GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la concelebrazione davanti alla Cattedrale - Speyer (Repubblica Federale di Germania)


2. Di che cosa avrà mai parlato l'Apostolo delle genti ai nostri lontani antenati quasi duemila anni fa? Certamente avrà parlato anche dell'aurea legge del sermone della montagna, delle otto beatitudini, quelle che ci sono state annunziate proprio nel Vangelo: "Beati quelli che sono poveri davanti a Dio - Beati i misericordiosi - i puri di cuore -gli operatori di pace - Beati i perseguitati per causa della giustizia" (cfr. Mt 5,1-12).

Ma Paolo ha mostrato sopratutto colui che ha annunziato queste beatitudini e ha testimoniate con la sua stessa vita e si è lasciato crocifiggere per il loro adempimento: nostro Signore Gesù Cristo, "la pietra viva"..., scelta e preziosa davanti a Dio come è detto oggi nella seconda lettura. Egli è la "pietra angolare", e chi crede in essa non resterà confuso (cfr. 1P 2,4-8).


3. così la buona novella del sermone della montagna, suggellata da Dio con la morte e resurrezione di Cristo, ha superato i confini dell'Europa. Paolo comincio proprio allora ad aggiungere a questa "pietra angolare" altre "pietre vive" sul nuovo continente attraverso nuovi credenti per costruire una "casa spirituale", la Chiesa di Gesù Cristo.

Gesù ha offerto al Padre la sua vita sulla croce e, sacramentalmente, già nel cenacolo come espiazione del peccato del mondo; è diventato così sommo sacerdote della nuova alleanza. Al suo sacrificio d'espiazione possono unirsi ora tutti coloro che la misericordia di Dio ha chiamati dall'oscurità alla luce della sua grazia e verità. Per questo la Prima Lettera di Pietro non esita a chiamare tutti i discepoli di Cristo "un sacerdozio santo" il quale - inserito nell'unica vittima Gesù Cristo - sono ora anch'essi capaci di "offrire sacrifici spirituali graditi a Dio" (cfr. 1P 2,5).

Gesù Cristo "pietra angolare", i suo discepoli come "pietre vive" della casa spirituale della Chiesa, lo Spirito Santo con la sua costante guida invisibile: ecco le forze basilari che fanno maturare il regno di Dio nella vita degli uomini e dei popoli nel corso della storia.


4. Le verità fondamentali riguardanti la diffusione della buona novella, che la liturgia festiva odierna presa dalla sacra Scrittura ci pone davanti agli occhi, ci richiamano alla mente quella lunga via storica che questa notizia ha percorso dal tempo degli apostoli Pietro e Paolo tra i popoli d'Europa fino a noi oggi.

L'evangelizzazione dell' Europa nel primo millennio dopo la nascita di Cristo ebbe inizio da due venerati centri: da Roma e da Costantinopoli. Da Roma la buona novella di Cristo giunse per opera di missionari delegati e anche di laici ispirati da sentimento missionario - soldati, mercanti, uomini politici - dopo i disordini delle grandi migrazioni di popoli germanici, prima di tutto i Franchi in Occidente e gli Anglosassoni al nord, e molto presto anche in questa valle del Reno. Come sapete, la prima notizia certa di una sede vescovile qui a Spira risale al 614. Pochi decenni più tardi alcuni documenti testimoniano l'esistenza di un primo Duomo. Nei secoli successivi si assiste principalmente alla diffusione del Vangelo tra le diverse popolazioni slave. Parte contemporaneamente da Roma e da Costantinopoli. Ricordo a questo proposito particolarmente il battesimo di san Vladimiro, Granduca di Kiew, nel 988, il cui millenario vogliamo celebrare con i fratelli e le sorelle ortodossi nella preghiera e nella lode riconoscente. Quel battesimo significo l'inizio del Cristianesimo nella regione di quello che era allora l'Impero Rus, sul territorio dell'odierna Russia. La temporanea conclusione della cristianizzazione dell'Europa coincide indubbiamente con il battesimo del Granduca Jagellone di Lituania nell'Europa nord-occidentale e dalla sua unione con quello che era allora l'Impero Polacco. Questo avvenne nel 1387, cosicché noi oggi celebriamo in profonda unità spirituale con i cristiani di Lituania il sesto centenario di questa conversione.

Qui a Spira, nel frattempo, l'Imperatore Corrado II della celebre stirpe dei Salier poneva intorno al 1030 la prima pietra di questo grandioso Duomo romanico, che fu poi consacrato nel 1061.

Da allora questo impressionante capolavoro dell'architettura medioevale accompagnerà la storia di Spira, della Germania e dell'Europa.


5. La storia del Duomo di Spira, una volta il più grande tempio dell'Occidente cristiano, è strettamente legata alla storia di questo continente più di qualsiasi altro edificio in Europa. Negli oltre 900 anni della sua esistenza, ha vissuto le grandi epoche di una comune cultura d'Europa nei campi della fede, della scienza e dell'arte. Ma ha anche attraversato epoche di guerre interminabili con le loro distruzioni, epoche di lacerazioni in Europa. Questo Duomo è quindi testimone della grandezza dell'Europa cristiana, e al contempo testimone di quella decadenza di cui si era resa essa stessa colpevole. Il ricco patrimonio umano e spirituale che racchiude in sé, lo annuncia ancora oggi come messaggio ammonitore a noi europei di oggi e di domani. Solo se riconosceremo l'imperituro valore della nostra storia cristiana realmente grande e la utilizzeremo per i nostri compiti di oggi, sarà possibile offrire al mondo, come Europa spiritualmente unita, un messaggio di liberazione capace di rendere il futuro una meta ambita dagli uomini e dai popoli e di aiutarli a configurare un futuro degno dell'uomo ed a sostenere le loro prove. Quali pietre da costruzione ci offre a questo scopo il retaggio di questo Duomo? 6. Da tale retaggio risuona soprattutto la chiamata ad una nuova trascendenza della vita spirituale europea, ad una nuova fusione del cuore e dell'intelletto umano in quella essenza e origine che chiamiamo Dio e che dobbiamo pregare da cristiani come nostro amato Padre e giusto giudice. La preziosa corona degli imperatori salici, costruttori principali di questa chiesa, adorna un'immagine di Cristo, giudice del mondo, con l'iscrizione: "Per me reges regnant" - "Attraverso di me - vostro Signore e Dio - regnano i re". Questi sovrani sapevano che il loro potere sugli altri uomini non proveniva da loro stessi, ma che in ultima analisi, esso era affidato loro da Dio. A lui dovevano rendere conto della loro vita e del loro governo.

I sovrani assoluti dell'era moderna rivendicavano invece un potere di governo completamente staccato da Dio, che proveniva unicamente dalla propria volontà di potere. Le democrazie autentiche o presunte di oggi derivano il potere dei loro governi eletti innanzitutto dalla sovranità del popolo. Tuttavia molte di esse vincolano l'uso dell'autorità dello Stato e la configurazione della vita pubblica anche - almeno secondo la lettera - ad una serie di valori e diritti fondamentali, che accolgono nelle loro costituzioni.

Spesso viene anche menzionata esplicitamente la responsabilità davanti a Dio e ai comandamenti fondamentali. Ma simili affermazioni hanno valore solamente se non restano lettera morta! Siate quindi consapevoli che quei principi che si trovano anche nella vostra Costituzione tedesca sono tenuti nella più alta considerazione e vissuti sia dai responsabili sia da ogni singola persona, affinché possano influire in maniera logica e orientativa per la struttura della vostra collettività.

Vanno moltiplicandosi oggi correnti di pensiero e di riflessione che vedono nel disordine morale e religioso degli uomini e in una società che si vuole sempre più secolarizzata un cammino verso il fallimento e verso un caos sempre più grande. L'uomo per sua natura non è inizio e termine di se stesso. L'uomo non è la misura di tutte le cose! Egli deve capire che sopra di lui vi è qualche cosa di cui non può disporre: Dio, il suo Creatore, il suo Padre, il suo giudice. Solo se tutti insieme saremo pronti a vedere in lui il nostro modello in tutti i settori della nostra vita, potremo tendere alle cose più profonde ed alle più alte, potremo sviluppare e mettere a frutto tutte le nostre possibilità. Si cercherà allora sempre il meglio e il benessere del prossimo e di questa terra, e non la loro sottomissione o addirittura il loro annientamento.


7. Fratelli e sorelle carissimi! L'ultimo grande costruttore del Duomo di Spira fu sant'Ottone, diventato più tardi Vescovo di Bamberga. Di lui si sa che a Gniezno medio la pace tra i Polacchi ed i Meclenburghesi e Pomerani. Nello stesso tempo porto il Cristianesimo in pochi anni a queste due popolazioni ubbidendo al principio che non vi debba essere missionarietà con coercizione e violenza. A lui dobbiamo la nobile espressione: "Dio chiede un servizio non forzato, ma volontario".

Quanto attuale è ancora questa parola attraverso i tempi, per l'Europa e per il mondo di oggi! Sia posta come faro sopra i problemi del presente, sopra i conflitti e le dure contrapposizioni all'interno dei singoli Stati. Non è il potere poliziesco o militare, non sono le misure dittatoriali che possono dare risposta ai problemi basilari, reprimere le lamentele, creare un giusto ordinamento della vita della comunità. A lungo termine sono possibili vie verso un futuro migliore, un mondo pacificato, una fruttuosa collaborazione di tutti gli strati sociali, solo sotto questa parola guida che dovrebbe essere riconosciuta da tutti: "Dio esige un servizio non forzato, ma volontario". Tenendo a mente anche questo concetto, sarà possibile superare i minacciosi contrasti internazionali tra le nazioni ed i blocchi, e potrà essere realizzata una nuova Europa unita, dall'Atlantico agli Urali.

Attraverso l'osservanza coscienziosa di questo principio verranno garantiti innanzi tutto nel migliore dei modi i diritti fondamentali dell'uomo nella società e nei confronti del potere dello Stato. Uno dei principi più alti e più sacri è quello della libertà di adorare Dio, e professare la propria religione senza coercizioni o impedimenti. Questo Duomo ha sperimentato come il cieco odio verso Dio e la fede cristiana lo ha profanato, ha proibito il culto divino e ha dato alle fiamme i suoi santuari. Per questo eleviamo proprio qui la nostra voce per chiedere a tutti i responsabili nei singoli paesi di operare affinché in tutta l'Europa giungano finalmente a termine le restrizioni e repressioni della libera professione della propria religione per gli individui e per le società e per l'azione delle Chiese. Insieme al diritto alla libertà di religione anche l'osservanza di tutti i diritti fondamentali dell'individuo e di tutti i valori fondamentali per una convivenza degna dell'uomo, deve essere il fondamento imprescindibile per il futuro dell'Europa.


8. La testimonianza dei cristiani per la dignità dell'uomo e per i diritti imprescindibili dell'uomo sarebbe naturalmente più chiara ed efficace se potesse essere portata avanti da una Chiesa unita.

Il grande portale di questa Cattedrale mostra, fuso in bronzo, l'appello di Gesù Cristo nella preghiera sacerdotale: "Ut unum sint" - "Affinché siano una cosa sola!". Quando fu cominciata la costruzione del Duomo nel 1030, Roma e Bisanzio, la Chiesa d'Occidente e quella d'Oriente, erano ancora unite. Quando il Duomo fu consacrato trent'anni dopo, tuttavia, la frattura tra le due Chiese sorelle era già diventata una triste realtà cinquecento anni più tardi ebbe luogo nella sala del consiglio di questa città, all'ombra di questo campanile del Duomo, quella dieta nella quale i seguaci del movimento di riforma di Martino Lutero manifestarono la loro nota controdichiarazione, la loro "Protestatio". Da allora portano il nome di "protestanti".

La sofferenza della cristianità scissa è la sofferenza di questa Chiesa.

Essa è un monumento dell'unità che è stata una volta, e un monumento commemorativo per l'unità quale deve ritornare se vogliamo restare fedeli al mandato di Gesù. Su questa strada faticosa verso l'unità, vogliamo scoprire e attribuire il più alto valore a tutto ciò che è ancora comune tra i cristiani divisi, ed evitare tutto ciò che potrebbe innalzare nuove barriere. Prima di tutto alla Chiesa ortodossa rivolgiamo, da questo venerabile luogo della comune storia europea, la fervida e urgente preghiera per una sollecita riunificazione nella riconoscente ammirazione della sua fedeltà a Cristo e del coraggio nella sua professione di fede nelle tribolazioni che questi nostri fratelli hanno dovuto patire in passato e ancora oggi patiscono.


9. Carissimi fratelli in Cristo! Qualcuno di voi penserà forse in questo momento tra sé e sé: radici cristiane d'Europa, pace mondiale, libertà di religione, riunificazione dei cristiani - tutte queste cose sono grandi e importanti sfide della nostra epoca; ma cosa posso farci io, da solo? Posso dare qualche contributo personale? E io vi rispondo: Si, tu da solo puoi mettere qualche cosa in movimento; perché ogni buona risoluzione, ogni pronta assunzione di un compito comincia sempre nell'uomo singolo. Per quanto i singoli sforzi debbano poi essere riuniti per potersi esplicare su più vasta scala, resta il fatto che il si di una singola persona, dato con generosità e mantenuto nel proprio ambiente con fedeltà, può veramente innescare e promuovere efficacemente profondi cambiamenti per il bene, a livello sia ecclesiale che sociale.

Queste possibilità di singole persone ci sono attestate prima di tutto dai grandi santi d'Europa. Essi sono i veri realisti. Vedono le lotte delle potenze del male in ogni avvenimento; ma vedono anche lo Spirito Santo all'opera.

Così percepiscono spesso come il futuro cresce nel presente. Alcune di queste eminenti figure di santi d'Europa sono rappresentate nella porta di bronzo del Duomo: Ugo di Cluny, Bruno di Colonia, Norberto di Xanten, Bernardo di Chiaravalle. La loro opera viene proseguita da san Francesco d'Assisi; da Domenico, da Ignazio. Essi e i loro ordini hanno una parte importante nella natura, nella cultura e nella storia d'Europa. Tre di questi santi nella loro qualità di patroni ufficiali d'Europa, testimoniano tutta la sua estensione da ovest ad est: Benedetto di Norcia, Cirillo e Metodio, i due apostoli degli Slavi.


10. Dio ha mandato anche alla nostra epoca uomini santi per aiutarci a discernere l'essenziale e il non essenziale, a misurare le possibilità dell'uomo alla luce del suo Creatore e Redentore ed a trovare la via alla casa eterna del Padre anche attraverso la nebbia e l'oscurità. Per tutti voglio nominare il gesuita padre Rupert Mayer recentemente beatificato e la carmelitana appartenente al popolo ebraico Edith Stein. Possedevano certamente il dono del discernimento degli spiriti, perché agirono secondo Dio; capirono la follia collettiva e la propaganda fuorviante del loro tempo.

La beata Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, trascorse importanti tappe della sua vita e della sua lenta ascesa alle vette della filosofia e della mistica cristiana in questa città di Spira. Siate fedeli custodi del suo messaggio e della sua testimonianza di vita! Con la sua opera e la sua vita Edit Stein è seguace delle grandi sante, testimoni, mistiche e oranti della vecchia Europa, delle quali è sufficiente nominare qui in rappresentanza di tutte, santa Ildegarda di Bingen. La donna di oggi potrebbe trovare nella nuova beata un autentico modello per giungere ad una vera autorealizzazione e autonomia dalla pura fonte di una ferma unione con Dio.


11. Paolo, "passa in Macedonia e aiutaci!". Echeggia ancora nell'Europa di oggi questo grido di aiuto, di pane spirituale e di luce nella ricerca dell'essenziale, dell'acqua pura della verità e della giustizia? Deve questo grido veramente spegnersi davanti all'apparente "autosufficienza" e sazietà di tanti europei di oggi, nella loro costante tentazione di vivere come se non esistesse alcun Dio? Si potrebbe veramente pensarlo, talvolta. Eppure, nonostante ogni contraria apparenza, esiste ancora oggi - grazie a Dio! - questa chiamata: i vostri sacerdoti e Vescovi impegnano in questa causa tutta la loro energia vitale; per questo il Papa visita i vari paesi, anche quelli di questo continente. Ma questa chiamata echeggia più di tutto nella vita e nell'opera dei santi e beati, di quelli grandi e conosciuti ma anche di quelli silenziosi e senza nome. Tutti indicano la luce che viene dalle beatitudini del sermone della montagna, Gesù Cristo, la "pietra angolare".

Chi crede in essa non resterà confuso. Chi si mette alla sua sequela percorre la strada verso il futuro con quell'ottimismo che dà sempre nuovo coraggio per il passo successivo, ma anche con quel realismo che non si aspetta alcun paradiso utopico su questa terra. Colui che segue il Signore nella fedeltà e nell'amore sarà sempre pronto anche ad aiutare la sua patria europea, a riscoprire la sua anima cristiana ed a darne comune testimonianza.

Santa Maria, regina della pace, madre di Dio e madre nostra, implora per noi la benedizione del tuo Figlio per l'Europa e per tutti i popoli della terra! così sia.

1987-05-04 Data estesa: Lunedi 4 Maggio 1987




Congedo dalla Germania - Speyer (Repubblica Federale di Germania)

Titolo: Pronti sempre a rendere testimonianza della verità, della giustizia e del diritto nella società di oggi

Testo:

1. "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Jn 18,37). Questa è l'affermazione di Gesù nell'ora della sua persecuzione e dell'umiliazione, prigioniero di fronte a Pilato all'inizio della sua passione.

Illustre signor Cancelliere, venerabili confratelli, cari fratelli e sorelle! In questi giorni della mia visita pastorale nella Repubblica Federale di Germania abbiamo onorato, in nome della Chiesa, il ricordo dei testimoni di Gesù Cristo, che hanno seguito il Signore in questa vocazione con il sacrificio della loro vita, fino alla prigione e alla morte. Essi hanno vissuto nella sua verità e sono stati in grado di ascoltare la sua voce e di dare quindi agli uomini una fedele testimonianza.

Pieno di gioia e di gratitudine, nel momento del congedo, penso insieme a voi alle solenni beatificazioni di suor Teresa Benedetta della Croce a Colonia e di padre Rupert Mayer a Monaco; ed anche alle altre celebrazioni eucaristiche, agli incontri di preghiera e alle numerose visite. Soprattutto, abbiamo onorato nella preghiera e nella lode Dio, che è meraviglioso nei suoi santi.

Allo stesso tempo abbiamo considerato insieme qual è oggi il significato dell'esempio dei due nuovi beati, del Cardinale von Galen e di altri coraggiosi testimoni della fede della recente storia del vostro paese per la nostra vocazione di seguaci di Cristo. Come loro sono stati in modo "opportuno o non opportuno" (cfr. 2Tm 4,2) testimoni coraggiosi di Cristo e della sua parola liberatrice e per questo hanno vissuto, pronti al sacrificio, così insieme a Cristo, nel mondo di oggi, dobbiamo dare testimonianza della verità, del diritto e della giustizia nella società, della solidarietà e della fratellanza nel mondo del lavoro, dell'unità di tutti i cristiani nel battesimo e della nostra comune responsabilità per un Europa cristiana e per l'avvento del regno di Dio nel mondo. La Chiesa offre alla nostra venerazione i santi e i beati, soprattutto perché possiamo seguire il loro esempio.


2. Ringrazio cordialmente ancora una volta tutti i responsabili per il gentile invito a questa seconda visita nel vostro paese. Nella sua persona, illustre signor Cancelliere, il mio ringraziamento va anche al signor Presidente della Repubblica e a tutti i cittadini per la generosa ospitalità che hanno voluto offrire a me e al mio seguito, in modo particolare a tutti coloro che con la loro valida collaborazione hanno permesso la preparazione ed il facile svolgimento della mia visita.

La pronta ed efficace collaborazione di questi giorni fra le strutture statali ed ecclesiastiche sottolinea ancora una volta i buoni rapporti esistenti tra Stato e Chiesa in questo paese e che durano da decenni.

Questa intelligente cooperazione, che è contemplata nella vostra Costituzione, nasce dal servizio e dalla responsabilità nei confronti dell'uomo, che è allo stesso tempo credente e cittadino. Essa garantisce alle istituzioni e ad ogni cittadino quella libertà che permette di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. E allo stesso tempo una necessità del momento, che Stato e Chiesa si impegnino insieme nell'interesse del bene comune, per promuovere quei valori e quei diritti fondamentali della nostra società, che soli permettono una convivenza degna dell'uomo e che aiutano l'uomo ad usare della propria libertà in modo responsabile nei confronti di Dio e degli altri uomini.


3. Un ringraziamento particolare va inoltre ai Vescovi delle diocesi che ho visitato, come pure a tutta la Chiesa di questo paese. A loro e a tutti i fedeli lascio come compito e impegno la parola del Signore che è stata il terna di questa visita pastorale: "Mi sarete testimoni". Raccomando adesso la vostra testimonianza in modo particolare all'aiuto e all'intercessione dei nuovi beati: suor Teresa Benedicta y Cruce e padre Rupert Mayer. Entrambi ci mostrano la forza viva della fede, che ha potuto manifestarsi anche in un regime disumano e in un ambiente ostile alla fede. E' importante rinnovare e alimentare continuamente questa forza della fede per un'autentica testimonianza cristiana nella famiglia e nella società. Essa è anche la migliore premessa per numerose nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, che sono di fondamentale importanza per la testimonianza della Chiesa nel mondo. Allo stesso modo solo il pensiero e l'azione caratterizzati da una fede viva possono contribuire a formare un'Europa cristiana, che può essere allo stesso tempo punto di partenza e cuore della pace mondiale.

La nostra chiamata alla testimonianza per Cristo ci ha fatto avvertire in modo più intenso in questi giorni la nostra responsabilità per il ristabilimento dell'unità fra tutti i cristiani: "ut unum sint". Cristo stesso prega per l'unità dei suoi discepoli, proprio per l'attendibilità della sua testimonianza nei confronti del mondo: "perché il mondo sappia che tu mi hai mandato" (Jn 17,23). Fiducioso nella nostra preghiera comune e nella disponibilità di tutti i cristiani ad una più intensa collaborazione ecumenica, sono fermamente convinto che anche gli ostacoli della divisione confessionale possano essere superati con la necessaria pazienza e perseveranza. La Chiesa in Germania ha una particolare responsabilità in questo senso. Che Dio venga in aiuto alle nostre deboli forze con la sua benevola potenza e che porti a termine l'opera, che ha iniziato tra noi per mezzo dello Spirito Santo.

Con i miei migliori auguri di pace e prosperità nella libertà e nella giustizia imploro per il vostro stimato paese e per tutti i suoi cittadini la perenne protezione e benedizione di Dio. Sia lodato Gesù Cristo!

1987-05-04 Data estesa: Lunedi 4 Maggio 1987




Alla concelebrazione eucaristica per la Guardia Svizzera Pontificia - Aula delle Benedizioni (Roma)

Titolo: Fedeltà e servizio alla Chiesa e al Papa

Testo:

Cari fratelli e sorelle! Con questo Vangelo (Jn 6,35-40) l'apostolo Giovanni ci ha condotto nell'intimo della persona di Gesù Cristo: egli vive unicamente per compiere la volontà del Padre. Secondo questa volontà deve essere offerta e donata agli uomini di tutti i luoghi e di tutti i tempi la strada verso la vita, una strada che va al di là della morte terrena. Perché quest'annuncio raggiunga anche oggi gli uomini, Cristo ha fondato la sua Chiesa e l'ha mandata con le sue strutture apostoliche, con la sua preziosa eredità delle sacre Scritture e dei sacramenti, nel pellegrinaggio attraverso i secoli, e le ha promesso di restare sempre con lei come Signore risorto.

Anche il Papa e i Vescovi, anche il Vaticano con i suoi servizi e le sue prestazioni hanno questo compito: portare gli uomini, come dice il Vangelo "al Padre di vita". Le persone vengono giorno per giorno curiose o piene di speranza, credenti o ancora alla ricerca, alle porte del Vaticano, sono tutte ultimamente mandate da Dio perché ricevano il nutrimento di Cristo, ognuno secondo la propria fame. Questo è il più profondo motivo, la più forte spinta per ogni collaboratore del Papa a compiere accuratamente e fedelmente il proprio compito. Da ognuno dipende il fatto che i visitatori e pellegrini nei loro incontri con questi luoghi venerati capiscano, intorno alla tomba di Pietro, che qui ogni uomo viene preso seriamente nella sua dignità perché qui Cristo stesso vuole essere la misura ultima del nostro parlare e del nostro agire.

Per comprendere e accettare profondamente questo fondamento spirituale del vostro servizio per l'ordine e la sicurezza, celebriamo di nuovo insieme nel vostro odierno giorno festivo la santa Messa. Essa è per me un ringraziamento per il buon servizio della Guardia Svizzera Pontificia svolto negli ultimi dodici mesi: è una benedizione per voi, nuove guardie pontificie, che oggi prestate giuramento di servizio in modo solenne; è da ultimo un segno del riconoscimento per voi, cari genitori e parenti, che attraverso la partecipazione a questo giorno di festa testimoniate la vostra approvazione all'alto impegno al servizio di questi giovani uomini. Il vostro patrono, il santo frate Klaus, il cui centenario di morte cade quest'anno, sia per l'intera Guardia esempio e intercessione nel vostro servizio per il Papa e la Chiesa, per il miglioramento degli uomini.

Mi rivolgo ugualmente alle guardie svizzere, giovani o anziane, ai loro genitori, ai loro amici che li circondano con emozione. Da ben cinque secoli, generazioni di giovani svizzeri hanno assicurato la protezione dei Papi, talvolta fino allo spargimento di sangue come nel maggio 1527. Riporto alla memoria tutti coloro che vi hanno preceduto, a voi, esprimo la mia profonda gratitudine personale, quella dei miei cooperatori nella Curia romana, ma anche la stima e la soddisfazione delle personalità, dei visitatori, dei pellegrini accolti in Vaticano nel corso degli anni. Tutti rendono omaggio al vostro comportamento, contraddistinto da una riservatezza, una cortesia, un'efficacia e uno spirito ecclesiale che vi fanno onore. Cari giovani, siate convinti che, al vostro posto, voi contribuite a dare al centro della cattolicità il suo aspetto di pace e di accoglienza evangeliche ed anche una gioia di compiacimento umano, di gioia. Vi ringrazio calorosamente del servizio che avete liberamente scelto di compiere per alcuni anni. Ringrazio i vostri parenti, giustamente fieri del vostro posto a servizio del Papa. Che Dio, misteriosamente presente e attivo in ciascuno di voi, vi sostenga nel compimento fedele della vostra missione e che egli vegli con attenzione sulle vostre famiglie!

1987-05-06 Data estesa: Mercoledi 6 Maggio 1987









Ai missionari comboniani - Sala dei Papi (Roma)

Titolo: Portare la luce del Vangelo nella fedeltà alla Chiesa

Testo:

Carissimi fratelli.


1. Ho accolto con gioia la richiesta di un incontro con voi che, sotto la presidenza del Superiore Generale, il reverendo padre Francesco Pierli, vi siete radunati qui a Roma in qualità di Superiori Provinciali, insieme coi membri del Consiglio Generale.

A voi tutti il mio affettuoso saluto e benvenuto, esprimendo a tutto il vostro istituto il mio compiacimento per la vostra opera missionaria ed evangelizzatrice.

Nel sacerdote missionario risplende in modo meraviglioso uno degli aspetti essenziali del sacerdozio stesso di Cristo, che è venuto fra noi per donare la sua vita in sacrificio di espiazione per i nostri peccati.

Il lavoro missionario ha un fondamento soprannaturale, che occorre sempre tener presente. L'ansia missionaria pur richiedendo normalmente una solida base di qualità umane, non trova il suo impulso originario e quindi la sua autentica fecondità sul piano dell'umano, ma su quello della fede e della risposta ad uno speciale impulso dello Spirito che ci rende, in spirito di obbedienza, docili strumenti della sua azione di salvezza e di santificazione delle anime.

L'opera missionaria, soprattutto nei territori di maggiore povertà, è certamente e dev'essere promozione umana, alleviamento delle miserie, scuola di civiltà, stimolo alla cultura, fattore di giustizia e di benessere; ma in se stessa nella sua più vera specificità esse deve, mediante quella testimonianza di solidarietà umana, portare la luce del Vangelo e sanare le anime dalla malattia del peccato. Il missionario educa certo gli uomini alla socialità, ma soprattutto ad essere e sentirsi parte attiva del corpo mistico di Cristo.


2. Per svolgere questo compito, il missionario ha bisogno di una forte vita interiore. Ha bisogno di molta preghiera: in ciò egli trova il fondamento essenziale per un lavoro fruttuoso nei territori missionari.

Altro punto importante, che ci è ricordato dal Concilio per quanto riguarda il rinnovamento della vita religiosa: nella vostra attività siate sempre fedeli alla spiritualità popria - al carisma, come si dice - del vostro Fondatore.

Interessatevi si di tutto il mondo, ma cercate di mantenere una particolare attenzione all'Africa. In tal modo potrete diventare sempre più specialisti dell'inculturazione del Cristianesimo in questo vastissimo continente, le cui immense potenzialità cristiane hanno certamente un meraviglioso futuro. Ma esso, dipende molto anche dalla generosità dell'impegno missionario! 3. Vi raccomando anche la fedeltà al magistero della Chiesa. Tenete sempre presenti gli insegnamenti del Concilio, nella loro autentica interpretazione data dal magistero.

In particolare vi esorto a curare questa fedeltà al magistero nella formazione dei membri del vostro istituto. Impegnatevi a far si che essi, fin dai primi anni della formazione, sappiano apprezzare in modo vivo e responsabile questo valore della vostra testimonianza di cattolici, ed essi potranno così disporre, nel corso successivo della loro vita religiosa e sacerdotale, di un sicuro punto di riferimento spirituale, per superare le inevitabili prove e difficoltà.

Infine, desidero ricordarvi anche l'importanza e l'utilità per voi stessi e per gli altri di una manifestazione visibile del vostro stato di persone consacrate a Dio e alla Chiesa. Il mondo di oggi ha bisogno anche di questa testimonianza.


4. A tutti voi il mio augurio più sentito per un vostro sempre più intenso e fruttuoso impegno nello svolgimento della missione che Dio vi ha affidata. Il vostro ideale è alto, nobile ed arduo. Siano sempre elevate e copiose le energie spirituali che vi sostengono. Siate sempre infiammati dall'amore di Gesù crocifisso e dalla devozione alla Regina degli apostoli.

Con la mia affettuosa benedizione.

1987-05-07 Data estesa: Giovedi 7 Maggio 1987




Alle famiglie religiose dei "Fatebenefratelli" e dei "Camilliani" - Sala del Concistoro (Roma)

Titolo: Una missione per servire gli infermi ed umanizzare i luoghi della sofferenza

Testo:

Carissimi religiosi "Fatebenefratelli" e "Camilliani"! 1. Sono molto lieto di accogliervi insieme in questa udienza a voi riservata e con viva cordialità porgo a tutti il mio saluto, rivolgendo un particolare pensiero ai Superiori Generali, fratel Pierluigi Marchesi e padre Calisto Vendrame, che hanno promosso il Convegno Europeo sulla "Presenza e missione nel mondo della salute".

Estendo il mio saluto affettuoso e beneaugurante anche ai vostri confratelli sparsi in Italia e nel mondo, come pure alle religiose che partecipano del vostro carisma e del vostro apostolato. Saluto anche il caro Monsignor Fiorenzo Angelini, Pro-Presidente della Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori Sanitari.

L'occasione di questo incontro abbinato dei due ordini religiosi è davvero significativa e singolare: la commemorazione del primo centenario della proclamazione dei vostri fondatori, san Camillo de Lellis e san Giovanni di Dio, a patroni degli ospedali e degli infermi da parte del mio predecessore Leone XIII.

Avete voluto sottolineare tale circostanza riunendovi in un convegno di vaste proporzioni, per interrogarvi sul significato e sulla presenza dei vostri due istituti nel mondo attuale e per delineare un programma pastorale nella prospettiva del futuro.

Da parte mia vi esprimo, innanzi tutto, il mio compiacimento per questa iniziativa così confacente alle necessità dei nostri tempi, che esigono sempre maggiore comunione e collaborazione tra quanti hanno la fortuna di credere in Cristo, e tanto più tra coloro che sono a lui consacrati. Desidero poi assicurarvi della mia partecipazione ai vostri problemi ed alle vostre preoccupazioni circa l'attività tipica dei vostri ordini riguardo ai malati ed ai luoghi di cura della salute.


GPII 1987 Insegnamenti - Omelia durante la concelebrazione davanti alla Cattedrale - Speyer (Repubblica Federale di Germania)