GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi francesi della Regione del Midi - Città del Vaticano (Roma)

Ai vescovi francesi della Regione del Midi - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: E' nella celebrazione dei sacramenti che la Chiesa nasce, cresce e trova la forza per restare unita

Testo:

Cari fratelli nell'episcopato.


1. Ringrazio il vostro rappresentante di presentarmi questa descrizione della vostra regione del Midi; avete notato, accanto alle ombre, i segni positivi di un bisogno religioso, di una ricerca, di una ripresa spirituale in parecchi campi, dalla disponibilità di un certo numero di cristiani a una formazione approfondita e alle responsabilità nella loro comunità.

Secondo la missione che vi è stata affidata con l'ordinazione e il vostro compito di pastori, voi dovete in effetti essere attenti a questi bisogni e a questi segni. Soprattutto a voi spetta indicare i punti di riferimento essenziali, come educatori della fede e guide nei cammini di una vita coerente con il Vangelo e gli orientamenti della Chiesa. Voi siete gli unificatori del gruppo, degli uomini di unità e di pace, per accogliere i fedeli nelle loro legittime differenze e aiutarli a superare le divisioni, che talvolta diventano tentazioni di razzismo e di integralismo. Voi incoraggiate coloro che faticano per seminare e far fiorire le sementi del regno di Dio, in particolare i preti. Dovete sostenere lo slancio di carità dei vostri cristiani, specialmente nel tempo di Quaresima. Un altro aspetto importantissimo del vostro ministero è che voi siate gli intendenti dei misteri di Dio perché i vostri fedeli partecipino alla preghiera liturgica e ai sacramenti come si conviene. E' su questo ultimo punto che vi voglio intrattenere, all'avvicinarsi delle feste pasquali. Completo così ciò che già dissi ai vostri confratelli delle altre regioni sulla preghiera, la catechesi, la parrocchia, l'orientamento della Chiesa.


2. I rapporti quinquennali di Francia testimoniano spesso una situazione inquietante: la diminuzione della pratica sacramentale. Le assemblee domenicali vengono frequentate meno, i cresimandi diventano sempre meno numerosi. Notate voi stessi che la pastorale del battesimo, del matrimonio e della confessione pongono difficili problemi. Ma questi stessi rapporti segnalano anche gli sforzi che voi compite per aiutare i cristiani a ritrovare il posto per i sacramenti nella loro vita e nella loro missione di battezzati e cresimati. La preparazione ai sacramenti è diventata in particolare uno dei luoghi di evangelizzazione e di apertura alla missione. I preti hanno costituito dei gruppi di laici che partecipano alla preparazione dei genitori al battesimo dei loro figli, dei giovani al sacramento della cresima, dell'Eucaristia e della confessione, come anche dei fidanzati al loro matrimonio. Questa pastorale dei sacramenti comincia a portare i suoi frutti. Più ancora che le applicazioni pratiche che sono di responsabilità vostra, io vorrei sottolineare il senso della pastorale sacramentale: ciò che la Chiesa esprime di se stessa e dell'uomo celebrando i sacramenti, il posto e il ruolo efficaci di questi nella vita e nella missione della Chiesa e di ciascuno dei suoi membri.

Limitarmi a questi aspetti non è misconoscere le altre ricchezze delle celebrazioni sacramentali, bensi è includerli in una visione più ampia; ci sono dei legami profondi tra la Chiesa, sacramento di salvezza, e i sette sacramenti.


3. Molti osservatori si accontentano di descrivere la Chiesa dall'esterno, e noi stessi, per applicare i nostri sforzi pastorali, ci prendiamo cura di determinare le costanti sociologiche della Chiesa. Ma questi elementi restano secondari in rapporto alla comunione creata attraverso i sacramenti di iniziazione. La Chiesa è una per mezzo del battesimo e dell'Eucaristia. La cresima, donata con l'olio benedetto dal Vescovo, rafforza questà unità in una Chiesa locale aperta alla comunione della Chiesa universale. La natura della Chiesa è "misteriosa". Essa è il tempio di Dio, il corpo di Cristo. Si definisce innanzitutto attraverso il dono che Dio ci fa del suo Spirito e della sua vita. Noi vediamo dei credenti riunirsi per celebrare la loro fede, siano essi in minoranza o in maggioranza nella società. E voi sottolineate un fenomeno che può fortemente favorire ciò: un nuovo gusto per le riunioni festive. Ne abbiamo avuti molti esempi in occasione del mio viaggio in Francia. Ma nel senso più profondo, è Dio che costituisce e nutre il suo popolo. Egli agisce nella storia. La Chiesa è il luogo visibile e la beneficiaria di questa azione che i sacramenti rinnovano, o meglio, rendono attuale ciascuna generazione. L'enciclica "Lumen Gentium", che comincia evocando questo mistero della Chiesa, precisa: "In questo corpo la vita di Cristo si diffonde verso tutti i credenti, i quali vengono resi uniti in maniera misteriosa e reale a Cristo sofferente e glorioso" (LG 7).

La Chiesa è sacramento di salvezza per il mondo, perché essa celebra i sette sacramenti. E', nelle celebrazioni sacramentali che la Chiesa nasce, cresce e attinge la forza necessaria per unire i suoi membri nella stessa fedeltà al Signore ed esercitare la missione evangelizzatrice che le è affidata. E' bene iniziare a questa visione ecclesiale i cristiani che non ricorrono ai sacramenti se non con la preoccupazione individualista di approfittarne per la loro propria soddisfazione o per le loro feste familiari, quando si tratta di entrare più a fondo nel grande disegno di Dio per la salvezza del mondo, in comunione con i fratelli.


4. I membri della Chiesa nascono nella acque del battesimo. così, celebrando il battesimo, la Chiesa proclama al mondo la sua origine divina. Essa confessa che non esiste per volontà degli uomini, ma che zampilla dal cuore di Dio che vuole riunire tutti gli uomini nel suo Figlio Gesù Cristo con la potenza dello Spirito.

Essa confessa che ogni uomo è chiamato a essere figlio di Dio "partecipando della natura divina" (cfr. 2P 1,4).

Fin dall'antichità la Chiesa battezza i neonati, dal momento in cui sono situati in una comunità cristiana, presentati dai genitori - cristiani o favorevoli alla fede cristiana - i quali garantiscono che l'educazione sarà nella fede. Questa pratica è talvolta stata contestata. Essa è ancora oggi, in nome di una certa concezione di libertà, centrata sull'iniziativa dell'uomo. O, malgrado queste reticenze, la Chiesa è sempre legata a questa tradizione. Nel battesimo è in gioco la salvezza dell'uomo e noi dobbiamo compiere la missione affidata da Cristo: "Andate di tutte le nazioni, e fate dei discepoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19). Anche i neonati hanno bisogno di essere liberati dal peccato originale e di ricevere l'adozione a figli di Dio. Il loro battesimo rivela l'amore universale di Dio. così facendo, la Chiesa confessa in effetti che Dio ama tutti gli uomini, di qualunque età essi siano: vuole "che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" (1Tm 2,3-4).

Essa proclama, inoltre, che l'amore di Dio è un amore gratuito: il Signore ama l'uomo prima ancora che questi si svegli alla coscienza di questo amore (cfr. 1Jn 4,10), un po' come è per i genitori verso i figli che essi mettono al mondo. In un mondo che tende a misurare l'uomo per la sua efficienza e la sua produttività, un tale gesto testimonia anche il valore di tutta la persona. Tutto l'essere umano ha un valore, prima ancora di aver compiuto qualcosa, perché è una persona, chiamata da Dio al regno di suo Figlio. Ecco che cosa bisogna sforzarsi di far capire ai genitori battezzati che oggi non fanno battezzare i loro bambini o tardano a farlo. La mia insistenza non vuole per nulla minimizzare lo sforzo pastorale da perseguire per assicurare in seguito l'educazione cristiana "iam a prima aetate", precisamente con i genitori; per introdurre il battezzato in un ambiente cristiano più ampio - gruppo di catechesi, parrocchia -; per fargli prendere coscienza progressivamente della grazia che ha ricevuto, per suscitare la sua libera adesione di fede al dono di Dio e il suo impegno a seguire l'appello di Cristo che si pone tutti i giorni davanti a lui. Apprezzo ugualmente la cura che apportate ad accogliere e a preparare gli scolari che non hanno ricevuto ancora il battesimo e che spesso, grazie alla testimonianza dei loro compagni, desiderano essere aggregati alla comunità dei battezzati. Il catecumenato dei giovani e degli adulti ha ripreso una grande importanza e, per i battezzati che non hanno dato seguito al loro battesimo, o che sono divenuti malcredenti, è da intraprendere tutto un cammino catecumenale.


5. Battesimo e cresima sono strettamente legati. Questi due sacramenti, nel corso dei primi secoli, erano dati in una sola celebrazione. Questa pratica è ancora in uso presso i nostri fratelli d'Oriente, dove la cresimazione precede sempre l'Eucaristia, e anche in Occidente per gli adulti.

In Occidente, quando si tratta di coloro che sono stati battezzati da piccoli - rimane ferma l'unità organica e il principio dell'ordine dei sacramenti dell'iniziazione: battesimo, cresima, Eucaristia (cfr. "Codice di Diritto Canonico", CIC 842, § 2) - la Chiesa ha ammesso che questi sacramenti siano impartiti nel corso delle celebrazioni distinte nel tempo, per delle ragioni pastorali, per esempio per attendere nelle parrocchie la venuta del Vescovo, ministro ordinario del sacramento della cresima o, più recentemente, per meglio preparare i cresimandi, alla soglia dell'adolescenza, quando sono già integrati nella comunità cristiana o professano la loro fede e prendono il loro posto attivo e le loro responsabilità di testimoni di Cristo, grazie allo Spirito Santo.

Dall'altra parte voi sarete che questa pratica richiede una riflessione teologica approfondita. La pratica attuale non deve mai far dimenticare il senso della tradizione primitiva e orientale. Ciò richiede, per lo meno, il mantenimento di certe sottolineature. I pastori devono insistere sul legame profondo che unisce la cresima al battesimo, considerarla come una parte integrante della piena iniziazione cristiana, e non come un supplemento facoltativo, a perseguirla come il dono di Dio che completa il cristiano e l'apostolo, senza pero ridurla a una nuova professione di fede o ad impegno accresciuto che potrebbe trovar posto nelle diverse tappe della vita; soprattutto bisogna evitare di riservarla ad un'èlite.

In tutti i sacramenti, lo Spirito Santo è donato come sorgente per la nostra santificazione. E' celebrando la cresima che ella è il tempio dello Spirito, la Chiesa della Pentecoste, la missione che essa compie non è opera sua, ma l'opera dello Spirito in essa e per essa. "Voi riceverete una forza, quella dello Spirito Santo che scenderà su di voi, dice Gesù ai suoi apostoli. Voi sarete allora miei testimoni... fino ai confini della terra" (Ac 1,8). Questa promessa del Signore, si è realizzata il giorno della Pentecoste. Essa si compie nella Chiesa lungo tutta la sua storia con i sacramenti, e specialmente con la cresima.

Così ogni battezzato deve essere preparato a ricevere la cresima.


6. L'Eucaristia è il terzo sacramento dell'iniziazione cristiana. Ma tutta la vita cristiana trova in essa la sua sorgente e il suo culmine (cfr. LG 11). Non mi dilungo su questo aspetto capitale per ogni battezzato, poiché si tratta di avvicinarsi a Cristo nostro Salvatore, di nutrirsi di lui per vivere della sua vita. Bisogna incoraggiare vivamente ciò che viene fatto per prepararvi i bambini, da quando è possibile a partire dall'età della ragione, e per suscitare tra i giovani e gli adulti il desiderio di parteciparvi sovente e degnamente.

Il Concilio chiede anche ai pastori di curare che il sacrificio eucaristico sia "centro e apice di tutta la vita della comunità cristiana" (cfr. CD 30). La Chiesa fa l'Eucaristia, ma l'E'ucaristia fa la Chiesa.

E' questo secondo aspetto su cui fisseremo la nostra attenzione. Concretamente il rinnovamento del sacrificio pasquale, il giorno della resurrezione del Signore, è veramente il cuore della vita delle comunità. Ora voi constatate una diminuzione della pratica domenicale. Non si ribadirà mai abbastanza l'importanza capitale dell'assemblea domenicale, sorgente di vita cristiana personale e comunitaria e anche testimonianza del progetto di Dio: unire tutti gli uomini in suo Figlio Gesù Cristo. Tutti i cristiani devono essere convinti che non si può vivere senza fede né partecipare, con il proprio contributo, alla missione universale della Chiesa, se non ci si nutre del Pane eucaristico. Deve essere ugualmente convinto che l'assemblea domenicale è segno per il mondo del mistero di comunione che è l'Eucaristia. In effetti, il fatto che uomini e donne di tutte le età, di tutte le condizioni e situazioni siano riuniti per celebrare il loro Signore, testimonia la potenza che l'Eucaristia possiede di riunire tutti gli uomini. Più grande è la diversità delle persone riunite, più è chiara questa potenza unificante dell'Eucaristia. "Che nessuno dunque sminuisca la Chiesa non andando all'assemblea e non privi di un membro il corpo di Cristo" ("Didascalia degli Apostoli").


7. Lo stesso sacramento della penitenza contribuisce a rinnovare i battezzati che hanno peccato così che la Chiesa rimanga la sposa santa ed immacolata di Cristo.

Conosco gli sforzi che fate attualmente in Francia per far prendere coscienza del bisogno di un cammino penitenziale e per proporre ai vostri fedeli le occasioni di celebrare il sacramento nelle due forme ordinarie previste dall'"Ordo Paenitentiae" e richiamate dall'esortazione "Riconciliatio et Paenitentia" (32), che comportano la confessione e l'assoluzione individuale. Anche se il cammino è duro da riprendere per certi penitenti e certi pastori, voi siete decisi "a favorire questa pratica con tutti i mezzi" come lo precisa il decreto promulgato recentemente a nome dell'assemblea dei Vescovi di Francia, dal suo Presidente. Voi avete ragione di prevedere tutta una catechesi sul perdono dei peccati.

Senza perdere di vista la dimensione ecclesiale del sacramento della penitenza, messo meglio in rilievo in questi ultimi anni, né le ricchezze del nuovo rituale, in particolare per un esame di coscienza in riferimento alla parola di Dio, è importante far ben comprendere il senso della confessione individuale: iscrivendosi nella ferma tradizione della Chiesa, essa è sempre necessaria per il perdono dei peccati gravi ed è, in tutti i casi, ricca di significato. Essa pacifica interiormente, dà la gioia di una nuova partenza, stimola sulla via della perfezione. Introduce nella cultura attuale un senso dell'uomo un po' dimenticato.

In un'epoca in cui si insiste sul peccato collettivo, la riconoscenza del peccato personale e la confessione individuale sia all'interno di una celebrazione comunitaria che in un cammino individuale ci ricordano che, nel peccato del mondo che offende Dio e che colpisce i nostri fratelli noi abbiamo la nostra parte di responsabilità.

In un tempo in cui si pensa facilmente che i conflitti non trovino soluzione che nelle riforme della struttura, la celebrazione penitenziale ci ripete che nessuna soluzione è possibile senza la conversione personale, poiché il male non è nelle cose, ma nei cuori. Ogni persona è chiamata e deve rispondere personalmente a Dio; anche se viene aiutata da tutti i suoi fratelli, nulla può rispondere al suo posto. In un'epoca dove si esalta la vita privata e dove si vuole proteggerla di fronte alla pressione e all'anonimato dei grandi gruppi umani, confessare il proprio peccato, ricevere da Dio una parola di perdono indirizzata a ciascuno personalmente, è proclamare che, nell'umanità, ciascun uomo è importante per Dio. Il sacramento della riconciliazione è la vittoria che possiamo grazie a Dio conseguire personalmente sul nostro peccato e sul peccato del mondo.


8. Prima di parlare del sacramento dell'estrema unzione, constatiamo che il progresso della scienza e della medicina nel corso di questi ultimi decenni ha accelerato lo sviluppo del mondo della salute: mondo tecnicizzato, sovente secolarizzato. Mondo che è un luogo privilegiato di evangelizzazione perché li si pone la domanda del senso della vita, della sofferenza e della morte. Domanda alla quale la società secolarizzata non dà una risposta.

La Chiesa è presente al capezzale di coloro che subiscono la prova della malattia attraverso i suoi membri che si dedicano al loro servizio, preti, religiosi e religiose, laici attraverso opere di misericordia. Queste sono presenti anche e soprattutto con il sacramento dell'estrema unzione. La "Lumen Gentium" riassume così ciò che questo sacramento apporta: "Con l'estrema unzione e la preghiera dei preti, è la Chiesa tutt'intera che raccomanda i malati al Signore sofferente e glorioso poiché egli li soccorra e li salvi: meglio, essa li esorta a contribuire al bene del popolo di Dio associandosi liberamente alla passione e alla morte di Cristo" (n. 11) come suoi membri sofferenti. E Gesù Cristo dona loro perdono e forza. In una società che si impegna generosamente a guarire il corpo, ma che non dice nulla sul senso di questa condizione di malato, la Chiesa, con il sacramento, invita i malati a vivere nella speranza della salvezza e della resurrezione.


9. Il sacramento del matrimonio con il quale gli sposi si donano esclusivamente l'uno all'altro, in maniera indissolubile, per aiutarsi reciprocamente a santificarsi nella vita coniugale, con la grazia di Cristo, ha certamente un significato ecclesiale: esso fonda la famiglia, cellula di base della Chiesa e della società, e simbolizza il mistero dell'unità e dell'amore fecondo tra Cristo e la Chiesa (cfr. LG 11).

Il matrimonio tra cristiani, che è sacramentale nella linea della vocazione battesimale, soffre ovviamente di incertezze, di dubbi e di ostacoli che affliggono le mentalità e i costumi di oggi. L'analisi del cambiamento dei costumi è familiare, io stesso ho spesso affrontato i problemi della pastorale familiare.

Ma io v'incoraggio a continuare i vostri sforzi perché le coppie siano preparate il meglio possibile al matrimonio cristiano, purché siano sostenuti nelle difficoltà e accompagnati quando diventano vittime delle carenze e miserie già elencate. Soprattutto grazie all'insegnamento dei pastori, grazie alla testimonianza dei cristiani, possa il matrimonio risplendere agli occhi di tutti come segno della dignità che Dio, creatore e salvatore, dà a ciascun uomo e a ciascuna donna, alla loro unione per la vita, al loro amore e ai loro gesti d'amore, alla loro meravigliosa capacità di procreare e di educare dei figli di Dio.


10. Non ho bisogno di parlarvi del sacramento dell'ordine,che noi viviamo ogni giorno dalla nostra ordinazione sacerdotale ed episcopale. Come dicevo ad Ars, essa ci ha configurati a Cristo per renderci capaci di agire nel nome di Cristo capo, per ottenergli di costruire, santificare e governare la Chiesa che è il suo corpo. Il ministero del Vescovo, del prete e del diacono manifesta nella comunità cristiana la sollecitudine di Cristo pastore e servitore, che si fa prossimo e misericordioso, educatore della fede e guida delle coscienze, dispensatore dei misteri di Dio, e servitore della comunione. Egli mostra l'iniziativa di santificazione che viene da Dio, attraverso i suoi ministri ordinati, e richiede la partecipazione attiva di tutti i battezzati. Gioisco dall'apprendere che i vostri fedeli riscoprono lo splendore e la necessità assoluta del sacerdozio ministeriale grazie ad una pastorale rinnovata delle vocazioni e l'importanza che godono le cerimonie di ordinazione agli occhi di tutto il popolo cristiano.

Cari fratelli nell'episcopato, che il Signore benedica il vostro ministero e quello dei vostri preti ai quali io ripeto, come ogni anno prima del Giovedi Santo, il mio affetto e il mio incoraggiamento! Che egli permetta a tutti, a voi catecumeni, a coloro che sono alla ricerca, di poter meglio comprendere con l'occasione della celebrazione della passione, morte e resurrezione di Cristo la grandezza del dono di Dio che dà significato al battesimo e analizza il battesimo, il sacramento della riconciliazione e l'Eucarestia! A loro, come a voi, dono di cuore la mia benedizione apostolica.

1987-03-27 Data estesa: Venerdi 27 Marzo 1987




Al Movimento Studenti di Azione Cattolica Italiana - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: La scuola in Italia attende dagli studenti una generosa testimonianza di vita cristiana

Testo:

Carissimi.


1. So che avete vivamente desiderato questo incontro in occasione dell'importante Congresso Nazionale del "Movimento Studenti" di Azione Cattolica. Il desiderio era anche il mio e, nonostante gli impegni di questa giornata, ho voluto trovare alcuni momenti da trascorrere con serena letizia in mezzo a voi.

Rivolgo un affettuoso saluto a voi, cari studenti e all'intera Azione Cattolica Italiana che, da più di cento anni, in forma comunitaria ed organica e in diretta collaborazione con la gerarchia, è impegnata a partecipare alle finalità apostoliche della Chiesa. Il mio pensiero va in particolare al Presidente Nazionale Avvocato Raffaele Cananzi ed al venerato fratello Monsignor Fiorino Tagliaferri, al quale esprimo la mia riconoscenza per la sollecitudine pastorale con cui ha seguito l'Associazione. In pari tempo porgo i miei auguri al suo successore, Monsignor Antonio Bianchin, che assume l'impegnativo incarico di Assistente Generale.


2. Il "Movimento Studenti" dell'Azione Cattolica ha preparato con cura il presente Congresso Nazionale, su un tema di viva attualità per i problemi di carattere culturale e sociale che esso comporta: "Progettare la scuola per servire l'uomo".

In questi tre giorni, competenti studiosi approfondiranno e illumineranno i vari aspetti della questione. Da parte mia vi propongo alcune rifessioni alla luce della vostra stessa esperienza studentesca e dell'insegnamento del Concilio Vaticano II.

Nella dichiarazione sull'educazione cristiana il Concilio ha presentato un suo "progetto" di scuola che tiene conto dei perenni valori umani, sublimandoli nella visione cristiana della realtà e della storia. La dichiarazione parla della scuola in quanto tale e rivolge un invito, sereno e convincente, a tutti gli uomini di buona volontà, specie a coloro che hanno nelle loro mani la capacità o il potere di gestire questo importantissimo fenomeno culturale, sociale ed umano.

In forza della sua missione, osserva il Concilio, la scuola "mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquisito dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara la vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di indole e condizione diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca" (GE 5). In questo straordinario testo conciliare, c'è la sintesi dei grandi compiti, dei grandi doveri e delle grandi attese nei confronti della scuola anche, e soprattutto, contemporanea. Alla luce di una così alta visione delle funzioni spettanti alla scuola, il Concilio può coerentemente affermare che essa costituisce come "un centro, alla cui attività e al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana" (GE 5). C'è qui un appello pressante, come si vede, rivolto a tutte le istanze sociali per il loro coinvolgimento concreto nella responsabilità collettiva per l'efficace promozione della scuola nel mondo contemporaneo: una scuola che sia fondata su autentici valori umani e finalizzata al servizio delle giovani generazioni.


3. In questo incontro desidero fare un accenno a coloro che, insieme con gli insegnanti, della scuola sono i veri protagonisti e soggetti attivi, cioè gli studenti, in questo caso voi, appartenenti all'Azione Cattolica Italiana.

Che significa essere studenti cattolici oggi in Italia? Si va a scuola per imparare, per apprendere, per cercare e per trovare, con l'aiuto dei docenti, la verità; si va a scuola soprattutto per "studiare", e il verbo latino "studere" - come è noto - significa non solo studiare per apprendere una disciplina, ma sforzarsi, adoperarsi, ingegnarsi, attendere a, applicarsi: indica cioè una soggettiva, acuta tensione verso una meta, nel nostro caso verso la "cultura" nelle sue più svariate manifestazioni. Poter sapere, poter conoscere, poter allargare l'orizzonte dei propri interessi intellettuali, aprirsi a problemi non mai affrontati o risolti: questo significa "studiare". Compito dei docenti è non solo quello di informare, ma ancor più di aiutare, con estrema delicatezza e nel massimo rispetto della libertà intellettuale dell'alunno, la sua capacità di aprirsi gioiosamente alla verità. Per l'alunno, studiare è un vero e proprio diritto-dovere; è un bisogno incoercibile della sua mente, è un'esigenza che deve quindi investire la sua stessa vita.

Con lo studio, fatto di sforzo, di fatica, di impegno, si diventa uomini, cioè si realizzano le proprie più tipiche capacità, quelle intellettuali e morali.

Gli studenti cattolici devono pertanto prepararsi nella scuola per essere domani ottimi professionisti, capaci di dare, con un grande senso di responsabilità, il loro fattivo contributo al progresso civile della propria nazione.


4. Negli stati contemporanei, alla base dell'insegnamento scolastico, esiste il "pluralismo" delle culture e delle ideologie. In tale contesto sociologico potrebbe avvenire che il giovane studente cattolico venga a trovarsi a contatto con mentalità, comportamenti, insegnamenti, che sono o differenti o addirittura contrari alla sua visione cristiana della realtà e della vita.

E' una situazione, che rinnova ancor oggi nel singolo e nei gruppi quella analoga che dovettero affrontare i cristiani dei primi secoli nei confronti della cultura dominante: il rapporto - come sappiamo - non fu certo facile. Il grande merito di quei nostri antenati nella fede fu di saper assumere dalla grande tradizione filosofica e letteraria del paganesimo quei "frammenti di verità", che essi sublimarono alla luce della rivelazione definitiva del Verbo-Verità.

Mi piace ricordarvi, carissimi membri del Movimento Studentesco di Azione Cattolica, le parole - ancor oggi attuali - che il grande san Basilio di Cesarea rivolgeva ai giovani, studenti come voi, esortandoli a trarre profitto anche dalle opere dei filosofi o dei poeti classici: "Ed è appunto questo il consiglio che intendo darvi, che cioè non dovete seguirli supinamente dovunque essi vi conducano, quasi consegnando loro, una volta per sempre, il timone della vostra intelligenza, ma, accogliendo quanto essi hanno di buono, dovete saper riconoscere anche quel che bisogna scartare" (san Basilio di Cesarea "Discorso ai giovani", I, 6).

Carissimi studenti di Azione Cattolica! Non cedete mai a nessun uomo o a nessuna ideologia "il timone della vostra intelligenza"! Ma sappiatelo affidare, con sicurezza, solo a colui che, Verbo eterno del Padre, si è fatto uomo come noi ed ha potuto dire con piena autorità: "Io sono la via, la verità e la vita!" (Jn 14,6).


5. In tale contesto, che cosa attende oggi da voi la scuola in Italia? Una limpida e generosa testimonianza di fede e di vita cristiana, nell'ambiente dei vostri studi. In esso dovete saper proporre con coraggio il messaggio di Cristo, sforzandovi di realizzare una presenza attiva non solo fra i vostri coetanei, ma anche nelle strutture in cui si articola l'attività della scuola.

La vostra sarà una presenza incisiva se sorretta da una fede viva; una fede che, ricevuta nel battesimo, cresca e maturi, con la grazia divina, mediante i sacramenti, la preghiera, l'approfondimento personale e comunitario della parola di Dio, in particolare mediante lo "studio" - nel senso sopra descritto - della vita, della figura, del messaggio, del "mistero di Cristo", redentore dell'uomo e della storia! Da una fede autentica scaturirà una vita che, nell'amore verso gli altri, saprà mostrare il vostro amore assoluto ed incondizionato verso Dio, datore di ogni bene. Il mondo della scuola aspetta tale vostra testimonianza; la esige, perché vuol vedere in voi la coerenza tra fede e vita, tra messaggio cristiano e la sua realizzazione storica e concreta, che deve essere operata da tutti coloro che si fregiano del titolo di cristiani.

E voi siete - non dimenticatelo mai - i membri del Movimento Studentesco di Azione Cattolica Italiana! Con tali voti rinnovo l'espressione della mia affettuosa stima per tutta la vostra Associazione ed imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

1987-03-27 Data estesa: Venerdi 27 Marzo 1987




Al Consiglio Federale del Movimento Europeo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Gli Europei non possono rassegnarsi alla divisione del loro continente

Testo:

Signor Presidente, Signore, Signori.


1. In occasione del trentesimo anniversario dei trattati di Roma, sono contento di ricevere qui voi che rappresentate il Movimento Internazionale Europeo, sia a livello del Consiglio Federale, del Comitato dirigente e del Comitato esecutivo internazionale, sia a livello dei sedici Consigli nazionali, o ancora dei club europei di regione o di città. Voi riunite delle organizzazioni politiche di diverse tendenze, dei gruppi federalisti, professionali, economici, dei rappresentanti dei comuni o delle case dell'Europa. Tutti, cercate i mezzi per preparare l'unità politica, economica e culturale fra il più gran numero possibile di stati europei, secondo una via democratica.

Io so che i miei predecessori hanno già ricevuto i vostri delegati con viva simpatia.

Pio XII assicurava ai vostri congressisti il suo appoggio, il 13 giugno 1957, quando erano appena stati firmati a Roma il secondo e terzo trattato che istituiva la Comunità Economica Europea e l'Euratom. Queste iniziative, dopo quella che aveva portato alla Comunità del Carbone e dell'Acciaio, costituivano dei passi importanti sul cammino della "Comunità Europea" definita dal trattato di Bruxelles nel 1965. Esse riguardavano allora sei stati dell'Europa occidentale e la realizzazione più caratteristica fu il Mercato Comune Agricolo. Anche Paolo VI portava il suo incoraggiamento alla vostra conferenza il 9 novembre 1963. Da allora, la Comunità si è estesa a nove paesi, poi a dieci e recentemente a dodici.

L'assemblea parlamentare ha assunto un'importanza crescente. Sono stato felice di visitare io stesso la sede delle istituzioni comunitarie in Lussemburgo poi a Bruxelles, nel maggio 1985. Ho potuto sviluppare il mio pensiero sull'opera intrapresa.


2. Se io rievoco queste tappe è per dirvi di nuovo l'attenzione con la quale la Santa Sede non ha cessato di seguire l'evoluzione della Comunità Europea. Questa progressione di legami fra i relativi paesi, che conosce degli ostacoli, delle lentezze, talvolta qualche battuta d'arresto, è il frutto di dibattiti fra i responsabili politici, di ratificazioni libere a livello degli stati, ma anche della presa di coscienza, a livello dei cittadini, di una "necessaria solidarietà". E a questo riguardo, il vostro Movimento Europeo ha portato un largo contributo. Come non essere sensibile alla vostra volontà tenace di far progredire la fraternità fra i popoli ivi ripiegati su se stessi, persino ostili gli uni agli altri, alla vostra preoccupazione di considerare gli interessi comuni, i valori da promuovere e da difendere insieme, al vostro impegno per costruire una cooperazione effettiva e stabile, nel rispetto dei diritti e delle libertà? Questa solidarietà è un ideale che la Chiesa apprezza vivamente; ella ne incoraggia la realizzazione nelle diverse regioni del globo e si interessa particolarmente in questo caso poiché riguarda dei popoli vicini alla Santa Sede, delle nazioni il cui passato cristiano, la cui cultura e le possibilità attuali di influenza sono notevoli.


3. Il dominio economico si prestava in primo luogo a un progetto comunitario e rappresentava già - rappresenta sempre - un compito difficile, visti i livelli di vita diversi e gli interessi immediati spesso opposti. L'accordo delle istanze politiche ed economiche per far fronte a dei problemi sociali come quello della disoccupazione rappresenta pure un'opera importante e urgente. Si pensa anche agli scambi culturali e artistici, scientifici, tecnologici che si intensificano. Si registra nello stesso tempo un progresso nella ricerca di strumenti giuridici comuni: il Parlamento europeo vi lavora. Da parte sua, parallelamente alla Comunità, il Consiglio d'Europa rappresenta un'altra forma di collaborazione.

Ma la prospettiva si allarga fino ad un piano propriamente politico. Voi avete in progetto una federazione europea che formi in qualche modo gli Stati Uniti d'Europa, la vocazione. Il credente, ma soprattutto voi, sacerdoti e voi che avete già ricevuto la prima chiamata del Signore, dovete considerare come un compito ineludibile questa semina permanente, questo fomento costante della vocazione perché, con il vostro valido aiuto, ma specialmente con la preghiera assidua (cfr. Lc 10,2) "La Chiesa abbia sempre quei sacerdoti di cui ha bisogno per compiere la sua missione divina" (PO 11).

Magari questa vostra venuta alle feste di glorificazione del beato Domingo y Sol faccia sorgere nella vostra anima il deciso proposito di portare ad altri la grazia del Signore come si verifico nella vostra vita, quando avete avuto la chiamata dello Spirito per il ministero sacerdotale.


4. Formazione dei futuri sacerdoti. Molti di voi si dedicano intensamente a questo apostolato, così necessario alla Chiesa, e tutti in qualche modo, dal vostro lavoro ministeriale, potete e dovete, senza dubbio, collaborare in questo compito ecclesiale. Vi esorto, amatissimi, a formare i futuri sacerdoti in una fede salda, che li convinca ad essere, in questo nostro mondo così secolarizzato, "uomini di Dio", veri credenti in Cristo; senza atteggiamenti ambigui che possano diminuire la virtù vera del mistero divino, senza il quale si può appena comprendere cos'è il sacerdozio. Formateli affinché siano servitori di Cristo (cfr. 1Co 4,1), dedicati veramente al bene del Popolo di Dio, senza bramosia di onori e privilegi che avviliscono il sacrificio totale della persona: insegnate loro a dare tutto con generosità, per rendere vitale l'annuncio della buona novella in un mondo che non viene convinto da parole, ma da testimonianze silenziose ed efficaci della propria vita. E formateli, allo stesso modo, in una profonda vita interiore, perché potranno essere "amministratori dei misteri di Dio" (cfr. 1Co 4,1) nella misura in cui saranno pieni di queste cose.

Questo possesso si ottiene, poco a poco, nella umile ricerca di Dio, nella preghiera costante e arricchente, nel coltivare le virtù cristiane e in un'abnegata opera con un governo sicuro, responsabile di fronte al Parlamento, ben al di là dell'attuale Consiglio dei Ministri e della Commissione.

Come già vi diceva Paolo VI, non spetta alla Santa Sede stabilire le modalità politiche auspicabili per la cooperazione europea che pero è necessaria.

Tocca agli uomini politici, agli esperti, trovare, proporre democraticamente ai loro concittadini di fare ratificare dai responsabili le soluzioni concrete e graduali di questo grande e complesso problema. Il movimento sembra irreversibile e forse benefico. Ma a ogni tappa si deve tener conto delle mentalità e delle possibilità reali. L'Europa è composta da nazioni dal passato prestigioso, di culture ognuna delle quali ha una sua originalità e un suo valore. Si dovrà vegliare sempre sulla loro salvaguardia, senza livellamenti che le impoveriscano.

Allo stesso modo si devono garantire i livelli di responsabilità, i diritti delle persone e delle società, ivi comprese le minoranze che si devono armonizzare con il bene comune nell'insieme dei paesi della regione, superando gli interessi particolari e le rivalità locali. Questo bene comune è certamente una condizione di progresso e di forza e, in un certo senso, di sopravvivenza, il progresso deve essere uno sviluppo pienamente umano da tutti i punti di vista. Questo richiede saggezza, prudenza, maturazione, ma anche tenacia e spirito di apertura.


5. L'unione deve manifestare un'apertura, non solo fra i partners attuali, ma verso orizzonti che li superino: verso l'insieme dei paesi europei le cui ricchezze culturali e gli interessi umani profondi sono complementari al di là delle divisioni attuali e verso gli altri continenti. Il vostro stesso movimento sembra progettare la partecipazione di tutti i paesi europei che accettassero di entrare in modo democratico in una federazione.

Come dicevo a Bruxelles alla Comunità Europea: "Le frontiere dei trattati non saprebbero tracciare limiti all'apertura degli uomini e dei popoli.

Gli Europei non possono rassegnarsi alla divisione del loro continente. I paesi che per ragioni diverse non partecipano alle nostre istituzioni, non possono essere esclusi da un desiderio fondamentale di unità. Il loro contributo specifico al patrimonio dell'Europa non può essere ignorato" (20 maggio 1985, n. 5).

Le riunioni che si susseguono nella scia dell'Atto finale della Conferenza di Helsinki sulla sicurezza e la cooperazione in Europa, rappresentano, fra gli altri, un saggio di dialogo, di scambi e di solidarietà al di sopra delle frontiere che non saprebbero rimanere ermetiche. Si tratta di un punto fondamentale, apprezzabile, che resta da approfondire e da rendere più efficace.

Del resto, gli Europei hanno il dovere di interessarsi alle altre regioni, non solo a quelle che rivaleggiano con loro sul piano delle ricchezze materiali, e del progresso tecnico, ma a tutte quelle che lottano faticosamente per assicurare il proprio sviluppo, vedere la propria sopravvivenza. E' onore della Comunità Europea annodare con i paesi detti del sud dei legami di solidarietà vera e rispettosa delle loro responsabilità, delle loro tradizioni e dei loro valori. Come non insistere su questo appello nel ventesimo anniversario dell'enciclica "Populorum progressio"?


6. Infine e soprattutto la Santa Sede non può che incoraggiare l'accordo fra i paesi europei sul piano culturale e morale.

Come è salutare il far progredire l'ascolto reciproco, la comprensione, la stima fra culture ricche e diverse che caratterizzano i nostri paesi, il lavorare a un reincontro delle culture nazionali di tutto il continente che formerebbe l'humus indispensabile a un'unione più profonda dell'Europa! Ma vi è l'urgenza non meno grande di favorire un consenso costruttivo sui valori etici che orientano la società. Chi non vede, in questa Europa che ha marcato gli altri continenti con le sue conquiste e con le sue concezioni della civiltà, un certo rilassamento morale e spirituale dell'uomo? Ora l'Europa non può rinnegare le sue radici cristiane: essa è invitata a riscoprirle, a viverle e a manifestarle. E' il miglior servizio che possa rendere all'umanità. Essa vi troverà ciò che ha forgiato la sua identità, dato un'impronta alla maggior parte della sua storia, ciò che caratterizza ancora la sua cultura al di là delle contestazioni. Poiché è importante ben fondare e promuovere nei comportamenti e nelle istituzioni il senso della vita umana, il rispetto della vita in tutte le tappe dell'esistenza, l'importanza delle relazioni familiari in un'unione stabile e generosa, il rispetto dei diritti fondamentali della persona, il senso delle libertà fondamentali, ivi compresa la libertà di coscienza e della pratica religiosa, l'accoglimento dei lavoratori e degli immigrati, la possibilità di superare i ripiegamenti egoistici su se stessi, lo spirito di conciliazione e di collaborazione, la ricerca di una giustizia autentica, inseparabile dalla carità, le basi di una civiltà dell'amore, l'accettazione di un fine trascendente che dà senso alla vita e alla morte.

Testimone, dopo l'apostolo Pietro e con tutti i miei fratelli cristiani, di questi valori umani ed evangelici, io mi auguro che essi ispirino le nuove generazioni, per il loro maggior bene. E vi incoraggio vivamente, in questo spirito. a preparare un'Europa più unita, più fraterna, più umana. E' un'opera appassionante e di lungo respiro. Prego Dio di rendere fruttuosi i vostri sforzi seri e leali e di benedire le vostre persone, le vostre famiglie, le vostre nazioni.

1987-03-28 Data estesa: Sabato 28 Marzo 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ai vescovi francesi della Regione del Midi - Città del Vaticano (Roma)