GPII 1987 Insegnamenti - Al Preposito Generale della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo - Roma

Al Preposito Generale della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo - Roma

Titolo: Della vostra spiritualità è permeato il Vaticano II

Testo:

Mi avete appena consegnato la storia della vostra congregazione perché possa leggerla in inglese. Devo confessarvi che se ci sono delle congregazioni la cui storia più o meno conosco, tra esse c'è sicuramente quella dei risurrezionisti, perché la vostra storia è profondamente iscritta nella storia della Polonia, nella storia del cristianesimo polacco. La verità stessa della risurrezione, che è la più grande verità della nostra fede cristiana, nel XIX secolo, dopo la caduta della nostra patria, era una grande luce per l'intera nazione, e anche i vostri fondatori attingevano da questa verità quale verità della fede, conservando nello stesso tempo il suo carattere ispiratore per i connazionali, per la società di allora.

Tuttavia questa verità non appartiene soltanto alla nazione polacca, anche se nella nostra storia ha svolto un ruolo importantissimo quale idea ispiratrice nel periodo che ha seguito la caduta, dopo la morte sulla croce, dopo il nostro calvario. Nello stesso tempo è una verità della fede cristiana di significato universale, e con ciò vorrei dire che i vostri fondatori agivano in spirito profetico come se avessero previsto il Vaticano II con il suo incentrarsi sul mistero pasquale - sul mistero della risurrezione, appunto - chiaramente sull'intero mistero pasquale, a partire dal venerdi santo fino alla domenica. In questo modo l'idea conduttrice è - nel contempo - il carisma della vostra congregazione, grazie al Concilio, in questo secolo si è rinnovata e aggiornata, così come l'ha espresso del resto il vostro generale: il nostro compito è di lavorare oggi per la risurrezione, per la risurrezione spirituale della società e di diverse società, dovunque siamo. Perché le società sono minacciate - in modi diversi - dalla morte, morte spirituale.

La forza capace di vincere la morte delle varie società è sempre, dovunque e unicamente, il mistero pasquale, il mistero della risurrezione di Cristo. Vi auguro, dovunque siete e dovunque prestate il vostro servizio - in Polonia, negli Stati Uniti, nel Canada, anche in Bulgaria dove nel secolo scorso è cominciata una missione particolare dei risurrezionisti - di poter sollevare dovunque, forti di questa verità pasquale, di questa verità sulla risurrezione di Cristo, i circoli di persone e le società da qualsiasi decadimento spirituale, da qualsiasi morte. Questo è il mio augurio per il 150° anniversario della vostra congregazione.

1987-01-04 Data estesa: Domenica 4 Gennaio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Il Natale del Signore risvegli la divina verità sull'uomo là dove permane ancora il buio

Testo:

1. "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio" (Lc 1,35).

Ci riuniamo all'"Angelus". Ascoltiamo ogni volta queste parole, che il messaggero divino rivolge alla Vergine di Nazaret.

Oggi ci rallegriamo per il compimento di queste parole. La Chiesa vive il tempo del Natale del Signore. Il Verbo - che per l'annunciazione angelica è stato concepito nel seno di Maria di Nazaret - si è fatto già carne. Il Figlio di Dio ha già il suo nome umano. Si chiama Gesù, cioè "Salvatore".


2. La liturgia dell'odierna domenica ci invita a rileggere fino in fondo il mistero della nascita di Dio.

Ecco ascoltiamo le parole della Lettera agli Efesini: "Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo... ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale... in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo... predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo" (Ep 1,3-5).


3. Non possiamo vivere il Natale del Signore, senza pensare a questa elezione.

Siamo prescelti. Siamo eternamente prescelti nel "prediletto" Figlio del Padre.

Questa elezione permane, ha rivestito la forma della notte di Betlemme.

E' diventata il Vangelo della croce e della risurrezione. Sull'avvenimento di Betlemme è stato impresso il sigillo definitivo. Il sigillo della "predestinazione divina".


4. Siamo prescelti in Cristo.

Comunque si svolgano i destini dell'uomo sulla terra, qualunque cosa comporti il nuovo anno, qualunque sia la direzione che prenderanno gli avvenimenti della storia umana, siamo eletti! Il Figlio di Dio si è fatto uomo per riconfermare, mediante l'assunzione di tutte le dimensioni dell'esistenza umana sulla terra, questa verità eterna: la divina verità sull'uomo.

5. Preghiamo insieme con Maria, perché il Natale del Signore rinnovi in noi la consapevolezza di questa verità. Perché la risvegli là dove ancora permane il buio.

1987-01-04 Data estesa: Domenica 4 Gennaio 1987




Appello per i religiosi rapiti in Mozambico e per gli ostaggi in Etiopia - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: Il Signore muova i cuori dei rapitori

In una sciagura aerea, avvenuta al largo della costa della Guinea equatoriale, sono morte sei religiose e un religioso.

Invito tutti i presenti, e coloro che mi ascoltano, ad unirsi alla mia preghiera per il riposo eterno delle loro anime. Voglia il Signore concedere il premio a queste persone, che avevano generosamente consacrato la loro vita all'annuncio del regno di Dio.

Preghiamo anche per le altre persone che sono decedute nel medesimo tragico disastro e per la Chiesa in Guinea equatoriale che particolarmente soffre per i missionari periti.

Vorrei invitarvi inoltre a pregare per i missionari dehoniani - i padri Onorino Venturini, Ezio Toller e Vittorino Biasiolli - che sono stati rapiti in Mozambico, a Mualama, il 13 dicembre scorso. Il Signore muova i cuori dei rapitori a liberare al più presto i cari religiosi, dando loro la possibilità di riprendere il loro apostolato in mezzo al buon popolo del Mozambico.

Nel deplorare vivamente poi l'attacco a un cantiere che opera nella valle del Beles in Etiopia, vorrei elevare la mia voce per implorare che tutte le persone prese in ostaggio siano liberate al più presto.

1987-01-04 Data estesa: Domenica 4 Gennaio 1987




Ai dirigenti, giocatori e rispettivi familiari della società sportiva "Lazio" - Sala del Concistoro (Roma)

Titolo: Lo sport: scuola di promozione umana

Sono lieto di salutare voi tutti, dirigenti, tecnici e atleti della Società Calcistica "Lazio". Vi ringrazio per il gentile pensiero che vi ha portati qui, insieme con i vostri familiari, e di cuore do a tutti il mio benvenuto.

Incontrare un'associazione come la vostra, il cui nome è ben noto e il cui territorio appartiene anche alla diocesi del Vescovo di Roma, è per me motivo di soddisfazione; e mi dà occasione per esprimere i più fervidi auspici che possiate tener sempre alto il simbolo dei vostri colori mediante un sempre rinnovato impegno a far onore ad esso a costo anche di rinunce.

E ciò si esige non solo per conseguire un risultato sul piano competitivo e quindi per procurare a voi e ai vostri ammiratori legittime soddisfazioni, ma anche perché lo sport verrebbe privato del suo specifico messaggio spirituale, se non si radicasse e prendesse forza e ispirazione in quei valori che comportano appunto uno spirito di sacrificio, cioè: la lealtà, l'autocontrollo, la prudenza, il rispetto verso la persona del concorrente, ecc.

In tal modo lo sport, e il calcio in particolare, diventa una palestra di allenamento della volontà, una scuola di promozione umana e spirituale che la Chiesa non cessa di ribadire nei suoi insegnamenti. A questo proposito anche la costituzione conciliare "Gaudium et Spes" ha rilevato che lo sport è importante sia perché "arricchisce gli uomini con la reciproca conoscenza", sia perché "giova a mantenere l'equilibro dello spirito anche nella comunità e offre un aiuto per stabilire fraterne relazioni fra gli uomini di tutte le condizioni, di nazioni e di stirpi diverse" (GS 61).

Carissimi atleti, sono certo che anche per voi la pratica dello sport non mancherà di favorire queste riflessioni e di condurvi ad una maturazione interiore, che serva pure a incrementare il rendimento fisico. Vi auguro che l'esercizio delle gare sportive elevi il vostro spirito a nobili intenti e lo liberi da ogni forma di egoismo e di avvilimento.

Mentre vi rinnovo le espressioni della mia stima e del mio incoraggiamento, assicuro pure una mia preghiera per i vostri cari qui presenti e per quelli che sono a casa. A tutti imparto la mia benedizione.

1987-01-05 Data estesa: Lunedi 5 Gennaio 1987




Le credenziali del nuovo Ambasciatore del Madagascar - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Giustizia e solidarietà: due doveri per una pace stabile tra i popoli

Signor Ambasciatore, 1. E' per me una grande gioia accogliere qui Vostra Eccellenza come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Democratica del Madagascar, e di constatare così che la grande isola è nuovamente rappresentata presso la Santa Sede in modo costante nel quadro delle relazioni diplomatiche stabilite ormai da 20 anni.

Apprezzo i sentimenti e gli auguri che mi esprimete da parte di Sua Eccellenza il Presidente Didier Ratsiraka, e nello stesso tempo a nome vostro: in essi voglio leggere l'impegno e la volontà di ricercare con la Santa Sede tutto quello che può favorire sia il bene della vostra nazione come pure il bene della chiesa nel Madagascar, nel rispetto di tutti i cittadini. Vi affido il compito di essere interprete presso il vostro Presidente della mia gratitudine e dei miei cordiali auguri, che formulo per l'adempimento della sua alta carica e per la felicità di tutti i vostri compatrioti.


2. Sono stato egualmente molto sensibile alla bella testimonianza che avete espresso per quanto riguarda la storia religiosa del vostro paese. Effettivamente la religione ancestrale ha permesso a innumerevoli generazioni, che non potevano conoscere la rivelazione portata dal Cristo, di adorare il Creatore di tutta la natura e di considerarlo come giudice della condotta degli uomini. In questo senso si sono sviluppati un certo numero di valori morali e spirituali, che è importante guidare verso la perfezione. Il cristianesimo ha preso avvio in questo contesto, rivelando la paternità e l'amore di Dio, che ci invita senza posa all'amore fraterno secondo l'esempio di Gesù Cristo e con l'aiuto dello Spirito Santo.

Giustamente voi indicate il problema dell'inculturazione della fede cristiana, già iniziata nel vostro paese, affinché porti tutto il suo frutto in corrispondenza ai valori che segnano in profondità l'anima malgascia e in riferimento al patrimonio essenziale della chiesa universale.

La tolleranza, o meglio il rispetto verso gli altri credenti il progresso dell'ecumenismo vanno di pari passo con la sollecitudine per l'evangelizzazione della chiesa, manifestando così a tutti la Buona Novella del Cristo in un clima di libertà religiosa. Ma non si può forse dire anche che i cristiani malgasci, che formano una parte notevole della popolazione ed esercitano a diversi livelli grandi responsabilità, devono essere nello stesso tempo fieri della fede del loro battesimo e coscienti dell'obbligo di far onore a tale fede, traendone tutte le conseguenze sia nella loro testimonianza religiosa sia nella loro vita familiare, professionale e civica, attingendo dal Vangelo un dinamismo sempre nuovo di verità, di giustizia e di fraternità, di cui appunto la società ha bisogno? E' desiderabile che i cristiani non separino mai la fede che li onora dai comportamenti della fede vissuta.

3. La partecipazione della chiesa cattolica al servizio degli uomini si concretizza nel vostro, come in molti altri paesi, nelle opere di cui Vostra Eccellenza ha sottolineato l'irradiamwento, sia per quanto riguarda l'insegnamento, l'educazione, la formazione professionale oppure le cure mediche, le istituzioni sociali o le iniziative di soccorso e di aiuto reciproco. Abbiamo preso parte recentemente alle calamità provocate dai tifoni e dalle inondazioni.

Si, la chiesa assicura volentieri questi servizi, nella misura in cui le sue possibilità glielo permettono e secondo il modo in cui essa concepisce il sostegno; la chiesa cerca di far questo a vantaggio di tutti, senza distinzione alcuna, soprattutto a vantaggio dei più poveri. Lo specifico della sua attività, cui essa tiene in modo particolare, concerne precisamente lo spirito di disponibilità e di carità, che essa attinge nel Vangelo.

Ma l'azione dei cristiani non consiste anzitutto in queste opere o istituzioni specifiche. Nel rispetto delle competenze dello Stato, che ha il compito di creare o di garantire le condizioni del bene comune, la Chiesa desidera contribuire per parte sua alla formazione della coscienza dei cittadini, specialmente dei suoi fedeli battezzati, adulti o giovani che frequentano le scuole pubbliche. Essi potranno così, pur professando la loro fede nel culto e nella preghiera, dare il proprio contributo per rispondere agli ingenti bisogni materiali e spirituali dei loro compatrioti, secono le responsabilità sociali che incombono su di loro. Essi infatti non possono non desiderare che il problema della fame e in particolare quello dell'approvvigionamento del riso trovino soluzione in una migliore produzione e in una migliore distribuzione; così pure desiderano che la sicurezza delle persone sia assicurata sempre più, che la vita umana sia rispettata fin dal suo inizio e la famiglia sia sostenuta, che la cultura malgascia si approfondisca in una apertura verso l'universale, che le cariche pubbliche siano esercitate in spirito di servizio disinteressato, con equità e verità, lungi da ogni corruzione o ricerca di profitto personale; che sia sviluppato il senso di responsabilità, della partecipazione attiva e della solidarietà; che l'urgenza di far convergere gli sforzi verso gli obiettivi prioritari si articoli con il dinamismo delle iniziative private e dei ceti intermedi, che la dignità della persona umana sia sempre rispettata e promossa.

I responsabili del bene comune della nazione, il cui compito è pesante e richiede il sostegno di tutti, non ignorano che tali valori permettono di costruire la società giusta e fraterna, cui tutti aspirano. Non hanno dunque nulla da temere dagli sforzi rivolti a questo fine, con mezzi che rispettano la loro autorità e fanno appello alla coscienza. E' in questo senso che i vescovi del Madagascar, mediante la loro commissione permanente, hanno pubblicato la lettera dell'otto febbraio 1986, e la Santa Sede non può che approvarli e incoraggiarli.

Hanno fatto ciò evidentemente come figli della nazione, con la chiarezza e la fermezza inerenti alla loro responsabilità morale, spirituale, e ispirati dall'amore per la loro patria e per tutti i propri concittadini.


4. Sul piano internazionale, la Repubblica democratica del Madagascar ha occupato felicemente il suo posto nel concerto delle nazioni e a questo riguardo, signor Ambasciatore, avete sottolineato alcuni principi che sono cari alla Santa Sede.

Infatti si deve dare la priorità alla lotta contro la miseria e la fame, alla protezione dei diritti degli individui e dei popoli, senza dimenticare i loro doveri, allo sviluppo del terzo mondo, all'equità nelle relazioni e alla solidrietà, senza di cui la pace sarebbe illuosria e precaria. La pace è tanto più apprezzabile quanto più si situa ne quadro della libertà dei popoli; quest'ultima poi è compatibile con un aiuto reciproco sempre necessario, ma equo, rispettoso della loro dignità e responsabilità. Il governo del Madagascar ha espresso la sua preferenza per una diplomazia multilaterale, che permette di diversificare le sue relazioni in una politica di non-allineamento.

La Santa Sede desidera che il paese ne tragga beneficio e possa sviluppare tutte le sue potenzialità, in modo realistico, pur continuando a recare agli altri paesi dell'Oceano Indiano, dell'Africa o del mondo, l'apporto della sapienza malgascia che aiuta a superare gli ostacoli della pace e della giustizia con mezzi conformi alla ragione e al bene degli altri, scevri da ogni ideologia.

Da parte mia, formulo fervidi auguri per il progresso umano e spirituale del vostro paese e prego Dio di ispirare i vostri compatrioti e i loro governanti nella ricerca sincera di questo progresso. Che tutti gli abitanti del Madagascar siano sicuri della stima e dell'affetto del Papa, che segue con simpatia i loro sforzi! E voi pure, signor Ambasciatore, troverete sempre presso la Santa Sede l'accoglienza, la comprensione e il sostegno necessari affinché la vostra alta funzione contribuisca a servire il destino del vostro popolo.

[Traduzione dal francese]

1987-01-05 Data estesa: Lunedi 5 Gennaio 1987




Ordinazione di dieci vescovi alla Messa dell'Epifania - Roma

Titolo: Cristo è l'Epifania dell'eterno Pastore

Testo:

1. Alzati, Gerusalemme, perché viene la tua luce. Alzati Gerusalemme, rivestiti di luce (Is 60,1).

Queste parole del profeta assumono oggi una particolare attualità. Ecco infatti che i Magi dall'Oriente arrivano a Gerusalemme appunto con questa notizia: "Viene la tua luce"! Dove cercare il luogo della sua nascita? Gerusalemme è la città di un grande Re. Egli è più grande di Erode, e questo sovrano temporale, che siede sul trono di Israele col beneplacito di Roma, non è in grado di offuscare la promessa di un Re messianico. Non è in grado di oscurare la sua luce.

Dove cercare il luogo della nascita del Messia? Gli scritti dell'Antico Testamento rispondono con certezza: a Betlemme. Trovano un neonato. Nessun ostacolo esteriore può spegnere la luce che essi portano nei loro cuori. Non badano alla povertà del luogo. Si prostrano. Lo adorano. Offrono i loro doni.


2. Gerusalemme, è venuta la tua luce! Gerusalemme rivestiti di luce! Gli uomini venuti da lontano, "i re di Tarsis e delle isole... i re degli Arabi e di Saba" (Ps 71,10) camminano alla tua luce. E la luce splende nelle tenebre.

Gerusalemme! Il destino che ti ha dato Dio è di splendere. E nessuna oscurità della storia dell'uomo può toglierti questo destino, questa vocazione.

E' questa la certezza espressa nei nostri tempi dai Padri del Concilio Vaticano II, quando iniziarono il loro documento sulla Chiesa con le parole "Lumen Gentium": "Lumen Gentium cum sit Christus".

Chi sei, Chiesa? Cosa dici di te stessa? "Il mio destino è di splendere.

Splendere con questa luce, che è Cristo!". Ecco l'eloquenza della solennità dell'Epifania.


3. Quest'eloquenza, questa verità su Gerusalemme, quest'insegnamento sulla Chiesa sono accolti oggi con particolare calore da voi, cari fratelli, che ricevete l'ordinazione episcopale in questa basilica di san Pietro. Siete in dieci e venite dalla Svizzera, dalla Jugoslavia, dall'Italia, dalla Thailandia, dalla Sierra Leone, dalla Liberia, dal Guatemala, dagli Stati Uniti, dalla Tanzania e dalla Malesia. Manifestate l'universalità della Chiesa, radicata in tanti popoli della terra. Nello stesso tempo, manifestate la missionarietà della Chiesa, che si sente irrevocabilmente mandata a tutti i popoli e a tutti gli uomini.

Forse sull'orizzonte del vostro cielo non è apparsa la stella che, un tempo, indusse i Magi dall'Oriente a mettersi in cammino. Ma nella vostra anima vi è la stessa luce interiore che ha guidato loro. La stessa luce guida anche voi: "Lumen Gentium".


4. In questo momento, in cui dovete accostarvi per ricevere il sacramento del ministero episcopale nella Chiesa, io mi rivolgo a ciascuno di voi con le parole del profeta: "Palpiti e si dilati il vostro cuore" (Is 60,5).

Il servizio episcopale, il servizio pastorale nella Chiesa esige il dono del timore di Dio e insieme quello del cuore dilatato. Guardate: i Magi dall'Oriente offrono i doni che hanno portato. Aprono i loro tesori e presentano i doni. Oggi siete chiamati ad aprire ancor più profondamente il vostro tesoro interiore. Siete chiamati a dare ancor più pienamente voi stessi a Cristo, che è l'Epifania dell'eterno Pastore.

Mediante la vostra dedizione la luce che è Cristo splenda a tutti coloro ai quali siete mandati.

1987-01-06 Data estesa: Martedi 6 Gennaio 1987




Recita dell'Angelus - Piazza san Pietro (Roma)

Titolo: "Preghiamo perché la Chiesa intera sia fondamentalmente missionaria"

Testo:

1. Oggi - nel giorno della solennità dell'Epifania - tre uomini giungono a Betlemme: sono i Magi venuti dall'Oriente. Entrano in una casa ad essi indicata dalla stella, e trovano "il Bambino con Maria sua madre" (Mt 2,10). Prostratisi lo adorano. E, aprendo i loro scrigni, offrono a lui i doni: oro, incenso e mirra.


2. Oggi - nel giorno della Santa Epifania - la Chiesa prega: "Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra" (Ps 71,11).

Riuniti per l'"Angelus" insieme con la Genitrice di Dio facciamo nostra questa preghiera della Chiesa. Preghiamo per la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; preghiamo che in questa luce egli ritrovi la via di Dio.

Alla luce della fede - e dell'intelletto illuminato dalla fede. E preghiamo per coloro che hanno perduto questa luce e per coloro che la riscoprono.

E preghiamo pure per coloro che condividono questa luce con gli altri. E per coloro che devono condividerla: perché la luce non è da mettere sotto il moggio, ma per far luce a tutti (cfr. Mt 5,15).


3. Preghiamo dunque per la Chiesa intera perché sia instancabile serva dell'Epifania di Dio, ovunque e per tutti.

Preghiamo per i missionari e le missionarie. Preghiamo per le vocazioni missionarie. Preghiamo perché la Chiesa sia fondamentalmente missionaria.

Preghiamo per i nuovi vescovi, che oggi nella basilica di san Pietro hanno ricevuto la consacrazione episcopale.


4. Diciamo insieme con il profeta: "Gerusalemme, viene la tua luce, / la gloria del Signore brilla sopra di te... / Gerusalemme, alzati rivestiti di luce!" (Is 60,1).

Saluto oggi volentieri tutti coloro che hanno partecipato alla tradizionale "Passeggiata ecologica", organizzata dall'Associazione Nazionale Famiglie Italiane. Siate i benvenuti a questo incontro dell'"Angelus". Mi compiaccio con voi per lo scopo che vi proponete: di avvalorare cioè la solennità dell'Epifania, anzitutto nei suoi aspetti religiosi, e inoltre nelle sue tradizioni storiche e folkloristiche. La vostra manifestazione si ispira al mistero di questa festa, che celebra il convergere di tutti i popoli verso Cristo, per contemplarlo con purezza di fede e gustarlo con fervente amore.

La stella, che brilla sul Bambino, esprime l'esultanza del creato per la venuta di Dio, fatto uomo: quel creato di cui voi, con la vostra iniziativa, volete conservata l'integrità e la magnificenza. Me ne compiaccio. E tutti vi benedico.

1987-01-06 Data estesa: Martedi 6 Gennaio 1987




Ai concittadini di S.E. monsignor Dino Monduzzi - Sala Clementina (Roma)

Titolo: "Un cuore pieno d'amore per la Chiesa"

Testo:

I romagnoli sono contenti di avere un nuovo vescovo della loro regione, della loro terra romagnola. Ma prima di fare questo vescovo era giusto visitare questa terra e specialmente la sua terra natale, la terra faentina. Ma non bastava: si è dovuti andare fino a Brisighella. Le mie congratulazioni per l'intera Romagna, le mie congratulazioni per la diocesi di Faenza, e poi per la comunità di Brisighella, per il comune e per la comunità parrocchiale, per tutti i concittadini. Io mi compiaccio di questa consacrazione soprattutto a motivo del lungo e molto fedele servizio che monsignor Dino Monduzzi, vostro compaesano, ha offerto durante tanti anni alla Santa Sede, a questa Casa Pontificia con una grande dedizione e con cuore pieno di amore per la Chiesa e per i vescovi di Roma che si sono succeduti in questa sede. Allora tanti auguri per il nuovo Prefetto della Casa Pontificia che veramente conosce questa casa sino agli ultimi angoli e dettagli.

1987-01-06 Data estesa: Martedi 6 Gennaio 1987









Ai vescovi della conferenza episcopale di Gambia, Liberia e Sierra Leone in visita "ad limina" - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Evangelizzare tutti gli uomini: questa la missione della Chiesa

Testo:

Cari fratelli in nostro Signore Gesù Cristo.


1. Sono felice di dare il benvenuto a voi vescovi della conferenza episcopale di Gambia, Liberia, e Sierra Leone. Il nostro incontro richiama in modo speciale la comunione collegiale che abbiamo il privilegio di condividere. E' stato Dio a volere che san Pietro e gli altri apostoli formassero un collegio apostolico. Noi siamo qui riuniti come i loro successori mentre condividiamo i legami di unità, carità e pace (cfr. LG 22). Questa è la vostra seconda visita "ad limina" dalla formazione della vostra conferenza. Desidero ringraziarvi per i cordiali saluti e per l'assicurazione delle preghiere che mi avete espresso in favore del clero, dei religiosi, del laicato delle tre nazioni. Ognuno di voi rappresenta in modo speciale la Chiesa locale, e desidero ricambiare attraverso voi i miei cordiali saluti a tutto il popolo di Dio impegnato con voi nella cura pastorale. "E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2Th 2,16).


2. Negli anni che hanno seguito la vostra ultima visita, le vostre giovani Chiese hanno sperimentato una crescita e uno sviluppo continui. I vicariati apostolici di Monrovia e Cape Palmas sono stati eretti rispettivamente ad arcidiocesi e diocesi e proprio di recente è stata istituita la nuova diocesi di Gbarnga. Queste tre nuove diocesi portano a sette il numero totale che compone la vostra conferenza.

E' stato mio privilegio ordinare due dei vostri fratelli vescovi nella solennità dell'Epifania del Signore. Queste ordinazioni episcopali qui a Roma vicino alla tomba dell'apostolo Pietro, attorniati dai fratelli vescovi non solo dell'Africa occidentale ma anche di altre nazioni, per rafforzare e manifestare chiaramente la comunione universale del collegio episcopale. Possa il vescovo Biguzzi, della diocesi di Makeni, trovare grande gioia e pace in Cristo dal momento che si dedica al lavoro in stretta collaborazione con gli altri fratelli vescovi. Ricordate sempre che in qualità di pastori delle vostre Chiese locali siete impegnati con questo carico di Cristo Signore. Egli chiama a nutrire i fedeli con la Parola e i sacramenti esercitando in mezzo a loro il ruolo del buon pastore che "non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (Mt 20,28).


3. Prego con fervore affinché voi rinnoviate ancora una volta i vostri sforzi nel grande compito di evangelizzazione che è la missione essenziale della Chiesa. La mia lode va alle molte coraggiose iniziative che avete già intrapreso per la diffusione del Vangelo. E colgo l'occasione per ripetere le parole di Papa Paolo VI nella sua esortazione apostolica sulla evangelizzazione nel mondo contemporaneo: "Evangelizzazione, infatti, è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare e insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio e perpetuare il sacrificio di Cristo nella santa Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua gioiosa risurrezione" (EN 14).

Nel proclamare la buona novella a quelli che non hanno ancora conosciuto Cristo, dovete affrontare considerevoli difficoltà. Siete chiamati a testimoniarlo quotidianamente in una società con più religioni, dove la maggioranza della popolazione è musulmana e dove molti aderiscono alle religioni tradizionali dell'Africa. La verità della nostra fede, il cui piano di salvezza include tutti coloro che conoscono il Creatore, certamente ci offre una base per il dialogo e la pacifica coesistenza con i credenti non-cristiani. L'insegnamento del Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione sui rapporti della Chiesa con i non-cristiani incoraggia tutti i cristiani e i musulmani a superare le difficoltà del passato e "ad impegnarsi sinceramente per una reciproca comprensione.

In favore di tutta l'umanità agendo in comune per salvaguardare e favorire la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà" (NAE 3).

Nei vostri paesi dell'Africa occidentale il Vangelo deve essere diffuso soprattutto con la testimonianza di una vita cristiana esemplare. Tale testimonianza è già un atto iniziale di evangelizzazione, sebbene si debba aggiungere che la testimonianza personale cristiana negli avvenimenti ordinari della vita quotidiana deve essere accompagnata dalla proclamazione pubblica del regno di Dio e della persona di Gesù Cristo nostro salvatore. Poiché al centro di tutti gli sforzi della Chiesa a favore dell'evangelizzazione è il chiaro messaggio della vita eterna offerto a tutti i popoli in Cristo come dono gratuito della grazia e della misericordia di Dio.


4. Nei campi dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria le vostre Chiese locali stanno dando un notevole contributo per l'opera di evangelizzazione. Mi è stato detto che le scuole cattoliche del vostro personale godono la reputazione di essere tra le migliori, specialmente quelle di grado secondario. Nello stesso tempo so che il ruolo della Chiesa nel campo dell'assistenza sanitaria è profondamente stimolato dai vostri governi e da tutta la popolazione. Possiamo vedere chiaramente che in questi due settori di amorevole dedizione i membri delle vostre Chiese locali esercitano un'influenza che va molto al di là del loro numero limitato, così da consentire allo stile di vita cristiano di essere meglio conosciuto e accettato. La presenza della Chiesa nella sfera della salute e dell'educazione è portata avanti principalmente dai membri dei vari istituti religiosi. So che vi unite volentieri a me nell'esprimere gratitudine a Dio onnipotente per tutti i religiosi e le religiose che per molti anni hanno lavorato nonostante le grandi difficoltà per fondare la Chiesa nella vostra regione. Con una vita veramente evangelica essi hanno dato testimonianza a Dio e generato abbondante frutto. Inoltre lodo e ringrazio Dio per la dedizione del clero locale, che sta gradualmente aumentando di numero.


5. Ho appreso con speciale soddisfazione del ruolo sempre più crescente dei laici nelle attività della Chiesa nei vostri tre paesi. La vocazione particolare del laicato è di agire come il lievito nel mondo e di esercitare un ruolo vitale nel grande lavoro dell'evangelizzazione. Il loro specifico campo di diffusione del Vangelo comprende il lavoro professionale, e in caso di matrimonio, il loro ruolo di genitori li impegna nella primaria responsabilità dell'educazione cristiana dei loro figli (cfr. GE 3). La vostra conferenza ha posto l'accento sulla formazione dei laici, particolarmente attraverso l'istituzione di centri pastorali nazionali e diocesi per la loro istruzione e per la formazione dei catechisti. La stretta collaborazione di questi centri con l'Interritorial Pastoral and Social Development Centre di Kenema, Sierra Leone, sta dando un importante contributo non soltanto alla vostra conferenza ma anche all'opera dell'intera Chiesa in Africa. La vostra lodevole iniziativa di esigere questi centri pastorali dà una chiara risposta all'appello del Concilio Vaticano II: "Ci dovrebbe essere un aumento del numero delle scuole, sia a livello diocesano che a livello regionale, nelle quali i futuri catechisti possono studiare la dottrina cattolica, specialmente nei campi della Scrittura e della liturgia, come metodo di catechesi e di pratica pastorale. Facciamo in modo che ci siano più scuole nelle quali essi possono sviluppare le abitudini cristiane e possono dedicarsi instancabilmente a coltivare la pietà e la santità di vita" (AGD 17).


6. Nella struttura ecclesiale delle vostre comunità locali i catechisti laici hanno il compito fondamentale di dedicare la loro vita all'educazione dei bambini e degli adulti nella fede cristiana. La crescita di queste comunità è in larga parte il risultato delle loro fatiche. Allo stesso tempo occorre chiarire il ruolo specifico dei catechisti e il loro posto nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Grande cura dovrebbe essere data alla loro formazione di maestri della fede, e testimoni del Vangelo.

Riguardo al loro ruolo nell'intero processo di evangelizzazione desidero ripetere "che non c'è separazione od opposizione tra la catechesi e l'evangelizzazione. Non possono essere semplicemente identificati l'uno con l'altro. Hanno stretti legami nei quali si integrano e si completano a vicenda" (CTR 18). In breve, la catechesi è uno dei momenti essenziali della evangelizzazione e può essere definita come "un'educazione dei bambini, dei giovani e degli adulti nella fede, che comprende specialmente l'insegnamento della dottrina impartita, generalmente parlando, in modo sistematico e organico avendo cura di iniziare gli ascoltatori alla pienezza della vita cristiana" (CTR 18).


7. Uno dei mezzi primari di catechesi suggeriti dal Concilio Vaticano II e adottato nelle vostre diocesi è il catecumenato. Come dice il Concilio: "Il catecumenato non è una semplice esposizione delle dottrine e dei precetti, ma un periodo di addestramento all'intera vita cristiana. E' un apprendistato di una certa durata durante il quale i discepoli sono uniti a Cristo loro Maestro. perciò i catecumeni devono essere istruiti adeguatamente nel mistero della salvezza nella pratica della moralità del Vangelo" (AGD 14). Data l'importanza del catecumenato come tirocinio della vita cristiana è chiaramente necessario insistere su un adeguato periodo di preparazione battesimale intensiva.


8. E' con grande speranza per il futuro delle vostre diocesi che mi appello al Seminario Maggiore san Paolo e agli altri quattro vostri seminari minori. Noto che il Seminario san Paolo serve nella preparazione dei candidati al sacerdozio non solo delle sette diocesi della vostra conferenza episcopale, ma anche di alcune diocesi del Ghana. Il crescente numero dei seminaristi, che rappresentano differenti gruppi etnici, molti dei quali provenienti da famiglie non cristiane, è fonte di una grande promessa.

So che affrontate grandi difficoltà per sostenere finanziariamente e nel fornire personale ai vostri seminari maggiori e minori. Vi incoraggio negli sforzi per ottenere professori qualificati per l'educazione teologica e la formazione spirituale degli studenti. Siate assicurati dalle mie preghiere in questo sforzo di formazione al sacerdozio, così essenziale per il futuro della Chiesa nei vostri paesi. Possiate sempre essere i veri padri in Cristo per ciascuno dei vostri seminaristi (cfr. "Optatam Totius").


9. In unione con voi miei cari fratelli, continuo la mia missione di Capo Pastore della Chiesa universale. Poiché serviamo il Vangelo richiamiamoci che "la Chiesa evangelizzerà il mondo soprattutto con la sua condotta e la sua vita; in altre parole attraverso la sua testimonianza vivente di fedeltà al Signore Gesù, testimonianza di povertà e di distacco, di libertà nei confronti dei poteri di questo mondo, in breve la testimonianza di sanità" (EN 41).

Colgo l'occasione della vostra visita "ad limina" per raccomandarvi ancora una volta a Maria, la regina degli apostoli, chiedendole di aiutarvi con le sue preghiere. Nell'amore di Cristo suo Figlio imparto a voi e a tutti quelli che sono impegnati nella cura pastorale la mia benedizione apostolica.

1987-01-08 Data estesa: Giovedi 8 Gennaio 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Al Preposito Generale della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo - Roma