GPII 1987 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio del clero spagnolo - Città del Vaticano (Roma)

Ad un pellegrinaggio del clero spagnolo - Città del Vaticano (Roma)

Titolo: Una fede ferma rende i sacerdoti veri "uomini di Dio" nel mondo

Testo:

Venerabili fratelli dell'episcopato, amatissimi sacerdoti e seminaristi.

Desidero manifestare davanti a tutti la mia profonda soddisfazione nel fare questo incontro sacerdotale con voi, con l'occasione della solenne beatificazione di don Manuel Domingo y Sol, fondatore della fraternità dei sacerdoti Operai diocesani del Cuore di Gesù e del Pontificio Collegio Spagnolo san Josè di Roma, così come di altri centri vocazionali nell'amata Spagna.

Il nuovo beato, il quale la Chiesa ha qualificato come "il santo apostolo delle vocazioni sacerdotali", ci evoca la sua intensa dedizione a questo ministero così urgente e così necessario sempre alla Chiesa. Alla fine del secolo scorso e agli inizi del presente, il beato Domingo y Sol è una figura distaccata che incarna questa preoccupazione ecclesiale. I suoi collegi di vocazioni, posti sotto la protezione e il patrocinio di san Josè, così come la sua opera nella direzione dei seminari, ci offrono ora un abbondante tema di riflessione per questo incontro. Due idee mi sembra che debbano rimanere come ricordo vivo di queste giornate romane in onore del nuovo beato. Ve le comunico insieme al mio cordiale saluto e ai miei migliori desideri per tutti.


1. Fomento e prime cure per la vocazione sacerdotale - la chiamata particolare al sacerdozio - come per tutte le vocazioni religiose - arriva, nei normali piani della Provvidenza divina, attraverso alcuni segni per i quali il cristiano scopre il preciso disegno di Dio. Li e dove il sacerdote, per mezzo della sua parola - a volte anche per invito diretto e soprattutto mediante la testimonianza della sua vita dedicata generosamente a Cristo, ha un ruolo positivo: consigliando, pregando, incoraggiando e seguendo da vicino la crescita di questa vocazione in germe che, nel suo giorno, culminerà con la chiamata ufficiale della Chiesa.

E', a sua volta, attraverso la famiglia cristiana la catechesi - specialmente in quella di preparazione al sacramento della cresima - l'attività parrocchiale, giovanili ecclesiali e nell'opera educativa in genere, dove viene seminata la pastorale. Solo così si ravviverà in voi il carisma grato e vincolante, che avete ricevuto attraverso l'imposizione delle mani (cfr. 2Tm 1,6).

In questa circostanza non posso evitare di ricordare anche la beatificazione del Cardinale Spinola e delle tre monache carmelitane martiri a Guadalajara, gloria della Chiesa spagnola e dell'ordine, il quale ha riunito, a Roma un gran numero di fedeli.

A voi fratelli dell'episcopato, e anche a voi sacerdoti e seminaristi in modo speciale agli Operai diocesani del Cuore di Gesù vi raccomando alla protezione dei nuovi beati e vi esorto a essere diffusori delle loro virtù nella comunità ecclesiale e nella società spagnola.

Con grande affetto vi imparto la benedizione apostolica, insieme ai miei migliori desideri di felicità e pace in Cristo, sommo ed eterno sacerdote.

1987-03-30 Data estesa: Lunedi 30 Marzo 1987




Al XXII capitolo generale delle Suore di Maria Bambina

Titolo: La vostra spiritualità sia segnata da una forte tonalità mariana

Testo:

Carissime Suore di Maria Bambina! 1. Sono lieto di accogliervi in questa udienza speciale, che avviene durante il XXII capitolo generale della vostra congregazione; rivolgo il mio cordiale e riconoscente saluto a suor Angela Maria Campanile, che per tanti anni ha retto l'istituto con fervorosa dedizione, alla nuova Superiora Generale, madre Costantina Kersbamer, a voi, suore capitolari, ed estendo il mio pensiero a tutte le consorelle, che in numero di circa settemila esercitano la carità di Cristo in sedici nazioni del mondo, specialmente in Italia.

Il presente capitolo generale aveva come tema e come obiettivo principale l'incremento del senso apostolico e della prossimità verso i più bisognosi nel momento presente in cui la Chiesa si chiede come evangelizzare il mondo d'oggi. Con l'aiuto del Signore e con l'impegno delle vostre intelligenze e volontà avete svolto i vostri lavori, al fine di elaborare un progetto di formazione e di attività, che ispiri e diriga la congregazione e ogni singola religiosa a realizzare sempre più concretamente il comandamento dell'amore, a imitazione di Gesù redentore, in tutti i campi delle sofferenze e delle necessità umane, in cui i più deboli e i più fragili sono anche i più emarginati.

Vi esprimo il mio compiacimento per questo vostro rinnovato impegno e per questo vostro ardente fervore di carità, sulle orme e con l'esempio delle vostre sante fondatrici, la giovane suor Bartolomea Capitanio (1807-1833) e la sua prima compagna, suor Vincenza Gerosa (1784-1847). Assicurando anche per voi il ricordo nella preghiera, auspico di cuore che, dopo il capitolo generale, tutte le vostre suore si sentano ancora più impegnate nell'esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale a servizio della Chiesa e dell'intera umanità.


2. Com'è noto, la caratteristica saliente della devozione di santa Bartolomea Capitanio fu proprio l'amore a Maria bambina. In una preghiera rivolta alla Madonna, ella così scriveva: "Cara Bambina, per amore della vostra infanzia donate anche a me una santa spirituale infanzia per cui a guisa dei fanciulli io non abbia volontà, non abbia intelletto, desiderio, propensione che per quello che vuole Iddio...".

Tale devozione e spiritualità assunse nella vostra congregazione una speciale configurazione sia nel 1842 quando il simulacro di Maria bambina entrava con voi nell'ospedale Ciceri di Milano, dove le vostre consorelle iniziavano il servizio dei malati, sia soprattutto dopo la guarigione prodigiosa della postulante Giulia Macario e di due altre suore. Nell'ottobre del 1855 le suore della casa generalizia, raccolte in preghiera davanti al simulacro, già riconoscevano la celeste sovranità di Maria bambina sull'istituto, e a lei si affidavano, offrendo a Maria tre chiavi d'argento, unite con un anello d'oro: la chiave dei cuori, la chiave delle grazie e quella del paradiso.

Nel ricordo della mia visita alla vostra casa generalizia a Milano e al santuario annesso, al termine della visita ai luoghi legati a san Carlo Borromeo nel 1984, vorrei rinnovarvi l'esortazione a fare in modo che la vostra spiritualità riceva quella caratteristica tonalità mariana che vi ha portate a farvi comunemente chiamare dalla gente: le Suore di Maria Bambina (cfr. , VII, 2 [1984] 1170).

Maria bambina ci insegna prima di tutto ad avere sempre totale fiducia nell'opera nascosta, ma reale ed efficace della grazia divina. Chi mai a quel tempo avrebbe potuto immaginare che quella piccola ed umile Bambina, uguale a tutte le altre fanciulle di Nazaret, era "piena di grazia", fin dal primo istante della concezione, esente dal "peccato originale"; era "benedetta fra tutte le donne", perché scelta da Dio per essere poi madre sempre vergine del Redentore Gesù; e sarebbe diventata la Regina del cielo e della terra, invocata da tutte le generazioni. Dio agisce nel mistero, e perciò nel nascondimento e nell'oscurità; ma è sempre attivo. E questa verità ci conforta e ci stimola, specialmente quando l'apparenza della situazione sociale e tanti avvenimenti sconvolgenti ci possono sconcertare.

Bisogna avere sempre il coraggio della fiducia e dell'amore, convinti che il bene rimane e porta frutto e che la carità opera per l'eternità.

Maria bambina insegna poi ad avere il senso dell'umiltà e della piccolezza davanti a Dio, insegna ad essere obbedienti e docili. Talvolta l'ubbidienza è una vera croce, pesante e martoriante; eppure solo con l'ubbidienza si costruisce veramente, nell'unità e nella carità. Si può cantare il "Magnificat" con Maria solo se si accetta di rimanere con lei sotto la croce.


3. Nella notte tra il 15 e il 16 agosto del 1943 un terribile bombardamento effettuato su Milano distruggeva anche la vostra casa generalizia e il santuario.

Fortunatamente madre Angiolina Reali aveva provveduto nel febbraio antecedente a trasportare il simulacro di Maria bambina in un paese vicino a Lecco, e così nell'immane distruzione fu salvato, né vi fu alcuna vittima fra le suore.

Il Cardinale Schuster, che ando a pregare sui ruderi, scrisse in seguito alla Madre Superiora questo pensiero, che vi lascio come ricordo e programma: "Il Signore ha due tempi e tre giornate. C'è il tempo di distruggere e quello di riedifcare. Tra questi ce n'è un terzo, in mezzo, come il Sabato Santo tra la Parasceve e la Pasqua. Ora bisogna saper attendere con fede e serenità il tempo di riedificare, come Maria il Sabato Santo attese con fiducia l'aurora della Domenica".

Sembra che questa vicenda si rinnovi continuamente e perciò impegnatevi sempre con fede e con serenità, in continua attesa della riedificazione che Dio opera nelle anime, nella prospettiva dell'eternità.

Con questi voti, accompagni voi e tutte le vostre consorelle la mia benedizione, che di gran cuore vi imparto.

1987-03-30 Data estesa: Lunedi 30 Marzo 1987




Messaggio al popolo uruguayano

Titolo: Impulso ad una nuova evangelizzazione

Testo:

Miei cari fratelli e amici tutti, abitanti della Repubblica Orientale dell'Uruguay.


1. La pace del Signore sia sempre con voi! Questo saluto, tanto familiare ai figli della Chiesa, sgorga spontaneamente dal più profondo del mio essere e mi ispira la preghiera che per voi elevo al Signore, alla vigilia della mia visita pastorale nel vostro caro paese.

Sono pieno di gioia, perché con l'aiuto di Dio, si sta realizzando il mio ardente desiderio di vedervi e di farvi visita, come fratello e amico, nella vostra stessa casa, per conoscervi da vicino e stringere ancor più, se possibile, i vincoli che ci tengono uniti in una stessa fede, in un'unica speranza e in un amore senza limiti né frontiere.

Per questo ho accettato volentieri il cordiale invito dell'episcopato uruguayano e del Governo della Repubblica a visitare la vostra nobile patria. Vi giunga fin da ora il mio sincero ringraziamento per un gesto così delicato.


2. Nel corso della sua storia, l'Uruguay ha dato prova di vocazione alla pace e alla concordia. così, quando in tempi ancora recenti, vi sono state gravi tensioni tra due nazioni sorelle, che hanno condotto alla mediazione papale, il vostro paese ha svolto un ruolo determinante. Pertanto, sarà anche per me motivo di gioia poter commemorare a Montevideo la felice conclusione di questa mediazione, che ha messo in evidenza la coesione e l'intesa di popoli fratelli, nati da una stessa storia e cultura.

In questa visita pastorale, necessariamente breve, avro la gioia di incontrarmi con i miei fratelli nell'episcopato, con i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i catechisti, i laici impegnati, e tanti fedeli figli della Chiesa che attendono il Papa, il successore dell'apostolo Pietro, al quale il Signore affido caldamente il mandato di confermare i suoi fratelli nella fede (cfr. Lc 22,32).

So che vi state preparando spiritualmente e con grande speranza a questo avvenimento ecclesiale che, chiedo a Dio, sia occasione propizia di abbondanti grazie per tutti gli abitanti dell'amata nazione uruguayana. Da Montevideo la mia parola vuole giungere a tutti gli angoli del paese come messaggio di amore e di pace, come appello alla fraternità, come incoraggiamento alla speranza.


3. Vi chiedo con fervore preghiere al Signore affinché l'incontro con il Papa si traduca in stimolo a questa nuova evangelizzazione del continente latinoamericano che, con grande fiducia in Dio, si accinge a celebrare il V centenario della sua fede cristiana.

Ringrazio vivamente tutti, in particolare le autorità civili ed ecclesiastiche, per l'impegno che stanno mettendo perché si raggiungano gli obiettivi pastorali di questa visita per il bene della Chiesa e di tutto l'amato popolo uruguayano.

Affido questi fervidi desideri e speranze a Maria, la Madre di Gesù e Madre della Chiesa, la "Stella del mattino, Vergine sovrana dei Trentatrè", come amate cantare alla vostra Patrona. Che ella elevi le nostre preghiere fino al trono dell'Altissimo, mentre vi benedico di cuore nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

1987-03-30 Data estesa: Lunedi 30 Marzo 1987




Messaggio radio-televisivo al popolo argentino

Titolo: Nelle mani della Vergine di Luijan depongo i frutti di questo viaggio

Testo:

Amatissimi fratelli e sorelle dell'Argentina.

Mentre mancano solo pochi giorni alla mia seconda visita nel vostro paese, desidero inviarvi, con questo messaggio, attraverso la radio e la televisione, il mio più cordiale e affettuoso saluto.

Nell'accettare con gioia l'invito che a suo tempo mi rivolsero le autorità e l'episcopato di questa amata nazione, riprendero il bastone del pellegrino, per camminare al vostro fianco, confermarvi nella fede (cfr. Lc 22,32) e proclamare la presenza di Cristo in mezzo a noi.

Se Dio vorrà, giungero nel vostro paese il 6 aprile e restero con voi quasi una settimana. Desidero ardentemente - e questo chiedo a nostro Signore - che questi pochi giorni siano una gioiosa manifestazione di fede, amore e speranza in Cristo. Secondo il programma stabilito, percorrero buona parte di questa grande nazione: Buenos Aires, Bahia Blanca, Viedma, Mendoza, Cordoba, Tucuman, Salta, Corrientes, Parana e Rosario. Anche se, purtroppo, non potro visitare altri luoghi, desidero dirvi che ringrazio di cuore per tutti gli inviti ricevuti e che intraprendo questo viaggio con il pensiero ed il cuore rivolti a tutti i carissimi figli che "vivono in terra argentina", ai quali saro molto unito ovunque mi trovi.

Ho saputo anche dell'impegno e dell'entusiasmo con cui vi state preparando spiritualmente a questa visita del successore di Pietro. Fin da ora desidero manifestarvi il mio profondo apprezzamento per l'opera meritoria che tanti sacerdoti, religiosi, religiose e laici, sotto la guida dei vostri Vescovi, state svolgendo. Ringrazio vivamente anche le autorità della Repubblica per la loro collaborazione nel facilitare questo viaggio. A tutti chiedo di pregare molto perché il Signore conceda abbondanti frutti spirituali in occasione di questo viaggio pastorale, in modo che la parola di Dio, alla quale prestero con gioia la mia voce di pastore della Chiesa universale, metta radici nei cuori e li infiammi del desiderio di essere fedeli agli insegnamenti del Maestro.

In modo particolare il mio saluto vada ai giovani, con cui spero di incontrarvi a Buenos Aires per celebrare la Giornata Mondiale della Gioventù. A voi, carissimi giovani, giunga in special modo il mio messaggio di speranza, perché voi siete la speranza della Chiesa e del mondo. Che la pace di Cristo regni sempre nella vostra patria e nei vostri cuori! Mi unisco fin da ora a tutti voi, amati Argentini, nella preghiera del Signore, perché questa visita dia un nuovo impulso alla missione della Chiesa in Argentina e in tutta l'America Latina, che, in rendimento di grazie a Dio, si accinge a commemorare il V centenario dell'evangelizzazione del continente.

Nelle mani della Vergine santissima, nostra Madre di Luijan, pongo fin da ora i frutti di questo viaggio e vi affido alla sua protezione. Benedico tutti di cuore nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

1987-03-30 Data estesa: Lunedi 30 Marzo 1987




L'arrivo in Uruguay all'aeroporto "Carrasco" di Montevideo - Uruguay

Titolo: La Chiesa vuole essere nel mondo intero artefice di una pace fondata sulla giustizia

Testo:

Venerabili confratelli nell'Episcopato, Autorità, "Orientales" tutti, figli dell'Uruguay 1. Nel rivolgere il mio primo saluto a tutta la nazione e alla Chiesa dell'Uruguay, desidero innanzitutto rendere grazie a Dio per avermi concesso l'opportunità di intraprendere questo viaggio apostolico. Nel suo nome vi auguro: Pace e prosperità per tutta la Repubblica Orientale dell'Uruguay! Il mio saluto va, in primo luogo, al Signor Presidente della Repubblica.

Le parole che ha appena pronunciato a nome del governo della nazione e di tutti i cittadini, sono senza dubbio espressione della gioia che gli uruguayani provano per la presenza del Papa in mezzo a loro e nella propria terra. Grazie, Signor Presidente, per questa amabile accoglienza che mi spalanca le porte di questo popolo, ben noto per la sua ospitalità. Ho accettato volentieri il suo gentile invito e quello dell'episcopato uruguayano a compiere questa visita che rafforza ulteriormente i tradizionali vincoli di questa nobile nazione con la Sede Apostolica e in modo particolare vuole suggellare la comunione tra il successore di Pietro e i pastori e i fedeli di questa Chiesa che vive in Uruguay.

Saluto anche le altre autorità qui presenti, i membri del governo e quanti personalmente si sono prodigati per rendere possibile questa visita.

Il mio abbraccio fraterno a ciascuno dei miei carissimi confratelli, i Vescovi di questo Paese. Saluto con affetto anche tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i diaconi, i seminaristi e i laici impegnati nell'opera evangelizzatrice della Chiesa. A tutti voi, uomini e donne, bambini e giovani, adulti e anziani, il mio saluto, il mio affetto e la mia benedizione. Il cuore del Papa si apre per accogliere gioiosamente, nel Signore, tutto il popolo dell'Uruguay.


2. L'Uruguay è una nazione del continente latinoamericano che si è distinta per il suo contributo a favore della pace. Ne è prova il sostegno dato per il superamento della controversia tra Argentina e Cile sulla zona australe. Pertanto, ho ritenuto mio dovere commemorare a Montevideo il felice esito della mediazione papale.

La vostra patria si distingue per il suo fermo proposito di incoraggiare il progresso sociale, la partecipazione di tutti al bene comune e allo sforzo unitario orientato alla promozione dell'educazione e della cultura.

Nel vostro Paese convivono nella concordia diverse opzioni sociali e politiche e gruppi che professano diversi credi religiosi; tutto questo in un cordiale clima di rispetto e di tolleranza.

E' risaputo, e mi è gradito sottolinearlo, che voi uruguayani siete un popolo di cuore, che sa amare e apprezzare l'amicizia. Per questo sono certo che anche voi saprete comprendere le mie parole, parole di amico e di padre, che tutti rispetta e tutti ama.

La storia del vostro popolo è profondomente legata alla storia della proclamazione e della diffusione del Vangelo in America. La fede cristiana ha lasciato un'impronta incancellabile nella vostra storia e nella vostra cultura e non può non illuminare il presente e il futuro di questo Repubblica Orientale dell'Uruguay.


3. Il Vangelo di Cristo è un messaggio di amore, di giustizia, di libertà; garanzia della dignità della persona umana, fermento di una convivenza sociale pacifica e fraterna tra persone, gruppi e popoli. La Chiesa cattolica vuol essere nel mondo intero artefice di una pace fondata sulla giustizia, sul rispetto e sulla tutela dei diritti legittimi, particolarmente dei più deboli e bisognosi.

Anche la Chiesa in Uruguay si sforza, con lealtà e spirito di servizio, di essere elemento di unità e di armonia tra i cittadini, mirando sempre all'elevazione morale degli individui e dell'ordine sociale. Con questa visita il Papa vuole anche confermare tutti i cattolici in questa missione di servizio al bene comune, nella fedeltà al Vangelo di Cristo, per essere, come l'anima della società uruguayana, costruttori di una civiltà dell'amore che conduce alla promozione integrale dell'uomo e dello società.


4. Come portatore di un messaggio di vita e di speranza, vi invito ad aprire a Cristo le porte del vostro cuore; specialmente i giovani che sono già una promessa del futuro e saranno protagonisti della storia di questo popolo nel terzo millennio ormai prossimo, pieno di incognite e sfide per l'umanità.

Quanto mi piacerebbe avere più tempo a disposizione per conoscere meglio il vostro Paese, incontrarmi con la sua gente, conoscere più da vicino le vostre inquietudini e aspirazioni! Lo faro in un'altra occasione, non lontana. Dio voglia che questa breve visita lasci un'impronta di pace e di rinnovamento spirituale che io stesso ho desiderato venendo fino a voi.

Questo desiderio lo affido, insieme alle vostre intenzioni, alla Vergine dei Trentatré, patrona dell'Uruguay, invocando la sua protezione materna su tutte le vostre famiglie e focolari.

Uruguay, il Papa ti saluta e ti benedice! Accogli il messaggio di pace e di amicizia del Successore di Pietro! Grazie per la vostra accoglienza! Con affetto di amico e con amore di Padre, benedico tutti di cuore.

1987-03-31 Data estesa: Martedi 31 Marzo 1987




Incontro con i sacerdoti, i religiosi, le religiose nella Cattedrale di Montevideo - Uruguay

Titolo: L'opzione preferenziale per i poveri si fonda sul Vangelo e non su criteri forniti da scienze umane e da ideologie

Testo:

Venerabili confratelli nell'episcopato, carissimi sacerdoti, religiosi, religiose, persone consacrate, diaconi e seminaristi, qui presenti o uniti a noi in spirito di comunione ecclesiale.


1. Molte volte ho pensato a voi, nel vostro lavoro di evangelizzazione e nell'impegno che ponete per far giungere il messaggio di Cristo agli uomini e alle donne del vostro amato paese. Trovandomi oggi tra di voi in questa Cattedrale metropolitana di Montevideo, sento una profonda gioia che vuole manifestarsi in continuo ringraziamento a Dio.

Sono molto contento che, nonostante il poco tempo che in questa occasione trascorrero nella vostra patria, si sia programmato questo incontro - e che davvero sia il primo - per rendervi così partecipi del mio affetto e dirvi personalmente quanto apprezzo la vostra generosa e insostituibile collaborazione nel grandioso compito della nuova evangelizzazione di questo paese, così amato dal Papa e che tante speranze suscita nell'insieme della Chiesa latinoamericana.

Per la prima volta viene a visitarvi il successore di Pietro. Voglia il Signore che questo momento di grazia così importante sia propizio per confermarvi nella fede e per rinvigorire nella vostra coscienza i legami di intima comunione con la sede apostolica, con i vostri Vescovi e con tanti fratelli spersi nel mondo intero. Uniti fraternamente con voi nel consolante mistero del corpo mistico di Cristo, anche senza conoscervi, vi amano e pregano per voi come voi fate per loro, fondamento visibile di questa unità è il ministero di Pietro, voluto da Cristo stesso e sentito da voi e da tanti figli della Chiesa con i quali mi incontro durante i miei viaggi missionari.

Desidero ora ringraziare molto cordialmente per le parole di benvenuto che Mons. Josè Gottardi, Arcivescovo di Montevideo, mi ha appena rivolto a nome della Conferenza Episcopale Uruguayana e di tutti voi.

E' stato per me motivo di grande soddisfazione sapere che siete impegnati in un particolare sforzo di evangelizzazione, per portare avanti la missione popolare in tutte le diocesi dell'Uruguay, il che costituisce tradizionalmente un mezzo insostituibile per un rinnovamento periodico e vigoroso della vita cristiana (cfr. CTR 47). Per questo vi incorraggio a preparare questa "missione" con tutto l'entusiasmo, con generosità e audacia evangelica, in un clima di perfetta unità e comunione con i vostri Vescovi, perché, con l'aiuto di Dio, possiate raggiungere gli obiettivi che, seguendo il cammino tracciato da Puebla (cfr. 165-339), vi siete proposti, cioè portare capillarmente a tutti gli uomini e le donne dell'Uruguay la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo, come messaggio di salvezza che trasforma i cuori e la società intera.


2. Nelle nostre orecchie risuona sempre vivo il mandato del divino Maestro: "Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato" (cfr. Mt 28,19-20). Consapevoli di una così grande responsabilità, dovete sentire come vostra l'ansia apostolica di san Paolo quando esclamava: "Guai a me se non predicassi il vangelo!" (1Co 9,16). E come raccomanda lo stesso Apostolo, dovete predicare la parola "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Tm 4,1-2), pienamente convinti della forza insita alla verità che la Chiesa professa da duemila anni.

Ogni azione di evangelizzazione si orienta, di conseguenza, a far si che ogni persona e ogni comunità si aprano pienamente alla parola di Dio. "La fede, nella sua più profonda essenza, è l'apertura del cuore umano davanti al dono: davanti all'autocomunicazione di Dio nello Spirito Santo" (DEV 51). La Chiesa vi sarà infinitamente grata se non vi stancherete di aiutare i fratelli a ricevere la parola divina così com'è: rivelata e ispirata da Dio come iniziativa e dono suo, predicata dalla Chiesa, celebrata nella liturgia e vissuta dai santi. Solo così le vostre comunità saranno in condizione di "rileggere" in modo autentico la Parola di fronte agli avvenimenti nuovi.

"Perché l'uomo possa comprendere sempre più profondamente la rivelazione, lo Spirito Santo perfeziona costantemente la fede con i propri doni" (DEV 5).

Come ogni Chiesa locale, anche la vostra può mostrare, con legittimo orgoglio, eloquenti monumenti che, come in questa stessa Cattedrale, ricordano l'efficacia di questa forza e verità evangelica nella vostra patria. Mi sto riferendo, tra l'altro, a persone che, come figure luminose, si vanno facendo più grandi con il trascorrere della storia: il primo Vicario Apostolico Damaso Antonio Larranaga, il cui nome è stato assunto dalla vostra Università Cattolica dell'Uruguay recentemente costituita; il vostro primo Vescovo, il servo di Dio Mons. Jacinto Vera, pastore zelante ed esemplare; e quel grande pensatore e maestro che è stato Mons. Mariano Soler, primo Arcivescovo di questa provincia ecclesiastica. L'esempio e l'opera duratura di questi e di tanti altri membri insigni della Chiesa nell'Uruguay non possono restare dimenticati. Oggi più che mai è necessario alzare la fiaccola della verità evangelica per illuminare i passi incerti e senza speranza di tanti nostri fratelli che procedono alla deriva. Il cammino della Chiesa è quest'uomo, nel cui cuore "lo Spirito Santo non cessa di essere il custode della speranza" (DEV 67).


3. Certamente, non dobbiamo dimenticare che la forza efficace e trasformatrice della parola rivelata non proviene dall'eloquenza umana con la quale viene proclamata, ma dalla verità insita in essa stessa, cioè dalla sua autenticità come parola di Dio. E' lo stesso Maestro che, nel trasmettere il messaggio ricevuto dal Padre, sente la necessità di sottolineare che agisce in piena fedeltà alla sua fonte divina: "La parola che voi ascoltate, non è mia ma del Padre che mi ha mandato" (Jn 14,24).

Il messaggio evangelico non sarà autentico e conseguentemente non sarà capace di rinnovare in profondità la vita cristiana, se non è proclamato in tutta la sua purezza e integrità. Bisogna superare dunque la tentazione di ridurre il Vangelo ad alcuni passi interpretati secondo i propri gusti e opinioni o d'accordo con atteggiamenti ideologici preconcetti.

Non vi lasciate trascinare dallo sconforto di fronte a un apparente insuccesso nel vostro apostolato. Ascoltiamo invece la voce di Cristo che continua a ripeterci, come ai suoi apostoli: "Prendete il largo e calate le reti per la pesca" (Lc 5,4). Si, come autentici apostoli, nei momenti di pericolo leviamo il nostro sguardo al Signore per dirgli: abbiamo fiducia in te e nel tuo nome continueremo a gettare le reti; anche a costo di sacrifici e incomprensioni, dobbiamo proclamare senza alcun timore la verità completa e autentica sulla tua persona, sulla Chiesa che tu hai fondato, sull'uomo e sul mondo che tu hai redento con il tuo sangue, senza riduzioni né ambiguità.

Non è dunque in dati puramente sociologici, psicologici o politici, che troveremo i criteri del nostro insegnamento e della nostra condotta, ma nella fede, nella comunione di vita con Gesù Cristo e nella fedeltà piena alla dottrina della Chiesa.


4. Pensate, cari fratelli e sorelle, che se non portaste queste luci specifiche, che solo brillano dal Vangelo, in poco o in nulla vi differenziereste da altri analisti e operatori sociali. Se i vostri ascoltatori osserveranno che il vostro sguardo non va al di là di quanto è compreso nell'orizzonte profano, si chiederanno meravigliati dove e in che cosa si manifesta l'originalità della vostra presenza e del vostro messaggio. Molte volte, fortunatamente, il "sensus fidei" presente nel Popolo di Dio predispone i fedeli ad accettare con prontezza il pane genuino del Vangelo, rigettando quello che è adulterato.

Il vostro sforzo di evangelizzazione, sostenuto dalla preghiera e dalla penitenza e animato dallo Spirito santificatore, dovrà condurre alla conversione, cioè, al ritorno alla verità e all'amicizia con Dio di coloro che, per aver perso la grazia, si sono allontanati da lui; la vostra parola e il vostro esempio devono essere stimolo per i cristiani abitudinari ad uscire dal proprio stato. Devono stimolare le anime perché vivano con gioia lo spirito delle beatitudini; devono suscitare vocazioni di uomini e donne che scelgano una consacrazione totale delle loro vite al servizio di Dio e dei loro fratelli.


5. Nel vostro lavoro apostolico dovrete prestare una sollecitudine prioritaria alla conversione del cuore. Perché? Perché è dall'intimo dell'uomo che proviene tutto ciò che lo separa dal suo Creatore e dove si costruiscono le barriere di divisione con i propi fratelli (cfr. Mt 7,20-23). "La Chiesa reputa certamente importante e urgente edificare strutture più umane, più giuste, più rispettose dei diritti della persona, meno oppressive e meno coercitive, ma è cosciente che le migliori strutture, i sistemi meglio idealizzati diventano presto inumani se le inclinazioni inumane del cuore dell'uomo non sono risanate, se non c'è una conversione del cuore e della mente di coloro che vivono in quelle strutture o le dominano" (EN 36). Ecco il centro del vostro impegno missionario, laddove nessuno potrà sostituirvi, dato che dovrete essere collaboratori discreti dello Spirito Santo, "agente principale dell'evangelizzazione" (EN 75) in un impegno che normalmente non richiama l'attenzione né può essere misurato con parametri puramente umani.

Né l'insuccesso, né il successo vi inducano mai a dimenticare la vostra vocazione di servitori, lasciando che il Signore conceda la crescita come e quando egli vorrà (cfr. 1Co 3,7), imitando nello stesso tempo l'apostolo Paolo, che sapeva sopportare privazioni e vivere nell'abbondanza pronto a tutto e a tutto preparato: alla sazietà e alla fame, ad essere sull'abbondanza e nella privazione; e poteva confessare con coraggio: "Tutto posso in colui che mi dà la forza" (Ph 4,12-13).

Vorrei che, come frutto del nostro incontro, si ravvivasse in voi l'urgenza di corrispondere alla grazia ricevuta e che con rinnovato entusiasmo impegnaste tutta la vostra capacità di amore nel cercare la santità alla quale siamo stati destinati per scelta di Dio. Soltanto se ci sforziamo di identificarci con Cristo, potremo dire davvero con l'Apostolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" (Ga 2,20). Solo allora avremo il coraggio necessario per costruire la "civiltà dell'amore", un mondo più solidale, più umano e più divino insieme, mosso dalla forza irresistibile della carità.


6. Se il battesimo è il momento decisivo della nostra unione spirituale con Cristo, la vita nuova che viene da lui avrà bisogno, per potersi sviluppare in modo conveniente, della linfa continua della grazia sacramentale. Di fronte alla possibilità di una rottura ulteriore da parte nostra, il Signore ha stabilito il sacramento della penitenza o riconciliazione. Come sapete bene, il Sinodo dei Vescovi del 1983 ha studiato questa importantissima materia.

Nell'esortazione apostolica "Reconciliatio et Paenitentia" troverete gli orientamenti pastorali adeguati. Dobbiamo avvicinarci con frequenza a questa fonte di vita che è il sacramento della riconciliazione. Li troverete sempre le braccia amorevoli di Dio nostro Padre, la pace vera che solo Cristo può dare e il rinnovamento autentico secondo la vita nuova dello Spirito.

A voi sacerdoti, quali ministri della riconciliazione, rivolgo l'esortazione di prestare una rinnovata attenzione alla celebrazione di questo sacramento, in cui Gesù si serve di voi per arrivare al più profondo del cuore.

Non cessate di studiare e pregare per essere all'altezza del mistero della pacificazione dell'uomo con Dio, facoltà così inaudita, che provoco l'esclamazione stupefatta: "Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?" (Mc 2,7). Per questo, vi chiedo di essere sempre disponibili. Non lesinate il tempo del vostro impegno nell'amministrare questo sacramento e nel guidare i fedeli lungo il cammino della perfezione. Pensate che Dio è sempre in attesa del figlio che torna a casa per essere perdonato e riconciliato per mezzo vostro. E che la vostra stessa esperienza di avvicinarvi personalmente a questo sacramento sia lo stimolo migliore per la vostra dedizione pastorale, e un motivo ulteriore per vivere continuamente la vostra "gioia pasquale" (PO 11).


7. Figli carissimi, abbiate consuetudine con il divino Maestro realmente presente nell'Eucaristia. Solo così potrete svelare ai fedeli il segreto della vita cristiana. Sono parole dello stesso Gesù: "Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Jn 15,5).

Siate testimoni dell'amore di Cristo eucaristia; un amore che suscita una generosità senza limiti e una offerta senza riserve a lui e, attraverso di lui, a chiunque lo cerca con cuore sincero. Come potrete altrimenti scoprire il significato della vostra vita consacrata e il senso della vostra offerta totale senza questo quotidiano e intimo incontro con Cristo? E' necessario e urgente risvegliare e coltivare nei fedeli la venerazione di questo sacramento ineffabile, la sua celebrazione nel sacrificio della Messa e l'accostarvisi frequentemente con la dovuta preparazione. Se la crescita spirituale dei fedeli è centrata sull'Eucaristia, la vitalità della Chiesa è assicurata. Per questo mi ha riempito di gioia sapere che nel 1988 vi proponete di celebrare un "Anno Eucaristico". Sempre, ma in modo specialissimo durante quella celebrazione, dovrete corrispondere col vostro amore all'offerta perenne di Gesù Cristo sacramento, modello di servizio al nostro fratello. D'altra parte, l'Anno Mariano che presto avrà inizio, vi servirà di preparazione per vivere nel cenacolo con Maria (Ac 1,14) e associati come lei al sacrificio redentore di Cristo attualizzato nell'Eucaristia.


8. Negli ultimi anni è stata sottolineata con speciale forza e insistenza, all'interno della missione apostolica e pastorale della Chiesa, la cosiddetta "opzione preferenziale per i poveri". Come sapete, questa preferenza, messa in rilievo dal Concilio Vaticano II (cfr. LG 8), ha trovato immediatamente una calorosa accoglienza in tutta la Chiesa e in modo speciale in America Latina. Non potrebbe essere diversamente, dato che si tratta del messaggio eterno del Vangelo. così ha fatto Cristo (cfr. Lc 4,18); così hanno fatto gli apostoli; e in questo modo ha vissuto la Chiesa durante la sua storia due volte millenaria.

Ma questa "opzione", per il fatto di essere "preferenziale", indica e implica che non deve essere esclusiva né escludente. Il messaggio di salvezza che Cristo ci porta è destinato a "ogni creatura" (cfr. Mc 16,15). E' una "opzione" che ha il proprio fondamento nella parola di Dio e non in criteri forniti da scienze umane o ideologie contrapposte, che spesso riducono i poveri a categorie economiche o socio-politiche. Questa, tuttavia, deve realizzarsi guardando all'uomo con una visione integrale, cioè con la sua vocazione temporale ed eterna.

Proprio li dove, alla luce della rivelazione, scopriamo che la povertà più assoluta è essere orfani di Dio, conseguenza del peccato. Per questo, la prima liberazione che Cristo è venuto a portare all'uomo è la liberazione dal peccato, dal male morale che si annida nel suo cuore e che a sua volta è radice e causa delle strutture di oppressione. Potrete avvicinarvi efficacemente ai poveri e ai loro problemi per illuminarli secondo il Vangelo, se avete un cuore di povero che sa ricevere la parola di Dio così com'è, e se adottate una vita di autentico distacco quale sequela di Cristo.


9. Chi come voi, sacerdoti e persone consacrate, ha scelto incondizionatamente Cristo, deve sempre essere fattore di unità, mai di divisione in nome di determinate concezioni ideologiche o politiche opzionali, per legittime che possano essere. Voi avete la responsabilità di proclamare i principi etici e morali, così come le applicazioni concrete dei principi fondamentali che devono ispirare l'attività economica, sociale e politica perché siano veramente "umane"; ma lasciate ai laici competenti e ben formati nella loro coscienza morale l'ordinamento degli affari temporali, e non occupate il loro posto abbandonando il vostro specifico. Un simile comportamento non significa in nessun modo indifferenza per i problemi temporali, ma è segno di un impegno radicale, che voi avete accettato per motivi superiori.


10. Mi risulta che molti di voi, amatissimi religiosi e persone consacrate, siete presenti in modo qualificato nei diversi campi dell'apostolato ecclesiale: nelle parrocchie e comunità, nelle scuole e ospedali, nel mondo rurale. So che lavorate con i bambini, con i giovani, con gli anziani, con gli studenti, con i malati, con i poveri e gli emarginati e con molte altre categorie di persone, tutte bisognose di assistenza materiale e spirituale. Impegnatevi con gioia e con entusiasmo in questi servizi e anche negli incarichi umili e poco ricercati che fanno parte di tutta l'azione di evangelizzazione. Non dimenticate che l'amore di Dio passa attraverso voi, perché ha voluto avere bisogno del vostro cuore e delle vostre mani e di tutta la vostra vita per estendersi e avvicinarsi a tutti.

Non siate pochi quanti, per vocazione, vi dedicate all'insegnamento ai suoi vari livelli, dalla scuola primaria e secondaria fino alla stessa Università Cattolica, di recente fondazione. L'attività educatrice ha bisogno del più ampio appoggio e della generosa collaborazione di tutta la Chiesa locale, perché il seme seminato possa divenire un albero rigoglioso e produca frutti maturi e abbondanti per il bene di tutta la società uruguayana.

Grande è la vostra responsabilità nel dedicare le vostre energie a un campo di tanta importanza per il presente ed il futuro della vita della Chiesa nel vostro paese. Pensate che essa ha affidato a voi, a voi in modo speciale, l'immenso compito dell'evangelizzazione della cultura in un mondo, che se da una parte sembra sempre più secolarizzato, dall'altra manifesta che senza Dio la vita dell'uomo non ha senso. Solo una cultura impregnata di speranza cristiana, che sappia rispondere a queste inquietudini fondamentali del cuore umano, meriterà il nome di "nuovo umanesimo, in cui l'uomo si definisce innanzitutto per la sua responsabilità verso i suoi fratelli e verso la storia" (GS 55).


11. Sono qui presenti anche le religiose di clausura che vengono dai vari monasteri che grazie a Dio esistono in Uruguay. Sappiate, care figlie, che occupate un posto privilegiato nel cuore della Chiesa perché voi, sullo stile di santa Teresa di Gesù e di tante altre anime contemplative, siete come "l'amore nel cuore della Chiesa". Vivete con la gioia profonda il sapere che, attraverso la vostra vita esigente e austera, siete anche evangelizzatrici "con una misteriosa fecondità apostolica" (PC 7). Grazie per la vostra preghiera e per la vostra offerta generosa dal silenzio del chiostro! E voi, amati diaconi permanenti e seminaristi: sappiate che siete la bella speranza della Chiesa sempre giovane. Sono sicuro che non la deluderete.

Cari seminaristi: se avete il coraggio di perseverare mostrando la vostra gioia di essere stati chiamati per essere segni e testimoni del buon Pastore, molti altri giovani seguiranno senza timore il vostro esempio dedicandosi pienamente al servizio di Dio e della Chiesa per il bene dei fratelli.

Alle persone consacrate che appartengono a istituti secolari e associazioni di vita apostolica voglio rivolgere un incoraggiamento a proseguire i il loro impegno di evangelizzazione con sempre rinnovata generosità ed entusiasmo, vivendo la consacrazione nel mondo, per impregnare con il Vangelo le situazioni e le strutture umane.


12. Nel concludere questo graditissimo incontro, affido tutti e ciascuno di voi alla cura materna di Maria santissima, stella dell'evangelizzazione.

A lei, Madre di Gesù Cristo e Madre della Chiesa, affido anche le vostre preoccupazioni apostoliche. Che la vostra Patrona, la Vergine dei Trentatrè, vi aiuti a vivere sempre fedeli ai vostri impegni e ideali, pieni di gioia per fare della vostra vita, svuotata da ogni egoismo, una donazione a Dio e ai fratelli.

Con questi auspici imparto di cuore a voi e a tutti i vostri fratelli e sorelle la mia benedizione apostolica.

1987-03-31 Data estesa: Martedi 31 Marzo 1987





GPII 1987 Insegnamenti - Ad un pellegrinaggio del clero spagnolo - Città del Vaticano (Roma)