica data da Dio all'umanità.

La Trasfigurazione costituisce come una tappa speciale sulla via che conduce a questa pienezza. Un suo particolare pregustamento.


5. La parrocchia è il luogo, è l'ambiente dove il Popolo di Dio, continuando sulla strada della fede - iniziata da Abramo - accoglie la chiamata della Trasfigurazione. Cerca di seguire Gesù, secondo le parole pronunziate sul monte: "Ascoltatelo". Cerca di assorbire la luce con cui Cristo ha fatto risplendere la vita e la immortalità per mezzo del Vangelo (cfr. 2Tm 1,10) e particolarmente per mezzo del mistero pasquale della sua croce e della Risurrezione.


6. Cari fratelli e sorelle! Proprio il mistero della croce e della Risurrezione fu intensamente vissuto dalla patrona della vostra comunità parrocchiale, santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Nata nel 1566 da una delle più ragguardevoli famiglie fiorentine, che aveva dato alla Chiesa ed alla società illustri figure di Vescovi, letterati e guerrieri, Caterina de' Pazzi, ancora giovinetta, lascio tutto per consacrarsi alla vita religiosa nel monastero delle suore carmelitane. Ma non rinuncio ad occuparsi della situazione storica, sociale e spirituale del suo tempo: ne sono chiara testimonianza le sue coraggiose lettere, in cui esortava gli illustri destinatari a porre rimedio ai mali che minacciavano l'ordine sociale, la dignità umana e l'integrità dei costumi. Associata alla passione di Cristo con le stimmate e con altri fenomeni mistici, martoriata nel corpo da ulcere dolorosissime, ella trovo il segreto della vittoria sulla sofferenza nella contemplazione del Cristo crocifisso e risorto. E' rimasto celebre il suo motto: "Pati, non mori", patire e non morire.

In questo tempo di Quaresima, in cui la vostra comunità parrocchiale si è imposta un itinerario spirituale segnato dalla penitenza e dalla conversione del cuore, la figura di suor Maria Maddalena è quanto mai emblematica, perché insegna a rifuggire dalle vanità illusorie di questo mondo per seguire la via che conduce a Cristo che per restituire all'uomo la pienezza della sua dignità e della sua grandezza non ha esitato ad affrontare la passione e la morte, ed associarlo così alla gloria della risurrezione. Ecco il mistero della croce e della Risurrezione, significato della Trasfigurazione, a cui la comunità cristiana deve ispirarsi in questo tempo quaresimale.


7. Con questi sentimenti nel cuore, saluto voi, cari fedeli della parrocchia di santa Maria Maddalena de' Pazzi e vi ringrazio per la numerosa partecipazione a questa celebrazione liturgica. Saluto in particolare il Cardinale Ugo Poletti, che segue con cura le iniziative pastorali di questo quartiere popoloso e vivace del Nomentano. Saluto il parroco, don Saverio Lipori, che unitamente ai sacerdoti suoi collaboratori, si prodiga senza risparmio di energie nella cura delle anime.

Desidero pure ricordare e salutare tutte le componenti più impegnate nell'animazione cristiana della zona: il gruppo missionario, gli scouts dell'AGESCI, il gruppo donatori di sangue; ma soprattutto desidero esprimere un grato pensiero a quanti nel gruppo catechistico si dedicano alla delicata missione della illuminazione ed edificazione delle menti e delle coscienze; a coloro che partecipano al gruppo di preghiera e si incontrano nell'adorazione della Eucaristia; a coloro che formano il gruppo famiglia e si riuniscono per confrontarsi sui loro problemi e per aiutarsi reciprocamente. Non posso infine passare sotto silenzio il gruppo sportivo e quello ricreativo, che impiegano il tempo libero nella promozione di autentici valori umani e nella sana ricreazione del corpo e dello spirito.

La mia visita alla vostra parrocchia vuole essere uno stimolo e un incoraggiamento a ben continuare ad operare con sempre maggior entusiasmo per la crescita in ciascuno di voi della fede cristiana e della solidarietà umana, così da fare della vostra comunità "un cuor solo ed un'anima sola" (Ac 4,32), alla maniera in cui vivevano le prime comunità cristiane.

Ma questo esige capacità di impegno, buona volontà e spirito di sacrificio.


8. Ce lo ripete ancora san Paolo nella seconda lettura di questa liturgia eucaristica: "Soffri anche tu insieme con me per il Vangelo, aiutato dalla forza di Dio" (2Tm 1,8).

La Trasfigurazione è stata per i tre apostoli una simile chiamata nella prospettiva degli avvenimenti pasquali già vicini.

"Il soffrire per il Vangelo" raggiunge così il suo culmine. Tuttavia dalla rivelazione del Golgota è passato poi a quella della "tomba vuota". Gesù crocifisso è tornato agli apostoli "trasfigurato" dalla risurrezione, a somiglianza di quanto è successo sul monte Tabor.

D'allora in poi la Chiesa ripete la medesima chiamata ad ogni generazione di discepoli e di seguaci di Cristo: "soffri anche tu... per il Vangelo".

La ripete oggi nella vostra parrocchia dedicata a santa Maria Maddalena de' Pazzi, mediante il servizio del Vescovo di Roma.

Accogliete questa chiamata salvifica. Essa parla di fatiche e di contrarietà, ma indica la via della salvezza.

Non è forse una chiamata alla salvezza l'intero Vangelo, e in particolare l'odierno Vangelo della Trasfigurazione? "Signore, è bello per noi restare qui" (Mt 17,4) - dice Pietro sul monte Tabor. La via della croce e della risurrezione di Cristo è, per l'uomo, fonte della verità che rende profondamente felici.

Al consiglio pastorale Il Figlio di Dio quando è venuto su questa terra è diventato uno di noi ed ha cominciato la sua missione messianica cercando di formare una comunità. Ha mostrato subito di non essere venuto da solo ma di essere venuto per stare cor gli altri, per essere Emmanuele, Dio con noi. Ha creato la comunità degli apostoli, erano dodici. Essi sono la prefigurazione della nuova Israele, vuol dire della Chiesa. Sono la prefigurazione e sono anche l'inizio della Chiesa. così anche il vostro parroco ci ha detto che è venuto qui mandato dal Cardinale Vicario dieci anni fa ed ha cercato subito una comunità e ha trovato nel quartiere una comunità che doveva poi diventare una parrocchia, avere una sua chiesa. Mi congratulo con voi che in un tempo abbastanza breve avete ottenuto una buona consistenza, anche visibile, avete già una chiesa, una bella chiesa, moderna ma addirittura non del tutto sufficiente per i parrocchiani radunati tutti insieme. Noi sappiamo bene che la comunità degli apostoli, dopo l'ascensione del Signore, ha vissuto la sua Pentecoste, cioè ha vissuto un vento terribile. Il vento della Pentecoste ha certamente mostrato un'energia, l'energia divina, soprannaturale, misteriosa di persona, Spirito Santo disceso sugli apostoli. Ma questo vento ha mostrato anche come quella energia divina, quello Spirito, quel soffio divino che procede dal Padre e dal Figlio si è unito alle energie umane. Questo è il mistero della Pentecoste: in Gerusalemme il vento, l'energia divina, lo Spirito Santo, si è unito agli apostoli, cioè all'energia umana e così ha cominciato ad esistere la Chiesa, ad essere la Chiesa.

Oggi quello che io incontro in questa visita pastorale è paragonabile alla discesa dello Spirito Santo nella giornata pentecostale perché qui si unisce continuamente l'energia divina, la grazia, opera dello Spirito Santo con le nostre energie umane. E così queste energie umane che si mettono a disposizione della grazia, dello Spirito Santo, del Signore che opera nella forza del suo Spirito, queste forze, questa disponibilità fanno la Chiesa costituiscono un apostolato che procede direttamente da quei dodici che costituirono la Chiesa primitiva. Io vi ringrazio carissimi per la vostra presenza, per la vostra collaborazione, per la vostra partecipazione a quel bene comune che è la parrocchia, che è la vostra comunità cristiana. Vi ringrazio per il vostro apostolato laicale. Quest'anno l'apostolato dei laici è il tema dominante perché ci prepariamo anche al Sinodo dei Vescovi su questa tematica: la missione dei laici nella Chiesa. Allora io vi auguro di unire sempre le vostre energie umane, energie cristiane già permeate dai doni soprannaturali del battesimo, della cresima, del sacramento dell'Eucaristia soprattutto, della preghiera, vi auguro di unire queste energie con l'opera dello Spirito Santo con questo vento divino per portare avanti l'opera della evangelizzazione di questo quartiere. E poi per trovare anche un compimento della vostra vocazione personale, familiare, della vostra vocazione professionale perché Gesù è venuto in questa terra per farci vivere più pienamente come figli di Dio.

Ciò vuol dire anche più pienamente come persone umane, persone create a sua immagine e somiglianza. Non si può trovare per l'uomo un compimento, una vera pienezza se non in questa linea, in questa dimensione della somiglianza con Dio.

Le domande dei giovani su fede, dignità della vita e libertà Le vostre domande, riassumendo, sono tre: la prima riguarda la fede, la seconda riguarda la vita, la terza riguarda la libertà. A queste domande certamente se ne sono aggiunte alcune accidentali, per esempio su cosa devo fare io in Cile, cosa devo dire ai giovani: forse voi avete qualche proposta da farmi; comunque cercheremo di fare tutto ciò che sarà possibile.

Ma per le tre vostre domande fondamentali, cioè la fede, la vita e la libertà, io vorrei darvi una risposta diciamo indiretta. Abbiamo già vissuto la prima settimana della Quaresima. In Quaresima tradizionalmente la Chiesa ha sempre pregato per la fecondità, la fertilità dei campi. Oggi forse siamo meno sensibili alla vita dei campi, soprattutto noi che viviamo in città.

Il mercoledi, il venerdi e il sabato della prima settimana di Quaresima erano un tempo tre ferie specifiche di preghiera per questo. Ora queste tre ferie non si ricordano più ma sono rimaste nella memoria di qualche fratello di età più avanzata. Io cerco sempre di ricordare questi giorni all'inizio della Quaresima, pregando soprattutto per un'altra fecondità: anche quella dei campi, poiché anche essa è importante. Soprattutto se pensiamo alle situazioni della fame nel mondo, alle situazioni come quella del Sahel, in Africa o in altri continenti allora vediamo che il problema è sempre attuale; noi europei, non possiamo pensare che l'Europa sia tutto il mondo. L'Europa è una piccola parte, sempre superata, anche numericamente dagli altri continenti, da popolazioni più giovani. Ma questa è una cosa marginale. Io volevo dire che la Chiesa prega sempre per un'altra fertilità, per un'altra fecondità, per la fecondità spirituale. E questa fecondità spirituale si dimostra nelle vocazioni. In questa prima settimana della Quaresima, come anche durante l'Avvento e in altri periodi dell'anno noi preghiamo per le vocazioni.

Naturalmente si pensa alle vocazioni sacerdotali, religiose e si prega per queste vocazioni con insistenza perché nella Chiesa e nel mondo c'è tanto bisogno di vocazioni. Invece il Concilio Vaticano II ci ha mostrato tutta la vita cristiana come una vocazione.

Davanti a tutte le vocazioni ce ne è una fondamentale che è la vocazione cristiana: si tratta di una vocazione che scaturisce dal battesimo, dalla cresima cioè dalle realtà sacramentali. Questa vocazione cristiana vuol dire vivere il proprio battesimo, attuare questa relazione con Dio che non è solamente una relazione mentale, intellettuale, astratta ma è una relazione esistenziale. Noi tutti dobbiamo sapere che Dio ci chiama perché ci ama. Ciascuno di noi ha una "chiamata" una "vocazione" che viene dall'amore e ci porta verso l'amore. Ecco invece di parlare sulla fede in astratto, sulla libertà in astratto, sulla vita in astratto, io ho preferito parlare della vocazione. In questa "problematica" della vocazione cristiana viene coinvolta la nostra libertà. Dio ci chiama come persone, come persone libere, capaci di sentire ed ascoltare la sua parola, persone capaci di vivere la verità e in seguito capaci di seguire il vero bene, di scegliere il bene che ci impegna per tutta la vita. Questa è la fede, questa è la vita, questa è la libertà tutto coinvolto nel concetto e nella realtà di una vocazione.

Ecco parlo di questo problema perché mi sembra la risposta più esistenziale alle vostre domande, anche a quella domanda che tocca i problemi della inseminazione artificiale da una parte e di una mentalità abortista dall'altra parte. Ma è essenziale capire che il vostro cammino nella vita, la giovinezza, questi vostri anni sono molto importanti e che sono come un campo che deve portare frutti, frutti della vocazione. Vocazione vuol dire autodeterminazione. Vocazione cristiana che è rivolta verso diversi campi della via cristiana, della vita umana. Tra queste vocazioni c'è la vocazione alla vita coniugale, matrimoniale, familiare. Anche questa si decide in questo periodo della vostra vita; il parroco mi ha detto che in questa vostra parrocchia ci sono corsi di preparazione al sacramento del matrimonio molto approfonditi. Ci vuole certamente una vocazione profonda; se la paragoniamo con la preparazione che si fa per il sacerdozio, che sono sei anni... Ma anche il matrimonio è un sacramento, come sacramento è il sacerdozio. E' un altro sacramento di tipo sociale ma è tanto importante per la vita della comunità cristiana e dunque ci vuole una preparazione se vogliamo vivere bene questa realtà perché è una realtà che ci fa responsabili.


13. Volevo dire questo perché questo corrisponde alla vostra età, a questo periodo della vostra vita, a questo campo che ciascuno di noi costituisce. Gesù ha raccontato la parabola nella quale l'uomo viene paragonato ad un campo che porta frutti, ad un albero che porta frutti; io vorrei augurare a tutti voi di portare questi frutti. Noi sappiamo che Cristo ha augurato questo ai suoi discepoli: "che portiate frutti e che i vostri frutti permangono". Ecco questo io voglio augurare a voi. Non dobbiamo moltiplicare i casi di vita come dire sbagliati, non riuscita.

Dobbiamo cercare di trovare una vita riuscita. Cristo vuole questo, lo vuole per ciascuno di noi, vuole che l'uomo si autorealizzi, con la grazia di Dio. La grazia ci è data proprio per realizzare la nostra personalità umana e cristiana. Allora la chiamata cristiana è la chiamata a collaborare con la grazia di Cristo. Io auguro a tutti, a quelli che sono chiamati ad essere sposi di fondare una famiglia, a quelli che sono chiamati ad essere sacerdoti, religiosi, religiose a collaborare bene con la grazia della loro vocazione. Poi ci sono pero tante altre strade, diciamo professionali. La professione è anche una vocazione: essere medico è una vocazione; essere maestro è una vocazione; essere avvocato è una professione certamente ma è anche allo stesso tempo una vocazione per il cristiano. Ecco la vocazione fondamentale, la vocazione cristiana che proviene dal battesimo viene poi qualificata con le diverse vocazioni particolari, anche a seconda delle diverse professioni. Io credo che in questa parrocchia i giovani si preparano a vivere i diversi impegni che si presentano. A volte si tratta di impegni lungimiranti, belli, gentili come per esempio l'impegno di aiutare i paesi del Terzo Mondo; l'impegno per la pace; quello per i nostri fratelli bisognosi, per gli ammalati. Ecco è questo il "campo" del cuore umano, il campo della nostra personalità umana. Questo "campo" deve essere ben coltivato con la grazia di Dio, con la grazia di Cristo perché possa portare i frutti.

Vi auguro di proseguire bene in questa parrocchia ancora giovane, portare avanti in questa parrocchia la vostra comunità giovanile. E con voi portate avanti tutta la parrocchia perché possiamo dire che voi siete il futuro della vostra parrocchia.

1987-03-15 Data estesa: Domenica 15 Marzo 1987





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